What Women (don't) Want - Il web contro la violenza sulle donne 2013

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avvocato di 3.000 euro. Però il punto non sono i soldi, io glieli darei anche, è che è proprio un’ingiustizia fino in fondo. I bambini hanno perfino chiesto loro di essere visti da qualcun altro. Perché lo dicevano chiaramente all’educatrice: “Voi non ci ascoltate, fateci parlare con qualcun altro”. Al centro donna mi hanno detto di chiedere di farli andare in un altro servizio, e io ho fatto la domanda, due, tre, quattro volte. Non è stata accettata. Al mio avvocato la sentenza non è stata comunicata. Come è possibile che non ti abbiano detto niente per due mesi? Fulvia: Ah non so guarda, me lo chiedo anch’io. Veramente non funziona niente. C’è stata la sentenza a dicembre e il mio ex marito era l’unico che lo sapeva, lui e il suo avvocato. Lui da dicembre a oggi ha chiamato due volte a gennaio: una volta per sapere come stavano e una volta per invitarli a mangiare una pizza con la sorellina, visto che loro non la vedono da credo un anno. Io li ho convinti ad andare. Un’ora prima di andare lui ha chiamato e ha detto che la sorellina non va. E allora loro hanno detto: “E allora non andiamo neanche noi, spostiamo a quando può venire lei”. Ecco. Lui ha fatto un'urlata delle sue, del tipo che devono assolutamente vedere prima lui, sennò lui non gliela fa vedere… E basta: è un mese che non si fa né vedere né sentire, non sa come sono andate le pagelle, non sa come stanno, non gli interessa niente di niente. Ma poi la sentenza esattamente cosa dice, che dovete condividere l’affidamento? Fulvia: La mia istanza di revoca della

patria potestà è stata respinta, e quindi suppongo che in teoria dovremo tornare alle condizioni di prima, cioè che lui li può vedere due volte alla settimana e ogni altro fine settimana. Cosa che già non faceva prima, quindi non è che io mi aspetto che lo faccia dopo. Resta comunque il fatto che loro non lo vogliono vedere, che non ci vanno d’accordo neanche adesso. Fulvia aveva anche altre cause penali per le ripetute aggressioni subite. Di una è cominciato finalmente il processo. Fulvia: Pensa che è una cosa che è successa tre anni fa, e io vedo che è basato tutto su cavilli, su parole, sulle virgole scritte da qualche parte, perché l’avvocato del mio ex marito voleva far decadere la querela per maltrattamenti per una virgola che aveva scritto il mio avvocato sulla denuncia. Che io ho detto: per fortuna che l’ha scritta l’avvocato che io l’avrei scritta peggio. E lui aveva scritto qualcosa del tipo: “Si sottopone a indagine con l’intenzione della querela nel caso che voi riteniate ci siano gli estremi per farla”. Ecco. E lui ha detto che siccome ha usato il condizionale, può decadere la querela. Io sono rimasta lì e ho detto: “Ma stiamo scherzando? Cioè, anche le virgolette bisogna guardare?” Stiamo guardando una cosa grave, perché, alla fine, per quello che la vive, è grave. Per fortuna da quella volta lì lui mi sta lontano, ma mi sta lontano solo perché ha paura di trovare un’altra persona, ma se io fossi ancora come prima, che me lo trovo nascosto nei parcheggi, che mi segue etc, e avessi aspettato tre anni in quelle condizioni lì e poi magari per una virgola mi avessero detto che non c’è niente da fare,

cioè che per lui è lecito continuare così, ma io veramente finirei a buttarmi giù da un ponte. È solo per dire che va bene la legge, va bene quello che vuoi, ma non è basata effettivamente sulla giustizia. Non solo gli uomini si sentono titolari di poteri e diritti sulle donne, ma sembra proprio che li possiedano veramente. Che gli uomini godano di tutti i diritti e garanzie anche quando picchiano le compagne mentre le donne fanno fatica a ottenere protezione, forse non accade più sulla carta su cui sono scritte le nostre leggi, però accade nelle teste delle persone e quindi nei loro comportamenti concreti. I centri antiviolenza che ho visitato mi sono apparsi come le vere e proprie trincee della lotta tra i sessi. C'è chi nega l'esistenza di questa lotta, e certamente l'esistenza è più piacevole se si ignorano le guerre in corso, se decidiamo di ignorare le altre donne, chi è ferita e chi muore per non volersi piegare al volere di un uomo. Ma è una lotta che ci riguarda tutte e tutti: questa lotta mi appare in fondo una lotta per una forma di società diversa, dove le persone non si fermino alle apparenze codificate della Famiglia, ma cerchino la qualità delle relazioni. E quindi anche una lotta per resistere agli imperativi della rispettabilità, per rompere non solo la gabbia fisica delle violenza, ma anche e soprattutto la gabbia mentale che alle donne fa sopportare tutto ciò, mentre agli uomini fa credere di agire in modo giusto.

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