Agenda Coscioni anno II n.11: novembre 2007

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NOBEL

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La Chiesa equivoca, noi la vita la salviamo No, non distruggiamo affatto la vita. Noi la perpetuiamo. L'uso delle staminali embrionali è fondamentale e salverà molte vite. Sono convinto che non passerà tanto tempo e le persone cambieranno idea: l'essere umano è fondamentalmente buono e ama sempre imparare. Oliver Smithies, Premio Nobel per la medicina 2007

ALLA RICERCA LIBERA

GABRIELE BECCARIA La Stampa, 11 ottobre 2007 Oliver Smithies è nel suo laboratorio alla University of North Carolina at Chapel Hill: parla con la chiarezza coinvolgente dello scienziato del XXI secolo e con la settecentesca fede jeffersoniana negli uomini. Le altre fedi, quelle di oggi, che considerano immorali i test sulle cellule staminali embrionali, rappresentano per lui una controparte dolorosa. “Stanno equivocando la realtà”, spiega il neopremiato, che ha vinto il Nobel della Medicina con l’italoamericano Mario Capecchi della University of Utah e l'inglese Sir Martin Evans della Cardiff University, componendo una triade subito ribattezzata “Gli ingegneri del Dna”. Professore, lei ha condotto una serie di studi in parallelo con Capecchi sulle staminali embrionali dei topi e sostiene che il futuro è la sperimentazione su quelle umane: che cosa pensa dei dilemmi etici che le circondano e che,in molte nazioni, compresa l'Italia,hanno portato allo stop delle ricerche? “Penso che le prospettive dei nostri studi siano enormi e che in futuro saranno ancora maggiori. Non so se ci vorrà un anno oppure 10 o 20 anni, ma so che con le staminali embrionali si apre l'era della terapia genica per combattere molte gravi malattie, dall'arteriosclerosi al diabete, fino al cancro. E' una strada difficile, ma l'abbiamo tracciata e così potremo aiutare un grande numero di individui. Ecco perché ed è fondamentale che si capisca - noi contribuiamo a perpetuare la vita anziché distruggerla. Nessuno si scandalizza per i trapianti, con gli organi espiantati da chi è morto in un incidente, e lo stesso avviene con le staminali. E infatti si deve pensare

L'Italia cambi idea sui divieti Anche in America questo tipo di ricerca è controversa, ma in un futuro non lontano anche l’Italia sarà costretta a cambiare politica. Anche gli individui più devoti hanno il dovere morale di battersi per curare chi già vive e soffre e non solo chi non è mai nato. Mario Capecchi, Premio Nobel per la medicina 2007

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alle migliaia e migliaia di embrioni custoditi nelle banche del seme di tutto il mondo e destinati a essere gettati via. Perché mai ci si rifiuta di usarli? Sarebbe davvero una vergogna sprecarli”. Anche negli Stati Uniti, però, i critici non mancano:è difficile fare ricerca in queste condizioni? Non è difficile e sono certo che l'opinione pubblica cambierà presto idea. Ma le grandi promesse di qualche anno fa sembrano oggi un po' attenuate:è così? Le rispondo che la strada è difficile e che non so quanto tempo ci vorrà. Ma con questa tecnica della "gene therapy" - la terapia genica - il mio team ha studiato i meccanismi della pressione alta e della leucemia e le prospettive - come dicevo sono immense: con le staminali embrionali, per esempio, si riproducono le cellule dei pancreas e, sostituendole a quelle malate, potremo sconfiggere il diabete. E lo stesso faremo per molte altre patologie. E' il futuro che si apre davanti a noi e lo realizzeremo con le staminali embrionali umane. E le assicuro che non vedo alcun problema morale. Le cellule staminali adulte sembrano immuni da divieti e da condanne, ma non tutti le giudicano altrettanto efficaci di quelle embrionali. Qual è la sua opinione? Al momento si studiano tecniche meno controverse per ottenere le staminali, ma adesso dobbiamo usare quelle embrionali che abbiamo e che altrimenti andrebbero sprecate. Sono contento di poterne parlare ed è anche il motivo per cui sto facendo questa intervista. E' importante non perdere altro tempo.

ARMANDO MASSARENTI Il Sole 24 Ore, 14 ottobre 2007

blema etico va impostato correttamente, tenendo conto del seguente fatto.

[...] In Italia ogni giorno gli scienziati si lamentano per la carenza di fondi per la ricerca. “E’ una giusta preoccupazione – commenta Capecchi –. Ma bisognerebbe preoccuparsi ancora di più del problema della distribuzione dei grant. La scienza negli Usa è molto forte per un motivo molto semplice. Se un giovane scienziato ha una buona idea può sottoporla alla comunità scientifica, che segue criteri di valutazione controllabili. Se la richiesta viene accettata il giovane riceverà personalmente i fondi che gli servono. In Italia, invece, e un po’ ovunque in Europa, per non parlare del Giappone dove le cose vanno anche peggio, i finanziamenti vengono dati non a individui, ma a grandi istituzioni, che non li distribuiscono in maniera efficiente. Tendono o a tenerseli o a finanziare a pioggia”. [...]

La società sarà sempre più composta da ultraottuagenari, e questo farà sorgere un problema enorme. A quell’età la probabilità di contrarre malattie neurodegenerative come l’Alzheimer diventa enorme. Noi non possiamo ignorarlo. Dobbiamo provare ogni via almeno per contenere il fenomeno, per eliminare inutili sofferenze. Ed è questo che stiamo cercando di fare”. Dunque lei pensa che le restrizioni del Presidente Bush, e anche quelle vigenti in Italia, non siano giustificate? “Sono del tutto illogiche. E possono sempre essere aggirate facilmente.

Che ne pensa delle interferenze politiche e religiose sulla libertà della ricerca? Lei è famoso per i suoi esperimenti sui topi, e usa le loro cellule staminali embrionali. Trova corrette le restrizioni alla ricerca sulle staminali embrionali umane? “Credo molto fermamente che sia necessario adottare tutte le possibili opportunità. Le cellule staminali umane hanno un potenziale enorme. Non abbiamo ancora raggiunto i risultati che vogliamo, ma il potenziale è assolutamente evidente. Non provare in questa direzione, non sondare tutte le possibilità, sarebbe da irresponsabili. Il pro-

Lavoro solo su cellule embrionali, ma a uno stadio che non le porterà mai a diventare degli embrioni, e tanto meno degli individui. Ho sviluppato tecniche che funzionano assai bene sui topi a partire dalle due sole cellule staminali che si trovano negli embrioni al loro primissimo stadio. Con l’uomo sembra più difficile, ma bisogna provare a trovare il modo”. Ha senso distinguere tra cellule staminali embrionali e adulte e sostenere che la ricerca sulle une è più promettente di quella sulle altre? “No, non ha alcun senso. In alcuni casi sembrano più promettenti le adulte (per esempio per la ricerca sui tumori del sangue) e in altri si sono avuti successi con le embrionali (per la produzione di tessuti di organi). La ricerca deve proseguire in tutte le direzioni”. [...]

@pprofondisci:Vite per la ricerca. Le biografie dei Premi Nobel per la medicina: nobelprize.org/nobel_prizes/medicine/laureates/2007/index.html


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