Le Mutilazioni Genitali femminili nel Lazio - A cura di Giuliana Candia

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Le mutilazioni genitali femminili nel Lazio

Per le richiedenti asilo le domande più pressanti riguardano l’assistenza legale per la compilazione della documentazione e la preparazione all’audizione con la Commissione Territoriale per il riconoscimento dello status di rifugiato. Come dichiara un’operatrice: “Noi spesso siamo il primo contatto per la gente che scappa. Ai ragazzi africani che ci inviano spieghiamo come fare richiesta d’asilo e diamo gli indirizzi utili, e a questo livello le richieste sono le stesse degli uomini”. (int. 6, Casa dei Diritti Sociali)

Come gli uomini, inoltre, le donne migranti o rifugiate presentano come problemi primari il lavoro e la sistemazione alloggiativa; quest’ultima diviene una richiesta di particolare urgenza per le donne sole con figli a carico, o per i casi di separazione dal partner. Per l’integrazione lavorativa sorgono occasionalmente progetti specifici5, che diventano un riferimento importante anche per le dimensioni di fragilità più specifiche delle componenti femminili delle comunità migranti: violenze subite, esposizione al rischio di maltrattamenti, separazione dal partner, cura dei figli; fragilità da cui derivano ulteriori bisogni di ascolto e modalità più profonde di relazione con i volontari e il personale dei servizi. 3.2.2 Le strutture residenziali Dato il loro mandato e la strutturazione dei servizi, i centri d’accoglienza residenziale per migranti e rifugiati offrono all’utenza femminile una presa in carico più globale rispetto alle problematiche espresse, e spazi d’ascolto e opportunità di relazione più continuative. Si tratta in parte di centri che fanno parte della rete del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (Sprar) e in parte di centri gestiti da organizzazioni del terzo settore in convenzione con il Comune di Roma6. Presso questi centri troviamo attualmente soprattutto donne provenienti dai paesi afri5 Sono stati coinvolti a tale titolo i referenti dei progetti “Pensieri Migranti” attivo nell’area di Monterotondo e dei comuni limitrofi e lo sportello della Cooperativa sociale Osala nel primo Municipio di Roma. 6 Nella ricerca sono stati intervistati operatori e responsabili di servizi d’accoglienza sia riservati a un’utenza femminile (la Casa di Giorgia del Centro Astalli, la casa di Colli Aniene della Caritas Diocesana, la Casa Internazionale dei Diritti Umani delle Donne gestita dalla cooperativa Osala, i centri di Sezze Romano e Roccagorga gestiti dalla cooperativa Karibù) sia aperti a entrambi i sessi ma con una rilevante presenza di donne sole e nuclei familiari (il centro Pedro Arrupe del Centro Astalli e il centro Sprar gestito dall’Arci presso i Comuni di Celleno, Viterbo e Bassano Romano, il Centro Enea del Comune di Roma).

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