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Anno II n. 4-5

Aprile-Settembre 2011

Casa di cura Villa L’Ulivo Carmide s.r.l.

Casa di cura Villa L’Ulivo Carmide s.r.l.

Trimestrale di informazione dell’Ass. “Amici del Cuore” della Casa di Cura Villa L’Ulivo Carmide s.r.l. Aderente a CONACUORE - Coordinamento Nazionale Associazioni del Cuore

Anatomia e funzionamento del Cuore Parlare del cuore impone sempre una scelta culturale. Ritenuto sede degli affetti e delle passioni, oggetto di grandi e severi sacrifici umani in civiltà del passato (Incas), organo percepito sensibilmente nella vitalità di ogni momento della nostra vita, il cuore è biologicamente soltanto un organo del nostro corpo. Organo vitale per eccellenza, che mantiene in vita tutti gli altri organi, compreso il cervello, il cuore è stato e viene tuttora paragonato, per la sua funzione, ad una pompa biologica in grado di distribuire il sangue a tutti gli organi del corpo. Il cuore deve queste capacità alla sua struttura, costituita da cellule muscolari, determinanti per la forza propulsiva delle pareti cardiache e alle sue valvole, le quali, per la loro forma e disposizione, garantiscono la direzione del sangue nelle cavità cardiache e verso i grandi vasi sanguigni.

Habitat naturale del cuore è il mediastino antero – inferiore, una regione che si trova nel torace, al di sopra del diaframma. Nel mediastino, tra l’altro, vengono ospitati anche numerosi organi tra i quali la trachea, i bronchi e l’esofago. Il cuore non è a diretto contatto con gli organi vicini; esso, infatti, è avvolto da un sacco fibroso chiamato pericardio, costituito da due foglietti (esterno e interno). Con il foglietto esterno e i suoi legamenti fibrosi esso delimita al cuore uno spazio proprio nel mediastino; con quello interno, che produce un liquido sieroso, evita l’attrito tra le pareti cardiache e lo stesso sacco pericardico. Paragonabile al pugno chiuso della propria mano, la forma del cuore prevede una porzione superiore, con pareti più sottili, costituita dagli atri (destro e sinistro, due cavità e relative pareti) e una porzione inferiore, con pareti più spesse, costituita dai ventricoli (destro e sinistro, due cavità e relative pareti). Dopo la nascita, i due atri (prima comunicanti tra loro) vengono separati da una membrana chiamata setto interatriale mentre i due ventricoli sono normalmente sempre separati tra loro da una parete chiamata setto interventricolare. Fra atri e ventricoli, si collocano rispettivamente, la valvola tricuspide a destra e la valvola bicuspide (o Mitrale) a sinistra. Pertanto l’atrio destro comunica sempre con il ventricolo destro sottostante e l’atrio sinistro con il ventricolo sinistro. Le valvole tricuspide e bicuspide, costituite da tessuto connettivo fibroso, per mezzo di sottilissimi tendini, si inseriscono alle pareti ventricolari e garantiscono, con la loro apertura verso la cavità ventricolare, un flusso unidirezionale del sangue dagli atrii ai rispettivi ventricoli. Nella parte destra del cuore, il sangue venoso, non ossigenato e ricco di anidride carbonica, dopo aver attraversato l’atrio e il ventricolo destro, raggiunge i polmoni, per mezzo dell’ arteria polmonare che origina dallo stesso ventricolo destro; contemporaneamente nella parte sinistra del cuore, il sangue ossigenato proveniente dai polmoni, mediante le 4 vene pol-


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monari, raggiunge l’ atrio sinistro e il ventricolo sinistro sottostante per immettersi nella grande arteria aorta, che avrà cura di distribuirlo a tutto il corpo mediante la grande circolazione. Perché chiamiamo vene polmonari i vasi che portano sangue ossigenato e arteria polmonare quella che conduce sangue venoso ai polmoni ? Il termine arteria si conferisce a vasi che dal cuore si dirigono alla periferia (vedi l’aorta) mentre il termine vena viene dato ai vasi che dalla periferia vanno al cuore (vedi le vene cave sup ed inf). Ciò, che vale per la Grande circolazione, tuttavia, non lo è per la Piccola circolazione o circolazione polmonare, nella quale il sangue arterioso, che arriva dai polmoni all’atrio sinistro, avendo una direzione centripeta, viaggia in vene polmonari; mentre il sangue venoso, che dal ventricolo destro va ai polmoni, avendo direzione centrifuga, viaggia in arteria polmonare. Chi nutre e ossigena il cuore ? Le pareti muscolari del cuore sono vascolarizzate dalle arterie coronarie, (destra e sinistra) che si diramano dall’arteria aorta, subito dopo la sua origine dal ventricolo sinistro del cuore. In tal modo, il sangue ossigenato, proveniente dall’atrio sinistro e a sua volta dalle vene polmonari, viene garantito subito alle pareti cardiache ad ogni contrazione ventricolare.

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Perché il cuore si contrae ? Il cuore è un organo prevalentemente muscolare in grado di contrarsi per la presenza di un sistema di fibre autoeccitatorie proprie del cuore, (sistema di conduzione o pacemaker). Grazie a questo sistema le fibre muscolari cardiache sono capaci di contrarsi autonomamente e senza la nostra volontà. Detta attività elettrica del cuore è registrabile con strumenti appositi e graficamente visibile con l’elettrocardiogramma. GIUSEPPINA MARTINEZ

L’uomo è dov’è il suo cuore, non dov’è il suo corpo. Mahatma Gandhi (1869-1948) AVVISO La rubrica “Luminari della medicina” è stata temporaneamente sospesa per ragioni di spazio. Sarà riproposta nel prossimo numero con la biografia del prof. Giovanni Maria Rasario (1906-1989).


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Importanza dell’esercizio fisico-2 (Riepilogo parte 1) Il concetto di anzianità è cambiato, si vive di più e l’età avanzata non deve essere una giustificazione per non svolgere attività fisica. L’inattività è considerata oggi uno dei maggiori fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, respiratorie, muscolo-scheletriche e tumorali, come pure il diabete, l’ipertensione e l’obesità. Bisogna far capire a tutti l’importanza dell’esercizio fisico per la prevenzione.

Un’adeguata attività fisica praticata lungo tutto il corso dell’esistenza o comunque per lunghi periodi (non è mai troppo tardi per cominciare !) consolida e sostiene l’efficienza della funzione del cuore, migliora lo stato di nutrizione dei muscoli e la loro forza, preserva la flessibilità dei diversi segmenti del corpo, contribuisce a mantenere le capacità di equilibrio e di coordinazione dei movimenti e la loro velocità di esecuzione. A livello psichico, l’attività fisica favorisce il rilassamento, la riduzione dello stress, la stabilizzazione dell’umore. L’attività fisica consente soprattutto di mantenere il tono e la forza muscolare, una buona funzionalità articolare e di conservare un rapporto favorevole tra massa adiposa e massa muscolare, così da ridurre l’insorgenza di disabilità funzionali. I benefici sociali: lo stile di vita sedentario ha, fra le altre conseguenze, specialmente nelle persone anziane, quella di isolarle a poco a poco dal contesto della vita sociale. L’attività fisica, soprattutto se esercitata all’aperto e ancora più quando si svolge in gruppi, contribuisce in modo rilevante

all’integrazione sociale e alla creazione di nuovi legami di amicizia o, comunque, di relazione anche con soggetti appartenenti alle generazioni più giovani. I benefici nella prevenzione delle malattie: l’attività fisica può rappresentare un fattore determinante nella prevenzione di numerose fra le più diffuse malattie della terza età: osteoporosi, diabete, insufficienza cardiaca, ipertensione, malattie delle coronarie e riduce fortemente il rischio di tumore della mammella, del colon e dell’utero. Purché sia regolare e continua: infatti i benefici effetti dell’attività fisica si perdono rapidamente quando viene sospesa. Cosa protegge l’attività fisica: Apparato cardiovascolare • Migliora il lavoro del cuore e le sue prestazioni contro gli effetti dell’invecchiamento e delle malattie; • riduce la pressione del sangue nelle persone affette da ipertensione moderata e ne attenua l’aumento quando dipende dall’invecchiamen to. Apparato respiratorio

malattie croniche, aumentando la resistenza e riducendo l’affaticamento; • contribuisce a mantenere l’autosufficienza nella vita quotidiana; • riduce il rischio di fratture, • riduce le limitazioni dei movimenti; Psiche • Riduce l’ansia e la depressione nelle forme moderate; • influenza l’umore in modo favorevole; • può migliorare la memoria; • può migliorare le condizioni collegate allo stress. Se da un po’ di tempo si conduce una vita sedentaria e si decide di riprendere un po’ di attività fisica, è bene consultate il medico. Egli potrà dare dei buoni consigli per intraprendere iniziative adeguate allo stato di salute, alle condizioni fisiche e alle situazioni ambientali. Verificate i risultati ottenuti lungo il corso dell’anno, a intervalli regolari, e l’eventuale opportunità di variare le prestazioni per migliorare i vantaggi acquisiti. MAURO BIONDI (2 - continua)

• Aumenta la capacità respiratoria; • aumenta la capacità di utilizzare l’ossigeno da parte dell’organismo. Sistema muscolo–scheletrico • Migliora la capacità di lavoro muscolare contro gli effetti dell’invecchiamento e delle

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Quando il cuore perde colpi... il pacemaker Tutti sanno che il cuore è il motore del nostro organismo ed un suo cattivo funzionamento deve mettere subito in allarme. Come tutti i motori anche il cuore ha una batteria, una centralina ed un sistema di fili che distribuiscono la corrente a tutte le sue cellule: un danneggiamento dei fili provoca la comparsa di un blocco di branca mentre il danneggiamento della centralina comporta la comparsa di un blocco di grado avanzato la cui gravità è facilmente intuibile. Per nostra fortuna alla fine degli anni ’50 due svedesi, un bioingegnere e un cardiochirurgo (Elmqvist e Senning) costruirono un rudimentale pacemaker che, inserito in una scatolina di lucido per scarpe, impiantarono su un paziente che andava incontro ad arresti cardiaci più o meno prolungati (per un blocco cardiaco completo). Il sistema impiantato (elettrodo e pacemaker) si guastò dopo una settimana, ma i successivi tentativi ebbero miglior fortuna e grazie a questa geniale invenzione il paziente è sopravvissuto sia all’ingegnere inventore che al chirurgo impiantatore. Questo fatto permette di affermare che i portatori di pacemaker hanno una durata della vita pari a quella di soggetti sani. Il pacemaker nacque quindi come salvavita ma nel tempo è diventato sempre più sofisticato (i pacemaker pesano oggi meno di 20 grammi); possiede molteplici funzioni ma quella fondamentale è la capacità di sorvegliare costantemente l’attività cardiaca: si attiva automaticamente allorché il cuore dovesse perdere anche un solo colpo senza che il paziente si accorga di nulla. In questi ultimi 50 anni della storia dell’uomo abbiamo assistito ad una esplosione della tecnologia in tutti i campi del sapere umano e la bioingegneria è riuscita a mettere le nuove scoperte a disposizione della medicina e della cardiologia in particolare. Ad esempio sfruttando la tecnologia aerospaziale, i circuiti elettronici inseriti nei pacemaker sono miniaturizzati ed il rivestimento è di titanio come il rivestimento delle ogive spaziali (sottili e resistenti). Il miglioramento dei prodotti ne ha poi ampliato i campi di impiego: pertanto oggi i pacemaker non sono più utilizzati solo per evitare la morte da arresto cardiaco ma anche, e soprattutto, per migliorare la qualità della vita specie di quei pazienti che soffrono di particolari aritmie o vanno incontro a scompenso cardiaco (ad es. esistono pacemaker in grado di allertare il paziente dell’arrivo di un episodio di edema polmonare già due o più giorni prima del grave evento, dando così la possibilità di mettere in opera la terapia più opportuna!). Per quanto riguarda l’impianto è bene ricordare che esso non necessita più di un intervento cardiochirurgico ma solo di una procedura abbastanza semplice che si attua a paziente sveglio in anestesia locale. Addirittura, in un futuro forse non lontano, basterà una semplice puntura venosa per posizionare un pacemaker, diventato quasi microscopico (del peso di soli 2 grammi) direttamente dentro il cuore.

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Ma bisogna aspettare di avere un blocco cardiaco avanzato, per impiantare urgentemente un pacemaker? Direi proprio di no! Un controllo cardiologico periodico può essere in grado di identificare facilmente i pazienti che necessiteranno di un supporto elettrico. La vita media si sta allungando in maniera significativa ed è intuitivo che, come tutti i motori, anche il motore “cuore” può andare incontro ad usura di qualcuna delle sue parti… ergo… più avanti si va con gli anni più ravvicinati ed attenti devono essere i controlli e se viene fuori che qualche pezzo è a rischio di guasto si va dal “cardiologo-elettricista” che semplicemente sostituisce batteria e pile permettendoci di proseguire per la nostra strada con serenità, fino a quando Dio lo vorrà! La maggior parte dei soggetti con un pacemaker impiantato sono persone “normali” e vivono normalmente la loro vita, ma esistono soggetti ansiosi che si pongono una serie di domande come: • posso continuare a fare tutto quello che facevo prima? • posso usare il telefonino, il rasoio elettrico, il ferro da stiro, etc? La risposta è sì: si può fare tutto quello che si faceva prima, si possono usare sia gli elettrodomestici che il telefonino perché ormai i pacemaker sono protetti dalle interferenze elettromagnetiche: unica attenzione, per alcuni pazienti, non sostare all’altezza delle porte antitaccheggio dei negozi e all’interno dei metal detector aeroportuali. Infine è generalmente sconsigliato (almeno per i vecchi modelli) sottoporsi a risonanza magnetica. Un’altra comprensibile domanda è sapere quanto durerà la pila e se alla sostituzione si cambierà solo la batteria o tutto il pacemaker. I pacemaker sono garantiti commercialmente almeno per 5 anni ma abbiamo esperienza di esemplari attivi anche 9-10 anni.. La sostituzione è un intervento della durata di pochi minuti, si esegue in anestesia locale e quasi sempre in day hospital; si sostituisce tutta la scatoletta mentre si lasciano in situ i fili di collegamento tra cuore e batteria. In conclusione il pacemaker è stata una piccola grande invenzione che ha contribuito ad allungare la vita di molti pazienti e a migliorarne la qualità. Il consiglio finale, specie per quelli che abbiano superato gli “anta”, è quello di non trascurare piccoli segnali (quali capogiri, lievi svenimenti o irregolarità del polso) anche scarsamente sintomatici perché possono rappresentare la prima avvisaglia, segnali di un guasto nel nostro sistema elettrico che, come abbiamo detto, è oggi facilmente riparabile (se provvediamo con tempestività!). Come sempre: “prevenire è molto meglio che curare”.

SALVATORE MANGIAMELI


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“Amico cuore” a Librino

I nostri sponsor

Il progetto procede con grande successo. Siamo verso la metà dell’anno: 170 persone arruolate, tutti hanno eseguito uno screening cardiologico completo e gratuito. Primi risultati: 50% con patologie importanti (ipertensione, cardiopatia ischemica, diabete) che avevano bisogno di una ottimizzazione clinica e terapeutica, 10% di patologie importanti sconosciute (difetti interatriali, aneurisma dell’aorta–ascendente, valvulopatia aortica severa, stenosi carotidea > 80%) identificati e corretti nei reparti ad hoc, sono già stati fissati i vari controlli per tutti gli aventi bisogno, scadenzati nel tempo secondo le necessità. L’attività di educazione sanitaria e comportamentale ha compreso: 1. Assemblea plenaria con tutti i partecipanti con ampie discussioni tra i vari fattori di rischio con gli specialisti aderenti; 2. Conferenza del prof. Salvatore Mangiameli (v. art. nella pag. a fianco) con argomento: “È possibile fare prevenzione in cardiologia?”; 3. Corso della durata di 6 ore: “Mangio giusto, mi muovo e sto bene”, con cena in tema con piatti preparati dai partecipanti al corso; 4. Conferenza del prof. Arturo Xibilia e della dott.ssa Gessica La Leggia (v. art. a pag. 6), psicologi, dal titolo: “A che servono gli psicologi”. Inoltre, il gruppo di Librino sarà coinvolto in tutte le iniziative normali della nostra Associazione. ANTONIO CIRCO

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Rubrica

Dalla parte del paziente

Questa rubrica è aperta a tutti. Ogni socio che volesse collaborare è il benvenuto, nello spirito di questo foglio che, oltre ad essere un mezzo di divulgazione, si propone di invitarci all’osservanza di alcune elementari regole di vita per la salvaguardia della nostra salute.

Luca ha 37 anni, ha un bambino di due anni e un altro è in arrivo. Fisicamente esile e giovanile nell’abbigliamento, si presenta al colloquio con la psicologa nascondendo il viso dietro una mascherina bianca. Si siede, abbassa lo sguardo e dice: “ho un cuore nuovo da tre mesi… erano le quattro del mattino, il telefono squilla, prima ancora di rispondere so che è giunto il momento. Lo aspettavo da tre anni, e immaginavo sarebbe successo di notte”. La storia clinica di Luca inizia lontano nel tempo, quando all’età di 18 anni fu “riformato” alla visita militare, per via di un “soffio al cuore”. Controlli, diagnosi non sempre convergenti... Luca va abbandonando a poco a poco la sua quotidianità, la partita di calcetto, le corse, i ricchi pranzi domenicali, e poi anche il suo lavoro di elettricista per via del pacemaker. Dopo due interventi e la ridotta autonomia del cuore, ad un certo momento il suo nome viene inserito nella lista d’attesa. Affrontare un trapianto, è un’esperienza traboccante di emozioni contrastanti che si alternano lungo l’intero percorso, dall’inserimento nella lista, al post-operatorio. Gli aspetti fisici e quelli psicologici si mescolano e si influenzano reciprocamente, ed è per questo che è opportuno conoscere a fondo lo stato psicologico nonché la situazione personale, familiare e sociale del paziente. Preparare psicologicamente la persona che riceverà un trapianto di cuore, consente una più rapida ripresa post-trapianto, un miglioramento significativo della qualità della vita e, per al-

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cuni, un prolungamento della sopravvivenza. Tra gli aspetti da considerare, la consapevolezza dei rischi dell’operazione, le paure inespresse e la relazione fantasmatica che si viene spesso a creare con il donatore, un morto. Possiamo immaginare il lunghissimo iter per un trapianto d’organo diviso per fasi: la fase prima del trapianto, la fase immediatamente successiva, e la fase della riabilitazione. Sono fasi senza tempo, e senza certezze, ognuna ha caratteristiche proprie e presenta problematiche psicologiche specifiche, che devono essere riconosciute ed affrontate per favorire una consapevole accettazione ed un buon adattamento. Nella fase che precede il trapianto la fanno da padrone paura e ansia di non essere idonei, che si scontrano con la speranza di essere chiamati al più presto. L’angoscia legata al rischio di morte determina nel paziente una perdita di controllo sull’ambiente, il che ingigantisce la percezione della gravità del momento. In questa attesa il paziente non costruisce né progetta il proprio futuro, ma vive una fase di stallo, che coinvolge anche quelli che ne condividono la vita. La notizia che il trapianto avrà luogo, causa in Luca una cascata di nuove emozioni. Egli racconta che durante tutto il tragitto da casa all’ospedale chiese alla moglie di non avvisare nessuno: aveva la paura che quel cuore tanto desiderato non fosse idoneo, che non fosse pronto a riprendere a battere ancora. I primi giorni dopo il trapianto sono anch’essi caratterizzati da

una forte ambivalenza tra sentimenti di speranza in un futuro benessere e paura del rigetto. È questa la fase in cui si cerca di integrare l’organo trapiantato con l’immagine di sé, con l’immagine di un corpo che, nonostante fosse malato, era sentito come unico e proprio. La fase riabilitativa rappresenta il periodo in cui si acquista la consapevolezza di “esserci riusciti”. L’inserimento in una struttura di riabilitazione permetterà al paziente di controllare e monitorare il proprio cuore, di ritornare al più presto “in quel campo di calcio da tempo abbandonato”. È una riabilitazione alla vita, il momento in cui ci si scontra tra il prima e il dopo, tra un cuore nuovo e uno malato, tra l’inizio e la fine. Il ritorno alla “normalità” è un processo giornaliero di riappropriazione e di revisione del rapporto con sé stessi e con ciò che ci circonda. È un processo che vuole tempo: problemi relativi all’immagine di sé, pensieri rispetto al donatore, i rigori iniziali del regime terapeutico del follow-up, possono causare, nei soggetti psicologicamente più fragili, reazioni emotive che interferiscono con l’andamento clinico e con la qualità della vita. Luca tutto questo lo sa perché ha seguito un percorso che ha potenziato sia la sua consapevolezza che il controllo delle emozioni; ha capito che le ansie e le paure quando si tratta del cuore non si possono evitare, ma ha imparato a utilizzarle trasformandole in cautele. È fiducioso, e questo lo aiuterà molto nella sua nuova realtà. GESSICA LA LEGGIA


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Il Cardiopatico e i farmaci: un rapporto complesso Un paziente che ha problemi di cuore spesso ha bisogno di diversi farmaci, pertanto è necessario che il cardiologo e non solo lui abbia la pazienza di spiegare bene il significato e la giusta modalità di assumere i suddetti farmaci. Intanto è indispensabile che il paziente porti sempre con sé una fotocopia della terapia praticata e bisogna stare attenti perché il paziente tende a segnalare al cardiologo i farmaci che egli ritiene utili al cuore (spesso i farmaci per la ipertensione non vengono ritenuti tali), mentre le interazioni possono essere anche tra farmaci di patologie diverse, vedi infarto, diabete, ipertensione, etc. Quindi bisogna pretendere che il paziente si presenti a un controllo con tutte le scatole di farmaci che assume. Attenzione ai farmaci collaterali: per gli uomini spesso i farmaci contro l’ipertrofia prostatica abbassano la pressione e per le donne i farmaci per i disturbi della menopausa e contro l’osteoporosi hanno interazioni con gli altri farmaci. Poi bisogna stare attenti agli integratori che spesso sono farmaci a tutti gli effetti. Altro aspetto è il rapporto con la frequenza cardiaca: vi sono farmaci come i beta-bloccanti che l’abbassano e farmaci come alcuni calcio-antagonisti che la innalzano. Il paziente dovrebbe essere informato di tutto quanto per evitare sospensioni e “arrangiamenti” personali della terapia. Altro aspetto da curare è il rapporto con le farmacie e i cosiddetti generici: bisogna avere la pazienza di segnalare al cardiologo quando viene proposto un cambio “alla pari”. Non sempre i generici sono affidabili: bisogna parlare con il cardiologo che deve avere la pazienza di farsi trovare.

Ne viene fuori una grande Verità: disponibilità alla comunicazione e pazienza sono dei principi dai quali qualsiasi medico non può prescindere, ovviamente associato a un utilizzo razionale del cellulare del medico da parte del paziente. Oserei dire che tutto si condensa in un concetto: bisogna “ottimizzare” la comunicazione tra medico e paziente. E ora prendiamo in considerazione alcune domande che vengono fatte molto frequentemente: • a cosa serve il “bugiardino”? È una carta di istruzioni allegata ai farmaci che però non autorizza il paziente a prendere decisioni. Ogni decisione va demandata al medico; • la frequenza nell’assunzione dei farmaci: che cosa succede se non la si rispetta? Bisogna consultare il medico: ci sono terapie che permettono il recupero di una terapia “saltata” e altre che non lo permettono; • il rispetto degli orari: nella maggior parte dei casi è meglio rispettare gli orari (senza esagerare) - gli spostamenti vanno concordati con il medico; • interazioni tra farmaci: le associazioni vanno fatte solo se “autorizzate”; • aspirina e anticoagulanti: vanno sospesi 5 giorni prima di estrazioni dentarie o interventi chirurgici. È importantissimo ribadire un concetto: il medico deve sempre essere informato di quello che facciamo o cambiamo o “aggiustiamo” e pertanto deve essere disponibile e reperibile e il paziente deve essere equilibrato ed avere buon senso. ANTONIO CIRCO

“Parliamone” Oggi vogliamo iniziare un nuovo percorso dando vita a questa rubrica dove racconteremo le nostre disavventure quotidiane a contatto con gli Enti pubblici o per chiedere e ottenere un consiglio su qualunque argomento del nostro vivere quotidiano, cercheremo assieme di trovare delle risposte ai nostri interrogativi. È già trascorso un anno abbondante, da quando timidamente abbiamo consegnato la bozza finale al tipografo. Eravamo titubanti e ansiosi di conoscere il vostro giudizio ma anche orgogliosi per essere riusciti a portare a termine questo progetto. Abbiamo parlato delle nostre attività, di tanti argomenti sia scientifici che di attualità, ma anche di alcuni grandi della medicina, il tutto guarnito con servizi fotografici che hanno impresso in maniera indelebile, momenti di spensieratezza durante le nostre escursioni. Tanto per fare un esempio potremo scrivere tutto ciò che secondo noi non va per il verso giusto, quando entriamo in contatto con uffici della Pubblica Amministrazione e riscontriamo disservizi che vanno segnalati. Non necessariamente questo deve riguardare il mondo sanitario; possiamo segnalare anche disservizi di sportelli pubblici che non funzionano come dovrebbero etc.etc., e per farlo, abbiamo a disposizione questa pagina, dove descriveremo le nostre disavventure, i nostri dubbi o le nostre perplessità anche di carattere medico, spedendo il tutto alla mail catania-nelcuore@virgilio.it. La cosa più grave è, a proposito dei disservizi, che se lo Stato ritarda nei nostri confronti, è tutto a posto, ma se ritardiamo noi sono guai e sanzioni. Siamo sempre qui ad aspettare le vostre mail di segnalazione e di sfogo, e per finire mi viene da chiedere alla Pubblica Amministrazione: “Le ore perse inutilmente negli uffici pubblici da parte dei cittadini, che valore hanno per voi?” SALVO VITALE

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Gita a Siracusa (25 giugno)

Catania nel Cuore

Trimestrale di informazione cardiologica Direttore: Antonio Circo Direttore responsabile Salvatore Vitale Comitato di redazione Antonio Circo, Mario Guzzardi, Francesco Turco, Salvatore Vitale Stampa: Tip. Francesco Lazzara Via Zurria, 46 - 95121 Catania Reg. Tribunale di Catania n.2/2010 del 05-02-2010 (Registro giornali e periodici) Editore: Ass. Amici del Cuore Onlus Presidente: Vito Cicchello Leanza della Casa di Cura Villa L’Ulivo Carmide s.r.l. Via Feudogrande, 13 95126 Catania e-mail: catania-nelcuore@virgilio.it Quote associative annuali: socio ordinario: € 20,00 socio sostenitore: € 35,00

c/c Credito Siciliano - Acicastello CT IBAN: IT-41-Y-0301926102000008012614 “Catania nel Cuore” è distribuito gratuitamente ai soci dell’associazione, agli Istituti di cardiologia, ai medici cardiologi, e a quanti si siano particolarmente distinti nella ricerca, nella prevenzione e nella cura delle patologie cardio-vascolari. Gli articoli, le lettere, e quant’altro, inviati per la pubblicazione, non vengono restituiti. Il comitato di redazione si riserva il diritto di modificare o eseguire piccoli interventi sui testi, per uniformarli alle norme redazionali o per esigenze d’impaginazione, ma anche per garantire consistenza stilistica e uniformità editoriale. I diritti su tutto ciò che viene pubblicato appartengono a Catania nel Cuore. Riguardo alle illustrazioni, la redazione avrà cura di ottenere la relativa autorizzazione degli aventi diritto. Le foto pubblicate sono pertanto acquisite con relativo assenso scritto o verbale all’utilizzo, o fornite direttamente dagli interessati; altre, senza indicazione di copyright, si intendono di pubblico dominio e pertanto utilizzate comunque senza fini di lucro. Nel caso che gli aventi diritto siano irreperibili, si resta a disposizione per regolare eventuali spettanze.

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