CulturArte #4 (2016)

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Numero 4 Anno 2016

Il periodico universitario di Roma Tre

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EDITORIALE: l’esercito del surf. Le prime riunioni della nuova redazione di Culturarte sono state contraddistinte oltre che da un irrefrenabile entusiasmo, da una vivace discussione su quale dovesse essere la colonna sonora più adatta alla nostra idea di giornale, da mantenere oggi fino al prossimo futuro. La colonna sonora ti dà un tono e per certi versi ti valorizza. Ma chi decide la colonna sonora? I promotori del progetto? Noi della redazione? O voi che ci leggete? In attesa di rispondere con correttezza e lungimiranza a questo quesito, che ai più potrà apparire banale, proviamo quantomeno a fare delle ipotesi. Fortunatamente, prima di azzuffarci sulle nostre diverse idee musicali ci siamo buttati a capofitto nel mare di idee che avevamo e ne siamo usciti, anche un po’ sorpresi, con questo numero. Abbiamo deciso di dedicare il numero di questo mese alla città di Roma, osservata e raccontata con umiltà e rispetto nelle più varie sfaccettature e nella sua complessità. È un primo esperimento per testare un nuovo modo di sentire la redazione, l’università e la città in cui tutto questo si trova. Una sperimentazione per tentare di costruire un grande contenitore, aperto e non chiuso, pieno di temi e di immagini, dove immergersi e avventurarsi alla ricerca di qualsiasi cosa, una strofa di Battiato, un film neorealista, un gol all’ultimo minuto. Roba del genere. Ritornando alla colonna sonora, adesso che ci penso, selezionarne solamente una, per di

più all’inizio di un percorso, sarebbe riduttivo e sbagliato . Bisogna sperimentare, provare e confrontarsi continuamente su più temi, culturali e sociali. In questo difficile processo ci servirà anche il vostro aiuto. Fateci sapere se trovate qualcosa interessante o meno, mandateci i vostri commenti, le vostre critiche, i vostri suggerimenti alle nostre pagine social oppure all’email m.caporiccio@culturarte.it. Poi se volete collaborare con noi o semplicemente conoscere più a fondo il progetto e la redazione scriveteci a redazione@culturarte.it. Inoltre sul nuovo sito online www.culturarte.it trovate la versione integrale dl numero, tutti i contenuti multimediali e un blog sempre aggiornato. Dunque, oltre che invitarvi a gettare le mani all’interno di questo contenitore, fino a sporcarvele, posso consigliarvi, nella mia ingenuità , di portare con voi più generi musicali possibili prima di intraprendere questo viaggio, o quantomeno questo numero. Ritornando alla colonna sonora, anzi al”sound” come direbbe un mio amico, possiamo decidere insieme la canzone da inserire all’inizio della prossima riunione di redazione. Così poi magari passate anche a salutarci. Io nel mio piccolo avevo pensato a “I giovani del surf ”. Nel 1964 una giovanissima e bellissima Catherine Spaak cantava “noi siamo i giovani, i giovani, siamo l’esercito, l’esercito del surf ”. Giovani lo siamo, allegri anche e poi sono sicuro che un giorno di questi qualcuno di noi riuscirà a tirare fuori dal contenitore perfino una tavola da surf.

Marcello Caporiccio m.caporiccio@culturarte.it

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Cicerone pro domo sua Franco Savi

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Piangi Roma Mario Incadenza

Attualità

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Roma: emergenza rifiuti ed impatto ambientale Serena Di Luccio

Attualità

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Intervista a Flavia Marzano Andrea Menichelli

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Fuga dallo stadio Fabrizio Scarfò

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Pendolare romano VS trasporti pubblici Michelle Leroy-Beaulieu

Attualità

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(Im)possibile Roma Francesca Romana Petrucci

Attualità

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Roma Nascosta: Santa Maria Antiqua Leandri / De Col

Arte e Mostre

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Ella fu. Ma è ancora oggi. Ed è cambiata. Tominic / Capone

Arte e Mostre

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A Via Margutta l’incredibile diventa credibile Stefania Ferrara

Arte e Mostre

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OUTDOOR Festival Alessandra Catalano

Fotografia

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Roma Caput Cinema Vittorio Penna

Cinema

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Thegiornalisti - Completamente SoldOut Marco Casini

Musica

Presentazione

Tecnologia Sport

Novembre 2016 Numero 04 Anno 2016


Presentazione

#4- 2016

Cicerone pro domo sua: apologia del rudere più bello del mondo. Nel 57 a.C. Marco Tullio Cicerone pronunciò questa celebre orazione davanti al collegio dei pontefici per riottenere dei possedimenti che gli erano stati tolti con l’esilio. Andando oltre il mero fine utilitaristico del pater patriae, che voleva soltanto riavere indietro i suoi beni immobili per ricostruirvi una dimora, possiamo prendere in prestito il famosissimo incipit e fare noi un’apologia dell’urbe; come fossimo i figli, come fossimo gli amanti; da veri cives romani. Si perché Roma non è come tutte le altre, come può esserlo una città che ha raggiunto la vetta del globo terracqueo duemila anni or sono? E allora noi oggi siamo ancora qui, su quei colli, passeggiando per quelle strade dove un cesare magari fu assassinato o dove cleopatra lanciò una bottiglia del suo preziosissimo profumo perché arrabbiata con Marcantonio. E queste tracce si trovano ancora oggi nelle strade, nelle piazze, nei piccoli vicoli o in qualche scorcio segreto che se riesci a trovare esclami: “Ah, ma questa è Roma!”. E non è solo nei luoghi dell’urbe che dobbiamo spingere il nostro sguardo. Soffermiamoci sui suoi abitanti; latori di una memoria antica, densa, pastosa a tratti violenta, ma che non ti lascia mai veramente solo. I romani hanno un comune carattere forgiato dalla memoria collettiva della loro città: veraci, pelandroni, spacconi, fanfaroni, sinceri,

buoni d’animo, ospitali e leali fin troppo sono i sommi sacerdoti di un culto che affonda le sue radici nel mito; il culto della dea Roma.

“Roma è per ciascuno ciò che egli è per se stesso.” Johann Jakob Rabus Quando per strada, sull’autobus, in treno, allo stadio, ovunque voi siate (perfino se è un pensiero che si rincorre nella vostra testa) sentite qualcuno che la maltratta, che dice che è sporca o che è chiassosa o confusionaria o sovraffollata, ricordategli dove si trova, fatelo voltare e vedrà anche lui “…vestigia di una magnificenza e di uno sfacelo tali, che superano l’una e l’altro, la nostra immaginazione.” come diceva Goethe nel suo celebre viaggio in Italia. Il genio teutonico di Francoforte sul Meno infatti può spiegare meglio di chiunque altro, anche ai romani stessi che ogni tanto se lo dimenticano, le mille contraddizioni di questa città e il motivo del suo essere così controversa. Crocevia del vivere umano, la capitale è metropoli urbana dal primo secolo dopo Cristo, connubio di razze e civiltà prima ancora che ci fosse uno stato, una lingua, una nazione. Roma è il primo melting 4

pot culturale della storia, un posto dove un fenicio poteva parlare con un bretone del problema del brigantaggio intorno alla città di Tiro, dove Raffaello discuteva con il Bramante sul problema della cupola della chiesa di Santa Maria in Traspontina, dove Pasolini raccontava a Gadda dell’ultimo goal segnato giocando a calcio nelle borgate romane. E se dovessimo noi tirar barbaramente le somme, in fondo, dovremmo ritenerci fortunati a vivere qui. I disagi, grandi o piccoli che siano, sono un piccolo prezzo da pagare, un fiorino di “troisiana” memoria da mettere nelle calde mani di mamma Roma.

Franco Savi Franco-savi94@libero.it 5


Attualità

#4- 2016

Piangi Roma. strade libere le fanno le donne che le attraversano. Lo spiega Chimamanda Ngozi Adichie in un bel libricino, We should all be feminist.

Nell’inverno del nostro scontento mi presento ai lettori di CulturArte con il compito affidatomi dal direttore di redarre un articolo sull’attuale situazione politica romana. Eppure, chi scrive non vi dirà del nuovo assessore al bilancio della giunta capitolina, non concederà alcuno spazio alle critiche delle opposizioni, non parlerà degli scontrini di qualche ex sindaco. Non è politica.

Roma Capitale un posto nel quale la lotta di classe esiste sì, ma solo tra poveri: la tanto dibattuta fine delle ideologie non significa altro che la vittoria di una sola. Ci sarebbe da raccontare di tirocinanti a zeroeuro senza nemmeno un buono pasto che se la prendono con autisti precari di mezzi di trasporto a 1200euro mensili di un’azienda tecnicamente fallita. Sgombereranno il centro Baobab ancora una volta, manderemo dei pacchi di pasta per lavarci la coscienza. Lo scorso febbraio, in un reportage uscito su l’Espresso, Floriana Bufalin ha acceso una luce sulle condizioni di minori non accompagnati sbarcati in Italia e scomparsi, alcuni/e vittime di pedofili che si aggirano alla stazione Termini. L’attuale è un tempo in cui la gestione politica dei rifugiati viene deconflittualizzata da quasi tutto l’arco parlamentare con un semplice giochino di tipo nominalistico che ci vieta di riconoscere le persone soltanto le persone e il loro il diritto ad una vita libera del bisogno. Ma d’altronde la politica è un gioco per cui chi ha il potere afferma ‘facciamo finta che’ mentre l’economia cambia il mondo, teniamolo presente. Forze politiche à la Groucho Marx, questi sono i miei princìpi, e se non vi piacciono ne ho degli altri: di questo si nutre la sempiterna campagna elettorale alla quale

I seguenti pensieri sono carabattole contenenti una storia che non esiste, una storia invisibile. Byron recita questa è palesemente l’età delle nuove invenzioni / che uccidono i corpi e salvano le anime / tutte propagate con le migliori intenzioni. Che il tour europeo di Drizzy Drake non passi sulla via di questa stanca città non è nient’altro che l’indice del medioevo culturale in cui versa, non basta Niccolò Contessa. Sia chiaro: non è colpa di Roma se il mercoledì mattina alle 1045h la settimana universitaria è finita, non è colpa dei nostri genitori se ci droghiamo; non è per la musica che spendiamo il bonus cultura il venerdì sera in via Libetta, ma per cocktail annacquati senza che ci sia Annie Mac al djset. Nonostante il boom di hamburgerie sull’Ostiense, vivere nell’Urbe significa comprendere quanto l’Italia sia sostanzialmente un paese condannato. ‘Sta città, in cui aumentano i femminicidi mentre chiudono i centri antiviolenza. Come un grido puro: le 6

siamo condannati ad assistervi passivamente, in fondo è teatro. I partiti, rimasti senza massa, si scannano per conservare briciole di potere, agendo unicamente come forze centrifughe: forze apparenti non più osservabili se guardiamo il sistema rotante dal punto di vista di un sistema di riferimento inerziale.

mi lasci sotto casa cerco in via delle Botteghe Oscure una bandiera rossa ma trovo solo le insegne Pam. Gramsci ci ricorda che il mondo nuovo tarda a comparire, e in questo chiaroscuro nascono i mostri; Neil Young, invece, in Cortez The Killer suggerisce un antidoto contro l’anomia: the people worked together, and they lifted many stones / they carried them to the flat lands / and they died along the way but they built up with their bare hands. Questo articolo non parla di politica. La politica è finita. La politica è una storia che ricomincia sempre.

Approfitto dello spazio concessomi per esprimere solidarietà ai cronisti dei media mainstream costretti ad avventurarsi oltre il raccordo alla ricerca di queste figure mitologiche: gli ultimi, i poveri, quelle persone della cui qualità della vita ci si è tanto dimenticati; tutta colpa di storytelling pieno di risentimento. Un racconto che non si scrolla dal frame di città onusta di laidezza morale, e pertanto parola all’opinione pubblica, parola ai cittadini dei comitati di quartiere incitati dai media a diventare reporter: la banalità del male è fotografare il mendicante in via Margutta. Così i fenomeni #romasonoio e @retakeroma e i link pieni di odio di romafaschifo e l’esigenza di segnalare il degrado con un tweet, con un post su facebook, finanche su snapchat ma niente google plus per carità! Degrado e decoro: poiché non vi è l’ombra di un dibattito scientifico a riguardo, si deduce che degrado e decoro siano la maschera fraseologica attraverso la quale sindaci di sinistradestracentro vogliano sbarazzarsi dai problemi legati alle condizioni di vita degli ultimi. Diretto verso il Teatro Marcello alla ricerca di un 715 che

Mario Incadenza maincandenza@gmail.com 7


Attualità

#4- 2016

Roma: emergenza rifiuti ed impatto ambientale. Scopriamo il freeganesimo: il movimento ambientalista tra utopia e realtà. Oggigiorno quando si passeggia per le strade di Roma non si rimane soltanto colpiti da quelle che sono le magnificenze architettoniche della nostra amata capitale, ma ormai troppo spesso si resta esterrefatti a causa della grande quantità di rifiuti che popola non solo i cassonetti ma anche le strade, i marciapiedi e gli altri angoli della città. Il problema della gestione dei rifiuti è ormai all’ordine del giorno a causa della gravità e della difficoltà della situazione. Naturalmente, avere una capitale divenuta simbolo di degrado urbano mette in cattiva luce Roma e l’Italia intera agli occhi dei tanti turisti che ogni giorno si trovano a visitare la città; ma oltre ad un problema di decoro, è ovvio che la questione della raccolta e dello smaltimento di questa enorme quantità di rifiuti ha pure il suo impatto ambientale. È per fronteggiare questo problema che sono state promosse varie iniziative, come ad esempio la campagna di Ama “Il tuo quartiere non è una discarica” per lo smaltimento dei rifiuti ingombranti che tornerà nei municipi della città il prossimo 20 novembre.

un argomento curioso: il freeganismo. Chi sono i freegans? Innanzitutto va detto che il freeganismo è un movimento composto da persone che abbracciano un particolare stile di vita, e che questo stile di vita è utilizzato come simbolo di lotta nei confronti di vari aspetti della società consumista come lo spreco di prodotti alimentari ed anche l’inquinamento ambientale. Per combattere ciò i freegans tentano anzitutto di limitare gli acquisti, ritenendo che dietro la produzione di ogni merce vi sia un impatto deleterio sul pianeta; e poi anche di basare le proprie vite sulla condivisione. Va aggiunto che il freeganismo, il quale recentemente ha trovato degli esponenti anche in Italia, ha caratteristiche diverse a seconda del paese in cui i freegans vivono: negli Stati Uniti si arriva a forme di freeganismo piuttosto radicali, mentre nei paesi europei la pratica più diffusa è il cosiddetto “dumpster diving” (ossia il recupero dei rifiuti). Come si può leggere dal sito freegan.info, le persone che abbracciano questo stile di vita descrivono il sistema economico odierno come un sistema composto da venditori che “danno un valore ai prodotti in base a quanto potranno fruttare economicamente. I consumatori sono costantemente bombardati con messaggi pubblicitari che consigliano di

Fuoriuscendo però dal settore della gestione pubblica e soffermandoci su quello che è appunto l’impatto ambientale dei rifiuti da tutti noi prodotti, possiamo provare a introdurre 8

semplicemente trattando un tema di decoro urbano o di gestione amministrativa, ma si va ben oltre tutto ciò e si tocca un aspetto che forse è da considerare più importante: la salvaguardia dell’ambiente. Ogni rifiuto prodotto dalla società che non viene adeguatamente smaltito avrà un effetto dannoso sul nostro pianeta; spetta quindi alla coscienza di ognuno adottare uno stile di vita improntato verso la salvaguardia del territorio.

buttare e sostituire gli articoli che abbiamo già per incrementare le vendite [...]. Questa pratica comporta la produzione di quantità di rifiuti così ingenti che molti potrebbero essere nutriti utilizzando gli scarti”. Perciò i freegans recuperano dai cassonetti dell’immondizia tutto ciò che è ancora perfettamente integro ed utilizzabile, come prodotti alimentari ancora imbustati ma gettati dalle grandi catene di supermercati. Così, non è affatto improbabile trovare un freegan che all’alba rovista nei secchioni di un supermercato o di un fruttivendolo: sta semplicemente facendo la sua spesa. Ciò comporta ovviamente, oltre che ad un grande risparmio per le tasche di questa gente, pure una conseguenza socialmente positiva: la riduzione dell’ammontare di rifiuti. E se si aggiunge poi che spesso i prodotti così recuperati vengono condivisi con i più bisognosi, si capisce quanto sia nobile l’intento che c’è dietro questi comportamenti. La situazione di Roma è palesemente complessa e certamente non si potrebbe risolvere solo aumentando il numero di persone che adottino il freeganismo come stile di vita. È giusto comunque in tutto questo rendersi conto del fatto che quando si sente parlare del “problema dei rifiuti a Roma” non si sta

Serena Di Luccio serenadl95@hotmail.it 9


Tecnologia

#4- 2016

Intervista a Flavia Marzano assessore all’innovazione di Roma Semplice. In occasione dell’evento Linux Day, svoltosi nel dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Roma Tre Sabato 22 Ottobre, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare l’assessore all’innovazione di Roma Semplice della giunta capitolina, Flavia Marzano. La dottoressa è ambasciatrice dell’open source sul territorio italiano, e fa parte dell’Agenda Digitale Italiana (AGID), che promuove la digitalizzazione del Paese. L’AGID si sta occupando dal 2014 di introdurre la banda ultralarga con l’obiettivo di arrivare il 100% dei cittadini serviti da una connettività di almeno 30 mbps, e che almeno il 50% della popolazione sia servita dai 100 mbps. L’investimento infrastrutture è cruciale per la transizione dell’economia verso una crescita più sostenuta, e verte su un approccio architetturale basato su logiche aperte e flessibili con l’adozione di modelli distribuiti (cloud), la condivisione dei dati pubblici e lo sviluppo delle competenze digitali di imprese e cittadini. Si nota che l’apporto tecnico al comune sarà basato sul modello dell’AGID, improntato al rinnovamento dei sistemi, della condivisione di dati aperti per scopi di sviluppo in ambiti misti pubblico/privato, dove il cittadino può intervenire direttamente sul software, in pieno stile Open Source. Invitata al Linux Day Roma 2016 dagli organizzatori, ci è stato possibile discutere insieme dello stato d’arte della tecnologia sia in Italia che a Roma.

Sono emersi problemi di ogni tipo, dall’assenza di digitalizzazione degli atti da parte delle amministrazioni locali, all’analfabetismo tecnologico. La dottoressa si è promulgata a debellare questi malesseri digitali, con la prima delibera, risalente ad agosto, concernente i “Punti Roma Facile”, ovvero punti del territorio atti al supporto e all’assistenza tecnologica per far fronte al digital divide. Il dato terribile, ci racconta l’assessore, è che un terzo degli italiani non ha mezzi o conoscenze utili per l’accesso ad internet, ormai strumento utile per la vita di tutti i giorni, utilizzando anche un progetto di mappatura delle zone non coperte da Wi-Fi, per potenziare il servizio ai cittadini. L’altra faccia della medaglia è che la mancanza di consapevolezza di alcuni genitori è estremamente pericolosa, e un’adeguata formazione permetterebbe a madri e padri di poter educare adeguatamente figlie e figli all’utilizzo del web, evitando l’adescamento sui social. Verso la metà di ottobre, invece, c’è stata la delibera di indirizzo, secondo il quale la pubblica amministrazione dovrà sostituire applicativi di software proprietario (Microsoft Windows, pacchetto office e tecnologie Oracle) con software libero. Si stima che la pubblica amministrazione spenda 675 milioni di euro l’anno per contratti, licenze ed assistenza, mentre il passaggio a software open azzererebbe la spesa

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per quanto riguarda le licenze, utilizzando sistemi Linux in luogo di Windows, piuttosto che la suite LibreOffice in luogo del paritetico proprietario Office della Microsoft e così via. L’assistenza sarebbe anch’essa ammortata in quanto lo spirito di comunità dei collettivi open source/free software (come UbuntuForum, Wikimedia e tanti altri) permetterebbe un’assistenza online immediata, oltre al supporto delle aziende che fanno uso delle licenze open GPL. Questa conversione permetterebbe, inoltre di evitare lock in e backdoor, slegandosi dalle società fornitrici di software e permettendo la totale libertà di gestione dei sistemi informatici. Un altro punto della discussione è stato l’ammodernamento dei portali della giunta, con il passaggio a versioni responsive, ovvero facilmente fruibili da smartphone e tablet, diversamente dalla situazione attuale. Il bando, della giunta Marino, è stato portato avanti dai successori al campidoglio e il progetto è in fase di produzione. Quest’ulteriore conversione porterà alla digitalizzazione di delibere ed atti ufficiali, che attualmente sono semplicemente scansionate e sprovviste di metadati per la navigazione oltre a non essere fruibili dai non vedenti. La collaborazione con la comunità è un tema che sta molto a cuore alla dottoressa Marzano, che ha deciso di indire una hackathon (competizioni a tema per designer, ingegneri, maker e programmatori, volta allo sviluppo di soluzioni tecnologiche a problemi di tutti i

giorni) nel periodo di marzo, incentrata sugli open data, ovvero la condivisione di dati che possono essere sfruttati per svariate applicazioni. L’apertura dei dati dell’amministrazione Romana permetterebbe l’accesso a dati trasparenti, con piattaforme partecipative. Il progetto si estende su vari fronti, tra cui gli open bilanci, piattaforma di condivisione dei bilanci trasparenti, mediante infografiche dinamiche su entrate e uscite degli ultimi dieci anni di amministrazione. Per la prima volta sembra intravedersi la concreta opportunità di crescita digitale grazie anche al fatto che in passato il ruolo di assessore all’innovazione era un incarico rivestito da giuristi e non da personale tecnico.

Andrea Menichelli @andrewpsichguit a.menichelli@culturarte.it 11


Sport

#4- 2016

“Fuga dallo stadio”. A Roma si parla di calcio 24 ore al giorno. Ma nessuno va più allo stadio. Problematiche e motivazioni della situazione delle Curve romane. “Ma possibile che Spalletti ancora fa gioca Juan Jesus?” “A Inzaghi la devi toglie la difesa a 3, metti Anderson più avanti”

pitale, storicamente contraddistinte da un amore viscerale verso la propria squadra, abbiano abbandonato la propria “casa”? Prima giornata di campionato 2015-2016, Lazio - Bologna, i tifosi biancocelesti entrano per la prima volta in una Curva Nord divisa a metà, brutalmente separata da una vetrata: stessa sorte sarebbe toccata ai “cugini” giallorossi la domenica seguente. Già in estate i supporters di entrambi le squadre avevano iniziato a protestare contro il procedimento dell’ex Prefetto Gabrielli, ora Capo della Polizia- oggetto del contenzioso, ciò che avrebbe scosso il mondo del tifo romano per tutto l’anno a seguire: le ormai celebri barriere. Con questo progetto, in controtendenza con quelle che sono le consuete normative Uefa attuate negli stadi europei, si accoglieva la richiesta del Viminale di dividere in due le curve dello stadio attraverso separatori per poter “ridurre i pericoli”, al quale, secondo le autorità, erano sottoposti i tifosi ogni domenica. Inoltre, dalle primissime amichevoli estive, molti tifosi avevano iniziato a ricevere multe e improbabili daspo per motivazioni quali cambio di posto a sedere, o il prolungato risiedere nelle zone limitrofe all’entrata della curva.

Roma è una città che vive di calcio 24 ore al giorno. Radio e tv private, siti web, community, fino alle continue chiacchierate al bar e in taxi. Il calcio nella città eterna significa passione e completa devozione. E così le due compagini capitoline, anche nei momenti più bui, sono riuscite a spostare grandi masse di pubblico allo Stadio Olimpico. Da più di un anno a questa parte però non è più così: complici vari fattori, lo stadio Olimpico difficilmente riesce a riempirsi. Le curve, piene e festanti come da sempre si è abituati a vederle nella Città Eterna, sono oramai un lontano ricordo. E anche gli altri settori faticano a riempirsi, che sia un big match o, incredibile ma vero, lo stesso derby. Sono ancora fresche negli occhi dei tifosi di entrambe le squadre le immagini dei due derby disputati lo scorso anno, con uno stadio che difficilmente raggiungeva le 30.000 presenze, e con i settori più caldi tristemente semivuoti. Ma come si è arrivati a questa situazione? Come è stato possibile che le due tifoserie della Ca12

Dunque, a discapito dei plurimi motivi, il provvedimento, a stagione conclusa, ha portato ad una diminuzione drastica di tifosi sugli spalti: ne ha fatto le spese la Roma, che storicamente ha sempre riempito almeno il settore della Curva, anche quando i risultati non arrivavano. Con le barriere, la formazione giallorossa ha visto una diminuzione del 12,3% dei propri fans, scendendo dai 40.135 del campionato 2014/2015 ai 34.164 di media delle scorso: da sottolineare come 23.000 unità dell’ultimo dato siano abbonamenti, di cui forse metà dei possessori si è poi recata allo stadio nei match casalinghi, di fatto abbassando ancora di più le presenze. Peggio ancora è andata alla Lazio, la quale situazione è ancor più spinosa: complice il pessimo rapporto che i tifosi biancoazzurri hanno con il loro presidente, e aggiungendo i risultati non proprio soddisfacenti del campionato disputato, le Aquile hanno avuto in termini di spettatori il peggiore dato in Serie A. Si tratta infatti di un incredibile -41,4%, che ha causato una perdita del 22,7% dei ricavi dai biglietti: tradotto in spettatori, stiamo parlando di circa 15.000 tifosi in meno in ogni partita rispetto l’anno antecedente. Numeri apocalittici, ma che non hanno minimante allertato i responsabili della sicurezza di Roma,anzi,

anche questa stagione, come previsto, l’Olimpico fatica a riempirsi, e non a caso ancora le Curve sono il settore più colpito: dimostrazione di come ai tifosi capitolini la curva così divisa e spezzata proprio non garba. Non piace perché frammenta la gente; perché separa amici e conoscenti che non aspettano altro che la domenica per riunirsi nello stesso luogo; perché annienta il classico “clima da stadio” fatto di cori e goliardia; perché, semplicemente, non pare aver riscontri utili e producenti se non quello di allontanare le persone da una passione che qui a Roma è considerata come una fede. E tra un mese arriva il derby, stadio pieno o vuoto? Chissà.

Fabrizio Scarfò @fabrizioscarfo1 fabrizio.scarfo@live.it 13


Attualià

#4- 2016

Pendolare romano VS trasporti pubblici

e le lezioni di vita imparate tra binari e banchine.

ogni 15 km di distanza in più, che con il traffico … non si sa mai!). Mi ha insegnato ad apprezzare la noia dell’arrivo in largo anticipo ed a scusarmi per essere arrivata in ritardo. Mi ha insegnato che l’elasticità mentale non solo la si esercita con il sudoku o gli scacchi, ma anche elaborando rapidamente delle alternative per raggiungere una meta quando le metro sono chiuse per sciopero, o a causa di qualche guasto. Guasti che, peraltro, sembrano essere una costante dei trasporti pubblici capitolini, se consideriamo che da gennaio ad oggi sono stati 160mila - per quanto riguarda i servizi di superficie (dati: FiltCgil) - e che appena poche settimane fa dei gravi incidenti hanno coinvolto la metro B e i suoi sciagurati passeggeri. Ferite profonde sulla pelle della mia città, che fanno soffrire lei e chi ci abita, chi la visita, chi la adora.

rapporto continua ad essere una contrapposizione di odio e amore degno dell’attenzione del poeta latino Catullo. Alla fine però la guardo, cresco con lei, la vivo e mi chiedo come si possa non accettare le sue scuse. In fondo, se mamma Roma soffre, è anche un po’ colpa nostra. Di quando non paghiamo il biglietto, di quando gettiamo la sigaretta per terra, di quando regaliamo soldi ai parcheggiatori abusivi. E di chi ancora non ha capito le sue potenzialità, il suo essere una metropoli, il fatto che avrebbe solo bisogno di più amore, molta più manutenzione. E magari anche di qualche paio di vagoni nuovi.

“La sua forma è la mia forma, la Roma di chi se ne va, ma che tanto poi ritorna.” “La vita di un puntuale è un inferno di solitudini immeritate”, dice lo scrittore bolognese Stefano Benni nel suo romanzo Achille. Ho sempre pensato che questa frase contenesse al suo interno una grande verità, ma non avrei mai immaginato che la vita di un pendolare potesse anche essere peggio. E se solo Benni fosse nato a Roma, sicuramente sarebbe stato d’accordo. Sono sicura che chi abbia passato almeno tre giorni a Roma potrà confermare: la mia è una città tanto bella quanto problematica, che non si fa scrupoli a spezzarti il cuore alla fermata del treno o dell’autobus che tarda ad arrivare e che, nel peggiore dei casi, non arriverà mai.

Da studentessa nata e cresciuta sulla via Cassia, in zona nord, e costretta a spostarsi in autobus e treno, di delusioni dalla mia città ne ho ricevute tante, ma è come se, allo stesso tempo, mamma Roma mi avesse forgiata. Perché a Roma essenzialmente funziona così: se non ci sei nato e ci vivi, potresti quasi arrivare a detestarla. Ma se ci sei nato e cresciuto, ogni giorno ti sembrerà di aver imparato una lezione. Che sia dolce o che sia amara, sicuramente la ricorderai a vita. Mi ha insegnato che se hai un appuntamento in centro e ti sposti con “i mezzi”, devi armarti di pazienza e partire almeno un’ora prima (e aggiungere ai tuoi calcoli mezz’ora per 14

Colle der Fomento, gruppo rap romano Assomiglia ad un’anziana ma ancora meravigliosa diva del cinema, di cui pochi però si prendono cura con costanza, nonostante il suo respiro diventi ogni giorno più pesante. E nonostante la Capitale mi abbia regalato delle splendide albe, che si alzavano timide da dietro al Cupolone, dei magici tramonti da ammirare dal finestrino dell’autobus bloccato nel traffico o delle meravigliose corse in cui ero l’unica spettatrice a godere di incantevoli paesaggi la mattina presto, il nostro

Michelle Leroy-Beaulieu m.leroybeaulieu@gmail.com 15


Attualità

#4- 2016

(Im)possibile Roma. Lo sguardo di una giovane fuorisede, tra ritardi, tramonti e nuove scoperte. Roma. La grande metropoli italiana che accoglie tutti quegli occhi giovani e pieni di vita che non desiderano altro che potersi finalmente definire “studenti fuori sede” , crescere, vivere, conoscere.

Casa lontana è spesso dubbio, stanchezza, indecisione, fallimento; d’altronde vent’anni son così, sei tutto e non sei nessuno. Ti capita di pensare di mollare tutto, pensi di aver compiuto la più grande sciocchezza che avessi mai potuto fare, poi scatta quella molla che ti fa (ri)credere. Quel qualcosa che stravolge i cattivi pensieri e forse anche un po’ di tristezza accumulata. E’ proprio lei che ti schiaccia ma che ti rialza mille e mille altre volte. Cavolo, è la città più bella del mondo. Anche quando la prossima metro arriva tra sei minuti. Sei minuti che sono dieci. Arriva, piena. Modalità sardina, tutti schiacciati. Non respiri, resisti fino a Termini. Massa di persone che scende, riprendi fiato, massa di persone che sale. Nel frattempo sei ancora in piedi. Sei incazzato nero, ma non sai ancora che la giornata finirà con un tramonto al Giardino degli Aranci. Eccola lì. Roma che sa riconquistarti in un attimo, stupenda, dipinta. Un quadro che speri possa durare sempre. Roma senza tempo e spazio nei colori, negli scorci. Vuoi restare, addio casa, addio mamma, papà, cane. In fondo sei contento della direzione nella quale procede la tua vita; Roma

All’inizio con quell’aria di una meta così lontana e difficile, l’apparenza di metropoli impossibile ; poi un battito di ciglia, un altro ed ecco che firmi il contratto della tua prima casa, incontri i coinquilini con i quali condividerai te stesso, fai la prima lavatrice, scarichi Google Maps perché non conosci che la via di casa tua, fino alle prime lezioni all’Università. All’inizio ci si sente soli. Un nuovo inizio non è mai semplice: sei carico di aspettative, ti senti talmente capace e resistente che non tieni in considerazione le malinconie, un amico più lontano del solito, un pranzo che non sia la pasta col tonno, mamma che sistema la camera da letto. “Tanto ce la farò, senza problemi”, ti fai sicurezza. Ed è vero, ce la farai ma con problemi e strade non spianate incluse. Unico pacchetto, senza escludere niente. O tutto o nulla. E il fuori sede preferisce il tutto al nulla, a volte pentendosi della scelta perché “era meglio vicino casa”. 16

ti piace, nonostante domani ci sia lo sciopero dei mezzi. Ma ti piace comunque. Sei lontano da casa, ma il pizzaiolo dall’altra parte della strada ti chiama già col soprannome.” Ao a riccia” Roma è anche questo: è casa, già dopo un mese. C’è accoglienza, infinita simpatia, freschezza, cordialità. Roma è via dei Fori Imperiali di notte, è l’N2 fatto di sguardi eccessivi, è una pizza del discount, una bolletta da pagare, è una canzone. Sempre la stessa quando prendi la metro, quella che ti fa sentire grande e che ti fa fantasticare sulla signora anziana con le rughe sul viso e gli occhi verdi, seduta proprio di fronte a te. Roma è una birra a Trastevere, è tua madre e tuo padre che si commuovono quando riparti, è un concerto con le braccia in alto e le luci blu elettrico, un senzatetto a cui tremano le mani sporche, è il cassonetto della spazzatura che rimane pieno per un mese. Il fuori sede romano è il migliore: quello più fortunato, quello della scelta perfetta. Perché Roma è la migliore, nonostante i pullman che non passano, nonostante sguardi che vorresti non avere addosso e grandi responsabilità . In fondo ti stai mettendo alla prova, sei attento a dove mettere i piedi.

Roma va bene, va bene tutta. Sei innamorato. Anche della pasta col tonno.

Francesca Romana Petrucci francescaromanapetrucci@outlook.it 17


Arte e Mostre

#4- 2016

Roma Nascosta: Santa Maria Antiqua. La “cappella Sistina dell’Alto Medioevo” rivede la luce. C’è una Roma nascosta dagli occhi di molti. Una Roma che per anni è rimasta celata, prima sotto le macerie di un terremoto, poi dalle fondamenta di un’importante chiesa. La stessa Roma che oggi riemerge, dopo più di trent’anni, in uno splendore millenario e rinnovato: la Roma di Santa Maria Antiqua. Si tratta della seconda chiesa cristiana consacrata nel Foro Romano, dopo quella dei SS. Cosma e Damiano, nel VI secolo d.C. Situata all’interno di monumentali ambienti di età domizianea (81-96 d.C.), godeva di una posizione altamente strategica e simbolica: tra il Foro e il colle Palatino, al quale era collegata con una rampa ancora oggi percorribile. Al tempo, Roma, non più capitale da ormai più di un secolo, era sotto il dominio dell’impero bizantino, in seguito alla conquista di Giustiniano. Nell’immaginario odierno, però, risulta difficile pensare ad una Roma bizantina, o meglio, greca. Invece, proprio qui, ebbe luogo una fusione perfetta del mondo occidentale con quello orientale, in un “melting pot” culturale che trova dei precedenti storici forse solo nell’Alessandria ellenistica. La causa è da individuare nei massicci flussi migratori di ecclesiastici, studiosi ed artisti con destinazione Roma, città santa nonché

sede del secondo patriarcato. Santa Maria Antiqua si inserisce perfettamente in questo quadro storico e può essere considerata un unicum in tutto il mondo. Infatti possiede dei dipinti sacri databili dal VI al IX secolo, rari persino in Oriente dove, a causa della crisi iconoclasta, vennero tutti distrutti. Inoltre, a differenza delle altre chiese medievali romane, questa non ha subito alcuna trasformazione nel corso dei secoli. Questo suggestivo angolo di medioevo, fra marzo e ottobre di quest’anno, è stato non solo reso di nuovo accessibile al pubblico ma anche valorizzato da una mostra, incentrata proprio sul rapporto fra Roma e Bisanzio. Tuttavia, si può dire che gli ambienti della chiesa non si siano mai facilmente prestati alle visite, avendo essa subito un percorso a dir poco ostico per potersi presentare in tutta la sua bellezza. Già nell’847, a causa di un terremoto, Santa Maria Antiqua venne abbandonata ed il pontefice Leone IV trasferì il suo titolo nella chiesa, appunto, di Santa Maria Nova, oggi Santa Francesca Romana. La zona fu lasciata a sé stessa fino al XIII secolo, quando sui ruderi venne costruita una piccola chiesa, riedificata 18

in epoca barocca dall’architetto Agostino Longhi con il nome di Santa Maria Liberatrice. Per più di due secoli di Santa Maria Antiqua si perse ogni ricordo. Ma fortunatamente alla fine dell’ ‘800, secolo della filologia e delle scoperte archeologiche, si rinvennero i resti degli antichi affreschi e si decise di abbattere Santa Maria Liberatrice per riportare alla luce l’antica chiesa bizantina.

Oggi Santa Maria Antiqua costituisce una testimonianza eccezionale di un mondo romano e greco-bizantino trascurato dalla memoria comune e un angolo nascosto della nostra città, forse timido, che si mostra solo raramente. A noi, non resta che cogliere queste rare opportunità di bellezza.

Oggi Santa Maria Antiqua costituisce una testimonianza eccezionalediunmondoromano e greco-bizantino trascurato dalla memoria comune

Gioia Toscani De Col gioia_tdc@yahoo.it Francesca Romana Leandri francescar.leandri@gmail.com 19


Arte e Mostre

#4 - 2016

Ella fu. Ma è ancora oggi. Ed è cambiata.

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e nelle stesse zone: un breve viaggio virtuale per scoprire come era la nostra città attraverso gli occhi di un artista, ma anche attraverso una lente fotografica. Molti dei soggetti dipinti e raffigurati, però, sono presenti ancora oggi nonostante siano cambiati, erosi dal tempo e dalla storia. Nel particolare Uno degli scorci raffigurati è la veduta da quello che abbiamo percorso tutti almeno una volta nella vita, che nel 142 a.C. era una banale passerella di legno e che oggi è uno dei ponti più importanti e famosi di Roma, Ponte Sisto. Fin dalle origini il fiume ha rappresentato per i romani un’importante risorsa idrica, una via di comunicazione, un luogo dove svolgere feste laiche e religiose e dove trascorrere il tempo libero. In particolare le sue sponde diventano luoghi propizi per l’economia fluviale, organizzata in diverse attività artigiane. Come ci mostra l’acquerello di Ettore Roesler Franz, infatti, il Porto Leonino alla fine del 1800 era occupato da pescatori e lavandaie. Oggi invece, munendoci di bicicletta possiamo percorre la pista ciclabile che si estende per tutto il Lungo Tevere e allo stesso tempo ammirare il murales Triumphs and Laments realizzato da William Kentridge, che racconta la storia più remota di Roma.

Scorci romani dal 1880 ad oggi Ci passiamo ogni fine settimana per mangiare pizze dai gusti sfiziosi o farci una bevuta in compagnia, ma pochi sanno che nel cuore di Trastevere, a pochi passi dalla chiesa di Santa Maria in Trastevere, in piazza Sant’Egidio, è presente il Museo di Roma in Trastevere. Questo piccolo spazio dedicato all’arte e poco conosciuto, oltre ad ospitare numerose mostre fotografiche e non, conserva uno spaccato romano vivido e pittoresco. Inoltre, essendo uno dei Musei in Comune, ovvero facendo parte del sistema museale romano, oltre ad essere sede di proposte didattiche e educative, offre ai cittadini residenti a Roma la possibilità di visita gratuita la prima domenica di ogni mese e in altre particolari occasioni dell’anno. La struttura, un piccolo edificio rosso mattone con un cortile esterno illuminato dal verde di un prato, al suo interno comprende la cosiddetta Stanza di Trilussa, nella quale sono conservati alcuni degli oggetti personali del grande poeta romano. Il percorso nella collezione permanente del museo, che si apre con la collezione di acquerelli di Ettore Roesler Franz ed è intervallato da scene tipiche romane ( l’osteria, la farmacia) riprodotte con fantocci ad altezza naturale, si conclude con una cartina che riproduce la città a metà Ottocento e uno schermo touch screen dal quale è possibile confrontare le opere del pittore dalle origini tedesche con fotografie scattate nello stesso periodo storico

Beatrice Tominic @beawithcoffee Chiara Capone chiaracapone11@gmail.com 20

A Via Margutta l’incredibile diventa credibile.

Ritorna la mostra dove i Cento Pittori e il pubblico si guardano negli occhi. Da venerdì 28 ottobre a martedì 1 novembre 2016 Via Margutta si dipinge di mille colori: la storica mostra d’arte è arrivata infatti alla sua 103^ edizione. L’associazione “Cento Pittori Via Margutta”, con la forza della sua compagine (centoquaranta artisti), ha inondato la via di cavalletti e passione tali da attirare l’attenzione dei più curiosi. Inoltre, ha curato tutti gli aspetti inerenti all’organizzazione dell’evento. Via Margutta da sempre è stata il rifugio naturale di pittori, scultori, poeti, musicisti ed artigiani per poi diventare, nel lontano 1953, uno dei luoghi simbolo dell’arte. Nell’immediato dopoguerra, gli animi scalpitavano, volevano riscattarsi, volevano rinascere. E finalmente arrivò la primavera. Non solo per gli artisti di Via Margutta, ma anche per la gente comune che sentiva il bisogno di rifiorire. Una mostra dove artisti e pubblico si incontrano. Chi osserva, chi si mette a dialogare, chi respira a pieni polmoni quella ventata di creatività e odore di olio su tela. Un po’ come quando entri in una libreria e non puoi fare a meno di prendere un libro ed estasiarti al profumo delle sue pagine. Via Margutta è così. Un museo a cielo aperto, ma con la differenza che l’artista non è quella forma evanescente di cui se ne possono immaginare solo i contorni. No. L’artista prende vita insieme alla sua opera palesando un connubio inscindibile. Quante volte capita di immaginare l’artista mentre crea l’opera che si sta ammirando? Quanti si sono immaginati Leonardo Da Vinci alle prese con la sua

Gioconda o Van Gogh con la Notte Stellata o perché no, Antonio Canova con Amore e Psiche? Ma se è vero che “L’arte, che col suo pregio dona ogni dolcezza ai mortali, spesso fece sì che anche l’incredibile diventasse credibile”, vuol dire che Pindaro aveva ragione, perché a Via Margutta l’incredibile diventa credibile. Chi si aspetta di incontrare esclusivamente pittori rimane piacevolmente sorpreso: non solo pennelli ma anche scalpelli, lime e trapani muovono le mani degli artisti. Oltre a cavalletti e tele, tantissimi i materiali e le tecniche inusuali adottati. Scultori ed altri artisti emergenti, provenienti da varie nazionalità, espongono il loro talento per appagare gli occhi di chi guarda. Davanti alla bellezza viene smossa la curiosità anche del passante più distratto, vengono risvegliati gli animi più assopiti. Questo è l’effetto che fa Via Margutta. Un tocco di dolcezza, un tocco di colore a interrompere il consueto flusso della vita quotidiana. A Via Margutta tutto sembra possibile. Persino tornare a splendere.

Stefania Ferrara stefaniaferrara7@libero.it 21


Fotografia

#4- 2016

OUTDOOR Festival:

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Presenta: “Beyond”.

L’Outdoor Festival, giunto alla sua settima edizione, per tutto il mese di ottobre fa rivivere gli spazi abbandonati della ex caserma di via Guido Reni trasportando il visitatore nella realtà della street art e nella cultura urban attraverso i lavori di artisti provenienti da tutto il mondo. Il titolo della mostra propone una riflessione sui temi di limite e confine, interpretati in maniera singolare da ogni artista con l’obiettivo di progettare realtà espressive sempre nuove, lontane dal proprio modo di intendere l’arte per creare qualcosa che vada “beyond”, oltre. Quest’anno il Festival ha ospitato entità nazionali e internazionali del mondo artistico come lo IED di Roma,il

Farm Cultural Park di Favara, la galleria Wunderkammern, lo Street Art Museum di San Pietroburgo, il NUart di Stavanger e l’Asalto Festival di Saragoza. Le seguenti realtà hanno invitato i loro artisti a partecipare all’evento curando alcuni dei padiglioni della ex caserma. Ad accompagnare la mostra sono seguite altre attività di vario genere, dalle conferenze alle proiezioni cinematografiche, dai mercatini vintage allo streetfood fino ad arrivare all’evento del sabato sera che di settimana in settimana ha proposto musica contemporanea tipica di ogni nazione che ha partecipato a questo evento ormai presente da anni nel panorama romano. 22

Alessandra Catalano alessandra.catalano12@gmail.com 23


Cinema

#4- 2016

Roma Caput Cinema.

La Città Eterna e la settima arte come due entità indissolubili e complementari.

“Roma città aperta”, “Vacanze romane”, “La dolce vita” sono solo alcune delle centinaia di produzioni cinematografiche che hanno attraversato Roma fin dai primi anni del ‘900la città oggi può essere considerata a pieno titolo una delle capitali del cinema a livello mondiale. Oltre a servirsi dei teatri di posa di Cinecittà (dove sono stati girati kolossal come “Ben Hur” o il più recente “Gangs of New York”), i più famosi registi mondiali hanno deciso di calare la propria cinepresa anche tra le vie romane per catturare scorci spettacolari e senza tempo: le loro storie e i loro personaggi hanno consacrato i luoghi storici della città a icone cinematografiche mondiali, facendo di Roma un vero e proprio set a cielo aperto. Per

vivere a pieno la Capitale cinematografica, il miglior modo rimane passeggiare attraverso quei luoghi che il cinema ha immortalato nel tempo. Così, partendo dal Colosseo, potremmo immaginare Audrey Hepburn e Gregory Peck arrivare in sella ad una rombante vespa per poi entrare nell’Anfiteatro Flavio nel film “Vacanze Romane”. Altro luogo da non tralasciare è sicuramente il Pantheon: presso il pronao del tempio è ambientata una delle più famose scene del film neorealista “Umberto D.” di Vittorio De Sica. Il protagonista cerca di chiedere l’elemosina e, non riuscendovi, manda avanti il suo cane con il suo cappello, mentre lui si nasconde dietro una colonna. Continuando la nostra passeggiata, sarà fon24

damentale fare tappa alla Fontana di Trevi, dove si sono riflessi i volti più noti dello star system d’oltreoceano. Impossibile dimenticare l’elegante Anita Ekberg che ne “La dolce vita” di Federico Fellini si immergeva nelle acque della fontana invitando Mastroianni con la celebre frase “Marcello, come here!”. Ma non sono stati solo i monumenti del centro storico ad ammaliare i cineasti di ogni epoca: i registi hanno catturato fotogrammi leggendari anche in altre zone della capitale. E così il Pigneto viene scelto come sfondo per il capolavoro neorealista “Roma città aperta” di Roberto Rossellini: tra le scene girate nel quartiere romano la più celebre è quella della morte della protagonista, Pina, assassinata dai militari tedeschi. Il quartiere Garbatella, invece, viene scelto da Nanni Moretti per ambientare la celebre scena in Vespa nel film “Caro diario”, dove il regista omaggia la bellezza della sua città. In ordine cronologico l’ultimo film con Roma protagonista è “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino. Tony Servillo si muove tra il Parco degli Acquedotti, le Terme di Caracalla e il Cortile del Palazzo Nuovo in Piazza del Campidoglio, dove si siede su una panchina marmorea, dando le spalle al colossale Marforio. I capolavori di registi monumentali come Rossellini, De Sica e Fellini sono stati così fondamentali nel costruire l’immagine della Roma odierna nel mondo da cui, se la si vuole scoprire fino in fondo, non vi si può prescindere. Così, in

una logica di compenetrazione reciproca, se il successo di questi grandi film è stato frutto anche dell’ambientazione pittoresca della città, Roma stessa è grata a questi film per la romantica rappresentazione che ne hanno dato- e solo il cinema poteva aspirare a tale traguardo.

Vittorio Penna vittorio.victor.penna9@gmail.com 25


Musica

#4- 2016

Thegiornalisti Completamente SoldOut: C’è un cuore che batte nel cuore di Roma.

Da Nanni Moretti a Carlo Verdone, Roma è stata messa in scena ben più come protagonista che come set dove far accadere le cose.

A Roma a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 c’era solo un locale dove si faceva musica, era il Folkstudio: il palco dello storico locale di Trastevere è stato luogo dell’amicizia e della collaborazione artistica di due dei più noti cantautori della Scena Romana come Venditti e De Gregori.

Tommaso Paradiso, sembra essersi fermato in quella Roma, in ogni sua canzone, troviamo suoni synth pop e testi che vogliono farci salire sulla macchina del tempo delle emozioni e portarci a vivere sensazioni che la nostra generazione non ha vissuto se non in pellicola.

Il termine, Scena Romana, è uscito dai libri di storia della musica ed è tornato a rimbalzare per mesi sui social network, sulle riviste di settore ed addirittura sui quotidiani nazionali, da quando Roma è tornata essere il fulcro della musica indipendente italiana.

Ho avuto il piacere di incontrare Tommaso Paradiso alla presentazione del disco alla Discoteca Laziale e fargli qualche domanda per questo numero di CulturArte, ponendo l’accento sulla città di Roma ed il legame che ha con la sua musica ed il suo ultimo disco.

I Cani con tre album all’attivo e successo nazionale raggiunto grazie all’ultimo Aurora hanno fatto da apripista alla consacrazione della città di Roma come rappresentante capo di questo movimento. Calcutta poi, con l’album Mainstream, ha registrato molti sold out nei oltre 100 live in tutta Italia, un successo testimoniato anche dal disco d’oro raggiunto dal singolo “Oroscopo”. Infine I Thegiornalisti, band guidata dal carismatico leader Tommaso Paradiso, è solo l’ultima, ad affacciarsi verso il grande pubblico, dopo l’album Fuori campo che ha consacrato la band nel panorama indie nazionale, Il loro ultimo lavoro Completamente Sold Out uscito il 21 di ottobre è già nella Top Five della classifica dei dischi più venduti su iTunes e punta a raggiungere i risultati dei colleghi sopracitati.

Ha senso parlare di “Scena Romana”? C’è un luogo di Roma che pensi possa Ti senti dentro questo mondo e se sì rappresentare le storie del tuo ultimo cosa vi accomuna? album? Veniamo tutti da Roma, ma oltre alla città la cosa che ci accomuna è la scrittura, forse è un caso, ma utilizziamo tutti un metodo di scrittura molto pop, semplice e “Ritornellosa”.

Non c’è un luogo in particolare, ma ultimamente sto spesso in un locale a San Lorenzo dove mi sento a casa, dove ho passato tantissimi momenti, dai più belli a quelli più fuori di testa. Questo è un luogo preciso che mi Parlaci un po’ del tuo disco, a mio av- ricorda il mio disco, la macchina poi ti porta viso sembra essere un lavoro molto in varie zone e la strada sicuramente ti da più spontaneo, seppur sia un disco estre- emozioni. mamente pop. Pensi di arrivare al grande pubblico senza perdere i fan più accaniti dell’universo indie? Sì, perché il nostro percorso ci ha portato a questo cambiamento, facendo un paragone gigantesco, forse i Coldplay dopo Parachutes, si sono stufati di suonare sempre le stesse 9 canzoni per 30 anni di carriera, la vita cambia e cambiano le esperienze e i gusti. È anche uno stimolo il cambiamento.

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Marco Casini @marcocasini93 m.casini@culturarte.it 27


Periodico Universitario

Marcello Caporiccio Responsabile editoriale m.caporiccio@culturarte.it Andrea Menichelli Responsabile organizzativo a.menichelli@culturarte.it Marco Casini Responsabile comunicazione m.casini@culturarte.it

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INIZIATIVA AUTONOMA DEGLI STUDENTI CHE SI AVVALE DEL FINANZIAMENTO DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI ROMA TRE AI SENSI DELLA L. 429/85


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