MAGGIO 2017

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UTO UGHI glia di più alla voce umana. Ha tutte le tonalità timbriche di un tenore, di un baritono o di un soprano, dipende da quale espressione gli si vuole dare. Da quando avevo tre-quattro anni ho avuto la fortuna di ascoltare musica, perché mia nonna era pianista, era austriaca, di un Paese che ha sempre avuto un grande culto per la musica, che si è sviluppata soprattutto a Vienna. I miei erano triestini, altra città con una grande tradizione di musica classica. Ritiene sia più facile oggi sviluppare una carriera importante nella musica rispetto a quando ha iniziato lei oppure più difficile? Molto più difficile. Quando ho iniziato io c’erano ancora strutture solide, non c’erano i problemi economici di cui soffrono la musica classica e tutti i teatri oggi. I giovani non hanno sbocchi, le orchestre hanno chiuso oppure stanno chiudendo, si deve andare all’estero. Quando ero ragazzo e studiavo c’era un grande ottimismo, c’erano molte orchestre, c’era entusiasmo. Ma questo non avviene solo nella musica, i problemi di lavoro ci sono in tutti i settori. Quanti giovani, quanti cervelli devono espatriare perché in Italia non trovano un’occupazione adeguata? Che differenze ci sono tra il giovane Uto Ughi che sta per conquistare il mondo e il grande musicista Uto Ughi di oggi dal punto di vista dell’espressione musicale? È una realtà abbastanza complessa. Da giovani si suona con un grande entusiasmo, istinto, forza, talento che sorregge. «NELLE SCUOLE Man mano che passa il temLA MUSICA È UNA SCELTA COMPLEMENTARE, NON FA po ci si accorge della perPIÙ PARTE DELLA NOSTRA fettibilità del confronto con FORMAZIONE UMANISTICA: un’opera d’arte. L’interpreÈ UNA GRAVE PECCA tazione può essere contiDEL SISTEMA EDUCATIVO ITALIANO» nuamente messa in discussione perché non ne esiste una unica, va soggetta a ripensamenti o addirittura a concezioni diverse. La bellezza di un’opera d’arte è anche la problematica cui ti sottopone, nel non finire mai di mettere in discussione la propria interpretazio-

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In alto, Ughi (il secondo a sinistra), insieme ad Accardo, Gazzelloni, Petracchi, Garbarino, Brengola. L’occasione è quella del Festival “Omaggio a Venezia”.

ne. Chi crede di aver raggiunto un traguardo si trova sempre di fronte a un miraggio: man mano che ci si avvicina si allontana. Non ritiene che ogni stagione della vita di un uomo abbia la sua musica: il rock per i giovani, la musica leggera per gli adulti e magari la classica per i più maturi... Bella domanda. Io credo che la grande arte, la grande musica, così come il grande teatro o la grande letteratura, vadano bene per ogni

età. Per i bambini e gli anziani, i giovani e le persone mature. Certo i ragazzi dovrebbero essere abituati all’ascolto fin dai primi anni, dalla scuola. Avviene in molti Paesi del mondo; in Giappone e in Cina, ad esempio, ci sono milioni di giovanissimi che studiano lo strumento e ascoltano. Da noi non è così. L’ascolto non ha età, può essere valido sempre, fin dalla primissima infanzia. Quello che serve è l’educazione che insegna a sviluppare il gusto. Il gusto non è innato, dipen-

BIOGRAFIA

1954

SIENA Studia alla Chigiana di Siena: «Le lezioni di Pablo Casals su Bach erano dei monumenti alla musica. Il violoncellista è stato il primo dei numerosi artisti che mi hanno dato continue iniezioni di vitalità».

x 26 I 50epiumagazine.it I MAGGIO 2017

1967

VENEZIA Sergiu Chelibidache lo dirige in un concerto alla Fenice di Venezia: «Mi impressionò l’enorme tensione e austerità musicale. Scoprii la straordinaria intensità e profondità spirituale dei tempi molto lenti».


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