WAVe11 numero 8

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LAURA PORTESAN

DI Riccardo Ruvolo e Giordano Cova «Dicono che c’è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare». È con questa mezza strofa di Ivano Fossati che si può sintetizzare quanto detto nel tardo pomeriggio del 5 luglio. I due architetti “antagonisti” Marco Navarra e Mauro Galantino sono portavoce di pratiche differenti della stessa disciplina. Navarra pare ossessionato dal lento trascorrere del tempo sia come problema sia come materia di progetto. Secondo l’architetto siciliano l’abitare è mutevole e non è preventivamente determinabile dal progettista, ma è appannaggio delle persone. Attraverso i suoi interventi infatti, il progettista tenta di rispondere a “condizioni limite” (ambienti periferici e dismessi) con approcci sottili che lasciano all’utente il compito di completare quanto avviato dal disegno dell’architetto, sempre che di completamento si possa parlare, perché il continuo rinnovarsi dei luoghi è dato dal tempo e dall’uso quotidiano. Navarra presenta il suo modo di operare attraverso uno schema chiamato Lo-Fi Architecture: architecture as curatrial practice. Questo diagramma è tripartito in: Rhythms (tempi), Devices (strumenti), Pleasures (piaceri). Nel primo step si considera che «spesso l’architettura ha dato per scontato una dimensione eterna del tempo, quando in realtà il progetto affronta la sua crisi maggiore proprio nel gap che passa dalla sua concezione alla sua costruzione, ma soprattutto alla sua abitabilità». Il processo progettuale procede fino a raggiungere l’ultimo passaggio, che porta con sé una domanda centrale: per quale motivo c è bisogno di continuare a fare architettura? Forse per riconquistare una dimensione del piacere. L’attenzione è posta dunque all’indeterminatezza del domani e soprattutto alle esigenze dell’essere umano dell’avvenire. Questa architettura ha dunque come cardine il tempo e l’uomo. Galantino propone invece una concezione più classica dell architettura, rispondente ai canoni vitruviani di firmitas, utilitas e venustas. L’architetto «si fa sarto», costruendo all’utente un circostante razionale, pensato e dedicato fino all’ultimo

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dettaglio come nell’ormai consumato slogan rogersiano «dal cucchiaio alla città». Galantino espone quattro progetti a sostegno delle sue tesi, tra cui un’anteprima assoluta: il nuovo ingresso alla città di Venezia. Dalle sue opere traspare una grande attenzione costruttiva che non permette approssimazioni. La sua architettura è caratterizzata da echi razionalisti che rendono monumentale il valore dei materiali usati. Nei progetti illustrati, la forma e la funzione hanno eguale importanza: diversamente da Navarra, gli spazi vengono definiti interamente nelle loro caratteristiche. I due antagonisti scelgono quindi di affondare le mani in terre diverse, trame contrarie, e questo è determinato anche dai diversi contesti in cui si sono trovati a lavorare. Navarra risente dell’influenza degli spazi aperti delle campagne siciliane, mentre Galantino opera all’interno di contesti urbani. Il dibattito è basato particolarmente sull’idea di abitabilità differente nei due protagonisti, e di conseguenza sulla concezione del ruolo dell’architetto. Il confronto delle due modalità progettuali e dei due differenti sguardi avviene con toni trattenuti, ma è probabile che entrambi i protagonisti stringessero i pugni in tasca. La conferenza si conclude con l’intervento di Giancarlo Carnevale che chiude sussurrando «è una sostanziale intesa», anche se egli stesso sembra non crederci. Per finire, la strofa d’inizio si completa con: «io dico che c’era un tempo sognato che bisognava sognare». Tempo “im-perfetto” che si fa retorico perché sognato. È a questo tempo che tutti tendono perché è il tempo desiderato, ed è il motivo per cui gradiamo i punti di vista dei due architetti.

CONFERENZA BINATA galantino/navarra tempo e uomo come cardini


JACOPO TRABUIO

galantino un progetto per iMPARARE A PROGETTARE INTERVISTA A mauro galantino VENEZIA, 6 LUGLIO 2011

DI FRANCESCA BADIN E ELENA CAZZUFFI W Molti dei ragazzi che frequentano questo WS hanno già seguito un corso con lei. Ritiene positiva questa continuità? O sarebbe più utile aprire i propri orizzonti seguendo i corsi con architetti con cui ancora non si è mai lavorato? MG Sicuramente è più valida la seconda alternativa. Gli studenti devono poter entrare in contatto con il maggior numero di approcci culturali, come io stesso ho sempre cercato di fare per la mia formazione. D’altro canto ritengo che sarebbe importante che all’Iuav, in quanto scuola, vi fossero delle linee didattiche condivise alle quali gli studenti potessero far capo nell’ambito dei corsi “lunghi”: la reiterazione delle esperienze attorno a modalità simili di pensare e di sentire l’architettura potrebbe risultare utile dal punto di vista formativo. W Riscontra qualche differenza di impostazione fra i WS veneziani e il suo quotidiano lavoro di ricerca e progetto? MG Il WS è un’invenzione straordinaria che mette gli studenti con le spalle al muro: non è solo un corso di composizione, ma li aiuta anche a confrontarsi con i tempi reali della progettazione. Ogni progetto potrebbe durare una vita, ma deve essere finito in un determinato arco temporale, sia perché si è pagati per produrre un risultato, sia perché completare un iter è un modo per darsi delle regole. Questa esperienza è molto istruttiva, dà l’opportunità di conseguire un risultato qualitativamente elevato in tempi ridotti. I miei studenti compiono in realtà un processo assistito in cui le consegne corrispondono a un’idea pedagogica dello sviluppo dell’apprendimento dei materiali di architettura. Il principio di base è che devono elaborare un progetto per imparare a progettare. W Il suo WS è più legato a modalità di stampo costruttivo o alla composizione tout court? MG La progettazione comprende tutto. Dalla fase onirica alla scelta di un materiale. I progetti sono frutto di desideri e necessità. W Durante la lezione introduttiva del WS lei ha detto: «La forma e il senso della costola devono ritrovarsi per assenza nell’impianto ai giardini». Che cosa intende dire? MG Quella frase si riferisce al fatto che lo studente si confronta con un progetto che non si situa in un’area omogenea, ma è posto tra l’area dell’attuale padiglione Italia e l’acqua. Quindi una parte del nuovo manufatto avrà una collocazione topica, mentre l’altra parte sarà eterotopica. Quindi, citando le sacre scritture, è come la costola di Adamo: l’edificio deve

testimoniare che una sua parte è mancante, pur essendo compresa nel progetto stesso. W Durante il sopralluogo ci si rende conto di quanto sia difficile gestire uno spazio mutevole come quello di un padiglione. Quali sono le linee guida che deve seguire il progettista nella fase creativa, considerando che si tratta di studenti con esperienza relativa e con poco tempo a disposizione? MG Non sarebbe diverso se dovessero realizzare un alloggio popolare, che è molto più impegnativo perché decide la vita di una famiglia per cinquant’anni. Dal punto di vista della responsabilità morale fare un padiglione è relativamente più rassicurante. Nella presentazione ho indicato che il perno centrale deve essere costituito dagli spazi espositivi. Bisogna riflettere inoltre sulla capacità di accoglienza che la forma del padiglione potrà generare. Infatti, forme tridimensionali diverse “chiamano” allestimenti diversi. W All’interno del padiglione Italia c’è il giardino delle sculture di Scarpa. È possibile mantenere un rapporto equilibrato con l’opera del maestro senza entrare in contraddizione con essa? MG È un argomento tabù. Per evitare un conflitto abbiamo suggerito di mantenere anche la parte di padiglione recentemente restaurata, dove attualmente è ubicata la biblioteca. L’opera scarpiana non solo deve essere preservata, ma deve anche essere oggetto di indagine. W Tre parole chiave per descrivere il suo WS? MG Le tre parole chiave sono i tre argomenti su cui ho voluto che i ragazzi ragionassero: il progetto del giardino della Biennale, in cui verrà ubicato l’edificio da loro pensato; un edificio in cui si inseriranno non più di tre o quattro tipi espositivi e un percorso che parta dall’esterno e si completi nello spazio interno del padiglione. W In che misura lei interviene in merito ai lavori degli studenti? Dà un indirizzo che gli allievi devono seguire o preferisce che siano più liberi nelle scelte architettoniche? MG Penso che il modo migliore per sviluppare la consapevolezza del progetto sia quella di obbligarli a pensare attraverso vari step. La prima cosa che chiedo è che riflettano sui tre argomenti sopra citati ed elaborino figure motivate. Il mio metodo è quello di legare la figura alla funzione. Non dico loro quello che devono fare, ma come. Il modo migliore per rendere gli studenti liberi è quello di farli servitori della propria idea di progetto.

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FICARELLI L’ARCHITETTURA DI CARATTERE INTERVISTA A LOREDANA FICARELLI

VENEZIA, 6 LUGLIO 2011

realizzati con materiali autoctoni legati alla terra, esibendo ed esaltando le caratteristiche costruttive. Il forte rapporto con il luogo non deve però essere visto come vernacolare. Io non parteggio per un’architettura regionalista, ma per un’architettura che deve ritrovare in sé i propri caratteri. W Si parla quindi di un legame con lo studio descritto durante il sopralluogo sul tema del rapporto con la terra, il cielo e l’alzato? LF Si tratta di un procedimento scalare: i luoghi possono riconoscersi attraverso le architetture. L’architettura dal suo canto ha una condizione che è la sua costruzione: non può prescindere dall’appoggio a terra e dal suo insediamento, dall’elevarsi nel vuoto e dal coprirsi per mezzo dei tetti. In questo leggo la stratificazione classica dell’architettura che, contro ogni originale tendenza contemporanea, si costruisce da sé. Non vedo un’altra possibilità, anche se poi si può fare tutt’altro, si può fare molto e anche in modo divertente. W In un periodo così breve, pensa di far giungere gli studenti anche al livello di dettaglio costruttivo? LF Lo spero, e devo dire che, pur essendomi dovuta assentare qualche giorno, per quanto

ritenessi difficile questo percorso, troppo lungo nelle specificità e troppo breve nei tempi, i ragazzi si dimostrano sempre delle eccezionali fonti di sorpresa soprattutto attraverso la loro grande capacità di elaborazione. La misura del tema di progetto sulla casa alpina è ottimale se deve essere svolto in ventun giorni. Non perché il piccolo sia più semplice, anzi io ritengo che il piccolo sia la condizione più difficile dell’architettura: la casa è uno dei luoghi più complicati poiché è il più ricco di significati. W Può dirci qualcosa in relazione al tema comune a tutti WS: urban regeneration? LF Contiamo di redigere un catalogo di forme che conterrà anche le indicazioni tecniche utili per fornire all’amministrazione di Vinigo un prontuario che mostri cos’erano, cosa sono oggi e cosa potranno essere queste case. W Ha già avuto un confronto con il WS di Massimo Rossetti, incentrato sullo stesso tema? LF Abbiamo concordato una serie di lezioni congiunte con la presenza di esterni. Sono curiosa di capire il suo approccio per il fatto che lui è un “tecnologo” mentre io sono una “compositiva”. Però io credo che, unendo queste due specificità, potremmo ottenere qualcosa di molto utile e interessante.

UMBERTO PERTOSA

DI MIRIAM PERARO E CONCITA PIAZZA W Dalla lettura del programma abbiamo notato una forte presenza di lezioni frontali: che valore hanno per lei in relazione al progetto? LF La lezione frontale è indispensabile: è il primo momento didattico, quello meglio espresso. Non si tratta di lezioni magistrali, ma di interventi didascalici e propedeutici a una prima fase conoscitiva e a una seconda che giunge poi al progetto in maniera deduttiva. W Perché ha voluto scegliere il tema della montagna? LF Le case alpine, e quelle di Vinigo in particolar modo, sono come le tipiche case cairote: hanno delle peculiarità e delle condizioni privilegiate che, in un breve tempo, permettono di mettere a fuoco il riconoscimento del genius loci in riferimento al progetto. Ogni area ha delle vocazioni particolari che bisogna esprimere attraverso il processo progettuale. In questi luoghi dove la tradizione è ancora presente, dove i linguaggi non sono stati resi ibridi dagli interventi selvaggi della contemporaneità, è più facile capire questo rapporto tra tradizione, progetto, innovazione e tecniche: tecnica intesa come techné e non tecnologia. Il paesaggio si esprime soprattutto nella condizione abitativa, negli edifici

WS FICARELLI SOPRALLUOGO A VINIGO TRA TRADIZIONE E CONTEMPORANEITÀ: LA CASA ALPINA Di Miriam Peraro Il sopralluogo a Vinigo (BL), seguito dai collaboratori Graziella Fittapaldi e Francesco Scricco, è stato il momento conclusivo della prima parte di indagine sul tema dell’architettura alpina. Il lavoro svolto in precedenza è consistito in un’analisi di alcuni elementi per stabilire sistemi di variazioni: il basamento, come contatto col terreno; l’elevazione e lo sbalzo, inteso come spazio avvolgente che si sviluppa intorno all’edificio in funzione di percorso; la tecnologia della facciata, con elementi come il blockbau e il traliccio; e la copertura, in rapporto con il cielo. Grande importanza è stata data allo sbalzo, considerato come caratteristica spesso presente nelle costruzioni alpine ottenuta attraverso il prolungamento delle travi del solaio. Una comparazione con alcuni edifici contemporanei è servita agli studenti per ritrovare i caratteri dell’architettura tradizionale. Obiettivo del sopralluogo è stato quello di isolare alcuni temi funzionali a una possibile attualizzazione dell’architettura alpina attraverso un rilievo metrico, fotografico e con l’ausilio di schizzi. È stato inoltre chiesto ai ragazzi di produrre del materiale illustrativo per realizzare degli abachi di studio. A confronto col WS gemello tenuto da Massimo Rossetti, che ha chiamato tecnici ed esperti per portare i suoi studenti in visita al sito desiderato, questo laboratorio ha voluto utilizzare un approccio più legato alla percezione visiva e tattile. Infatti il paese di piccole dimensioni è stato perlustrato in maniera meticolosa privilegiando l’analisi dei dettagli. Gli studenti hanno potuto scegliere una delle tante case presenti e ne hanno analizzato le connessioni strutturali, i materiali e i rapporti con il contesto guardando e toccando gli elementi di studio e, in alcuni casi, entrando in tutti gli ambienti accessibili. L’alternanza di case di recente costruzione e di altre più antiche ha evidenziato lo sviluppo del paese nonostante la riduzione dei residenti da un numero di quattrocento agli inizi del secolo XX ai centoventi attuali. Alcuni ragazzi desiderosi di approfondire le questioni legate al territorio hanno posto domande agli abitanti di Vinigo, che hanno ammesso di sentire un forte bisogno di cambiamento e di miglioramento. Il tempo incerto ha giocato a favore degli studenti che hanno potuto muoversi liberamente senza problemi di caldo, specialmente considerando l’alternarsi continuo di salite e discese. Qualcuno ha voluto intraprendere un’esperienza più avventurosa inoltrandosi ai confini estremi del paese dove ha rintracciato e fotografato edifici isolati in stile casa di Heidi. Nonostante le poche ore di visita, il lavoro svolto ha stimolato i ragazzi ad affrontare la successiva fase di progettazione. Commenti sul come e sul cosa si otterrà impregnavano l’aria nel viaggio di ritorno. 4


compositivo sia su quello della storia dei luoghi, l’intervento è riuscito a dare nuova vita al piccolo abitato. Un altro progetto tratta la costruzione di un edificio che funge da scuola materna e asilo nido a Santo Stefano di Cadore in cui la volontà di coniugare nuove tecniche costruttive, forme non tradizionali, funzione e materiali della tradizione tende a ottenere un risultato recepibile come proprio dalla comunità. La Horno riesce a realizzare un giusto equilibrio utilizzando per l’esterno un rivestimento in legno e delle forme sobrie, mentre all’interno sviluppa forme morbide e giocose più adatte all’utilizzo da parte dei bambini. Ultimo, ma forse il più interessante per i WS, è il lavoro realizzato a Selva di Cadore in occasione di un workshop incentrato sul recupero dell’architettura alpina in cui la Horno ha collaborato con altri architetti e professionisti del settore. Dall’unione dell’esperienza dei partecipanti è scaturito il progetto di una casa-atelier dove innovazioni tecnologiche e tecniche tradizionali sono compresenti per non stravolgere la forma del tabià originario, modernizzandolo nel pieno rispetto della sua essenza.

CONFERENZA COSTRUIRE IN MONTAGNA EVA HORNO AL WS FICARELLI E WS ROSSETTI

ALBERTO BASSAN

DI MICHELE BRIDA E GIORDANO COVA Il primo incontro di un breve seminario sull’architettura alpina è presentato da Eva Horno, architetto che ha avuto l’opportunità di conoscere l’ambiente alpino e lavorarci così da acquisire la sensibilità necessaria per operare su un territorio di difficile interpretazione. La Horno, nata a Madrid nel 1974, ha vissuto, studiato e lavorato nella capitale spagnola fino al 2000, anno in cui si è trasferita a Venezia per collaborare come progettista con alcuni importanti studi. Ha collaborato alla didattica dell’Iuav in diverse occasioni e dal 2006 lavora come libera professionista con l’architetto Daniela Zambelli, con la quale ha realizzato alcuni progetti sul territorio alpino. Ha seguito diversi corsi di bioarchitettura e partecipato a vari concorsi internazionali e workshop di progettazione. La conferenza si è svolta con l’esposizione di diversi progetti localizzati in piccoli paesi alpini simili alla realtà di Vinigo per mostrare inediti riferimenti e fornire soluzioni ai numerosi problemi che gli studenti dei WS di Ficarelli e Rossetti stanno affrontando in questi giorni. Il primo progetto presentato riguarda la riqualificazione della piazza Monsignor de Cassan di Candide, un luogo di ritrovo importante nel passato nella vita del paese, privato poi delle sue principali caratteristiche. Non era rimasto molto della piazza originaria prima dell’intervento: la fontana centrale e il sagrato della chiesa di Santa Maria Assunta erano scomparsi, così come la chiesetta cinquecentesca di S. Antonio era nascosta e lo spazio libero occupato da parcheggi. Grazie all’occhio attento e al rispetto di tutti i particolari, sia sul piano

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ALBERTO BASSAN

CONCORSO FOTOGRAFICO BEE SAFE “SGUARDO SICURO” L’università Iuav di Venezia, nell’ambito della rubrica “Bee Safe” sulla sicurezza durante il W.A.VE. 2011, promuove un concorso fotografico finalizzato alla sensibilizzazione degli studenti verso il tema della sicurezza all’interno dell’università. Il concorso propone agli studenti di guardare con occhi attenti ciò che accade attorno a loro e fotografare episodi legati al tema della sicurezza nei suoi diversi aspetti. La partecipazione è aperta a tutti gli studenti facenti parte del W.A.VE. 2011. 6

Modalità di partecipazione Ogni studente può inviare fotografie in bianco e nero o a colori, in formato digitale. Non c’è limite al numero di immagini da inviare. Per ogni immagine si deve riportare il luogo dove è stata scattata e il titolo. Non sono ammesse rielaborazioni digitali. Le immagini devono essere spedite a workshop11.far@iuav.it. Tutte le fotografie saranno esposte, con l’indicazione di autore e titolo, nel blog W.A.VE. 2011. Le fotografie premiate saranno pubblicate sul giornale. Scadenze Le immagini devono essere spedite da giovedì 7 Luglio e devono pervenire entro giovedì 14 Luglio 2011.

Le premiazioni avverranno il giorno successivo. Premi 1° premio: libro W.A.VE. 2010 in borsa W.A.VE. 2011 2° premio: quaderno W.A.VE. 2011 in borsa W.A.VE. 2011 La giuria è composta da Giancarlo Carnevale, preside della Facoltà di Architettura Esther Giani, coordinamento generale W.A.VE. 2011 tutor di coordinamento Privacy Nel mandare le immagini si rinuncia automaticamente ai propri diritti sulla privacy, si riconosce solo il diritto d’autore.

Riparazione pop-up INTERVISTA A marco navarra VENEZIA, 6 LUGLIO 2011

NAVARRa

DI GIACOMO CECCHETTO E VALENTINA VOLPATO W Qual è la sua declinazione del tema urban regeneration? MN Faccio riferimento a una parola su cui sto la lavorando da molti anni: riparazione. Una parola che non usiamo più, ma che dopo la crisi del 2008 si è riproposta come chiave di volta per interpretare di nuovo la rigenerazione urbana. Riparazione non coincide né con restauro né con ristrutturazione. Suggerisce pratiche nuove, come la manipolazione e l’innesto, per produrre qualcosa di completamente rinnovato pur mantenendo la continuità con la preesistenza. Vi racconto con una metafora questo concetto. Dalle nostre ricerche abbiamo scoperto come nel terzo mondo i riparatori di telefoni cellulari riescano a inserire nei dispositivi nuove prestazioni che non avevano all’uscita dalla fabbrica. Allo stesso modo la riparazione in architettura innesta nuovi frammenti, attivando processi, per dare nuova vita. W È curioso il legame, già nel titolo del suo WS, tra il sistema di web marketing pop-up e il capannone. Che significato ha? MN In realtà il riferimento, prima che al fenomeno informatico, è ai libri animati per bambini che riescono a generare figure tridimensionali da elementi bidimensionali. Nella sequenza dinamica riescono a dar vita alle storie, costruire, nel tempo, attraverso il movimento. La scommessa di questo workshop è utilizzare il pop-up come nuovo strumento di progetto, capace di misurarsi con la realtà difficile dei capannoni in Veneto. L’attenzione nel progetto è quindi posta al fattore tempo. Occorre pensare a interventi che si articolino su step diversi, attivando in breve dinamiche di rigenerazione, e prendano vita man mano che vengono abitati. Il pop-up serve a raccontare questi progetti per fasi successive. W In un determinato periodo storico l’attenzione progettuale agli spazi produttivi è stata molto alta, basti pensare alla Turbinenfabrik AEG di Peter Behrens. Perché oggi si è persa? MN Perché è avvenuto un salto di quantità. Quando la produzione diventa di massa, come in tutti i prodotti di consumo, la qualità si abbassa. Oggi dobbiamo mettere alla prova proprio questa condizione, immaginare scenari diversi, anche partendo da un programma fisso, come in questo WS. Gli interventi a campione che sviluppiamo nel comune di Bassano del Grappa vogliono essere come enzimi che innescano dinamiche di trasformazione in tutto il contesto urbano. Cerchiamo di capire cosa succede se immettiamo vita nuova, nella speranza che funzioni come un virus. W L’area ex Elba da cui parte il WS ha una posizione particolare rispetto al contesto urbano. Che incidenza ha sui progetti? MN Il nostro approccio è più generale: l’area specifica è un pretesto per capire una dinamica comune a tutto il Veneto. L’ex Elba ha aspetti interessanti, perché, come spesso accade nei luoghi industriali, ha operato una cancellazione. Si trova infatti dentro al Vallo Visconteo, tentativo secentesco di deviare il corso del Brenta. Insediandosi dentro al Vallo, l’ex Elba ha operato una sorta di rimozione lasciando sui bordi ancora residui storici. Fondamentale sarà leggere l’insediamento come un “negativo” che evidenzia le preesistenze più antiche, i frammenti, le macerie, gli scarti della storia, che diventeranno spunto di rigenerazione.


Giovedì 7 luglio 2011 W.A.VE. Workshop di Architettura a Venezia numero 8 Supplemento a Iuav giornale dell’università Registro stampa n. 1391 Tribunale di Venezia ISSN 2038-6257 Responsabili scientifici Massimiliano Ciammaichella Marina Montuori Leonardo Sonnoli Direzione redazione testi e immagini Marina Montuori Direzione blog/multimedia Massimiliano Ciammaichella

VENEZIA incontra SEUL

Direzione redazione grafica Leonardo Sonnoli

INTERVISTA Ai rappresentanti della Myongji University di seul VENEZIA, 5 LUGLIO 2011

Redazione testi Francesca Badin Maria Aurora Bonomi Michele Brida Eleonora Canetti Giulia Cavallari Elena Cazzuffi Giacomo Cecchetto Claudia Chimento Giordano Cova Emanuele D’Antrassi Caterina Epiboli Marco Ludovico Argent Lumi Alberta Menegaldo Miriam Peraro Concita Piazza Angela Robusti Riccardo Ruvolo Stefano Toniato Giulia Torino Caterina Vignaduzzo Valentina Volpato

di Giulia Cavallari È stato un incontro di importanza fondamentale quello avvenuto martedì 5 luglio fra Università Iuav di Venezia e Myongji University di Seul. A rappresentare le due istituzioni, da un lato, il preside Giancarlo Carnevale affiancato da Esther Giani, dall’altro i coreani: il rettore dell’università Byong-Jin You, il preside della facoltà di architettura Kyong-Soo Kim e il professor Chun Jinyoung. Scopo dell’incontro la discussione di alcuni punti del protocollo di intesa fra le due facoltà per l’avvio e il consolidamento di future collaborazioni, per perfezionare gli accordi internazionali tra le facoltà attraverso scambi di docenti e studenti, l’istituzione di lauree congiunte e il riconoscimento dei crediti. Nonostante il peso delle questioni trattate il clima è stato rasserenato da un rilassante pranzo, grazie alla brillante intraprendenza di Esther Giani che ha presenziato all’incontro. W Che importanza ha per voi questo scambio accademico fra studenti e professori? Come preside della facoltà di architettura, qual è la sua opinione sull’esperienza? KSM Prima di tutto ci tengo a ringraziare tutti i membri della facoltà di questo istituto che curano le comunicazioni e gli scambi fra noi e Venezia, in particolar modo i professori Franco Mancuso, Bruno Dolcetta e Davide Longhi. Mi piace molto mandare i miei studenti a confrontarsi con quelli italiani per essere stimolati dalla loro energia. W Sappiamo che al momento è possibile per dottorandi e professori usufruire dell’opportunità di venire a Seul. Sta pensando di incrementare questi scambi per elaborare programmi accademici bilaterali affinché anche i nostri studenti e i nostri ricercatori possano studiare nella vostra università? KSM Gli studenti stranieri sono i nostri benvenuti in ogni momento. Un esempio: abbiamo avuto quattro italiani dalla Sapienza di Roma, iscritti ad architettura, che sono stati nella mia università per un semestre. Io stesso li ho incontrati diverse volte. In questa occasione stiamo cercando di incrementare ulteriormente il numero degli studenti italiani nel nostro ateneo. W Oggi l’Iuav dà la possibilità agli studenti coreani di partecipare ai WS grazie alla preparazione fornita dal professor Chun prima del loro arrivo a Venezia. Pensa di poter offrire anche ai nostri studenti la possibilità di venire in Corea per un periodo di studi o per un WS? Per esempio, la nostra università ospita un professore coreano con il suo gruppo di studenti. Avete previsto che qualcuno dei nostri professori possa venire alla Myongji con i propri allievi? Sappiamo che vi sono dei dottori di ricerca italiani impegnati a Seul, ma non ci sono ancora ricercatori coreani impegnati all’Iuav. BJY Ho intenzione di incrementare gli scambi. In particolar modo ci tengo a dare la possibilità agli studenti veneziani di avere un’esperienza in Corea, non solo all’interno dell’università stessa ma anche negli studi di professionisti. W Tenete corsi in inglese nel vostro istituto? KSM Abbiamo sia lezioni, sia corsi in inglese. Molti dei nostri docenti, infatti, provengono da esperienze formative negli USA. Attualmente siamo impegnati in questo tipo di scambi anche con la Turchia. L’intervista si è conclusa poi su toni meno istituzionali, grazie ai quali si è scoperto che oltre al professor Chun, con la sua tesi di dottorato fatta a Roma, anche il preside della Facoltà di Architettura di Seul ha trascorsi italiani, avendo passato il suo anno sabbatico a Venezia negli anni Novanta. I nostri ospiti saranno prossimamente a Milano per un programma di scambi con l’istituto di design d’interni.

Tutor Stefania Catinella Andrea Giambartolomei Anna Saccani Collaboratori Monica Pastore Anna Silvestri Laboratorio interfacoltà Far/Fda nell’ambito dei workshop estivi a.a. 2010-11 Far/Fda_Iuav

Redazione grafica Gregorio Carletti Chiara Costantini Claudia Gallo Sara Giubelli Anna Scorretti Illustrazione e fotografia Alberto Bassan Giulia Carraro Andrea Giacometti Alessio Gobbis Carlo Lissa Umberto Pertosa Federico Maria Pivetta Laura Portesan Jacopo Trabuio Blog Elisa Cortelazzo Sara Dotto Andrea Gambardella Andrea Marchesini Letizia Mion online http://farworkshop.wordpress.com e-mail laboratorio11@iuav.it Tutor di coordinamento Valentina Amarilli Aniel Guxholli Roberta Scapin Sami Sinella Coordinamento generale Esther Giani

Errata corrige Pensavamo di aver imparato a scriverlo correttamente dopo le tante revisioni, lettera per lettera, dei giorni scorsi. Con gli occhi puntati su schermo e pagine abbiamo ripetuto lo spelling più volte. Credevamo di aver imparato a scriverlo, e forse per questo abbiamo calato l’attenzione proprio al momento più

importante. Ci siamo cascati. Nel numero di mercoledì 6 luglio, a pagina 7, abbiamo sbagliato a scrivere il cognome di Martin Mutschlechner. Per due volte. Ce ne scusiamo con l’interessato e coi lettori. L’articolo a pagina 6, di taglio alto, è invece a doppia firma, scritto da Claudia Chimento e Stefano Toniato. Altrettante scuse agli interessati e ai lettori.

Le immagini di copertina documentano le strutture temporanee presenti nel paesaggio urbano di Venezia. In questo numero foto di Umberto Pertosa. Progetto grafico W.A.VE. 2011 Leonardo Sonnoli - Tassinari/Vetta, con Irene Bacchi (identità visiva), con Monica Pastore, Anna Saccani, Anna Silvestri (quotidiano)

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W.A.VE. — Workshop di Architettura a Venezia anno V giovedì 7 luglio 2011 Quotidiano dell’Università Iuav di Venezia

8 COMUNE DI GRISIGNANO DI ZOCCO

ATELIER

CONFERENZE BINATE/ LECTURES

COTONIFICIO SANTA MARTA

MAGAZZINI LIGABUE/EDIFICIO 6

piano terra A1 Del Bo A2 Chun/De Matteis B Patestos C Croset D Galantino E Marini F Bugatti/Cattaneo G Carnevale/Giani I Lovero

piano terra 0.1-0.3 Rossetti 0.2-0.4 Kéré 0.5-0.7 Narne 0.8-0.10 Latini

piano primo L1 Rota L2 Kollhoff M1 Deganello M2 Corretti N1 Agency Schneider N2 Ficarelli O1 Spadoni O2 Mazzanti

IMPORTANTE

AVVISI

SI AVVISANO GLI STUDENTI CHE CHIUNQUE VENGA SORPRESO IN ATTI INCIVILI, DI VARIO GENERE, GAVETTONI COMPRESI, NON VEDRÀ RICONOSCIUTI I CREDITI FORMATIVI RELATIVI AL WORKSHOP. SE LE AZIONI IN OGGETTO COMPORTERANNO IL DANNEGGIAMENTO DELLE STRUTTURE E DEGLI ARREDI IUAV, VERRANNO PRESI PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI ANCOR PIÙ SERI! OLTRE ALLA CITAZIONE PER DANNI.

APERTURA ISCRIZIONE ESAMI Tutti gli studenti registrati nei workshop dovranno provvedere ad iscriversi al relativo esame tramite spin dal 1 all’11 luglio. Si ricorda che per l’esame del prof. Navarra ci si dovrà iscrivere con il prof. Carnevale. STAMPE La Facoltà mette a disposizione un budget da utilizzare presso il centro plottaggi e stampe che si trova all’interno dell’ex convento delle Terese. Dalla seconda settimana dei WS ciascun docente e/o relativi collaboratori potranno ritirare presso la stanza dell’organizzazione (piano terra Santa Marta) un foglio di credito nominale. Si ricorda che questo contributo è inteso per la mostra finale. SERVIZI Nei corridoi di ciascuna sede sono stati attrezzati contenitori appositi per la raccolta differenziata (carta, plastica, ecc.) e per i materiali scartati dai plastici. Utilizzateli! All’esterno di ciascuna sede è stato attrezzato un luogo apposito per even-

piano primo 1.1-1.3 Bricolo 1.2-1.4 Supersudaca Rascovsky 1.5-1.6 Redazione Wave e blog 1.7-1.9 Elasticospa Pujatti 1.8 Mutschlechner piano secondo 2.2 Okada 2.3 Navarra 2.4 Kelly/Borghini 2.5 De Architekten Cie Medic + Puljiz

tuali operazioni di verniciatura spray (anche per la colla!) dei modelli o parti di esso. PULIZIE Nelle aule: tutto ciò che sarà lasciato per terra e su sedie sarà gettato. Usare i sacchetti neri forniti per un eccesso di rifiuti. Lasciarli legati in aula per lo smaltimento. Nei corridoi: tutto ciò che sarà lasciato per terra, su tavoli e sedie sarà gettato. A partire dalla terza settimana a ciascun WS sarà fornito una scopa e una paletta per una pulizia autonoma dell’aula, soprattutto per il giorno della mostra finale! ACCESSO BIBLIOTECA DPA ECCEZIONALMENTE APERTA A TUTTI I PARTECIPANTI DEI WORKSHOP L’accesso alla biblioteca (II piano Dpa, Santa Marta) è consentito, nei limiti delle postazioni disponibili per ragioni di sicurezza, a tutti i partecipanti del WS: docenti Iuav, docenti esterni, collaboratori e studenti. Si potranno consultare volumi e periodici ed effettuare riproduzioni nel

AUDITORIUM SANTA MARTA 28 giugno–8 luglio, ore 17:00 Urban regeneration: esperienze a confronto Urban regeneration: comparing experiences moderatore chairman Giancarlo Carnevale 7 luglio Chun/Deganello 8 luglio Mazzanti/Carnevale

APPUNTAMENTI WS BRICOLO MAGAZZINI LIGABUE 1.1-1.3 08 luglio, ore 11:00 Tomà Berlanda Conferenza: Topografie architettoniche

rispetto della normativa vigente in materia di diritto d’autore. Gli studenti possono accedere a gruppi di 5 (max 10) per volta. La capienza della biblioteca è di 30 posti e occorre consentire la frequentazione all’utenza regolare. Il prestito sarà concesso ai soli docenti Iuav o loro delegati, per uno o più giorni. Tutti i volumi prestati devono essere caricati a nome di un docente Iuav. In biblioteca il personale fornirà i moduli per la richiesta di accesso e per la delega al prestito. Per altri chiarimenti rivolgersi alla dott. ssa Carla Pezzin (biblioteca Dpa, orario ufficio, telefono 041 2571008). CHIUSURA ELIOGRAFIA Si avvisano gli studenti che venerdì 8 luglio l’eliografica Quattroesse, sita nel chiostro delle Terese, chiuderà eccezionalmente alle ore 13.00.


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