For Roma Fleming novembre 2012

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La Clemens con Sean Bean (53 anni): nel film sono padre e figlia, lei nei panni di Heather Mason, il personaggio principale del terzo videogame, lui in quelli di Harry Mason, alias Christopher Da Silva, già apparso nel primo capitolo cinematografico. Gran parte delle riperse di Silent Hill: Revelation 3D si sono tenute a Toronto.

A distanza di sei anni dal primo fortunato episodio, Silent Hill, arriva il sequel Silent Hill: Revelation 3D, anch’esso tratto dall’omonimo videogame survival-horror prodotto dalla giapponese Konami Corporation, e basato sul terzo capitolo della saga videoludica. A differenza del primo, opera del francese Christophe Gans, questo secondo atto è scritto e diretto da Michael J. Bassett, regista e sceneggiatore britannico che in passato ha dimostrato di avere una buona familiarità sia con l’horror (Wilderness, 2006) sia con il fantasy (Solomon Kane, 2009), ed è prodotto da Don Carmody e Samuel Hadida, già artefici del successo dell’epopea di Resident Evil. L’idea di un seguito nasce proprio da questo apprezzamento del pubblico per l’altro celebre videogioco horror, sviluppato dalla Capcom per Playstation e altre console, portato più volte sul grande schermo negli ultimi anni e reso popolare dall’interpretazione di Milla Jovovich nei panni della sexy eroina Alice. La forte contrapposizione tra i fan dei due giochi interattivi, con conseguenti ripercussioni sugli spettatori cinematografici, è già di per sé un’ottima base di partenza per le sorti del nuovo film. Che comunque deve molto al genere orrorifico in generale, trovando

ispirazione soprattutto nelle opere di George A. Romero su zombie e non morti in cui vengono dipinti angosce, paure e terrore. La pellicola, girata in tre dimensioni come sottolineato anche nel titolo, riprende le atmosfere tetre e spettrali del videogame, enfatizzando l’inquietudine trasmessa dal precedente capitolo cinematografico e la presenza di personaggi lugubri e sgradevoli, come le infermiere dal viso mutilato che tanto hanno terrorizzato gli appassionati del gioco, oppure come il mostruoso Testa a Piramide, uno dei personaggi più iconici della saga, comparso anche nel primo episodio. Al quale Michael J. Bassett non ha potuto fare a meno di ispirarsi, anche se, per sua stessa ammissione, ha cercato di capire profondamente i lati positivi e negativi del prototipo, concentrandosi molto sulle scene action e sui momenti di tensione pura, senza ovviamente trascurare la storia e le sensazioni già provate davanti al monitor di una console. Insomma, non solo contenuti ma anche una forma ben confezionata per non deludere le attese dei tanti fan, abituati alle ambientazioni, al carisma dei protagonisti e agli step via via più impegnativi ed emozionanti del prodotto originale. Con queste

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