Amici che rubano le bici

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26 pestò una cacca di cane. Apriti cielo. Era ovviamente colpa della giovane schiava, rea di avere portato la macchina proprio dinnanzi a quell’indecenza e di non avere calcolato il pericolo per la regale scarpa di sua maestà. In realtà, la colpa che aveva Maddalena era quella di essere giovane e carina come lei non era più da tempo o forse non era mai stata. Una colpa che una donna come Anna Magnanello non poteva lasciare impunita. Così, la bastarda si sedette sul sedile dell’auto con le gambe penzolanti fuori dalla macchina e ordinò a Maddalena di toglierle la scarpa, ovviamente con un tono di voce tra l’urlo e il canto lirico. La ragazza arrossì solo all’idea di doversi inchinare per togliere la calzatura dal reale piede della dea, ma lo fece. Dal canto suo, Anna non fece alcun tipo di movimento per aiutare la ragazza nella sua ostile operazione. Anzi, sembrò quasi ostacolarla costringendo la giovane a chinarsi completamente fino a terra, a sollevarle la gamba e a staccare dal tallone la scarpetta con tacco dodici. Una volta tolta la scarpa, Anna tirò fuori dalla sua enorme borsa un paio di ballerine e le gettò con disprezzo a terra. “Ho le unghie appena fatte, non mi vorrai lasciare scalza?”. Maddalena, che si trovava già nella posizione tipica di chi aveva raggiunto il fondo del barile, si rese conto che stava iniziando a scavare. Tolse anche l’altra scarpa e infilò alla sua dama entrambe le ballerine, sentendosi ripetere almeno in un paio di occasioni: “Dai, svelta non ho mica tutto il giorno”. In tutto questo aveva un paio di volte incrociato lo sguardo della Magnanello, che dall’alto della sua posizione sembrava godersi il tutto compiaciuta. Quella sera, Maddalena pianse nel letto del monolocale in affitto in cui abitava da quando era venuta a Milano. Pianse sapendo che presto avrebbe sentito al telefono i suoi genitori, e alla domanda: “Tesoro come va su a Milano?” avrebbe risposto: “Tutto bene”, trattenendo con le lacrime un fiato che avrebbe voluto urlare: “Voglio tornare a casa!” Ma certe cose, a un genitore, non si potevano dire. Come venne andò via. Quell’abbraccio, dapprima caldo e caloroso di Mauro, scomparve nell’istante stesso in cui si materializzò. Terza regola: “Ti voglio bene quando sei utile, appena non servi sei inutile quindi vattene”. Maddalena venne quasi spinta con forza da Mauro fuori della sala riunioni. «Allora, visto che avevo ragione io? Che frutti proponi?» «Mela. Ananas. Ciliegia. Fragola. Pera. Anzi no, aspetta, pera fa pensare a una siringa.» «Esatto questo è lo spirito.» «Banana, l’ho già detto?» Rutto di Piero. «A me piace l’uva.»


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