SETTEMBRE 2016

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CONCORSO PROSA lotto un uomo, ritto, guardava l’orizzonte lontano: un uomo in cerca di solitudini? Un albatros si posò sullo scalmo della sua imbarcazione, le ali ciondoloni, a fissare l’acqua. Riprese il volo stanco e deluso. L’acqua impigriva tra isolotti abbandonati. Spinse lo sguardo oltre la laguna, sino al confine, dove il sole, incamminato verso un tramonto rosso sangue, pennellava di luce le alte montagne. Poi, chiuse gli occhi. E gli si aprirono le cicatrici del passato. Ferite che lanciavano. L’animo cominciò a sanguinare. Lì, seduto sul fondo della barca, mentre il sole continuava a insanguinare la laguna, gli uscirono lacrime trangugiate da tempo e sedimentate nei bassifondi dell’animo, aridi cristalli di sale in una pozza d’acqua prosciugata. Erano ritornate: vecchie lacrime che avevano viaggiato su tante strade, ingolfate di transiti pesanti. E in quel velo di pianto cominciarono a fiorire rosari di gesti, valzer di parole, caleidoscopi di volti: ricordi che gli si affastellavano dentro, mentre partiva per un viaggio, senza sapere nulla della stazione d’arrivo, né quanto tempo avrebbe impiegato a trovare il paese giu-

La piazza della stazione era piena di gente, una fiumana che aspettava il treno per andare sa dio dove. Non aveva mai visto tanta gente

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sto. Per un attimo ebbe la sensazione che il sandalo fosse una zattera naufraga in mare. «Sarà il prezzo da pagare all’ingresso nelle terre della libertà», pensò. Il sandalo accarezzò la banchina. Bisognava scendere. Quel primo brandello di viaggio, oppresso da ricordi troppo vicini, era terminato. Si alzò dal fondo della barca, carico di sole nel corpo e di freddo nell’animo. Scese e salutò gli amici senza girarsi. «Buona fortuna», dissero. «Buona fortuna a voi», rispose. Lasciati il mare e la barca, s’incamminò verso la stazione. Perché è dalla stazione che si può finalmente partire. Non portava nulla con sé: solo gli Essais (Opera di M. de Montaigne) e i Pensées (Opera di B. Pascal), utili per riparare volti e lenire stanchezze. La piazza della stazione era piena di gente, una fiumana che aspettava il treno per andare sa dio dove. Non aveva mai visto tanta gente. Sembrava che tutto il mondo aspettasse quel treno. Per un attimo il dolore del distacco e l’ansia del vuoto avvenire si assopirono. E si lasciò trascinare dalla curiosità di quell’universo assetato di partenze. Gente in attesa d’un viaggio carico di sogni. Gente che non voleva più giocare alla nostalgia. Gente che non voleva più starsene a casa, perché non si sentiva a casa. E implorava il dio delle partenze, sperando che non ci fosse un dio dei ritorni. Gente che voleva andarsene perché l’infelicità non continuasse per sempre. Gente che voleva estorcere un futuro al proprio destino. Ognuno avrà la sua storia, si disse. E la sua strada. Lo si capiva da quello che ciascuno aveva

con sé. Alcuni portavano fiochi oggetti inutili. Altri arrancavano sotto il peso di enormi pacchi. E gente, molta gente, senza bagagli. Solo sogni e speranze. Come Lui. Gente che aspettava il suo domani e non aveva nulla da perdere. Come Lui. Sembravano animali al pascolo. I più dall’aria mansueta, perché nel cuore di grandi attese vivono anche legioni di persone miti. Solo qualche caprone s’inalberava, subito ammansito dal belato d’una pecora. Poi c’erano gli agnelli. Loro si divertivano anche. Provò la sensazione di trovarsi di fronte a un mondo ove vivere era un traslocare e la stazione la stanza di partenza. Della stanza d’arrivo, poi, quasi nessuno aveva l’esatta ubicazione. Il tempo continuava a scorrere nell’attesa del treno mentre il suo sguardo assetato continuava a riempirsi di quell’universo. Si stupì di alcuni, seduti ai margini della piazza. Cercavano tutta la quiete che serviva per tirare avanti, in apparenza senza ansie d’attesa. Anche Lui sedette su un muricciolo, accanto a un tale che, avvolto in una nuvola di fumo, sembrava finire in fumo come la sua sigaretta. L’uomo-fumo gli chiese dove era diretto. Non rispose. Non seppe rispondere, perché non aveva risposte a quella domanda. Non disse nulla. Ma in quel nulla c’era tutta la sua fame di libertà. Si fermò un tale e sedette accanto a Lui. Aveva una barbetta da filosofo. Di tanto in tanto diceva la sua, come succede spesso ai filosofi. Più in là, un ragazzo e una ragazza, inciampati nella parola amore, continuavano a baciarsi, senza fenomeni associati. Nella piazza erano apparsi


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