Il Turismo Culturale - Umbria, terra di poeti, santi e mistici

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Umbria

Terra di eremiti, santi e mistici Otto itinerari tra oasi naturalistiche, luoghi di monachesimo e arte dove mistici, eremiti, santi e anacoreti segnarono il loro passaggio in abbazie, monasteri e sacri spechi incastonati in un mosaico di colline

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“il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” Marcel Proust, alla ricerca del teMPo Perduto, 1913/27

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UMBRIA, TERRA DI EREMITI, SANTI E MISTICI «In questa bellissima Umbria sono quieto: tutte le mie tristezze, le noie, i corrucci si dileguano, sfumando per le dolci curve di questi colli purissimi che lontanano vaporosi congiungendosi con l’orizzonte» (Giosuè Carducci, 23 luglio 1877)

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a sempre l’Umbria è conosciuta come terra di grande spiritualità, pervasa da profondo misticismo e spirito religioso. Il fenomeno affonda le sue origini in epoca lontana, anteriormente alla conquista romana e alla diffusione del Cristianesimo, quando prosperavano centri spirituali come Volsinium e Iguvium, le odierne Orvieto e Gubbio. In epoca romana poi, alle fonti del Clitunno risiedeva l’oracolo al quale venivano a chiedere responsi persino imperatori come Caligola; il monte Sibilla era sede del culto pagano ed orgiastico di Cibele – poi sostituito appunto da quello della Sibilla; nell’antica Todi si venerava il dio Marte. In seguito, con l’avvento del Cristianesimo, l’Umbria divenne terra d’elezione per santi e anacoreti che qui eressero chiese, monasteri e conventi. Da San Francesco a San Benedetto, da Santa Chiara di Assisi a San Valentino, da Santa Scolastica a Santa Rita da Cascia, sono numerose le figure di rilievo attorno alle quali si realizzò uno straordinario connubio fra devozione e arte che ha pochi eguali nella storia. Oltre ai luoghi più celebrati e ufficiali però, l’Umbria nasconde anche un cuore misterioso e nervoso, tra confraternite e movimenti eremitici, dove la spiritualità cavalca il labile confine tra sacro e profano, tra storia e leggenda, facendo emergere riti e tradizioni esoteriche dai contorni sfumati. (AF)

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n gran numero di poeti, artisti, uomini di teatro, di cinema e di lettere hanno vissuto e raccontato l’Umbria, regione che fu culla del monachesimo benedettino e francescano e che, nel Duecento, ha visto progressivamente svilupparsi l’uso della lingua volgare attraverso due testimonianze rilevanti come il “Cantico delle Creature” di San Francesco d’Assisi e le “Laudi” di Jacopone da Todi. Un vasto territorio lontano dal mare e baciato da dolci colline e da rilievi di montagna, una terra dalla spiritualità diffusa. In questa edizione viaggeremo tra oasi naturalistiche e luoghi di monachesimo dove mistici, eremiti, santi e anacoreti segnarono il loro passaggio in un mosaico di colline, valli e montagne, attorno a centinaia di piccoli borghi, frazioni e paesi. (LV)

UMBRIA, LAND OF HERMITS, SAINTS, AND MYSTICS

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mbria is celebrated as the land of spirituality and mysticism, birthplace of saints like Saint Francis and Saint Claire of Assisi, Saint Benedict and Saint Scholastica of Nursia, Saint Valentine, Saint Rita of Cascia, and many others. Here, the sacred mixes with the profane, history mingles with legend, ancient rites and traditions often surface. Our journey will go across wildlife reserves, monasteries, hermitages, and a multitude of towns and villages.


sommario 4 |

Umbria, terra di santi e mistici Un viaggio nella storia attraverso le vite dei Santi

12 |

sulle orme di Francesco d’Assisi e Jacopone da Todi La letteratura religiosa in Umbria

itinerari

18 |

da CITTà DI CASTELLO a GUBBIO

EREMI, MIRACOLI E MISTERI 32 |

da GUBBIO ad assisi

IL FASCINO MISTICO DELL’EREMITISMO DI MONTAGNA 50 |

da ASSISI a PERUGIA

l’incanto DEL SUBLIME 68 |

da perugia a orvieto

TERRA, ACQUA E FUOCO 88 |

da orvieto a todi

ORVIETO E IL PASSAGGIO FRANCESCANO NELLE OASI NATURALISTICHE 104 |

da todi a montefalco

L’ELOGIO DEI PICCOLI BORGHI E I SENTIERI DEL SILENZIO 126 |

da montefalco a castelluccio di norcia

L’UMBRIA LETTERARIA E L’UMBRIA DA DEGUSTARE 142 |

da castelluccio di norcia Ad amelia

TESTIMONIANZE DI ANTICO ED ETERNO SPLENDORE

162 |

GASTRONOMICAMENTE UMBRIA Dizionario gastronomico essenziale


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Un viaggio nella storia attraverso le vite dei Santi

Umbria, terra di santi e mistici L’Umbria mostra ancora molto evidenti i segni di una storia intrisa di cristianesimo. Nel suo territorio sono vissute molte tra le più rilevanti figure del cattolicesimo: le vicende e le vite dei più celebri santi umbri costituiscono infatti, al di là dell’interesse agiografico e religioso, un osservatorio privilegiato per ricostruire importanti pezzi di storia, locale e non solo di Marco Vulcano

San Valentino da Terni: l’età romana

Nato a Terni nel 176 d.C. da una famiglia patrizia, San Valentino fu convertito al Cristianesimo e consacrato vescovo di Terni nel 197 d.C., a soli 21 anni. Secondo l’agiografia tradizionale egli, trovandosi a Roma per predicare il Vangelo e convertire i pagani, fu invitato dall’imperatore Claudio II il Gotico ad abiurare la propria fede, ma si rifiutò e tentò di convertire al cristianesimo l’imperatore, che lo graziò dall’esecuzione affidandolo a una nobile famiglia. Valentino però fu arrestato una seconda volta sotto l’imperatore Aureliano, in epoca di persecuzione dei cristiani. I soldati romani lo flagellarono fuori città lungo la via Flaminia, temendo che la popolazione potesse insorgere in sua difesa. Subì il martirio e la decapitazione il 14 febbraio 273 d.C., a 97 anni. Il legame del santo con gli innamorati, di cui è il patrono, deriva da racconti secondo i quali Valentino avrebbe unito in matrimonio la giovane cristiana Serapia e il centurione romano Sabino contro la volontà dei genitori della sposa: quando si scoprì che la giovane era gravemente malata, il centurione romano suo promesso chiamò Valentino al capezzale della morente, chiedendo di restare sempre a fianco dell’amata; il vescovo lo battezzò e lo unì in matrimonio a Serapia. Subito dopo i due innamorati morirono. Sappiamo che la strutturazione della Terni romana si compie tra il I sec. a.C. e la prima metà del I sec. d.C.: San Valentino vive dunque in piena epoca imperiale, anche se la diffusione del cri4 il turismo culturale

stianesimo a Terni, attestata dall’area cimiteriale, è databile solo intorno al IV secolo. San Valentino è vescovo di Terni quasi due secoli prima della piena diffusione del cristianesimo, e questo è un elemento importante, poiché la storia di San Valentino risulta perciò essere quella di uno dei primi cristiani, nella quale è possibile ritrovare le dinamiche all’origine della diffusione del cristianesimo: dalle classi patrizie, da cui il santo proveniva, al resto della società. Il cristianesimo, al pari del culto di Iside e di Mitra, fu inizialmente una delle numerose religioni salvifiche diffuse tra le classi dirigenti dell’Impero romano. Nel mondo romano l’affermarsi dell’Impero determinò una perdita dell’autonomia politica in ambito urbano dalla quale scaturì una profonda crisi del ruolo delle aristocrazie cittadine, a cui si accompagnò il declino dei tradizionali culti classici. Con l’affermarsi dell’Impero e la fine delle aristocrazie patrizie urbane si avvertì l’esigenza di attribuire all’individuo un valore indipendente dalla sua appartenenza ai gruppi dirigenti. Ciò fu determinante per il successo di religioni salvifiche che offrivano al singolo una possibilità di salvezza nella trascendenza. L’adesione al cristianesimo fu dunque, soprattutto nei primi tempi, una scelta aristocratica, e in particolare di quella aristocrazia urbana che entrava in crisi, dalle cui fila proveniva anche il primo vescovo di Terni, il patrizio San Valentino.


san valentino Il Santo patrono di Terni in uno dei dipinti esposti all’interno della omonima chiesa ternana

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capitolo 1 i Umbria, terra di santi e mistici

evidenzia l’importanza del lavoro nella vita comunitaria, e l’obbedienza all’abate, considerato il cardine di una famiglia ben ordiLe vite di Benedetto da Norcia e Santa Scolastica sono intrecnata. La preghiera è divisa e distribuita lungo il corso della giorciate indissolubilmente. Nati entrambi verso il 480 d.C., fratelli nata e della notte in sette ore diurne e una notturna, e poiché la forse gemelli, essi hanno condiviso importanti tappe del percorso comunità in origine era essenzialmente laicale – persistono tutmonastico, fino alla morte, avvenuta a 40 giorni di distanza l’uno tora dei dubbi se lo stesso Benedetto sia stato o meno sacerdote - la celebrazione della Messa era prevista solo alla domenica e dall’altra, nel 547 d.C. circa. Il padre Anicio era il capitano genenelle feste comandate dalla chiesa. rale dei romani nella regione di Norcia, mentre la madre era I monaci benedettini hanno il dovere di dedicare le ore libere Claudia Abondantia Reguardati, contessa di Norcia. Come San Valentino, anche i due santi norcini appartengono a una famidal culto liturgico allo svolgimento dei lavori manuali o intelglia patrizia. lettuali che l’abate assegna loro, in modo da contribuire con le loro capacità e le loro energie a soddisfare i bisogni della comuSecondo la testimonianza di Gregorio Magno – anch’esso appartenente alla gens anicia – all’età di dodici anni Benedetto nità. Al lavoro viene dato un grande valore anche sul piano ascetico, poiché è considerato un mezzo di santificazione finalizzato e Scolastica furono mandati a studiare a Roma, ma restarono all’edificazione della Civitas Dei nel mondo. I monaci benedetprofondamente turbati per la vita dissoluta che vi si conduceva, così Benedetto decise di ritirarsi in tini infatti lavorano, coltivano le terre eremitaggio e Scolastica, rimasta circostanti al monastero o le fanno coltivare dai propri coloni. Proprio i unica erede del patrimonio della La regola benedettina struttura cistercensi, discendenti dei benedetfamiglia, rifiutò ogni attaccamento la vita monastica su alcuni tini, svilupperanno delle tecniche ai beni terreni e decise di entrare agricole d’avanguardia. Tutto viene in un monastero vicino Norcia. principi che diverranno la base prodotto all’interno del monastero da Benedetto si avviò verso la valle del monachesimo occidentale: monaci o da servi ministeriales dipendi Subiaco, dove visse in eremitagl’obbligo di risiedere per tutta denti del convento, e il sovrappiù è gio in una grotta per circa tre anni, la vita nello stesso monastero posto in vendita in modo da favorire fino alla Pasqua del cinquecento. e la precisa scansione del il sorgere attorno al convento anche Dopo l’esperienza eremitica decise di un piccolo mercato. Il monastero di fare da guida ad altri monaci in tempo della giornata in base al benedettino diventa dunque rapidaun ritiro cenobitico, ma alcuni di celebre motto “ora et labora” mente il motore della civiltà rurale, questi tentarono di avvelenarlo, lontano dalla città, fulcro di un piccosì il santo norcino fece ritorno colo mondo economicamente autosufficiente. a Subiaco, dove lo raggiunse anche la sorella, Scolastica. L’importanza dell’innovazione benedettina fu di tale impatto e A Subiaco Benedetto rimase per quasi trenta anni, creando una comunità di tredici monasteri tutti sotto la sua guida spiririlievo che persino il re dei Goti, Totila, rese visita a Benedetto tuale, ognuno con dodici monaci ed un proprio abate. Tuttavia, nel suo monastero. La regola di Benedetto non fu infatti pensata per la sola Montecassino, e anche se non si riscontrano casi in seguito ad altri tentativi di avvelenamento egli abbandonò di diffusione della regola mentre Benedetto era in vita, questa anche Subiaco dirigendosi verso Cassino, dove fondò l’abbazia di Montecassino, il più importante centro monastico d’occidente. divenne in breve tempo il fulcro su cui si è strutturata l’intera tradizione monastica occidentale. I monasteri benedettini erano Scolastica seguì il fratello, e a pochi dall’abbazia di Montecassino infatti anche l’unico luogo di raccolta dei libri e di conservazione fondò il monastero di Piumarola, dove diede vita al ramo femminile dell’ordine benedettino. del sapere, e se possiamo oggi parlare di comuni radici culturali europee, ciò in larga parte è dovuto proprio all’importante opera Negli stessi anni in cui i giuristi bizantini per volere di Giustiniano di custodia e trasmissione del sapere operata dai monasteri benelavoravano alla grandiosa codificazione del diritto romano nel dettini. Benedetto da Norcia è infatti stato nominato patrono Corpus Iuris Civilis, Benedetto da Norcia redigeva la sua regola d’Europa da Papa Paolo VI. e gettava le basi del monachesimo occidentale. Formulata dallo stesso Benedetto attorno al 540 d.C. e ispirata a regole precedenti di gruppi monastici che nella Gallia occidentale avevano, seppur in maniera disordinata e confusa, già definito la tendenza del monachesimo occidentale a preferire la scelta cenobitica – ossia di comunità – rispetto al radicale rifiuto del mondo e al totale isolamento ascetico di matrice orientale, la regola benesan benedetto da norcia dettina struttura la vita monastica su alcuni principi che diverLa statua di San Benedetto, opera dello scultore Giuseppe Prinzi (1880), è posta al centro ranno la base del monachesimo occidentale: l’obbligo di risiedere della piazza principale di Norcia sulla quale si per tutta la vita nello stesso monastero, la precisa scansione del affacciano i monumenti più importanti, tra cui la Basilica dedicata al Santo tempo della giornata in base al celebre motto “ora et labora”, che

Benedetto da Norcia e Scolastica: l’Umbria tra il V e il VI secolo

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capitolo 1 i Umbria, terra di santi e mistici

La figura di Ubaldo ricopre un grandissimo interesse storico, poiché rappresenta un esempio dell’importanza che la figura vescovile ha ricoperto nel quadro storico che va dal X al XII sec., quando nella frammentazione territoriale del potere il vescovo diventa la più rilevante figura di quello che è il nuovo centro politico: la città.

Sant’Ubaldo da Gubbio: gli anni 1000-1100

Con la dissoluzione dell’impero carolingio si arriva, tra l’XI e il XII sec., al momento di massima frammentazione del potere pubblico: la fase dell’ordinamento signorile, epoca in cui Ubaldo ricopre la carica di Vescovo di Gubbio. Questo periodo vede il nascere di molteplici poteri locali ed è caratterizzato da quella che lo storico March Bloch ha definito “patrimonializzazione dei poteri pubblici nelle famiglie dei funzionari”: grandi proprietari laici ed ecclesiastici, insieme agli eredi dei funzionari regi di età carolingia, consolidarono le rispettive posizioni di potere. Tuttavia, nell’aggrovigliato intreccio di poteri signorili che si contendevano il controllo del territorio, una posizione particolare fu quella dei vescovi. La progressiva frammentazione del territorio e del potere in una molteplicità di signorie locali si accompagnò infatti, in Italia, all’acquisizione dell’intera gamma dei poteri all’interno della città da parte dei vescovi. Questi erano espressione delle famiglie aristocratiche che cercarono fin da subito di impossessarsi in maniera duratura delle cariche ecclesiastiche, in modo da assicurare continuità al loro potere. Nella città il vescovo aveva un primato non solo spirituale, ma anche civile, arrivando addirittura a provvedere, in alcuni casi, alla difesa urbana. Con la frammentazione cittadina 8 il turismo culturale

del potere pubblico i vescovi, il cui ambito di giurisdizione – la diocesi – già coincideva con le provinciae romane, divennero in sostanza i legittimi detentori del potere pubblico, e la storia di Sant’Ubaldo da Gubbio si colloca esattamente in questo quadro. Appartenente a una famiglia aristocratica di origine germanica, i Baldassini, la data di nascita di Ubaldo è supposta intorno al 1085. Studiò con i canonici di San Secondo e San Mariano, dove però non si trovò bene a causa del diffuso concubinaggio del clero. Rifiutato il vescovado di Perugia, accettò quello di Gubbio, che il papa Onorio II gli impose nel 1129. Con Ubaldo vescovo la città di Gubbio, la cui forte politica espansionistica a partire dal X sec. la portò ad avere più di cento castelli sotto il suo dominio, entrò in forte conflitto con Perugia, allarmata dal suo espansionismo. Così nel 1151 undici città confederate, capeggiate da Perugia, attaccarono Gubbio con l’intento di spazzarla via, ma la città resse all’urto, e il seguente contrattacco portò ad una schiacciante vittoria degli eugubini. Il contributo politico del vescovo Ubaldo per la vittoria di Gubbio fu determinante, al punto che alcuni lo ritennero miracoloso, e per quell’evento la città gli fu estremamente riconoscente. Ubaldo trattò anche con Federico Barbarossa per evitare che le sue truppe distruggessero Gubbio. Quando morì, nel 1260, i funerali non poterono essere celebrati fino al quarto giorno dopo la sua morte, a causa del grande afflusso di fedeli e pellegrini che giunsero a rendergli omaggio. La figura di Ubaldo ricopre un grandissimo interesse storico, poiché rappresenta un esempio dell’importanza che la figura vescovile ha ricoperto nel quadro storico che va dal X al XII sec., quando nella frammentazione territoriale del potere il vescovo diventa la più rilevante figura di quello che è il nuovo centro politico: la città. Ubaldo è un santo tuttora molto venerato a Gubbio, e il simbolo della festa che si tiene in suo onore, la “Corsa dei Ceri”, è anche il simbolo ufficiale della regione Umbria.

sant’ubaldo da gubbio La Statua di Sant’Ubaldo, situtata in cima a Corso Garibaldi, venne realizzata nel 1774, in occasione del centenario della morte del Santo patrono di Gubbio


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capitolo 1 i Umbria, terra di santi e mistici

san francesco d’assisi Miracolo della fonte, 1290 - 1304, Giotto di Bondone, Basilica Superiore di San Francesco, Assisi

Francesco d’Assisi e Chiara: l’Umbria e la riforma della chiesa tra il XII e XIII secolo

Le vicende che dall’XI sec. in poi accompagnarono la costruzione di un dominio temporale soggetto al papato crearono forti disagi all’interno della cristianità occidentale, che nell’azione dei pontefici vedeva dimenticati gli ideali evangelici. Questo clima di scontento diede luogo al sorgere di movimenti “pauperistici” critici verso la chiesa e intenti a proporre un ritorno al cristianesimo evangelico attraverso pratiche ascetiche di purificazione, rifiutando la mediazione ecclesiastica e i sacramenti. Si trattava di una rivolta morale nei confronti della chiesa, non di un rifiuto della dottrina cristiana; tuttavia la risposta del potere ecclesiastico fu duplice: alcuni movimenti furono ricondotti nel seno della chiesa, altri furono bollati come eresie e perseguitati ferocemente. La forte diffusione dei movimenti ereticali poneva infatti alla chiesa l’urgenza di riappropriarsi del primato nella predicazione, soprattutto fra le masse urbane, e ciò costituì un fattore fondamentale per l’intera storia del movimento francescano. Francesco nacque ad Assisi nel 1182 da una famiglia di ricchi mercanti di stoffe. Della conversione di Francesco si hanno notizie solo tramite le agiografie, che narrano numerosi episodi al riguardo, di cui senz’altro il più importante è quello che avvenne quando il giovane, pregando nella chiesa di San Damiano, rac10 il turismo culturale

contò di aver sentito parlare il Crocifisso, che per tre volte gli disse: «Francesco, va’ e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina». Immediatamente Francesco fece incetta di stoffe nel negozio del padre e andò a Foligno a venderle. Vendette anche il cavallo, tornò a casa a piedi e offrì il denaro ricavato al sacerdote di San Damiano perché riparasse quella chiesetta. L’episodio fece infuriare il padre, che lo interpretò come un evidente segno di squilibrio mentale e decise di nascondere il figlio alla gente, ma Francesco fece appello alla pubblica autorità, e in un processo davanti al vescovo si spogliò di tutti i suoi vestiti, dichiarando di volersi dedicare in completa povertà alla predicazione itinerante della penitenza. Attorno alla sua figura carismatica si raccolse un piccolo gruppo di confratelli, che si dissero minores, ossia i minori, sottomessi a tutti. Nel 1209 Francesco raccolse intorno a sé dodici compagni e si recò a Roma per ottenere l’autorizzazione della regola di vita, per sé e per i suoi frati, da parte di papa Innocenzo III. Dopo alcune esitazioni iniziali, il Pontefice concesse a Francesco l’approvazione orale per il suo «Ordo fratum minorum», e questo fu un evento molto importante per la chiesa, che finalmente intravedeva sia una via d’uscita dalla crisi morale in cui versava da tempo, sia un modo per riconquistare il primato della predicazione urbana, messo in discussione da eresie largamente diffuse, come quella dei Catari, contro i quali nel 1208 fu anche bandita una crociata nella Francia Meridionale, che portò ad un massacro della popolazione. Il movimento francescano ai suoi esordi non aveva alcuna caratteristica che potesse distinguerlo dagli altri movimenti pauperistici largamente diffusi e osteggiati dalla chiesa, tant’è che in Francia i francescani furono spesso scambiati per Catari e arrestati. Tuttavia, a differenza degli altri ordini pauperistici, Francesco non contestava l’autorità della chiesa, a cui offriva sincera obbedienza e devozione, e la sua personalità sottomessa fu l’ideale per papa Innocenzo III, che tramite l’ordine francescano poteva così ricondurre le inquietudini e il bisogno di partecipazione dei


santa chiara d’assisi Santa Chiara, 1344 circa Simone Martini, Basilica inferiore di Assisi

ceti più umili, tra i quali il movimento francescano faceva breccia, nel seno della Chiesa, evitando così che questi scivolassero pericolosamente verso le eresie pauperistiche. La confraternita francescana crebbe molto rapidamente, e dal 1213 ebbe una sezione femminile guidata da Chiara. Chiara Scifi, figlia del nobile assisiate Favarone di Offreduccio, chiese di poter entrare a far parte del movimento francescano, e ricevette l’abito religioso direttamente da Francesco. Egli la sistemò per un po’ presso il monastero benedettino di Bastia Umbra, poi in quello di Assisi. In seguito altre ragazze (fra cui anche la sorella di Chiara, Agnese) seguirono il suo esempio, e presero dimora nella chiesetta di San Damiano – quella della conversione di Francesco – dando così origine all ordine delle clarisse. A partire dal 1217 il movimento francescano fu organizzato territorialmente per provincie e iniziò la sua espansione anche all’estero, ma con l’enorme crescita apparve sempre più evidente la necessità di dare all’organizzazione un impianto di tipo clericale, trasformando la confraternita in un ordine strutturato. Francesco, inizialmente contrario ad una istituzionalizzazione del movimento che aveva creato, su pressione dei suoi stessi confratelli stese una regola che, eliminati gli aspetti più radicali della sua predicazione, potesse essere approvata a Roma. Tale regola, nota come Regula bullata, fu approvata dal pontefice Onorio III. Pochi anni dopo Francesco morì, e con una rapidità straordinaria – i processi di canonizzazione erano di solito molto lunghi – fu dichiarato santo. La contraddizione tra piena adesione agli ideali evangelici e strutturazione in un ordine, palese già durante la vita di Francesco, emerse nel compromesso della Regula bullata, e assunse grande evidenza dopo la sua morte. L’ordine si divise infatti in correnti diverse: quelle più fedeli all’esempio di vita del santo furono ritenuti spesso sul crinale dell’eresia, mentre i francescani più moderati trovarono pieno inquadramento nella chiesa cattolica, arrivando nel XIII sec. a gestire insieme a un altro ordine mendicante, quello dei domenicani, il terribile tribunale della santa inquisizione. il turismo culturale 11


La letteratura religiosa in Umbria

sulle orme di Francesco d’Assisi e Jacopone da Todi Nel Duecento la produzione letteraria di argomento religioso trae alimento dal dibattito sulla necessità di un rinnovamento della Chiesa e dalla nascita di movimenti evangelici e pauperistici. L’Umbria, regione di origine di San Francesco e di Jacopone, è il centro di un’ondata rivoluzionaria che determinerà un cambiamento profondo nella storia della cristianità e della cultura. di Daniele Sorvillo

I

l Duecento fu un secolo di intensa vita religiosa, anche per reazione alla diffusione del pensiero laico e allo sviluppo della società comunale e borghese, con la nascita dei nuovi valori incentrati sul profitto e sulla competizione economica. Di fronte a tutto ciò, l’anima tradizionalista del Medioevo esaltò la povertà come virtù cristiana, e la perseguì come modus vivendi, con la fiducia che la vera ricchezza fosse solamente quella donata da Dio; in conseguenza di questo atteggiamento si sviluppa quella che la critica ha definito la letteratura religiosa del Duecento. In realtà essa non può essere considerata come genere letterario a sé, ma è piuttosto un’area tematica, un nucleo di contenuti, concezioni e sentimenti che può trovare espressione in forme letterarie anche molto diverse, unite tuttavia da un comune fine religioso preminente. All’inizio del Duecento nacquero inoltre due nuovi e importanti ordini religiosi: l’ordine domenicano, fondato nel 1216 dallo spagnolo Domenico di Guzman, e l’ordine francescano, fondato da 12 il turismo culturale

Francesco d’Assisi intorno al 1210. Entrambi attirarono numerosissimi seguaci poiché seppero profondamente interpretare l’ansia di rinnovamento religioso avvertita, all’epoca, in ogni ceto sociale. Alla “fuga dal mondo” perseguita dai monaci benedettini, domenicani e francescani sostituivano invece una forte e radicata presenza nel tessuto cittadino: perciò non vivevano più nei monasteri, lontano dalle città, bensì nei conventi, fondati all’interno dei borghi, tra la gente da poco inurbata. Per lo stesso motivo si facevano chiamare “frati”, non più “padri”, come erano invece detti i monaci. Furono designati “ordini mendicanti” perché, diversamente dai monaci benedettini, che lavoravano per vivere, domenicani e francescani scelsero la povertà evangelica e, quindi, di affidarsi alle elemosine e alla provvidenza di Dio. San Francesco: una vita consacrata alla Povertà

Il clima mistico risultava vivissimo nell’Italia centrale e soprattutto in Umbria: la regione fu la patria sia di Francesco d’As-


la consacrazione alla povertà Il dono del mantello, 1296-1304, ciclo di affreschi assisiate con Storie di San Francesco Basilica Superiore di San Franceso, Assisi

sisi sia del nuovo genere della lauda. Nato ad Assisi nel 1181 o 1182, Francesco era figlio di Pietro Bernardone, un ricco mercante di stoffe; da giovane ricevette una buona educazione, si dedicò alla lettura di poemi e romanzi francesi e apprese il latino. Frequentatore di liete brigate, si dilettava anche di musica e di canto. Momento decisivo della sua vita è nel 1205 quando si reca, per penitenza, tra i lebbrosi. Nella chiesetta di San Damiano, ad Assisi, ode infatti un invito di Dio a ricostruire la sua chiesa: a tale scopo vende le stoffe paterne ma, per questo motivo, viene citato in giudizio dal padre stesso. Davanti al vescovo di Assisi, nel 1206, il giovane rinuncia all’eredità col gesto plateale di spogliarsi nudo. Si dedica al restauro di alcune chiese, tra cui San Damiano e la chiesa di Santa Maria degli Angeli (o della Porziuncola), anch’essa ad Assisi, ma poi comprende che il “restauro” a cui è chiamato riguarda l’intera comunità cattolica: nel 1208 indossa l’umile saio e inizia a predicare la penitenza; si uniscono a lui i

primi compagni, con i quali stabilisce una prima formula vitae (la cosiddetta regola del 1209, perduta). Nel 1210 si reca a Roma da papa Innocenzo III, che approva verbalmente la sua regola di vita, interamente ricalcata sul Vangelo (l’approvazione definitiva dell’ordine francescano giungerà nel 1223 da papa Onorio III). Nel 1212 Francesco viene raggiunto alla chiesetta della Porziuncola da Chiara di Assisi, che si stabilirà poi a San Damiano, fondando il primo monastero di clarisse francescane. Nell’ordine dei francescani sono ormai entrati migliaia di seguaci o frati minori. Nel 1221 Francesco ne affida la guida all’amico frate Elia, riservando a sé la sola direzione spirituale ed elaborando per l’ordine una seconda regola, fondata sull’insegnamento evangelico. Nel 1225, sul monte Verna, malato e sofferente per le privazioni, riceve sulla sua pelle le stigmate, i segni della passione di Cristo. Si spegne alla Porziuncola di Assisi il 4 ottobre 1226. Viene dichiarato santo già nel 1228 da papa Gregorio IX. il turismo culturale 13


capitolo 2 i La letteratura religiosa in Umbria

Per fuggire alla vanità del mondo Francesco cercò conforto nella natura. Nel 1209 trovò rifugio nella valle di Rieti, a Poggio Bustone, luogo isolato in cui cercare Dio, nella privazione e nella preghiera Il Sacro Speco di San Francesco

Il cuore profondo del misticismo Per fuggire alla vanità del mondo Francesco cercò conforto nella natura. Nel 1209 trovò rifugio nella valle di Rieti, a Poggio Bustone, luogo isolato in cui cercare Dio, nella privazione e nella preghiera. Qui si trova il Sacro Speco, grotta in cui Francesco ricevette da un angelo il perdono dei peccati. Tra querce secolari, aceri campestri e sei edicole erette intorno al 1650

a ricordo di altrettanti episodi di vita del santo, la visita alla grotta del Sacro Speco significa penetrare nel cuore profondo del francescanesimo. Sotto la massa rocciosa è poi la suggestiva chiesetta, costruita nel 1300, che racchiude la Grotta delle visioni. Il Santuario è costituito da due vani. Quello inferiore è un ingresso in cui una scala tagliata nella roccia conduce alla grotta. L’ambiente è

caratterizzato da un altarino trecentesco, con un dipinto del secolo XVII, raffigurante l’Angelo che appare a Francesco. Rozzi gradini tagliati sulla roccia conducono al vano superiore (costruzione del 1634); qui si può ammirare un piccolo altare con un quadro raffigurante San Francesco e il beato Egidio.

La conversione interiore è anche trasformazione del linguaggio

la conversione interiore San Francesco in estasi, 1600 Lodovico Ciardi detto “Il Cigoli” San Pietroburgo, Museo Statale Ermitage

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La grandezza di Francesco d’Assisi sta anche nel fatto che egli fu il primo ad utilizzare la lingua volgare per tradurre la preghiera, in modo che risultasse comprensibile ai fedeli illetterati, i laici che non conoscevano più il latino, lingua ufficiale della Chiesa e che tale sarebbe rimasta per molti secoli. Il suo Cantico di frate Sole (il titolo tramandato nei manoscritti è in latino Laudes creaturarum e in volgare Cantico delle creature), scritto tra il 1224 e il 1226, è il testo più antico della letteratura italiana. Si tratta di una sorta di salmo in volgare, composto sul modello dei Salmi biblici, in una prosa poetica e ritmica percorsa da rime e assonanze. Il Cantico era originariamente accompagnato da una melodia, purtroppo non giunta fino a noi: poesia e musica, nell’intenzione dell’autore, dovevano unirsi nella lode a Dio. Il suo scopo era quello di far pregare i confratelli e la gente. Soprattutto il Cantico è un vero e proprio gioiello artistico, poiché in soli trentatre versi offre una sintesi potente e nuova del rivoluzionario messaggio dell’autore. L’esigenza di una religiosità aderente al Vangelo e la polemica contro la superbia della sapienza umana, oltre che la vasta cerchia a cui si rivolgeva la sua parola, indussero Francesco, per esprimere il suo ardore religioso, a scegliere non la lingua dei dotti ma quella dell’uso comune anche tra le persone semplici, il volgare. Tuttavia il Cantico non è affatto un testo rozzamente popolaresco: nasce al contrario da un fondo di grande cultura. Infatti la lingua di Francesco mostra l’aspirazione ad un “volgare illustre”: possiede tipiche caratteristiche umbre, ma affinate e regolarizzate, e rivela la presenza di una consapevolezza retorica e stilistica.


jacopone da todi Il beato Jacopone da Todi, 1435-40 Paolo di Dono detto “Paolo Uccello” Prato, Museo dell’ Opera del Duomo

La nascita della lauda e Jacopone da Todi

Il risveglio religioso del Duecento accompagna anche lo sviluppo della lauda, un genere nuovo, fiorito anch’esso in un territorio a metà tra letteratura e devozione religiosa. Già da un secolo si levavano inni latini in lode alla Vergine e a Dio, genericamente detti laudes e inseriti nella liturgia della chiesa. La lauda duecentesca nacque come lode a Maria, intonata dalle confraternite nel corso di processioni e altre cerimonie collettive, in Umbria, nelle Marche, a Perugia, a Firenze e a Bologna. Presto sorsero gruppi di laudesi (coloro che elevavano canti di lode a Dio), specializzati nella composizione delle laude e nella loro esecuzione attraverso il canto: una voce solista recitava la strofa e il coro riprendeva con un ritornello. In seguito le laude vennero trascritte e raccolte in repertori, chiamati laudari: ne restano circa 200, provenienti soprattutto dall’area umbra. Il più antico è il laudario di Cortona, in Umbria, risalente al 1270 circa: molte laude in esso contenute risultano corredate delle notazioni musicali. Sul piano poetico la lauda diviene pienamente letteratura grazie all’intervento di alcuni autori di spicco. Tra di essi il più celebre è certamente Jacopone da Todi, il maggiore autore di laude. Nato a Todi tra il 1230 e il 1236 da nobile famiglia, Jacopone dei Benedetti svolse la professione di notaio. Nel 1267 sposò Vanna, anch’essa di nobile famiglia. Si convertì nel momento della tragica morte della moglie, avvenuta per il crollo del pavimento del castello paterno durante una festa: accorso sul luogo della sciagura, Jacopone scoprì sotto le vesti della donna un cilicio (ruvida cintura che si portava a contatto della pelle a scopo di mortificazione), a testimonianza della sua aspra e nascosta penitenza. Cominciò così, verso il 1268, la crisi spirituale che portò il futuro poeta ad abbandonare la professione notarile. Donati ai poveri tutti i suoi averi, egli si dedicò alla preghiera e alla meditazione. Nel 1278 si unì ai frati minori francescani nel convento di Pontanelli, presso Terni, dove studiò teologia e filosofia. Nelle sue laude Jacopone celebrò povertà e umiltà, in sintonia con la corrente rigorista dei francescani spirituali. Per questo entrò in urto con la curia di Roma: sostenne papa Celestino V (1294), ma quando questi rinunciò, sostituito da papa Bonifacio VIII, Jacopone venne scomunicato e incarcerato nel convento di San Fortunato a Todi. Timoroso per le conseguenze spirituali della scomunica, Jacopone scrisse al papa più volte, supplicandolo non di restituirgli al libertà ma solo di assolverlo da quella condanna: fu infine esaudito nel 1303, quando morì Bonifacio VIII e fu eletto papa al suo posto Benedetto XI. Si ritirò allora nel convento di Collazione, tra Perugia e Todi, dove godette del conforto degli amici e dove morì la notte di natale del 1306. il turismo culturale 15


capitolo 2 i La letteratura religiosa in Umbria

le laude di jacopone e la passione di cristo Il compianto del Cristo morto,1303-05 Giotto Padova, Cappella degli Scrovegni

Il laudario di Jacopone comprende 92 laude sicuramente autentiche, mentre altre vennero composte da discepoli e ammiratori. La sua produzione poetica è profondamente segnata da un temperamento che non conosce né compromessi né sfumature. Tipico dello stile di Jacopone è un impasto di elementi colti e popolari insieme, che dà vita a sequenze intense ed emotive, sempre molto personali. Il tema più ricorrente è l’estasi dell’anima, che in modi misteriosi fa esperienza di Dio. Scaturiscono da qui i motivi del disprezzo del mondo e la vanità di tutti i beni umani. Altre laude costituiscono una rilettura in chiave critica di eventi e personaggi contemporanei. Dominato da un forte pessimismo, i suoi testi sono caratterizzati da un crudo realismo: il poeta insiste sugli oggetti più ruvidi e concreti, enfatizzando gli aspetti più negativi della realtà. Parallelamente il linguaggio è ricco dei termini più violenti e corposi, perfino plebei. Ciò naturalmente non significa che Jacopone sia un poeta rozzo e popolaresco: era infatti un uomo colto, nutrito di studi giuri16 il turismo culturale

dici e di teologia. Ma il suo rifiuto radicale del mondo lo porta anche a quello della cultura e delle forme più raffinate del vivere sociale. Pertanto il suo linguaggio scabro (e la sua predilezione per il nativo dialetto umbro) risponde ad una precisa scelta, che è ideologica e stilistica insieme. Alcune tra le sue laude raccontavano la passione di Cristo. Da esse nacque, con il tempo, il genere dialogato della “lauda drammatica”, allestita dalle confraternite nelle chiese o sui sagrati. Il genere prevedeva una essenziale sceneggiatura teatrale, con battute sceniche suddivise tra i diversi personaggi. L’esempio più antico e illustre di lauda drammatica è offerto da Donna de Paradiso (1285-1290) dello stesso Iacopone da Todi, un testo pervaso di misticismo, in cui il poeta non parla, come aveva fatto Francesco d’Assisi, della bontà di Dio e delle sue creature, ma della necessità di rovesciare la natura umana, di rinnegarla, per attingere all’infinita, inebriante grandezza di Dio.


ENGLISH synthesis

On the footsteps of Saint Francis and Jacopone Religious literature in XIII century’s Umbria Translated by Sergio Pasquandrea

The mendicant Orders

Thirteen century was a period of intense religious life. The rise of a secular society, based on borgeois values such as money and profit, determined a spiritual reaction, exalting poverty as a Christian principle. At the beginning of the century, two new religious orders were born: the Dominicans, founded by Saint Dominic of Guzman in 1216, and the Franciscans, founded by Saint Francis of Assisi in 1210. Instead of escaping from the world, living in isolated monasteries, like Benedictines had done, Dominicans and Franciscans were strongly rooted into the cities, and were called “friars” (from the Latin fratres, “brothers”), instead of “fathers”. They were named “mendicant friars”, because, trusting in God’s Providence, they chose to rely entirely on alms for their livelihood. San Francesco: a life dedicated to Poverty

This mystical attitude was very strong in central Italy, particularly in Umbria, which became the birthplace both of Saint Francis and of a new literary genre: the lauda. Francis was born in Assisi in 1181 or 1882, son of Pietro Bernardone, a wealthy cloth merchant. He received a good education

and was able to read French and Latin. In 1205 he chose to dedicate his life to God, selling his father’s good to bring relief to the poor and the leprouses. In 1208, together with some companions, he founded his order, having his “rule” approved by Pope Innocent III. In 1212, Claire of Assisi joined him, founding the Order of the Poor Ladies. After receiving the stigmata, in 1224, Francis died in 1226 and was pronounced Saint in 1228 by Pope Gregory IX. The “Canticle of the Sun”: a new language for a new spirituality

Francis was the first one who employed the volgare (“vernacular language”) for prayers, in order to make them understandable to illiterate believers, who did not know Latin. His Cantico di frate Sole (“Canticle of Brother Sun”) or Cantico delle creature (“Canticle of the creatures”), also known under the Latin title of Laudes creaturarum (“Praise of the creatures”), written between 1224 and 1226, is the most ancient extant text of Italian literature. Modeled on Bible’s Psalms, with a poeticrhythmic prose rich in rhymes and assonances, it was originally accompanied by a melody, unfortunately lost, and meant to make people pray together.

In just 33 lines, the Canticle offers a novel and powerful synthesis of Francis’s revolutionary message. Although written in the Umbrian dialect, it is neither rough nor unrefined: on the contrary, it shows the ambition to create an “illustrious vernacular language ”, with a clear stylistic and rhetorical awareness. Jacopone da Todi and the lauda

The religious awakening of XIII century also caused the birth of a new literary genre: the lauda (literally “praise”). Its origins can be traced back to the traditional hymns praising Virgin Mary, sung in central Italy (Umbria, Marche, Tuscany, Emilia) by the confraternite (religious brotherhoods) during processions and ceremonies. The singers, called laudesi, usually included a soloist, who sang the verse, and a choir responding with a refrain. Later, the laude were transcribed in books called laudari: about 200 of them still survive, most of which coming from Umbria, sometimes containing both texts and melodies. Among the authors who developed the lauda, the most important one is Jacopone. Born in Todi between 1230 and 1236 from a noble family, he first worked as a notary. After the sudden death of his wife, in 1268, he went through a spiritual crisis which resulted in the choice to dedicate his life to prayer and meditation, joining the Franciscan friars of Pontanelli, near Terni. His laude, celebrating poverty and humility, led him to clash with the highest Catholic hiearchies. In 1294, Pope Boniface VIII excommunicated and imprisoned Jacopone, who, after being released in 1303, retired in the friary of Collazone, near Todi, where he died in 1306. His literary works reflect his stern and uncompromising temper, with their crude realism and their mingling of cultivated and popular elements. The main themes are the mystical contemplation of God, the contempt of the material world, and the critique to contemporary men and events. His laude depicting the passion of Christ, such as the famous Donna de Paradiso (“Lady of Heaven”), gave origin to the “dramatic lauda”, staged on the parvis of the churches during the Lent period. il turismo culturale 17


18 il turismo culturale


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Città di Castello - Pietralunga Montone - Umbertide - Gubbio

EREMI, MIRACOLI E MISTERI Il primo itinerario nell’Umbria sacra e mistica, sacra e pagana, inizia da Città di Castello e ci conduce fino a Gubbio, attraversando la dorsale dell’appennino umbro marchigiano e borghi immersi nella quiete della campagna umbra di Luciano Vanni

L

’Umbria non è soltanto terra di bellezze naturali, di luoghi d’arte, di meravigliosi scorci collinari e di ampie vallate, ma è anche una regione dalle grandi tradizioni spirituali, territorio eletto di contemplazione, preghiera, misticismo e di religiosità. Ma l’Umbria è anche una regione carica di storie che raccontano di miracoli e misteri, eventi spesso tramandati – o perché no, vissuti – all’interno di eremi, abbazie e monasteri incastonati nei luoghi più impervi della regione; come quelli che incontreremo in questo primo itinerario.

il turismo culturale 19


itinerario

da CITTà DI CASTELLO a GUBBIO

tappe

lunghezza itinerario

Città di Castello

km 100

1 Duomo

legenda

2 Eremo di Buonriposo 3 Monastero di Badia Petroia 4 Santuario della Madonna di Belvedere 5 Abbazia di San Benedetto Vecchio di Pietralunga 6 Chiesa di San Crescenziano di Pieve de’ Saddi

Umbertide 7 Abbazia di San Salvatore di Montecorona 8 Eremo di Montecorona 9 Abbazia di San Bartolomeo

Gubbio

20 il turismo culturale

Città Luoghi del sacro abbazie, basiliche, eremi e monasteri Luoghi del mistero le antiche leggende dell’Umbria Luoghi del sublime belvedere, oasi naturalistiche e paesaggi


città di castello Il soffitto della cupola del Duomo di Città di Castello (nelle due pagine precedenti) e la Torre Civica di Città di epoca medievale, situata nel centro storico (a destra)

l’arte sublime di città di castello, da raffaello a luca signorelli

Entriamo in Umbria partendo da Città di Castello, la porta nord occidentale della regione, ad appena venti chilometri dal confine con la Toscana e dal Comune di San Sepolcro e raggiungibile facilmente dalla E45 e dall’autostrada A1 in poco più di mezz’ora. è una magnifica occasione per visitare il centro storico di questa cittadina e per ammirare lo splendore artistico raggiunto soprattutto in epoca rinascimentale. Merito di preziose committenze che la famiglia Vitelli – a capo della Signoria a partire dal XV secolo – rivolse ad alcune tra le più grandi personalità del suo tempo, come gli architetti Vasari, Antonio da Sangallo e gli artisti Raffaello, Luca Signorelli, Andrea e Giovanni della Robbia, autori di opere raccolte nella preziosa collezione della Pinacoteca Comunale ospitata all’interno del Palazzo Vitelli alla Cannoniera. La breve sosta a Città di Castello ha alcune tappe obbligate: di notevole interesse sono il Palazzo del Podestà, il Palazzo Comunale, la Chiesa di San Francesco, la

Chiesa di San Domenico e naturalmente il Duomo, frutto di una progressiva serie di ricostruzioni e restauri avvenuti in seguito alla distruzione del VI secolo ad opera del re degli Ostrogoti, Totila. Il Duomo fu eretto su di un preesistente tempio romano la cui fondazione è stata attribuita a Plinio il Giovane, che nel

municipio romano di Città di Castello possedeva una residenza privata. I biografi di San Francesco raccontano di una sua lunga sosta a Città di Castello ospite della famiglia Salamacchia; si narra che proprio qui il santo abbia compiuto uno dei suoi più celebri miracoli, la liberazione dal demonio di una giovane donna tifernate. il turismo culturale 21


itinerario i da CITTà DI CASTELLO a GUBBIO

DUOMO DI CITTà DI CASTELLO

Il Mistero della Madonna Nera Proprio all’interno del Duomo di Città di Castello è conservata una delle testimonianze sacre più misteriose e affascinanti della regione. Sotto l’edificio principale, nella cripta, chiamata anche chiesa inferiore, oltre alle reliquie di alcuni santi si trova la statua di una Madonna Nera. Da Pescasseroli a Cremona, da Sori a Lucca, passando necessariamente per Loreto, sono numerose nel nostro paese le rappresentazioni della Madonna il cui volto presenta un colorito scuro. Tuttavia, mentre nella quasi totalità dei casi è sempre presente il bambino (anche lui solitamente in versione “nera”), la Madonna di Città di Castello tiene in braccio un’altra piccola

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donna simile a lei con una sfera in mano, come accade spesso nelle rappresentazioni di Gesù. Non solo: la Madonna Nera mette in mostra un copricapo molto simile a una tiara (tipica dei papi), cosa che dà adito a interpretazioni controverse. La figura della papessa infatti, uno degli arcani maggiori dei tarocchi, era considerata eretica dalla Chiesa e il fatto di venerare un suo simulacro veniva punito con la scomunica o con pene più gravi. Il vero motivo e significato della sua presenza nel Duomo di Città di Castello rimane oscuro, anche se probabilmente ha a che vedere con i culti pagani all’origine del luogo. (AF)


città di castello Una veduta dall’alto di CIttà di Castello

Badia petroia L’Abbazia di Badia Petroia è situata tra il territorio di Umbertide e quello di Città di Castello, lungo l’antica direttrice che, passando per Morra, conduce a Castiglion Fiorentino

LA PREGHIERA DI SAN FRANCESCO E SAN BENEDETTO

Appena 8 km dividono Città di Castello dall’Eremo di Buonriposo ( vocabolo Sodo, vocabolo Uppiano), tappa del Cammino Francescano perché fu in questo luogo, immerso nel verde del Monte Citerone e del colle di Sant’Angiolino, che il poverello trovò il suo riposo spirituale durante il tragitto tra Assisi e l’Eremo della Verba. Il nome dell’eremo deriva con grande probabilità dall’esclamazione “Oh, che buon riposo” che il Santo era solito esprimere ogni qual volta si trovava in questo piccolo romitorio; ed è particolarmente

emozionante ritrovare i segni della stanza in cui San Francesco dimorò nel 1213. Nell’Eremo di Buonriposo pare abbiano vissuto anche altre figure di grande importanza per la comunità cristiana come Antonio da Padova, Bonaventura da Bagnoregio e Bernardino da Siena. Continuiamo il nostro percorso per raggiungere il borgo di Badia Petroia, ( verso Ciciliano, vocabolo Ricastelli, vocabolo Biricocco, vocabolo Signorotto, vocabolo Rotetino, bivio Lugnano, Petroia), immerso in una valle di sorprendente bellezza. La sua storia incrocia quella del Monastero di Badia Petroia,

dell’ordine di San Benedetto, costruita intorno al 960 ed eretta per conto di Ugo dei Marchesi di Colle. Ciò che rimane oggi del suo glorioso passato è una Chiesa che conserva la funzione originaria, e una struttura privata, Il Giardino della Badia. La Chiesa, dalle forme romanico– lombarde, presenta una vasta cripta dalla pianta rettangolare a tre navate: un tempo alla struttura era collegata una torre campanaria ormai totalmente distrutta. Lo scarno arredamento e la luce fioca che emerge centralmente dietro l’altare regala all’ambiente un’atmosfera eccezionalmente dolorosa. il turismo culturale 23


itinerario i da CITTà DI CASTELLO a GUBBIO

Pieve De’ Saddi

Costole del Drago

il missile La Gaggia modello Internazionale, soprannominata “Missile”, 1953

IL FASCINO DELL’ATTRAVERSAMENTO DELLA DORSALE APPENNINICA

Di grandissimo interesse architettonico è il Santuario della Madonna di Belvedere ( SS 257 verso vocabolo Surchio), completamente immerso nel verde della Val Tiberina e con una inedita pianta barocca ottagonale. Per raggiungerlo occorre tornare a Città di Castello e proseguire per la SS 257 percorrendo per 33 chilometri una strada che attraversa l’appennino e che sfiora angoli di grande fascino paesaggistico, come quello del Belvedere sopra le Terme di Fontecchio. Il santuario fu eretto alla fine del XVII secolo su disegno di due architetti, Antonio Gabrielli e Nicla Barbioni, che pensarono di costruire il tempio con una forma circolare (a croce greca) e con un ampio portico, con una sequenza serrata

Oltre a essere caro al popolo cinese, il drago è un animale mitologico che ha avuto grande fortuna nell’immaginario del nostro Paese, soprattutto in epoca medioevale. Ne sono prova le numerose ossa conservate un po’ in tutta Italia. E anche se di recente alcune di esse si sono in realtà rivelate ossa di balenottere o mammut, le leggende che riguardano questo particolare tipo di reliquia sono ancora ben salde. La Chiesa di San Crescenziano di Pieve de’ Saddi (» verso vocabolo Cortolla), raggiungibile in appena cinque minuti dal centro di Pietralunga, ha conservato a lungo una costola del drago ucciso da questo coraggioso legionario romano. Oggi l’osso, lungo oltre due metri, si trova nel museo della Cattedrale di Città di Castello. La leggenda vuole che nel IV secolo d.C. un drago infestasse la regione e che

di archi, due esili torri e coperture che conferiscono alla struttura una fisionomia affascinante e raccolta. Così come suggerisce il suo nome, la visita al monastero è consigliata anche in virtù dell’arco panoramico che si può godere dalla sua posizione, uno sguardo a perdifiato sull’Appennino Umbro-Marchigiano. Poco meno di quaranta minuti e trenta chilometri di strada appenninica, tortuosa ma seducente, separano il Santuario della Madonna di Belvedere dall’Abbazia di San Benedetto Vecchio di Pietralunga ( SS 257 verso Fraccano): è l’Umbria che non ci si aspetta, più di montagna che di collina. Il viaggio ci porta fino a seicento metri sul livello del mare passando per le frazioni di Fraccano, Ronchi, vocabolo I Terzi, vocabolo Cainardi e vocabolo Cortolla; una volta arrivati al borgo

Crescenziano (o Crescentino), che faceva parte della prima comunità cristiana dell’alto Tevere, lo avesse affrontato e ucciso. L’eroico atto tuttavia non gli permise di sfuggire alla repressione anti-cristiana di Diocleziano, e di essere infine decapitato. Nel museo, oltre alla costola, è conservata in un’apposita teca anche la calotta cranica del santo. Come molte abbazie cristiane, la Pieve De’ Saddi fu costruita su di un preesistente tempio pagano. Fondata nell’XI secolo, la Chiesa mostra le sue originali forme romaniche e accoglie i fedeli in un ambiente diviso in tre navate; all’esterno presenta un’abside rinascimentale; degno d’interesse il bassorilievo che ritrae la scena del momento in cui il santo ferisce a morte il drago. Poco distante dalla Pieve De’ Saddi c’è la Fonte del Drago, da cui sgorga un’acqua limpida e fresca. (AF)

di Pietralunga occorre proseguire per qualche chilometro in direzione Gubbio, immersi in un silenzio profondamente mistico. La struttura originaria dell’Abbazia di San Benedetto Vecchio, conosciuta anche come San Benedetto De Podio, risale all’XI secolo e la sua costruzione si deve al monaco eremita San Pier Damiani grazie al contributo del vescovo di Gubbio Rodolfo Gabrielli. Incantevole la sua struttura a tre navate e le originarie decorazioni scultoree. Prima di arrivare ad Umbertide, merita una deviazione il delizioso borgo medievale di Montone ( verso Pietralunga, Maritonda Terza, Carpini, Zona Corlo), posto all’interno dell’Alta Valle del Tevere e circondato dalle rive del fiume Tevere e del fiume Carpina, mantenuto integro negli anni grazie alla sensibilità dei suoi cittadini.

Il santuario della Madonna di Belvedere fu eretto alla fine del XVII secolo su disegno di due architetti, Antonio Gabrielli e Nicla Barbioni, che pensarono di costruire il tempio con una forma circolare (a croce greca) e con un ampio portico, con una sequenza serrata di archi, due esili torri e coperture che conferiscono alla struttura una fisionomia affascinante e raccolta

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la dorsale appenninica La scalinata e la facciata del Santuario della Madonna di Belvedere, eretto tra il 1669 e il 1684 dagli architetti locali Antonio Gabrielli e Nicola Barbioni

il turismo culturale 25


itinerario i da CITTà DI CASTELLO a GUBBIO

UMBERTIDE: ABBAZIA DI SAN SALVATORE ED EREMO DI MONTE CORONA

Tra Pieve De’ Saddi e Umbertide ( verso vocabolo Palazzo, Maritonda Terza, Zona Corlo, Zona Faldo) ci son poco più di 15 km, ottimo motivo per visitare questo piccolo centro umbro. Umbertide conserva gioielli architettonici e artistici come l’imponente fortezza medievale (costruita alla fine del XIV secolo di fronte al torrente Reggia), la Collegiata (Chiesa dall’inedita forma ottagonale) e la Chiesa di Santa Croce, che conserva la meravigliosa pala della Deposizione dipinta da 26 il turismo culturale

Luca Signorelli nel 1516, commissionata dalla confraternita di Santa Croce e posizionata ancora nel suo luogo d’origine. La tappa successiva di questo nostro viaggio tocca l’ennesimo centro spirituale di questo territorio, l’Abbazia di San Salvatore di Montecorona, ( verso Borgo Baraglia, Badia, Località Colle, Località Badia di Monte Corona), un monastero benedettino in stile romanico costruito intorno all’XI secolo, fondato secondo tradizione da San Romualdo nel 1008. La Badia gode ancora oggi di una posizione privilegiata, immersa nel verde

della Valle del Tevere e stretta dal Monte Acuto; per raggiungerla da Umbertide occorrono venti minuti circa. La sua vicenda storica è legata all’ordine dei camaldolesi. Oggigiorno l’abbazia si presenta con una struttura divisa in due aree distinte: una chiesa superiore - con resti di affreschi trecenteschi e un’ampia navata dai soffitti lignei - e una cripta a cinque navate, così estesa e alta da considerarsi una seconda chiesa. All’esterno si erge una Torre Campanaria dalla forma alquanto singolare: nel suo sviluppo verso l’alto infatti si fa prima endecagonale e quindi


umbertide Lungo il fiume Tevere, dal quale Umbertide è attraversata, sono ancora visibili le mura medioevali che originariamente circondavano la città MONTECORONA L’Abbazia di San Salvatore di Montecorona, monastero benedettino del XI sec.

ottagonale. Dall’Abbazia consigliamo di arrivare fino all’Eremo di Montecorona: fu costruito intorno al XVI secolo dai padri Camaldolesi, come spazio riservato esclusivamente alla vita spirituale, così da trasformare l’Abbazia di San Salvatore in luogo di raccolta dei pellegrini, di stoccaggio delle materie prime e anche in centro di attività economica e amministrativa. Per spingersi fino all’eremo, sulla cima del Monte Corona, occorre percorrere 8 km di strada di cui solo i primi quattro sono asfaltati, per poi prendere un sentiero (ben orientato dal CAI) fino a raggiungere i

705 metri sul livello del mare, immersi nel verde di boschi secolari di castagni e faggi. La fatica del tragitto è ampiamente ripagata dalla vista di questo sacro e mistico rifugio di preghiera. A questo punto non rimane che finire la giornata giungendo a Gubbio ( verso Badia, Borgo Baraglia. E poi la SS219 verso Camporeggiano e Monteleto), percorrendo 30 km circa per un totale di quaranta minuti; non prima però di aver fatto una sosta a pochi chilometri dalla cittadina per ammirare i ruderi del Castello dei Gabrielli (del X secolo) e l’Abbazia di San

Bartolomeo (dell’XI secolo), un edificio in stile romanico che conserva ancora le originali arcate, i possenti pilastri in marmo e la cripta. Per quel che riguarda Gubbio, la città è strettamente legata alla storia di San Francesco: proprio qui infatti il Santo si rifugiò dopo essersi allontanato da Assisi, ospite prima degli Spadalonga poi presso il lebbrosario. A Gubbio intraprese il suo percorso di conversione vicino alle persone più bisognose; inoltre, secondo l’a giografia legata al santo assisiate, fu qui che egli convertì un ferocissimo lupo. il turismo culturale 27


ENGLISH synthesis

Città di Castello - Pietralunga Montone - Umbertide - Gubbio

HERMITAGES, MIRACLES AND MYSTERIES Our first route into sacred, mystical and pagan Umbria starts from Città di Castello and leads us unto Gubbio, crossing the Appennini ridge between Umbria and Marche. Translation by Sergio Pasquandrea

U

mbria retains an ancient tradition of spirituality and mysticism. Its history tell us of miracles and mysteries, taking places in hermitages and abbeys, enshrined in its wildest and most secluded recesses.

CITTA’ DI CASTELLO: THE SPLENDOUR OF REINASSANCE

Città di Castello is Umbria’s nort-western gate, easy to reach from Arezzo, through E45 and A1. The town reached its peak during the Reinassance, when the leading Vitelli family had its center embellished by some of the most renown artists of that time, whose works are now hosted in the Pinacoteca Comunale. Palazzo del Podestà, Palazzo Comunale, the Churches of San Francesco and San Domenico and the Cathedral also deserve a visit. In the Cathedral, a mysterious and fascinating holy relic is preserved: the Black Madonna, with its bizzarre iconography, probably derived from some ancient pagan cult. Saint Francis of Assisi is reported to have visited Città di Castello, where he famously cast the devil out from a local woman. 28 il turismo culturale

Vecchio di Pietralunga ( SS 257 towards Fraccano), originally built in the XI Century by Saint Pier Damiani. On the road, you can make a detour to the lovely medieval town of Montone ( towards Pietralunga, Maritonda Terza, Carpini, Zona Corlo), still kept in its pristine forms. PIEVE DE’ SADDI: THE DRAGON’S RIB

Many of what Middle Ages men believed to be “dragon bones” are actually whale’s or mammouth’s bones; such legends, though, still hold firm. The Church of Saint Crescenziano in Pieve de’ Saddi ( vocabolo Cortolla), five minutes from Pietralunga, retains a rib of the dragon which, according to the legend, this brave Roman legionary, belonging to one of the first Christian communities, killed in the V Century AD, before being beheaded during Diocletian’s persecution. The bone, more than 7 feet long, is held in the Cathedral’s Museum, together with the saint’s skull.

SAINT FRANCIS’S “GOOD REST”

The Hermitage of Buonriposo, 5 miles from Città di Castello ( vocabolo Sodo, vocabolo Uppiano), derives its name from Saint Francis having a stop over here, and exclaiming “Oh, che buon riposo” (Oh, what a good rest), in appreciation of the place. The room where he sojourned in 1213 is still visible. Our journey continues to the Badia Petroia, ( Ciciliano, vocabolo Ricastelli, vocabolo Biricocco, vocabolo Signorotto, vocabolo Rotetino, bivio Lugnano, Petroia)a. Its monastery (Monastero di Badia Petroia) belonged to the Benedictine Order and was built around 1060 by Marquis Ugo del Colle. A church and a private building (“Il Giardino della Badia”) are all that survives today. CROSSING APPENNINI

The Sanctuary of Madonna di Belvedere ( SS 257 towards vocabolo Surchio) can be reached from Città di Castello, following SS 257 for 20 miles, through pictoresque landscapes. As its name suggests, it offers a breath-taking overlook on the Appennini, for miles and miles throughout Umbria and Marche. 30 miles of windy evocative road separate it from the Abbey of San Benedetto

UMBERTIDE, ABBEY OF SAN SALVATORE AND HERMITAGE OF MONTE CORONA

Few more than 10 miles from Pieve de’ Saddi ( vocabolo Palazzo, Maritonda Terza, Zona Corlo, Zona Faldo), Umbertide offers gems such as the majestic medieval fortress, the Collegiata (an unusually octagon-shaped church) and, in the Church of Santa Croce, the wonderful Deposizione, painted in 1516 by Luca Signorelli and still in its original position. Our journey continues to the benedictine Abbey of San Salvatore di Montecorona, ( Borgo Baraglia, Badia, Località Colle, Località Badia di Monte Corona). A few miles of road, and then a mountain path, lead to the Hermitage of Montecorona, built around the XIV Century by the Camaldolese friars, 705 meters above sea level among beech and chestnut woods, and dedicated to prayer and contemplation. Our trip ends in Gubbio ( Badia, Borgo Baraglia. E poi la SS219 verso Camporeggiano e Monteleto), whose history is strictly tied to the figure of Saint Francis of Assisi, who dwelt here, helping poors and leprouses; here, according to the “Fioretti”, Chapter XXI, he also converted a savage wolf.


itinerario i da CITTà DI CASTELLO a GUBBIO

Terme di Fontecchio Le Terme di Plinio Il Giovane

Luoghi del ristoro, del benessere e dell'accoglienza, ma anche botteghe artigianali, produttori agroalimentari e aziende vitivinicole: gli indirizzi dell'eccellenza del territorio

Ristorante Il Cacciatore Sobrietà e qualità

Ristorante Agriturismo “La Miniera di Galparino” Tradizione e innovazione

Il complesso termale e alberghiero è situato in un parco secolare, ricco di sorgenti naturali, boschi e testimonianze storiche: pare che già Plinio il Giovane accompagnasse ai “balnea” la moglie Calpurnia. Comprende l’Hotel, le Piscine e il Centro Benessere, in cui grande spazio è dedicato all’Oriente e alla sua cultura del massaggio. Il complesso dispone anche di un antico Convento del 500, recentemente ristrutturato, con sette camere, una cappella consacrata e una vecchia chiesa.

Ricavato da un casale in pietra del 1100, deve il nome alla presenza della prima miniera di lignite dell’Umbria settentrionale nel XIX sec. Dispone di 5 camere, arredate in stile “arte povera” con materiali ripresi dalle tradizioni contadine. Il ristorante è stato recuperato da vecchie stalle e inserito in un contesto suggestivo. La cucina, ricercata e innovativa, si basa su prodotti biologici aziendali ma è allo stesso tempo in linea con la tradizione.

Località Fontecchio, 4 – 06012 Città di Castello (PG) Tel. 075.8520614 www.termedifontecchio.net Prezzi b&b: camera doppia a partire da € 60.

Vocabolo Galparino, 34 San Secondo – 06010 Città di Castello (PG) 
Tel. 075.8540784
 www.galparino.it Prezzi: Camera doppia a partire da € 80.

Ristorante Il Bersaglio

Macelleria Giulietti

Il centro del tartufo

Non solo carne

è la classica osteria col bancone all’ingresso e i tavoli in una saletta retrostante, con un bellissimo soffitto a volte in mattoni; il salone deriva da un’antica stalla del ‘400, mentre l’ingresso ha origini settecentesche. La cucina è tradizionale, con piatti tipici dell’Alto Tevere umbro: particolarmente gustosa la pasta fatta in casa. Dispone inoltre di una piccola cantina vini con selezione curata delle etichette. Complessivamente offre la disponibilità di 32 coperti.

Situato a pochi passi dalle mura cittadine è un ambiente elegante e sobrio. Il menù propone un’ampia scelta di piatti a base di tartufo bianco pregiato, porcini e materie prime prodotte in loco, con uno sguardo costante alla tradizione umbra. Da non perdere è la pasta fresca, rigorosamente realizzata a mano e lo speciale menù di solo tartufo “Tuber Magnutum Pico”. La carta dei vini è ricca e offre etichette di grande pregio da tutta Italia.

L’esercizio storico dei fratelli Giulietti è una finestra spalancata sulla varietà enogastronimica dell’Umbria, in pieno centro città. Tra le carni spiccano le specialità norcine che addobbano il bancone a partire da gennaio. Inoltre si può accedere all’ampio reparto gastronomia, che presenta piccole meraviglie dei sapori quali mazzafegati (salsicce di fegato), lombetto sott’olio, salsa di fegatini con bacche di ginepro e scalmarita (lonza).

Via della Braccina, 10 – 06012 Città di Castello (PG) Tel. 075.8520882 Prezzo medio: € 15-20 Chiusura il martedì

Via V.E.Orlando, 14 – 06012 Città di Castello (PG) Tel. 075.8555534 www.ristoranteilbersaglio.com Prezzo medio: € 35 Chiusura il mercoledì

Corso Cavour, 13 – 06012 Città di Castello (PG) Tel. 075.8554371 www.giulietti.it

il turismo culturale 29


di Sosta in Sosta Trattoria Lea Il sapore della genuinità

Abbazia San Faustino Luxury Country House

Residenza d’Epoca La Preghiera

Un’isola senza tempo

Tra natura e spiritualità

Aperto fin dal 1930 col nome di Osteria Primo, è un ambiente rustico, familiare e molto accogliente, situato in pieno centro storico e dal 1986 gestito dalla signora Lea. La cucina è tipica umbra, specializzata in piatti di terra a base di funghi e tartufi. Da provare piatti tradizionali quali i cappelletti in brodo, la pasta coi ceci e l’agnello alla brace. Dispone inoltre di una buona cantina vini; tra i dolci è il mascarpone la vera golosità.

L’abbazia sorge sulle rovine di un insediamento romano e poi longobardo. Completata dai Benedettini nel 1289 d.C. è oggi un resort dall’eleganza pacata: travi rustiche a vista, pietra e mobilio d’epoca si uniscono ai colori pastello dei tappeti e delle maioliche. Ci sono quindici stanze a disposizione, curate nel minimo dettaglio, di cui cinque suite. È possibile inoltre gustare specialità umbre nel ristorante “Il Priore” compreso nell’edificio.

Antico monastero del XII sec., abitato un tempo dai Frati Mont’Ulivetani di Gubbio, è stato ristrutturato e trasformato in un’elegante tenuta: oggi offre un accogliente soggiorno come b&b. Le nove camere, tutte differenti, hanno il tradizionale cotto e travi in legno; sono arredate con gusto, con mobilio scelto con cura. I piccoli decori, i dipinti, le stampe d’epoca sono parte della collezione personale di Liliana Richardson de Tunstill e suo marito John, proprietari residenti nel luogo.

Via San Florido 38 – Città di Castello (Pg) Tel. 075.8521678 Prezzo medio: 30 € Chiusura il lunedì

Località San Faustino – 06026 Pietralunga (PG) Tel. 075.9462097 www.sanfaustinoresort.com Prezzi: camera doppia a partire da € 120

Via dei Refari, fraz. Calzolaro – 06019 Umbertide (PG) Tel. 075.9302428 www.lapreghiera.com Prezzi: camera doppia a partire da € 150.

Agriturismo Colle del Sole L’anima bio dell’Umbria

Tenuta di Montecorona I sapori genuini del territorio

Country Resort Le Torri di Bagnara Perdersi tra storia e natura

È situato su una piccola collina, in un casale cinquecentesco ammantato da boschi, vigneti e ulivi secolari. Da venticinque anni l’azienda ospita solo colture senza pesticidi, regalando ai suoi visitatori il gusto dei sapori più naturali. Si può inoltre pernottare in uno dei cinque mini-appartamenti, con giardino privato e ingresso indipendente, arredati secondo l’eleganza delle tipiche ville di campagna dell’Italia centrale.

Con i suoi duemila ettari di terreni, la bellissima Badia al centro e l’antico Eremo camaldolese che domina la valle, la Tenuta di Montecorona produce un olio extravergine d’oliva DOP, le famose pesche di Montecorona (ottima la marmellata che se ne ricava), e il miele di acacia, millefiori e castagno. È possibile alloggiare presso la Badia, in stanze in stile d’epoca, per godere della campagna umbra e assaggiare i piatti tipici della tradizione cucinati con materie prime dell’azienda.

Situato sull’alta Valle del Tevere, al centro di un’immensa tenuta, nasce dalla ristrutturazione di eleganti Dimore Storiche Medievali, la Torre e il Complesso di Pieve San Quirico; tra questi la grande piscina panoramica con acqua salata, in pietra bianca e a forma di ventaglio, circondata da querce, olivi e ciliegi. Gli appartamenti e le camere si caratterizzano per gli arredi pregiati e i mobili d’epoca, i soffitti con travi in legno e i pavimenti in cotto.

06015 Pierantonio di Umbertide (PG) Tel. 075.9414266 www.colledelsole.it Prezzi: camera doppia a partire da € 72.

Località Montecorona – 06019 Umbertide (PG) Tel. 075.9413501 www.saiagricola.it/tenute Prezzi: camera doppia a partire da € 35.

La Bruna, 8 – 06134 località Pieve San Quirico (PG) Tel. 075.5792001 www.letorridibagnara.it Prezzi: camera doppia a partire da € 130,

30 il turismo culturale


itinerario i da CITTà DI CASTELLO a GUBBIO

Relais Castello di Petroia Come in un quadro di Piero della Francesca

Agriturismo Borgo San Benedetto Tra le mura del castello

Relais Ducale Nel cuore di Gubbio

Il Castello di Petroia, la cui origine risale al XII sec., è un complesso di tre edifici medievali, racchiusi da una cinta di mura e circondati da un’azienda agraria con parco, boschi e prati, che sovrasta la valle del Chiascio. Le camere, con soffitti in travi di quercia e alle pareti quadri e stampe del XVIII e XIX sec., sono arredate da mobili autentici, che creano un ambiente antico ed elegante in un’atmosfera raffinata e accogliente.

Ubicato lungo il percorso del pellegrinaggio di S. Francesco, all’interno della cinta muraria del castello, comprende un casolare ristrutturato con tre confortevoli appartamenti, con vista panoramica sull’appennino. La zona gode di una natura incontaminata, famosa per i prodotti del bosco, ideale per passeggiate. Nell’azienda agricola, conosciuta per l’allevamento di asini abruzzesi, sono disponibili prodotti tipici come il visner, un liquore di visciole.

L’hotel ha sede in un edificio di fine ‘300 che era la foresteria del Palazzo Ducale. Con vista sulla vallata, gode di una posizione unica su Piazza della Signoria, vicino al Duomo; è il posto giusto per scoprire la città medievale, con le mura, i palazzi, le chiese. Le camere, con arredi di memoria, dove convivono tradizione e comfort, il giardino pensile ricco di fiori, gli ambienti per leggere e conversare, creano un suggestivo insieme fatto di eleganza e discrezione.

Località Petroia – 06024 Gubbio (PG) Tel. 075.920287 www.petroia.it Prezzi: camera doppia a partire da € 110.

Località San Benedetto Vecchio, 58 – 06024 Gubbio (PG) Tel. 075.9241002 www.sanbenedettovecchio.com Prezzi: camera doppia a partire da € 75.

Via Galeotti, 19 – 06024 Gubbio (PG) Tel. 075.9220157 www.relaisducale.com Prezzi: camera doppia a partire da € 97.

Locanda del Gallo Un’oasi di silenzio

Park Hotel Ai Cappuccini Arte, tradizione e comfort

Hotel Torre dei Calzolari Palace Un viaggio nel passato

Adagiata su un crinale che si protende verso il centro della valle, la Locanda, immersa nel verde e nel silenzio, domina ventotto ettari di giardino, prati e boschi. All’interno dieci stanze, fresche e silenziose, antiche mura di pietra scolpita dai secoli, esotici mobili d’antiquariato portati dall’Oriente. Non c’è aria condizionata, perché l’aria dei boschi entri liberamente, né televisione, per non turbare l’atmosfera. Tutt’intorno le città d’arte dell’Umbria con i loro tesori.

Monastero del XVII sec. sapientemente restaurato, appartato ma vicino al centro della città. Ampi spazi d’incontro caratterizzano gli interni, qualificati anche dal gran numero di opere d’arte: affreschi del ‘400, tele rinascimentali, arazzi fiamminghi, espressioni di arte contemporanea. Dall’antica tradizione monastica dell’hortus sanitatis nasce Monasticum, la Farmacia, dove si trovano prodotti come infusi, rimedi e spiriti elaborati con antiche ricette.

Immerso in un parco secolare, l’Hotel è ricavato da un castello del XII sec. edificato dal Barbarossa, completamente restaurato. Si compone di due unità: il Castello e la Dependance, antica villa nobiliare, adiacente al corpo centrale, dove si trovano 26 magnifiche stanze. Un’immersione nella storia che comincia dalla Hall denominata Sala Barbarossa e continua nelle sale, nella cappella consacrata, nella biblioteca e nel ristorante panoramico.

Località S.Cristina – 06020 Gubbio (PG) Tel. 075.9229912 www.locandadelgallo.it Prezzi: camera doppia a partire da € 90

Via Tifernate – 06024 Gubbio (PG) Tel. 075.9234 www.parkhotelaicappuccini.it Prezzi: camera doppia a partire da € 189

Loc. Torre dei Calzolari – 06024 Gubbio (PG) Tel. 075.9256327 www.gubbio.it Prezzi: Camera doppia a partire da € 120

il turismo culturale 31


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Gubbio - Parco naturale del Monte Cucco - Colfiorito - Spello - Assisi

IL FASCINO MISTICO DELL’EREMITISMO DI MONTAGNA Ruscelli, faggete, piccole cascate, grotte carsiche, laghetti, pascoli e fonti minerali sono state da sempre un luogo ad alta vocazione eremitica. È in questo tragitto che incontriamo l’Umbria più difficile da raggiungere e forse - anche per questo motivo - più misteriosa e mistica di Luciano Vanni

I

l territorio che ci conduce da Gubbio ad Assisi, e che attraversa l’Oasi del Parco Naturale del Monte Cucco, l’Altopiano della Palude di Colfiorito e il Parco del Monte Subasio, è un susseguirsi di orizzonti paesaggistici tra i più maestosi della regione. Luoghi d’altri tempi e terra di badie, eremi e monasteri persi nel silenzio dell’Umbria più irraggiungibile e mistica. In questo tragitto incontriamo due città d’arte, Gubbio e Spello, e sfioriamo Assisi, dove riposeremo al termine di una lunga, ma eccezionalmente affascinante, giornata di viaggio.

32 il turismo culturale


L'eremo del monte cucco Detto Eremo di S. Girolamo di Monte Cucco o Eremo di Pascelupo, è arroccato alla base di un anfiteatro di roccia calcarea che strapiomba per oltre cento metri e fu abitato nel tredicesimo dal Beato Tommaso da Costacciaro


itinerario

da GUBBIO ad assisi

tappe

lunghezza itinerario

Gubbio

km 150

1 Gola del Bottaccione

legenda

2 Eremo di San Ambrosio 3 Eremo di Monte Cucco 4 Badia dei S.S. Emiliano e Bartolomeo in Congiuntoli 5 Abbazia di Santa Maria di Sitria 6 Abbazia di Sant'Andrea 7 Parco Regionale di Colfiorito 8 Convento di Brogliano 9 Parco del Monte Subasio 10 Abbazia di San Silvestro di Collepino 11 Eremo della Trasfigurazione

Spello assisi

34 il turismo culturale

Città Luoghi del sacro abbazie, basiliche, eremi e monasteri Luoghi del mistero le antiche leggende dell’Umbria Luoghi del sublime belvedere, oasi naturalistiche e paesaggi


Gubbio Una veduta da Piazza San Giovanni con la Chiesa di San Giovanni; più in alto sono visibili il Palazzo dei Consoli e il Palazzo del Podestà

L’ELEGANZA RINASCIMENTALE DI GUBBIO

«Intra Tupino e l’acqua che discende 
del colle eletto dal beato Ubaldo, fertile costa d’alto monte pende, 
onde Perugia sente freddo e caldo da Porta Sole; e di retro le piange per grave giogo Nocera con Gualdo». È il sommo poeta Dante Alighieri, nell’undicesimo canto del Paradiso, a raccontare la bellezza del territorio eugubino, circondato dal corso d’acqua del Topino e dal colle intitolato alla memoria del santo patrono di Gubbio, Sant’Ubaldo, una posizione così favorevole da “far piangere” le comunità di Nocera e Gualdo Tadino. Gubbio è come un grande presepio,

aggrappato alla roccia del Monte Ingino, con la sua cinta muraria che ancora oggi avvolge l’abitato del centro storico. La sua è una configurazione urbanistica tipicamente medievale ma l’aspetto architettonico riflette un gusto e un’eleganza rinascimentale su cui si innestano elementi di sapore barocco. La nostra escursione inizia da piazza Quaranta Martiri, un tempo piazza del mercato e oggi ampio spazio destinato a parcheggio e giardino pubblico, circondata dalla Chiesa di San Francesco e dai portici dell’Ospedale della Misericordia, risalente al 1326. Da piazza Quaranta Martiri iniziamo la passeggiata tutta in salita percorrendo via il turismo culturale 35


itinerario i da GUBBIO ad assisi

PALAZZO DEI CONSOLI

Le tavole eugubine Le Tavole Eugubine sono sette lastre in bronzo di diversa misura (28 x 40cm e 57x87cm) e di un peso che oscilla tra i 2,5 e i 7,5 kg. Il Comune di Gubbio le acquistò il 25 agosto 1456, come testimonia un documento in cui tale Paolus Greghori sostiene di averle fortunosamente rinvenute presso il Teatro Romano. Le lastre oggi sono in verità copie di originali lastre in avorio andate perdute, iscritte probabilmente tra il I e II sec. a.C. in lingua umbra con un alfabeto che riunisce vocaboli latini ed etruschi. Da sempre considerate come il “più importante testo di riti religiosi di tutta l'antichità classica”, e conservate presso il Museo Civico all'interno del Palazzo dei Consoli, le Tavole Eugubine raccolgono descrizioni dei riti religiosi che dovevano essere eseguiti con un particolare cerimoniale.

Picciardi fino ad arrivare nell’incantevole piazza Grande: una terrazza pensile sulla quale poggia il Palazzo Pretorio (oggi sede del Municipio) e l’imponente Palazzo dei Consoli, vero e proprio gioiello rinascimentale eretto nel 1346 su disegno dell’architetto eugubino Matteo di Giovannello, detto Gattapone. Da piazza Grande si può godere di uno dei panorami più estesi e affascinanti sull’Umbria ed è l’occasione per gettare uno sguardo sull’Anfiteatro Romano, che in verità meriterebbe una visita più da vicino. Perdersi nel dedalo delle vie di Gubbio è di un fascino sconcertante: è come passeggiare a ritroso nella storia, tra palazzi storici, residenze nobiliari, chiese gotiche, campanili, scalinate e antichi pozzi. A pochi passi dalla piazza panoramica incontriamo il Palazzo del Capitolo dei Canonici (oggi sede del Museo Diocesiano) e Palazzo del Bargello con la sua celebre fontana; è incredibilmente suggestivo vedere come sacro e profano, ovvero Duomo e Palazzo Ducale, rispettivamente del XIII e XV sec., siano affac36 il turismo culturale

ciati l’uno di fronte all’altro, a una distanza di poco più di un metro. Per gli amanti del trekking e della natura invitiamo a continuare il percorso e percorrere la lunga via Sant’Ubaldo, immersa nel verde dei boschi del Monte Ingino, fino a raggiungere la Basilica di Sant’Ubaldo a 827 metri: il sentiero è ampio, ben mantenuto ed è un vero incanto attraversare l’imponente bosco di conifere in una bella giornata di sole. La vista dall’alto del piazzale della Basilica è imperdibile e uno spaccio in un piccolo terrazzo pensile offre un ristoro tra le nuvole. All’interno della Basilica, poi, sono conservate tre strutture in legno, meglio note come ceri, che ogni prima domenica di maggio sono portate in città per poi ritornare in Basilica il 15 maggio, dopo una lunga corsa devozionale a Sant’Ubaldo, patrono della città: è la Festa dei Ceri, un’antichissima ricorrenza pagana che coinvolge l’intera comunità. Il ritorno al punto di partenza può essere compiuto in appena sei minuti con un viaggio panoramico grazie alla Funivia Colle Eletto.

palazzo dei consoli Il Palazzo è sede della Pinacoteca e del Museo Archeologico, al cui interno sono contenute le tavole eugubine, il più importante documento per la storia dei popoli italici.


il turismo culturale 37


itinerario i da GUBBIO ad assisi

la corsa dei ceri La scalinata di Palazzo dei Consoli e una via del centro durante la Corsa dei Ceri del 15 maggio 38 il turismo culturale


il turismo culturale 39


itinerario i da GUBBIO ad assisi

Immersi nel silenzio profondo dell’Appennino, siamo come travolti dall’incanto del Parco Regionale del Monte Cucco, oasi verde e polmone dell’Umbria

IL parco del monte cucco La Badia dei S.S. Emiliano e Bartolomeo in Congiuntoli (a sinistra) e l'Abbazia di Santa Maria di Sitria (al centro), immersi nella rigogliosa area del Parco Regionale del Monte Cucco (a destra)

40 il turismo culturale

LA VOCAZIONE EREMITICA SULLE PENDICI DEL MONTE CUCCO

Compiuto il percorso nel centro storico di Gubbio, si procede a nord attraversando l’appennino umbro marchigiano verso il borgo di Schegge e Pascelupo ( SS 298 verso via Giove Pennino, frazione Villamagna, frazione Sant’Angelo dopo Serra, località Fornace), magari dopo una breve sosta enogastronomica all’Osteria del Bottaccione ( via Giove Pennino, 25), seguendo un percorso di grande fascino paesaggistico, 12 km di strada di montagna che taglia la catena dei Monti Eugubini. È in questo paesaggio che emerge in tutto il suo splendore la Gola del Bottaccione, un profondo canale venutosi a creare tra il Monte Ingino e il Monte Foce a cui è collegata una diga artificiale costruita nel Medioevo con relativo bacino di raccolta delle acque. La gola è

uno dei luoghi geologici più interessanti d’Italia in virtù dell’alta concentrazione di iridio, metallo la cui massiccia deposizione nelle rocce ha fatto supporre l’impatto di un meteorite, del diametro tra i 6 e i 14 km, che sarebbe avvenuto 65 milioni di anni: non è un caso se la Gola del Bottaccione è nota anche come “Scrigno del Passato”. Il territorio che circonda la gola ospita anche due insediamenti architettonici di grande rilevanza, l’acquedotto medievale e l’Eremo di San Ambrosio, sul Monte Calvo, già abitato da eremiti nella metà del XIV secolo: il monastero, dall’impianto architettonico rinascimentale ma con elementi che rimandano alla successiva epoca barocca, sembra appeso come per magia alla parete rocciosa del Monte Foce. Proseguendo le strette del Bottaccione lungo la SS298 si giunge a 780 metri dall’altezza sul mare, al Valico della Madonna


INFOR M AZIONI

della Cima, superando il quale si arriva al passo di Scheggia. Immersi nel silenzio profondo dell’Appennino, siamo come travolti dall’incanto del Parco Regionale del Monte Cucco, oasi verde e polmone dell’Umbria (la vetta del Monte Cucco raggiunge i 1.566 metri) che raccoglie al suo interno una serie di piccoli paesi come Scheggia, Pascelupo, Costacciaro, Sigillo e Fossato di Vico. Ruscelli, faggete, piccole cascate, grotte carsiche, laghetti, pascoli e fonti minerali sono state da sempre un luogo ad alta vocazione eremitica: ne sono testimonianza l’Eremo di Monte Cucco San Girolamo, l’Eremo e la Badia dei S.S. Emiliano e Bartolomeo in Congiuntoli, l’Eremo e l’Abbazia di Santa Maria di Sitria e l’Abbazia Benedettina di S. Andrea. è consigliabile una visita a questi luoghi di culto, magari facendo una selezione a

Parco Regionale del Monte Cucco Superficie Area Protetta: 10.480 ettari Comuni compresi nel parco: Costacciaro, Fossato di Vico, Scheggia e Pascelupo, Sigillo. Il Parco ricade interamente nel territorio della Provincia di Perugia www.montecucco.pg.it

vostra discrezione, prendendo come base il comprensorio del Comune di Scheggia e Pascelupo, sul crinale del confine con le Marche. Occorrono circa trenta minuti per raggiungere l’Eremo di Monte Cucco ( SR 360 verso frazione Ponte Calcara, località Valdorbia, Isola Fossara, Casacce, Perticaro, Pascelupo), a 661m. s.l.m.: l’eremo è straripante di forza mistica, completamente isolato e immerso in uno splendido scenario naturale e magicamente incastonato nella roccia. Costruito intorno al secolo XI, ha una struttura architettonica romanica ed è interamente in pietra: è occupato ancora oggi dagli eremiti camaldolesi. Anche la Badia dei S.S. Emiliano e Bartolomeo in Congiuntoli ( SP 360 verso Sassoferrato) si raggiunge abbastanza facilmente, immersi in un tragitto montuoso di grande interesse paesaggistico. Di origine benedettina e costruita in

pietra bianca, accecante nei giorni di sole, l’Abbazia fu fatta erigere nel X sec. Non molto distante sorge l’ennesima badia, l’Abbazia di Santa Maria di Sitria ( SR-SS 360 verso Isola Fossara), fondata da San Romualdo nel 1014 con un impianto architettonico romanico-gotico. Il monastero, di piccole dimensioni, senza campanile, conserva ancora un affresco del XVIII sec. Scendendo a sud per circa 15 km da Isola Fossara verso Costacciaro, delizioso borgo al cui nome è legata una nota eremita, Sant’Agnese da Costacciaro, incontriamo i pochissimi resti dell’Abbazia di Sant’Andrea ( SS 360 verso località Valdorbia, frazione Ponte Calcara, Scheggia e Pescelupo, via Flaminia), un tempo monastero benedettino del XII secolo e oggi poco più che una piccola cappella. il turismo culturale 41


itinerario i da GUBBIO ad assisi

L’altopiano carsico di Colfiorito comprende sette conche lacustri ed è traboccante di vegetazione palustre e di una ricca varietà di fauna che sosta in quest’area

IL PARCO REGIONALE DI COLFIORITO

Riprendiamo il viaggio, ancora verso sud ( SS3 verso Fossato di Vico, Gualdo Tadino, Nocera Umbra), per incontrare un’Umbria diversa ma altrettanto affascinante. Sono consigliate almeno due brevi soste per ritemprare corpo e spirito: una prima pausa presso la Forneria Appennino di Fossato di Vico, occasione per gustare pane e focaccia umbri, e più avanti, presso Nocera Umbra, merita una visita il Monastero di San Biagio, relais con annesso laboratorio per la produzione artigianale di birra secondo la migliore tradizione Brassicola e con un processo naturale di fermentazione e stagionatura realizzata con una selezione di prodotti primi come malti d’orzo, acqua di Nocera Umbra, luppoli e lieviti. Dopo mezz’ora circa di macchina da Nocera Umbra arriviamo in un ambiente paesaggistico diametralmente opposto da quello incontrato a Costacciaro, il Parco Regionale di Colfiorito, un’oasi pianeggiante di 340 ettari circa di cui 100 occupati da una palude. L’altopiano carsico di Colfiorito comprende sette conche lacustri ed è traboccante di vegetazione palustre e di una ricca varietà di fauna che sosta in quest’area: l’airone cenerino, il tarabuso e il germano reale. Il territorio ha fatto riemergere testimonianze di vita del III millennio a.C., a conferma del fatto che fu abitato fin dalla preistoria: ne sono a 42 il turismo culturale

testimonianza i resti della fortificazione del Castelliere del Monte Cassicchio. Fu municipio romano e nel 217 a.C. fu teatro di un scontro tra i Romani e i Cartaginesi guidati da Annibale in occasione della II guerra punica. L’altopiano è celebre anche per le sue specialità alimentari, le lenticchie e le patate rosse, che si possono acquistare con facilità direttamente dai contadini della zona ai margini delle strade primarie e secondarie. Lenticchie, cicerchie, ceci, fagioli, farro e patate rosse provenienti da coltivazioni biologiche sono acquistabili presso l’Azienda Agricola Biologica “L’Oasi” di Silvana Prosperi ( verso via del Lago,

frazione Forcatura), a circa 3 km dal centro di Colfiorito. A 2 km da Colfiorito, ma dalla parte opposta a Forcatura, ( SS 77 verso Serravalle di Chieti), già sul territorio marchigiano, merita una sosta il Convento di Brogliano, monastero francescano al cui interno nacque la comunità degli Zoccolanti, il cui nome risale al 1386 quando alcuni frati umbri ottennero il permesso di calzare zoccoli di legno per tutelarsi dai serpenti presenti nel territorio. Fu eretto come romitorio nel 1270. È stato recentemente restaurato ed è attualmente abitato dai Francescani Minori.


IL PARCO DEL MONTE SUBASIO

Riprendiamo il nostro viaggio ( SS77 verso località Casette di Cupigliolo e poi verso frazione Pisenti, Collelungo, Capodaqua, Pieve Fanonica, Valtopina) in direzione Collepino, 27 km circa da Colfiorito, un delizioso e minuscolo borgo perfettamente mantenuto con appena cinquanta abitanti, dove fa bella vista di sé una deliziosa piazzetta e un affaccio panoramico particolarmente suggestivo. Siamo ancora ad alta quota, a circa 600 m s.l.m., ma questa volta nel cuore del Parco di Monte Subasio. Collepino nacque come colonia dei boscaioli e pastori dell’Abbazia di San

Silvestro di Collepino ( verso via San Silvestro), a 700 m s.l.m., tra faggi, lecci e oliveti secolari. Fondato nel 1025 inizialmente come eremo da San Romualdo e successivamente occupato dalla comunità dei Camaldolesi, vi sostò anche San Francesco d’Assisi. Fu distrutta nel 1335 per volere di Paolo III perché diede ospitalità ad alcuni componenti della famiglia Baglioni, ostile al papato. Sui resti dell’antica Abbazia, nel 1972, madre Maria Teresa dell’Eucarestia ha fatto erigere un nuovo piccolo complesso architettonico conosciuto come Eremo della Trasfigurazione, ancora oggi abitato dalle Piccole Sorelle di Maria.

il parco di colfiorito e del monte subasio Collepino, la frazione di Spello nel cuore del Parco del Monte Subasio, dove sorge l'Abbazia di San Silvestro (pagina a fianco) e la palude del Parco di Colfiorito (sopra)

il turismo culturale 43


itinerario i da GUBBIO ad assisi

spello Porta Venere e le due Torri di Properzio, principale accesso alla città

L’ARTE SACRA DI PINTORICCHIO A SPELLO

A questo punto non rimane che scendere a valle in direzione Spello ( via Subasio), percorrendo circa 6 km. Come molti borghi umbri anche Spello è incastonato nella natura, in questa circostanza sulle dolci spalle di un declivio collinare ai piedi del Monte Subasio. Di origini Umbre, Spello fu colonia e municipio romano con il nome di Hispellum: per la fedeltà dimostrata a Roma in occasione della guerra di Perugia (41 a.C.), Spello ottenne privilegi da Ottaviano Augusto e fu battezzata con l’appellativo di Splendidissima Colonia Iulia. La cinta muraria ben conservata di età romanica, che abbraccia l’intero cento storico, lascia il posto a quattro porte - la Consolare, l’Urbica, Venere e Dell’Arcea – e all’Arco di Augusto, in via Giulia. Lo sviluppo del Comune, dopo traumatiche e devastanti invasioni, barbariche prima, 44 il turismo culturale

e successivamente, nel 1238, ad opera di Federico II, avviene in epoca rinascimentale, conferendogli un assetto urbanistico nobile e sobrio al tempo stesso. Le stradine del centro sono ben tenute e lambiscono palazzi storici, chiese e cortili prevalentemente costruiti con travertino rosa e pietra calcarea. Di straordinario interesse artistico è la Chiesa di Santa Maria Maggiore, nel cuore della cittadina, che custodisce il sublime ciclo pittorico della Cappella Baglioni interamente dipinto dal Pinturicchio: emergono un autoritratto dell’artista (su tre quarti e con lo sguardo rivolto al pubblico) e tre scene, tra cui l’Annunciazione, la Natività e la Disputa nel Tempio che meriterebbero, da sole, una visita in Umbria. E col Pintoricchio nel cuore proseguiamo il nostro itinerario d’arte con una visita alla collezione per-

manente Emilio Greco, che ospita trentotto opere tra grafiche, litografie, acqueforti, disegni e sculture in bronzo (Museo Emilio Greco c/o Palazzo Comunale | Piazza della Repubblica) così da concludere il nostro percorso salendo verso il belvedere dopo aver attraversato Porta dell’Arce: c’è una piccola terrazza affacciata sulla campagna umbra e verso il tramonto sembra che tutto si fermi e che il tempo e la vita scorrano più lentamente del solito. Se rimane un po’ di tempo a disposizione si può fare una tappa a vedere l’incantevole Villa Fidelia, complesso architettonico di grande pregio che risale agli inizi del XIX sec., con un vasto giardino all’interno e una limonaia, negli ultimi anni sede di concerti e mostre d’arte. Si è fatta sera. Imbocchiamo la SS75 e raggiungiamo Assisi.


Spello è incastonato sulle dolci spalle di un declivio collinare ai piedi del Monte Subasio pinturicchio a spello La disputa nel Tempio, Pinturicchio Cappella Baglioni, Chiesa di Santa Maria Maggiore, Spello

CORPUS DOMINI

L’infiorata e l’Oro di Spello In occasione della processione del Corpus Domini le strade di Spello si colorano delle mille sfumature cromatiche dei fiori, diventano un vero e proprio quadro all’aria aperta grazie all’abilità di straordinari maestri infioratori. Le infiorate coprono 2,5 km di percorso all’interno del centro storico e sono una delle più alte testimonianze dell’arte sacra del nostro Paese, tanto da fare di Spello la “capitale dei fiori” italiana. (www.infioratespello.it) Più recentemente, cinquant’anni fa, Spello inaugurava un evento dedicato alla celebrazione del suo nettare verde, attraverso la festa dell’olivo e la sagra della bruschetta meglio nota come L’Oro di Spello. Organizzato ai primi di dicembre, successivamente alla raccolta delle olive, la manifestazione assume un carattere anche folkloristico grazie alla sfilata delle frasche, carri agricoli allestiti dai terzieri, in cui viene materializzata una pianta d’ulivo che sarà caricata dei migliori prodotti del territorio come formaggi, salumi e frutta. (www.prospello.it)

il turismo culturale 45


ENGLISH SYNTHESIS

Gubbio - Parco naturale del Monte Cucco - Colfiorito - Spello - Assisi

THE MYSTICAL CHARMS OF MOUNTAIN HERMITAGES Streams, beech woods, small waterfalls, karstic caves, lakes, grasslands and mineral springs. It is the hardest to access – and, therefore, the most mysterious and mystical – part of Umbria. Translated by Sergio Pasquandrea

F

rom Gubbio to Assisi, through the National Park of Monte Cucco, Colfiorio plateau and the Park of Mount Subasio. Majestic landscapes, ancient abbeys, hermitages, lost in the silence of inaccessible places. Here, we come across two art cities, Gubbio and Spello, and finally rest in Assisi.

Via Sant’Ubaldo allows to reach the woods of Mount Ingino, up to the Basilica of Saint Ubaldo, 827 meters above sea level. The Basilica hosts the “ceri” (literally: tapers), three wooden artifacts which are taken down to town on the first Sunday of May, and then back to the Basilica on the 15th of May, after a pictoresque feast dedicated to Saint Ubaldo.

GUBBIO: ELEGANCE AND MYSTICISM

Gubbio looks like a huge Nativity scene, with its city walls clutched to the rock of Mount Ingino, where the Middle Ages meet the elegance of Reinassance and Baroque. The maze of Gubbio’s alleys resembles a travel backwards in history: Palazzo del Capitolo dei Canonici, Palazzo del Bargello, the Cathedral, Palazzo Ducale, up to the lovely Piazza Grande, which offers one of the widest and most charming landscapes in the whole Umbria. Here, Palazzo Pretorio faces the imposing Palazzo dei Consoli (inside the latter palace, the City Museum houses the Iguvine Tables, one of the most important testimonies of the ancient Umbrian language). 46 il turismo culturale

THE HERMITAGES OF MONTE CUCCO

Heading North from Gubbio, we cross the Appennini towards Scheggia and Pascelupo ( SS 298 towards via Giove Pennino, frazione Villamagna, frazione Sant’Angelo dopo Serra, località Fornace). Gola del Bottaccione is a deep ravine between Mount Ingino and Mount Foce, interesting both for its Medieval weir and for its rocks so rich in iridium to have generated the hypothesis of a huge meteorite’s impact, taking place some 65 millions years ago. Nearby, a Medieval aqueduct and the Hermitage of San Ambrosio, on Monte Calvo. Following SS289, we enter the Regional Park of Monte Cucco, including ancient hermitages like San Girolamo, Ss.

Emiliano e Bartolomeo in Congiuntoli, Santa Maria di Sitria and the benedictine abbey of Sant’Andrea. All of them deserve a visit, to admire their mystical fascination, their Romanesque architecture, and the surrounding natural landscapes. THE REGIONAL PARK OF COLFIORITO

Our trip continues towards South ( SS3 towards Fossato di Vico, Gualdo Tadino, Nocera Umbra), leading us to the Regional Park of Colfiorito: a 850 acres plateau, 250 of which taken up by a marshland, abounding in wildlife. Colfiorito is also famous for its typical produces (lentils, red potatoes, chick peas, grass peas, spelt), often sold by local farmers, directly along the roads. About 15 miles from Colfiorito ( SS77 towards località Casette di Cupigliolo, then towards frazione Pisenti, Collelungo, Capodaqua, Pieve Fanonica, Valtopina), Collepino is a tiny village, belonging to the Park of Mount Subasio and perfectly preserved with its scenic “piazzetta”. SPELLO: ART, RELIGION AND GASTRONOMY

Now we go down for 4 miles towards Spello ( via Subasio), which stands on the top of a hill, at the feet of Mount Subasio. In the well-preserved Medieval walls, four gates and a Roman arch are still the only accesses to the center. The main monument is the Church of Santa Maria Maggiore, with the extraordinary Cappella Baglioni, frescoed by Pinturicchio. The most typical event in Spello is the “infiorata”, taking place during the feast of Corpus Christi, when streets are embellished by pictures, entirely composed by flowers laid upon the pavement. Another occasion for visiting Spello is the festival dedicated to its most renown produce, olive oil: “L’Oro di Spello” (at the beginning of December). After visiting the Museo Emilio Greco (c/o Palazzo Comunale | piazza della Repubblica), we end our trip in Porta dell’Arce, with its panoramic terrace, open towards the Umbrian countryside at sunset. The nearby Villa Fidelia is a fine XIX century building with a wide park, now hosting concerts and art exhibitions. Assis can be reached through SS75.


itinerario i da GUBBIO ad assisi

Osteria del Bottaccione Cucina tradizionale e devozionale

Luoghi del ristoro, del benessere e dell'accoglienza, ma anche botteghe artigianali, produttori agroalimentari e aziende vitivinicole: gli indirizzi dell'eccellenza del territorio

Azienda Agricola Agriturismo l’Oasi La passione per il biologico

Macelleria Pompeo L’arte dei salumi

Il nome deriva dalla Gola del Bottaccione, tra i monti Ingino e Foce, scavata dal torrente Camignano, famosa per la notevole concentrazione di iridio che dimostrerebbe la teoria di Alvarez sull’estinzione dei dinosauri. La cucina dell’osteria è rivolta alla riscoperta dei sapori dimenticati e perduti, delle ricette tradizionali eugubine, così come venivano preparate dalle nonne e bisnonne: dando quindi importanza soprattutto alla genuinità, al potere calorico, al gusto.

Fondata nel 1859 è un piccolo esercizio incastonato in un arco di pietra antica, affacciato sul centro storico di Gubbio, nel quartiere di San Martino. I prodotti sono tutti di realizzazione propria e comprendono alcune delle specialità più famose della cucina umbra: dal mazzafegato, sia dolce che salato, fino al ciauscolo (salame da spalmare) e alla “barbazza” (guanciale). Da non perdere è l’assaggio del particolare salame con i fichi.

Via Giove Pennino, 25 – 06024 Gubbio (PG) Tel. 075.9272063 www.osteriadelbottaccione.com Prezzo medio: € 18-24 chiuso il lunedì a pranzo e il martedì.

VIa Cavour, 6 – 06024 Gubbio (PG) Tel. 075.9273850 www.gubbiosalumi.it

Centro Benessere Villa Fiorita Spa Relax per corpo e mente

Caseificio Camaggioretto Una storia di famiglia

L’Azienda nasce nel 1980 e dal 1998 produce con coltivazioni biologiche i frutti dell’altipiano di Colfiorito: lenticchie, farro, ceci, cicerchie, fagioli e le rinomate patate rosse. L’Agriturismo dispone di appartamenti con cucina e di un salone per la degustazione dei prodotti. Ideale per passare un periodo di relax nella natura, con la possibilità di fare passeggiate nei boschi e nelle valli su percorsi segnalati nel Parco di Colfiorito.

Ubicato su un altopiano nei pressi di Foligno domina un paesaggio mozzafiato. La struttura è in una posizione ideale per chi vuole visitare altri importanti centri umbri. Le camere offrono un notevole comfort e sono ammobiliate con cura e sobrietà. Il centro benessere si avvale di personale specializzato e dei più moderni macchinari sviluppati per la cura del corpo. C’è la possibilità di pernottare sia in suite che in mini-appartamenti indipendenti.

I coniugi Mario e Claudia Ballarani fondano questo piccolo caseificio nei primi anni Ottanta, nel cuore del parco naturale di Monte Cucco. La produzione pone molta cura ai processi di lavorazione, dedicandosi a pochi ma eccellenti prodotti. Oggi i figli Antonello, Alberto e Alberta sostengono il lavoro dei genitori, proponendo ai propri clienti mozzarelle, pecorini (freschi, stagionati e di fossa) e formaggi al tartufo.

Frazione Forcatura - 06034 (Colfiorito) di Foligno (PG) Tel. 0742.681351 www.agrioasi.com Prezzi: Appartamenti a partire da € 70

Via del Lago, 9 – 06034 (Colfiorito) Foligno (PG) Tel. 0742.681326 www.hotelvillafiorita.com Prezzi: camera matrimoniale a partire da € 50

Vocabolo Camaggioretto, 20 – 06027 Scheggia (PG) Tel. 075.9259280 www.camaggioretto.com

il turismo culturale 47


di Sosta in Sosta Caseificio Walter Facchini Lo specialista del pecorino

Hostaria Da Baccus Semplice genuinità

Relais Antico Monastero di San Biagio La quiete delle colline

Walter Facchini apre il caseificio nel 1985 e da allora si impegna a produrre pecorini di altissima qualità, siano essi freschi, stagionati oppure di fossa. L’azienda offre ai suoi clienti la possibilità di degustare i prodotti prima dell’acquisto e di visitare il caseificio, con dimostrazione della trasformazione del latte in formaggio. Nel punto vendita è inoltre possibile acquistare una vasta gamma di prodotti tipici umbri e nazionali.

Situata nel centro storico di Gualdo Tadino e a pochi passi da importanti monumenti quali la cattedrale di San Benedetto, la torre del Podestà e la chiesa di san Francesco. In un ambiente gioviale e moderno vengono serviti i piatti che abbracciano tutta la tradizione culinaria italiana, compresa la classica pizza, con un’attenzione alla cucina umbra e ai suoi primi di pasta fresca artigianale, rigorosamente a base di tartufo, bianco oppure nero

Antico Monastero templare, sorge nel Parco del Monte Subasio. Gli interni, dal design essenziale e raffinato, si integrano con l’architettura, invitando al silenzio e alla pace. Nel refettorio trasformato in sala ristorante si gusta cucina umbra abbinata ad altre influenze. Caratteristico il laboratorio per la produzione artigianale di birra. Le camere nascono dove erano le stanze dei Monaci: riviste e ampliate, è mantenuta la travatura in legno.

Località Pezze, 1 – 06028 Sigillo (PG) Tel. 075.9177090 www.caseificiofacchini.com

Via Roberto Calai, 32 – 06023 Gualdo Tadino Tel. 075.4653062 www.ristorantebaccus.com Prezzo medio: € 20

Vocabolo Lanciano, 42/a – 06025 Nocera Umbra (PG) Tel. 075.802431 http://www.assisiresort.com/ws/it/ san-biagio Prezzi: camera doppia: a partire da € 85

Osteria del Buchetto L’accoglienza e la qualità

Azienda Agricola e Agriturismo Due Torri Enogastronomia e benessere

Incastonata al piano terra di un’antica abitazione adiacente l’Arco Romano e vicina alla terrazza del Belvedere, l’Osteria consente di godere del panorama della valle umbra. Il nome, che deriva da uno stornello romano, rende bene l’idea di un luogo caldo e accogliente, come confermano il camino, l’atmosfera familiare, la scelta di vini e la cucina tradizionale, fatta di ingredienti di qualità, come l’olio d’oliva di Spello, la pasta fatta in casa e i prodotti di stagione.

Il complesso è situato nel cuore dell’Umbria, alle porte della città di Spello, in una suggestiva zona ricca di vigneti e uliveti. Dei sei casali restaurati due sono adibiti all’accoglienza dei turisti mentre i restanti ospitano attività agricole e esemplari di bovini di razza Chianina. Viene offerta la possibilità di creare vacanze personalizzate unendo il pernottamento, l’enogastronomia umbra e il benessere corporeo dei percorsi termali.

Via Cappuccini, 19 – 06038 Spello (PG) Tel. 0742.303052 www.osteriadelbuchetto.it Prezzo medio: € 20-25

Via Torre Quadrano, 1 – 06038 Spello (PG) Tel. 0742.651249 www.agriturismoleduetorri.com Prezzi: camera doppia a partire da € 80

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Buonanotte Barbanera Una villa da sogno Il resort è accolto in un’antica canonica del XIV secolo, finemente restaurata dalla proprietaria Andrea Falkner-Campi. La struttura domina una vallata suggestiva, dai tratti tipicamente umbri, godibile dal giardino. Le tre camere a disposizione uniscono il profumo d’antico del casale alla policromia del design contemporaneo. La cucina è a disposizione degli ospiti ed è realizzata nello stile delle grandi ville di campagna dell’Italia centrale. Via Fonte del Mastro II, 9 – 06038 Spello (PG) Tel. 335.354597 www.buonanottebarbanera.it Prezzi: camera da 2 a 6 posti a partire da € 2800 settimanali


itinerario i da GUBBIO ad assisi

Castello di Petrata I profumi della terra e dei fiori

Dimore di San Crispino Sapori di un’antica memoria

Hotel Cenacolo Congree & Resort L’armonia degli spazi

Adagiato su un assolato pianoro, circondato da un vasto parco, era una fortezza del XIV sec. Ristrutturato e arredato con eleganza, dispone di camere con arredi d’epoca e tessuti preziosi, travi e capriate in legno e pietra. La piscina è incastonata tra scogli naturali e ricca vegetazione. Nel raffinato ristorante si possono gustare i piatti tipici umbri, preparati con prodotti naturali. Particolare attenzione è dedicata alla cucina vegetariana e alla selezione dei vini.

Antico casalino medievale che vanta una posizione unica, da cui è possibile ammirare gli edifici più suggestivi di Assisi. All’interno un’atmosfera silenziosa e avvolgente; le sette suites, ricavate rispettando archi e mura, hanno i nomi degli elementi del Cantico delle Creature. Si ritrova il piacere di mangiare su una tavola in stile “fratino” o di sedere su un “coro” di noce o su panche in castagno, o usare lampade ricavate da candelieri in legno o in ferro battuto.

Nato dalla ristrutturazione di un convento francescano, di cui conserva un chiostro interno ricco di vegetazione, è situato a Santa Maria degli Angeli, a poca distanza dalla famosa Porziuncola, ed è ora un complesso alberghiero di 4 piani con una bellissima vista su Assisi. Dispone di 111 spaziose camere, arredate in stile moderno ed essenziale, sulle tonalità del bianco crema e del nocciola. Vicino all’albergo vive una comunità di Frati Minori.

Via Petrata – 06081 Assisi (PG) Tel. 075.815451 www.castellopetrata.com Prezzi: camera doppia a partire da € 150.

Via S.Agnese, 11 – 06081 Assisi (PG) Tel. 075.8155124 www.assisiwellness.com Prezzi: camera doppia a partire da € 150.

Viale Patrono d’Italia, 70 – 06081 Assisi (PG) Tel. 075.8041083 www.hotelcenacolo.com Prezzi: camera doppia a partire da € 99.

Assisi Hotel Ristorante Da Angelo Vacanze per lo spirito La grande villa di campagna si appoggia nel verde, sulle pendici del monte Subasio, ma pur sempre a pochi passi dal centro di Assisi. Trenta camere a disposizione dei clienti arredate con essenzialità e sobrietà, che in passato hanno ospitato il cardinale Karol Wojtyla, poi Papa Giovanni Paolo II. Il ristorante propone piatti tipici della cucina umbra e nazionale, come la pasta fresca artigianale, e una vasta scelta di vini regionali e nazionali. Via San Potente, 6 – 06081 Assisi (PG) Tel. 075.812821 www.hoteldaangelo.com Prezzi: camera doppia a partire da € 65

Assisi Benessere Spa La quiete e il comfort

Santa Maria degli Ancillotti Il valore della vacanza

L’antico casale medievale della Residenza d’epoca San Crispino vanta una posizione e una vista panoramica splendide, incastonato tra la facciata della chiesa di S. Chiara, e la suggestiva veduta dell’abside di S. Maria Maggiore. Il Resort San Crispino, nei pressi di Tordandrea e Castelnuovo offre ambienti di grande pregio, equilibrio perfetto tra antichità e comfort. Dal giardino si getta lo sguardo sulla città di Assisi, a soli 5 km di distanza.

Circondata da olivi, grano e girasoli, la struttura offre per il pernottamento sia le suite, in stile “arte povera” umbra, sia gli appartamenti della Residenza Il Falchetto, dotata di bilocali e trilocali. La cucina è basata sulla ricerca del prodotto, la scelta degli ingredienti e la semplicità delle ricette. Le verdure e l’olio d’oliva sono prodotti all’interno dell’Azienda. I menu sono studiati in base alle stagioni e ai desideri degli ospiti.

Via dei Laghetti snc – 06081 Assisi (PG) Tel. 075.8155124 www.assisiwellness.com Prezzi: suite a partire da € 150 (Res. D’epoca) camera doppia a partire da € 110 (resort)

Località Sterpeto, 42 – 06081 Assisi (PG) Tel. 075.8039764 www.santamariadegliancillotti.com Prezzi: suite doppia a partire da € 150, appartamenti bilocali a partire da € 64, trilocali da € 72

il turismo culturale 49


03 ASSISI – MONTELABATE – DERUTA TORGIANO – PERUGIA

l'incanto DEL SUBLIME Mai come nel caso di Assisi il sacro si fonde con l’arte e il misticismo. Ripercorriamo le tappe principali della conversione di San Francesco, un viaggio all’insegna della più profonda spiritualità fino ad arrivare a Perugia, città d’arte e di cultura, passando per Deruta, città della ceramica, e Torgiano, città dell’olio e del vino di Federico Li Gobbi, Luca Martello, Luciano Vanni

50 il turismo culturale


A

ssisi è lo scrigno d’arte dell’Umbria e al tempo stesso il cuore della spiritualità della regione. È la città che ha dato i natali a San Francesco, patrono d’Italia e fondatore dell’ordine mendicante, e Santa Chiara, fondatrice dell’ordine delle Clarisse. I luoghi francescani sono i protagonisti di questo itinerario, centri di grande spiritualità carichi di testimonianze d’arte, come quelle raccolte nella Basilica di San Francesco a firma di Giotto, Cimabue, Pietro Lorenzetti e Simone Martini. Nel tragitto che compiremo per raggiungere Perugia incontreremo anche altri complessi monastici di grande valore storico e architettonico, abbazie benedettine come quelle di Montelabate e di San Benedetto al Subasio. Ma l’Umbria è anche terra di antichi saperi artigianali e contadini. Fare una visita nei piccoli centri di Deruta e Torgiano significa immergersi nel miglior artigianato di ceramica della regione e in uno splendido borgo medievale, terra del buon vino e del buon olio. il turismo culturale 51


itinerario

da ASSISI a PERUGIA

tappe

lunghezza itinerario

Assisi

km 100

1 Eremo delle Carceri

legenda

2 Chiesa di San Damiano 3 Santuario Francescano del “Sacro Tugurio” in Rivotorto 4 Basilica di Santa Maria degli Angeli

Montelabate 5 Abbazia di Montelabate o Abbazia di Santa Maria di Valdiponte

Torgiano Deruta perugia

52 il turismo culturale

Città Luoghi del sacro abbazie, basiliche, eremi e monasteri Luoghi del mistero le antiche leggende dell’Umbria Luoghi del sublime belvedere, oasi naturalistiche e paesaggi


la basilica di san francesco La basilica sorge dove il Santo aveva scelto di essere sepolto, ovvero nella zona di Assisi che nel medioevo era nota come “colle dell'inferno”, luogo che in quell'epoca era destinato alle esecuzioni pubbliche

ASSISI, TERRA DI SANTI

Ancora oggi Assisi è meta di pellegrini di tutto il mondo ed è sinonimo di città della pace e della conciliazione, in virtù dell’annuale Marcia della Pace che ha superato le sue prime cinquanta edizioni. Ma Assisi è anche città d’arte: merito delle decorazioni di Giotto, Cimabue, Pietro Lorenzetti e Simone Martini, autori di un ciclo pittorico di straordinaria intensità e valore, opere di altissima fattura dedicate al cittadino più illustre, San Francesco. Assisi ha una storia antichissima. Il suo territorio fu abitato già nel neolitico e gli scavi archeologici hanno portato alla luce testimonianze di vita dell’antico popolo degli Umbri tra il IX e l’VIII secolo a.C.

Come spesso è accaduto per altre cittadine umbre anche Assisi deve la sua prima urbanizzazione ai Romani che la resero colonia nel 399 a.C. con il nome di Asisium. Fu poi convertita al cristianesimo dal vescovo San Rufino, fu assediata da Federico I Barbarossa e e fu ghibellina all’epoca dei Comuni. È in questo periodo, il 26 settembre 1182, che Assisi accoglie la nascita di Francesco Giovanni di Pietro Bernardone, passato alla storia come San Francesco d’Assisi. Figlio di una famiglia benestante dedita al commercio di stoffe, nella cittadina natale ha vissuto le principali vicende della sua conversione e della sua vicenda umana. Fu nel 1205, all’interno della Chiesa di San Damiano,

pregando davanti a un crocifisso, che sentì per la prima volta la voce di Cristo; nel 1208, poi, davanti alla cappella di Santa Maria degli Angeli, in occasione di una messa, ricevette dal signore l’invito a privarsi dei suoi averi e a prendersi cura dei malati e dei poveri ovunque avesse l’opportunità di farlo; fu sempre ad Assisi, nel 1225, che compose il Cantico di Frate Sole ed è nella Basilica di San Francesco che il santo riposa per sempre. Di undici anni più giovane, anche Santa Chiara, battezzata Chiara Scifi, nasce ad Assisi da una famiglia benestante, compiendo accanto a San Francesco le stesse scelte di vita, travolta dalla forza della predicazione del santo. il turismo culturale 53


itinerario i da assisi A PERUGIA

54 il turismo culturale


il turismo culturale 55


itinerario i da assisi A PERUGIA

DALLA BASILICA DI SANTA CHIARA ALLA BASILICA DI SAN FRANCESCO

Il nostro itinerario all’interno del centro storico di Assisi parte dalla Basilica di Santa Chiara, che si raggiunge comodamente dall’ampio parcheggio Mojano, a ridosso delle mura che cingono la cittadina. Duecento metri appena ed eccoci nell’ampio piazzale della basilica i cui lavori ebbero inizio due anni dopo la morte della Santa per protrarsi fino al 1265. Su disegno dell’architetto Filippo da Campello, la basilica fu eretta sul luogo della chiesetta di San Giorgio. Nella facciata in pietra calcarea a filari bianchi e rosa e con portale gotico, la Chiesa mette in bella mostra di sé uno splendido rosone a due giri di colonnine e archetti. Affascinante la soluzione geometrica posta sul lato sinistro, tre ampi archi rampanti che conferiscono stabilità e forza all’intero impianto. L’interno ha una configurazione gotica a croce latina e un’unica navata con transetto divisa in quattro campate. La volta è ampiamente affrescata con pitture raffiguranti Santi e Apostoli. Nella cappella è conservato il crocifisso originalmente posto nella Chiesa di San Damiano che si racconta abbia parlato a San Francesco nel 1205, trasmettendogli il messaggio «Vade Francisco et repara domum mea». Usciti dalla Basilica ci dirigiamo verso destra in direzione di piazza San Rufino dove si staglia il Duomo di Assisi, eretto nel XII secolo, con la sua facciata romanica con tre rosoni e tre portali: al suo interno è ancora conservata l’originale fonte battesimale dove sono stati battezzati San Francesco, Santa Chiara e perfino Federico II di Svevia. Dal Duomo proseguiamo per via San Rufino raggiungendo così l’ampia e affascinante piazza del Comune, con la sua fontana, l’alta Torre del Popolo (del 1305) e il Palazzo 56 il turismo culturale

del Capitano del Popolo, edificio duecentesco che sulle sue pareti mostra ancora i segni delle misure per la seta, la lana e il lino. Siamo nel centro medievale della città, luogo ideale per fare una pausa nei caffè affacciati sui portici. Affacciato sulla piazza anche il pronao del Tempio di Minerva, eretto nel I secolo a.C., incredibilmente integro nel suo impianto architettonico esterno ma nei secoli trasformato nella Chiesa di Santa Maria sopra Minerva. Percorrendo via San Rufino e successivamente via Porta Perlici ci troviamo davanti ai resti dell’ampio Anfiteatro Romano. Tornati nella piazza del Comune, l’itinerario prosegue percorrendo via Portica e via San Francesco (dove è conservata la Pinacoteca Comunale) una lunga strada sulla quale si aprono a ventaglio il Portico del Monte Frumentario, l’Oratorio dei Pellegrini, la Villa dei Maestri Comacini, e che infine ci porta davanti all’imponente Basilica di San Francesco.

La costruzione iniziò due anni dopo la morte del poverello di Assisi, nell’estate del 1228, il giorno dopo che Papa Gregorio IX lo aveva proclamato Santo. La Basilica così come la conosciamo oggi è costituita da due basiliche sovrapposte, una inferiore (la prima ad essere realizzata) ed una superiore (di più recente costruzione): la scelta di organizzare gli spazi inferiori non come una semplice cripta ma come un’ampia basilica, nasce dall’idea di offrire il più sublime dei riposi a San Francesco. Entriamo dalla Basilica Superiore, che si affaccia su un ampio giardino e che dal lato sinistro offre un meraviglioso belvedere. La facciata a capanna rappresenta uno dei migliori esempi di architettura gotica italiana con un ampio rosone centrale. L’interno è a una navata con quattro campate, con transetto e abside poligonale: gli archi a sesto acuto scorrono sul nostro orizzonte visivo lungo l’intera navata, contribuendo a fornirci una visione prospettica di fuga verso l’altare.


le due basiliche Affacciata su un ampio giardino, la Basilica Superiore di San Francesco è posta sopra la Basilica Inferiore, nella quale sono tutt'oggi conservate le spoglie del il turismo Santo culturale 57


itinerario i da assisi A PERUGIA

Si rimane subito incantati dalla maestosità dell’architettura, dalla luce distribuita dalle ampie vetrate e dagli infiniti colori che emergono dalle decorazioni e dagli affreschi che coprono gran parte dell’Abbazia. Il ciclo pittorico è di una rara forza espressiva e colpisce per la sua logica e rigorosità, facendosi opera pittorica e storica al tempo stesso: sono narrate storie dal Vecchio e dal Nuovo Testamento, a firma di Cimabue, e dalla Vita di San Francesco per mano di Giotto. Colpisce il fatto che Giotto fu quasi contemporaneo di San Francesco e iniziò a dipingere il suo ciclo 58 il turismo culturale

appena settant’anni dopo la morte del santo potendone così raccontare la vita. Chiudiamo la passeggiata passando per la Basilica Inferiore, attraversando in discesa l’incantevole piazza Inferiore San Francesco, con il suo affascinante colonnato, percorrendo via Giorgetti e proseguendo con la scalinata Fontebella che ci conduce alla Chiesa di San Pietro, fondata dall’ordine dei Benedettini nel X sec., con una facciata a tre porte e tre rosoni e con una significativa cappella in stile gotico. Raggiungiamo il parcheggio Mojano attraversando borgo San Pietro, via S.Apollinare e piazza Vescovado.

il chiostro di sisto IV Salendo due scale ai lati dell'abside della Basilica Inferiore, si esce su una terrazza che dà sul Chiostro grande. Costruito nel 1476 per volontà del francescano papa Sisto IV, conserva nelle lunette le Storie di san Francesco dipinte da Dono Doni tra il 1564 e il 1570 gli interni Gli interni della Basilica Superiore (sopra) e di quella Inferiore di San Francesco (pagina a fianco)


L’ARTE SUBLIME DI GIOTTO E CIMABUE

Nel maestoso cantiere umbro si sono avvicendate nei secoli personalità più o meno celebri della storia dell’arte ma, fra tutti, sicuramente è degno di memoria il binomio costituito da Cimabue e Giotto. Oltre ai due maestri toscani dobbiamo ricordare i nomi di Jacopo Torriti e della scuola romana, di Pietro Lorenzetti, Simone Martini, Andrea de’ Bartoli, Dono Doni, Cesare Sermei; a questi vanno aggiunte le diverse personalità senza nome che hanno lasciato un segno indelebile nella memoria della chiesa francescana. San Francesco, morto il 3 ottobre 1226,

espresse il desiderio di essere sepolto nella periferia di Assisi denominata Colle dell’Inferno, zona preposta alle forche destinate alla pena capitale dei malfattori. Il progetto dell’edificio che avrebbe accolto le spoglie del Poverello di Assisi prevedeva l’edificazione di due chiese sovrapposte allo scopo di soddisfare l’esigenza del culto del corpo del santo e della funzione di celebrazione eucaristica per i frati del convento. La Basilica Inferiore presenta l’ingresso incorniciato da uno splendido portale gotico. Nella Superiore troviamo una semplice facciata a capanna al centro della quale, a rompere la linearità della traslucida pietra locale di costruzione, è un rosone cosmatesco circondato, come nella tradizione umbra, dai simboli degli Evangelisti. Il tema decorativo degli affreschi del complesso francescano è incentrato sul parallelo e scambievole confronto fra la vita di Cristo e quella di San Francesco, vero testimone della fede cristiana, che ha rinunciato ai beni terreni per meglio avvicinarsi all’esperienza del Figlio di Dio. Anche se l’incontro fra Cimabue e Giotto risulta avvolto nella leggenda (il maestro che scopre il giovane e talentuoso pastorello del contado fiorentino mentre disegna una pecora su una lastra), dobbiamo piuttosto notare quanto questa unione mutò l’arte italiana nel corso di pochi decenni. All’interno del cantiere di Assisi Cimabue

lasciò la sua opera più grande nella decorazione del transetto e dell’abside della Basilica Superiore, attraverso gli episodi dell’Apocalisse e la celebre Crocifissione, resa ancor più terribile e apocalittica dal deperimento chimico che ha provocato, per l’inversione dei colori, una sorta di negativo fotografico della superficie pittorica. In questi affreschi, così come nelle altre opere del celebre artista, sono ancora presenti quegli stilemi derivati dall’arte bizantina, o dei Greci, dalla quale il maestro inizia a distaccarsi, trovando poi, in Giotto, il degno prosecutore della sua opera. Giotto seppe avvicinare il divino all’umano, rendendo reale ciò che fino ad allora era sempre stato distante dall’esperienza fisica dell’uomo comune e dipingendo, intorno alla figura, uno spazio fisico sempre più verosimile, solido, un ambiente entro il quale i personaggi potessero muoversi come l’uomo medievale agiva nella propria città. Francesco è rappresentato innanzitutto come uomo e non come Santo. Il maestro di Bondone, aprendo alla nuova via dell’imitazione della natura tanto celebrata dalla critica quattrocentesca e cinquecentesca, ha saputo così affrancarsi dall’arte precedente e dar vita a quell’unicum della storia dell’arte rappresentato dalla Basilica di Assisi, degno scrigno dell’esperienza di San Francesco. Il ciclo pittorico di Giotto prevede ventotto affreschi rettangolari incorniciati in uno spazio di 270 x 230 cm. (FLG) il turismo culturale 59


itinerario i da assisi A PERUGIA

LUOGHI FRANCESCANI FUORI LE MURA

Sono almeno tre i luoghi francescani di grande interesse appena fuori il centro storico di Assisi: l’Eremo delle Carceri, la Chiesa di San Damiano, il Sacro Tugurio e la Porziuncola. Partiamo dall’Eremo delle Carceri, che può essere raggiunto anche a piedi uscendo dalle mura di Assisi da Porta dei Cappuccini, un lungo percorso di circa 5 km: in macchina basteranno circa venti minuti circa ( verso via delle Fonti del Moiano, Largo Properzio, via Umberto I, via Santuario delle Carceri). Ciò che un tempo fu un eremo oggi è un affascinante convento costruito da San Bernardino da Siena nel 1400. Il convento 60 il turismo culturale

nasce attorno alla grotta naturale dove tra il 1205 e il 1206 San Francesco decise di rifugiarsi per stabilire un suo intimo dialogo con il Signore; l’odierna S.Maria delle Carceri ingloba la primitiva cappella dove è possibile visitare il luogo del suo giaciglio. Racconta il biografo Tommaso Da Celano, in una versione tradotta del suo testo originale: «Alla periferia della città c’era una grotta… Francesco vi entrava, … e pieno di nuovo insolito fervore, pregava il Padre suo in segreto. Desiderava che nessuno sapesse quanto accadeva in lui là dentro e … bruciava interiormente di fuoco divino, e non riusciva a dissimulare il fervore della sua anima ». L’eremo è totalmente immerso nella fitta selva del Monte

Subasio, un lecceto molto suggestivo dove leggenda vuole che gli uccellini fossero in ascolto della parola del Santo. Attorno al Convento si può procedere, immersi nella natura, in un percorso lungo il quale si possono ammirare statue in bronzo raffiguranti San Francesco: un luogo di grande fascino che ha la forza di commuovere tutti, al di là del credo religioso. Dall’Eremo delle Carceri riscendiamo a valle per raggiungere in quindici minuti circa la Chiesa di San Damiano ( verso via Santuario delle Carceri, viale Giovanni XXIII, via Umberto I, via Valentin Muller, località San Rufino Campagna), niente di più distante dall’eremo appena visitato in quanto a isolamento e struttura architet-


eremo delle carceri Percorrendo una strada di circa quattro chilometri tra gli olivi si giunge all’Eremo delle Carceri, posto in un fitto bosco di querce e lecci sulle pendici del Monte Subasio

il crocifisso della chiesa di san damiano Fu davanti al crocifisso contenuto all’interno della Chiesa di San Damiano che il Santo sentì la voce del Signore e scrisse il suo Cantico delle Creature

la porziuncola La piccola chiesa fuori Assisi fu il luogo dove San Francesco morì. Per proteggerla gli fu costruita attorno la grande basilica di Santa Maria degli Angeli

san francesco

Il santo che piace ai cineasti Francesco d’Assisi è stato ampiamente celebrato dal Cinema. Già portato sul grande schermo da Rossellini in “Francesco Giullare di Dio” (1950), è Pasolini a esplorare la terra autentica del santo e coltivarla per far sbocciare una storia nuova nella novella dei passeri e dei falchi interpretata da Totò e da un esordiente Ninetto Davoli in “Uccellacci e uccellini” (1966). Meno fiabesco è il doppio tentativo di Liliana Cavani: la celebre regista realizza dapprima nello stesso anno e luogo di Pasolini un “San Francesco d’Assisi” con Lou Castel e Marco Bellocchio, poi una versione perugina più cruda e sofferta nel “Francesco” del 1989 con Mickey Rourke ed Helena Bonham Carter. Un’altra variante francescana in coproduzione italo-americana è l’esperimento di Franco Zeffirelli, il regista più appassionato di temi religiosi e biblici del nostro Paese. Noto per la sua monumentale riduzione televisiva della vita di Cristo, il regista toscano ha diretto l’istrione britannico Alec Guinness ad Assisi in compagnia di Graham Faulkner e Valentina Cortese nel celebre e solenne “Fratello Sole Sorella Luna” (1973). (LM)

tonica: tuttavia questa Chiesa è profondamente legata alla conversione di San Francesco; infatti fu davanti al crocifisso contenuto all’interno (l’originale è oggi conservato nella Basilica di Santa Chiara ed è stato sostituito da una copia) che il Santo sentì, per la prima volta, la voce del Signore; e fu qui che, secondo la leggenda, San Francesco scrisse il suo Cantico delle Creature. Appena 2 km dividono la Chiesa di San Damiano dal Santuario Francescano del Sacro Tugurio in Rivotorto ( verso località San Rufino Campagna, via Frate Fuoco, via Sorella Luna, via Francesca, via della Regola), il primo rifugio di San Francesco, come ricordato ancora da

Tommaso da Celano, primo biografo del Santo: «Il beato Francesco era solito raccogliersi con i suoi compagni in un luogo presso Assisi, detto Rivotorto. Ed erano felici, quegli arditi dispregiatori delle case grandi e sontuose, di vivere in un tugurio abbandonato ove potervi trovare riparo (…) Era un luogo così angusto, che solo a gran fatica potevano sedersi e distendersi. Spessissimo per mancanza di pane, si nutrivano di sole rape ottenute a fatica in elemosina qua e là». Ciò che un tempo era solo un capanno coperto di frasche, conosciuto come sacro tugurio, è oggi custodito all’interno di un Santuario costruito all’inizio del XIX secolo. E infine arriviamo alla Basilica di Santa

Maria degli Angeli ( verso via Francesca, viale Patrono d’Italia, via Los Angeles) dove è custodita la Porziuncola, un percorso di circa nove minuti e 5 km. La nuova basilica fu costruita tra il XVI e XVII sec. La Porziuncola riveste un ruolo di grande valore per la vita monastica di San Francesco. Originariamente costruita in sola pietra da alcuni eremiti intorno al IV secolo, fu riparata dal Santo e divenne luogo prediletto di preghiera e di ritiro spirituale: fu proprio in questa piccola cappella che San Francesco perse la vita la sera del 3 ottobre 1226. La Porziuncola è oggi all’interno di una Basilica costruita tra il XVI e XVII sec. in stile barocco. il turismo culturale 61


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LA MERAVIGLIA BENEDETTINA DI MONTELABATE

Riprendiamo il viaggio per raggiungere l’Abbazia di Montelabate o Abbazia di Santa Maria di Valdiponte ( via Giuseppe Emili, SS75, Bastia Umbra, Collestrada, SS33bis verso Ravenna/ Ancona, Lidarno, Ponte Felcino, Bosco, Ponte Pattoli, Casa del Diavolo, strada del Piccione, strada Montelabate), un tragitto di circa trenta minuti e 30 km. Completamente circondato da abeti e 62 il turismo culturale

dalla folta natura del colle di Montelabate, l’imponente abbazia benedettina fu eretta prima dell’anno mille, con ogni probabilità tra il IX e il X sec., in stile romanicogotico. Il severo ed elegante impianto architettonico prevede una facciata con un ampio portale e rosone, e uno splendido chiostro raggiungibile dalla cripta; l’interno ha un’unica navata con volte a crociera e ancora oggi sono presenti due ampi affreschi, una Vergine in Trono col Bambino e una Crocifissione con la

Vergine e San Giovanni Battista. La storia dell’Abbazia racconta di un grande potere esercitato su tutto il territorio circostante, della presenza di monaci cistercensi a partire dal XVII sec., dell’acquisizione ad opera del marchese Medici a ridosso dell’Unità d’Italia e infine, più recentemente, della proprietà della Fondazione Gaslini di Genova. L’Abbazia di Montelabate è certamente una delle più importanti testimonianze architettoniche sacre della regione.


deruta Una delle numerose botteghe che operano nella produzione della ceramica artigianale di Deruta

TORGIANO E DERUTA

abbazia di montelabate Si può visitare l'Abbazia di Montelabate, gestita dalla fondazione Gerolamo Gaslini, tutti i lunedì dalle undici del mattino, dal mese di maggio a quello di settembre. Per maggiori informazioni si può scrivere a visit@ montelabate.com

Prima di arrivare a Perugia abbiamo due ultime tappe da raggiungere, prima Deruta e poi Torgiano: due soste dedicate, rispettivamente, all’artigianato e ai migliori prodotti primi della tavola, l’olio e il vino. Per arrivare a Torgiano da Montelabate occorrono trenta minuti e 30 km circa ( verso strada del Piccione SP 246, Casa del Diavolo, strada Tiberina Nord, Bosco, SS 3 bis, Collestrada, il Sardo, SP 403 Torgiano – San Martino in Campo). Torgiano è un piccolo ma delizioso centro medievale nato come naturale espansione di un vecchio castello, un borgo posto alla confluenza del fiume Chiascio con il Tevere in un colle eccezionalmente ricco di uliveti e vigneti. E infatti olio e vino sono ancora oggi il più importante patrimonio gelosamente conservato dalla comunità: è Città del Vino (prelibati i suoi vini da invecchiamento: Docg per il Torgiano Rosso Riserva) e Città dell’Olio, a cui la società Lungarotti ha dedicato due musei, un viaggio intorno ai metodi e agli strumenti della lavorazione e al tempo stesso intorno al territorio e alla cultura contadina. Appena 10 km e arriviamo a Deruta

( SP403 verso via Mario Angeloni, E45 verso Casaccia, Pontenuovo, Deruta), vera e propria capitale umbra della ceramica artigianale grazie alle oltre duecento tra botteghe e società che operano nella produzione della maiolica artistica, arrivando a coprire circa un terzo del totale nazionale. Di origini romane, Deruta acquisisce la sua competenza artigianale nel tardo medioevo mantenendola integra fino ai giorni d’oggi. Camminare per le strade del borgo significa sfilare tra piccole botteghe e spacci artigianali che espongono manufatti di ceramica colorata, ed è un vero piacere trovare angoli di dimore e palazzi storici ornati di mattonelle e cornici prodotte da artigiani derutesi: un’ampia collezione all’aria aperta è ospitata nei giardini Miliziade Magnini del centro storico. L’Ex convento di San Francesco ospita un Museo Regionale della Ceramica e una Biblioteca specializzata in storia della ceramica, che racconta opere e storia delle maestranze locali. A questo punto non resta che arrivare a Perugia percorrendo circa 20 km verso nord ( E45 verso Ponte Nuovo); e sarà affascinante guardare la città al tramonto, come posata su un dorso collinare. il turismo culturale 63


ENGLISH SYNTHESIS

ASSISI – MONTELABATE – DERUTA TORGIANO – PERUGIA

the charm of sublime Assisi, where art meets mysticism. A journey to Perugia, through Deruta and Torgiano, on the footsteps of Saint Francis. Translated by Sergio Pasquandrea

delle Carceri, viale Giovanni XXIII, via Umberto I, via Valentin Muller, località San Rufino Campagna), where Francis first heard God’s voice and, according to the tradition, wrote his Cantico delle Creature. Few more than a mile from San Damiano, the “Sacro Tugurio” (“Holy Shack”) in Rivotorto ( località San Rufino Campagna, via Frate Fuoco, via Sorella Luna, via Francesca, via della Regola) was Francis’s first shelter, and is now contained into a XIX century’s sanctuary. Our last stop is the Basilica of Santa Maria degli Angeli (via Francesca, viale Patrono d’Italia, via Los Angeles), built in XVI and XVII century to preserve the Porziuncola, the Church which Francis restored and which became his favourite place for prayer and retirement. Here he passed on in 1226. MONTELABATE, TORGIANO AND DERUTA

A

ssisi is the shrine of Umbria’s art and spirituality: birthplace of Saint Francis and Saint Clare, its territory is still landmarked by their living memories. In our journey, we will also experience the ancient Umbrian traditions of gastronomy and handicraft. THE BASILICAS OF SAINT CLAIRE AND SAINT FRANCIS

Our trip starts from the Basilica di Santa Chiara. In one of the chapels, there is the cross originally put in the church of San Damiano, which, according to the tradition, spoke to Saint Francis in 1205, inviting him to “repair God’s home”. The majestic Basilica di San Francesco, started in 1228, two years after the Saint’s death, the day after Pope Gregory IX proclaimed him Saint, is actually made up of two basilicas, one upon the other. The lower and most ancient one (Basilica Inferiore) is not simply a vault, but rather a superb resting place for Saint Francis’s body. The Upper Basilica is famous for its frescoes, with stories from the Old and New Testament, by Cimabue, and from the life of Saint Francis, by Giotto. 64 il turismo culturale

The frescoes draw a parallel between Christ’s and Saint Francis’s lives. Cimabue executed the paintings of the transept and the apse. His works are one of the first attempts to free figurative art from the rigidity of Byzantine art, later fulfilled by his pupil Giotto. Giotto was able to bring the divine nearer to the human, inserting the figures into a realistic space, where the characters move like Middle Ages men did into their cities: Francis is represented above all as a man, not only as a saint. FRANCISCAN PLACES OUTSIDE THE WALLS

The Eremo delle Carceri can be reached both on foot (the trip is about 3 miles long) and by car, in about 20 minutes ( via delle Fonti del Moiano, Largo Properzio, via Umberto I, via Santuario delle Carceri). It was originally a natural cave, where Saint Francis dwelled between 1205 and 1206. Today, it is enclosed in a monastery, built by Saint Bernardino of Siena in 1400, and completely surrounded by the woods of Mount Subasio. In 15 minutes, we reach the church of San Damiano ( towards via Santuario

The Abbey of Montelabate, also known as Santa Maria di Valdiponte ( via Giuseppe Emili, SS75, Bastia Umbra, Collestrada, SS33bis verso Ravenna/ Ancona, Lidarno, Ponte Felcino, Bosco, Ponte Pattoli, Casa del Diavolo, strada del Piccione, strada Montelabate), was erected in the IX or X century, in a severe Romanesque-Gothic style. It is one of the most important sacred building in Umbria. The journey from Montelabate to Torgiano lasts about 30 minutes ( strada del Piccione SP 246, Casa del Diavolo, strada Tiberina Nord, Bosco, SS 3 bis, Collestrada, il Sardo, SP 403 Torgiano – San Martino in Campo). This small but lovely town is built upon a hill, extraordinary rich in olive groves and vineyards. Wine and olive oil are still its main produces and its most jealously guarded heritages. Deruta, 6 miles from Torgiano ( SP403 verso via Mario Angeloni, E45 verso Casaccia, Pontenuovo, Deruta), hosts more than 200 factories and workshops, specialized in the production of majolica. The tradition dates back to the Middle Ages and is documented in a museum (Museo Regionale della Ceramica) and a library. A 12 miles’ trip towards North ( E45 towards Ponte Nuovo) brings us to Perugia.


itinerario i da assisi a perugia

Trattoria Pallotta La tradizione del gusto

Luoghi del ristoro, del benessere e dell'accoglienza, ma anche botteghe artigianali, produttori agroalimentari e aziende vitivinicole: gli indirizzi dell'eccellenza del territorio

Vineria Bibenda Scoprire il mondo con un calice.

Trattoria Da Erminio Qualità e semplicità

Nella Piazza del Comune, di fronte al Tempio di Minerva c’è un arco detto “Volta Pinta” con le splendide grottesche dipinte da Raffaellino Del Colle nel XVI sec. In fondo spunta la Trattoria, dall’arredo semplice e familiare. I piatti sono preparati secondo la tradizione, con materie prime locali. Irrinunciabili gli strangozzi al tartufo o con pesto di funghi e olive nere; tra le zuppe, quella di fagiolina del Trasimeno o con farro; tra i secondi il piccione alla ghiotta.

Nella parte alta del borgo, la Trattoria si distingue come uno dei locali storici di Assisi; aperta nel 1954, propone una cucina tipica, semplice e genuina, con specialità alla brace cotte in bella vista sul caminetto. Il menu è ricco di piatti locali di qualità, tra cui le bruschette ai salumi, gli strangozzi alla boscaiola, le tagliatelle capricciose; consigliate le zuppe, le scaloppine al tartufo e il coniglio all’assisana fatto con ben 10 tipi di erbe.

Via Volta Pinta, 2 – 06081 Assisi PG Tel. 075.812649 www.pallottaassisi.it Prezzo medio: € 25 Apertura: tutti i giorni tranne il martedì

Via Montecavallo, 19 – 06081 Assisi (PG) Tel. 075.812506 www.trattoriadaerminio.it Prezzo medio: € 20-25 Apertura: chiuso il giovedì

Gambacorta Bottega del Buongustaio Un angolo per palati raffinati

Affacciata sulla Piazzetta delle Erbe, è uno spazio accogliente dedicato alla cultura del vino: qui il vino si assaggia, si racconta, si studia. Si viaggia attraverso l’Italia per approdare ai grandi vini di Borgogna e della Cote du Rhone, ai Riesling del Reno e della Mosella fino ai vigneti della California. Il tutto accompagnato da accurate selezioni di prodotti del territorio: salumi, formaggi, legumi e una vasta scelta dei migliori oli extravergine di oliva.

Dal 1946 questa bottega si propone come Wunderkammer del gusto nel centro storico di Assisi. La vasta scelta di prodotti umbri e nazionali fa bella mostra di se dagli scaffali accoglienti del negozio, proposta con calore dalla famiglia Gambacorta. Tra le specialità spiccano le conserve di tartufi neri e bianchi, i salumi di cinghiale e i formaggi barriquati e di fossa. Viene offerta anche la possibilità di realizzare confezioni regalo per spedizioni.

Via Nepis, 9 – 06081 Assisi Tel. 075.8155176 Apertura: chiuso il martedì

Via San Gabriele, 17 – 06081 Assisi (PG) Tel. 075.812454 www.ilbongustaio.com

Ristorante Il Medioevo Il gusto e la storia Situato nel centro storico, è caratterizzato da volte a crociera, appartenenti alle antiche mura della città; nella sala c’è una vasca romana e le mura a secco di una strada del III sec. a.C. La filosofia della cucina parte da un’attenta ricerca delle materie prime: carni da allevamenti umbri e toscani, olio ottenuto con spremitura a freddo, pasta fatta a mano, pesce freschissimo dei mari d’Italia compongono menu diversi secondo la stagione. Suggestiva la cantina, ricca di eccellenti vini. Via Arco dei Priori, 4 – 06081 Assisi (PG) Tel. 075.813068 www.ristorantemedioevoassisi.it Prezzo medio: € 30 Apertura: chiuso il lunedì.

il turismo culturale 65


di Sosta in Sosta Ristorante Le Cirque

B&B Villa Osperellone

Gusto e design

Una dimora d’altri tempi

Situata nel piccolo borgo di Santa Maria degli Angeli l’ampia struttura tripartita offre ai suoi clienti tre diverse declinazioni dell’enogastronomia con una pizzeria, un sushi bar e un’enoteca. In quest’ultima le cromìe del design contemporaneo ben si sposano con le colorate pietanze della moderna cucina italiana. Molto gradevole è l’enoteca, con ampia scelta di vini regionali e nazionali, esposti in cantinette a vista a forma di calice.

Antico palazzo nobiliare del XVI sec., costruito su sito etrusco, è racchiusa da un parco secolare, nella campagna che domina la valle del Tevere da Assisi a Todi. Aperta all’ospitalità mezza ala del piano superiore, recentemente ristrutturata. Nella zona riservata agli ospiti, e dotata di ingresso indipendente, si trovano le camere: “Brunamonti”, “Delle maioliche” e “Dei grifi”, caratterizzate dall’arredamento d’epoca e dal buon gusto dei particolari.

Via Armando Diaz - Santa Maria degli Angeli (PG) Tel. 075.8044320 www.lecirque.it Prezzo medio: € 30-35

Strada di Montecorneo, 81 – 06126 Colonnetta di Montebello (PG) Tel. 075.388111 www.villaosperellone.it Prezzi: camera doppia a partire da € 60, appartamento da € 150

Azienda agricola Decimi Olio per passione

Castello di Rosciano Nella quiete della natura

Agriturismo Il Castello di Giomici Laddove il tempo si è fermato Suggestivo maniero medievale, sorge con le sue torri e bastioni al centro di una proprietà di 160 ettari. Gli appartamenti, dall’atmosfera raffinata, sono siti nel Castello stesso, nella Dependance, una casetta in pietra costruita su un falsopiano, e nei casolari tutt’intorno. Tra vigne e prati dove pascolano cavalli avelignesi e bovini di razza chianina si snodano sentieri verso boschi dove il tartufo è sovrano. Vocabolo Palombaio Basso - 06029 Valfabbrica (PG) Tel. 339.4654246 www.ilcastellodigiomici.it Prezzi: appartamento a partire da € 390

Agriturismo Poggio alle Vigne La passione si fa vino

Ubicata nel comune di Bettona si appoggia alle pendici dei monti Martani, dando lo sguardo ai vasti uliveti che si stendono fino all’Abbazia di S. Felice a Giano dell’Umbria e al borgo medioevale di Collemancio. Grazie ad un attenta tecnica di coltivazione produce olio extravergine d’oliva di grande qualità. Per farlo pone estrema attenzione ad ogni momento della produzione, dalla raccolta dei frutti fino al raffinato design delle bottiglie.

Imponente e austero edificio in pietra arenaria, si erge sulle colline, nel silenzio dei boschi di lecci, in una posizione decisamente panoramica. La Torre e il Monastero benedettino ospitano le camere, arredate con mobili d’epoca e artigianato locale. All’esterno chiesette, scaloni, terrazzamenti, archi, ponti e piazzette si succedono intorno al grande balcone a prato e alla piscina, creando una molteplicità di scorci in un’atmosfera indimenticabile.

Inserito in un incantevole parco naturale, di oltre cento ettari, circondato da vigneti e oliveti, offre uno spazio incontaminato e silenzioso. Tre i luoghi d’accoglienza: il Poggio, il Pometo e il Poggiolo, ognuno caratteristico e immerso nella natura e nei profumi della terra. Il nome della famiglia Lungarotti, proprietaria dell’agriturismo, è legato alla produzione di selezionatissimi vini tra cui il Rubesco Riserva d.o.c.g.

Via Prigionieri, 19 - Passaggio di Bettona (PG) Tel. 075.987304 www.decimi.it

Località Signoria – 06089 Torgiano (PG) Tel. 340.4274466 www.castellodirosciano.com Prezzi: camera doppia a partire da € 120

Via del Colle, 46 frazione Montespinello Brufa – 06089 Torgiano (PG) Tel. 075.982994 www.poggioallevigne.it Prezzi: appartamenti a partire da € 80

66 il turismo culturale


itinerario i da assisi a perugia

Le Tre Vaselle Tutte le sfumature del benessere Sito dentro le mura medievali, prende il nome da vasi vinari in ceramica appartenuti a un convento umbro-francescano. Ricavato dalla ristrutturazione di una casa seicentesca di cui conserva struttura e materiali - spesse mura, pavimenti in cotto, camini in pietra, tessuti lavorati a telaio - fa rivivere l’atmosfera di un’antica dimora signorile. La cucina predilige i piatti tipici. Caratteristica la Spa bellaUve, uno dei primi centri dedicati alla vinoterapia in Italia. Via Garibaldi, 48 – 06089 Torgiano (PG) Tel. 075.9880447 www.3vaselle.it Prezzi: camera doppia a partire da € 139

Ceramiche d’Arte Vecchia Deruta L’arte di modellare e dipingere a mano

Museo del Vino dell’Olivo e dell’Olio Il “patrimonio” del Mediterraneo Il Museo del Vino è ospitato nel Palazzo GrazianiBaglioni e documenta 5000 anni di storia del vino con collezioni archeologiche, artistiche, storiche esposte in venti sale, per ricostruire le origini, l’evoluzione e l’importanza del vino in Occidente. Ha sede in un nucleo di abitazioni medievali e documenta le tecniche di coltivazione e trasformazione dell’olivo e del suo frutto, gli usi, le valenze simboliche e curative. Museo del Vino Corso Vittorio Emanuele, 31 06089 – Torgiano (PG) Tel. 075.9880200 Museo dell’Olivo e dell’Olio Via Garibaldi, 10 – 06089 – Torgiano (PG) Tel. 075.9880300 www.vino.lungarotti.biz

L’Osteria del Bosco Eleganza, semplicità, storia.

Osteria Il Borghetto Il piacere dell’intimità Situato ai piedi del colle dove si trova la parte storica del paese, è un ambientino con pochi tavoli, piacevole e accogliente. La cucina è tipica umbra, con piatti fatti a mano come i tagliolini della casa. Da provare gli antipasti regionali: salumi di Collazzone, focacce farcite, coratella e nervetti. È anche vineria e dispone di una buona cantina vini, con selezione curata di etichette. I dolci sono il frutto di una lunga rivisitazione dei piatti tradizionali. Via Garibaldi, 102 – 06053 Deruta (PG) Tel. 075.9724264 Prezzo medio: € 24 Chiuso la domenica

Residenza d’Epoca Castello di Monterone La magia di un’epoca lontana

Specializzate nella produzione dell’antico Deruta, la cui fonte di ispirazione è proprio la città di Deruta con i suoi trascorsi ceramisti, le ceramiche di Francesca Niccacci partono da uno studio approfondito del ‘500/’600 della ceramica in Italia e dei pittori rinascimentali. Completamente modellate e dipinte a mano con soli cinque colori, mescolati con le metodologie rinascimentali, si ispirano alle tonalità più suggestive delle dolci colline Umbre.

Nel verde della via Tiberina si affaccia questa piccola osteria, che unisce agevolmente la pacatezza degli arredi alla rivisitazione dei piatti tradizionali, sia nazionali che umbri. Ogni pietanza viene proposta con un taglio contemporaneo, ma nel rispetto della storia enogastronomica italiana. Tra questi spiccano gli strigoli al guanciale, asparagi e ricotta e la burrata delle Murge con prosciutto e valeriana.

Caratteristica residenza d’epoca, notevole dal punto di vista strutturale e per la posizione panoramica. Ogni camera contiene pezzi unici d’antiquariato: tra queste la camera dell’Etrusco prende il nome da una testina in pietra di origine etrusca incastonata nel muro del bagno. I mobili sono realizzati su misura da artigiani del legno, i letti fatti a mano da un maestro del ferro. Assolutamente da provare i ristoranti interni Il Postale e il Gradale.

Via Tiberina Nord (località Molinella) 06053 Deruta (PG) Tel. 075.9710064 www.vecchiaderuta.com

Strada Tiberina Nord, 131 – 06134 Bosco (PG) Tel. 075.5917035 www.losteriadelbosco.eu Prezzo medio: € 35

Strada Montevile, 3 – 06126 Perugia Tel. 075.5724214 www.castellomonterone.com Prezzi: camera doppia a partire da €

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4 PERUGIA - CORCIANO - LAGO TRASIMENO CITTÀ DELLA PIEVE - SCARZUOLA - ORVIETO

TERRA, ACQUA E FUOCO In questo itinerario incontriamo città d’arte come Perugia e Orvieto, i deliziosi borghi affacciati sul vasto comprensorio del Lago Trasimeno e la sorprendente oasi mistica della Scarzuola dove terra, acqua e fuoco sono gli elementi fondanti di un parco architettonico nato sulle rovine di un convento francescano del Duecento di Alberto Forni, Luciano Vanni

P

erugia è il capoluogo di provincia della regione e al tempo stesso una nobilissima città d’arte che merita di essere conosciuta in profondità. La sedimentazione storica e stilistica di opere architettoniche sacre e civili fanno di Perugia un centro di grande interesse turistico culturale e come tale è doveroso dedicarle una lunga passeggiata. Proseguiamo poi verso il Lago Trasimeno non prima di aver fatto una breve sosta a Corciano, rimasto ancora intatto nella sua configurazione urbanistica medievale. Il vasto bacino idrico del Trasimeno mette in mostra alcuni scorci panoramici di rara bellezza e un fitto insieme di castelli, torri e borghi fortificati che rappresentavano, un tempo, un unico vasto sistema difensivo. Prima di arrivare a Orvieto ci attendono altre tre brevi tappe: Città della Pieve, luogo natale del Perugino, l’Abbazia Sette Frati di Piegaro e la Scarzuola, incantevole complesso architettonico ricco di simboli esoterici e mistici.

68 il turismo culturale


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itinerario

da perugia a orvieto

tappe

lunghezza itinerario

Perugia

km 130

1 Tempio San Michele Arcangelo

legenda

2 Basilica San Pietro 3 Convento di sant'agostino 4 Monte del Lago Trasimeno 5 Passignano sul Trasimeno 6 Tuoro sul Trasimeno 7 Castiglione del Lago 8 Isola Maggiore 9 Oratorio di Santa Maria dei Bianchi 10 La scarzuola

orvieto

70 il turismo culturale

Città Luoghi del sacro abbazie, basiliche, eremi e monasteri Luoghi del mistero le antiche leggende dell’Umbria Luoghi del sublime belvedere, oasi naturalistiche e paesaggi


piazza iv novembre Una veduta della piazza principale di Perugia con la Fontana Maggiore e Palazzo dei Priori

PERUGIA, CITTA’ “AUGUSTA”

Nonostante abbondanti ritrovamenti di reperti archeologici facciano pensare che il territorio di Perugia sia stato abitato fin dall’epoca preistorica, il primo assetto urbanistico del capoluogo umbro risale al VI sec. a.C. per mano degli Etruschi che avevano creato una città su due colli, il Colle Landone (l’attuale piazza Italia) e il Colle del Sole (l’attuale Porta del Sole), il punto più alto della città a 493 metri s.l.m. Perugia diventa una delle dodici cittàstato della Lega Etrusca: sono ancora visibili alcuni tratti delle mura originali in travertino. Dal III sec. a.C., successivamente alla battaglia di Sentino, Perugia entra sotto il dominio dei romani ed è Augusto a conferirgli il titolo di Augusta Perusia. Alla cittadina umbra fu poi persino legato il nome di un imperatore romano, Gaio Vibio Treboniano Gallo, nato a Perugia nel 206. Arrivano poi le invasioni barbariche e Perugia è costretta al dominio bizantino e dei longobardi fino all’Età Comunale, durante la quale raggiunge il suo massimo splendore; sono di questo periodo

alcune delle testimonianze architettoniche più rilevanti, come la Fontana Maggiore, il Palazzo dei Priori, l’Università, la Cattedrale di San Lorenzo, la Chiesa di Sant’Antonio Abate, l’Acquedotto Duecentesco, il Convento e Chiesa di Sant’Agostino, il Convento di San Domenico e l’Ex Convento di San Tommaso: nel 1255 si celebra anche l’istituzione del Capitano del Popolo. In epoca rinascimentale Perugia si dota del definitivo assetto urbanistico con opere che ne faranno uno dei musei d’Italia all’aria aperta: tra queste Palazzetto dei Notari, la Chiesa di Santa Maria Nuova, il Convento di Santa Maria Nuova (dei Serviti) e il Monastero di San Benedetto dei Condotti.

A metà del XVI sec. la popolazione di Perugia insorge contro lo Stato Pontificio in quella che passerà alla storia come la Guerra del Sale; al termine del conflitto, perdendo la battaglia con l’esercito di papa Paolo III, la Signoria di Perugia vide svanire anche la sua secolare indipendenza e fu di fatto annessa allo stato Pontificio: una sottomissione durata oltre tre secoli, fino al 1860, quando fu annessa allo stato italiano dalle milizie piemontesi. La storia recente della città umbra è legata al suo sviluppo culturale, grazie al sistema universitario, al turismo, al terziario e agli eventi popolari più celebri come Umbria Jazz, Sagra Musicale Umbra e Festival del Giornalismo. il turismo culturale 71


itinerario i da PERUGIA a orvieto

la rocca paolina Attraversando l'antica rocca disegnata da Sangallo il Giovane, pensata come una piccola cittadella all'interno di Perugia, si accede direttamente al cuore della città

72 il turismo culturale

UNA PASSEGGIATA IN CENTRO

«Forse farò un favore al lettore dicendogli come dovrà trascorrere una settimana a Perugia. La sua prima cura sarà di non aver fretta, di camminare dappertutto molto lentamente e senza meta e di osservare tutto quello che i suoi occhi incontreranno». 
(Henry James, Transatlantic Sketches, 1875). Ed è con leggerezza e calma che dobbiamo iniziare la nostra passeggiata nel cuore del centro storico di Perugia. Dopo aver posteggiato nell’ampio e comodo parcheggio di piazza Garibaldi raggiungiamo il centro attraverso il lungo percorso di scale mobili che ci conduce nel cuore della Rocca Paolina, attraverso un imponente sistema di viabilità pedonale meccanizzato, costruito su progetto dell’architetto Paolo Lattaioli nel 1983.


L’ingresso alla Rocca è come un salto a ritroso nella storia perché ci catapulta in un mondo fuori dal tempo, in una fortezza voluta da Papa Paolo III Farnese nel 1540 successivamente alla già citata “Guerra del Sale”. Pensata come una vera e propria cittadella all’interno di Perugia, con tanto di strade, vicoli, piazzette, uno stadio in legno per l’antico gioco del pallone e un tessuto urbanistico tipicamente medievale, fu disegnata dall’architetto Antonio da Sangallo il Giovane. Rappresentò per secoli il simbolo del potere papale ed oggi è il luogo nel quale si celebrano eventi culturali, esposizioni d’arte e fiere, uno spazio quotidianamente vissuto da migliaia di persone che intendono raggiungere il centro storico. Una volta usciti dalla Rocca entriamo

nella moderna città di Perugia direttamente da corso Vannucci, l’arteria più importante della cittadina. Basta fare pochi metri, girando a sinistra, per ammirare uno splendido belvedere sulla campagna umbra affacciandosi dai giardini Carducci: uno sguardo panoramico vasto che nelle giornate di sole rivela un orizzonte profondo. La vista prospettica di corso Vannucci, invece, è di tutt’altra bellezza, grazie alle lievi curve disegnate dagli elegantissimi edifici medievali e rinascimentali e all’irregolarità prospettica del percorso: un tempo infatti fu un dorso collinare. Siamo nel cuore della realtà pubblica perugina dove si svolge gran parte della vita sociale, economica e commerciale di Perugia; ne sono testimonianza i tanti caffè storici che con i loro tavoli

coprono gran parte della strada, come il Caffè Sandri e il Caffè di Perugia, da sempre luoghi prediletti per soste e appuntamenti di lavoro. Sul finire di corso Vannucci, sulla nostra sinistra, si erge il monumentale Palazzo dei Priori, con le sue forme gotiche, la facciata in travertino locale e un impianto architettonico frutto di diversi interventi a partire dal XIII sec. Simbolo del potere politico della città, oggi ospita il Collegio della Mercanzia, il Collegio del Cambio (dove operavano i cambiovalute e dove è conservato l’Autoritratto del Perugino) e la Galleria Nazionale dell’Umbria (che raccoglie sculture di Arnolfo di Cambio, la Madonna con Bambino e Angeli di Gentile da Fabriano, la Pala Sapienza Nuova di Beato Angelico e numerose il turismo culturale 73


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opere del Perugino e del Pinturicchio). Il Palazzo dei Priori è uno degli edifici più importanti del Medioevo e affaccia su piazza IV Novembre con un’incantevole scalinata sopra la quale emerge la statua di un grifo, simbolo della città, che introduce alla Sala dei Notari, ambiente finemente decorato con affreschi del XIV sec. Davanti alla Sala Notari, di fronte alla scalinata del Palazzo dei Priori, fa bella mostra di sé la Fontana Maggiore, opera realizzata alla fine del Duecento da Nicola e Giovanni Pisano, che unisce la creazione artistica all’opera di ingegneria idraulica: la decorazione delle ventiquattro statuette che abbracciano l’intero perimetro della fontana rendono omaggio a personaggi biblici. Alla spalle della fontana domina una parte della Cattedrale di San Lorenzo, il Duomo di Perugia, costruito tra il XIV e il XV sec.; sono ancora visibili, ai margini dell’imponente struttura della cattedrale, i resti della Loggia di Braccio, opera rinascimentale andata distrutta in un incendio del 1534. Da piazza IV Novembre proseguiamo verso sinistra imboccando la pittoresca Via Maestà delle Volte, un percorso che offre uno dei migliori scorci di Perugia tra i resti del medievale Palazzo del Podestà e di un oratorio trecentesco: incantevole lo spazio che si apre davanti a una piccola fontana ancora funzionante, sotto imponenti e ampie arcate a volta. Girando a sinistra raggiungiamo in pochi metri il Teatro Morlacchi, centro culturale della città, ma è sulla destra, da piazza Cavallotti, che possiamo godere dell’ennesimo punto panoramico della cittadina: si tratta della lunga e ripidissima Scalinata dell’Acquedotto, costruita nel 1254 e lunga circa 3 km, che, attraversata interamente, conduce fino alla zona universitaria e alle mura etrusche: un percorso tanto faticoso quanto suggestivo. Volgendo ancora sulla destra torniamo 74 il turismo culturale

sul fronte della Cattedrale di San Lorenzo, in piazza Danti. E invece di ripercorrere corso Vannucci consigliamo di scendere per Via Calderini e giungere in piazza Matteotti, dove troviamo un delizioso mercato coperto da cui si può godere del miglior affaccio panoramico di Perugia. Torniamo alla Rocca Paolina percorrendo poche decine di metri attraverso Via Baglioni.

la galleria nazionale dell'umbria Pala di Santa Maria dei Fossi, particolare Pintoricchio Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia


san michele arcangelo L'esterno e l'interno della Chiesa di San Michele, o Tempio di San Michele Arcangelo di Perugia che si trova poco fuori del centro storico

LA PRESENZA DEI TEMPLARI NELLA CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO

La Chiesa di San Michele, o Tempio di San Michele Arcangelo di Perugia, ( in Via Tempio), leggermente fuori il centro storico e fuori le mura, deriva da un antico tempio pagano, come testimoniano la pianta a forma circolare, alcuni materiali di recupero come le colonne corinzie e simboli di protezione chiaramente pagani presenti all’interno come la stella a cinque punte. Anche nella strada che conduce alla Chiesa, via Garibaldi, sono presenti alcune antiche abitazioni i cui architravi riportano simboli esoterici o alchemici, come il compasso di simbologia massonica o il Sulphur Philosophicum, elemento caro agli alchimisti. La Chiesa di San Michele, che risale al V sec. d.C., venne edificata sui resti di un precedente tempio romano, costruito a sua volta su un luogo sacro agli Etruschi. All’interno sono presenti anche indizi che rimandano ai cavalieri templari, dei quali d’altra parte restano, sempre a Perugia, testimonianze di grande rilievo, come la Chiesa Templare di San Bevignate costruita intorno alla metà del 1200. Qui è possibile rinvenire decorazioni con motivi zoomorfi e simboli di grande rilevanza come i due Fiori della vita che spiccano sul portale d’ingresso e che spesso accompagnano la presenza dei Templari per il forte valore simbolico. Chiamato anche “Sesto giorno della Genesi”, il Fiore della vita è ottenuto graficamente dalla rotazione di sei cerchi corrispondenti ognuno a un giorno della Creazione. Si tratta di un simbolo antichissimo, spesso legato alla forza vivificatrice del sole, che nel corso del tempo è stato usato dagli Etruschi, dai primi cristiani copti, dagli Ebrei e persino dai Cinesi. (AF)

La Chiesa di San Michele, o Tempio di San Michele Arcangelo di Perugia, deriva da un antico tempio pagano come testimonia la pianta a forma circolare

il turismo culturale 75


itinerario i da PERUGIA a orvieto

san pietro Il Chiostro Maggiore e il Campanile della Chiesa di San Pietro (a sinistra); gli interni con le opere di Perugino, del Sassoferrato, del Guercino (o della sua scuola) e del Vasari (pagina a fianco)

LA BASILICA DI SAN PIETRO

Poco lontano dal centro storico Perugia ospita un vero e proprio gioiello architettonico, la Basilica di San Pietro. Si raggiunge direttamente da corso Vannucci con una camminata di circa quindici minuti (  verso via Baglioni, via Santa Lucia, scalette di Sant’Ercolano, corso Cavour, borgo XX Giugno), lungo un percorso che, nella prima parte, ci fa conoscere una Perugia diversa, quella del dorso collinare, che obbliga i suoi cittadini a ripidi sali e scendi: le scalinate di Sant’Ercolano, anche per questo motivo, mantengono un fascino partico76 il turismo culturale

lare. Fin dal primo impatto visivo con la Basilica di San Pietro ci si rende conto della sua imponente mole, ancora oggi immersa nel verde del Monte Calvario: domina su tutto una splendida facciata e un altissimo e snello campanile a cuspide, che si può ammirare in tutta la sua leggerezza dagli affacci panoramici della città. L’edificio fu eretto alla fine del X sec. sopra una precedente cattedrale del VII sec. La particolarità della struttura sta nel fatto di accogliere un ampio monastero benedettino all’interno di una chiesa: merito dell’architetto Pietro Vincioli,

al tempo stesso abate del monastero. L’ingresso nella chiesa è di un fascino sorprendente per la ricchezza delle decorazioni, dei marmi, del coro in legno, dei bronzi, degli intarsi e degli affreschi a firma del Perugino, del Sassoferrato, del Guercino (o della sua scuola) e del pittore e architetto Giorgio Vasari. La Basilica di San Pietro ha un’unica navata (con uno splendido soffitto a cassettoni in legno finemente decorato) con numerose arcate laterali sorrette da colonne in marmo; raggiungibile dalla chiesa è il monastero con due splendidi chiostri di gusto rinascimentale.


il turismo culturale 77


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CORCIANO E IL LAGO TRASIMENO

Riprendiamo il viaggio verso il Lago Trasimeno facendo una breve pausa a Corciano ( verso Ferro di Cavallo, Via Firenze, SS 75bis, Via Antonio Gramsci, Via Giuseppe Di Vittorio, SP 172 Via Pietro Nenni), raggiungibile in appena venti minuti da Perugia. Corciano è un piccolo borgo posto su una collina a 400 m. s.l.m, un centro abitativo nato a ridosso di un castello medievale. L’ingresso dalla Porta Santa Maria, con il bel torrione al fianco, conduce in un labirinto di vicoli, 78 il turismo culturale

scorci prospettici decisamente affascinanti. Corciano conserva anche testimonianze d’arte, tra cui gli affreschi degli Zuccari nel Palazzo Comunale e la tavola del Perugino nella Chiesa di Santa Maria Assunta, numerose torri medievali, un castello e un Museo della Civiltà contadina. Poco distante dal centro storico, poggiato su un dorso collinare, merita di essere visitato il Convento di Sant’Agostino, un complesso monastico in stile gotico eretto nel XIV sec. Poco più di 10 km dividono Corciano dal

Lago Trasimeno, il quarto lago italiano per estensione, con una profondità massima di sei metri e una superficie di 128 km quadrati. Il Lago, dall’inedita forma pressoché circolare, ha vissuto pagine di storia particolarmente rilevanti come quella dello scontro tra l’esercito romano, condotto da Gaio Flaminio, e quello cartaginese, guidato da Annibale, avvenuto nel 217 a.C.: l’evento bellico è passato alla storia sotto il nome di “Battaglia del Lago Trasimeno” e fu una delle più vaste operazioni militari della Seconda Guerra Punica, che costò la


Il Lago Trasimeno Una veduta del lago dal Castello di Montali

vita a ben 15.000 romani suddivisi in quattro legioni. Il Lago Trasimeno è di origine tettonica e in misura minore alluvionale, con un solo emissario, il canale dell’Anguillara, ricco di sali minerali e quindi di fauna marina: ne fanno parte il luccio, la carpa, il persico reale, l’anguilla e il pesce gatto. Dallo specchio d’acqua del lago emergono tre piccole isole, la Maggiore, la Minore e la Polvese: questo rende molto suggestivo l’intero orizzonte prospettico. A proposito di belvedere, consigliamo di iniziare la circumnavigazione del lago da Monte del

Lago Trasimeno, un piccolo borgo di origine medievale da cui si gode il miglior panorama sul lago; sono ancora visibili le antiche mura che abbracciano il centro storico, con i vicoli stretti che arrivano a sfiorare le sponde lacustri: di grande interesse architettonico sono la meravigliosa Villa Aganoor Pompilj e la Chiesa di Sant’Andrea. Proseguiamo verso il delizioso porto di Torricella giungendo a Passignano sul Trasimeno, la “Perla del Trasimeno”, con la sua elegante rocca medievale e il centro storico raggomitolato sulle sponde del

lago, uno dei porti d’imbarco verso l’Isola Maggiore. Continuiamo lungo il perimetro del lago giungendo prima a Tuoro sul Trasimeno, con il suo Campo del Sole, un parco d’arte contemporanea all’aria aperta con ventisette sculture in pietra serena (una sorta di Stonehenge italiana), e poi a Castiglione del Lago, poggiato su roccia calcarea, un tempo quarta isola del Lago Trasimeno, che ospita un centro storico d’impronta medievale perfettamente integro, un paese-castello che è sede di una splendida fortezza.


itinerario i da PERUGIA a orvieto

L’Isola Maggiore del Lago Trasimeno è un’oasi naturale abitata da poche decine di persone ed è immersa nel verde di ulivi secolari, lecci, cipressi e pioppi

LE ORME DI SAN FRANCESCO DELL’ISOLA MAGGIORE E L’OASI MISTICA DELL’ISOLA POLVESE

L’Isola Maggiore del Lago Trasimeno è un’oasi naturale abitata da poche decine di persone ed è immersa nel verde di ulivi secolari, lecci, cipressi e pioppi. Domina ovunque una grande pace, alimentata dalla presenza delle acque del lago stesso. Si può percorrere l’isola da 80 il turismo culturale

destra e da sinistra, sia nel perimetro che all’interno, in una matassa di sentieri, viali e strade che ci conducono nei punti di interesse. Usciti dal molo e imboccata alla nostra sinistra Via Guglielmi, incontriamo il delizioso Palazzo del Capitano del Popolo, eretto nel XIV sec., con il suo grande orologio sovrastato da una piccola torre; quindi una spiaggetta e poi ancora, sul lungolago, i

ruderi di un vecchio mulino e una pietra a forma di dorso di cammello sulla quale la leggenda vuole siano impresse le Orme di San Francesco. Zigzagando all’interno incontriamo due chiese del XII secolo, San Salvatore e San Michele Arcangelo (quest’ultima ampiamente affrescata, con soffitti in legno), ruderi di chiesette e torri, il Palazzo del Capitano del Popolo, del XIV sec., e


i resti di uno splendido monastero, la Chiesa di San Francesco, oggi assorbito all’interno del Castello Guglielmi, con la sua corte, la sua rocca e il fascino di una nobile dimora. L’Isola Polvese si raggiunge invece dal pontile San Feliciano e da Tuoro sul Trasimeno e, con i suoi circa 70 ettari, è la più estesa delle tre isole del lago. Abbondante di vegetazione e meno sog-

getto a flussi turistici, l’isolotto ospita notevoli testimonianze architettoniche, come la meravigliosa Fortezza Medievale e i resti del Monastero di San Secondo, costruito alla fine del XIV sec. La Polvese è il luogo ideale per chi desidera vivere il Lago Trasimeno immerso in una vasta oasi naturalistica: a tal proposito si consiglia una visita al Giardino delle Piante Acquatiche.

Le isole Un sentiero tra il verde dell'Isola Maggiore del lago Trasimeno (pagina a fianco); un veduta aerea dell'Isola Maggiore e dell'Isola Minore (sopra)

il turismo culturale 81


itinerario i da PERUGIA a orvieto Città della Pieve Adorazione dei Magi, Pietro Perugino Oratorio di Santa Maria dei Bianchi

L’ARTE DEL PERUGINO NELLA CITTÀ DELLA PIEVE

Lasciando alle spalle le sponde del lago raggiungiamo in circa mezz’ora Città della Pieve percorrendo 30 km ( SR 71 verso località Lacaioli, Muffa, Moiano, Po’ Bandino, San Litardo). È situata a 500 metri s.l.m. all’interno del comprensorio Valdichiana, ai confini con la Toscana. Fondata su un originario insediamento etrusco diviene Castrum Plebis intorno al VII sec., anche se deve il suo primo assetto urbanistico allo sviluppo della Pieve dei Santi Protasio e Gervasio in epoca medievale. Nonostante ciò l’odierno borgo conserva una configurazione architettonica tipicamente rinascimentale come dimostra l’eleganza di gran parte dei suoi palazzi, interamente costruiti in mattoni a vista, con portoni e finestre in legno di color chiaro. Città della Pieve è anche città natale di Pietro di Cristoforo Vannucci, meglio noto come il Perugino, il celebre pittore che proprio qui ha lasciato importanti testimonianze della sua arte: L’Adorazione dei Magi presso l’Oratorio di Santa Maria dei Bianchi, la Vergine in Gloria e Santi Gervasio, Pietro, Paolo e Protasio e il Battesimo di Cristo all’interno del Duomo, la Deposizione dalla 82 il turismo culturale

Croce nella Chiesa dei Serviti e Santi Paolo Eremita, Antonio Abate e Marcello presso la Chiesa di San Pietro. Nel 2000 Città della Pieve si è dotata anche di un prestigioso complesso edilizio a firma dell’architetto Mario Botta: affacciato su un pendio collinare, in prossimità delle mura e del monastero di Sant’Agostino, il complesso del nuovo Liceo Scientifico si erge a ventaglio come fosse una fortezza a sei torri interamente rivestita in mattoncini e vetro. Un vero e proprio gioiello di edilizia contemporanea. L’OASI MISTICA DELLA SCARZUOLA

Poco meno di trenta minuti separano Città della Pieve da Montegiove ( SS71 verso Monteleone d’Orvieto, Via Giovanni XXIII, Montegabbione, vocabolo Francescane, Montegiove), piccola frazione del Comune di Montegabbione immersa nel verde che ospita una delle più singolari opere architettoniche d’Italia, il parco mistico della Scarzuola. Valicata la soglia del complesso della Scarzuola si offrono alla vista un ampio cortile quadrangolare appartenente a un antico convento e una chiesa, fatti edificare nel Duecento per ricordare il passaggio di San Francesco che nel 1218,

proprio in questo luogo, avrebbe costruito una capanna con il fango e la scarsa, una pianta palustre da cui deriverebbe appunto il nome di Scarzuola. Il complesso divenne la sede dei Frati Minori, che rimasero qui fino alla fine del 1700, quando ne presero possesso i Marchesi Misciatelli di Orvieto. Nel 1957 l’architetto Tomaso Buzzi rilevò la proprietà e con lui il convento acquista una nuova veste, colmandosi di elementi e simboli carichi di spiritualità. Qualche passo appena e si materializza una bizzarra cittadella in tufo con un vasto anfiteatro neomanierista innestato sul pendio di una collinetta, il Teatrum Mundi. è qui che ha origine un Viaggio iniziatico nell’inconscio: si incontrano sorprendenti monumenti, tra cui la Torre del Tempo con l’Orologio di Uroboro, la Casa-capitello, la Casa–stemma, la Grande Madre e il Tempio di Apollo, e poi ancora un’enorme bocca spalancata pronta ad inghiottirci, la Balena di Giona, simbolo della morte, passaggio obbligato per rinascere e intraprendere il percorso di risalita verso l’Alto. Proprio qui, nella parte più alta della cittadella, si erge l’Acropoli, dove sono raccolti gli edifici divini della civiltà occidentale.


la scarzuola Un veduta del Teatrum Mundi della CittĂ Ideale di Tommaso Buzzi

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ENGLISH SYNTHESIS

PERUGIA - CORCIANO - LAGO TRASIMENO CITTÀ DELLA PIEVE - SCARZUOLA - ORVIETO

EARTH, WATER AND FIRE Art cities like Perugia and Orvieto, the lovely towns facing lake Trasimeno, the surprising oasis of Scarzuola, are the stages of this route. Translated by Sergio Pasquandrea

PERUGIA: A WALK THROUGH THE CITY CENTER

SAN MICHELE ARCANGELO, SAN BEVIGNATE, SAN PIETRO

An escalator leads us from Piazza Garibaldi’s parking lot to Piazza Italia, through the foundations of Rocca Paolina (1540-1543), symbol of Popes’ power and authority over the city of Perugia. The Giardini Carducci offer a magnificent outlook on the Umbrian countryside. Perugia’s main thoroughfare is Corso Vannucci, with its elegant Medieval and Reinassance buildings and its fashionable cafes. At the end of the Corso there is Palazzo dei Priori, the testimony of the city’s ancient grandeur, hosting the Collegio del Cambio, frescoed by Perugino, and Umbria’s National Gallery. On the side facing Piazza IV Novembre, Sala dei Notari is finely frescoed. The Fontana Maggiore, built at the end of XIII century by Nicola and Giovanni Pisano, is at the same time a masterpiece of hydraulic engineering and a work of art. The pictoresque via Maestà delle Volte leads to Piazza Morlacchi and to Morlacchi Theatre. On its right side, Piazza Cavallotti gives access to the long and steep Scalinata dell’Acquedotto, one of Perugia’s many panoramic viewpoints. Another one is on piazza Matteotti (besides Corso Vannucci), with its lovely indoor market.

The church of San Michele Arcangelo, also known as Tempietto di Sant’Angelo, slighlty outiside Perugia’s city center, was founded upon a pagan temple and still retains an unusual round shape. Corso Garibaldi, the road leading to the church, has the architraves of some buildings bearing esoteric and Masonic signs. The church of San Bevignate, built in the middle of XIII century, was owned by the Templars and is decorated with zoomorphic patterns and ancient symbols. The Basilica of San Pietro, one of Perugia’s architectural and artistic highlights, can be reached from Corso Vannucci with a 15 minutes’ walk ( via Baglioni, via Santa Lucia, scalette di Sant’Ercolano, corso Cavour, borgo XX Giugno) which brings us through some characteristic up-anddowns, like the stairs of Sant’Ercolano. The Basilica has a magnificent facade and an elegant spire-shaped bell tower; the inside’s decorations are among the richest in Perugia. It also hosts a Benedictine monastery with two Reinassance cloisters.

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CORCIANO AND LAKE TRASIMENO

The small town of Corciano ( Ferro di Cavallo, via Firenze, SS 75bis, via Antonio

Gramsci, via Giuseppe Di Vittorio, SP 172 via Pietro Nenni), 20 minutes from Perugia, rests on a hill, by a Medieval castle. Its center is a charming labyrinth of alleys and ancient buildings. Lake Trasimeno, Italy’s fourth lake by size, is rich in wildlife. Monte del Lago offers one of the best views on the lake. We continue to the harbour of Torricella, and then to Passignano, “the pearl of Trasimeno”, with its Medieval fortress and its roads facing the lake, Tuoro and Castiglione del Lago, which offers a perfectly preserved historical center and an imposing stronghold. Three islands surface from the lake’s waters: Maggiore, Minore and Polvese. Isola Maggiore is a wildlife reserve; several pathways allow to visit its coast and inland. Isola Polvese, the largest one, abounding in greenery and more seldom visited by tourists, hosts a Medieval fortress and the remains of a monastery. PERUGINO’S ART IN CITTÀ DELLA PIEVE

Città della Pieve, 20 miles from Lake Trasimeno ( SR 71 towards località Lacaioli, Muffa, Moiano, Po’ Bandino, San Litardo), is at the border with Tuscany. Although its origins date back to the Etruscan and Roman times, its center retains a strong Reinassance character. It is the birthplace of Pietro di Cristoforo Vannucci, better known as “il Perugino”, who left here several of his masterpieces. In 2000, the Liceo Scientifico, by architect Mario Botta, added a jewel of contemporary architecture to the town’s beauties. THE MYSTICAL OASIS OF SCARZUOLA

Less than 30 minutes from Città della Pieve, Montegiove ( SS71 verso Monteleone d’Or v ieto, v ia Giova n n i X X I I I, Montegabbione, vocabolo Francescane, Montegiove) hosts the unique mystical park of Scarzuola. The area was originally a monastery, built in XIII century, then became a property of Ovieto’s Marquises Misciatelli. In 1957, architect Tommaso Buzzi remodeled it into a bizzarre neo-Mannerist amphitheatre, called “Teatrum Mundi”, conceived as a symbolic journey into the unconscious.


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Osteria a Priori Semplicità e ricerca

Legno grezzo a terra, travi a vista sul soffitto, volte che raccontano di secoli andati. Questa è l’osteria a Priori, in centro. La cucina offre uno sguardo completo all’enogastronomia umbra, conferendo un taglio moderno alle proposte della tradizione. La cantina, con solo etichette regionali, offre anche birre umbre non filtrate. La bottega permette ai clienti di portare a casa vino o prodotti tipici di cui non riusciranno più a fare a meno.

Luoghi del ristoro, del benessere e dell'accoglienza, ma anche botteghe artigianali, produttori agroalimentari e aziende vitivinicole: gli indirizzi dell'eccellenza del territorio

Locanda Solomeo Quiete raffinata

Via Priori, 39 – 06123 Perugia Tel. 075.5727098 www.osteriaapriori.it Prezzo medio: € 30 Chiusura il lunedì

Brunello Cucinelli L’umanesimo rinato

Frantoio Giovanni Batta L’olio...come una volta L’azienda si estende su quattordici ettari di terreno con circa tremilacinquecento piante, di cui alcune molto antiche. La produzione segue gli ancestrali ritmi della natura: i raccoglitori trascorrono le giornate tra gli ulivi, concedendosi fugaci pasti tra le fronde secolari. L’estrazione dell’olio è effettuata a temperatura controllata, regalando prodotti di eccellenza, tra cui spicca l’olio extravergine di oliva DOP Umbria colli del Trasimeno. Via San Girolamo, 127 – 06126 Perugia Tel. 075.5724782 www.frantoiobatta.it

Residenza d’Epoca Palazzo Grande Quiete secolare

Nella piazzetta antistante la chiesa del piccolo borgo di Solomeo si affaccia questo country resort di grande fascino. Le dodici camere fanno capolino su panorami ricolmi di uliveti a perdita d’occhio. L’arredamento in arte povera dai colori caldi avvolge l’ospite facendolo sentire a casa. Il ristorante offre piatti tipici dell’Umbria con prodotti della stessa azienda, mentre in estate è possibile cenare all’aperto sulla terrazza-belvedere.

Nel piccolo borgo di Solomeo Brunello Cucinelli realizza un progetto tanto ambizioso quanto illuminato: riportare in vita i princìpi dell’Umanesimo nel cuore della natura umbra. Lo fa creando la Fondazione Foro delle Arti e costruendo un Anfiteatro, una biblioteca, un’Accademia e un Giardino Filosofico. In quest’angolo baciato dal sapere echeggiano gli insegnamenti di Leon Battista Alberti e le visioni architettoniche di Palladio e Angelo Ingegneri.

A pochi passi dalla cittadina di Corciano sorge questa residenza seicentesca, immersa nel verde della campagna umbra. Abbandonata fino agli anni Sessanta adesso è stata finemente restaurata, catturando con arredi sobri, tinte tenui e mobilio d’epoca il calore di tempi passati. Ci sono diciannove camere curate nei minimi particolari con splendide travi a vista decorate e un ampio parco circostante di circa trenta ettari in cui poter rilassarsi.

Piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa, 1 06070 Solomeo (PG) Tel. 075.5293119 www.solomeo.it Prezzi: camera a doppia a partire da € 110

Piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa, 6 06070 Solomeo (PG) Tel. 075.697071 www.brunellocucinelli.it

Via Palazzo Grande, 20 – 06073 Corciano (PG) Tel. 075.6979260 www.palazzogrande.com Prezzi: camera doppia a partire da € 150

il turismo culturale 85


di Sosta in Sosta Castello Borgia Il fascino dell’antico

Antica Residenza “I Capricci di Merion” Seduzione Liberty

La dimora si appoggia alle sponde del Trasimeno, al confine tra Umbria e Toscana ed è stata residenza nobiliare della celebre famiglia Borgia. Il soggiorno è un Viaggio nel tempo, che vi guida a ritroso nei secoli grazie agli archi rinascimentali, le volte a botte, i camminamenti e le tinte pacate dei pavimenti in parquet e cotto. Le camere sono ammobiliate con arredo d’epoca, riuscendo a riportare in vita storie sepolte di antichi fasti italiani.

La villa, che si trova nelle vicinanze del lago Trasimeno, deve il suo nome alla prima proprietaria, Lady Merion, donna di classe e cultura amante dell’Art Nouveau. La residenza è stata accuratamente restaurata, preservandone il fascino ombroso che l’ha vista nascere. Nei dintorni si estende un parco dove potersi rilassare. Le camere sono arredate con mobilio d’epoca mentre il ristorante propone piatti umbri al rilassante suono dell’arpa.

Località San Vito, 19 – 06065 Passignano sul Trasimeno (PG) Tel. 333.9433849 www.il-borgia.it Prezzi: 14 posti letto/3 giorni a partire da € 3700

Via Pozzo, 21 – 06069 Tuoro sul Trasimeno (PG) Tel. 075.825002 www.capriccidimerion.it Prezzi: camera doppia a partire da € 65

Agriturismo Abbazia Sette Frati Incanto medievale

Residenza d’Epoca Ca’ de’ Principi Fasto settecentesco

Palazzo Barbini Soggiorni cinquecenteschi La residenza cinquecentesca è una delle dimore storiche più importanti di Castiglion del Lago ed è situata a pochi passi dalla chiesa di Santa Maria Maddalena. Il palazzo ospita tre mini appartamenti e quattro suite arredate con grande cura dei particolari. Il mobilio d’epoca ben si sposa con i colori tenui degli intonaci e dei pavimenti. La direzione offre la possibilità di coniugare al soggiorno percorsi termali o enogastronomici. Via Emanuele, 28 – 06061 Castiglion del Lago (PG) Tel. 075.4656166 www.casalebaldelli.com Prezzi: mini-appartamenti e suite a partire da € 45 a persona

Relais Country House Castelluccio Palusse Neogotico soave

L’abbazia viene eretta nel XII secolo dai frati benedettini, in memoria di sette fratelli uccisi nel 164 d.C. dall’imperatore Adriano. La struttura domina la valle di Piegaro, nel verde cuore dell’Umbria. Dal 1921 il complesso è di proprietà della famiglia Sposini che negli ultimi anni ha aperto le porte di questo importante centro monastico. Ad esso è collegato l’agriturismo Fratres, ugualmente molto antico, in cui è possibile soggiornare.

Per chi entra nel borgo di Piegaro dall’arco di Porta Romana la residenza è il primo incontro che si può avere. Il palazzo finemente restaurato è stato di proprietà della famiglia Pallavicini, signori dei terreni circostanti. Camere e suites sono arredate secondo il gusto del Settecento e presentano ambienti riccamente curati nel mobilio e nei particolari. Si rimane affascinati dagli splendidi soffitti dei foyer e dal frantoio adibito a sala concerti.

Il palazzo un tempo di proprietà dei Savoia è sito nei pressi della piccola cittadina di Città di Castello. Il gusto neogotico della costruzione si è mantenuto intatto, proponendo ai frequentatori un’architettura diversa dalla classica situazione umbra. Splendida la scalinata d’ingresso che recupera una magnificenza in stile Versailles e le camere arredate in gusto ottocentesco, con grande sfoggio di mobilio d’epoca ottimamente restaurato.

Via Abbazia Sette Frati, 49 – 06066 Pietrafitta di Piegaro (PG) Tel. 320.8443933 www.abbaziasettefrati.it Prezzi: appartamento a partire da € 60

Via roma, 43 – 06066 Piegaro (PG) Tel. 075.8358040 www.dimorastorica.it Prezzi: camera doppia a partire da € 120

Voc. Castelluccio, 13 – 06062 Città della Pieve (PG) Tel. 0578.298795 www.castellucciopalusse.it Prezzi: camera doppia a partire da € 120

86 il turismo culturale


itinerario i da PERUGIA a orvieto

Castello di Montegiove Il verde e l’antico

Bottega del Castello della Sala

Eco Country Resort La Casella

Eccellenza vinicola

Il fascino della campagna

L’antica fortezza di Montegiove è stata costruita nel XII secolo, ospitando negli ultimi quattro secoli la famiglia Misciatelli. Ai suoi piedi si estende il suggestivo paesaggio della provincia di Terni. I boschi circostanti permettono ampie passeggiate attraverso sentieri ben segnalati e la possibilità di incontrare fortuitamente la vivace fauna del luogo. è possibile soggiornare nei due appartamenti che uniscono il fascino dell’antico al moderno comfort.

Situata nello spettacolare Castello della Sala dominante un paesaggio dal verde lussureggiante nei pressi della cittadina di Ficulle. La bottega permette non solo di acquistare i vini prodotti dai vigneti circostanti, ma anche quelli provenienti dalle famose cantine Antinori. Il vino realizzato nei vigneti del castello richiede invecchiamento e viene affinato in barrique di rovere nell’antica cantina trecentesca dell’edificio a trenta metri di profondità.

Appartato, intimo, sobrio. Questo resort offre una nuova dimensione del Viaggio e del turismo enogastronomico, donando all’ospite curioso un soggiorno rilassante e pacato, alla riscoperta della semplicità del gusto e della pace naturale. Le camere a disposizione sono arredate con l’elegante essenzialità delle ville di campagna e ognuna ha una sua personalità, data dalle cromie delle suppellettili e dalla spettacolare vista sulla natura.

Castello di Montegiove – 05010 Montegabbione (TR) Tel. 0763.837473 www.castellomontegiove.com Prezzi: appartamenti a partire da € 1200 settimanali

Località Sala - 05016 Ficulle (TR) Tel. 0763.86051 www.antinori.it/ita/botteghe_castellodellasala.php

Strada Casella, 4 – 05016 Ficulle (TR) Tel. 0763.86588 www.lacasella.it Prezzi: camera doppia con mezza pensione a partire da € 200

La Badia Isola di pietra

Relais Gli Ulivi

Borgo San Faustino

Lusso e tranquillità

La campagna ricercata

Fu costruita sul chiudersi del VI secolo d.C. intorno all’antica chiesa di San Silvestro, per volontà della nobildonna longobarda Rotruda. La poderosa torre a pianta dodecagonale conclusa nel 1103 d. C. venne commissionata da Matilde di Canossa. La badia domina la valle di Orvieto ed è il luogo ideale per chi intende trasformare il proprio soggiorno in un’esperienza mistica in grado di rigenerare corpo e spirito, grazie all’ascesi del silenzio.

Abbarbicato su una piccola collina questo relais si divide fra Umbria e Toscana. La posizione permette di godere di un paesaggio suggestivo, che abbraccia i due edifici e dona un’atmosfera di totale relax agli ospiti. Nella prima villa si trovano i quattro appartamenti mentre nel secondo le camere, tutti di notevole livello. Gli ambienti sono arredati in stile rustico ma di grande lusso, con legno e pietra di travi e pareti che conquistano gli occhi.

Abbarbicato su una piccola collinetta questo borgo è il luogo d’elezione per una vacanza diversa, per chi ama il comfort, lo stile e soprattutto la pace della natura circostante. I casali cinquecenteschi che costituiscono il borgo sono stati finemente restaurati e ospitano una tenuta di trecento ettari, percorribile a piedi. Le camere sono arredate con gusto e morigeratezza mentre il ristorante propone cucina umbra e specialità del Borgo.

Località La Badia, 8 – 05018 Orvieto (TR) Tel. 0763.301959 www.labadiahotel.it Prezzi: camera doppia a partire da € 180

Podere Pomartino – 05017 Monteleone d’Orvieto (TR) Tel. 0763.835033 www.relaisgiulivi.it Prezzi: camera doppia a partire da € 190 appartamenti a partire da € 90 a persona giornalieri

Località San Faustino, 11 – 05018 Morrano di Orvieto (TR) Tel. 0763.215303 www.borgosanfaustino.it Prezzi: camera doppia a partire da € 50 a persona con prima colazione

il turismo culturale 87


itinerario i da orvieto a todi

5 ORVIETO – LAGO DI CORBARA – LAGO DI ALVIANO – MONTECASTELLO DI VIBIO – TODI

ORVIETO

E IL PASSAGGIO FRANCESCANO NELLE OASI NATURALISTICHE Lo splendore millenario di Orvieto e il passaggio francescano sul comprensorio del Lago di Alviano rendono questo itinerario denso di fascino e interesse. Arriviamo a Todi passando per il delizioso borgo di Montecastello di Vibio, attraverso un tratto di campagna umbra tra le più incontaminate della regione di Alberto Forni, Federico Li Gobbi, Luciano Vanni

88 il turismo culturale


O

rvieto è l’ennesima testimonianza del fatto che l’Umbria possa essere considerata a tutti gli effetti un “museo diffuso”. La meraviglia del suo Duomo, uno tra i capolavori assoluti dell’architettura romanico-gotica, s’inserisce in un ambiente di grande interesse paesaggistico, certamente uno dei più incontaminati e ricchi di belvedere della regione, complice anche il meraviglioso colpo d’occhio offerto dalle sponde del Lago di Corbara e dall’Oasi di Alviano, due bacini idrici artificiali che insieme al Tevere contribuiscono a qualificare il territorio. Concludiamo l’itinerario attraversando la comunità montana del Monte Peglia e Selva di Meana, al cui interno si trovano siti naturalistici di grande attrattiva e deliziosi borghi medievali come Montecastello di Vibio. il turismo culturale 89


itinerario

da orvieto a todi

tappe

lunghezza itinerario

Orvieto

km 100

1 Lago di Corbara

legenda

2 Civitella del Lago 3 Convento di Pantanelli

Alviano 4 Lago di Alviano 5 Convento di San Francesco

Città Luoghi del sacro abbazie, basiliche, eremi e monasteri

6 Eremo di Sant'Illuminata

Luoghi del mistero le antiche leggende dell’Umbria

Montecastello di Vibio todi

Luoghi del sublime belvedere, oasi naturalistiche e paesaggi

90 il turismo culturale


ilduomo di orvieto Alla costruzione della cattedrale, iniziata il 13 novembre 1290, contribuirono molti artisti dell’epoca: dall’architetto Lorenzo Maitani, direttore dei lavori, a Luca Signorelli, che affrescò parte della Cappella di San Brizio

LO SPLENDORE MILLENARIO DI ORVIETO

Sin dalla Protostoria popolazioni primitive scelsero la rupe orvietana per la posizione naturalmente protetta e, di conseguenza, sicura. Fu tuttavia per merito degli Etruschi, di cui si conservano numerose necropoli, tra cui quella del Crocifisso, che avvenne la colonizzazione definitiva della zona. Nel 264 a.C. le truppe romane espugnarono la città e, durante il periodo altomedievale, Orvieto subì terribili invasioni barbariche; in seguito divenne libero Comune. Va inoltre ricordata la stagione che vide la città al centro della lotta contro le eresie, nei secoli XII e XIII; essa è considerata, insieme a Viterbo, l’ultimo baluardo dell’ortodossia cattolica prima che l’onda ereticale giungesse a Roma. Iniziamo la nostra passeggiata dal parcheggio di piazza Cahen, percorrendo corso Cavour, l’arteria stradale che taglia in due la città di Orvieto. Incontriamo sulla nostra sinistra la traversa di via del Duomo, incominciando così uno dei percorsi più seducenti della cittadina; superiamo la deliziosa piazza Gualtieri e incappiamo nella medievale Torre di Maurizio, con il suo antico orologio, risalente al 1351,

e la sua statua di bronzo; siamo finalmente a ridosso del vero e proprio gioiello del borgo, la Cattedrale, dei più noti e splendidi edifici di tutta l’arte romanico-gotica europea. L’imponente mole dell’edificio appare come una mastodontica replica di reliquiario medievale. La slanciata e preziosa facciata mostra ancora l’impronta trecentesca del progetto, ma il conoscitore d’arte coglierà immediatamente i seppur ben integrati restauri, aggiunte e ricostruzioni succedutesi fino ai nostri giorni. Tanti e illustri sono i nomi che si possono enumerare nella lunga e articolata storia della fabbrica del Duomo: Fra’ Bevignate da Gubbio, Arnolfo di Cambio, Lorenzo

Maitani, Andrea Pisano, l’Orcagna, Antonio Federighi, Michele Sanmicheli, Giuseppe Valadier. E il novero di personaggi celebri dell’arte italiana non termina qui: all’interno, nella Cappella di San Brizio, si trovano affreschi del Beato Angelico e di Benozzo Gozzoli. La decorazione della cappella fu poi terminata nei primissimi anni del Cinquecento da Luca Signorelli, con i terribili e visionari affreschi sull’Apocalisse. è d’obbligo menzionare anche la Cappella del Corporale, dove si conserva il lino insanguinato del miracolo di Bolsena, avvenuto nel 1263. Il reliquiario, eseguito dall’orafo senese Ugolino di Vieri tra il 1337 e il 1338, il turismo culturale 91


itinerario i da orvieto a todi

è un’opera capitale dell’oreficeria europea, stupefacente trionfo di oro, argento e smalto. Imperdibili sono le raccolte d’arte conservate nel Museo dell’Opera del Duomo e nel Museo Archeologico; in quest’ultimo si possono ammirare le testimonianze più antiche delle popolazioni che si insediarono sull’alta rupe orvietana. Degna di nota è la Chiesa di San Giovenale, il cui aspetto attuale risale all’anno Mille circa e che conserva al suo interno una straordinaria sovrapposizione di affreschi di diverse epoche e importanti frammenti scultorei altomedievali. A ridosso del Duomo si erge lo splendido complesso dei Palazzi Papali, con il Palazzo Vescovile (eretto alla fine del

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X sec. da Benedetto VII) e il Palazzo Soliano, le cui sale ospitano il Museo Emilio Greco e il Museo dell’Opera del Duomo. Non resta che riprendere via del Duomo, tornare su corso Cavour e proseguire verso piazza della Repubblica con la sua splendida Chiesa di S.Andrea e la sua singolare torre dodecagonale. Siamo nel cuore di Orvieto, con i suoi palazzi storici, le residenze nobiliari e le tante botteghe e caffè: raggiungiamo via del Popolo e quindi piazza del Popolo dove si erge l’omonimo palazzo, voluto dalla famiglia Neri della Greca alla fine del XIII sec. Concludiamo il nostro girovagare per Orvieto superando piazza Vivaria, piazza Corsica e piazza XXIX

Marzo, che accoglie la Chiesa di San Domenico: la sua originaria struttura, della metà del secolo XIII, più volte rimaneggiata, è ormai quasi del tutto scomparsa e così del grandioso complesso architettonico si sono salvati solamente il transetto e l’abside della chiesa stessa. L’opera più importante conservata in San Domenico è certamente il mutilo monumento funebre al Cardinale Guglielmo De Braye, morto nel 1282: costituisce un complesso scultoreo in marmo di grande rilevanza nell’arte del Duecento italiano (1282), firmato da Arnolfo di Cambio. Siamo a pochi metri dal nostro parcheggio di piazza Cahen: ci basta spostarci per via Di Cambio e via Roma.

il centro di orvieto Oltre all'imponente mole del Duomo, lungo Piazza del Duomo sorgono il palazzo Soliano, rara dimora patrizia di fine Duecento, le casette di origine medievale dei canonici del Duomo, la cosiddetta torre di Maurizio e un’altra residenza nobiliare, palazzo Faina

il turismo culturale 93


itinerario i da orvieto a todi

ORVIETO E LUCA SIGNORELLI

La fondazione della cattedrale di Orvieto risale al 1290, anche se dobbiamo notare come il progetto iniziale abbia subìto varie modifiche per l’avvicendarsi degli architetti e dei diversi artisti nel corso dei secoli. Arnolfo di Cambio, per primo, ottenne la conduzione del cantiere ma dopo alcuni anni l’onere, e onore, passò a Lorenzo Maitani; proprio al senese oggi si attribuisce la paternità del tempio e dei rilievi delle Storie della Genesi e del Giudizio Finale scolpiti in facciata. Lungi dall’esser compiuto alla morte del Maitani il Duomo subì notevoli modifiche, soprattutto nella zona absidale e, nel corso dei secoli, ha ospitato considerevoli opere dei più noti maestri dell’arte. All’esterno il tempio è caratterizzato, 94 il turismo culturale

come nel Duomo di Siena, dalla dicromia delle strisce del paramento murario e l’alta facciata tripartita si staglia nel cielo, lasciando stupito il viaggiatore che giunge alla piazza attraverso gli angusti vicoli medievali. All’interno si trovano due importantissime cappelle: quella del Corporale e quella di San Brizio. Nella prima è conservato, all’interno del celebre reliquiario eseguito dall’orafo senese Ugolino di Vieri, il lino insanguinato del miracolo di Bolsena del 1263. Nella seconda, vero e proprio scrigno del Rinascimento italiano, si trovano i pregevoli affreschi di Benozzo Gozzoli, Beato Angelico e di Luca Signorelli. Al Beato Angelico, alla metà del Quattrocento, venne affidato l’incarico di affrescare le vele con il Cristo Giudice ed

i Profeti; la decorazione della volta venne tuttavia completata dal Signorelli quasi cinquant’anni dopo. Proprio al Signorelli vanno attribuiti gli affreschi che rendono tanto celebre la Cappella di San Brizio. Vi troviamo dipinti, infatti, figli di attento studio teologico, I Fatti dell’Anticristo, La Resurrezione della carne, I Dannati, Gli Eletti, L’Antinferno e L’Ascesa degli Eletti al Paradiso. Il ciclo è fondato sul pensiero di Nicola Cusano, che aveva intessuto stretti rapporti con l’élite culturale orvietana. Nella cappella di San Brizio vediamo, tradotta in immagini, l’idea cusanea della conoscenza umana. Questa, per la propria natura terrena e quindi finita, si trova sempre divisa fra Bene e Male, e, religiosamente, fra Cristo e Anticristo. Di conseguenza l’uomo è


POZZO DI San Patrizio

Un pozzo senza fondo Con l’espressione “Pozzo di San Patrizio” si è soliti indicare una misteriosa e infinita riserva di ricchezze. In Irlanda sono centinaia i pozzi dedicati al famoso santo. Secondo una leggenda medioevale il Pozzo di San Patrizio era una caverna molto profonda – dove il santo era solito ritirarsi in preghiera – situata su un isolotto del lago Lough Derg, nell’Irlanda nord-occidentale. Si narra che Cristo avesse indicato al santo la caverna per vincere l’incredulità dei fedeli poco propensi a credere all’aldilà: chi fosse riuscito a raggiungere il fondo, superando una serie di prove, avrebbe ottenuto la remissione dei peccati e l’accesso al Paradiso.
 L’isola è ancora oggi meta di moltissimi pellegrini, ma la grotta fu chiusa nel 1457 per ordine di Papa Alessandro VI. Qualche decina d’anni più tardi, nel 1527, un altro Papa fece costruire a Orvieto un pozzo che

in seguito sarebbe stato dedicato al santo irlandese. Clemente VII, rifugiatosi nella città umbra in seguito alla discesa dei Lanzichenecchi e al conseguente sacco di Roma, ordinò la costruzione di cisterne e pozzi per assicurare alla città un’autonomia idrica in caso d’invasione. Il più importante doveva essere quello a servizio della Rocca, il cui progetto fu affidato ad Antonio da Sangallo il Giovane, architetto di fiducia del Papa. Una volta individuato il luogo adatto, per far fronte alla necessità pratica di trasportare l’acqua dal fondo del pozzo in superficie, venne ideata una struttura a doppia elica in modo che chi saliva non dovesse incrociarsi con chi scendeva. Il Sangallo disegnò una doppia scala a chiocciola, composta da 248 scalini per rampa: un percorso a spirale, aerato e illuminato dall’alto grazie a settanta finestroni.

Inizialmente chiamata pozzo della Rocca (la costruzione divenne presto un’attrattiva per i viaggiatori), soltanto nell’Ottocento – dopo aver perduto la sua funzione militare – assunse la denominazione di Pozzo di S. Patrizio. D’altra parte Orvieto ha una vita sotterranea di rilievo, se è vero che a partire dagli anni settanta nel sottosuolo della città sono state scoperte più di 1200 cavità artificiali. Molte di queste grotte sono state usate a lungo come cantine per la conservazione di cibi e vino. In più sono venuti alla luce numerosi reperti, come cisterne di epoca etrusca o pozzi di butto medioevali, ovvero piccole discariche casalinghe utilizzate per gettare rifiuti solidi inorganici e divenute nel tempo vere e proprie miniere di oggetti dell’epoca conservati al riparo dalle trasformazioni. (AF)

signorelli e orvieto Dannati all'Inferno, Luca Signorelli Cappella di San Brizio, Duomo di Orvieto (pagina a fianco)

costretto sempre a scegliere fra le due vie: l’unica soluzione a questo dualismo è in Dio, che è creatore, ad un tempo, di una cosa e del suo contrario. Al di là dei reconditi significati culturali e filosofici celati in questa preziosa opera, apparirà chiaro anche al turista meno informato quanto centrale nella storia dell’arte sia stata l’impresa del Signorelli. Le pareti si contrappongono per significati e le scene all’interno di esse si alternano come in un aut – aut semantico; questo si rispecchia nel ritmo frenetico dei diavoli in contrasto con quello pacato degli angeli; alternarsi confuso della predica dell’Anticristo e misurato nelle variegate pose dei risorti. Anche se sembra ormai superata l’ipotesi che lo stesso Michelangelo Buonarroti abbia studiato e si sia ispirato ai nudi affrescati dal cortonese, rimane affascinante pensare che proprio dalla cittadina di Orvieto il più noto pittore del Rinascimento abbia originato, in qualche modo, le possenti e terribili figure della Cappella Sistina che ancora oggi stupiscono come cinque secoli fa. Andrà solo citata, per brevità ma non per minor valore, la Madonna con Bambinoaffrescata da Gentile da Fabriano nel 1425, opera di estrema importanza soprattutto alla luce del fatto che gli altri affreschi dell’artista sono andati per la maggior parte perduti. (FLG) il turismo culturale 95


itinerario i da orvieto a todi

IL LAGO DI CORBARA, IL LAGO DI ALVIANO E IL MIRACOLO FRANCESCANO

In poco meno di mezz’ora, lasciandoci alle spalle Orvieto, raggiungiamo il Lago di Corbara ( Orvieto Scalo, SS 71, SS 79 bis, località Sette Martiri), un bacino artificiale con una superficie di dieci chilometri creato lungo il Tevere tra il 1959 e il 1962 grazie a una diga per lo sfruttamento dell’energia idroelettrica. Corbara è un territorio d’eccellenza sotto il profilo eno-gastronomico: la zona che circonda il bacino idrico è abbondante di vigneti che danno vita alla doc “Lago di

Corbara Il lago di Corbara è un bacino artificiale creato negli anni 50 grazie ad una diga sul fiume Tevere. Una delle viste migliori sul lago si gode da Civitella del Lago

96 il turismo culturale

Corbara”. Civitella del Lago è il borgo che sovrasta l’invaso di Corbara e il belvedere sullo specchio d’acqua offre uno dei panorami più belli dell’Umbria tutta: tipica del luogo è l’Ovo Pinto, una manifestazione basata sulla decorazione delle uova, pratica che trova le sue origini nel tradizionale rito dello scambio di uova durante il periodo pasquale. Un museo civico raccoglie e conserva migliaia di uova, di tutte le specie animali, dipinte o scolpite da artisti professionisti o da semplici amatori. Non lontano dal Lago di Corbara ( ss

448 verso Rota, vocabolo Caiana, SS 205, Baschi, Castiglione) apre il bacino idrico del Lago di Alviano, risultato dello sbarramento artificiale del Tevere per la produzione di energia idroelettrica del 1963. Oasi Wwf, il Lago di Alviano si estende su una superficie di circa 900 ettari e ospita una grande varietà e quantità di fauna in migrazione (anatre, oche, folaghe) nota fin dai tempi di San Francesco, che qui avrebbe pregato le rondini di tacere per poter iniziare la sua predica: episodio, questo, meglio conosciuto come il “miracolo delle rondini”.


Attorno al Lago di Alviano la storiografia francescana ha raccolto innumerevoli testimonianze di notevole attrattiva: miracoli, eremi e conventi raccontano il suo passaggio e la sua predica.

alviano Una veduta del Castello di Alviano (sopra); l'Oasi wwf di Alviano (sotto)

IL SENTIERO DI SAN FRANCESCO TRA LE ACQUE DI CORBARA E ALVIANO

Attorno al Lago di Alviano la storiografia francescana ha raccolto innumerevoli testimonianze di notevole attrattiva: miracoli, eremi e conventi raccontano il suo passaggio e la sua predica. Iniziamo il nostro percorso dal Convento di Pantanelli, a sud del lago di Corbara,uno dei centri di più grande pregnanza spirituale dell’Umbria perché vissuto da San Francesco e da Fra’ Jacopone da Todi: San Francesco partecipò alla sua costruzione, nel 1216, e Jacopone (che si era fatto francescano nel 1278) prese ispirazione da questo luogo di preghiera per comporre molte delle sue laudi, tra cui la Stabat Mater. Nella grotta di roccia arenaria è ancora visibile il giaciglio adoperato dal santo di Assisi così come, poco distante, si trova l’elce da lui piantato e uno scoglio del fiume Tevere dove la leggenda vuole che si sia materializzato il miracolo del dialogo con i pesci. A circa venticinque minuti di macchina dal Convento di Pantanelli, a sud dell’oasi di Alviano, sopra un dorso collinare, giace il borgo medievale fortificato di Alviano, all’interno di un territorio ricco di calanchi. La Rocca è di sicuro il suo monumento

architettonico più rilevante e merita una breve visita: costruita nel 1495, con quattro torrioni, una pianta quadrata e con un bel giardino a corte con doppio loggiato, ospita un affresco dedicato al Miracolo delle Rondini di San Francesco all’interno della Cappella delle Rondini. Proseguiamo verso sud in direzione di Lugnano per circa 6 km ( SS 205) e raggiungiamo il Convento di San Francesco nel verde di un rigoglioso boschetto. Fu eretto agli inizi del XIII sec. per rendere omaggio al Santo che in quel territorio si dice abbia compiuto il miracolo di salvare

un bambino dall’attacco di un lupo: una storia ampiamente descritta da un affresco interno. Di grande interesse anche la struttura architettonica, sobria ed elegante, con un bel campanile e un chiostro. Riprendiamo a questo punto il nostro viaggio verso nord ( SS 205 verso strada Piantoneto, strada Coccianesi) raggiungere il piccolo Eremo di Sant’Illuminata; luogo di culto camaldolese fondato da San Romualdo nell’XI sec., è posto al termine di una discesa sterrata che conduce a una piccola grotta dove si dice dormisse proprio San Francesco. il turismo culturale 97


itinerario i da orvieto a todi

nei dintorni di todi Una veduta del paese di Montecastello di Vibio (a destra); una strada immersa nella campagna tuderte (sotto)

98 il turismo culturale


MONTECASTELLO DI VIBIO E LA CAMPAGNA TUDERTE

Un’ora di macchina circa ci divide dal suggestivo borgo di Montecastello di Vibio ( SS 205 verso Guardea, Casaline, Montecchio, Case Nuove, SS 448, Pontecuti, Torrerosa, Canonica) in un percorso stradale che offre innumerevoli scorci panoramici e che per lunghi tratti sfiora alcuni degli orizzonti più belli della regione: è l’occasione per guardare, sotto un’altra angolatura, i due bacini d’acqua di Alviano (dall’alto del dorso collinare di Guardea) e di Corbara, uno specchio d’acqua che possiamo ammirare nel suo punto

di osservazione più affascinante, quello annunciato a nord dalle Gole del Forello: uno scenario naturale d’impareggiabile bellezza che merita di essere apprezzato con calma in ogni sua parte. E poi l’arrivo al piccolo ma bellissimo borgo di Montecastello di Vibio, silenzioso e incastonato in un territorio di grande interesse naturalistico, il Parco del Monte Peglia e Selva di Meana. Non ci stupisce se l’antropologa americana Sydel Silverman lo definì il “paradiso perduto” dato che il suo assetto urbanistico è riuscito a mantenere intatto l’originale assetto medievale e, da qualsiasi

affaccio, si domina un orizzonte ampio e incantevole. Montecastello di Vibio, inoltre, è conosciuto in tutto il mondo per il suo Teatro della Concordia, il più piccolo del mondo con i suoi novantanove posti tra platea e galleria, progettato nell’anno della Rivoluzione Francese, nel 1789, su commissione di nove famiglie nobili della cittadina. Non resta che giungere a Todi ( SS 397 verso Poggiolo, San Valentino, SS 3 bis) un percorso di venti minuti circa in un sali e scendi di strade di campagna che ci regalano uno sguardo nell’Umbria più incontaminata, acerba e ancora contadina.

il turismo culturale 99


ENGLISH SYNTHESIS

ORVIETO – LAGO DI CORBARA – LAGO DI ALVIANO - MONTECASTELLO DI VIBIO - TODI

ORVIETO FRANCISCAN LANDSCAPES From Orvieto to Todi, through the lake of Alviano and Montecastello di Vibio, this trip leads us along some of the most unspoiled Umbrian countrysides. Translated by Sergio Pasquandrea

ORVIETO: THE SPLEDOR OF GOTHIC AND REINASSANCE ART

Orvieto stands on the top of a steep rock, inhabited since Prehistory, but definitely urbanized under the Etruscans. Corso Cavour is the main axis of the historical center. We take left to via Duomo, cross piazza Gualtieri and the Medieval Torre di Maurizio, and then meet the Cathedral,a jewel of Romanesque and Gothic architecture. The imposing building resembles a huge reliquary, with its precious facade, where several late addition are well integrated into the original structure. Its foundations were laid in 1290 by Arnolfo di Cambio and then Lorenzo Maitani, but the building underwent several changes along the centuries. Inside the Cathedral, the Chapel of San Brizio is one the highlights of Italian Reinassance. Beato Angelico and Benozzo Gozzoli started frescoing its vaults in the middle of XV century, but the work was 100 il turismo culturale

completed by Luca Signorelli, almost fifty years later. His powerful depiction of men, devils an angels was once believed to have influenced the work of Michelangelo. In the Cappella del Corporale, a splendid gold shrine guards the blood-stained linen testimonying Bolsena’s miracle (1263). Also noteworthy are Museo dell’Opera del Duomo, Museo Archeologico and the church of San Giovenale. Besides the Cathedral, the Papal Palaces and Palazzo Soliano, with the museum dedicated to XX century painter Emidio Greco. Back to corso Cavour, we walk through piazza della Repubblica, with the church of Sant’Andrea and an unusual dodecagonal tower, and Piazza del Popolo, and finally get to the Church of San Domenico, with the majestic, although partially ruined, tomb of Cardinal Guglielmo de Braye, built by Arnolfo di Cambio in 1282. THE LAKES OF CORBARA AND ALVIANO

A half an hour’s trip leads us to the lake

of Corbara ( Orvieto Scalo, SS 71, SS 79 bis, località Sette Martiri), an artificial basin created in 1959-1962. The area surrounding the lake is very rich in vineyards. Civitella del Lago overlooks the lake, offering a marvellous landscape. During the Easter period, the “Ovo Pinto” festival celebrates the ancient traditions of decorating the eggs. In the local museum, thousands of painted eggs are exposed, made by artists or amateurs. Not far from Corbara ( ss 448 verso Rota, vocabolo Caiana, SS 205, Baschi, Castiglione), the lake of Alviano is another artificial basin. Its 2000 acres are protected by WWF and host a variety of migratory birds. According to the tradition, here San Francis persuaded a flock of swallow to stay silent, so that he could deliver his sermon. There are many franciscan friaries around the lake, suche as that of Pantanelli, where Jacopone da Todi composed his famous Stabat Mater. The fortress of Alviano, built in 1495, also deserve a visit. Heading South towards Lugnano for about 4 miles ( SS205), we reach the friary of San Francesco, where the Saint is reported to have rescued a baby from a wolf. We continue towards North ( SS 205, strada Piantoneto, strada Coccianesi) to visiti the small hermitage of Sant’Illuminata, founded by Saint Romualdo in the XI century. MONTECASTELLO DI VIBIO E LA CAMPAGNA TUDERTE

In about an hour, we get to Montecastello di Vibio ( SS 205 towards Guardea, Casaline, Montecchio, Case Nuove, SS 448, Pontecuti, Torrerosa, Canonica), across some of the most beautiful landscapes in Umbria. Montecastello has been described as a “lost paradise” by American anthropologist Sydel Silverman, in that it has retained his original Medieval look intact. Built in 1789, the Teatro della Concordia, with its 99 seats, is the smallest in the world. Nearby, the park of Monte Peglia and the Selva di Meana are interesting natural reserves. We get to Todi in twenty minutes ( SS 397 towards Poggiolo, San Valentino, SS 3 bis), through country roads crossing the intact heart of rural Umbria.


itinerario i da orvieto a todi

Trattoria Vinosus Ricerca enogastronomica nel cuore di Orvieto

Luoghi del ristoro, del benessere e dell'accoglienza, ma anche botteghe artigianali, produttori agroalimentari e aziende vitivinicole: gli indirizzi dell'eccellenza del territorio

Agriturismo Castello di Titignano Una porta sul passato

Azienda Agricola Decugnano dei Barbi Fascino umbro

Sarà difficile trovare ad Orvieto un ristorante così prossimo al Duomo e dotato anche di una splendida terrazza estiva. Da Vinosus è possibile gustare rivisitazioni mai eccessive della cucina umbra, realizzate sempre nel rispetto dei sapori originali e degli ingredienti tradizionali, ovviamente di stagione. Ogni minimo particolare, dall’arredamento fino al granello di sale, è frutto di una scrupolosa ricerca del proprietario Luca Fratini.

Si affaccia su una collina prospiciente la rupe di Orvieto ed è una location ideale per la creazione di un vino di grande livello. L’azienda oltre ai pregiati vini, alle grappe e agli oli, offre la possibilità di visitare le antiche cantine o di soggiornare nella suggestiva villa Barbi, finemente restaurata e dotata di ogni comfort. Un’occasione unica per lasciarsi avvolgere dal fascino enogastronomico e naturalistico di questa regione.

Piazza del Duomo, 15 – 05018 Orvieto (TR) Tel. 0763.341907 www.trattoriavinosusorvieto.com Prezzo medio: € 35 Chiusura il lunedì

Località Fossatello, 50 – 05019 Ovieto (TR) Tel. 0763.308255 www.decugnano.it

Gianfranco Vissani Materie prime e creatività

Il Parco dell’Energia Rinnovabile Dalla parte della natura

Il castello vanta una storia assai lunga e travagliata. Edificato da Farolfo di Montemarte nel 937 d.C. è oggi di proprietà della famiglia Corsini. La fortezza-palazzo fa capo ad un piccolo e suggestivo borgo, in cui poter respirare il soffio di secoli trascorsi. Le camere e gli appartamenti sono arredati con semplicità e il ristorante presenta un menù tipicamente umbro-toscano. Vengono organizzati percorsi guidati ed escursioni.

Oggi più conosciuto che mai grazie alle sue pubblicazioni o alle apparizioni televisive, lo chef umbro Vissani rimane un punto di riferimento costante per l’alta cucina italiana. Nel suo ristorante c’è grande attenzione alla qualità delle materie prime, elaborate con estro imprevedibile dal famoso cuoco, che parte dalla tradizione per approdare ad una cucina totalmente rinnovata ricca di abbinamenti particolari e inusuali.

Il parco nasce dall’idea dei fondatori Alessandro e Chiara, da sempre appassionati cultori delle energie rinnovabili. Tutto ciò che alimenta e nutre il parco, dall’energia necessaria alle strutture per i visitatori fino ai prodotti della terra, è realizzato in loco e con un’attenzione speciale alla tutela dell’ambiente. Per cui ampio spazio è dedicato all’energia solare, al compostaggio e ai prodotti rigorosamente biologici, ottenuti senza pesticidi.

Località Titignano – 05018 Orvieto (TR) Tel. 0763.308000 www.titignano.it Prezzi: camera doppia a partire da € 45

Località Cannitello, 294 Civitella del Lago – 05020 Baschi TR www.casavissani.it Tel. 0744.950206 Prezzo medio: € 35 Chiusura: lunedì a pranzo/ mercoledì/giovedì a pranzo/domenica a cena

frazione Frattuccia, Voc. Inano - 05020 Guardea (TR) Tel. 0744.988050 www.per.umbria.it Prezzi: camera doppia a partire da € 37

il turismo culturale 101


di Sosta in Sosta Marc Mességué Health Center Cure antiche per un corpo nuovo

Campo al Vento

Podere Le Corone

Oasi d’Umbria

Ritorno all’antico

Marc è figlio d’arte, rampollo di Maurice, fine conoscitore francese dell’arte delle erbe officinali, per questo definito guérisseur (guaritore). Oggi la missione paterna acquista nuova forza nelle sapienti mani di Marc, che trasporta queste conoscenze nel campo del wellness e le offre agli ospiti del suo centro benessere. Tra i servizi risaltano la possibilità di effettuare un check up completo della propria condizione fisica.

L’antico casale si appoggia su una collinetta nel territorio collinare di Monte Castello di Vibio, tra Perugia e Orvieto. La posizione è ottimale per godere delle bellezze naturalistiche del luogo e per girovagare in libertà alla scoperta della restante Umbria. La pace del posto, unita alla cura dell’arredamento, in stile rustico di grande pregio, creano un clima ideale per un soggiorno all’insegna del relax, adatto a ritrovare la tranquillità dell’anima. Una vera e propria oasi immersa nel verde.

Questo piccolo borgo è un punto di vista privilegiato per poter godere del fascino della storia e della natura umbra. Il caseggiato è stato edificato nel 1601 nei pressi di Todi. Nel 1994 viene restaurato con criterio, in modo tale da preservarne il fascino antico offrendo così ai Viaggiatori non solo il comfort, ma anche un’atmosfera speciale. È possibile soggiornare nelle camere oppure negli appartamenti all’interno del borgo accuratamente rifiniti.

Frazione Melezzole – 05020 Montecchio (TR) Tel. 0744.951666 www.marcmessegue.it Prezzi: camera doppia a partire da € 280 con colazione

vocabolo Coste Faena, 61 – 06057 Monte Castello di Vibio (PG) Tel. 075.8796044 www.campoalvento.it Prezzi: camera doppia a partire da € 100 con colazione

Località Le Corone (Doglio) – 05067 Montecastello di Vibio (PG) Tel. 075.8780733 www.poderelecorone.com Prezzi: camera doppia a partire da € 100 appartamenti a partire da € 110

Resort Fattoria di Vibio Lusso e natura

La Palazzetta del Vescovo Soggiorno signorile

Casa Vacanze L’Aquilone Il cassero medievale

Il resort sorge all’interno del suggestivo parco del monte Peglia, completamente avviluppato nella lussureggiante macchia umbra. I casali in pietra ben si integrano con il paesaggio e ospitano al loro interno un centro benessere di grande modernità, in cui la tecnologia del wellness si unisce all’antico delle costruzioni. Agli ospiti viene offerta la possibilità di soggiornare in camere, suite oppure in casali indipendenti finemente restaurati.

Il relais è ubicato nei pressi di Todi e circondato da uliveti e filari di vite. L’edificio è stato residenza estiva dei Vescovi di Todi, in particolare di Ludovico Gualtiero che ne commissionò la costruzione nel 1763. Oggi il restauro ha riportato alla luce lo splendore di quegli anni coadiuvato dall’arredamento, estremamente curato, in stile rustico medievale. Il ristorante annesso offre ampia scelta di prelibatezze umbre e italiane.

La Fattoria l’Aquilone nasce all’interno del cassero di un castello medievale immerso nella natura. Circondato dal verde, ci accoglie in cinque ampi appartamenti con travi in legno, pietra a faccia vista e cotto. L’Aquilone è anche un’azienda agricola di 500 ettari in cui si pratica esclusivamente agricoltura biologica e si allevano bovini di razza chianina: miele, olio e prodotti di norcineria sono le specialità dell’azienda della famiglia Alberti.

Località Buchella, 9 – 06057 Monte Castello di Vibio (PG) Tel. 075.8749607 www.fattoriadivibio.com Prezzi: camera doppia a partire da € 95 appartamenti a partire da € 1120 a settimana

Via Clausura, 17 (Spineta) – 06054 Fratta Todina (PG) Tel. 075.8745183 www.lapalazzettadelvescovo.it Prezzi: camera doppia a partire da € 190

Frazione Poggio Aquilone – 05010 San Venanzo (TR) Tel. 075.8743365 www.fattoriaaquilone.it Prezzi: appartamenti a partire da € 420 a settimana

102 il turismo culturale


itinerario i da orvieto a todi

Tenuta di Canonica Lo sguardo sul lago

Castello di Todi Il torrione d'avvistamento

Completamente immersa nella natura, tra boschi, frutteti e uliveti tipici della campagna umbra, la Tenuta di Canonica offre uno splendido belvedere sulle rive del Lago di Corbara. Il relais è composto da tre edifici che risalgono all’epoca romana e medievale, e conservano l’immutato fascino grazie alla pietra a faccia vista. Le camere, tutte con l’affaccio panoramico sul bacino di Corbara, sono finemente arredate con stoffe, tessuti, mobili in legno e tappeti di valore.

Ciò che oggi ospita il resort del Castello di Todi un tempo fu la Torre di Porchiano, un torrione di avvisamento eretto a difesa della comunità tuderte. Ovunque si è circondati da dipinti del XVII e XVIII sec., da oggetti d’antiquariato, tessuti ed elementi d'arredo di grande pregio. Anche le camere da letto conservano oggetti di grande fascino come letti a baldacchino, armandi, mobili fratino e panche di legno del tempo che fu. Deliziosa la biblioteca a disposizione degli ospiti.

Località Canonica, 75 – 06059 Todi (PG) Tel. 075.8947545 www.tenutadicanonica.com Prezzi: camera doppia a partire da € 130

Località Porchiano – 06059 Todi (PG) Tel. 380.7358520 www.castello-todi.com Prezzi: appartamenti a partire da € 4.800 a settimana per 12 posti letto

Agriturismo Casale dei Frontini L'antico convento Casale dei Frontini un tempo fu un antico convento del XVIII sec. che oggi torna a vivere con un complesso fatto di appartamenti, camere, ristorante e una fattoria immersa in un vasto terreno di 20 ettari coltivati a vigneto e uliveto in cui si allevano bovini di razza Chianina e animali da corte. Un vero e proprio cascinale di campagna, una struttura che conserva la facciata in pietra e un belvedere mozzafiato sulla campagna umbra. Via Valle Andrea, 12 (frazione Frontignano) – 06059 Todi (PG) Tel. 075.8852174 www.casaledeifrontini.it Prezzi: camera doppia 60 euro

Relais Todini Il relax d'altri tempi Il relais nasce all’interno di una residenza d’epoca risalente al XIV sec. ed è circondato dal verde di una tenuta di 1300 ettari. Il complesso architettonico ospita un resort, un ristorante e una spa – centro benessere e raccoglie elementi d’arredo eccezionalmente eleganti e raffinati, con caminetti, arazzi e affreschi d’epoca offerti assieme ai più moderni confort. La cucina è di alta qualità e la ristorazione è offerta in un’area panoramica. Frazione Collevalenza - 06050 Todi (PG) Tel. 075.887521 www.relaistodini.com

Residenza d’epoca Torre Almonte Il fascino della torre Torre Almonte è una torre a pianta quadrata eretta alla fine del XII sec. e ampliata nel XIV sec., una delle tante strutture architettoniche poste a difesa della città di Todi. E oggi, come un tempo, la torre è circondata da un parco secolare che vanta una splendida collezione di rose antiche. Pur mantenendo l’impianto originario, ciascun appartamento e ciascuna suite ospitata all’interno è stata arredata combinando antiquariato e design. Frazione Frontignano, 1 – 06059 Todi (PG) Tel. 075.8852560 www.torrealmonte.com

Agriturismo Il Castello di Quadro L'eleganza antica della roccaforte Il Castello di Quadro ha origini che si perdono nel tempo, eretta attorno al XII sec., quando fu una roccaforte inserita tra le colline dell’Umbria. La vista del complesso architettonico nel suo assieme è di stordente fascino perché assomiglia ad un castello delle favole. Le camere sono arredate con eleganza e sobrietà, con mobili d'antiquariato ed eleganti tessuti. La ristorazione è basata sui prodotti coltivati nel terrero dell’agriturismo. Località Quadro – 06059 Todi (PG) Tel. 338.1118805 www.castellodiquadro.it Prezzi: camera doppia 50 euro

il turismo culturale 103


6 TODI – ACQUASPARTA – GIANO NELL’UMBRIA – BEVAGNA – SPELLO – FOLIGNO – MONTEFALCO

L’ELOGIO DEI PICCOLI BORGHI E I SENTIERI DEL SILENZIO Tra Todi e Montefalco l’Umbria ci mostra un percorso naturalistico di grande suggestione e ci offre alcuni tra i borghi più incantevoli della regione, per arte, spiritualità, natura, storia, archeologia e mistero di Elisa Picchiotti e Luciano Vanni

L

’Umbria accogliente e misteriosa, ricca di sacralità, arte e cultura, rischia di nascondere la meraviglia urbanistica dei suoi borghi, centinaia di piccoli paesi spesso arroccati sulle pendici o sui dorsali collinari, che sono al tempo stesso identità sociale e architettonica della regione. L’itinerario che proponiamo è particolarmente ricco di soste: partiamo da Todi, centro d’arte e di spiritualità, città che ha dato i natali a Jacopone, e arriviamo a Montefalco passando da Acquasparta, Massa Martana, Giano dell’Umbria, Bevagna, Spello e Foligno, comunità che ci mostrano una pluralità di identità, ognuna latrice di una propria personalissima meraviglia. Come è naturale attendersi, il paesaggio idilliaco che attraversiamo ci rivela un vasto patrimonio di abbazie e chiese di mirabile bellezza ma anche aree archeologiche straordinarie come la Foresta fossile di Dunarobba. L’ultima parte del percorso ci fa conoscere la Valle del Menotre con i suoi “sentieri del silenzio” che ci accompagnano in due luoghi di grande pace interiore, l’Eremo Santa Maria Giacobbe e l’Abbazia di Sassovivo.

104 il turismo culturale


todi La cittĂ di Todi sorge in cima ad una collina, la cui sommitĂ supera di poco i 400 metri di altezza

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itinerario

da todi a montefalco

tappe

lunghezza itinerario

Todi

km 100

1 Foresta fossile di Dunarobba

legenda

2 Abbazia dei Santi Fidenzio e Terenzio a Massa Martana 3 Abbazia di San Felice a Giano dell'Umbria

Giano dell'Umbria Bevagna 4 Laghetto dell'Aiso 5 Chiesa di San Claudio A Spello 6 Cascata e Grotte di Pale 7 Eremo di Santa Maria Giacobbe 8 Abbazia di Sassovivo

montefalco

106 il turismo culturale

Città Luoghi del sacro abbazie, basiliche, eremi e monasteri Luoghi del mistero le antiche leggende dell’Umbria Luoghi del sublime belvedere, oasi naturalistiche e paesaggi


la consolazione Poco distante dalle mura della cittĂ si trova il Tempio di Santa Maria della Consolazione, ben visibile in lontananza prima di entrare nella cittĂ

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itinerario i da todi a montefalco

gli interni di santa maria della consolazione La leggenda narra che un addetto alla pulizia dell’affresco della Madonna, posto in corrispondenza dell'imponente altare maggiore, sarebbe stato miracolosamente guarito da una grave malattia ad un occhio

LA CHIESA BRAMANTESCA DI SANTA MARIA DELLA CONSOLAZIONE

Il trekking urbano a Todi non può non iniziare con la “regina” delle chiese tuderti: S. Maria della Consolazione. è un elegante tempio cinquecentesco di grande valore per la città per un duplice motivo: innanzitutto la festa più amata e sentita da tutta la cittadinanza, frazioni comprese, ha luogo proprio presso questa chiesa l’8 set108 il turismo culturale

tembre di ogni anno, quando si commemora la nascita della Vergine Maria con celebrazioni liturgiche, un mercatino, una lotteria e l’attesissimo spettacolo pirotecnico serale; in secondo luogo ci si trova di fronte ad uno degli edifici sacri cinquecenteschi più autorevoli d’Italia, perfetto esempio di architettura rinascimentale. I lavori iniziarono infatti nel luglio del 1508 e furono ultimati nel 1607, dunque lungo

tutto l’arco del XVI secolo. L’estrema armonia ed eleganza della costruzione le ha dato la denominazione di “chiesa bramantesca”, legando quindi la paternità del progetto ad uno dei più illustri architetti dell’epoca, Donato Bramante. è una chiesa a croce greca e pianta centrale con decorazioni prettamente geometriche: finestre quadrate e rettangolari con timpani triangolari e semicircolari e le tre grandi absidi esagonali. Uscendo dalla chiesa scorgiamo in alto a sinistra tra gli alberi i resti di una torre: la costruzione faceva parte delle mura urbiche erette a difesa della città nel 1244, mura che si ergevano anche di fronte alla Consolazione continuando a salire fino a congiungersi alla Rocca Maggiore, in cima al colle. Purtroppo gran parte di queste fortificazioni venne distrutta nel corso del XIX secolo nel tentativo di dare una nuova sistemazione urbanistica al quartiere. Prossima tappa sono i Giardini Oberdan: davanti si estende la Media Valle del Tevere, con il fiume che scorre proprio alle pendici del colle (dalla sorgente del Monte Fumaiolo al mare sono 405 km), il piccolo comune di Montecastello di Vibio a pochi km da Todi e giù in fondo la monumentale Perugia, ben visibile nelle giornate particolarmente limpide (a circa 40 km da Todi). A sinistra si nota una costruzione arroccata su una collinetta: è il Monastero di Montesanto, che nel XIV sec. venne tramutato in una fortezza per meglio sfruttare la sua posizione, ottima per sorvegliare gli spostamenti che avvenivano via fiume. (EP)


la chiesa di san fortunato La Chiesa, dedicata al Santo Patrono di Todi, oltre che diverse opere d'arte del Masolino da Panicale e del Polidori, racchiude le spoglie mortali di Jacopone da Todi

SAN FORTUNATO E JACOPONE DA TODI

Con i giardini alle spalle percorriamo via Ciuffelli, unico canale d’accesso, in auto o bus, al centro storico. Tra botteghe di antiquari e gallerie d’arte giungiamo al punto in cui le case sulla destra si interrompono e di fronte a noi si apre la regale scalinata che culmina con il meraviglioso tempio dedicato a San Fortunato, Santo Patrono Protettore e vescovo di Todi nella seconda metà del VI sec. Il colpo d’occhio è davvero eccezionale. Prima di salire, però, è bene fermarsi qualche minuto davanti al monumento che si trova a sinistra, ai piedi delle scale. Dedicato al più illustre cittadino, Frate Jacopone da Todi, risale al 1930 e fu eretto in occasione del settimo centenario della sua nascita (1230-1930). Il materiale usato per la costruzione è una commistione di elementi di diverse epoche: le grandi pietre squadrate sono di origine etrusca, la colonna è del periodo romano e i piccoli bassorilievi in alto risalgono al X sec. Jacopone oggi è riconosciuto e stimato come uno dei poeti italiani più importanti del medioevo (si veda il box di approfondimento). Saliamo verso la chiesa e ci soffermiamo un po’ sul sagrato: voltando le spalle al portale possiamo ammirare, di fronte, tutta la zona tra San Fortunato e la Cattedrale, della quale si scorge il campanile e la parte superiore della facciata. Prima di entrare osserviamo attentamente la facciata: notiamo che non è ultimata nella parte superiore; infatti la costruzione, iniziata nel 1292, si protrasse fino

al 1465 circa e a quel punto i priori decisero di fermare definitivamente il cantiere perché avevano già affrontato una spesa considerevole. Insieme a S. Lorenzo e S. Domenico a Perugia, San Fortunato è una delle chiese più ampie dell’Umbria: all’interno il visitatore è avvolto da un’intensa luce e sorpreso dallo slancio delle tre navate di uguale altezza (uno stile gotico alquanto raro in Umbria e detto “Hallenkirche”, chiesa a sala). Nelle navate laterali si aprono in tutto tredici cappelle che dovevano essere in ogni loro parte decorate con affreschi del XIV e XV sec.: purtroppo la manomissione delle stesse perpetrata fra il XVI e il XVII secolo ha causato la perdita di quasi tutti gli affreschi antichi. Molto sobria, ma al tempo stesso

elegante, è la parte absidale: bellissimo l’altare del XIV sec. ornato con colonnine tortili; la statua del patrono benedicente venne aggiunta più tardi (da un artista locale nel 1643) come anche la tela con la Crocifissione (da P.P. Sensini nel 1590) e il preziosissimo coro ligneo intagliato (da A. Maffei da Gubbio tra il 1580 e il 1590). Nella cripta vennero erette due tombe: al centro, in un grande sarcofago di marmo policromo si trovano le reliquie di San Fortunato patrono e degli altri quattro santi martiri protettori di Todi, e cioè Cassiano, Callisto, Degna e Romana. A sinistra invece possiamo vedere il monumento funebre di frate Jacopone da Todi, morto nel lontano 1306, ma ancora privo, dopo quasi trecento anni, di degna sepoltura. (EP) il turismo culturale 109


itinerario i da todi a montefalco

PIAZZA DEL POPOLO E I PALAZZI CIVICI

Uscendo giriamo a destra e imbocchiamo via San Fortunato, senza trascurare di ammirare dal basso il profilo del campanile, ultimato nel 1460. Un cancello a destra indica l’ingresso alla Biblioteca Comunale e all’Archivio Storico, ospitati nella struttura dell’ex-monastero francescano insieme al Liceo Classico Jacopone da Todi. In fondo alla discesa giriamo a sinistra, percorrendo Via L. Leoni e attraversando il Rione Colle fino ad arrivare alla Piazza Jacopone, presso la quale ci 110 il turismo culturale

ricongiungiamo alla strada principale, Via Mazzini. Sulla destra troviamo il Teatro Comunale, ultimato nel 1874 e considerato il quarto teatro dell’Umbria per capienza (dispone di 499 posti). Ancora qualche passo ed eccoci giunti al cuore della città: siamo in Piazza del Popolo, il nostro fiore all’occhiello, da molti considerata una delle piazze medievali più belle e più grandi d’Italia. Di forma tipicamente rettangolare, nasconde sotto le fondamenta una serie di cisterne romane del I sec. a.C. che servivano per la


raccolta dell’acqua piovana e delle acque del sottosuolo (ingresso a pagamento, si veda il Museo Pinacoteca Città di Todi). Ai due lati minori della piazza spiccano da una parte la Cattedrale, simbolo del potere religioso, e dall’altra i Palazzi Comunali, incarnazione del potere temporale. I Palazzi Civici sono tre in tutto: Palazzo del Popolo, eretto in stile romanico a partire dal 1213 con lo scopo di avere sia una sede ufficiale per il Podestà del Comune e sia una grande sala per le riunioni dei rappresentanti del popolo, l’attuale Sala

dell’Arengo. Accanto venne aggiunto circa 80 anni più tardi Palazzo del Capitano del Popolo, decorato in stile gotico (come testimoniano le eleganti trifore sulla facciata) e sede del tribunale e degli uffici giudiziari. In due fasi distinte (1330-40 e 1370) venne poi costruito anche il Palazzo dei Priori, sede dei rappresentanti di arti e corporazioni (da notare la torre a forma di trapezio, speculare al campanile del duomo). Questi tre edifici ospitano oggi gran parte degli uffici comunali e anche il Museo-Pinacoteca Città di Todi. (EP)

piazza del popolo Una veduta della piazza dalla scalinata della Cattedrale, da dove sono visibili il Palazzo del Capitano, il Palazzo dei Priori e il Palazzo del Popolo. Il palazzo del Capitano e il Palazzo del Popolo sono uniti da un’unica scalinata d'accesso a due rampe e poggiano su di un loggiato, chiamato localmente “I Voltoni”

il turismo culturale 111


itinerario i da todi a montefalco

LA CATTEDRALE DI SANTA MARIA ANNUNZIATA E IL PALAZZO VESCOVILE

Ed ecco la Cattedrale di Santa Maria Annunziata, che si erge al di sopra di una scalinata larga diciotto metri, formata da trentatre gradini (il numero degli anni di Cristo) e donata alla cittadinanza dal Vescovo Giuseppe Pianetti nel 1740. La facciata duecentesca a coronamento orizzontale venne spesso rimaneggiata nel corso dei secoli e anche colpita da almeno quattro fulmini che causarono non pochi danni: distruzione del rosone, di parte del campanile, incendio del portone di legno ecc. Notevole la presenza del Cristo Benedicente al centro dell’arco a sesto acuto del portale maggiore. Il portone originale di legno, intarsiato nel 1521 e poi colpito da due fulmini, venne defini112 il turismo culturale


IL CONVENTO DI MONTESANTO

Il tiglio sacro A poca distanza da Todi, poggiato su una dsorsale collinare, domina l’intero comprensorio tuderte lo splendido Convento di Montesanto, il cui primo assetto architettonico fu pensato come fortezza difensiva. La configurazione attuale del convento risale agli inizi del XIII sec., precisamente il 24 ottobre 1235, per merito del vescovo Bonifacio. Fu occupato prima dalle monache clarisse (dell’ordine delle Povere Dame) e poi dai frati minori Francescani. La chiesa ospita opere lignee, decorazioni e un notevole ciclo di affreschi tra cui il Presepe e i Santi Antonio Abate da Padova a firma dell’Alfani: un tempo il Convento conteneva anche la splendida Incoronazione dello Spagna, opera che oggi fa parte della collezione del Museo Civico e Pinacoteca di Todi. Di notevole interesse è anche il chiostro attiguo, che oggi ospita una ricca biblioteca. Leggenda vuole che il tiglio secolare che si erge in questo chiostro, davanti al convento, sia stato piantato nel 1426 in occasione della visita di San Bernardino.

tivamente ricostruito nel 1639: soltanto i quattro pannelli superiori di legno di noce risalgono all’originaria versione e due di loro rappresentano un’Annunciazione; si tratta soltanto della prima delle quattro Annunciazioni che incontriamo visitando la chiesa, dedicata proprio all’Annunziata. Una volta entrati, abbiamo l’impressione opposta rispetto all’interno della chiesa di San Fortunato: qui la luce è molto più soffusa e l’atmosfera induce al raccoglimento, proprio come solitamente accade nelle chiese romaniche. Lo stile romanico è evidente anche nei soffitti a capriata, nelle strette monofore e nei possenti archi a tutto sesto delle navate. Le navate in origine erano tre, la centrale più alta e le laterali più basse. Usciamo dalla porta laterale e ci soffer-

miamo di fronte a un’altra opera fortemente voluta, e finanziata, nel 1593 dal Vescovo Angelo Cesi, e cioè il Palazzo Vescovile. All’interno un bellissimo corridoio conduce agli uffici della curia, preceduti da un grande salone affrescato nella parte più elevata dal Sensini nel XVII sec.; i piani superiori, come ci racconta Don Alessandro Fortunati, erano, per volere del vescovo, di libero accesso per chiunque desiderasse visitarli: comprendevano l’elegante salone delle udienze, affrescato da Ferraù da Faenza (1594), una galleria decorata nel 1629 dal Polinori (della decorazione fa parte un’importante carta topografica del contado di Todi) e la biblioteca con l’archivio (la visita del Palazzo è possibile solo su prenotazione, a pagamento per gruppi superiori a dieci persone). (EP)

la cattedrale Consacrata alla Santissima Annunziata, la Cattedrale fu realizzata appena dopo l'anno mille anche se in seguito, incendi, terremoti e crolli vari, ne hanno modificato pesantemente la forma

il turismo culturale 113


itinerario i da todi a montefalco

LA FORESTA FOSSILE DI DUNAROBBA

Lasciando alle spalle Todi raggiungiamo San Damiano, proseguiamo verso Acquasparta (» SS 3 bis) e in circa venti minuti raggiungiamo la Foresta Fossile di Dunarobba. Questo sito archeologico rappresenta uno dei soli tre casi al mondo in cui, dopo milioni di anni, una foresta si sia conservata nel legno e non si sia pietrificata. Rispetto ad analoghe situazioni presenti in Canada e nella Valle del Reno

L’ABBAZIA DEI SANTI FIDENZIO E TERENZIO, MASSA MARTANA

Lasciamo il sito archeologico di Dunarobba e proseguiamo per un percorso che ci condurrà in due abbazie di grande interesse storico e architettonico, l’Abbazia dei Santi Fidenzio e Terenzio a Massa Martana e l’Abbazia di San Felice a Giano dell’Umbria. Attraversiamo la campagna umbra, coltivata a vigne e uliveti, con i suoi tanti piccoli orti privati. Da Acquasparta saliamo verso nord ( SS 3 bis verso Villa San Faustino, SS 316) in direzione Massa Martana, nella cui cam114 il turismo culturale

in Germania, a Dunarobba si è in presenza di una foresta ancora in piedi, in cui i tronchi hanno subito una fossilizzazione per mummificazione che non ha alterato la natura del legno: molti fusti infatti sono ancora in posizione eretta. La visione d’insieme del sito è sconvolgente per fascino e bellezza anche perché gli alberi non si fermano al metro di altezza ma svettano fino a quindici metri, raggiungendo i tre di diametro. Si è insomma in presenza di uno dei più

antichi boschi del pianeta mantenutosi per milioni di anni nell’argilla e solo in parte riportato alla luce dai paleontologi. La foresta di Dunarobba forniva ombra e refrigerio alle sponde di un immenso lago che si estendeva su gran parte dell’Umbria, il lago Tiberino. Una visita a questa foresta è consigliata a tutti, anche ai non esperti di scienze, perché il solo contatto con i tronchi di queste gigantesche conifere millenarie regala intensissime energie.

pagna ha sede una delle pievi più potenti dell’alto medioevo umbro, l’Abbazia dei Santi Fidenzio e Terenzio, costruita dai nobili del paese a ridosso del X sec. e dedicata ai due martiri provenienti dalla Siria che proprio a Massa Martana furono giustiziati. Abitata dai benedettini, l’abbazia presenta un bel portale romanico, con una marcata lunetta sovrastante, che domina l’ampia facciata bianca: fu costruita sopra il luogo di sepoltura dei due santi martirizzati. La struttura architettonica è molto semplice e lascia entrare la luce esterna da una bifora posta alla sommità del portale

stesso. Alla sua destra si erge con forza la mole di una torre, probabilmente sproporzionata rispetto all’abbazia per larghezza e altezza. All’interno la chiesa è dotata di un’unica navata e la copertura, come molte delle abbazie benedettine, è a capanna e con travi di legno. A questo punto non ci resta che raggiungere l’Abbazia di San Felice, a meno di venti minuti di distanza, salendo ancora verso nord in direzione di Giano ( SS 316), un tragitto estremamente suggestivo sotto il profilo naturalistico perché privo di insediamenti urbanistici.


L'Abbazia dei Santi Fidenzio e Terenzio è visibile lungo la strada che conduce a Massa Martana. L’abbazia fu retta dai monaci benedettini fino alla conclusione del XIV secolo. Attualmente è stata acquistata da privati e visitabile tutte le domeniche dalle 10 alle 12

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itinerario i da todi a montefalco

GIANO DELL’UMBRIA

Paesaggio di gusto L’antico edificio dell’Abbazia di San Felice si trova nel territorio del Comune di Giano dell’Umbria, che prende il nome dall’omonima divinità romana. La cittadina, che nacque come villaggio sulla Flaminia e vide la sua rinascita nel medioevo sviluppandosi intorno al castello, è rinomata non solo per le bellezze architettoniche e il paesaggio che si può ammirare dalle sue terrazze panoramiche, ma anche grazie alle sue eccellenze enogastronomiche. Non a caso Giano dell’Umbria è stata nominata “Città dell’Olio” e “Città del Vino” e fa parte anche del circuito “La Strada del Sagrantino” (EP).

116 il turismo culturale

L’ABBAZIA DI SAN FELICE, GIANO DELL’UMBRIA

Nel 220 a.C. venne ultimata la strada consolare Flaminia che collegava Roma con il mare Adriatico, attraversando tutto l’appennino umbro-marchigiano. La strada entrava in Umbria presso Otriculum, toccava Narni e saliva per Carsulae in direzione Nord-Ovest verso Vicus ad Martis (Massa Martana). Proprio nella zona sita lungo questo ramo occidentale della Flaminia, a pochi chilometri da Todi, si


l'abbazia di san felice Il culto di San Felice nacque in seguito al suo martirio sotto Diocleziano e Massimiano. L'abbazia di Giano dell'Umbria conserva nella cripta sottostante il sarcofago del Santo

trova una delle abbazie romaniche più affascinanti dell’Umbria: l’Abbazia di San Felice di Giano. Posta alle pendici dei Monti Martani, è stata edificata nella prima metà del XII sec. sul luogo di una precedente chiesa paleocristiana ad opera dei benedettini, ai quali poi subentrarono alla fine del XV sec. gli agostiniani. La facciata è in stile locale, con portale a doppio rincasso e la trifora nella parte superiore. L’interno, nonostante le modifiche avvenute nel XVI e XVIII sec., è molto

particolare e appartiene al cosiddetto “gruppo spoletino”, cioè a una serie di chiese romaniche sparse nel territorio che va da Spoleto a Bevagna e che hanno elementi architettonico-stilistici praticamente identici. Tipica è la struttura a tre navate con la centrale voltata a botte non totalmente circolare e le laterali a mezzabotte; il presbiterio notevolmente rialzato rispetto al livello del pavimento della navata grazie a un’alta scalinata; l’arco trionfale ornato da una bifora che divide di netto la zona

delle navate da quella del presbiterio; la cripta sotto al presbiterio, risalente alla fine dell’XI sec., anch’essa divisa in tre navate. Proprio nella cripta si trova il sarcofago dell’VIII sec. contenente le reliquie di San Felice. San Felice fu vescovo di Vicus ad Martis (Massa Martana) e fu martirizzato per ordine del prefetto Tarquinio nel 299 sotto l’imperatore Massimiano: venne torturato in vari modi, tra i quali la fustigazione, l’immersione in acqua bollente e infine la decapitazione. il turismo culturale 117


itinerario i da todi a montefalco

BEVAGNA: TRA SACRO E PROFANO

La porzione dell’Umbria che stiamo attraversando in questo itinerario è tra le più attraenti della regione: ulivi, vigneti e poi i colli Martani, a nord di Bastardo, i dolci rilievi collinari attorno a Gualdo Cattaneo e quell’esplosione di colori e profumi che in primavera prorompono in tutta la loro vivacità: da Giano dell’Umbria a Bevagna occorre meno di mezz’ora ( SS 316 verso Bastardo, Cantinone). Giungiamo dunque a Bevagna, uno dei borghi più caratteristici dell’Umbria, già gentilizio etrusco con il nome di Mefana e poi municipio romano con il nome di Mevagna: in verità l’assetto urbanistico è tipicamente medievale, con un centro storico che ha conservato l’originaria pianta duecentesca e le antiche mura che abbracciano l’intero paese per un 118 il turismo culturale

perimetro di circa 2 km. Bevagna ha un fascino assolutamente unico: la deliziosa piazza Silvestri, con la fontana romanica, la Chiesa di San Michele con il suo campanile e gli enormi archi che introducono alle vie e alle piazzette circostanti sono uno dei più nobili esempi di architettura urbana della regione. Il centro storico di Bevagna ospita anche il Monastero delle Monache Benedettine di Santa Maria del Monte, fondato da Ranaldo dei Conti Ranaldi alla fine del XII sec. e abitato da monaci benedettini di Sassovivo. A poca distanza dal centro storico merita una breve visita la frazione di Capro ( SP 403 verso via Alcide De Gasperi, vocabolo Capro) che accoglie il piccolo e delizioso specchio d’acqua dell’Aiso (o Abisso), un invaso del diametro di circa 25 metri ma capace di

raggiungere una profondità massima di tredici. A rendere più seducente questo luogo è un’antica leggenda: racconta di un contadino, Chiarò, che nel giorno della festività di S.Anna, invece di dedicarsi al riposo e alla preghiera, avrebbe trebbiato il suo campo scatenando l’ira del divino che trasformò così l’aia in un lago, facendolo sprofondare e annegare. Il laghetto è interamente circondato dal verde così come il Convento dell’Annunziata (o Sant’Ansovino), luogo di culto benedettino fondato dai monaci di Sassovivo, a pochissima distanza dal lago. Per chi volesse dedicare ulteriore tempo a un’escursione in questo territorio, meritano un visita i piccoli borghi di Cantalupo, Limignano e Collemancio, paesi che sanno conservare ancora quel fascino intatto del tempo che fu.


bevagna Inserita tra i Borghi più belli d'Italia, Bevagna ha conservato quasi intatto il suo assetto urbanistico medievale che ricalca in larga parte la pianta della città romana

L’ARTE DEL PINTURICCHIO E DEL PERUGINO E LA CHIESA DI SAN CLAUDIO a SPELLO

A meno di 15 km da Bevagna, in direzione di Foligno, incontriamo Spello, piccolo borgo alla base del Monte Subasio da cui si può godere di uno splendido panorama sulla Valle del Topino. Dalla tipica configurazione medievale, Spello ospita all’interno della Chiesa di Santa Maria Maggiore alcune tra le opere di maggior valore artistico della regione: il ciclo di affreschi del Pinturicchio nella Cappella Baglioni e quelli del Perugino. Di grande interesse è anche la Chiesa di San Claudio, un edificio di struttura romanica e a pianta basilicale costruita in pie-

tra calcarea bianca del Monte Subasio. La chiesa non ha torri al proprio fianco e si presenta con una facciata con tre portali, quello centrale più ampio e destinato all’ingresso e gli altri due ciechi, e un rosone con due bifore ai lati: domina sull’intera facciata un bel campanile a vela (tipico delle chiese tardo romaniche umbre), lievemente decentrato, che fornisce all’intero impianto una certa asimmetria. Notevole anche l’interno, con le navate in pietra e legno e una bella pavimentazione costituita da piastrelle in cotto. I resti di abbondanti affreschi sono testimonianza della sua bellezza di un tempo.

la chiesa di san claudio Appena fuori le mura di Spello si trova la Chiesa di San Claudio eretta, forse, su un’area cimiteriale paleocristiana e, come risulta nel 1178, costituiva uno dei possedimenti dell’abbazia di S. Silvestro di Collepino dell’ordine Camaldolese l'Aiso Conoscuito anche come lago dell’Abisso o dell’Inferno, l'Aiso è una risorgiva artesiana a circa 2 km a nord di Bevagna di circa 30 metri di diametro e 15 di profondità. Ad esso è legata una misteriosa leggenda

il turismo culturale 119


itinerario i da todi a montefalco

IL SUBLIME DELLA VALLE DEL MENOTRE: L’EREMO SANTA MARIA GIACOBBE E L’ABBAZIA DI SASSOVIVO

A pochi chilometri da Foligno, a nord est, in direzione Colfiorito ( SS 3, verso Belfiore, Altolina) ci immergiamo nello straordinario paesaggio della Valle del Menotre e della Valle dell’Altolina, uno dei più incantevoli angoli dell’Umbria: il verde è più carico e più primitivo che mai, e possiede una forza e una maestosità inaudita. Non è un caso se il territorio è di straordinaria importanza dal punto di vista geologico, capace di far emergere segni di una composizione mineralogica e frammenti di fossili risalenti a 120 il turismo culturale

circa 180 milioni di anni fa. Prima di arrivare all’Eremo ci ritroviamo immersi nella possente forza del massiccio del Sasso di Pale (938 m.) che ha generato il fenomeno carsico ipogeo che si può ammirare nelle Grotte di Pale, nella Grotta della Camera del Laghetto, ricca di stalagmiti, e nella sublime Cascata di Pale, che fa compiere all’acqua del fiume Menotre un salto di circa 150 m. La sensazione è quella di vivere in una dimensione fuori dal tempo e dallo spazio. Il microclima generato in questa valle è il luogo ideale per l’abbondante flora (ricca di pioppi e salici) e fauna (soprattutto falchi). Per chi ama praticare il trekking questo itinerario è particolar-

mente consigliato perché offre la possibilità di godere del rapporto diretto con la natura e di muoversi all’interno di percorsi di rara bellezza. L’Eremo di Santa Maria Giacobbe è incastonato in questo ambiente, arroccato sulle balze del Monte di Pale e sembra emergere direttamente dalla roccia. Lo si raggiunge a piedi dopo un percorso a tratti scalinato: la vista di questo luogo di grande raccoglimento spirituale tocca profondamente l’animo. Costruito intorno al XIII sec. è dedicato al culto di “Maria Jacobi”, che secondo la tradizione si sarebbe ritirata qui dopo aver assistito alla passione di Cristo insieme alla Maddalena. L’eremo


LA STAMPA A FOLIGNO

L’almanacco Barbanera e prima copia della Divina Commedia Il lunario italiano per eccellenza, l’Almanacco Barbanera, nasce a Foligno: la prima copia fu stampata nel 1761 dalla Tipografia di Pompeo Campana, una pagina unica contenente informazioni sull’anno a venire e ricca di notizie, disegni e notazioni. Un tempo si acquistava nel mese di settembre e veniva appeso sulle mura domestiche perché dettava consigli utili alla vita di tutti i giorni, per le semine, per le previsioni del tempo e per la datazione degli eventi più importanti dell’anno. Due secoli prima Foligno aveva conosciuto un altro evento editoriale degno di considerazione: l’11 aprile 1472 il tipografo Giovanni Numeister (allievo di Johann Gutemberg) dava alle stampe la prima copia della Divina Commedia di Dante Alighieri.

la valle del menotre Attraversando quest'area, tra Foligno e Colfiorito, si incontrano diverse località interessanti: Sasso di Pale con la sua cascata (a sinistra), l'Eremo di Santa Maria Giacobbe (al centro), l'Abbazia di Sassovivo, importante monastero benedettino umbro (a destra)

ci appare come una piccola costruzione simile a quelle che arricchiscono un presepio. Diversamente da altri luoghi affini, l’Eremo di Santa Maria Giacobbe ospita numerosi affreschi, tra cui una Morte della Vergine di Cola di Petrucciolo di grande valore artistico: tra gli elementi simbolici raccolti nell’eremo e incisi nella roccia ci sono anche il tallone e la mano della Santa. Ciò che oggi ci appare come un unico edificio di culto è in verità il frutto di sistematiche assimilazioni di opere architettoniche prodotte in epoche diverse. Dall’Eremo Santa Maria scendiamo verso Foligno ( SS77 verso Colle di San Lorenzo, Serra Bassa, via Sassovivo) e raggiungiamo l’Ab-

bazia di Sassovivo, altro splendido esempio di monastero umbro. L’abbazia fu fondata nella seconda metà del XI sec., vissuta secondo la regola benedettina e già alla metà del XV sec. era una delle più potenti e ricche della regione grazie alle donazioni dei fedeli e ai privilegi papali: sotto il suo controllo diretto operavano ben novantadue monasteri, quarantuno chiese e sette ospedali. L’ingresso all’abbazia ci porta a un piccolo chiostro da cui si può vedere la facciata e la torre campanaria annessa, di recente restauro dopo il violento sisma del 1997. L’ingresso ci conduce direttamente allo splendido chiostro, particolarmente ampio, con circa centotrenta colon-

nine di marmo bianco e colorato sia binate che a spirale. Come raramente accade, dal chiostro non si accede alla cripta ma, tramite un raffinato scalone tipico delle residenze nobiliari, si raggiunge un vasto cortile che conduce alla chiesetta dove tuttora si celebrano funzioni sacre, e alla Cripta San Marone. Siamo nell’Alta Valle del Topino, a pochi chilometri dall’Oasi di Colfiorito e da Sellano, un vero paradiso per chi ama la quiete e i rilievi di montagna. La vista dal giardino pensile dell’Abbazia di Sassovivo è di commovente bellezza, soprattutto all’imbrunire. Non rimane che tornare a Foligno e raggiungere Montefalco. il turismo culturale 121


ENGLISH SYNTHESIS

TODI – ACQUASPARTA – GIANO NELL’UMBRIA – BEVAGNA – SPELLO – FOLIGNO – MONTEFALCO

IN PRAISE OF SMALL TOWNS Umbria is made up of hundred of small towns, often hidden between hills and cliffs. This route leads us from Todi to Montefalco, through Acquasparta, Massa Martana, Giano dell’Umbria, Bevagna, Spello and Foligno. Translated by Sergio Pasquandrea TODI: SAN FORTUNATO AND PIAZZA DEL POPOLO

Just outside Todi, Santa Maria della Consolazione is a XVI century temple, whose perfect architecture has gained it the name of “Bramante’s church”. It is also the place where the feast of Virgin Mary is celebrated, on the 8th of Semptember, with the participation of the whole town. Giardini Oberdan offer an outlook on Tevere’s Valley, from the small town of Montecastello di Vibio to Perugia, visible in the brightest days, about 25 miles away. We enter Todi’s center through via Ciuffelli, and get to the majestic flight of steps culminating in the temple of San Fortunato. Its tall and bright interior is characterized by the aisles and the nave of equal height, according to a Gothic model called Hallenkirche (“hall church”), quite rare in Umbria. In the crypt, a marble sarcophagus contains the relics of San Fortunato and other four patron saints; on the left, the tomb of the poet and mystic Jacopone da Todi. The heart of the town is Piazza del Popolo. On the two sides of the square, the Cathedral is the symbol of religious power, 122 il turismo culturale

whereas the Palazzi Comunali (1213-1370) embody the secular authority. T he C at he d r a l of S a nt a M a r i a Annunziata stands on the top of a large flight of stairs. Its facade was struck by lightning at least four times, causing several damages to the rose window, the bell tower and the wood portal, which retains just two of its original panels. Like many Romanesque churches, the interior, with its dim lighting, seems to invite to prayer and contemplation. The Bishop’s Palace was built in 1593 and offers many finely decorated rooms and halls. FROM DUNAROBBA TO MASSA MARTANA

Heading towards San Damiano and Acquasparta ( SS 3 bis), we get to Dunarobba in twenty minutes. Its Fossil forest is one out of three cases in the whole world, where an ancient forest has been mummified, instead of petrified. Some of the trees are still standing, reaching 50 feet in height and 10 feet in diameter. The Benedictine Abbey of Saint Fidenzio and Terenzio, near Massa Martana ( SS 3 bis towards Villa San Faustino, SS 316) was, in the Middle Ages, one of Umbria’s

most powerful ones, and retains a typically Romanesque architecture. A twenty minute’s trip ( SS 316 towards Giano dell’Umbria) leads us to the Abbey of San Felice. Built close to a branch of Via Flaminia, the major Roman thoroughfare crossing Umbria, it belongs to a series of Romanesque churches, scattered between Spoleto and Bevagna, showing similar architectural features. BEVAGNA AND SPELLO

It takes less than half an hour from Giano dell’Umbria to Bevagna ( SS 316 towards Bastardo, Cantinone), one of the most pictoresque towns in Umbria, with its perfectly preserved medieval structure inside the city walls. A few miles from Bevagna, in Capro ( SP 403 towards via Alcide De Gasperi, vocabolo Capro) the small but deep pond of Aiso (or Abisso) is liked to a legend, according to which it was originally the barnyard of a peasant, punished for having worked during the feast of Sant’Anna. Nearby, the Monastery of the Annunziata (also known as Sant’Ansovino) and the towns of Cantalupo, Limigliano and Collemancio also deserve a visit. 10 miles from Bevagna, at the feet of Mount Subasio, Spello offers the marvellous frescoes of Pinturicchio and Perugino in the Church of Santa Maria Maggiore, and the romanesque church of San Claudiano. THE VALLEY OF MENOTRE: ABBEYS AND HERMITAGES

The Valley of Altolina ( from Foligno towards Colfiorito; SS 3, towards Belfiore, Altolina), majestic and untouched, is one of the most charming areas of Umbria. The massif of Sasso di Pale (3076 feet) offers a rich wildlife, the karstic caves of Pale and an impressive, 500-feet tall waterfall. The Hermitage of Santa Maria Giacobbe clutches directly at the rocks of the mountain. On our road back to Foligno ( SS77 towards Colle di San Lorenzo, Serra Bassa, via Sassovivo), we reach the Abbey of Sassovivo, one of the richest in Umbria, recently restored after the heartquake of 1997. We get back to Foligno, and then to Montefalco.


itinerario i da orvieto a todi

Ristorante – Enoteca – Locanda Pane e Vino Una perla nel cuore di Todi

Luoghi del ristoro, del benessere e dell'accoglienza, ma anche botteghe artigianali, produttori agroalimentari e aziende vitivinicole: gli indirizzi dell'eccellenza del territorio

Castello di Casigliano Semplicità ed eleganza

Castello di Sismano Tra borgo e boschi

Posto sulla via principale che porta alla scalinata del Duomo, è un ristorantino accogliente, dove lo spazio è prezioso e i profumi sono quelli “giusti”. Il menù tipicamente locale è arricchito dalle fresche proposte del giorno: ricette ricercate con ingredienti tipici umbri. Squisiti gli antipasti, la zuppa di ceci, gli strangozzi al tartufo e i bocconcini di cervo alla cacciatora. Eccellenti i vini, soprattutto il Sagrantino. Servizio attento e ottimi suggerimenti.

L’agriturismo si sviluppa in un borgo medievale costruito ai piedi dell’antico maniero, un luogo fuori dal tempo, con un’unica via che costeggia il muro di cinta. Al piano terra della Canonica si trova la sala colazione ricavata da quella che era la stanza del forno del paese. Le camere, tutte caratteristiche, si dividono tra l’edificio medievale e la Canonica; gli appartamenti sono all’interno del borgo o nella Villa Piana. Il ristorante è rinomato per la cucina tipica.

Via Augusto Ciuffelli, 33 – 06059 Todi (PG) Tel. 075.8945448 www.panevinotodi.com Prezzo medio: € 30 Apertura: chiuso il mercoledì

Borgo Corsini, 12 – 05020 Sismano (TR) Tel. 0744.933416 www.sismano.com Prezzi: camera doppia a partire da € 160

San Pietro Sopra Le Acque Arte, storia e spiritualità

hotel delle terme sanfaustino Acqua e natura

Nato intorno al maniero cinquecentesco degli Atti e circondato dal profilo azzurrato dei Monti Martani, è una sintesi di natura, cultura nobile e contadina. Caratteristica la suite all’interno: arredata con mobili di pregio, offre la possibilità di rivivere emozioni da castellani medioevali. Il ristorante del Castello di Casigliano è ricavato dalle vecchie cantine, con volte a vela seicentesche e tavoli in legno di botte; d’inverno il tepore del camino evoca veglie di tempi andati.

Incastonato in un bosco secolare, il resort era un convento di Cappuccini. Un meticoloso restauro ha mantenuto il fascino dell’edificio religioso: la storia si ritrova negli affreschi di Andrea Polinori e nei quadri con scene bibliche, nelle mura in pietra e nei mobili di artigianato locale. Le camere sono realizzate nelle celle monastiche, ristrutturate nel rispetto delle architetture originali. Antiche ricette e prodotti genuini rendono speciali i menu del Ristorante Antica Fonte.

Situato al centro della Valle dei Monti Martani, a ridosso del più antico tratto della Via Flaminia, a pochi chilometri da Todi, l'Hotel delle Terme Sanfaustino è adagiato in un territorio ricco di testimonianze e cultura del passato. La struttura si compone di 27 camere elegantemente arredate e dotate di ogni comfort. A disposizione dei clienti la sala lettura e di conversazione, le terme e la piscina esterna, con apertura estiva, collocata nel verde del parco che circonda l'intero edificio.

Piazza Corsini, 1 (località Casigliano) – 05021 Acquasparta (TR) Tel. 0744.943428 www.castellodicasigliano.com Prezzi: appartamenti a partire da € 40 a persona.

Località Cimacolle, 464 – 06054 Massa Martana (PG) Tel. 075.8951295 www.sanpietroresort.com Prezzi: camera doppia a partire da € 200

Località Terme San Faustino 06054 Massa Martana (PG) Tel. 075.8856109 www.acquemineralisanfaustino.com Prezzi:camera doppia a partire da € 90

il turismo culturale 123


di Sosta in Sosta La Locanda del Prete

Locanda Spiritodivino

La Bottega di Assù

La vocazione agricola

Cultura, ricerca e passione

L’angolo dell’incanto

Nata dalla ristrutturazione del borgo, ha subito un restauro conservativo che ha riportato il luogo agli antichi splendori. Le pavimentazioni ripristinate e le mura ricostruite confermano l’atmosfera medievale. Quercia, Girasole, Pannocchia sono i nomi di alcuni appartamenti, arredati in stile arte povera. Gli antichi magazzini ospitano il ristorante; i piatti proposti sono tradizionali, con ingredienti locali: olio di produzione propria, frutta e verdura a km zero.

Enoteca, ristorante, e b&b, si trova in uno splendido palazzo del 1400 sito in una suggestiva piazzetta. La cantina offre un panorama completo dei vini del territorio umbro e italiano e molte etichette straniere, oltre a 30 tipi di champagne e 20 spumanti. La cucina è territoriale, utilizza esclusivamente prodotti umbri, come le patate di Colfiorito o le lenticchie di Castelluccio. I piatti, tutti fatti a mano, seguono la tradizione rivisitandola in chiave moderna.

Vero e proprio scrigno sensoriale, dalle dimensioni assai contenute ma di grande preziosità, offre la possibilità di gustare piatti tipicamente umbri, bere selezionatissimi vini, sfogliare libri di enogastronomia, arte e fotografia, ascoltare raffinata musica jazz: tutto in un clima di piacevole convivialità e calore. Il bello e la cura sono ovunque, nelle foto di famiglia, nelle vecchie cartoline, nei libri scelti: un luogo dove sentirsi veramente a casa.

Via della Chiesa, 2 (frazione Saragano) - 06058 Gualdo Cattaneo (PG) Tel. 0742. 98636 www.lalocandadelpretesaragano.it Prezzi: Appartamenti a partire da € 80.

Via Onofri, 5 – 06031 Bevagna (PG) Tel. 0742.379048 www.spiritodivino.net

Corso Matteotti, 102 (piazza Bevagna) – 06031 Bevagna (PG) - Tel. 0742.379048 www.spiritodivino.net/ita/bottega.html

L’Orto degli Angeli Residenza d’Epoca Il valore della storia Costituita da due dimore storiche edificate sulle rovine di un tempio e un teatro d’epoca romana, collegate da un giardino pensile, la struttura è rimasta quasi inalterata nel tempo: le è stata conferita la qualifica di “Residenza d’Epoca”, sia per il valore architettonico e storico che per la qualità dell’arredo fuso con un particolare stile di accoglienza. Un accurato lavoro di scavo e restauro ha restituito ulteriori spazi per ospitare il ristorante “Redibis”. Via Dante Alighieri, 1 – Bevagna (PG) Tel. 0742.360130 www.ortoangeli.com Prezzi: camera doppia a partire da € 200.

124 il turismo culturale

Cantina Adanti La selezione e la qualità

Azienda Agraria Viola L’unione di natura e sapienza

Estesa su 50 ettari di terreno, dal 1960 l’Azienda ha iniziato la ristrutturazione del vecchio convento dei frati Celestini, sorto su resti del periodo romano e poi del tardo rinascimento. La cantina è dotata di moderne tecnologie e si pregia di selezionati vigneti di Grechetto e di Sagrantino, vitigni autoctoni, Barbera, Cabernet e molti altri. Punta a una produzione di qualità, rivolgendo la massima cura a ogni prodotto, nel rispetto di territorio e tradizioni.

Le colline del folignate fanno da cornice all’azienda, attiva da generazioni, che conta circa 5000 ulivi nelle varietà moraiolo, frantoio e leccino. La filosofia della famiglia si basa sull’etica biologica: rispetto per il territorio e qualità. Tecniche di coltivazione tradizionali e valorizzazione del territorio si integrano per creare un olio extra vergine di oliva unico al mondo, il Viola bio, premiato dalla Slow Food come prodotto di eccellenza italiana.

Località Arquata – 06031 Bevagna (PG) Tel. 0742.360295 www.cantineadanti.com

Via Borgo S.Giovanni, 11/b (località sant’Eraclio) – 06037 Foligno (PG) Tel. 0742.67515 www.viola.it


itinerario i da todi a montefalco

Ristorante Villa Roncalli Dove la cucina è arte

Macelleria Norcineria Olivieri La qualità in tavola

Hotel Palazzo Bocci Lo scrigno di storia, tradizione e arte

Situato in un’imponente villa dell’800, è un ambiente raffinato, con belle sale affrescate, circondato dalla quiete del parco, con musica classica di sottofondo e arredi d’epoca. La cucina è regionale creativa, alla scoperta di antichi sapori con piatti tradizionali rivisitati. Il menu è ristretto e cambia di giorno in giorno anche a seconda della stagione. Le materie prime sono scelte con cura, i prodotti selezionati. Dispone inoltre di una buona cantina vini.

Ha origini piuttosto antiche: da una piccola bottega a conduzione familiare, la cosiddetta “Norcineria”, è nata l’esigenza di dare un’impronta industriale alla produzione di salumi tipici umbri, che segnano un marchio di qualità nell’industria alimentare italiana per lo stampo artigianale, la voglia di mantenere inalterate le antiche tradizioni,la ricerca di eccellenza e il desiderio di soddisfare ogni tipo di necessità, dal piccolo consumatore all’esigente buongustaio.

Situato nel centro storico il Palazzo, aperto all’attività alberghiera dal 1992, ha all’interno dipinti del Crispoldi con l’architettura molto movimentata da piani intermedi, dislivelli e nicchie. La struttura del ‘700 offre agli ospiti ambienti con atmosfere speciali, come la fontana d’ingresso, il giardino pensile con due palme secolari, la spettacolare Sala degli Affreschi, le camere, le suite. Il ristorante, del 1300, è ricavato da un vecchio mulino a olio.

Viale Roma, 25 (località sant’Eraclio) – 06037 Foligno (PG) Tel. 0742.391091 Prezzo medio: € 40 Chiuso il lunedì

Via G.Garibaldi, 74 – 06034 Foligno (PG) Tel. 0742.340690 www.olivierisalumi.com

Via Cavour, 17 – 06038 Spello (PG) Tel. 0742.301021 www.palazzobocci.com Prezzi: camera doppia a partire da € 130

Buonanotte Barbanera Un angolo di incanto e di magia

Palazzo Bontadosi Hotel & Spa

Agriturismo Tenuta stella

Attraverso il tempo

Nell’equilibrio della natura

Incastonata nella cinta muraria, la Villa si trova nel cuore di Spello, tra la Porta del Mastro e la Porta Prato; è accolta in una canonica del XIV sec., restaurata con cura. La costruzione, in pietra rosa, con mura che raggiungono anche 1 m. di spessore, è fresca in estate e calda in inverno. Dispone di 3 camere, in stili differenti, di uno studio impreziosito dal pavimento di rovere e dal soffitto voltato in pietra, di un patio dalle arcate ampie e antiche.

L’arte dell’ospitalità trova nuove soluzioni nelle cinquecentesche mura del Palazzo, reinterpretate nell’arredo dal design moderno. Le camere, diverse tra loro per colori e decori, sono legate da un’armonia invisibile. Massima cura è stata dedicata agli affreschi originali, ai soffitti decorati, ai pavimenti in legni pregiati. Al piano terra è allestita la Galleria d’Arte, dove si susseguono esposizioni e vernissage; all’interno delle cantine medievali è la spa.

La tenuta, che si chiama così in segno di devozione al vicino Santuario mariano della Stella, è inserita in un borgo rurale in cui si coltivano farro, lenticchie, un’antica varietà di mais usato per squisite polente, viti di Trebbiano e ulivi secolari, che danno un’ottima qualità di olio. A disposizione degli ospiti appartamenti e camere arredate in perfetto stile arte povera. Il casale, datato 1792, non ha subito stravolgimenti.

Via Fonte del Maestro II, 9 – 06038 Spello (PG) Tel. 335.354597 www.buonanottebarbanera.it Prezzi: affitto a partire da € 2800 a settimana

Piazza del Comune, 19 – 06036 Montefalco (PG) Tel. 0742.379357 www.hotelbontadosi.com Prezzi: camera doppia a partire da € 160

Località Borghetto, 4 (Madonna della Stella) – 06036 Montefalco (PG) Tel. 0742.399479 www.tenutastella.it Prezzi: camera doppia a partire da € 85

il turismo culturale 125


7 MONTEFALCO – TREVI – CAMPELLO SUL CLITUNNO SPOLETO – VALLO DI NERA – PRECI – castelluccio di NORCIA

L’UMBRIA LETTERARIA E L’UMBRIA DA GUSTARE Virgilio, Plinio il Giovane, George Byron, Johann Wolfgang Von Goethe, Giosué Carducci e Herman Hesse sono grandi uomini di lettere che hanno raccontato Montefalco, le Fonti del Clitunno e Spoleto: luoghi dal profondo fascino ancestrale, ideali per la meditazione di Alberto Forni, Federico Li Gobbi, Luciano Vanni

126 il turismo culturale


P

er una strana e significativa coincidenza l’Umbria che incontriamo in questo capitolo è stata ampiamente raccontata da sommi poeti e scrittori; e persino da pittori, come Corot. Merito della bellezza di Montefalco e di Spoleto e del paesaggio offerto dalle Fonti del Clitunno, oasi naturalistiche e rifugi prediletti per lo spirito. Il nostro viaggio inizia dall’Umbria del buon vino – il Sagrantino, da degustare nella sua versione secco e passito – ché di spirito sempre si parla, una passione tramandata dagli etruschi e custodita e valorizzata nel corso dei secoli. Proseguiamo poi tra borghi che conservano l’antico fascino di un cuore medievale, per città d’arte come Spoleto, che da sola meriterebbe almeno un giorno intero di permanenza, e infine passiamo per la Valnerina e attraversiamo il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, per giungere in uno dei templi della gastronomia regionale, Norcia. il turismo culturale 127


itinerario

da montefalco A NORCIA

tappe

Montefalco Trevi 1 Fonti del Clitunno 2 Tempietto del Clitunno 3 Abbazia di S.Pietro di Bovara e olivo millenario

Spoleto 4 Santuario Francescano e bosco sacro di Monteluco 5 Abbazia Santi Felice e Mauro

Vallo di Nera 6 Eremo della Madonna della Stella 7 Abbazia di Sant'Eutizio

norcia

128 il turismo culturale

lunghezza itinerario

km 120 legenda

Città Luoghi del sacro abbazie, basiliche, eremi e monasteri Luoghi del mistero le antiche leggende dell’Umbria Luoghi del sublime belvedere, oasi naturalistiche e paesaggi


montefalco Situata in una posizione panoramica, dominante la pianura del Topino e del Clitunno, Montefalco è per questo chiamata “la ringhiera dell'Umbria”

LO SGUARDO DA MONTEFALCO

L’Umbria che ci circonda è quella che un po’ tutti conserviamo nel cuore: dolce, racchiusa da colline, tra vigneti e uliveti; lenta e contadina. Montefalco si raggiunge dopo aver compiuto un tragitto fitto di curve e tornanti, circondato da filari e vigne, aziende agricole, cantine e frantoi; agriturismo, tenute, poderi e fattorie. L’orizzonte è basso e deve farsi spazio tra le forme irregolari e spezzate di questa terra, ben coltivata e ordinata; un orizzonte avvolgente, di origine materna. Sono tornanti che impongono un’andatura lenta

e che portano in alto e vien da pensare a Federico II e alla sua passione per la caccia con il falco; a lui che soggiornò in questa terra nel lontano 1249; a lui, e a questa passione, che la comunità ha voluto rendere eterna regalandosi il nome di Montefalco. La sua è una bellezza “alta”, e non a caso la cittadina è conosciuta anche come “la ringhiera dell’Umbria”. L’impianto medievale è ancora conservato e l’accesso alla città avviene proprio da una delle porte originali. Se si vuole raggiungere il centro storico c’è ancora da salire, e lo si fa attraversando una viuzza con antiche botte-

ghe tessili ai lati che porta dritta alla solita piazza principale del paese, ganglio commerciale, sociale, politico e godereccio: tra palazzi comunali e botteghe artigianali, difatti, anche il vino si affaccia sulla piazzetta con l’Enoteca Federico II, l’Enoteca L’Alchimista e con l’Associazione Strada del Sagrantino. Perché Montefalco è città del vino, il Sagrantino, la cui coltivazione nel territorio risale ai tempi dei Romani: sono assolutamente da gustare il Sagrantino di Montefalco Secco (DOCG), il Passito (DOCG), il Montefalco Rosso (DOC) e il Montefalco Bianco (DOC). il turismo culturale 129


itinerario i da montefalco a castelluccio di norcia

HERMAN HESSE

Montefalco nelle parole d’autore «Giunsi sotto la pioggia e in un mare di fango all’arroccata cittadina di Montefalco. Pur essendo situata in posizione ardita e avendo l’aspetto di una rocca fiera e bellicosa, Montefalco è oggi uno dei luoghi più pacifici della terra, un quieto centro di arte francescana. Sale attraverso l’antica porta una ripida stradina, stretta e buia e ovunque si volga lo sguardo, ovunque si passi, tutto è antico, medievale, sassoso freddo e duro. Minuscoli vicoli ritagliati fra alte case di pietra grezza, antiche torri, portali, castelli, chiese e mura. Sulla sommità fui accolto da un vento freddo e tagliente. Imbacuccato nel mio mantello, ebbi una visione bella e toccante: oltre un’antica muraglia il paesaggio umbro, verde e luminoso, rinchiuso entro una possente cerchia di alti monti ancora innevati. Vicino o lontano, non c’è sguardo che non sfiori una Località antica, celebre, sacra; ecco laggiù Spoleto, Perugia, Assisi, Foligno, Spello, Terni, e nel mezzo centinaia di luoghi minori, di villaggi, chiese, corti, monasteri, rocche e case coloniche: una terra ricca di storia, di monumenti romani e preromani, attraversata dal piccolo fiume Clitumno, del quale spesso leggevamo quando studiavamo latino... 
 Ammutolito di meraviglia attraversai la piazza, uscii di città da una delle porte, rientrai da quella successiva, percorsi angoli e ripide stradine. Fuori città trovai un magnifico giardino che circondava una villa solitaria, attualmente disabitata e un po’ fatiscente; lì riposai sotto vecchi cipressi, assistendo all’alternarsi di ampie chiazze di ombra e sottili strisce di sole nella verde vallata» (Appunti da un viaggio in Umbria, marzo 1906).

130 il turismo culturale

L’ARTE SUBLIME DI BENOZZO GOZZOLI

La Chiesa di San Francesco si trova al centro di Montefalco e ospita il ciclo di affreschi più importante, dopo quello di Giotto, sulla vita del santo di Assisi. La decorazione dell’abside venne commissionata a Benozzo Gozzoli da fra’ Jacopo di Mattiolo. Già collaboratore del Ghiberti, Benozzo Gozzoli era stato allievo del Beato Angelico, accanto al quale aveva dato prova delle sue capacità sia a Roma che ad Orvieto. A Montefalco si conserva quindi una delle primissime opere, compiuta fra il 1450 e il 1452, in cui il Gozzoli compare a capo di una bottega della quale

fanno parte, con ogni probabilità, artisti che hanno già lavorato con lui negli altri cantieri. Il ciclo ha per tema gli episodi più significativi della vita di San Francesco e si articola in tre registri che raccolgono dodici riquadri per un numero complessivo di diciannove episodi. La narrazione ha un andamento ascendente e procede da sinistra a destra: la nascita del santo è rappresentata nella parte più bassa dell’abside e il racconto culmina con la gloria di San Francesco, dipinta nella volta. Anche a Montefalco, così come nella basilica francescana di Assisi, la committenza ha voluto porre in evidenza il parallelismo


benozzo gozzoli La Cacciata dei Diavoli da Arezzo, 1450-1452 Chiesa di San Francesco, Montefalco (a sinistra) La Predica agli uccelli e la Benedizione di Montefalco, 1450-1452 Chiesa di San Francesco, Montefalco (sopra)

esistente fra la vicenda terrena di San Francesco e quella di Cristo. Gli affreschi rappresentano inoltre un documento di grande importanza poiché riportano testimonianza di come apparissero, alla metà del Quattrocento, il Palazzo della Signoria a Firenze, effigiato nella scena del Sogno del Palazzo, la basilica di San Pietro a Roma, nel suo aspetto ormai perduto, nell’incontro di San Francesco e San Domenico e, nella Benedizione di Montefalco e del suo popolo, la realistica rappresentazione della cittadina umbra. È evidente come la volontà di affrescare edifici religiosi e laici realmente esistenti

avesse lo scopo di attualizzare, e quindi di rendere più vicina all’esperienza del fedele, la vita di San Francesco. Troviamo inoltre celebrati negli stalli del coro illustri francescani tra i quali Petrarca, Dante e Giotto. Nonostante gli affreschi abbiano subito molti danni e restauri di cui portano tuttora i segni, a livello stilistico è notevole quanto l’opera dell’artista fiorentino sia vicina alla cifra pittorica del Beato Angelico per la soavità dei colori e per quel gusto per il particolare che raggiungerà gli splendidi esiti della cappella in palazzo Medici Riccardi a Firenze, affrescata nel 1460. Nella chiesa di San Francesco a Montefalco la traccia del Gozzoli è testimoniata anche dalla Cappella di San Girolamo, dove è dipinto un finto polittico con la Madonna col Bambino e Santi e una Crocifissione. All’interno della cappella troviamo chiaramente scene della vita di San Girolamo, santo particolarmente venerato dai Francescani per il modello di vita eremitica e il ruolo centrale dell’attività letteraria all’interno della sua esperienza religiosa. (FLG)

LA LEGGENDA DEL BEATO PELLEGRINO

Il corpo perfettamente preservato del Beato Pellegrino di Montefalco, conservato nella Chiesa di Sant'Agostino, porta con sé un’affascinante leggenda. Si narra che quest’uomo fosse giunto a Montefalco per venerare Santa Chiara e si fosse recato anche a visitare la chiesa di Sant’Agostino, per riverire i corpi di due devote della santa: le Beate Illuminata e Chiarella. All’ora di chiusura il viandante si addormentò in posizione di preghiera ai piedi di un confessionale; lì, il giorno dopo, lo trovò il sacrestano e tentò di svegliarlo, ma invano: l’uomo infatti era morto e così venne sepolto. Il giorno seguente però il sacrestano trovò nuovamente il corpo dell’uomo nella stessa posizione accanto al confessionale e la cosa si ripeté numerose volte, tra sepolture e misteriose uscite dalla tomba, finché la salma non venne collocata nel campanile. Un secolo più tardi, visto che il corpo, stranamente, non si era decomposto e si trovava ancora nella postura della preghiera, si decise di metterlo in una teca di vetro dove si trova tuttora. Si dice che molti, rivolgendosi a lui, abbiano avuto delle grazie. (AF) il turismo culturale 131


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trevi Una veduta della città di Trevi tra gli olivi, durante la raccolta autunnale

TREVI E LE FONTI DEL CLITUNNO

Riprendiamo il cammino verso il sud dell’Umbria, toccando, dopo poco più di 10 km, la città di Trevi ( verso Località Polzella, via Pietrarossa in Borgo, via Madonna, Trevi), inserita tra i “Borghi più belli d’Italia” e al tempo stesso Cittaslow e Città dell’Olio. E difatti Trevi è circondata da oliveti ed è posta sul declivio del Monte Brunette e del Monte Serano. Fondata dagli Umbri e passata sotto il governo di Roma, che ne fecero un fortunato centro commerciale in virtù della sua vicinanza alla via Flaminia, deve la maggior parte delle odierne testimonianze urbanistiche al Medioevo - tra cui le antiche porte e l’Arco del Mostaccio – 132 il turismo culturale

e al Rinascimento. Poco più di 5 km dividono Trevi dalla meravigliosa oasi delle Fonti del Clitunno ( via del Priorato, via Sant’Egidio), uno specchio d’acqua lungo circa 400 metri e dalla superficie di circa diecimila metri quadrati, generato dal fiume Clitunno, in cui si specchia il verde profondo di cipressi, pioppi e salici: un luogo magico e incantato. Virgilio le cita nelle Georgiche, Plinio il Giovane scrisse ad un amico: «Scaturisce sotto una piccola collina folta e ombrosa di antichi cipressi, sgorgando da parecchie vene, non tutte eguali; e il gorgo che fa prorompendo fuori, si allarga in un ampio letto così puro e cristallino, che potresti contare al fondo le monete che

vi si gettano o le pietruzze rilucenti.... Le ripe sono vestite di molti frassini e di molti pioppi, e il fiume trasparentissimo le riflette verdi, come se stessero sotto l’acqua»; George Byron, nella sua “Child Harold’s Pilgrimage”, la descrive come «il più lucente cristallo che mai abbia offerto rifugio a ninfa fluviale» e Giosué Carducci gli dedicò una delle sue Odi Barbare dal titolo “Alle Fonti del clitunno”: «Salve, Umbria verde, e tu del puro fonte | nume Clitumno! Sento in cuor l’antica | patria e aleggiarmi su l’accesa fronte | gl’itali iddii». Poco distante è il Tempietto del Clitunno, eretto nel IV o V sec., con affreschi votivi di grande interesse storico.


le fonti del clitunno Il Clitunno fu raccontato nell'antichità da Virgilio e Plinio il Giovane ma anche nella modernità da George Byron e Giosuè Carducci

BOVARA

L'olivo millenario e l’abbazia benedettina A 2 km da Trevi c’è un piccolo borgo di nome Bovara che racconta frammenti di storie affascinanti: prima tra tutte quella del millenario Olivo di Sant’Emiliano, una pianta monumentale alle cui fronde la storia dice che nel 304 sia stato legato e poi decapitato il primo vescovo di Trevi, Miliano, e che la leggenda racconta sia stato rappresentato negli affreschi di Giotto ad Assisi e del Gozzoli a Montefalco. A 200 metri di distanza dall’olivo si trova l’Abbazia di S. Pietro di Bovara, attigua alla Chiesa di San Pietro, fatta erigere nel XII sec., con un interno a tre navate. L’abbazia fu fondata nel 1158 e fu originariamente abitata dai monaci benedettini; per anni fu una delle più potenti del comprensorio. La facciata è tra le più classiche del duecento umbro - portale, due bifore e rosone – e anche l’interno conserva l’originale impianto romanico con navata centrale a botte e navate laterali con volte a crociera; vi sono contenuti inoltre affreschi del XVII e del XVIII sec. A Bovara si recò spesso anche San Francesco, soprattutto lungo il tragitto per Rieti.

il turismo culturale 133


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L’INCANTEVOLE SPOLETO

La sera del 27 ottobre 1786 Goethe appunta: «Sono stato a Spoleto e sono anche stato sull’acquedotto, che nel tempo stesso è ponte fra una montagna e l’altra. Le dieci arcate che sovrastano a tutta la valle, costruite di mattoni, resistono sicure attraverso i secoli mentre l’acqua scorre perenne da un capo all’altro di Spoleto». Anche lo scrittore tedesco Hermann Hesse, durante i suoi viaggi in Italia, fra il 1903 e il 1906, visitò la cittadina umbra e annotò: «Spoleto è la scoperta più bella che ho fatto in Italia». Spoleto accoglie i visitatori sorprendendoli con lo splendido Ponte delle Torri, opera monumentale costruita nel XII sec., lungo circa 240 metri e alto 90, costi134 il turismo culturale

tuito da dieci arcate che collegano il colle Sant’Elia, con la sua bella rocca, e la montagna del Monteluco. Come molte città della regione anche Spoleto fu fondata dall’antico popolo degli Umbri, fu colonia romana, ribattezzata Spoletium, e nel 217 a.C. arrestò l’avanzata di Annibale davanti alle sue mura, evento epico che la città ha voluto ricordare ribattezzando una delle sue porte “Porta Fuga”. Per addentrarci nell’ampio centro storico di Spoleto ricco di chiese e palazzi storici, consigliamo di parcheggiare in piazza San Domenico, sulla quale domina la bella Chiesa di San Domenico, eretta nel 1247 e originariamente concepita come convento domenicano; in quanto tale è rispettosa dell’austerità dell’ordine anche nella

facciata, finemente gotica e caratterizzata da bande di pietra bianca e rosa, e nell’interno, con tre navate e pochi resti di affreschi, comunque di grande pregio. L’invito che possiamo fare al visitatore è quello di camminare con pazienza e curiosità, in un dedalo di viuzze, piazze e scalinate che rendono unica al mondo la città di Spoleto. Saliamo verso largo Gigli, con il bel Teatro Nuovo sulla nostra destra, e raggiungiamo l’incantevole piazza Duomo: una bella passeggiata che sfiora infinite botteghe artigianali. Il Duomo, o Cattedrale di Santa Maria Assunta, è tra i più significativi esempi di architettura romanica a livello nazionale e fu costruito nel XII sec. anche se fu più volte soggetto ad ampliamenti, ristruttu-


spoleto La città di Spoleto si è sviluppata sul colle Sant’Elia, un basso promontorio collinare alle falde del Monteluco. Il complesso del Duomo, eretto nel XII sec., è caratterizzato, oltre che dalla ricchezza degli arredi interni, dai mosaici bizzantineggianti della sua facciata (pagina a fianco)

razioni, ritocchi e nuove progettazioni, tanto che la sua definitiva configurazione arriva solo nel XVIII sec. per mano dell’architetto romano Giuseppe Valadier. S’impone per la sua splendida facciata a capanna ornata di rosoni e arcate ogivali cieche con un elegante e ampio portico in stile rinascimentale ad opera di Antonio Barocci. All’interno ospita gli affreschi del Pinturicchio nella Cappella Eroli e nell’abside quelli di Filippo Lippi (affiancati dalle decorazioni di Piermatteo d’Amelia) che morì proprio in questa cittadina senza aver potuto completare il ciclo pittorico. Il duomo è un vero e proprio scrigno d’arte: conserva un vasto mosaico in stile bizantino, il Cristo Benedicente, compiuto da Solsterno nel 1207, e la Croce di

Alberto Sotio, risalente al 1187. Di grande rilevanza anche la pavimentazione della basilica, fatta di mosaici, opera che risale al XII sec. A questo punto non rimane che intraprendere uno dei percorsi prediletti dagli spoletini: una bella passeggiata che inizia a pochi metri da piazza del Duomo, ovvero dalla piccola e verde piazza Campello, che ci conduce prima alla monumentale Rocca di Albornoz, che domina la città e che fu fatta erigere nel 1359 su progetto del Gattapone, e poi al Ponte delle Torri, da cui si gode uno dei migliori belvedere dell’Umbria. Prima di lasciare Spoleto consigliamo di godere di altre testimonianze d’arte: la Chiesa di San Pietro Fuori le Mura, edi-

ficata nel V sec. e ornata da splendidi bassorilievi, l’affascinante Teatro Romano adiacente Piazza della Libertà, ancora oggi luogo di rappresentazioni festivaliere; il Ponte Sanguinario, di origine romana e rinvenuto nei pressi di piazza della Vittoria solo di recente, nel XIX sec., con i suoi imponenti blocchi di travertino; l’Arco di Druso, eretto nel 23 d.C., che ci introduce in piazza del Mercato, dove un tempo sorgeva l’antico Foro Romano; il piazzale della stazione ferroviaria con l’affascinante istallazione dello scultore Alexander Calder, il Teodelapio. Appena fuori le mura del centro storico di Spoleto si trovano due chiese di grande interesse architettonico, la Chiesa di San Pietro e l’ex monastero di Sant’Agata. il turismo culturale 135


itinerario i da montefalco a castelluccio di norcia

L’ABBAZIA SANTI FELICE E MAURO, SANT’ANATOLIA DI NARCO

Lasciamo Spoleto e Monteluco con la consapevolezza di trovarci in uno dei luoghi di più alto fascino architettonico, artistico e paesaggistico dell’Umbria, peraltro un territorio abbondante di eremi e chiese, a testimonianza di quanto, un tempo, sia stata terra di profonda tensione mistica. È per questo che decidiamo di percorrere un tragitto poco battuto ma straordinariamente suggestivo come quello che ci porta direttamente sulla Valnerina ( SS 3 verso Eggi, SS 685) verso Sant’Anatolia di Narco. Ci sono segni indelebili lasciati sul territorio dai santi e dagli eremiti, in una vasta zona alimentata da sorgenti e corsi d’acqua di origine carsica, resti dell’antica viabilità romana, dove le poche pianure presenti sono comunque frutto di attività fluviale. Nella splendida Abbazia Santi Felice e Mauro sono di straordinaria fattura i bassorilievi sottostanti il rosone della facciata, che risale al XII sec., dove è metaforicamente ricordata la bonifica della valle attraverso l’uccisione di un drago (rappresentante il fiume Nera) ad opera dei Santi Felice e Mauro. L’edificio monastico è in pietra a faccia vista e ha una struttura bassa con uno sviluppo in orizzontale, perfettamente armonizzata con l’esterno, un ampio giardino che si affaccia sulle sponde del fiume Nera. Oggi l’abbazia offre anche un servizio di accoglienza con cinquanta camere. VALLO DI NERA, IL GIOIELLO DELLA VALNERINA

Riprendiamo la statale della Valnerina e bastano poco più di 6km ( SS685 verso Castel San felice) per raggiungere Vallo di Nera, una sorta di paese monumento che merita di essere visitato. L’arrivo al borgo è particolarmente seducente, complice un percorso fitto di cunette e immerso nel verde. Una volta arrivati al paese, la vista sulla Valnerina è di una rara intensità, un belvedere di grande fascino. Tutto 136 il turismo culturale

sempre straordinariamente quieto e silenzioso, eccezionalmente armonico. Vallo di Nera è un borgo perfettamente ristrutturato, che risplende per i suoi palazzi e le sue chiese in pietra chiara. A prima vista assomiglia ad una piccola fortezza medievale, soprattutto in virtù delle sue mura e delle sue torri, che la rendono un paese castello. Accoglie tre chiese romaniche tra cui Santa Maria di Valle, ampiamente affrescata con dipinti del Trecento e Quattrocento, che può essere considerata un vero e proprio museo: sono da ammirare lo splendido presbitero, interamente affrescato, e l’ampia decorazione della parete destra.

L’EREMO DELLA MADONNA DELLA STELLA E L’ABBAZIA DI SANT’EUTIZIO

Scendiamo a valle e riprendiamo la SS 685 verso Cerreto di Spoleto. Sul dorsale del Monte Maggio, lungo una strada ricca di tornanti panoramici, raggiungiamo l’Eremo della Madonna della Stella, in Località Rocchetta. Con i suoi settecento anni di vita, quella che un tempo fu una grotta eremitica fondata da due monaci agostiniani fu riscoperta da alcuni pastori nel 1822 sotto un groviglio di rovi. Il silenzio del luogo è tagliato solo dal canto degli uccelli e dal suono delle acque del vicino torrente del fiume Tissino. L’eremo sem-


monteluco

Il Santuario di San Francesco e il Bosco Sacro Nella frazione di Monteluco, San Francesco trovò uno dei suoi luoghi prediletti per la preghiera e la contemplazione. Nel 1218 ottenne l’utilizzo della Cappella di Santa Caterina dai monaci eremiti del luogo laddove oggi è stato eretto il Santuario Francescano, tuttora interamente immerso nel verde dei pioppi, in quello che è conosciuto anche come Bosco Sacro. «Nihil jucundius vidi valle mea spoletana»: è la famosa frase di san Francesco d’Assisi, in riferimento alla Valle Umbra. Una lapide nel Santuario ricorda questa massima così come sono ancora visitabili le piccole celle di preghiera e il giaciglio del santo assisiano.

bra uscir fuori dalla roccia ed è interamente fabbricato con pietra. L’ultima tappa di questo nostro itinerario ci porta all’Abbazia di Sant’Eutizio, nei pressi di Preci, un luogo importante nella storia della medicina poiché ai benedettini che ressero l’abbazia si deve la nascita e lo sviluppo della celebre scuola chirurgica di Preci, una delle prime scuole occidentali di microchirurgia. Perfettamente restaurata e poste su un rilievo collinare che ne aumenta il fascino, l’abbazia si configura come un vero e proprio piccolo borgo, con tanto di chiostro, complesso monastico, chiesa e due ampi

giardini. La facciata dell’abbazia offre un portale romanico con un bel rosone e tutto il complesso appare di raffinatissima concezione architettonica. Assai affascinanti le grotte dove Sant’Eutizio e San Fiorenzo compivano il loro ritiro spirituale. L’abbazia di Sant’Eutizio fu abitata da San Benedetto. Chiudiamo la nostra giornata dopo aver compiuto un itinerario di straordinaria intensità paesaggistica. Sarebbe quanto mai opportuno percorrere i 20 km che da Preci conducono a Castelluccio di Norcia sull’ora del tramonto, così da godere in pieno degli incantevoli orizzonti del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

l'abbazia di sant'eutizio Scavate nello sperone roccioso che sovrasta a picco l'abbazia sono visibili le grotte dove si ritirarono S. Eutizio e S. Fiorenzo, sulla cui sommità, venne poi eretto il campanile

il turismo culturale 137


ENGLISH SYNTHESIS

MONTEFALCO – TREVI – CAMPELLO SUL CLITUNNO SPOLETO – VALLO DI NERA – PRECI – castelluccio di NORCIA

UMBRIA

ART AND GOURMANDISE Streams, beech woods, small waterfalls, karstic caves, lakes, grasslands and mineral springs. It is the hardest to access – and, therefore, the most mysterious and mystical – part of Umbria. Translated by Sergio Pasquandrea

P

oets, novelists, painters have described Montefalco, Spoleto and the springs of Clitumnus. This territory has also an ancient tradition in winemaking, dating back to the Etruscans, and still alive in great wines like Sagrantino. Our journey continues to Spoleto and Valnerina, and then to Nursia, one of the shrines of Umbria’s gastronomy. MONTEFALCO Gentle hills, vineyards, olive groves, rural traditions. Montefalco invites to a slow pace: celebrated as “the terrace upon Umbria” for its wide landscape, it retains its Medieval structure, with city walls, steep alleys, ancient buildings and traditional workshops, including several wine shops. Among its many qualities of wine, we recommend Sagrantino di Montefalco Secco and Passito, Montefalco Rosso and Montefalco Bianco. In the Church of San Francesco, the frescoes by Benozzo Gozzoli (1450-1452) are one the earliest works by this painter. In the church of Sant’Agostino, a shrine displays the body of the Beato Pellegrino, who, according to a legend, was a pilgrim who died in Montefalco and whose corpse is still perfectly preserved, after centuries. 138 il turismo culturale

TREVI AND THE SPRINGS OF CLITUMNUS

After few more than 6 miles ( towards località Polzella, via Casco dell’Acqua, via Pietrarossa in Borgo, via Madonna, Trevi), we get to Trevi, included among “Italy’s most beautiful towns”, and also famous for his fine olive oil. A 3 miles’ trip ( via del Priorato, via Sant’Egidio) leads us to the Springs of Clitumnus, a crystal-clear pound surrounded by cypresses, poplars and willows, whose enchanting beauty was celebrated by Vergil, Pliny the Younger, George Byron and Giosuè Carducci. Nearby, an interesting Roman temple. 1 mile from Trevi ( towards via della Costarella), the small town of Bovara hosts the Abbey of San Pietro, one of the finest examples of Umbria’s XIII Century’s architecture. SPOLETO We advice to enter in Spoleto through Piazza San Domenico, with the Gothic church of the same name, and then to explore at a slow pace the maze of alleys, squares and stairs, which characterizes its city center. The Cathedral of Santa Maria Assunta, one of Italy’s most famous Romanesque buildings, was erected in XII century, and

later reworked several times till XVIII century. The interior looks like a jewel case, with frescoes by Pinturicchio and Filippo Lippi, a Byzantine mosaic and a Medieval crucifixion. A walk across piazza Campello leads to the imposing Rocca di Albornoz, built in 1359, and to the spectacular Ponte delle Torri, built in XII Century, 300 feet high and 780 feet long, connecting the hill of Sant’Elia with the mountain of Monteluco through ten majestic arcades. Other visits we recommend are the church of San Pietro Fuori le Mura (V Century), the Roman Theatre near Piazza della Libertà, the Roman Ponte Sanguinario, the Arch of Drusus (23 BC) and piazza del Mercato, where the ancient Roman stood. In front of the railway station, a fascinating installation of Alexander Calder, entitled “Teodelapio”. Just outside the city walls, the church of San Pietro and the monastery of Sant’Agata are also interesting. In the suburb of Monteluco, there is a hermitage where Saint Francis dwelled in 1218. THE VALNERINA

Leaving Spoleto, we head towards Valnerina ( SS 3 towards Eggi, SS 685), in a landscape marked by hermitages, karstic streams and the remains of ancient Roman roads. In Sant’Anatolia di Narco, the wonderful Abbey of Santi Felice e Mauro has also fifty rooms to offer reception to the travellers. After 4 miles ( SS685 towards Castel San felice), we reach Vallo di Nera, through a steep and windy road surrounded by greenery. Its quietness and its overlook over Valnerina are extraordinaly fascinating. The town is perfectly preserved, looking like a Medieval fortress. The church of Santa Maria di Valle is finely frescoed. Heading towads Cerreto di Spoleto through SS 685, we get to the Hermitage of Madonna della Stella (località Rocchetta), entirely built in the locale stone, directly upon the rocks and the river Tissino. Our last stop is the Abbey of Sant’Eutizio, near Preci, famous both for its Romanesque architecture and for having been the birthplace of one of the first school of eye surgery, in the Middle Ages. A 12 miles’ trip leads us to Nursia and to the National Park of Monti Sibillini.


itinerario i da montefalco a castelluccio di norcia

Wine Bar - oil bar L’Alchimista Il senso della trasformazione

Luoghi del ristoro, del benessere e dell'accoglienza, ma anche botteghe artigianali, produttori agroalimentari e aziende vitivinicole: gli indirizzi dell'eccellenza del territorio

Arnaldo Caprai Tradizione, innovazione, territorio. Riconosciuta come leader nella produzione di Sagrantino di Montefalco, il vino rosso prodotto da uve Sagrantino (un vitigno che cresce solo a Montefalco), l’azienda adotta innovativi metodi di produzione grazie a continue ricerche e sperimentazioni, per offrire al pubblico vini potenti, eleganti e dotati di personalità e tipicità, che ricordino il carattere del coltivatore, la dolcezza delle colline dove cresce e la ricchezza della tradizione conservata nei secoli. Località Torre – 06036 Montefalco (PG) Tel. 0742.378802 www.arnaldocaprai.it

Enoteca Ristorante Spiritodivino Cultura, ricerca e passione

“Trasformazione” è il termine giusto per designare il senso dell’ambiente: come il vino è la trasformazione dell’uva, così il locale è passato da galleria d’arte a Enoteca, Wine Bar e olive oil bar. Non solo consente la degustazione di ottimi vini e piatti sfiziosi, ma offre anche la possibilità di acquistare tutto ciò che è servito al tavolo: vini, formaggi, olii e prodotti tipici. Uno sguardo particolare merita la vasta selezione di vini di Montefalco.

Enoteca, ristorante, e b&b, si trova in uno splendido palazzo del 1400 sito in una suggestiva piazzetta. La cantina offre un panorama completo dei vini del territorio umbro e italiano e molte etichette straniere, oltre a 30 tipi di champagne e 20 spumanti. La cucina è territoriale, utilizza esclusivamente prodotti umbri, come le patate di Colfiorito o le lenticchie di Castelluccio. I piatti seguono la tradizione rivisitandola in chiave moderna.

Piazza del Comune, 14 – 06036 Montefalco (PG) Tel. 0742.378558 www.montefalcowines.com

Piazza Mustafà, 2 – 06036 Montefalco (PG) Tel. 0742.379048 www.spiritodivino.net Prezzo medio: € 45 senza vino. Chiuso il lunedì.

Torre della Botonta Luogo di confine Il complesso, che fa parte di un borgo del sec. XIV, si sviluppa all’interno delle mura castellane ed è costituito da tre edifici messi in comunicazione da una piazzetta centrale. La dimora è frutto della combinazione fra elementi di riciclo, pezzi antichi e mobili di famiglia; troviamo inoltre tessuti d’epoca lavorati su telaio, pizzi e ricami fatti a mano. Le stanze sono un omaggio alle fibre naturali: Canapa, Seta, Juta, Lino, Cotone & Lana. Via Albornoz – Castel San Giovanni (PG) Tel. 0743.51985 www.torredellabotonta.com Prezzi: camera doppia a partire da € 80 giornaliere, appartamento da € 600 settimanali.

Frantoio Gaudenzi Il bello della vendita diretta Nato nel 1950 e rinnovatosi nel 1994, trasferendosi in un edificio in pietra concepito anche per l’accoglienza e la vendita diretta, il frantoio è dotato di macchine che lavorano a basse temperature ed estraggono l’olio a freddo: ne risulta un prodotto dall’intenso colore verde brillante, con profumo fruttato e sapore persistente. Le varietà di olivo sono tipiche della zona: Moraiolo, Frantoio e Leccino, e sono coltivati biologicamente per garantire la genuinità del prodotto. Frazione Pigge (voc. Camporeale) – 06039 Trevi (PG) Tel. 0742.781107 www.oliodopgaudenzi.it

il turismo culturale 139


di Sosta in Sosta Azienda Agricola Gianluca Polidori Il tempo della terra Grande fabbricato circondato da oliveti e cipressi, ai piedi del monte di Poreta, ha puntato all’arboricoltura da legno e alla valorizzazione delle superfici olivate. L’antico frantoio contiene un piccolo museo che ripercorre la raccolta e la lavorazione delle olive nel tempo; l’oliveto storico è meta di un percorso agro-turistico fruibile dagli appassionati; uno spazio è stato dedicato all’esposizione di archeologia rurale, l’altro destinato alla vendita. Via Poreta, 77-78 (località Poreta) – 06049 Spoleto (PG) Tel. 0743.274134 www.castellodiporeta.it

Il Baio Relais & Natural Spa La cura del corpo e dello spirito

Convento di Agghielli

Le Terre di Poreta

Anima, corpo e mente

Tra tradizione e progresso

Agriturismo ecologico dedicato al benessere secondo una filosofia basata sull’armonia tra uomo e ambiente. Le camere sono arredate secondo i principi della bioarchitettura e del feng shui. I piatti della cucina biologica sono quelli legati al territorio: ricerca di profumi e sapori dimenticati, riscoperta di ricette dei tempi di etruschi e romani. Alcuni prodotti possono essere acquistati presso il Convento: vini, olii marroni, confetture di frutti selvatici, tisane.

Il progetto è espressione di integrazione tra agricoltura e cultura. Dopo il successo dovuto alla produzione di olii monovarietali denocciolati e di coltivazioni biologiche di antiche culture, nascono le Country Houses di Villa della Genga e il Borgo della Marmotta Farm Resort. Le origini del borgo risalgono al XVII sec.: un raffinato restauro lo ha riportato all’antico incanto. La Villa della Genga, costruita nel 1673, fu la casa di caccia preferita da Papa Leone XII.

Frazione Pompagnano – 06049 Spoleto (PG) Tel. 0743.225010 www.agghielli.it Prezzi: camera doppia a partire da € 60 a persona

Frazione Poreta – 06049 Spoleto (PG) Tel. 0743.274137 www.leterrediporeta.it Prezzi: camera doppia a partire da € 120.

Palazzo Leti Residenza d’epoca La qualità e l’eleganza

Hotel Gattapone Come in un film di Visconti

Il Relais nasce da un intervento attento a recuperare e reinterpretare spazi esistenti come le scuderie e la casa padronale del vecchio podere, oltre al chiaro riferimento, nel nome, alla presenza di cavalli. Le camere e le suites, di tipologia differente, sono arredate in stile moderno, con particolare cura nei complementi d’arredo. Dall’antica casa padronale è stato ricavato il ristorante, che utilizza esclusivamente prodotti tipici del territorio.

Residenza d’epoca riportata, dopo una lunga opera di restauro, agli antichi splendori, la struttura si compone di 12 camere, ognuna unica per architettura, dimensioni e decori, che affacciano sul Monteluco. Sorta utilizzando in parte la struttura preesistente delle mura romane, nel XVI sec. prese l’aspetto di un palazzotto gentilizio; nel XVIII sec. venne realizzata la parte nord e fu creato il bel giardino su cui furono edificate due facciate di fattura neoclassica.

L’edificio, dimora estiva di un celebre pittore del 1800, si presenta diviso in due parti: la casa padronale e la parte ristrutturata recentemente. Le camere hanno grandi vetrate da cui si può godere di una vista commovente sul panorama del Ponte delle Torri e di Monteluco. L’Hotel divenne il punto di ritrovo di tutti gli artisti di fama mondiale che gravitavano a Spoleto nel primo ‘900: tra questi Ungaretti, Neruda, Visconti, Zeffirelli, Hepburn, Sellers e molti altri.

Località Camporoppolo – 06049 Spoleto (PG) Tel. 0743.252103 www.ilbaio.com Prezzi: camera doppia a partire da € 130.

Via degli Eremiti, 10 – 06049 Spoleto (PG) Tel. 0743.224930 www.palazzoleti.com Prezzi: camera doppia a partire da € 130.

Via del Ponte, 6 – 06049 Spoleto (PG) Tel. 0743.223447 www.hotelgattapone.it Prezzi: camera doppia a partire da € 120.

140 il turismo culturale


itinerario i da montefalco a castelluccio di norcia

Eremo delle Grazie “Ché sol ne’ boschi è pace...”

Urbani Tartufi Accademia del Tartufo La cultura del tartufo

Convento di Santa Croce Country Resort Tra le antiche mura del borgo

Immerso nel Bosco Sacro di Monteluco, domina Spoleto e regala una vista mozzafiato sulle montagne intorno. Le stanze, nate dalle antiche celle, hanno conservato forma e decorazioni originali: ognuna ha il nome di un frate e, sulla porta, un motto appropriato. Tra le particolarità la biblioteca, antico studio del Cardinale Cybo, e la cantina, ricavata da un’antica grotta dove presumibilmente visse il primo anacoreta, in cui sono conservati vini sin dal 1920.

Azienda leader per la commercializzazione di tartufi freschi nelle stagioni di raccolta e prodotti al tartufo tutto l’anno, è da generazioni il punto di riferimento per i buongustai, presente sul mercato da oltre un secolo, quando Carlo Urbani organizzò le varie fasi della lavorazione, dal primo gradino (i cavatori) alla commercializzazione. Oggi l’azienda è presente in tutto il mondo, e fornisce questi pregiati frutti della terra alle tavole più prestigiose.

Dimora storica del XIII sec., protetta dalle mura del borgo, sulle sponde del Nera, è incastonata nella Valnerina. Dall’antico chiostro, che conserva ancora il pozzo, si accede alla hall con pareti affrescate con scene ispirate alla vita di Giovanni da Capestrano. L’impronta dell’Umbria spirituale permane nelle camere, che conservano nel nome il ricordo di un frate medievale. La filosofia del ristorante si fonda sulla biodiversità e sulle tecniche tradizionali.

Frazione Monteluco, 13 – 06049 Spoleto (PG) Tel. 0743.49624 www.eremodellegrazie.it Prezzi: camera doppia a partire da € 190.

Strada Statale Valnerina km 31.250 – 06040 Sant’Anatolia di Narco (PG) Tel. 0743.613171 www.urbanitartufi.it

Piazza del Convento, 4 – 06040 Sant’Anatolia di Narco (PG) Tel. 0743.618305 www.conventodisantacroce.com Prezzi: camera doppia a partire da € 70.

Residence Valle Mela Un affascinante rifugio di montagna

Palazzo Seneca, Ristorante Vespasia

Agriturismo Fonte Antica

Lo spirito di servire

Un luogo “dell’anima”

Situata su un belvedere naturale, nella piccolissima frazione di Montesanto (castello del XV sec. al confine tra il Ducato di Spoleto e quello di Camerino, di cui si possono vedere tuttora i resti delle mura di cinta), la casa, divisa in tre appartamenti, offre un perfetto esempio di armonia tra antico e moderno: completamente restaurata all’interno, conserva le caratteristiche dei fabbricati in pietra di età medievale, solide mura, pietre squadrate e piccole finestre.

Esclusiva struttura sorta dal restauro di una dimora del ‘500, nel rispetto dell’architettura originale. Gli interni sono eleganti e raffinati, con cura particolare nella scelta degli arredi e dei materiali. Da notare nelle camere quadri realizzati con jute di fine ‘800 utilizzate dai fornai per far lievitare il pane. Il ristorante vuole rappresentare un ambiente in armonia con la natura, che racconta una tradizione gastronomica fatta di gusto, territorio e innovazione.

Tipico casale padronale del ‘700, ha subito varie modifiche fino all’attuale forma rettangolare su tre livelli con vari annessi rurali; è stata lasciata inalterata la struttura originaria e recuperata la maggior parte dei materiali e del mobilio. Una sorgente d’acqua purissima e la fonte d’epoca romana dove confluisce hanno dato il nome alla casa. I circa 14 ettari dell’azienda sono coltivati biologicamente: si produce lenticchia, farro, cicerchia e olio.

Località Monte Santo, 9 – 06030 Sellano (PG) Tel. 0742.670383 www.sanpotente.it Prezzi: appartamenti a partire da € 50 a notte.

Via Cesare Battisti, 12 – 06046 Norcia (PG) Tel. 0743.817434 www.palazzoseneca.com Prezzi: camera doppia a partire da € 150.

Frazione Campi – 06046 Norcia (PG) Tel. 0743.828523 www.fonteantica.it Prezzi: camera doppia a partire da € 70.

il turismo culturale 141


8 CASTELLUCCIO DI NORCIA - NORCIA - CASCIA MONTELEONE DI SPOLETO - SCHEGGINO - FERENTILLO - TERNI - SAN GEMINI - NARNI - AMELIA

TESTIMONIANZE DI ETERNO SPLENDORE Dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini giungiamo sul tratto della Valnerina ternana per poi raggiungere i dolci pendii dei Colli Amerini, un vasto territorio a sud dell’Umbria che ci mostra una grande varietà di paesaggi, oasi naturalistiche e incantevoli borghi medioevali di Raffaella Cavalieri, Gianluca Diamanti, Federico Li Gobbi, Francesca Mancosu, Luca Martello, Luciano Vanni

142 il turismo culturale


L

’attraversamento del parco naturale dei Monti Sibillini è un’esperienza di grande meraviglia per la bellezza dei suoi orizzonti e per la suggestione dei panorami, un territorio che ospita numerosi rifugi eremitici, rocche e antichi borghi. Partiamo da Castelluccio di Norcia e giungiamo a Norcia, oasi gastronomica nota in tutto il mondo, fino a sfiorare un vero gioiello tramandatoci dal Medioevo, l’Abbazia di San Pietro in Valle, a Ferentillo, che sorge nella valle del fiume Nera alle pendici del monte Solenne. Siamo nella Valnerina, un comprensorio di paesi che mantiene intatto il proprio fascino ed è generoso di rocche, castelli e fortezze: luoghi di grande interesse paesaggistico e storico, un tempo battuti dai viaggiatori del grand tour settecentesco. Lo scenario racchiude, in una sola valle, bellezze naturali, monumenti, rovine e memorie: dalle vestigia romane di Otricoli e Carsulae al Ponte di Augusto, a Narni; dalla Cascata delle Marmore al Lago di Piediluco, «luoghi stupendi» per dirla con Johann Wolfgang von Goethe, che, entusiasta, li menziona nel suo Viaggio in Italia, vera e propria summa delle esperienze italiane dello scrittore durante gli anni 1786-1788. Per completare la visita a Terni e dintorni proponiamo un viaggio che ripercorra l’antico itinerario della via Flaminia: essa, promossa e costruita dal console Caio Flaminio intorno al 220 a.C., raggruppò in un unico tracciato la frammentata viabilità che dall’Urbe conduceva a Rimini. il turismo culturale 143


itinerario

da castelluccio di norcia Ad amelia

tappe

Castelluccio di Norcia Norcia Cascia 1 Eremo della Madonna delle Grazie 2 Abbazia di San Pietro in Valle 3 Lago di Piediluco 4 Cascata delle Marmore

lunghezza itinerario

km 170 legenda

CittĂ Luoghi del sacro abbazie, basiliche, eremi e monasteri

5 Parco archeologico di Carsulae

Luoghi del mistero le antiche leggende dell’Umbria

San Gemini Narni

Luoghi del sublime belvedere, oasi naturalistiche e paesaggi

6 Abbazia di San Cassiano

Amelia

144 il turismo culturale


castelluccio di norcia Il paese, chiamato il “tetto degli Appennini”, si trova in cima ad una collina che si eleva sull’altopiano omonimo, uno dei più vasti dell'Italia centrale e parte del Parco Nazionale dei Monti Sibillini

I MONTI SIBILLINI E LA FIORITURA DI CASTELLUCCIO DI NORCIA

Siamo a sud est dell’Umbria, al confine con le Marche, in un territorio posto all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, un’oasi naturalistica di settantamila ettari e un paesaggio di straordinaria bellezza. Il suo rilievo montuoso più alto, il Monte Vettore, spicca con i suoi 2.746 metri, e accoglie in una delle sue cave un vero e proprio miracolo della natura, il Lago di Pilato, un piccolo specchio d’acqua di tipo alpino formatosi in epoca gla-

ciale, dalla particolarissima forma ad occhiale. Il Monte Vettore taglia in due il confine di Umbria e Marche e, sul lato umbro, declina dolcemente su tre altopiani, il pian Grande (bacino carsico lungo 7 km e largo 3), il pian Piccolo e il Pian Perduto. La vista panoramica più toccante si ha da Castelluccio di Norcia, il paese più alto degli Appennini (1.452 metri s.l.m): ci appare come un paesaggio quasi lunare, di una bellezza abbagliante, totalmente immerso nel silenzio. Tra la fine di mag-

gio e l’inizio di luglio l’altopiano di Castelluccio si trasforma, dipingendosi di mille colori, vestendosi di un mosaico cromatico dalle infinite sfumature. Sono i giorni della fioritura e ovunque esplodono tonalità di giallo, rosso, bianco, azzurro, un giardino fitto di fiori di rara bellezza con papaveri, narcisi, genziane, tulipani e fiordalisi; e anche di piante di lenticchie, dai toni gialli e azzurrognoli. È una straordinaria festa della natura e una vera e propria manifestazione di straripante energia vitale. il turismo culturale 145


itinerario i da castelluccio di norcia ad amelia

NORCIA E CASCIA

Da Castelluccio scendiamo a Norcia percorrendo una strada panoramica ( SP 477 e SS 685) di una bellezza che ricorda quella seguita partendo da Preci. Domina ovunque il verde dei rilievi montuosi dei Monti Sibillini. In perfetto equilibro tra sacro e profano, Norcia è la città di San Benedetto, fondatore dell’ordine benedettino e patrono d’Europa, e al tempo stesso patria degli insaccati. Il paese ha un’organizzazione urbanistica diversa dai tanti borghi medievali umbri perché, in seguito a rovinosi terremoti che l’hanno colpita durante il Settecento, è stata interamente ricostruita. L’impianto originale è comunque romano e, come testimoniano l’ampia cinta muraria e le otto porte, la città si dovette difendere dagli attacchi delle popolazioni bar146 il turismo culturale

bare, tra cui Longobardi e Goti. Si accede al piccolo centro da porta Romana; una piccola stradina, fitta di botteghe alimentari e norcini, ci conduce direttamente nel cuore della cittadina umbra, in piazza San Benedetto: qui fanno bella mostra di sé il Palazzo Comunale (con loggiato inferiore del XIV sec.), il portico della Loggia dei Mercanti, la Basilica di San Benedetto (eretta in epoca medievale nel luogo dove nacque il Santo, abbellita da una facciata gotica), il Duomo e la monumentale rocca Castellina (eretta nel 1554). L’effetto è di singolare bellezza e la piazza si distingue come una delle più affascinanti dell’Umbria per qualità di disegno e disposizione dei monumenti. Ovunque si respira un’aria stuzzicante di sapori e di odori, come davanti a un banchetto agroalimentare: merito delle

tante botteghe norcine che vi si affacciano. Da Norcia proseguiamo per Cascia, appena 20 km ( SS 685 verso Serravalle, SR 320 verso Sant’Anatolia) che introducono alla Valnerina, ampia vallata tracciata dal fiume Nera, generato dalle acque della Cascata delle Marmore. Anche Cascia deve la sua notorietà alla vita di una protagonista della chiesa cattolica, la monaca agostiniana Rita da Cascia, proclamata Santa nel XX sec. A lei è stato reso omaggio con il Santuario di Santa Rita, consacrato nel 1947, dove un tempo si ergeva un’antica chiesa agostiniana. Il complesso non è di particolare interesse artistico e architettonico se non per il bell’altare disegnato da Giacomo Manzù. In questa prospettiva la visita a Cascia, se non per i fedeli, ha poca ragion d’essere.


cascia e norcia La piazza San Benedetto a Norcia e la Basilica di Santa Rita a Cascia (sotto)

MONTELEONE DI SPOLETO

L’eremo Madonna Delle Grazie Anche se obbliga a una deviazione dal percorso tracciato nell’itinerario, merita una breve sosta anche l’Eremo Madonna delle Grazie, a Monteleone di Spoleto, raggiungibile da Cascia in meno di mezz’ora (»SS 471). Qui, il 31 marzo 1944, la gente di Monteleone di Spoleto, in fuga per il timore di rappresaglie dell’esercito tedesco infastidito dalle azioni dei partigiani, cercava nascondigli nei boschi e nei fossi di Monte Motola ed Aspra. I soldati tedeschi, individuata la zona, stavano per raggiungere i fuggitivi ma, all’improvviso e contrariamente al solito, la montagna fu avvolta da una nebbia così fitta che impedì ai soldati di proseguire e di avvistare i fuggiaschi: essi riuscirono così a nascondersi o a scavalcare le montagne e a mettersi in salvo.
 Per ricordare questo evento, considerato miracoloso, il 31 Marzo 1986 è stata posta una croce la cui base in pietra cita:
«La paura ed il dolor ci travolge in guerra, la fede e l’amor ci raduna in pace» (PP)

il turismo culturale 147


itinerario i da castelluccio di norcia ad amelia

L’ABBAZIA DI SAN PIETRO IN VALLE

Riprendiamo il cammino entrando prima nel Parco Regionale Coscerno-Aspra, con il suo incantevole altopiano di Piani di Giavelli, e poi attraversando la Valnerina ( SS 685 verso Cerreto di Spoleto, SR 209 verso Vallo di Nera) con il suo panorama mozzafiato, una strada che ricorda una gola carsica naturale circondata da rilievi collinari e montagnosi. Tocchiamo Vallo di Nera (ancora intatto nella sua primigenia struttura urbanistica medievale), Sant’Anatolia di Narco (con i resti di un castello e con l'incantevole Convento di Santa Croce), il delizioso borgo medievale di Scheggino (si possono degustare ottime trote, gamberi di fiume e un buon tartufo) e arriviamo a una delle 148 il turismo culturale

più sorprendenti abbazie della regione, San Pietro in Valle. Le fonti riportano la notizia di una comunità di religiosi giunti in Umbria dalla Siria intorno al V-VI sec.; qui avrebbero fondato il primitivo eremo dove si stabilirono i santi Lazzaro e Giovanni. I due eremiti sarebbero apparsi in sogno a Faroaldo II, sesto duca longobardo di Spoleto, il quale, per offrire loro il giusto riparo, avrebbe fatto costruire l’Abbazia di San Pietro. In realtà è più probabile che la fondazione dell’abbazia sia da porre in relazione alla necessità di controllo di un territorio di cruciale importanza strategica sulla via tra Roma e Ravenna. Il complesso abbaziale si articola in quattro ambienti principali. Tre sono i chio-

stri, di pianta e disegno diseguale, attraverso i quali il visitatore giunge alla chiesa. Le prime due corti sono databili al XV sec.; l’ultimo ambiente, il chiostro vero e proprio, risale probabilmente al XII-XIII sec.; qui si trova un porticato in due ordini dallo stile non omogeneo, probabilmente frutto di restauri nell’arco del XV sec. Attraverso un portone, che conserva negli stipiti le sculture di San Pietro e San Paolo, risalenti all’XI sec., si accede alla chiesa; questa, databile fra l’XI e il XII sec., si presenta a una sola navata dalla notevole lunghezza, mentre il presbiterio è costituito da tre absidi di modeste dimensioni. Sul braccio nord del transetto si innesta il campanile a pianta quadrata della fine dell’XI sec.: costruito secondo i canoni


san pietro in valle L'Abbazia è adagiata su un pianoro del Monte Solenne a 365 metri s.l.m ed è completamente circondata dalla fitta e rigogliosa vegetazione che riveste tutta la Valnerina.

vigenti a Roma, presenta cornici marcapiano e una terminazione piatta, a torre. All’interno si trova un importante ciclo di affreschi la cui datazione, incerta, oscilla tra il XII sec. e i primi anni del XIII. Esso consta di quattro registri, il superiore dei quali è decorato con motivi geometrici. Le scene sono inserite entro un’illusionistica galleria scandita da colonne tortili. Nella parete sinistra e nel registro superiore di quella destra si trovano scene dell’Antico Testamento; nei registri mediano e inferiore della parete destra notiamo invece raffigurazioni del Nuovo Testamento. La scuola che ha lasciato questa testimonianza è quella romana; invece per la partizione delle scene, la presenza di didascalie, le divisioni e le finte trabeazioni la

mano degli artisti che operarono in San Pietro in Valle risulta lontana dagli influssi bizantini. Non possono non stupire la ricchezza e la varietà degli affreschi in un luogo così distante dai percorsi artistici più noti: anche il turista più distratto alzerà gli occhi e girerà su se stesso per cogliere questo gioiello nella sua interezza. Oltre allo splendido ciclo di affreschi, tra i più importanti del centro Italia, è possibile ammirare anche una serie di frammenti scultorei databili fra il VII e il IX sec. Alcuni di essi sono stati ricomposti arbitrariamente – durante i restauri degli anni Trenta del Novecento – nell’attuale altare. La lastra frontale dell’altare è pressoché un unicum nel suo genere, sia per l’essenzialità della tecnica – quasi un graf-

fito – sia per ciò che viene rappresentato – due figure umane e un vasto repertorio di elementi della scultura longobarda e bizantina – sia per la presenza della firma del Magester Ursus. Saranno proprio questi requisiti singolari a stimolare tanta critica italiana ed europea nel decifrare un vero e proprio enigma dell’arte altomedievale. Ancora oggi l’Abbazia di San Pietro e la sua valle suggestionano l’attenzione del visitatore per la natura rigogliosa, le mura colme di arte e di storia e il paesaggio mozzafiato: una vera oasi di pace e di silenzio. Lo sguardo di chi visita questo luogo dell’anima potrà descrivere meglio ciò che le parole hanno soltanto tentato di fare. (FLG) il turismo culturale 149


itinerario i da castelluccio di norcia ad amelia

ARRONE, SET CINEMATOGRAFICO

Lo mio nome est Brancaleone. Da Norcia Sopracciglia appuntite, naso aquilino, voce impostata eppure ironica. Un condottiero malconcio ma dignitoso, in sella al suo Aquilante, che dice: «Lo mio nome… stare attenti! Lo mio nome est Brancaleone. Da Norcia». Ebbene sì. L’impagabile personaggio interpretato da Vittorio Gassman veniva da Norcia, città umbra. E non lontano da quel luogo, ad Arrone, alcune scene de “L’armata Brancaleone” (1966) furono girate dal buon Monicelli. Si tratta della sequenza successiva a quella appena citata: il duello di Gassman durante la giostra per avere in sposa la dama che, inevitabilmente, non riesce a conquistare. Tra i registi italiani ci fu anche chi, pur restando nell’ambientazione storiografica, ha preferito declinare il lato comico e puntare sulle corde della malinconia. (LM)

LA VALNERINA, UNA TERRA INTORNO ALL’ACQUA

Invertendo le leggi della logica si dice che la Valnerina sia una terra intorno all’acqua. In fondo è solo una valle con un fiume al centro. Ma la logica in questo caso è molto relativa. E così, se uno dei borghi più affascinanti dell’area ternana si chiama Casteldilago, ci si dovrebbe 150 il turismo culturale

aspettare di vedere le sue torri riflesse in un ampio specchio d’acqua. Invece no. Perché Casteldilago (a otto chilometri dal centro di Terni) oggi è situato sopra uno sperone di roccia che domina il fiume, ma il lago non esiste più. Ne è rimasto solo il ricordo nel toponimo e negli attracchi delle barche poco sopra la strada che conduce al paese. Dove c’era il lago ci

sono ora campi e prati e a poche centinaia di metri il borgo gemello di Arrone. Castelli che si fronteggiano come in un duello medievale. Non a caso proprio qui il grande regista Mario Monicelli girò una delle scene più celebri de L’Armata Brancaleone, quella del torneo, all’inizio del film. Ma tra Arrone, che da poco è entrato nel club dei Borghi più belli d’Italia, e Casteldilago oggi risuonano solo le campane delle bellissime chiese di San Giovanni Battista, della collegiata cinquecentesca di Santa Maria Assunta, della Chiesa di San Nicola. Paesi-presepi di pietra si scrutano gli uni con gli altri in tutta la Valnerina ternana: Collestatte e Torre Orsina, balconi naturali sulla valle e sulla Cascata delle Marmore;


Montefranco, fondato dai fuoriusciti di Arrone, che ora guarda la “madrepatria” dall’alto in basso dalla cima del suo colle; e Ferentillo che, caso più unico che raro per un paese così piccolo, è formato da due borghi: Precetto e Matterella (degno di nota il Museo delle Mummie nella Chiesa di Santo Stefano), divisi da un ponte sul Nera e difesi, alle spalle, da due imponenti rocche che chiudono, di fatto, la Valnerina ternana, poche centinaia di metri prima della straordinaria Abbazia di San Pietro in Valle (a quindici chilometri dal centro di Terni), fondata dal duca longobardo Faroaldo e scrigno di tesori pittorici pregiotteschi che fanno parte della storia dell’arte, come abbiamo già visto. (GD)

LAGO DI PIEDILUCO E VILLALAGO

A poco più di 20 km da Ferentillo si trova il Lago di Piediluco, specchio d’acqua artificiale immerso nel verde il cui nome significa “ai piedi del bosco sacro”. Suggestivo e incantevole il centro abitato, una lunga striscia di caseggiati posati sulle sponde del lago e attraversati da un unico corso stradale che conduce alla piazzetta del centro storico, affacciata in uno dei più affascinanti belvedere. Il borgo è caratterizzato dalla presenza di numerosi vicoli che conducono alla riva del lago, un effetto ottico che regala splendide vedute. Assai coinvolgente anche la via panoramica che, a partire dal centro storico, conduce in una dorsale collinare da cui è possibile ammirare lo stra-

piediluco Il nome Piediluco significa “ai piedi del bosco sacro”. Il paese è dislocato nello lembo di terra tra il lago e il monte

ripante patrimonio boschivo che circonda il lago e che si riflette nelle acque per l’intero suo perimetro. A poche decine di metri dal suo centro storico si trova la Montagna dell’Eco, così chiamata perché in grado di far risuonare un intero endecasillabo nella sua interezza. Per godere di una delle migliori viste del territorio consigliamo di raggiungere Villalago, residenza in stile neoclassica fatta costruire dai baroni Franchetti (set cinematografico del film “La Caduta degli dei” di Luchino Visconti) e poi ancora Labro, incantevole borgo medievale. (LV) il turismo culturale 151


itinerario i da castelluccio di norcia ad amelia

SAN VALENTINO

Il patrono degli innamorati Patrono di Terni è san Valentino, il protettore degli innamorati di tutto il mondo, di cui anche Roma rivendica i natali. Sebbene la sua figura sia avvolta da un’aura di mistero che la colloca tra storia e leggenda, la devozione dei ternani verso il santo è forte e radicata. Chiaro segno sono le numerose manifestazioni, tra il sacro e il profano, che si susseguono in città nei giorni prima e dopo il 14 febbraio. Per tutto il mese Terni festeggia il suo patrono con una vasta serie di eventi. Fulcro delle celebrazioni religiose è la Basilica di San Valentino, che, la domenica precedente il 14, ospita la Festa della promessa, una messa speciale dedicata alle coppie di fidanzati che si sposeranno nel corso dell’anno, provenienti da tutta Italia.

LA CASCATA DELLA MARMORE

«Invano la pittura ha tentato di rendere queste grandi scene della natura, di cui il movimento e la vita sono l’essenza. Ho visto numerosi quadri dove abili mani hanno tentato di fissarle; tutta la loro arte non ha prodotto che imitazioni fredde e inanimate […] da ogni parte essa è ugualmente grande e maestosa […] La lingua non ha parole per esprimere il sentimento profondo e esaltato che comunica». Con queste parole Friedrich Johann Lorenz Meyer ci riassume l’eco che nel corso dei secoli ha suscitato il contesto ambientale di Terni e della Valnerina nella cultura europea. Posta lungo la via del classico Grand Tour in Italia, il belvedere superiore della Cascata delle Marmore si raggiunge dal Lago di Piediluco in 5 km 152 il turismo culturale

( verso vocabolo Mazzelvetta): un tempo si offriva come sosta ideale nel viaggio verso Roma e la sua magnifica “terribilità” stupiva, incantava e frastornava. «L’impareggiabile cateratta, orribilmente bella» di cui parla il poeta romantico George Byron – a lui è intitolato il piazzale principale che fronteggia la cascata; un «inferno di acque [che] ululano e sibilano e ribollono nell’eterna tortura; mentre il sudore della loro immane agonia, spremuto da questo loro Flegetonte, abbraccia le nere rocce che circondano l’abisso, disposte con dispietato orrore […]». Come ricordano in molti, la cascata fu creata dal console romano Marco Curio Dentato, che “forò” il ciglione delle Marmore facendo defluire le acque del Velino nel fiume Nera, con lo scopo di rendere salu-

bre l’impaludata piana reatina. «Bisogna convenire che questo spettacolo è molto al di sopra di tutte le meraviglie dell’arte»: così Jérôme Richard, a Terni nel 1762, di ritorno da Roma e diretto a Loreto, descriveva lo scenario che si offriva al viaggiatore. Sublime e orrida maestosità della cascata. Spettacolo che lascia senza parole, che imbarazza l’artista; natura che sfida la penna e il pennello, incapaci di ritrarre il movimento, la vita e il frastuono che rendono la scena a tal punto impressionante. Al moderno e curioso turista resta il piacere, immutato, della potenza delle acque e della scoperta di quei luoghi attraverso l’incanto di quanti, in passato, vi hanno posato lo sguardo, in una sorta di itinerario letterario. Basterà tendere bene l’orecchio, sembrerà di sentirne il brusio. (RC)


il turismo culturale 153


itinerario i da castelluccio di norcia ad amelia

L’AREA ARCHEOLOGICA DI CARSULAE

Lasciata alle spalle la Cascata delle Marmore ci dirigiamo verso Terni (SS 79 ) e raggiungiamo Cesi, piccolo paese da cui si può godere uno dei più bei panorami della conca ternana. Percorrendo la SP 72 in direzione San Gemini, in appena 7 km, si giunge al Parco Archeologico di Carsulae, il cui primo insediamento sembra sia sorto precedentemente alla via Flaminia. Dall’epilogo del I sec. a.C. Carsulae viene più volte citata nelle fonti antiche come zona dalle fertili terre; lo sviluppo economico, sostenuto dai fiorenti commerci, era garantito dalla vitalità della stessa via Flaminia. In seguito Carsulae divenne

carsulae Una veduta dei resti del Parco Archeologico di Carsulae e l'Arco di San Damiano

154 il turismo culturale

municipium. Fra le costruzioni conservate troviamo alcuni monumenti funerari e l’imponente Arco di San Damiano; un maestoso edificio pubblico si ergeva sul foro, non distante da due tempietti gemelli, forse dedicati ai Dioscuri; sono presenti inoltre le rovine delle terme, caratterizzate da vasti mosaici, mentre l’anfiteatro venne edificato sfruttando il naturale andamento del terreno. Gli ultimi studi propongono di rintracciare nei grandi edifici a ridosso della via Flaminia, di costruzione precedente alla fase imperiale, una mansio, un luogo di sosta che ospitava viandanti. Superato l’arco di San Damiano scendiamo a valle e incontriamo sul nostro per-

corso la chiesa romanica di San Giovanni de Butris, edificata sui resti di un ponte romano, con ogni probabilità coevo a quello di Narni, del quale si scorgono tuttora due arcate. Proseguendo verso nord troviamo Ponte Fonnaia, una singolare opera che mostra le arcate non in asse, poiché il corso della Flaminia non risulta perpendicolare all’andamento del torrente Aia. Poco oltre l'antica città romana di Carsulae sono i resti delle catacombe in località Grotta Traiana, databili al III sec. d.C. Nei pressi dell’antica Abbazia di San Faustino (XI-XII sec.) sono visibili le imponenti vestigia dell’ennesimo ponte, su cui si notano costruzioni tuttora abitate. (FLG)


IL COMPRENSORIO TERNANO: SAN GEMINI, NARNI E AMELIA

Il comprensorio ternano è ricco di piccoli borghi medievali che mantengono intatto il proprio fascino ed è generoso di rocche, castelli e fortezze, luoghi di grande interesse paesaggistico e storico. Per comodità percorriamo la strada che da Carsulae conduce a San Gemini per poi giungere prima a Narni e infine ad Amelia. Nonostante il Comune di San Gemini sia universalmente associato alle sue sorgenti d’acqua minerali, salutari e benefiche, la cittadina umbra è particolarmente ricca di testimonianze architettoniche di grande interesse. I numerosi vicoli, torrioni, chiostri e palazzi di San Gemini e le tante scalinate, piazze e abbazie sono testimonianza della ricchezza medievale, a partire dalla cinta muraria, in parte ancora visibile, che abbraccia lo splendido centro storico. Di grande interesse storico e artistico sono il Battistero dell’VIII sec., la chiesa romanica di San Giovanni Battista, l’Abbazia di San Nicolò, l’Abbazia di San Gemine (il duomo) e infine il Palazzo del Capitano del Popolo, noto anche come Palazzo Vecchio. Appena 14 km dividono San Gemini da Narni ( SS 3 verso San Bartolomeo e lungo la via Tiberina), una piccola cittadina colma di storia e di arte che mostra ancora oggi le stratificazioni che, dai tempi più remoti, si sono sovrapposte fino ai nostri giorni. Non può non essere ricordata l’imponente Rocca che domina il centro della città, fatta erigere dal cardinal Egidio Albornoz nel 1370 allo scopo di consolidare il controllo da parte dello Stato Pontificio sui propri territori. All’interno del Duomo dedicato a San Giovenale (XI-XII sec.) si trova l’antico sacello del vescovo Cassio, che ha rappresentato il fulcro della vita religiosa di Narni dall’età paleocristiana in poi. Interessante è anche visitare quella parte della Narni sotterranea nella quale si possono ammirare resti di cisterne romane, un’antica chiesa ipogea con affreschi del XII sec. e i curiosi quanto toccanti graffiti realizzati dai reclusi nei locali del tribunale dell’Inquisizione. A valle dell’abitato troviamo il ponte di Augusto, in gran parte in rovina, che si erge al di sopra del fiume Nera. Esso risale a quella fase di ripristino

narni e san gemini La Rocca di Narni e il centro di San Gemini durante l'Infiorata Sangeminese (sotto)

della Via Flaminia promossa dall’imperatore Augusto intorno agli anni Venti del I sec. a. C.: venne tante volte immortalato nelle stampe del Settecento e dell’Ottocento e ha poi trovato la massima celebrazione artistica nel quadro del francese Jean Baptiste Camille Corot, conservato al Louvre. Percorriamo infine gli ultimi 15 km per arrivare ad Amelia ( SS 205 attraverso la strada Amerina, Via Roma, Fornole). Passeggiare per le vie di questo borgo equivale a compiere un vero e proprio viaggio nel tempo, dai primi insediamenti del Paleolitico alle testimonianze di civiltà umbre ed etrusche, romane e cristiane,

tanto che viene considerato il centro più antico della regione. La cittadina ebbe nel Rinascimento il suo momento di splendore grazie anche all’opera di due illustri cittadini, il pittore Piermatteo d’Amelia e Agapito Geraldini, al servizio di Cesare Borgia. Ancora oggi la città può contare su un intricato dedalo di vicoli e piazze ricche di chiostri e chiese, fregi e monumenti carichi di storia. Poche città in Italia possono vantare un numero tanto alto di palazzi e residenze nobiliari di notevole interesse architettonico. Amelia conserva anche la superba statua del Germanico all’interno delle sale del Museo Archeologico. il turismo culturale 155


itinerario i da castelluccio di norcia ad amelia

NARNI SOTTERRANEA

I segreti del sottosuolo L’Associazione Culturale Subterranea è costituita da volontari che da anni lavorano a Narni per scoprire e valori zzare il ricco patrimonio culturale celato nel sottosuolo. NARNI SOTTERRANEA è un’affascinante visita indietro nel tempo alla scoperta di acquedotti, cisterne, cripte, cunicoli e delle misteriose segrete dell’Inquisizione. Sono previsti quattro itinerari storici: “Sulle Orme di San Francesco”, “Sentiero Benedettino”, “Nelle Città Sepolte di Ocricolum e Carsulae” e infine “Viaggio tra gli edifici romanici nella bassa Umbria”. www.narnisotterranea.it

L’ABBAZIA DI SAN CASSIANO E IL SACRO SPECO DI SAN FRANCESCO

Sono due le abbazie più interessanti sotto il profilo storico e architettonico, l’Abbazia di San Cassiano e quella di Sant’Angelo in Massa, quest’ultima difficilmente raggiungibile e in rovina: per questo motivo ci concentriamo esclusivamente sulla prima. Eretta nel X sec. e abitata dai monaci benedettini, l'Abbazia di San Cassiano deve la sua fortuna anche alla posizione strategica, a ridosso dell’antica via Flaminia. Ancora oggi totalmente immersa nel verde, la sua struttura archi156 il turismo culturale

tettonica di base è stata profondamente stravolta nel corso dei secoli: originariamente era a croce. Il complesso è costituito da vari nuclei abitativi accanto alla chiesa, il tutto abbracciato da una cinta muraria che prorompe in un piccolo campanile: a prima vista ricorda una piccola città castello e infatti fu costruita su un primigenio monastero fortificato. Composta di tre navate con deliziosi pilastrini e capitelli romanici, l’Abbazia di San Cassiano ospita anche dettagli architettonici di tipo orientale, come l’arco a ferro di cavallo. Il panorama che si affaccia dal chiostro dell’Ab-

bazia è di struggente bellezza. Da Narni, percorrendo circa 13 km (» verso strada Narni – Sant’Urbano), raggiungiamo il Sacro Speco di San Francesco lungo un tragitto di grande interesse paesaggistico, tortuoso ma assai intrigante, totalmente immerso in un profondo verde boschivo. Ad accoglierci all’Eremo è una statua di San Francesco e alcune tavole bronzee con l’iscrizione del testo del Cantico delle Creature. Il complesso è legato alla memoria e alla vita contemplativa di San Francesco, che qui dimorò nel 1213 in una grotta eremitica, uno speco ancora visita-


bile. Raggiungiamo innanzitutto il bel convento inferiore, tutto in pietra e legno, con un piccolo ma delizioso chiostro da cui si può godere di uno splendido paesaggio. L’ingresso alla chiesa avviene da una piccola porta in pietra bianca: attraversata questa, dopo un breve sentiero, raggiungiamo il Santuario Superiore, che ci appare come scavato nella roccia, un luogo di grande attrattiva, adoperato esclusivamente in estate, che offre l’opportunità di celebrazioni all’esterno. In questo spazio è ricavato l’ambiente di una deliziosa chiesetta; possiamo anche far visita allo speco

di San Francesco, un vero e proprio taglio sulla roccia. Il Sacro speco di San Francesco di Narni è il luogo più adatto per terminare il nostro viaggio nell’Umbria dei Santi e dei Mistici perché è proprio qui che è raccolto il fascino del mondo spiritale dei mistici e degli eremiti e la semplicità della loro vita contemplativa. A questo luogo, infine, sono associati alcuni miracoli di San Francesco, come quello legato al celebre castagno ancora rigoglioso nel parco del Santuario: «il secco bastoncello che frate Francesco piantò non lontano dalla amata spelonca,

san cassiano e san francesco Una delle migliori viste sull’Abbazia di San Cassiano è sicuramente dal centro di Narni (sopra) Il panorama che si può godere dal Sacro Speco di Narni, il luogo francescano più antico della Valnerina, è di certo uno dei più suggestivi (pagina a fianco)

si riempì presto di germogli; e ancor oggi, maestoso di rami e di secoli, ricco di nuovi polloni sviluppatisi intorno all’originario ceppo, il “Castagno di S. Francesco” produce gustosissimi frutti, sperimentati efficacissimi “per ogni sorta di malattie, gustandone con fede” (G. Ceroni, cit.)» il turismo culturale 157


ENGLISH SYNTHESIS

CASTELLUCCIO DI NORCIA - NORCIA - CASCIA MONTELEONE DI SPOLETO - SCHEGGINO - FERENTILLO - TERNI - SAN GEMINI - NARNI - AMELIA

ANCIENT AND ETERNAL SPLENDOR Streams, beech woods, small waterfalls, karstic caves, lakes, grasslands and mineral springs. It is the hardest to access – and, therefore, the most mysterious and mystical – part of Umbria. Translated by Sergio Pasquandrea

F

rom Castelluccio di Norcia to Nursia, through San Pietro in Valle and Ferentillo, Valnerina is a territory rich in art, history, wildlife, traditions and gastronomy. We end our trip on the traces of the ancient via Flaminia, the Roman road built in 220 BC to connect Rome with the Adriatic Sea. THE MOUNTS SIBILLINI AND CASTELLUCCIO DI NORCIA

Mounts Sibillini are a wildlife area of more than 15 thousand acres. Its highest peak, Mount Vettore, rises up to 9000 feet and hosts the Lake of Pilato, a small, “eyeglasses”-shaped glacial pond. On its Umbrian side, it gently slopes down to three plateaus: Pian Grande, Pian Piccolo and Pian Perduto. Castelluccio di Norcia, the highest village in the Apennines (4764 feet above sea level), offers a breathtaking sight on Pian Grande. Between the end of May and the beginning of June, the plateau turns into a multicolored patchwork of flowers: poppies, narcisses, gentians, tulips, cornflowers, and the yellow and blueish hues of lentils. NORCIA E CASCIA

A scenic road leads us from Castelluccio to Nursia ( SP 477 and SS 685), birthplace of Saint Benedict, and also famous for its production of salami. From Porta 158 il turismo culturale

Romana, one of Nursia’s eight gates, we walk through groceries and food shops, until we get to Piazza San Benedetto, one of Umbria’s most fascinating squares, with the Palazzo Comunale, the Loggia dei Mercanti, the Basilica of Saint Benedict (built directly upon the Saint’s birthplace), the Cathedral and the monumental Rocca Castellina. 12 miles from Nursia ( SS 685 towards Serravalle, SR 320 towards Sant’Anatolia), Cascia owes its notoriety to a saint, Rita (1381-1457), whose temple, built in 1947, with an interesting altar by Giacomo Manzù, is the only reason for visiting the town. SAN PIETRO IN VALLE, PIEDILUCO

We continue are trip across Valnerina ( SS 685 towards Cerreto di Spoleto, SR 209 towards Vallo di Nera), and reach San Pietro in Valle. According to the tradition, this abbey was erected on the site of an ancient hermitage, founded by Syrian monks; more probably, it responded to the need of controlling a crucial crossroad between Rome and Ravenna. Three cloisters give access to the church (XI-XII century), decorated by a cycle of frescoes, counted among the most important of Umbria’s Middle Ages. Moving towards Terni, we come across many pictoresque towns: the twinned Arrone and Casteldilago, Collestatte, Torre Orsina, Montefranco, and Ferentillo,

notable for its museum exposing a series of naturally mummified ancient bodies. Few more than 6 miles from Terni, the Lake of Piediluco deserves a visit, together with the town of the same name, with its many scenic viewpoints. MARMORE’S FALLS, CARSULAE

“A matchless cataract / horribly beautiful! But on the verge / from side to side, beneath the glittering morn, / and Iris sits, amidst the infernal surge”: so Lord Byron, in his “Childe Harold’s Pilgrimage”, described Marmore’s Falls, included among the stopovers of the Grand Tour. The waterfall was created in 271 BC by the roman Consul Marcus Furius Dentatus, in order to drain the plain besides Rieti from the swampy waters of River Velino, and still stands as a powerful and impressive view, with its 272 feet. Near Cesi, the vast archaeological site of Carsulae hosts the ruins of a Roman town, along the ancient Via Flaminia. Many buildings are still partially standing, including some tombs and temples, the thermae and the amphitheatre. SAN GEMINI, NARNI E AMELIA

Around Terni, several towns have preserved their Medieval charms, with castles, fortresses and wildlife areas. San Gemini, famous for its mineral springs, has also a beautiful historic center. Narni has an imposing fortress (Rocca) and hides an underground side, with Roman cisterns, a church and the Inquisition’s dungeons. Nearby, the ruined Augustus’s Bridge, crossing river Nera, and the abbey of San Cassiano. A 10 miles’ trip leads us to Amelia ( SS 205 along strada Amerina, Via Roma, Fornole), one of the most ancient human settlements in Umbria. Its center is a maze of alleys and squares, with countless places of artistic and histocal interest. The Archeological Museum preserves a statue of Germanicus. We end our journey visiting the “Sacro Speco” (Holy Cave), 8 miles from Narni ( towards strada Narni – Sant’Urbano), dedicated to Saint Francis, who dwelled here in 1213.


itinerario i da castelluccio di norcia ad amelia

La Boutique del Pecoraro Dizionario dei sapori

Luoghi del ristoro, del benessere e dell'accoglienza, ma anche botteghe artigianali, produttori agroalimentari e aziende vitivinicole: gli indirizzi dell'eccellenza del territorio

San Pietro in Valle Arte e storia

Agriturismo Valle Tezze Semplicità e qualità

Ricotta, pecorino, pecorino al tartufo, prosciutti, salsiccie, salumi, ciauscoli e tanto altro ancora in questo negozio del gusto nel centro di Norcia, da sempre patria degli insaccatti e dei salumi. Marco è il proprietario della Boutique che ha scelto di puntare alla grande qualità dei suoi prodotti: una strategia che ovviamente ha premiato e che soddisfa ancora oggi centinaia di appassionati della tradizione enogastronomica umbra.

Vicino Cascia trova spazio questo complesso agrituristico, un luogo speciale per raccogliersi in se stessi e scoprire i sapori di questa regione. Il casale in pietra offre ai visitatori camere semplici e arredate con cura, con vista a perdita d’occhio sui poderi di proprietà dell’agriturismo. Grazie a questi ultimi la produzione di materie prime e di carni è rigorosamente controllata e fornisce profumi e sapori naturali al ristorante annesso.

Piazza San Benedetto, 7 - 06046 Norcia (PG) Tel. 0743.816453 www.ilpecoraro.com

Località Valle Tezze – 06043 Cascia (PG) Tel. 0743.76111 www.valletezze.it Prezzi: camera doppia a partire da € 30 a persona con colazione

Ristorante Piermarini

La Loggia sul Nera

Il gusto della semplicità

Un angolo incontaminato

La splendida abbazia romanica è stata edificata nell'VIII sec. da Faroaldo II duca di Spoleto. La recente ristrutturazione si è conclusa nel 1998 e ha riportato all’antico splendore questo pezzo di storia umbra. Le camere sono ospitate dalle antiche celle dei monaci, finemente restaurate e arredate con mobilio sobrio e di classe. La lussureggiante natura umbra circonda l’abbazia, avvolgendola in una dimensione atemporale.

Il Ristorante Piermarini è circondato dal verde e dalla quiete della Valle del fiume Nera, tra colline e ruscelli, ad un passo dalla maestosa Cascata delle Marmore. Nella residenza di campagna tra ulivi, tigli odorosi ed erbe aromatiche è possibile gustare i frutti e i prodotti della terra d’Umbria, in un’atmosfera accogliente e familiare. La cucina vuole valorizzare la genuinità e la semplicità dei sapori e si basa sui prodotti tipici della regione.

Questo mini resort permette di abbracciare con lo sguardo la Valnerina, piccola valle con borgo che affianca il fiume Nera, in uno dei luoghi più nascosti e intatti dell’Umbria. I tre appartamenti a disposizione degli ospiti sono arredati in stile rustico e si affacciano sul borgo dalle suggestive terrazze. Nei dintorni sono facilmente raggiungibili la Cascata delle Marmore e il fiume Nera, ricco di trote fario per gli appassionati della pesca sportiva.

Strada statale 209 (Valnerina) – 05034 Ferentillo (TR) Tel. 0744.780129 www.sanpietroinvalle.com Prezzi: camera matrimoniale a partire da € 109 con colazione

Via Fosso Ancaiano, 23 – 05034 Ferentillo (TR) Tel. 0744.780714 www.saporipiermarini.it Prezzo medio: € 40-45 Chiuso domenica sera e lunedì

Via Mezzacosta, 14 – 05031 Arrone (TR) Tel. 347.4970188 www.loggiasulnera.com Prezzi: appartamenti a partire da € 70

il turismo culturale 159


di Sosta in Sosta Casale Maratta

Oste della Mal’Ora

Molino del Duca

Vita contadina

Alla corte dell'oste

Fascino antico, comfort moderno

La costruzione settecentesca del casale è ospitata dalle terre della conca ternana, in cui l’azienda coltiva prodotti tipici di questi luoghi come ortaggi, vino e cereali. Le camere sono arredate con rustica semplicità mentre le calde atmosfere evocate dal paesaggio circostante e l’antico aspetto dell’edificio in pietra e legno traghettano i visitatori indietro nella storia, riportando alla luce un’esistenza contadina in via d’estinzione.

L’oste è Renzo Franceschini, un’autorità del mondo enogastronomico italiano: non c’è etichetta di vino o produttore dell’eccellenza gourmet che sia presente nel locale. L’Oste della Mal’Ora è un locale con pochissimi tavoli perché Franceschini ha voluto creare un luogo accogliente dove poter costruire un rapporto di intimità con i clienti. La lista dei vini rappresenta semplicemente il meglio in circolazione e i piatti ruotano con la stagionalità.

Il vecchio mulino un tempo di proprietà della famiglia Cesi è stato oggi trasformato in una suggestiva contry house, per soggiorni che uniscono il fascino dell’antico e il comfort contemporaneo. Si trova ai piedi del parco del palazzo ducale dei Cesi ed è stato finemente restaurato. Le camere sono arredate con classe e sobrietà e il ristorante presenta una cucina che parte dalla tradizione umbra per approdare a proposte del tutto nuove.

Via Walter Lessini, 49 – 05100 Terni Tel. 0744.300248 www.casalemaratta.it Prezzi: camera doppia a partire da € 65 con colazione

Via Tre Archi, 5 – 05100 Terni Tel. 0744.813859 www.ostedellamalora.it Prezzo medio: € 25

Viale Regina Elena, 16 – 05100 Cesi (TR) Tel. 0744.241900 www.molinodelduca.com Prezzi: camera matrimoniale a partire da € 90.

Agraria Ponteggia Natura a portata di mano

Albergo Duomo

Valle Antica

Lusso e stile

Avvolti dal verde

Adagiata su di una vasto territorio di circa cento ettari, l’Agraria Ponteggia offre un servizio di ospitalità in quattro raffinate unità abitative, un servizio di ristorazione e uno spaggio eno gastronomico con i prodotti di propria coltivazione e trasformazione: olio extravergine di oliva, vino DOC e IGT ma anche olive, ciliege, noci e albicocche sono le eccellenze che Ponteggia offre alla propria cientela. L’agriturismo è immerso nel verde della campagna umbra.

Si affaccia sulla piazza del Duomo di San Gemini questo hotel di grande classe, ideale per un soggiorno all’insegna del comfort. Gli interni sono curati nel minimo dettaglio: ogni camera o suite è arredata secondo una diversa personalità cromatica e unisce il fascino dell’antico palazzo alle moderne tecnologie dell’albergazione. Nella sala ristorante restaurata è possibile godere della cucina umbra a base di tartufo, funghi porcini e altre tipicità.

Situata nei pressi dei borghi di Cesi e San Gemini questa struttura è una casa colonica completamente ristrutturata e contornata da un vigneto. La dimora è inoltre immersa in un suggestivo giardino di circa 8000 mq a completa disposizione dei clienti. L’ambiente rilassato e la cura dei particolari garantisce un soggiorno di completo relax. Il ristorante è inoltre specializzato nella cucina umbra, con pasta fresca artigianale e carni alla brace.

Località Belvedere, 221 – 05029 San Gemini (TR) Tel. 0744.630531 www.agrariaponteggia.it

Piazza Duomo,4 – 05029 San Gemini (TR) Tel. 0744.630015 www.albergoilduomo.com Prezzi: camera doppia a partire da € 52 con colazione

Località Valle Antica – 05029 San Gemini (TR) Tel. 0744.2414441 www.valleantica.com Prezzi: appartamenti a partire da € 630 settimanali

160 il turismo culturale


itinerario i da castelluccio di norcia ad amelia

Torre Palombara Profumo d’antico

Podere Costa Romana Isola di terra

Terra Umbra Hotel Moderno relax

La dimora storica si è sviluppata intorno ad una torre del XV secolo d.C. in una posizione panoramica privilegiata, da cui si gode la vista del borgo di Narni. La residenza è stata restaurata con cura, per mantenerne intatto l’antico splendore. Nel soggiorno fa bella mostra di se un caminetto settecentesco mentre un arco a mattoni separa questo ambiente dalla sala da pranzo, impreziosita da ampie vetrate che danno lo sguardo alla vallata.

Lungo la via Flaminia, verso il borgo di Narni, si affaccia questo podere, dall’aspetto antico e curato, con il fascino indiscutibile delle residenze di campagna. Intorno il verde dell’Umbria a perdita d’occhio regala una pace e un silenzio rari. Gli ambienti sono restaurati con attenzione e le camere a disposizione degli ospiti sono sei, impreziosite da arredi di antiquariato, tendaggi degli antichi telai di San Leucio e oggetti di artigianato locale.

Questo hotel è la scelta ideale per i viaggiatori che amano essere immersi nel verde ma che gradiscono un soggiorno di grande comfort. La struttura è nuova e vizia i clienti con camere arredate con sobrietà e attenzione unita ad una vasta gamma di servizi. Tra questi spicca la creazione di itinerari appositamente creati per gli utenti, che vengono guidati alla scoperta di luoghi meno battuti, come il ponte d’Augusto, situato sul fiume Nera.

Strada della Cantinetta, 3 – 05035 Narni (TR) Tel. 0744.474417 www.torrepalombara.com Prezzi: camera doppia a partire da € 160 con colazione

SS Flaminia (strada per i Tieli) – 05035 Narni (TR) Tel. 0744.722495 www.poderecostaromana.com Prezzi: suite a partire da € 100 con colazione (min. 2 notti)

S.p. Maratta Bassa, 61 – 05036 Narni (TR) Tel. 0744.750304 www.terraumbra.it Prezzi: camera doppia a partire da € 86 con colazione

Palazzo Farrattini A spasso nel tempo che fu

Palazzo Venturelli Abitare la storia

Ancora oggi questo palazzo è di proprietà della famiglia Farrattini di Amelia, notabili della città già nel XIV secolo. La maestosità e la bellezza del palazzo sconcertano il visitatore, che ha la possibilità di soggiornare non solo in un edificio splendido, ma in una vera e propria macchina del tempo. Tutto nel palazzo parla il linguaggio della storia, dalle suppellettili d’epoca ai soffitti e gli affreschi finemente restaurati, per un’esperienza unica.

Dimora cinquecentesca appartenuta un tempo all’omonima casata e oggi dalla famiglia Antonini, Palazzo Venturelli è una residenza storica ampiamente affrescata. Una volta varcato l’ingresso, lo sguardo è attratto da un’ampia terrazza, sormontata dall’antica piccionaia e affacciata sui boschi e gli orti sottostanti. Salendo tre rampe di scale si arriva al piano nobile, cuore della residenza, che conserva ancora stucchi, decorazioni e pavimento originale.

Via Farrattini, 52 – 05022 Amelia (TR) Tel. 0744.983399 www.palazzofarrattini.it Prezzi: camera doppia a partire da € 100

Via Pomponia, 30 – 05022 Amelia (TR) Tel. 0744.983809 www.palazzoventurelli.com

Relais La Tenuta del Gallo Raffinatezza seicentesca Avvolta nel verde circostante il borgo di Amelia questa tenuta ha una storia antica, che parte dal XVII sec. La struttura principale in pietra finemente restaurata ospita gli ambienti comuni ed è arredata con mobilio d’epoca. Le camere sono allestite con gusto raffinato e ospitano mobilio e complementi d’arredo in stile settecentesco. Il ristorante propone una rivisitazione contemporanea di tutta la gastronomia della penisola. Strada Ortacci, 34 (Località Casella – Macchie) – 05022 Amelia (TR) Tel. 0744.993666 www.tenutadelgallo.com Prezzi: camera doppia a partire da € 145 con colazione

il turismo culturale 161


GASTRONOMICAMENTE UMBRIA dizionario essenziale

Umbria, terra di poeti, santi, mistici e condottieri. Umbria, terra di contadini e allevatori, cacciatori e pescatori, fungaioli e tartufai, vignaioli e frantoiani, artigiani, cuochi, panettieri, pastai, norcini e cioccolatieri. Umbria, terra di massaie e di buongustai, di ghiotte, spiedi e focolari. Umbria, terra di storie e di leggende, scoperte e riscoperte, gesti semplici e sapori di una volta, appetitosi sogni e gastronomiche certezze. di Massimo Roscia

a.

Anguilla del Trasimeno

“Sulla tavola d’acqua dipinta dagli ulivi, scendono le isole a mezzogiorno. La voce della barca s’allunga, a svegliare le anguille tra i canneti”. È l’anguilla del Trasimeno quella delicatamente dipinta da Mario Lucrezio Reali, chimico prestato alla poesia. Grasse e prelibate sono le carni di questo pesce sguisciante, dal corpo allungato e serpentiforme e il ventre giallastro, che i pescatori della zona catturano con il “tofo”. E se a cadere nella caratteristica rete conica sia la primaverile “boccona”, piuttosto che l’autunnale e più rinomata “maretica”, poco importa. L’anguilla aggrada comunque il palato. Affumicata, marinata all’alloro, cotta allo spiedo o alla griglia. Ma è nel tradizionale tegamaccio, una squisita zuppa di pesce lacustre cucinata nel tegame di terracotta, a fuoco lento, per cinque ore, che gli schietti sapori del lago si trasformano in romantici versi.

162 il turismo culturale

b.

Brustengolo

Ricco pane dei poveri. La contraddizione che nol consentirebbe - è soltanto apparente. Nel Brustengolo, pane dolce tipicamente perugino, l’impasto di acqua tiepida e farina di mais è nei fatti impreziosito da un corredo di ingredienti che ha poco da invidiare al più regale dei deschi. Dopo una lunga notte di riposo, l’umile composto smette i suoi abiti da bifolco e viene vestito a festa con l’aggiunta di zucchero, mele tagliate a fettine, uvetta, olio di oliva, succo e buccia di limone grattugiata, pinoli, gherigli di noci, semi di anice o, in liquida alternativa, qualche goccia di mistrà. Il tutto è amalgamato, steso nello stampo ben oliato e infornato. Un solo morso e prendono vita i ricordi dell’autunno, di antiche tradizioni rurali, di un’infanzia felice, dei campi coltivati a granturco, dei tempi grami, quando bastava qualche manciata di frutta secca per sentirsi un re.

c.

coratella

Se lo fece per sfidare il demonio, per vincere le tentazioni della gola o per semplice penitenza, non è dato sapere. Certo è che Fra’ Jacopone da Todi patì non poche sofferenze nel baciare e lambire la coratella appesa nella sua cella, senza poterla addentare. La storia è nota: la carne presto marcì “et puzava ssì forte che se sentiva per tuto el dormitorio”. Dal pestilenziale fetore al soavissimo odore, dalla carne putrescente al “giubilo del cuore”. La coratella d’agnello è pietanza prelibata che sulla tavola umbra non può certo mancare. Rigorosa è la sequenza di polmone, cuore, frattaglie e, solo da ultimo, fegato. Interiora lavate in acqua e aceto, rosolate nell’olio con un trito di cipolla, condite con sale, pepe, rosmarino e una fettina di limone, sfumate con il vino bianco e fatte insaporire a tegame coperto. È così che si compone la lauda al gusto.


d.

DAINO

Non cinghiali, cervi, caprioli o altri selvatici ungulati, che pure popolano i boschi umbri in gran numero, ma daini. Nel territorio di Nocera Umbra l’allevamento e la lavorazione delle carni del Dama Dama - così Linneo volle appellare il rustico e frugale cervide - sono tradizioni consolidate. Delizioso è il bocconcino, ottenuto da finissima macinazione di carne magra di daino e del grasso di maiale, aromatizzato con sale, pepe e bacche di ginepro, insaccato, legato con lo spago e fatto stagionare un mese. Non meno prelibati sono i cacciatorini, salami di piccole dimensioni ma di grande gusto, o il filetto, ricavato con chirurgica precisione dalla lombata. Superbo è poi il prosciutto ottenuto dalla coscia sgrassata, salata a secco, conciata con aromi, affumicata e lasciata maturare. Non inquieti il rosso scuro di quella fetta priva di marezzatura, ci si affidi piuttosto al palato.

e.

erba

�.

Bieta selvatica, erba bruscia, erba del becco, porcacchia, raperonzolo, caccialepre, borragine, pimpinella, saprusella, gobbi, camettole, luppoli, vitalbe, strigioli, crocette, grespigni… Piante campestri dai nomi bizzarri, spesso dialettali, capaci di far ammattire il più zelante dei botanici; piante che gli umbri, con grande senso pratico, chiamano più semplicemente erba. È erba ribelle, infestante o rampicante, quella che nasce spontanea nei campi, nei boschi, nei prati, lungo i fossati, nei greppi dei viottoli di campagna. È erba d’antan, che sa di vigilia e di “mangiar di magro”. È erba umile, che in cucina sa farsi grande. I gambi, le foglie o le radici vengono condite a insalata con olio, sale e aceto, o appena sbollentate in acqua salata, o ripassate in un soffritto di lardo e spicchi di aglio o utilizzate come agreste ripieno di un’immancabile torta al testo.

FAGIOLINA DEL TRASIMENO

Riscoperta. Rilancio. Rivalorizzazione. Quel “ri” avanza inesorabile, sull’onda del recupero delle identità territoriali e delle opportunità legate ai nuovi mercati delle produzioni tipiche e di qualità, e sospinge la Fagiolina del lago Trasimeno. Grazie ad un manipolo di coraggiosi agricoltori, a Slow Food e all’Università di Perugia, questo prelibato legume, di etrusco lignaggio, è stato sottratto all’oblio e si ripresenta (ancora un ri) a tavola in tutto il suo splendore. Varietà locale di fagiolo dall’occhio coltivata nei terreni umidi del fondovalle lacustre. Piccolo, ovale e multicolore, dalla buccia sottile e il sapore erbaceo, delicato, quasi burroso, si fa gustare lessato e condito con un filo di olio extravergine, o in una zuppa di pane raffermo, o sublimato dalla suina cotenna. Ma dà il meglio di sé cotto nella pignatta, lentamente, con aglio e pomodoro.

il turismo culturale 163


umbria i dizionario gastronomico

g.

GHIOTTA

La testa, il collo, le punte delle ali e le zampette di una bella palomba (il colombaccio) - e, perché no, qualche uccelletto spennato - vengono energicamente battute, sminuzzate, ridotte in poltiglia e versate in un antico tegame di forma bislunga e munito di manico. Ghiotta. “Destinata a ricevere in sé ghiotte cose e leccarde”. Dal contenitore al contenuto il passo - metonimico - è breve. Nell’intingolo finiscono salvia, rosmarino, pepe nero in grani, aglio, buccia di limone, aceto, olio extravergine d’oliva e una dose abbondante di vino rosso, di buon corpo. E ancora, in un delirio gustativo, capperi, olive, bacche di ginepro, acciuga, tozzi di pane raffermo, prosciutto tritato e fegatini di pollo. Poi è ancora la palomba, che cuoce infilzata allo spiedo con struggente lentezza, a grondare i suoi umori nel ricco tegame e a rendere la ghiotta ancor più ghiotta.

l.

LENTICCHIA DI CASTELLUCCIO DI NORCIA

I fiorellini bianchi con venature violacee si alternano alle azzurre campanule, al giallo intenso delle olmarie peperine, al cremisi dei papaveri, al blu dei fiordalisi. Sullo sfondo, il verde smeraldo dell’altopiano carsico e, intorno, a rendere questo pezzo di Parco Nazionale dei Monti Sibillini ancor più metafisico, la nebbiolina madreperlacea del primo crepuscolo estivo. È questa la casa della lenticchia di Castelluccio di Norcia, prodotto tradizionale insignito con una meritatissima IGP. Seme lillipuziano, piatto, tondeggiante, striato. Colori che virano dal nocciola al verdastro. Buccia assai sottile e gusto delicato. Ottima come contorno, ideale per accompagnare un salume. I tempi di bollitura contenuti, la capacità di mantenere la cottura e di non perdere la buccia sono solo alcuni dei numerosi pregi gastronomici di questo legume. E poi il sapore inimitabile e il nostalgico ricordo dell’aia e del vecchio contadino che fa roteare sulla testa il suo mazzafrustu e batte ritmicamente i baccelli sulla paglia.

164 il turismo culturale

h.

h20, acqua

Due atomi di idrogeno uniti, in legame covalente, a un atomo di ossigeno. È l’acqua. Mistica e primigenia, vivificatrice e miracolosa, sacra e purificatrice, quieta e cristallina. Umbria, regione dell’acqua. Buffo paradosso per una terra così lontana dai mari, eppure assai ricca di questo elemento vitale. È così. In Umbria l’acqua è ovunque: nei laghi, nei fiumi, nelle cascate, nei canali di irrigazione, nelle artistiche fontane medievali, nel sottosuolo, nei massicci carbonatici della dorsale appenninica, nelle numerose sorgenti e nei complessi termali tanto apprezzati dai Romani. Salus per aquam. Benefiche e curative sono le proprietà delle acque minerali umbre utilizzate per le cure idropiniche e per l’imbottigliamento. Sangemini, Sanfaustino, Rocchetta, Flaminia, Viva, Misia, Fonte Tullia sono soltanto alcune delle rinomate acque di una regione completamente sconosciuta a Nettuno.

m.

MAZZAFEGATO

Tre quarti di carne di seconda e terza scelta (i pregiati scarti dei banchi dell’antica macelleria) e un quarto di fegato di maiale, un po’ di polmone e di spuntatura di polpa. Questa è la base dell’impasto del mazzafegato, salume tipico della tradizione regionale più ortodossa, che viene tritato finemente, salato, pepato, insaporito con fiori di finocchio e pinoli (nella versione dolce la carne è ulteriormente conciata con lo zucchero, l’uva passa, le bucce d’arancia e un rinvigorente goccio di vinsanto), insaccato in un budello naturale precedentemente aromatizzato nel vino, legato con lo spago, appeso e lasciato stagionare in cantina per almeno un paio di mesi. Colore scuro, profumo aromatico, sapore rustico, intenso e deciso. Salsiccia matta, insomma. Gustata con un paio di fette di pane cotto al forno a legna è autentica gioia per i cultori del quinto quarto.

i.

impastoiata

Nessun ostacolo. Nessuna corda, laccio o lacciolo. Di animali legati, neanche a parlarne. Questo piatto tradizionale, dall’etimo sviante, altro non è che un goloso incontro tra un proteico macco con i fagioli e quell’inesauribile concentrato di sostanza ed energia racchiuso nella polenta. I legumi (di norma cannellini o borlotti) vengono tenuti in ammollo per una notte intera, quindi lessati e fatti insaporire in un soffritto con il battuto di lardo, un trito di cipolla, sedano, carota, pomodori ben maturi (spellati e senza semi), sale e pepe quanto ne basti. Poi, a cottura ultimata, incontrano la molle polenta di farina di mais. Si abbracciano, si “impastoiano”, insaporendosi gli uni con l’altra. Il piatto contadino è pronto. Una generosa spolverata di pecorino e potrà essere consumato, caldo o freddo.

n.

norcino

Alto medioevo. Nei dintorni di Norcia, tra erbosi pendii, ampie faggete e boschi di querce di alto fusto è assai diffuso il pascolo dei suini. Gli allevatori della zona possiedono notevoli abilità manuali e presto si specializzano nella mattazione, castrazione e lavorazione dei maiali. La loro innata attitudine si perfeziona grazie alle nozioni di anatomia apprese dai monaci benedettini della vicina abbazia di Sant’Eutizio. E l’antico esercizio di “acconciare, condire ed ammannire in mille guise le carni dei majali” diventa una professione, una qualifica, un’arte. Nasce il moderno norcino, nascono corporazioni e confraternite, ma nascono soprattutto quei capolavori di gusto e artigianalità che tutto il mondo ci invidia. Salsicce, coppe, porchette, coppiette, lombetti, capocolli, ciauscoli, soppressate, mortadelle, prosciutti, pancette, guanciali, mazzafegati, budellacci, sanguinacci, salami, coralline, fiaschette del frate, coglioni di mulo e un’interminabile teoria di squisiti salumi ed insaccati.


il turismo culturale 165


umbria i dizionario gastronomico

o.

oca

In Umbria il gioco dell’oca ha regole tutte sue. Non ci sono dadi, né caselle, segnalini e tabelloni a spirale. Quanto alle palmipedi partecipanti, c’è davvero poco da divertirsi. In passato la sorte riservava loro due sole fatali alternative: diventare soffice piuma per i materassi da lasciare in dote alle figlie in età da marito o essere trasformate in succulente pietanze durante i freddi mesi invernali. Oggi i materassi vengono imbottiti con molle, lana e lattice di gomma, ma il destino gastronomico degli starnazzanti animali da cortile è, ahimè, rimasto immutato. E a divertirsi sono i buongustai, quando a tavola fanno la loro comparsa fumanti piatti di gnocchi, umbricelli o tagliatelle al sugo di oca, oche arrosto, oche in porchetta, oche ripiene alla contadina e fritto d’oca in padella.

r.

ROVEJA

La forma sferoidale ricorda il pisello, ma il sapore è simile a quello della fava. La roveja, pisum arvense, è un legume curioso, dall’elevato contenuto proteico, le origini dubbie (pare provenire dal Medio Oriente), la grande capacità di adattamento (resiste alle basse temperature e non necessita di molta acqua) e le alterne fortune. Nel passato più remoto è assoluta protagonista dell’alimentazione; a metà del Novecento, per la maggiore redditività di altre colture, rischia l’estinzione; negli ultimi anni, infine, grazie alla tenacia di eroici agricoltori di Cascia e dintorni, torna a nuova vita. Oggi questo pisello dei campi, dal colore cangiante verde, grigio e marrone, è un ricercatissimo prodotto gourmet. Da consumarsi fresco o essiccato nelle zuppe e nelle minestre. Macinato a pietra, si trasforma in un’amarognola farina utilizzata per preparare la farecchiata, una polenta insaporita con olio, aglio e battuto di acciughe.

166 il turismo culturale

p.

patata rossa di colfiorito

Altopiano di Colfiorito, Appennino umbromarchigiano. I reperti paleolitici, le duecentocinquanta tombe ad inumazione (corredate di ceramiche, armi in ferro e oggetti ornamentali), le capanne risalenti all’età del ferro e una meravigliosa chiesa in stile proto-romanico, la Basilica di Plestia, giustificano abbondantemente il viaggio. Se poi alla passione per la storia si accompagna quella per la gastronomia, l’occasione è propizia per gustare, in loco, la patata rossa di Colfiorito. Il tubero, dalla caratteristica buccia ruvida, sottile e rossastra e la polpa soda e croccante, è stato introdotto dagli agricoltori della zona agli inizi degli anni Sessanta e ha saputo ambientarsi perfettamente alle basse temperature e ai terreni sabbiosi dell’altopiano. Il sapore è ottimo, i quantitativi prodotti sono esigui, la commercializzazione è locale. Tre motivi in più per mettersi in viaggio.

s.

SEDANO NERO DI TREVI

“Sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba”. Nel Cantico delle umbre creature c’è spazio anche per un ortaggio dall’insolito colore, coltivato nelle terre umide e argillose tra Borgo e il fiume Clitunno. È il Nero di Trevi, una particolarissima cultivar di sedano, dal cuore tenero e polposo e il profumo irresistibile. Tra ritualità e antiche tradizioni, le lavorazioni seguono un preciso calendario. Da sempre. Si semina ad aprile (possibilmente con luna calante); ad ottobre, invece, si legano e si interrano le piante giunte a maturazione. Solo così il verde scuro delle coste schiarisce, assumendo colorazioni più candide e rassicuranti. E il sedano fa il suo ingresso a tavola. Dall’intramontabile pinzimonio alla sontuosa parmigiana, dall’insalata alla purea, dalla pastasciutta al ripieno di salsiccia, dalla zuppa alla frittella.

q.

quadrucci

Nulla a che vedere con i rinomati disegni d’epoca rinascimentale che ornano preziosi lini. Questi quadrucci non nascono dall’incrocio di trama e ordito, ma da un impasto di acqua e farina di grano tenero (con la moderna variante dell’uovo), lavorato da mani altrettanto sapienti. Piccoli quadrati di sfoglia cucinati con un corroborante brodo di gallina, la cotenna del maiale, la cicoria selvatica, la verza, le patate e le carote, i piselli, i ceci, i fagioli o le lenticchie. Al pari di frascatelli e passatelli, appartengono alla grande famiglia della pasta da minestra, pietanza conviviale per eccellenza che, dalle Alpi alla Sicilia, stringe l’italico stivale in un unico grande abbraccio. Piatti semplici e genuini, ricchi e nutrienti, brodosi ma non troppo; piatti della memoria, piatti che scaldano corpo e anima e rasserenano la mente.

t.

TORCOLO DI SAN COSTANZO

Alcuni sostengono che la forma circolare della ciambella richiami la collana di San Costanzo o, alternativamente, la ghirlanda di fiori usata per coprire i segni del feroce martirio; altri affermano che il buco rappresenta invece il collo decapitato del santo stesso; altri ancora - più laicamente - ritengono che il foro sia stato concepito solo per una questione di praticità e trasportabilità. Considerando questi ultimi una trascurabile minoranza, possiamo affermare, senza tema di smentita, che il Torcolo di San Costanzo è il dolce dei dolci della tradizione perugina, creato proprio in onore di uno dei tre patroni della città. Tradizione millenaria, sapore genuino, ingredienti semplici e facilmente reperibili che, nella ricetta codificata dall’Accademia Italiana della Cucina di Perugia, sono: farina di grano tenero, acqua, lievito acido, olio extra vergine di oliva, zucchero, uva passa, cedro candito, anice e pinoli.


u.

ulivo

Spolette volanti, macchine a vapore, ciminiere che sbuffano. La rivoluzione industriale emette i suoi primi vagiti. C’è bisogno di olio per sfamare la gente, alimentare le lampade e illuminare il progresso. Le autorità incoraggiano l’impianto di nuovi uliveti e quando nel 1829 Papa Pio VIII, con solenne notificazione, promette a chi metta a dimora una pianta di ulivo il premio di un Paolo (equivalente al guadagno di un’intera giornata lavorativa nei campi), l’Umbria, come per magia, si ricopre di ulivi. Dai frantoi sgorga un olio verde smeraldo, intenso, fruttato, dal persistente profumo di oliva fresca e di erba appena tagliata, dal retrogusto piacevolmente amarognolo. È l’olio di ieri. È l’olio di oggi. L’extravergine DOP Umbria, della regione grandissimo vanto.

v.

ventresca

Di nuovo lui, il nobile suino, del quale - e l’antico adagio è assoluta verità - non si butta via nulla. Nei dialetti dell’Italia centrale (umbro compreso), la ventresca è un tipo di pancetta ottenuta dal ventre del maiale, privata della cotenna, salata, aromatizzata con vino, aglio, pepe ed altre spezie, arrotolata (ne esiste anche una versione “tesa”), incartata, legata, appesa a un vecchio gancio di acciaio e lasciata stagionare. Quintessenza di sapore sotto forma cilindrica. Poi la lama di un coltello viola la sua integrità. Le fette cadono docilmente sul tagliere. Le strie marmorizzate del grasso si alternano, in una giostra concentrica, con quelle rosate della carne più magra. Al contrasto cromatico ne seguono uno olfattivo (i boschi e gli aromi speziati) e uno gustativo (ancora il grasso e il magro in perpetua lite, ancora l’armonia dietro la saporita guerra dei contrari).

z.

zafferano di cascia

“È buono ma è un po’ caro” argomenteranno alcuni. Ma basti pensare al sapore inarrivabile, alle specifiche necessità colturali, alla lavorazione rigorosamente manuale, alla rigida selezione e, soprattutto alle minime quantità prodotte, per farsi una ragione dei costi elevati. Per ottenere un chilo di zafferano fresco di Cascia, zafferano purissimo dell’Umbria (quantitativo che corrisponde, grammo più, grammo meno, a circa due etti di prodotto secco), occorrono circa duecentomila fiori di Crocus Sativus. I bulbi vengono espiantati ogni anno alla fine di luglio e, dopo un’attenta selezione, subito messi a dimora agli inizi di agosto. I fiori, di un bel colore violetto, sono raccolti tra ottobre e novembre, alle prime ore del mattino, per evitare il contatto diretto con i raggi del sole. Nell’arco della giornata gli stimmi trifidi - solo quelli di colore rosso vivo vengono separati dal fiore e fatti essiccare lentamente, mediante tostatura su brace di legna. Un lavoro manuale, lungo, complesso, che richiede una pazienza zen e giustifica il prezzo.

il turismo culturale 167


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La nuova identità di Terni si gioca su due fronti, da una parte un passato siderurgico e dall’altra un presente dedicato alla valorizzazione del ricco patrimonio turistico e a un processo di riconversione delle zone industriali dismesse che ha prodotto la nascita di un moderno polo culturale, scientifico e universitario.

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Una terra di eterni incontri e scontri tra Nord e Sud, Oriente e Occidente; una terra baciata dal sole e avvolta dal mito; una terra di memorie e melodie. Otranto stordisce per il suo patrimonio architettonico, per le sue testimonianze d’arte, per le sue spiaggie, per le sue baie incontaminate, per i suoi bastioni e per una cucina che si basa, ancora oggi, su materie prime che portano in dono il sole del Salento.

AmeliA segretA ViAGGiO NeLL’UMbriA iNCANTATA

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L’isola di San Pietro è un piccolo gioiello del Mediterraneo incastonato nell’arcipelago del Sulcis, nella regione sud-occidentale della Sardegna, che conserva ancora il fascino di una terra inviolata, da esplorare e scoprire nelle sue coste, così come al suo interno.

Passeggiare per Amelia significa compiere un vero e proprio viaggio nel tempo, perdersi in un dedalo di piazze, vicoli e chiostri carichi di storia. Amelia segreta intende valorizzare le tradizioni, i tesori artistici, naturali ed enogastronomici della città, raccontandola attraverso le testimonianze dei suoi abitanti, degli studiosi e di quanti hanno contribuito a definirne e tramandarne l’identità.

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UMBRIA, TERRA DI EREMITI, SANTI E MISTICI «In questa bellissima Umbria sono quieto: tutte le mie tristezze, le noie, i corrucci si dileguano, sfumando per le dolci curve di questi colli purissimi che lontanano vaporosi coingiungendosi con l'orizzonte» (Giosuè Carducci, 23 luglio 1877)

Da sempre l’Umbria è conosciuta come terra di grande spiritualità, pervasa da profondo misticismo e spirito religioso. In questo volume viaggeremo attraverso l'Umbria lungo otto itinerari tra oasi naturalistiche e luoghi di monachesimo dove mistici, santi e anacoreti segnarono il loro passaggio. Umbria is celebrated as the land of spirituality, mysticism and birthplace of saints. Here, the sacred mixes with the profane, history mingles with legend, ancient rites and traditions often surface. Our journey will go across wildlife reserves, monasteries, hermitages, and a multitude of towns and villages.

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