MAG numero 1

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mag #1 - gam magazine

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i musei stranieri più visitati nel 2009

National Gallery - Londra Metropolitan Museum - New York British Museum - Londra Tate Modern - Londra

fonte Il Giornale dell’Arte

Museo del Louvre - Parigi

National Gallery of Art - Washington Centre Pompidou - Parigi Museo d’Orsay - Parigi Museo del Prado - Madrid Museo Nazionale di Tokyo - Tokyo

Un tempo le mostre erano epocali oggi ce ne sono talmente tante, che spesso, a meno di non essere degli addetti ai lavori è difficile anche tenerne solo il conto. ammansire la tensione del giudizio. Questa accezione di intrattenimento si trova nel significato stesso di festival, come Richard Wagner ha spiegato una volta per tutte alla fine dell’Ottocento con il teatro-tempio di Bayreuth, dove le persone dovevano recarsi in spirito religioso per godere delle rivelazioni estetiche di lavori che, come Parsifal, erano in origine pensati per una rappresentazione esclusiva in quel luogo. Prima delle esecuzioni, degli araldi, con costumi adeguatamente neomedievali, si presentano, oggi come un tempo, per suonare i principali leitmotiven e chiamare a raccolta prima dell’evento. Un’intera generazione di artisti e scrittori trasse ispirazione da quell’idea, sognando spazi di comunione mistica con le forme dell’espressione estetica. Ovviamente oggi il numero dei fruitori è moltiplicato per migliaia di unità, se non milioni e quindi, anche se tutti, contro ogni probabilità, diffondono illusioni di esclusività, quello che conta è la qualità rutilante del momento, che specialmente eccita le autorità, disponibili a qualunque salto mortale, pur di comparire nel Book, per potere sorridere rilassati nella foto accanto al protagonista dell’esposizione o in

solitaria. Un tempo le mostre erano epocali, segnavano lo spartiacque della ricezione, ora sono epidermiche. Ce ne sono talmente tante, che spesso, a meno di non essere degli addetti ai lavori, è difficile anche tenerne solo il conto, ancora più complesso fruirne, se le cose si trovano in luoghi meno immediatamente frequentabili, lontani dalle grandi città. I centenari ormai determinano una crescita espositiva per spore, con il vento che capricciosamente dissemina. Per seguire un esempio recente, si sono contate centotrentadue esposizioni sul Futurismo, sfruttando spesso connessioni con la materia tanto vaghe quanto improbabili. Le esposizioni attirano decisamente più dei musei, che languono, spesso, e non solo in Italia, nella disattenzione, quando non sono ormai decisamente votati al disastro o all’estinzione. All’ingresso del Museo Civico di Bassano una custode accoglie il pubblico nella tenebra più oscura e dice con lentezza, scandendo: “Vado ad accendere la luce”, che infine illumina i meravigliosi bozzetti di Canova. A Oderzo, il paesaggio trevigiano accoglie la collezione di gotiche meraviglie di Alberto Martini, maestro

del macabro, che in tempo di Twilight potrebbe suscitare qualche interesse anche in un pubblico non specializzato, se si puntasse a una qualsiasi divulgazione. Volendo continuare in questo possibile elenco, la casa museo Mario Praz a Roma latita anch’essa, negandosi al visitatore. Tre momenti casuali, senza nessuna volontà o voluttà modellistica, tratti da itinerari dell’estate 2010, ma il gioco vale anche fuori dal Bel Paese e dalle Amate Sponde. Ci piace insomma sottostare alla dittatura dell’evento: ci dà un brivido vedere l’artista o il curatore, che a seconda del carattere, si vende benissimo al migliore offerente, fishes for compliments, o invece si nasconde, secondo quello stile Greta Garbo, che senz’altro ripaga allo stesso modo sulla lunga distanza, creando quello che serve per stabilire una propria identità: il personaggio. La collezione è statica, l’esposizione dinamica; mentre sullo sfondo si agita il fantasma dell’Expo Milanese del 2015, che dovrebbe trasformare una intera città per un anno in una isterica festa mobile, tornano alla mente le parole di Giorgio De Chirico nelle Memorie della mia vita, per cui il pittore chiedeva nei musei una maggiore qualità della visione, non sottostando alle ultime seduzioni della moda, ma disegnando uno standard della possibilità di fruire le opere. Ma ormai è tardi, il finissage del vernissage è vicino e urge correre a vendere il nuovo-vecchio personaggio e le sue eterne-recentissime opere.


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