Qui Brescia n.ro 137

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La cosa che ti ha più colpito al di là del gioco? “È stato bellissimo vedere il nome dell’Atalanta circolare in tutta Europa. A Madrid, Londra e a Manchester si parlava dei nerazzurri: tanti hanno speso parole di apprezzamento per il gioco e per i giovani che militano in prima squadra. Tanti mi chiedevano curiosità e informazioni sulla squadra ed io ne sono stato orgoglioso. Il rammarico per l’eliminazione dei bergamaschi ha accomunato i tanti tifosi ma anche tanti altri simpatizzanti in Italia e all’estero. Mi ha ricordato il mio trascorso con la maglia nerazzurra durante la semifinale di Coppa delle Coppe contro il Malines (20 aprile 1988) in cui tifano per noi davvero in tanti e non solo i nostri abituali sostenitori”. Hai smesso da tanti anni di giocare ma resti ancora un idolo per la tifoseria atalantina. Quale aspetto del tuo carattere credi sia stato determinante per diventare il beniamino di un’intera città? “Credo che tutto questo affetto sia dovuto a quanto ho fatto dentro e fuori dal campo negli anni in cui ho militato nell’Atalanta. Essere ricordato sia come uomo, sia come calciatore, credo sia estremamente gratificante, il modo più bello e più sincero”. È vero che prima di intraprendere la carriera calcistica giocavi a tennis tavolo? “Sì, vero”. Qual è stata la molla che ti ha fatto propendere per il calcio? “Due sono state le motivazioni: la prima perché preferivo uno sport di squadra ad uno

individuale (gioia e dispiaceri sono sempre e solo sulle tue spalle); la seconda è che, pur avendo raggiunto ottimi livelli con il tennis tavolo già in giovane età, ho preferito proseguire la carriera calcistica partendo dall’ultima categoria fino ad arrivare al calcio che conta”. Oggi da apprezzato commentatore televisivo di eventi sportivi cosa ne pensi dell’introduzione della tecnologia nel calcio? “Credo ci siano tanti pro e contro. Il calcio, a mio avviso, è il più bel sport al mondo: ha sempre avuto le sue regole e credo non sia il caso di far diventare una partita lunga 5/6 ore per rivedere gli episodi dubbi. Non sono tanto favorevole, quindi, all’introduzione del VAR. Credo che, nel calcio, la cosa più importante sia determinare con esattezza un gol da un non gol in particolare durante una partita del Mondiale o dell’Europeo. E, in questo senso, la tecnologia introdotta, che è in grado di dare un riscontro in 1 o 2 secondi, è assolutamente ben accetta. Il resto è superfluo. In campionato, infatti, credo che in 38 partite gli episodi, alla fine, si compensino”. Come hai vissuto lo spareggio mondiale Italia-Svezia? Eri combattuto o sei stato contento? “No tifavo la Svezia e sono stato contento. Prima di questo spareggio avevo detto non sarebbe stato facile per l’Italia e così è stato. In pochi ci credevano ma alla fine ci avevo visto lungo. La Svezia, da generazioni, è una squadra forte capace di adattarsi ad un’altra squadra forte e a limitarla molto. Siamo or-

ganizzati, rigorosi, tatticamente avanti: caratteristiche che compensano un tasso tecnico inferiore rispetto a tanti altri avversari. Contro le grosse squadre la Svezia fa generalmente bene non dovendo fare la partita; contro avversari più modesti, invece, in cui c’è da produrre gioco, fatica ancora enormemente”. C’è un giovane talento svedese su cui scommettere a tuo avviso? “Diciamo che nella squadra di oggi ne spicca uno in particolare: Emil Forsberg che milita in Germania nel Lipsia. Un ragazzo dotato di grande tecnica e che avrà, in prospettiva, un futuro assicurato. Dopo Zlatan Ibrahimovic, però, non c’è ancora nessuno pronto per una grande squadra: il segreto della Svezia di oggi è il collettivo”. Ultima prima di chiudere: chi l’ha spunterà nel testa a testa Juve e Napoli? Ed, infine, l’Atalanta tornerà in Europa League già quest’anno? “Juve e Napoli è un bel duello: conterà moltissimo lo scontro diretto a Torino. Penso sia una corsa aperta: Napoli è sostenuta da un’intera città e questo può essere determinante contro una Juventus che, oltre ad essere più attrezzata, è più abituata a vincere. Anzi, dovesse passare il turno in Champions, potrebbe avere ancor più energia non tanto sul piano fisico quanto mentale. L’Atalanta, invece, può dire la sua anche quest’anno: la concorrenza è agguerrita, non sarà facile, ma è possibile che la squadra possa trovare nuovi stimoli pensando, perché no, a quanto è stata bella la partecipazione che l’ha vista protagonista quest’anno”.


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