Le Mutilazioni Genitali femminili nel Lazio - A cura di Giuliana Candia

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Capitolo 3

cani (Corno d’Africa e Africa sub-sahariana), ma stanno aumentando i nuclei familiari provenienti dall’Afghanistan, dall’Iraq, dal Kurdistan e da altri paesi asiatici. Sebbene le richieste avanzate dalle donne a questo tipo di servizi possano in parte coincidere con quelle che pervengono ai centri di ascolto e orientamento, la possibilità di contare su un sostentamento e una sistemazione alloggiativa di breve-medio periodo (da 3 mesi a un anno), nonché su un’assistenza legale più strutturata per la domanda d’asilo, riduce in parte nelle utenti la pressione delle incombenze materiali, disponendole ad intraprendere percorsi più complessi di accoglienza e integrazione. La prima tappa del percorso di integrazione è dato dall’apprendimento della lingua italiana, cui segue la ricerca di un lavoro e di una casa, per il conseguimento dell’autonomia entro la scadenza del periodo d’accoglienza. Contestualmente le donne vengono iscritte al Sistema Sanitario Nazionale e sottoposte a tutte le visite e le cure necessarie per il ripristino della salute fisica e psichica. Gli operatori dei Centri di accoglienza prendono atto di diverse problematiche, ma sono costretti a lavorare in primo luogo sulle condizioni minime di benessere: “Noi ci siamo rese conto che molte donne sono vittime di violenza. Fanno uscire un sacco di cose e ci rendiamo conto che hanno bisogno di più cure, anche psicologiche. Non puoi fare integrazione se non hai fatto prima un recupero psico-fisico”. (int.1, Coop. soc. Karibù)

Tra i principali bisogni espressi dalle donne emergono la sicurezza personale, che implica sia la sopravvivenza sia la protezione contro violenze e maltrattamenti a cui rischiano di essere esposte fuori, ma anche disagi “esistenziali”, derivanti dalla solitudine, dalle perdite subite, dal trauma della fuga. Per rispondere a questo secondo tipo di bisogni i servizi hanno attivato percorsi di psicologia e psichiatria, che variano nelle modalità ma sono accomunati dall’obiettivo di perseguire una rapida riabilitazione e garantire un sostegno nei frangenti problematici della richiesta d’asilo e del primo contatto con il paese d’accoglienza. La dimensione residenziale favorisce inoltre la condivisione delle sofferenze e delle preoccupazioni nelle occasioni informali che scandiscono la vita in comune (la preparazione dei pasti, le attività quotidiane, eccetera).

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