gli uomini. La politica dello sport prevedeva dunque il coinvolgimento delle donne nei circoli ricreativi e nei gruppi giovanili fascisti. Intorno al 1930, tuttavia, di fronte alle proteste della Chiesa e alla minaccia che le donne potessero servirsi dello sport per fare un passo verso l’emancipazione, il regime fece marcia indietro, promuovendo negli anni successivi un modello di
cultura
fisica
per
le
donne
altamente
regolato
e
medicalizzato.�
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