Le Mutilazioni Genitali femminili nel Lazio - A cura di Giuliana Candia

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Capitolo 3

Congo, Camerun. È stato quindi di particolare importanza verificare se la presenza di queste donne, che con una certa probabilità possono presentare situazioni di mutilazione genitale, ha espresso problematiche specifiche ai centri di accoglienza residenziale, e ai servizi di ginecologia che vi sono collegati. Al contempo, è stata rilevata l’esperienza di contatto con pazienti che provengono da questi paesi, ma anche di altri dell’area sub sahariana, da parte di operatori dei servizi ospedalieri e consultoriali sul territorio, nonché tra i servizi di orientamento di tipo sociale ed educativo. I casi di Mgf segnalati dagli intervistati (perlopiù operatori dei servizi sanitari che comprendono servizi di ginecologia) riguardano le seguenti aree geografiche: Corno d’Africa (Etiopia, Eritrea, Somalia), Sudan ed Egitto; Africa francofona (Senegal, Costa d’Avorio, Guinea, Mali, Mauritania, Burkina Faso, Togo, Repubblica Democratica del Congo, Camerun); e Africa anglofona (Nigeria e Ghana). 3.3.1 Casi provenienti dal Corno d’Africa, Sudan ed Egitto Molti testimoni che operano in servizi di medicina generale, ginecologia e ostetricia ricordano di aver incontrato per la prima volta donne infibulate nei primi anni ‘90. Si trattava di donne somale richiedenti asilo, giunte in Italia con i primi consistenti movimenti di profughi in fuga dalla guerra civile. “Ero direttore sanitario dell’Ambulatorio nel periodo tra il ‘90 e il ‘94. Se mi avesse intervistato in quel momento avrei detto che era un problema. Prevalentemente le utenti erano somale, quindi vedevamo le infibulazioni, che tra le forme di mutilazione sono sicuramente quelle più drammatiche. Però non si sapeva niente: io stesso ho dovuto andare a documentarmi, a parlare con dei colleghi somali per informarmi.” (int. 26, Area Sanitaria Caritas)

In seguito, nel corso dell’ultimo decennio, i flussi provenienti dalla Somalia si sono trasformati, e le testimonianze concordano nel rilevare una netta diminuzione dei casi di infibulazione che si sono presentati ai servizi. Le pratiche infibulatorie appartengono tuttavia, in misura minore, anche alle tradizioni di alcuni gruppi dell’Eritrea, dell’Etiopia e del Sudan, paesi dai quali, a partire dai primi anni del Duemila, sono cresciuti numericamente i migranti e richiedenti asilo. Dal Corno d’Africa provie99


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