La scuola elementare durante il periodo fascista: i registri della scuola S. Giuseppe di Sassari

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fra i banchi veniva molto inceppata. Nonostante ciò la piccola aula dove trascorsi il mio primo anno d’esperienza magistrale non si cancellerà facilmente dalla mia memoria. Le lezioni cominciarono il 5 dicembre 1932 e terminarono il 17 giugno 1933; mancai in gennaio due giorni di seguito perché colpita da leggera forma influenzale ed un giorno in maggio per dolorosa circostanza familiare. Nonostante il ritardo con cui cominciavano le lezioni, il programma è stato svolto interamente, sebbene un po’ affrettato per le nozioni varie e per la religione, con più calma, invece, e maggior impiego di tempo per l’ortografia, la lettura, l’avviamento al comporre, l’aritmetica. Un po’ trascurati sono stati anche i lavori femminili, sia per il tempo troppo limitato, sia per il fatto che la mia classe era mista e che i maschietti si sbrigavano più presto nei loro lavori di pieghettatura e non potevano essere uditi, mentre leggevano, per le frequenti interruzioni delle bimbe, che, lavorando, dovevano chiamare l’aiuto dell’insegnante. Le bimbe hanno imparato le varie maglie coi ferri e con l’uncinetto e i più facili punti di cucito (orlo semplice, filza, impuntura) ma non hanno certo quella perfezione che avrei desiderato ma che richiede molta pratica, per la quale c’è mancato il tempo. Per l’educazione fisica mi sono limitata agli esercizi ordinari fra i banchi e fuori dall’aula, alle flessioni e rotazioni del busto e della testa, alla spinta delle braccia, alle marce e contromarce ecc., come scritto in programma, senza insegnare gli esercizi collettivi che si fanno dalla terza classe in su. In fatto di disciplina, e anche di pulizia, non ho certo a lodarmi con la mia classe. Per la disciplina devo ammettere, prima di tutto, che l’elemento non era fra i migliori, avendo avuto una classe in maggioranza di ripetenti (alcuni dei quali anche per la 3ª o 4ª volta) e un insieme d’alunni provenienti, non da un medesimo insegnante, ma da più classi dirette da diversi maestri; bisogna aggiungere a ciò anche la mia assoluta inesperienza prima di quest’anno. Molti erano i fanciulli irrequieti e disturbatori per natura, per i quali occorrevano un’autorità e un tatto speciale al fine di ottenere un po’ di disciplina; una bimba, fra le più grandi e le più turbolente, è stata sospesa il 18 maggio perché toglieva la quiete a tutta la classe, occupata in un compito d’aritmetica. Per la pulizia posso notare, se faccio un confronto fra i primi giorni di scuola e gli ultimi, un miglioramento abbastanza rilevante, ma neppure soddisfacente, ciò è da attribuirsi però, in massima parte alle condizioni non agiate di tutte e famiglie degli alunni, senza, quasi, nessuna eccezione. I due saggi scritti (dettato e tema) si svolsero il venerdì 16 giugno, vigilia della chiusura delle scuole, ma già dal principio della settimana, anzi dagli ultimi giorni di quella precedente, avevo cominciato a interrogare gli alunni su tutte le materie per poter dare un giudizio equo ed esatto su ciascuno di loro. Presentai ai saggi e alle interrogazioni erano 30 alunni, di cui dodici bimbi e diciotto bimbe; una delle bimbe mancava, perché ritiratasi dopo la meritata sospensione, un’altra si era pure ritirata dai primi di maggio; ciò nonostante sono state entrambe scrutinate. Il risultato delle interrogazioni e dei saggi è questo: 5 alunni sono stati esclusi dagli esami della 2ª sessione; altri 5 sono stati rimandati (uno solo per il dettato, gli altri per due materie); 22 sono stati promossi alla 3ª classe.

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