“FORMAZIONE PROFESSIONALE PER I RIFUGIATI E LE COMUNITÀ OSPITANTI: AUTONOMIA E VITA SOSTENIBILE”
IL PROGETTO Nel Distretto di Koboko si sono stanziati da fine 2013 alcune migliaia di profughi, provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo. Il governo locale ha assegnato loro delle terre dove si sono stanziati provvisoriamente. Non è al momento prevedibile un loro rimpatrio, pertanto è necessario aiutarli a raggiungere una autonomia nella produzione del cibo necessario. Insieme al governo locale, all’ufficio del Primo Ministro ugandese, il Ministero della Protezione Civile, l’UNHCR e con una impresa agroalimentare coreana, ACAV ha avviato un progetto di formazione agricola per 750 profughi (circa una persona per capofamiglia), che saranno dotati anche di sementi e attrezzi necessari per la produzione di prodotti per la sussistenza e anche da destinare al mercato internazionale. Allo stesso tempo sarà parte del progetto anche la comunità ospitante che parteciperà ai corsi in ambito agricolo. ACAV ha maturato una significativa esperienza nel settore della formazione dei contadini e delle contadine e nella promozione di tecniche culturali che permettono una buona resa. Ha quindi le competenze per organizzare l’educazione non formale, la distribuzione di sementi, piante e talee per avviare le produzioni e il supporto tecnico nelle diverse fasi del lavoro. Le amministrazioni locali e centrali insieme a UNHCR rafforzeranno la struttura educativa della scuola agricola di Jabara, anche con la realizzazione di nuove infrastrutture e faciliteranno la coltivazione dei terreni da coltivare per i rifugiati. L’impresa agroalimentare coreana KATO, già presente nella regione con un approccio rispettoso delle risorse umane ed ambientali, integrerà l’assistenza tecnica di ACAV e dei tecnici del distretto su specifiche produzioni, come il sesamo, che è interessata a collocare sui mercati internazionali. DOVE: AFRICA, AFRICA, Uganda, West-Nile, Distretto di Koboko Partner locali: Repubblica dell’Uganda, Distretto di Koboko (Uganda), Kato (azienda agricola Coreana)
IL CONTESTO Il Distretto di Koboko è caratterizzato da insediamenti molto recenti, e fino a pochi anni fa instabili. In questo territorio al Nord dell’Uganda, confinante con il Sud Sudan e la Repubblica Democratica del Congo, le guerre e le guerriglie che hanno imperversato negli ultimi decenni del secolo scorso hanno provocato esodi e controesodi di intere popolazioni. Raggiunta una certa stabilità interna e in Uganda e una formale pacificazione con i territori confinanti, da anni l’Amministrazione del Distretto è impegnata a costruire insediamenti stabili, a promuovere le condizioni igieniche, sanitarie e economiche necessarie alla sopravvivenza. ACAV è massicciamente presente nel Distretto dal 2012 e finora i suoi interventi hanno dato una grande spinta alla pace sociale, al benessere e allo sviluppo economico. L’agricoltura occupa l’80% della popolazione del Distretto. In piccole coltivazioni familiari e utilizzando semplici attrezzi si produce; cassava, fagioli, arachidi, sesamo, miglio, soia, sorgo e mais. La maggior parte di quanto prodotto va al consumo familiare. Qualche capo di bestiame, capre, pecore e animali da cortile viene tenuti nei pressi delle abitazioni. La lavorazione dei prodotti agricoli è praticamente assente, sia per la scarsa produzione sia per la mancanza di infrastrutture e tecnologie. Negli anni 90 Koboko ha ospitato circa 50.000 rifugiati dal Sud Sudan in diversi campi e nonostante l’impegno dell’UNHCR nella buona gestione degli stessi dopo il loro svuotamento si sono presentati grossi problemi di carattere socio-economico e ambientale. Lo stesso potrebbe accadere con i profughi congolesi attualmente presenti se non dovessero essere prese misure adeguate. Dare formazione agricola e tenere occupati i rifugiati con un’ampio e positivo coinvolgimento dei principali stakeholders locali, nazionali e internazionali attivi nell’area è considerata la migliore strategia per mitigare i possibili disagi alle popolazioni ospitanti e dotare i profughi dei giusti strumenti per il ritorno.
COSA FACCIAMO I principali problemi che questo progetto affronta sono: • Mettere i profughi nella condizione di assicurarsi la sussistenza, senza gravare su una comunità già povera. • Favorire l’integrazione sociale dei profughi, migliorando le loro condizioni di vita e mettendoli in contatto con i residenti • Migliorare le pratiche agricole adottate nel territorio e offrire la possibilità di impegnarsi in attività generatrici di reddito differenziate e sostenibili, ora e in futuro • Aprire relazioni con una azienda profit, impegnata a operare secondo principi di sostenibilità e equità, per incentivare le produzioni che generano reddito e incrementano le attività economiche. • Sostenere il ruolo degli operatori che hanno lavorato nella gestione dell’emergenza e avviare con loro una iniziativa di sviluppo.
Obiettivo generale Migliorare le opportunità educative e socio-economiche dei rifugiati congolesi nel distretto di Koboko e delle comunità ospitanti.
Obiettivo specifico Fornire educazione agricola non formale a 750 rifugiati congolesi, rafforzare l’offerta educativa agricola a favore delle comunità ospitanti promuovendo un efficace e sostenibile sviluppo socioeconomico per entrambe le comunità.
CON CHI I beneficiari saranno 750 profughi congolesi e le loro famiglie. Assieme a loro saranno coinvolte le comunità del territorio. Partner del progetto sono il Distretto di Koboko, l’Ufficio del Primo Ministro ugandese, il Ministero della Protezione Civile, con UNHCR e la Kato, una impresa agroalimentare coreana
LE ATTIVITÀ • Informazione dell’iniziativa per il coinvolgimento della comunità dei rifugiati e dei residenti. • Adeguamento e consolidamento delle infrastrutture della scuola tecnica per mezzo della costruzione di un dormitorio maschile, un dormitorio femminile, servizi igienici, docce e silios, un blocco di 4 aule scolastiche, un refettorio e centro pilota per il trattamento post raccolta della cassava. • Selezione e formazione di personale docente in numero di 6 unità. • Selezione e formazione di 750 rifugiati che saranno formati e dotati di input agricoli e 100 acri terreno agricolo messi a disposizione dalle comunità accoglienti. • Supporto tecnico ai rifugiati impegnati nella produzione di alimenti (cassava, fagioli) e prodotti per il mercato (sesamo e fagiolini) da conferire alla ditta KATO che si occuperà della commercializzazione. • Selezione e formazione di 1.500 beneficiari provenienti dalle comunità accoglienti del Distretto di Koboko.
IL METODO Già nel 2013 ACAV ha dato una risposta all’emergenza profughi a Koboko, grazie al finanziamento della Provincia di Trento, con la costruzione di 2 pozzi e di servizi igienici per far fronte ai bisogni primari di salute ed igiene. Successivamente insieme al governo locale del Distretto di Koboko ha lavorato per creare le condizioni di convivenza tra le comunità e sostenere il percorso di sviluppo e crescita che coinvolgesse tutti. Ciascuno dei sottoscrittori dell’accordo porta il suo contributo alla realizzazione ed alla sostenibilità del progetto. L’UNHCR guarda a questo progetto con particolare attenzione, perché potrebbe essere la strada per evitare che i campi profughi restino luoghi di povertà disperazione. Particolarmente interessante la presenza di un’azienda internazionale, la KATO, coreana, che accoglie l’invito a partecipare ad un’iniziativa umanitaria aperta allo sviluppo economico. I prodotti agricoli saranno infatti acquistati e commercializzati dall’investitore privato, impegnato al rispetto delle regole e dei lavoratori. ACAV ha messo in atto e vuole sperimentare un modello che punta a far collaborare comunità ospitanti e governi, stakeholder locali e organizzazioni internazionali, iniziative profit e no profit, proprio come previsto dagli orientamenti e dalle leggi internazionali e nazionali per la cooperazione. Offrire ai profughi e alle comunità ospitanti una prospettiva di integrazione, sicurezza alimentare, e l’entrata del mercato agricolo significa anche dare una risposta ai problemi posti dalle grandi migrazioni e dalla tragedie del Mediterraneo. La cooperazione internazionale è una delle risposte, e ACAV lavora in Africa perché gli africani possano vivere lì dove sono nati con dignità e con una seria prospettiva di futuro.
SOSTENIBILITÀ Importante in questa azione è il coinvolgimento di UNHCR che finanzierà attività propedeutiche come la formazione di personale docente (6 persone), i corsi formativi, la costruzione di quattro aule scolastiche, un refettorio ed un centro pilota per il trattamento e la raccolta della cassava nel centro agricolo-dimostrativo di Jabara. Si arriverà così al potenziamento di una struttura operativa molto importante, la cui gestione sarà assunta dal Distretto, dopo l’uscita concordata di ACAV. I rifugiati potranno provvedere fin da subito alla propria sopravvivenza e avranno conoscenze e competenze utili anche in altri contesti Le coltivazioni agricole e l’uso delle risorse naturali rispettano il territorio e l’ambiente, con pratiche non invasive e attenzione all’acqua, all’aria, alle foreste, agli animali.
www.acav.eu
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