Santi Faustino e Giovita

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Il Coro

TORNA A RISPLENDERE DOPO UN TREMENDO INCENDIO La notte del 2 dicembre 1743 scoppia un terribile incendio nel coro della chiesa: il fuoco viene domato prima che possa portare al crollo dell’intera struttura, ma nel disastro vanno perduti il prezioso organo dell’Antegnati, tutte le tele seicentesche che ornavano le pareti, gli stalli lignei dell’antico coro benedettino e, soprattutto, il grande ciclo di affreschi di Lattanzio Gambara. Anche l’arca dei Santi Patroni subisce danni, il forte calore stacca gli intarsi. Tra le lacrime dei monaci e della popolazione, le murature vengono riassestate e la copertura, distrutta dalle fiamme, ricostruita. Giovanni Battista Carboni, abile incisore e scultore, progetta e scolpisce i nuovi stalli lignei del coro, l’ancona monumentale dell’organo, la balconata, i deliziosi angeli musicanti. Si pensa a sostituire il distrutto Antegnati, l’arca sepolcrale viene restaurata, la volta con le pareti è riaffrescata da Giandomenico Tiepolo, il coro da ridipingere è affidato a Girolamo Mingozzi, detto il Colonna. Un secolo più tardi, a metà Ottocento, verrà chiamato a restaurare, integrare, ridisegnare tutta la parte lignea del coro, del presbiterio e della sacrestia Giovanni Fasser: il maestro ebanista trasporterà tutta la sua prestigiosa bottega dalla Svizzera. E, stimato e apprezzato, sceglierà poi Brescia come sua nuova residenza.

XXXII


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