Capitolo 5 - Zone di fratturazione al suolo: rilievo e perimetrazione

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CAPITOLO 5

ZONE DI FRATTURAZIONE AL SUOLO RILIEVO E PERIMETRAZIONE Stefano Gresta

5.1 Introduzione Alla fine del 2002, in concomitanza con l’eruzione, si è verificata una intensa attività sismica che ha colpito il versante orientale dell’Etna. Durante i terremoti più forti e durante eventi di creep asismico, si sono formate numerose fratture al suolo, localizzate prevalentemente tra Bongiardo, Felicetto e San Giovanni Bosco, tra Scillichenti e Santa Tecla, tra Piano Provenzana, Piano Pernicana, Vena e Presa, ad Aci Catena, a Milo. In tali aree il Dipartimento Regionale di Protezione Civile ha approntato un’indagine basata su rilievi geomorfologici, a scala 1:2.000, che ha permesso di definire nel dettaglio le caratteristiche geometriche e cinematiche delle singole fratture. Il rilievo è stato successivamente completato, ad opera dei professionisti all’uopo incaricati, con la cartografia, a scala 1:10.000, di tutte quelle zone di frattura presenti nei singoli territori comunali, per le quali sono stati reperiti dati storici da letteratura e informazioni, anche coeve, che ne hanno permesso una precisa caratterizzazione. Il rilievo effettuato e l’analisi della copiosa documentazione scientifica, hanno consentito di realizzare un database in cui sono stati inseriti tutti i dati relativi alle singole zone di frattura.

5.2 Inquadramento strutturale e sequenza sismica del 2002 Le zone di frattura prodottesi durante il periodo Ottobre - Dicembre 2002 si inseriscono all’interno del complesso quadro che caratterizza l’intero versante orientale dell’Etna. Da un punto di vista geologico strutturale, il versante è caratterizzato dalla presenza di numerose strutture tettoniche, alcune delle quali, quelle che costituiscono il sistema Piano Provenzana - Pernicana, orientato E-W, e quelle del sistema Mascalucia - Trecastagni, orientato NW-SE, separano il blocco del versante orientale dal restante edificio vulcanico (Lo Giudice e Rasà, 1992). Questo blocco è soggetto a un continuo scivolamento gravitativo verso Est, accelerato da stress legati alla risalita di magma (Palano et al., 2008) e agevolato dalla

presenza, al di sotto dello strato superficiale di vulcaniti a comportamento rigido, di un potente deposito di argille a comportamento duttile (Carveni e Bella, 1994). L’energia di deformazione accumulata viene

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rilasciata in corrispondenza di strutture ubicate nel medio-basso versante orientale, in maniera istantanea, generando terremoti, comunque di bassa magnitudo (M<5) ma aventi ipocentri superficiali (h<2 km), oppure in maniera silente e lenta attraverso fenomeni di creep asismico (Lo Giudice e Rasà, 1992; Carveni e Bella, 1994; Bella et al., 1996; Gresta et al., 1997; Azzaro, 1999). Questi fenomeni sono principalmente localizzati lungo faglie orientate circa NNW-SSE e NW-SE, che si manifestano con delle imponenti scarpate denominate localmente “Timpe”, prosecuzione nell’entroterra del sistema tettonico a scala regionale della “scarpata ibleo-maltese” (cfr. Figura 5, Capitolo 4, questo volume). La sequenza sismica dell’Ottobre - Dicembre 2002 ha avuto il suo apice il 29 ottobre, quando è stata registrata una sequenza di 21 terremoti, quattro dei quali hanno avuto un valore di magnitudo compreso tra 4 e 4.4 (Azzaro et al., 2006). Il terremoto più importante è avvenuto alle ore 10:02 (GMT) e ha colpito la zona compresa tra Bongiardo, San Michele, Felicetto, Guardia e San Giovanni Bosco. Alle 16:39 un altro terremoto (M=4) ha interessato le località di Guzzi, Scillichenti e Santa Tecla. La sequenza è proseguita alle ore 17:14 con un sisma di M=4.1 localizzato nell’abitato di Milo; e uno, alle ore 18:14 (M=4.1), con epicentro in località Piano Provenzana. Una recrudescenza dell’attività sismica si è avuta il 2 dicembre, quando è stato colpito il centro abitato di Macchia (frazione di Giarre) con più eventi, il più forte dei quali è stato registrato alle ore 12:28 con M=3.6.

5.3 Rilievo delle fratture al suolo Il rilievo è stato eseguito prendendo principalmente in considerazione i singoli territori comunali, senza perdere di vista il contesto generale delle zone di frattura che insistono su più territori comunali. Il rilievo degli effetti lesivi al suolo è stato eseguito partendo dal censimento di tutti gli elementi deformativi che si sono manifestati nelle aree urbanizzate. Queste fratture, raggruppate in zone, sono state seguite anche in aperta campagna, dove hanno interessato il suolo agrario, stradine interpoderali e manufatti rurali. Il rilievo è stato condotto con l’ausilio di strumentazione GPS che ha permesso una corretta ubicazione delle fratture. Di queste sono state definite le caratteristiche geometriche e cinematiche che hanno permesso la costruzione di una apposita banca dati. Per le fratture cosismiche e post-sismiche degli eventi del 2002 è stata prodotta una cartografia di dettaglio a scala 1:2.000, nella quale i singoli tratti sono stati differenziati in funzione dell’entità dell’apertura (millimetrica e centimetrica). Lo studio è stato completato con la realizzazione di carte a scala 1:10.000, nelle quali sono state riportate le zone di frattura che si sono generate in epoca storica a seguito di terremoti o eventi di creep asismico. La ricerca si è basata sull’analisi dei dati storici pubblicati, reperiti nelle varie biblioteche ed emeroteche pubbliche, negli istituti universitari e di ricerca, e sulle informazioni e testimonianze che sono state verificate in loco.

5.3.1 Comuni di Acireale e Santa Venerina Nell’ambito territoriale considerato sono state riconosciute 26 zone di fratturazione (ZF), sei di queste si sono formate durante il 2002 e sono:

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ZF DI BONGIARDO - SCURA - SAN GIOVANNI BOSCO. Si è formata a seguito del terremoto delle ore 10:02 del 29/10/2002 (Azzaro et al., 2006). Essa è estesa circa 5.5 km e si sviluppa per quasi due terzi nel territorio di Santa Venerina, anche se le maggiori evidenze si hanno tra Scura e San Giovanni Bosco nel comune di Acireale. Ha un andamento circa N330 e si caratterizza per la presenza di discontinuità orientate circa N10-20 tra Acqua Bongiardo e Scura che diventano, nella parte meridionale, N330-340 (Figura 1). In quest’ultimo tratto sono state rilevate anche trascorrenze destre di 5-10 cm. Altre zone di frattura, con apertura millimetrica, di modesta entità sono state rilevate a Guardia, in Via Patrica, orientate circa NWSE (Figura 2). ZF DI GUZZI - CARAMMA - SANTA TECLA. Si è generata alle ore 16:39 del 29/10/2002, ha orientazione circa N350 e una lunghezza di 1.8 km. Lungo di essa, specialmente nelle campagne, sono state rilevate delle aperture fino a 150 cm e dislocazioni verticali fino a 5 cm. ZF DI SCILLICHENTI – GROTTICELLE. Parallela alla precedente, è allungata per circa 0.9 km, e ha una orientazione circa N330. Essa interessa la porzione occidentale dell’abitato di Scillichenti fino oltre la SP per Riposto. La cinematica è prevalentemente tensile anche se sono state riconosciute compressioni indotte sul manto stradale. ZF DI SANTA TECLA (VIA GROTTICELLE). Fenditure al suolo estese per 0.2 km, orientate circa N30, con apertura massima di 3 mm. ZF

DI

SANTA TECLA (ZONA SCALO PENNISI). Zona di fratturazione estesa circa 0.4 km, larga circa 5 m,

orientata circa N10, con dislocazione verticale verso Est (Figura 3).

Figura 1. Acqua Bongiardo: frattura su colata lavica. La linea tratteggiata indica l’apertura (foto archivio Filetti).

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Figura 2. Guardia: fratture millimetriche in via Patrica. Figura 3. Santa Tecla: frattura in Via Canale Torto.

ZF DI SANTA TECLA SUD. Fratture con dislocazione verticale di 20-30 cm verso Est si sono manifestate sull’asfalto di stradine e aree private, e verso Sud nelle scarpate poste a sud di Via Cocole. Le altre zone di frattura censite sono state ricostruite sulla base di dati e rilievi coevi a eventi sismici e di creep asismico rinvenuti in pubblicazioni scientifiche e lavori professionali. Nello specifico sono state riconosciute le seguenti zone: ZF DI URNI. Si individua nella porzione meridionale del territorio comunale di Acireale. Ha una orientazione circa NNW-SSE, una lunghezza di circa 0.5 km, cinematica normale con rigetto a Est. Le aperture presenti sono da ricondurre a eventi di creep asismico. ZF COMPLESSO MULINIA. Parallela alla precedente, mostra due fratture allungate per poche centinaia di metri. Con cinematica normale, si è manifestata nel 1994 a seguito di eventi di creep asismico. ZF BELVEDERE DI SANTA CATERINA. Si tratta di una zona di fratturazione ad andamento circa NNW-SSE che si estende per circa 0.75 km dalla piazzetta del Belvedere di Santa Caterina fino a Via Pianetto, intersecando la Via del mare e la porzione orientale del camping “il Panorama”. E’ conosciuta sin dal 1893 ed è ben descritta in un testo di Gaetano Platania (1905-1906) dal titolo: “I singolari terremoti di Santa Caterina”. Pur essendo una zona di fratturazione cosismica, spesso ha delle recrudescenze a seguito di

eventi di creep asismico. Sono state misurate aperture lungo i muri di 5-10 cm e rigetti di 2-3 cm verso Ovest. ZF SANTA CATERINA – CAMPING. Si tratta di una zona di frattura che comprende, da Sud verso Nord, l’abitato di Santa Caterina, la parte occidentale del Camping “Il Panorama”, la discesa di Via Pianetto e

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CAP. 5 - ZONE DI FRATTURAZIONE AL SUOLO. RILIEVO E PERIMETRAZIONE

Via Pietramonaca. È estesa per circa 0.7 km ed è parallela alla zona di frattura del Belvedere di Santa Caterina, assumendo sul territorio un andamento NNW-SSE. A parte le evidenze sul terreno e sui manufatti, attribuibili a fenomeni di creep asismico, nessun dato emerge dai lavori scientifici consultati.

ZF

DELLE

TERME

DI

ACIREALE. Si tratta di una zona estesa per circa 1 km, compresa tra la SS 114, le

Terme ottocentesche di Acireale fino ad arrivare, attraverso il quartiere Carmine, in Via Gargano. L’andamento è circa NNE-SSW nel suo tratto meridionale, diventando NNW-SSE nella porzione settentrionale. La cinematica è normale e la zona di frattura è alla base di una scarpata di origine tettonica che, nella parte Nord, si presenta obliterata da colate laviche.

ZF DI ACI PLATANI. Coincidente con un flesso morfologico, mostra sul territorio nella sua porzione meridionale un andamento circa NNE-SSW e, nel suo tratto settentrionale, un andamento circa N-S. Nota sin dal 1879 (Baratta, 1901), è stata spesso descritta a seguito di eventi di creep asismico o di terremoti locali (Silvestri, 1879a,b). Ben evidente nel centro di Aci Platani, non è visibile a Nord e a Sud della frazione, anche se le fonti storiche coeve riportano la presenza della zona di frattura sicuramente sino all’area del Cimitero di Acireale. La cinematica è normale, così come dimostrano le numerose depressioni rilevate nella pavimentazione delle abitazioni ispezionate. Nella parte meridionale, a sud di Via Porto Salvo, al limite con terreni agricoli, sono state rinvenute tracce di fratture lungo i muretti di delimitazione. ZF DI SANTA MARIA LA STELLA - FIANDACA – PENNINI. Si genera in corrispondenza di una struttura sismogenetica orientata circa NNW-SSE, estesa con evidenza discontinua per 4.5-5 km: da Fossa dell’Acqua (a Sud di Santa Maria La Stella) fino a Fleri (Zafferana Etnea). È stata rilevata una cinematica normale (sino a 20 cm nel 19/06/1984) e movimenti orizzontali di 8-15 cm (08/08/1894). Tale zona di frattura si riattiva in concomitanza di eventi sismici. I terremoti più importanti nei quali è stato possibile notare l’intera zona di frattura o parte di essa sono i seguenti: 8/08/1894 (Platania e Platania, 1894; Riccò, 1894; Boschi et al., 1995; Azzaro, 1999); 07/12/1907 (Platania, 1907); 07/05/1914 (CSLLPP, 1914; Platania, 1915; Sabatini, 1914; Boschi et al., 1995; Azzaro, 1999); 03/08/1931 (Cavasino, 1931; Imbò, 1935; Azzaro, 1999); 19/06/1984 (Benina et al., 1984; Patanè e Imposa, 1995); 11/11/1997. Questa zona di frattura si manifesta in maniera continua nel territorio di Aci Catena, in maniera discontinua in quello di Zafferana Etnea. ZF

DI

SANTA TECLA (detta delle Cocole). Si tratta di una ampia zona di fratturazione, orientata circa

NNW-SSE, per la prima volta rilevata con attenzione a seguito dell’evento sismico del 08/05/1914 (Platania, 1915; Sabatini, 1914). In Via Cocole è stato notato un rigetto verso Est di 35 cm che all’interno delle campagne attigue si manifesta con un avvallamento di circa 1 m, ancora oggi visibile per la fenomenologia di creep asismico. In tale zona è stato valutato un rateo di deformazione di 1 cm/anno in 35 anni circa, con movimenti distensivi associati a una minore componente di trascorrenza destra (Rasà et al., 1996).

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MICROZONAZIONE SISMICA DEL VERSANTE ORIENTALE DELL’ETNA. STUDI DI PRIMO LIVELLO

ZF DI SANTA TECLA - SANTA MARIA AMMALATI - LINERA – PASSOPOMO. La zona di fratturazione, estesa per circa 6,5 km secondo una direzione media NW-SE, si è manifestata a seguito di due importanti eventi sismici avvenuti il 08/05/1914 e il 19/03/1952. Lungo la fascia di fratturazione, che in alcune zone raggiunge una larghezza di 80 m, si evidenziano fenditure con cinematica transtensiva con spostamenti verticali fino a 100 cm e spostamenti orizzontali di qualche metro. Fratture coniugate sono state individuate prevalentemente, ma non solo, alla base della Timpa di Acireale (in zona Santa Tecla), in zona Mortara (Santa Maria Ammalati), Pilieri sottano, Linera, Passopomo. I terremoti per i quali è stata meglio documentata la formazione delle fratture sono quelli del 19/08/1865 (Boschi et al., 1995); 08/05/1914 (Sabatini, 1914; Platania, 1914); 19/03/1952 (Mancino, 1953-54; Patanè e Imposa, 1995). Questa zona di frattura si estende in maniera discontinua nel territorio comunale di Zafferana Etnea. ZF DI SCALO PENNISI – SCILLICHENTI. Si tratta di una zona di disturbo tettonico marcata da discontinuità orientate circa N-S. Riattivatasi nella sua parte meridionale successivamente all’evento sismico delle ore 17:14 del 29/10/2002, ha generato fenditure con aperture sino a 1 cm e dislocazioni sino a 3 cm in vicinanza della costa. Tuttavia la stessa è caratterizzata da attività di scorrimento asismico come dimostrano le continue riaperture di fratture in corrispondenza di manufatti degli anni ‘80 e ‘90. ZF DI CANALE TORTO - POZZILLO SUPERIORE – GROTTE. È una fascia che ricade nella porzione Sud della Faglia di San Leonardello. La zona è allungata circa NNW-SSE; è ampia 5 m nella parte meridionale, tendente ad ampliarsi nella porzione settentrionale tra Pozzillo e Grotte. La fratturazione è prevalentemente legata a fenomeni di creep asismico. Le fratture sono sempre a cinematica normale e con rigetto verso Est, con occasionali movimenti trascorrenti destri a Pozzillo superiore. In tale località, dall’aprile 1995 al febbraio 1996, è stato misurato uno spostamento verso Est di 2 mm, una apertura di 1 mm e una trascorrenza destra di 1 mm (Gresta et al., 1997). In località Scillichenti il movimento è stato valutato in circa 0.5 cm/anno (Rasà et al., 1996). Movimenti simili sono stati riscontrati in Via Canale torto, tra Santa Tecla e Stazzo, zona nella quale è stato registrato una dislocazione verso Est con modesta trascorrenza destra. Per la zona meridionale della Faglia di San Leonardello, responsabile dei terremoti del 26/09/1920, 08/04/1950, 29/01/1989, nelle cronache coeve non sono descritti effetti di fatturazione. Questa zona di frattura continua in parte nei territori di Santa Venerina e Giarre. ZF DI GUARDIA. Estesa circa 0.6 km è stata meglio definita a seguito del terremoto del 19/08/1973. La direzione è circa NW-SE, con fenditure orientate circa N-S e NNW-SSE lungo la Via Stazione. Le fenditure mostrano aperture millimetriche e non manifestano alcuna dislocazione. ZF DI VALLONE POZZILLO. Tra la congiungente Pozzillo superiore - Malopasso a Sud, e Grotte a Nord, è presente una ampia fascia di disturbo tettonico (sino a un massimo di 100 m) che ha marcate evidenze lungo la strada che costeggia il Torrente Pozzillo, tra Pozzillo superiore e inferiore. In essa sono identificabili tre zone principali, orientate circa N-S, a cinematica normale ed ampie sino a 1-1.5 m; tra queste si evidenziano altre zone secondarie, allineate parallelamente le prime.

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CAP. 5 - ZONE DI FRATTURAZIONE AL SUOLO. RILIEVO E PERIMETRAZIONE

ZF DI CASA CARPINATI. È ubicata alla base di una scarpata di origine tettonica orientata circa NNW-SSE ed ha come estremi rilevati la SP per Riposto a Nord (prima della discesa che porta a un cavalcavia del Torrente Fago Salaro) e la porzione orientale di Via delle Acque minerali a Sud. Le fratture si sono generate sia a seguito di eventi sismici, sia per creep asismico. A seguito del terremoto del 29/07/1981 è stata rilevata una zona di fratturazione lunga 800 m ed ampia 70 m con rigetti verso W di 2 cm (Patanè e Imposa, 1995). Secondo Azzaro et al. (1989) le fratture sono discontinue (5-6 m) per 1 km. Pur essendosi attivata in concomitanza di eventi sismici, esistono evidenze di fenomeni di creep asismico (rigetto 3 cm ad W) come quello del 28/10/2001. ZF

DI

POZZILLO

INFERIORE.

Tale frattura è stata segnalata successivamente all’evento sismico del

30/04/1981, allorquando sono state accertate delle fratture lungo le strade e nei pavimenti delle case ampie 1 cm e la rottura della condotta idrica principale. Ha interessato la porzione meridionale dell’abitato di Pozzillo inferiore. In Via Carammone ancora oggi si osservano edifici con pavimentazione deformata e fratturata. La zona di frattura era orientata circa NNW-SSE e in essa sono state misurate delle dislocazioni fino a 3 cm (Patanè e Imposa, 1995). ZF DI MALOPASSO - TORRENTE FAGO – TRAPUNTI. Si tratta di una fascia di fratturazione identificata con una faglia antitetica a quella di San Leonardello. Le discontinuità coprono una fascia di circa 5 m alla base della scarpata, orientata circa NNW-SSE con rigetto verso Ovest. La cinematica lungo questa zona di frattura, valutata su alcuni manufatti tra il 1995 e il 1996 (Gresta et al., 1997), è normale con rigetto ad Ovest. Nella parte meridionale la zona di frattura si estende verso il Torrente Pozzillo. Questa ZF, identificata con la porzione SE del “graben di San Leonardello”, interessa anche il territorio comunale di Riposto e Giarre. ZF DELLA TIMPA DI SAN LEONARDELLO. È la continuazione della ZF di Canale torto - Pozzillo superiore – Grotte. Essa è parte di un più ampio allineamento che interessa anche il comune di Giarre. Si identifica con una struttura sismogenetica conosciuta come “Faglia di San Leonardello”, caratterizzata da una scarpata ad andamento NNW-SSE. Ha una lunghezza di circa 0.5 km e si compone di tre subzone. Dati relativi alla zona di fratturazione in esame sono presenti nelle cronache dei terremoti del 26/09/1920 (Castorina, 1920; Platania, 1920) e dell’08/04/1950, rispettivamente con dislivelli di 20 cm e aperture da 30 a 70 cm. Per il terremoto del 29/01/1989 (Azzaro et al., 1989; Patanè et al., 1989; Patanè e Imposa, 1995) il campo di frattura interessava l’autostrada Catania - Messina con dislivelli fino a 30 cm ad Est. ZF DI C.DA LUMINARIA. Si tratta di una zona di fratturazione complessa che si identifica morfologicamente con una depressione tettonica posta presso la “Faglia di San Leonardello”, della quale è parte integrante. Pur essendo poco menzionata nelle cronache dei terremoti avvenuti nel 1920, 1950 e 1989, la zona è tettonicamente attiva. Lungo la S.P per Trepunti - Santa Venerina, la frattura ad Ovest, estesa per circa 1.3 km in mappa, mostra una apertura di 1-2 cm con dislivello verticale di 1-2 cm. La frattura orientale, estesa per circa 0.6 Km è attiva e mostra una deformazione nell’asfalto della strada S.P. Trepunti - Santa

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Venerina con rigetto verso Ovest di 3-5 cm. Tale frattura che continua in Via Luminaria e lungo la sede stradale dell’autostrada sino alle campagne a sud, è evidenziata sul terreno da depressioni allungate circa NNW-SSE. La sua parte meridionale si è riaperta a seguito dell’evento del gennaio 1989 (Patanè e Imposa, 1995). Questa ZF continua nel territorio comunale di Giarre. ZF DI FONDO MACCHIA - RONDINELLA – PALOMBARO. Si tratta di una zona estesa 6 km dal territorio di Giarre verso quello di Acireale con una orientazione circa NNW-SSE; si estende dalle Timpe di Moscarello, a Nord, verso Guardia Mangano, a Sud. Le maggiori evidenze sono state descritte a seguito del terremoto del 11/10/1911 (Riccò, 1912). Nel territorio di Santa Venerina sono state misurate dislocazioni di 90 cm verso Est e aperture di 1 m circa (zona Palombaro). Gli altri terremoti per i quali sono documentati fenomeni di fratturazione sono: 19/07/1865 (Grassi, 1865; Boschi et al., 1995); 21/04/1971 (Riuscetti e Di Stefano, 1971). ZF DI SAN GIOVANNI BOSCO. Conosciuta sin dal 1879, si è riattivata a seguito di altri due importanti terremoti datati 1909 (Riccò, 1909) e 1986 (Patanè e Imposa, 1995). Ha un andamento circa NNW-SSE e ha avuto delle riattivazioni durante la sequenza sismica del 29/10/2002.

5.3.2 Comune di Piedimonte Etneo Il territorio comunale di Piedimonte Etneo è caratterizzato dalla presenza di numerose zone di frattura che si identificano con il sistema tettonico denominato Sistema della faglia Pernicana (Azzaro, 1999; Azzaro et al., 2001; Acocella e Neri, 2005). Le fratture rilevate e censite si sono generate o riattivate in concomitanza degli eventi sismici e vulcanici (Acocella et al., 2003; Acocella e Neri, 2005): il terremoto del 22/09/2002 (M=3.7), con epicentro nella parte occidentale della Faglia Pernicana a circa 1450 m s.l.m; il terremoto del 26/10/2002, alle ore 20:25. L’apertura di un sistema eruttivo, avvenuta tra il 27 ottobre e il 2 novembre 2002, lungo il fianco NE dell’Etna ha determinato uno scorrimento asismico transtensivo orizzontale sinistro nella parte occidentale della Faglia Pernicana, compreso tra il Rift di NE e Rocca Pignatello. Lungo tale tratto della struttura tettonica è stata misurata, in prossimità del Villaggio Mareneve (Linguaglossa), una dislocazione verticale di 0.6 m e una dislocazione orizzontale di 1.1 m , incrementata, il 12/11/2002, sino a 1.25 m. Lo scorrimento asismico che interessa la parte Ovest del sistema di faglie, tra la fine dell’Ottobre 2002 e l’inizio del Novembre 2002, interessa la porzione orientale, da Rocca Pignatello a Fondachello, con un tasso di scorrimento di 1-10 mm/mese. Il rilievo geomorfologico ha permesso di appurare la presenza nell’area considerata di nove zone di fratturazione all’interno delle quali sono state riconosciute quattordici subzone: ZF DI VENA OVEST. Ha un andamento circa NNW-SSE e si compone di 4 subzone. Si tratta di fratture orientate circa N300 e N160-175 circa parallele che definiscono una depressione molto allungata, dove le singole fratture si estendono per circa 250-500 m. In tale zona sono state misurate aperture da 2 cm a 150 cm (figura 4) che si identificano con avvallamenti lungo le strade o nel terreno agrario.

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CAP. 5 - ZONE DI FRATTURAZIONE AL SUOLO. RILIEVO E PERIMETRAZIONE

ZF DI VENA SUD. Questa zona si localizza a sud della precedente. È stato rilevato un campo di fratture orientato circa N240-300, che descrive un andamento a semiarco con rigetto a NE. Le singole fratture estese per circa 20-50 m, mostrano rigetti verso Nord di 2-4 cm e trascorrenze destre di 0.5-2 cm. ZF DI VENA. Le fratture sono localizzate in corrispondenza e in vicinanza del centro abitato. Si tratta di elementi diversamente orientati. Nella zona a monte del Santuario Madonna della Vena sono presenti due

fratture con apertura millimetrica, che interessano delle stradine. Le fratture, con evidenza discontinua, sono all’incirca parallele ad altre deformazioni visibili sul piazzale del santuario e sulla strada a valle del muro di contenimento dello stesso piazzale. ZF DI ROCCA CAMPANA - MONTE FINOCCHIO NORD. È la zona di frattura più estesa dell’intera area (1.2 km) ed ha un andamento circa N90-120. Per semplicità è stata suddivisa in 3 subzone. La prima interessa un campo di fratture abbastanza vasto (5 fratture) cha hanno una orientazione media circa N100-120 con apertura massima di 1-2 m e con una dislocazione orizzontale sinistra sino a 38 cm. La zona di frattura da Rocca Campana immerge a ESE interessando i crinali delle colate laviche (Figura 5). La seconda si identifica con una vistosa superficie di deformazione, ampia circa 1 m, che mostra una concavità orientata circa N90 e che interessa anche una mulattiera, dislocata orizzontalmente per 2.20 m (trascorrenza sinistra), e verticalmente per 20-50 cm. La terza è caratterizzata da una deformazione orientata N 110; si tratta di una zona estesa per circa 700 m sino alla S.P. 68, a Nord di Monte Finocchio, dove è stata ri-

Figura 4. Vena: zona di frattura in aperta campagna.

Figura 5. Rocca Campana: frattura su colata lavica.

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levata una dislocazione orizzontale massima di 1.60 m (trascorrenza sinistra) e una dislocazione normale di 5-10 cm verso Sud, con apertura di 30 cm. ZF DI BOSCO MONTE FINOCCHIO - PRESA SUD. Si tratta di una zona di frattura, orientata circa N90-100 connessa alla precedente con la quale, tuttavia, non ha evidente continuità. È caratterizzata da diverse fratture con cinematica transtensiva, con aperture da 2 a 300 cm, dislocazioni verticali da 5 a 50 cm, e orizzontali da 15 a 120 cm (Figura 6). Tra il versante e la base della scarpata, sono state rilevate numerose fratture, una delle quali dovuta a fenomeni gravitativi, altre legate a fenomeni di compressione, da collegare ai movimenti transpressivi lungo la zona di frattura principale. ZF DI MONTE FINOCCHIO - VIA CALVARIO. Si tratta di una zona di fatturazione con orientazione N330 caratterizzata da numerose discontinuità con apertura da 4 a 15 cm, che mostrano una cinematica normale accompagnata anche da rigetti orizzontali destri. ZF DI VIA CALVARIO. Si tratta di una frattura ad Est di Via Calvario, che interessa numerosi edifici con una chiara compressione verso Est. ZF DI ROCCA CAMPANA 1. È una zona di frattura costituita da un campo di tre fratture, due delle quali sono orientate circa N90 e registrano movimenti di trascorrenti sinistri. ZF DI ROCCA CAMPANA 2. La frattura ha un andamento circa N95 con una apertura di ampiezza variabile tra i 5 e 30 cm. In corrispondenza della dislocazione si è osservata una cinematica trascorrente sinistra di circa 130 cm.

Figura 6. Presa: zona di frattura con evidente dislocazione orizzontale a trascorrenza sinistra (foto scattata il 24/02/2003, archivio Boso).

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CAP. 5 - ZONE DI FRATTURAZIONE AL SUOLO. RILIEVO E PERIMETRAZIONE

5.3.3 Comune di Zafferana Etnea Nel territorio in esame sono state riconosciute le seguenti zone di frattura: ZF DI FLERI. Si tratta di una zona di frattura che interessa le seguenti località: C.da Cavotta, San Giovannello, Fleri, fino a quasi Sciare Torrisi. E’ estesa per circa 1 km secondo una direzione circa N330 e ampia almeno 40-50 m. Anche se bibliograficamente viene associata alla Faglia di Fiandaca (Azzaro, 1999; Azzaro et al., 2000), non è detto che sia direttamente connessa a questa. I terremoti nei quali è stata rilevata una sua attivazione sono: 08/08/1894 (Boschi et al., 1995); 25/10/1984 (Patanè e Imposa, 1995). ZF DI PISANO – MAZZASETTE. Si tratta di una zona di fratturazione che bibliograficamente viene associata alla struttura tettonica denominata Faglia di Fiandaca (Azzaro, 1999; Azzaro et al., 2000). A parte i dati che emergono dai rilevi subito successivi al terremoto del 1894, nessuna altra informazione di riattivazione è stata reperita per quanto concerne altri eventi sismici avvenuti nella zona successivamente. A questo terremoto sono state associate fratture al suolo con cinematica estensionale, che in località Mazzasette, orientate circa N-S, hanno prodotto anche a spostamenti orizzontali compresi tra 8 e 15 cm (Platania e Platania, 1894, Riccò, 1894, Boschi et al., 1995, Azzaro, 1999). ZF DI PASSOPOMO - ROCCA D’API. Si identifica con il proseguimento della ZF DI SANTA TECLA - SANTA MARIA AMMALATI - LINERA - PASSOPOMO, già descritta per i territori comunale di Acireale e Santa Venerina. I terremoti nei quali sono state rilevate fratture in questo territorio sono il terremoto del 08/05/1914, tra Linera, Passopomo e Rocca d’Api (Platania, 1915); C.S. LLPP 1914; Sabatini, 1914), e il terremoto del 19/03/1952, nel quale è stata riconosciuta una zona di frattura tra Passopomo e Rocca d’Api, sino all’area del cimitero (Mancino, 1953-54).

5.3.4 Comune di Aci Catena L’area interessata da fratturazione si estende da C.da Fossa dell’Acqua (al confine con il comune di Acireale) sino all’interno dell’abitato di Aci Catena, e precisamente nel quartiere di S. Cosimo (in Via Pozzo) e subordinatamente nella porzione meridionale del suo territorio in località Crocifisso Nizzeti. Le fratture censite sono note già da molto tempo (Rasà et al., 1996; Azzaro, 1999) e la loro apertura è dovuta a meccanismi di creep asismico e solo subordinatamente a eventi sismici. Le zone di frattura sono state descritte e distinte sulla base della loro direzione prevalente. ZF DI FOSSA DELL’ACQUA – CUBISIA. È il prolungamento a sud della ZF di S. Maria la Stella - Fiandaca - Pennisi. Essa si rileva in corrispondenza di una struttura tettonica, orientata NNW-SSE, che si estende, per diversi km, da Fossa dell’Acqua sino a Mazzasette. Il segmento che da Fossa dell’Acqua (via Cefalù)

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arriva al quartiere della Cubisia (area nord dell’abitato di Aci Catena) si manifesta principalmente con una frattura singola e continua, orientata NNW-SSE per una lunghezza di circa 1.3 km. Localmente si mostra con fratture parallele distanti l’una dall’altra al più 1.5 metri. La sua attività, sulla base dei dati storici a disposizione, non sembra essere direttamente connessa ad eventi sismici (attività cosismica) ma a creep, causando, in momenti differenti, danni ad edifici e strade. ZF DI CUBISIA – CONSOLAZIONE. Si tratta di una fascia di fratture isoorientate di larghezza complessiva variabile dal metro sino a circa 80 metri. Essa, nel suo insieme, è orientata con direzione circa N30, mentre localmente le singole fratture presentano una dispersione di circa 20° passando da N20 a N40. Interessano edifici e viabilità con diverso grado di danneggiamento, le singole fratture sono caratterizzate da cinematismi principalmente transtensivi, con prevalenza della componente trascorrente su quella verticale, con tassi di scorrimento orizzontale asismico compresi tra 0.9 cm/anno (Via Libertà) e 1.7 cm/anno (Via D’Agostino; Figura 7), mentre per la componente verticale sono compresi tra 0.2 cm/anno (Via Libertà) e 0.4 cm/anno (Via D’Agostino) (Rasà et al., 1996). Subordinatamente al sistema di fratturazione sopra descritto, si segnala una fratturazione orientata N10 che si sviluppa da Via Archimede sino all’incrocio di Via D’Agostino con Via Guglielmino (nei pressi della piazzetta di S. Lucia). È complessivamente lunga circa 0.3 km e larga qualche metro. La cinematica è praticamente la stessa di quella sopra descritta ma con tassi di scorrimento minori di un fattore 10. ZF DI CONSOLAZIONE - VIA POZZO. Si tratta di una fascia di fratture isoorientate di larghezza complessiva variabile dal metro sino a circa 70 metri e di lunghezza di circa 0.6 km, che si sviluppa al piede della “timpa” marcando il confine occidentale dell’abitato di Aci Catena lungo la Via Pozzo. Nel suo insieme, è orientata con direzione praticamente N-S con modeste dispersioni da parte delle singole fratture rispetto alla direzione dominante. Singolarmente le fratture, di lunghezza di circa dieci metri, presentano aperture dell’ordine del centimetro. Interessano prevalentemente edifici e subordinatamente la viabilità con notevole grado di danneggiamento; le singole fratture sono caratterizzate da cinematica principalmente transtensiva, con prevalenza della componente trascorrente su quella verticale, con movimenti continui nel tempo che hanno portato alla evacuazione di un edificio posto in Via Pozzo (Figura 8). ZF DI CROCIFISSO NIZZETI. Durante il mese di Dicembre del 1988 nella zona di Crocifisso Nizzeti si è manifestato un creep asismico, con la formazione di fratture rilevabili sul manto della strada provinciale e sulle vie ad essa parallela in territorio comunale di Aci Catena, al confine con Valverde e Aci Castello. La frattura presenta una direzione circa WNW-ESE (N120) e si configura come il prolungamento più meridionale della faglia di Aci Catena - Valverde, riferibile al sistema della timpa di Aci Catena. Essa si rileva solo nel tratto ove sono presenti manufatti (strade, muri ed edifici) mentre se ne perdono le tracce nella campagna circostante, verosimilmente per assenza di elementi che ne registrino gli effetti nel tempo. La lunghezza rilevabile è di circa 300 metri, mentre la larghezza di tale frattura è di circa un centimetro, con tratti che raggiunge i 2 cm. In particolare il muro di sottoscarpa della strada Provinciale è interessato da una dislocazione con rigetto orizzontale di almeno 1.5 cm.

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Figura 8. Aci Catena: frattura con dislocazione (lato monte di Via Pozzo).

Figura 7. Aci Catena: frattura e dislocazione in Via D’Agostino.

5.3.5 Comune di Giarre L’area interessata da fratturazione si estende da sud, località Zummo (al confine con il territorio di Acireale - Frazione Mangano) in sinistra idrografica del Torrente Fago, verso nord sino alla frazione Sciara, (NW di Macchia di Giarre) interessando il settore occidentale del territorio comunale. Le frazioni interessate sono: San Leonardello, Santa Margherita, Cutuli, Codavolpe, San Matteo, Cerza Spirdo, Macchia di Giarre e infine Sciara. Non è interessato da tale fenomenologia l’abitato di Giarre. Il campo di fratture cartografate rappresenta l’insieme degli elementi lineari di fratturazione cosismica storica e recente (Zona di Macchia di Giarre e San Leonardello) e di creep post sismico recente, strettamente connessi con l’attività di strutture tettoniche, che attraversano il territorio comunale in oggetto. Le zone di fratturazione sono qui descritte e distinte sulla base della loro direzione prevalente e sono denominate: ZF DELLE TIMPE DI MOSCARELLO. Si tratta di una zona di fratturazione che corre al piede della timpa di Moscarello, sviluppandosi anche a sud verso Rondinella (Santa Venerina) e Palombaro Guardia (Acireale); interseca il territorio di Giarre per non meno di 2.2 km. Essa si rileva in corrispondenza di una struttura tettonica orientata NNW-SSE che si estende per almeno 13 km a partire dall’abitato di Sant’Alfio sino a Santa Tecla. Lungo tale direttrice si sono prodotte, a seguito di diversi terremoti, numerose fenditure sul

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terreno, larghe da diversi centimetri sino al metro, ispezionabili sino a qualche metro di profondità su una fascia ampia mediamente 80-100 metri. Questo ci permette di affermare che la zona di fratturazione prodotta dalla struttura tettonica non cartograficamente è rappresentabile con una sola linea. ZF

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MANGANO - SAN LEONARDELLO - MACCHIA DI GIARRE. Questa zona di fratturazione, assai com-

plessa, attraversa il territorio comunale di Giarre per almeno 4 km a partire dal suo confine meridionale, in prossimità dell’abitato di Mangano (nell’acese si estende sino alla zona costiera compresa tra Stazzo e S. Tecla), sviluppandosi a nord attraverso l’abitato di San Leonardello e sino quasi a Macchia di Giarre. La direzione prevalente è NW-SE, e subordinatamente circa N-S. La prima è una direzione coincidente con quella della faglia di San Leonardello, evidenziata morfologicamente da tratti di scarpate rettilinee con dislivelli massimi di circa 30 metri, mentre la seconda si riferisce a elementi tettonici secondari facenti parte dello stesso sistema. Il campo di fratturazione superficiale associato a tale struttura si mostra in modo decisamente diverso a nord e a sud di San Leonardello. Nel settore meridionale, dove la fratturazione si genera prevalentemente per creep, essa si mostra come elemento singolo mentre a nord di San Leonardello, dove la fratturazione è governata principalmente da fenomeni cosismici, si osservano fratturazioni multiple con orientazione circa N160 e N-S, ad eccezione delle fratture minori. Va sottolineato che questo fenomeno si manifesta in prossimità del passaggio tra terreni lavici e quelli alluvionali del Chiancone. ZF DI BAGLIO – LUMINARIA. Parallelamente alla zona di fratturazione di San Leonardello, sul suo lato occidentale, a monte della “timpa”, si rileva un sistema di fratture isoorientate per una lunghezza di poco più di 2 km, a cavallo tra i territori dei comuni di Santa Venerina e Giarre, in località Baglio Luminaria. Essa si identifica con una zona morfologicamente depressa nota come graben di Baglio ed è caratterizzata da una attività prevalentemente di tipo asismico (creep), anche se durante l’evento sismico del 29/01/1989, la sua porzione settentrionale ha fatto registrare movimenti significativi (Patanè e Imposa, 1995), che hanno ribassato il suo lato occidentale. Si rileva in modo discontinuo sulla S.P. Codavolpe Santa Venerina e sull’autostrada A18, con rigetti di circa 3-4 cm verso ovest; spostandosi verso sud essa si manifesta con flessi e fratture sugli edifici; potrebbe estendersi sino all’abitato di Zummo (Mangano - Acireale) a causa di piccoli elementi di deformazione. ZF DI MALOPASSO – TREPUNTI. Si presenta come una frattura a sviluppo lineare con direzione N160 di lunghezza di poco più di 2 km, per quanto attiene al territorio comunale di Giarre. Si identifica con una faglia antitetica a quella di San Leonardello, con labbro occidentale ribassato, che si sviluppa verso sud in territorio comunale di Acireale, per un totale di altri 6 km. Gli indizi morfologici che ne fanno riconoscere l’esistenza sono legati a una scarpata rettilinea con dislivelli massimi di 6-7 metri, riscontrabili al margine sud-orientale del territorio comunale, che si esauriscono verso nord, laddove sono rilevabili riscontri sino all’ingresso di Trepunti. L’attività si esplica prevalentemente per creep, interessando sia le strade (S.P. 91, S.S. 114) che i muretti di recinzione e i manufatti. Il tasso di scorrimento appare modesto, circa 1-3 mm/anno (Gresta et al., 1997), se confrontato con quello delle zone di fratturazione prima descritte.

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CAP. 5 - ZONE DI FRATTURAZIONE AL SUOLO. RILIEVO E PERIMETRAZIONE

ZF DI SAN LEONARDELLO - CUTULI – TREPUNTI. Alla zona di fratturazione prima descritta si può associare la frattura che si sviluppa lungo la direttrice San Leonardello - Cutuli - Trepunti, a cavallo tra i territori di Giarre e Riposto. Si tratta di una frattura orientata N160 che presenta localmente un modesto rigetto verso Est, e insieme con la frattura Malopasso - Trepunti genera una piccola zona depressa che si configura, sotto il profilo strutturale, come un piccolo graben largo appena 40-70 metri. La frattura in questione si manifesta in territorio di Giarre ed è possibile seguirla tra la SS 114 - Altarello e la Via Pio XII (SS 114 - Carruba) mentre verso Sud si notano modesti effetti sulla S.P. 91. Maggiori evidenze si registrano lungo la S.S. 114, prima dell’abitato di Cutuli, e sugli edifici di Cutuli, dove rivela in superficie un piccolo flesso morfologico. Le fratture rilevate su alcuni manufatti lungo detta zona fanno dedurre che il tasso di movimento lungo la faglia sia inferiore a 3 mm/anno.

5.3.6 Comune di Linguaglossa L’area interessata da fratturazione si estende da località Piano Provenzana sino a Rocca Campana al confine con il territorio comunale di Piedimonte Etneo. È interessando il settore centrale del territorio comunale, ma non è coinvolto nessun abitato di rilievo. Non è interessato da tale fenomenologia l’abitato di Linguaglossa. Le zone di frattura, tutte riferibili al sistema di faglia della Pernicana, sono descritte in funzione dei tre segmenti in cui è stata suddivisa, in letteratura, la struttura stessa (Azzaro, 1997). Questa suddivisone si basa sul fatto che le rotture cosismiche e gli epicentri degli eventi sismici si collocano rispettivamente in zona Piano Provenzana e Piano Pernicana, definendo così i primi due segmenti; il terzo è quel tratto della struttura che presenta invece, prevalenti movimenti di creep. ZF DI PIANO PROVENZANA. Si tratta di una zona di fratturazione che interessa il segmento più occidentale della struttura della Pernicana; corre lungo la scarpata che borda, sul suo lato settentrionale, la zona di Piano Provenzana, da circa quota 2000 m s.l.m a quota 1700, per una lunghezza di circa 2 km. Lungo tale settore di faglia, si sono prodotte, a seguito di diversi terremoti, numerose fenditure sul terreno, larghe da diversi centimetri sino al metro, che interessano una fascia ampia mediamente 80-100 metri.

ZF DI PIANO PERNICANA. Si tratta di una zona di fratturazione che interessa il segmento centrale della struttura della Pernicana; si sviluppa dal boschetto di Guardia Romana, passando per Piano Pernicana, dove maggiori sono gli effetti cosismici, verso contrada Mandra del Re, con direzione circa E-W. In questo tratto si è prodotto, a seguito di diversi terremoti, il più alto numero di fratture cosismiche di lunghezza dell’ordine del km e di larghezza quasi sempre dell’ordine dei centimetri e dei decimetri. A differenza del segmento prima descritto, la zona di fratturazione in questo tratto è quasi sempre rappresentabile con una sola linea, presentando una fascia di fratturazione che si concentra prevalentemente lungo la struttura principale. Lungo questo tratto si registrano anche numerosi fenomeni di frane da crollo.

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MICROZONAZIONE SISMICA DEL VERSANTE ORIENTALE DELL’ETNA. STUDI DI PRIMO LIVELLO

ZF DI ROCCA PIGNATELLO - ROCCA CAMPANA. Il segmento orientale della zona di fratturazione della faglia della Pernicana, che si sviluppa da Rocca Pignatello a Rocca Campana, e che prosegue nel territorio del confinante comune di Piedimonte Etneo, è caratterizzato da movimenti di creep legati sia all’attività sismica lungo la stessa struttura, che indipendenti da questa. In questo segmento si inseriscono anche le fratture che in corrispondenza di Rocca Campana si dipartono a basso angolo, rispetto alla frattura principale, con direzione NW-SE e vanno a interessare la galleria drenante Pavone. Questa, con imbocco nel territorio di Piedimonte, si sviluppa nel sottosuolo all’interno del territorio comunale di Linguaglossa. In questo tratto le evidenze morfologiche della zona di fratturazione sono scarse, in virtù di un prevalente movimento di trascorrenza. Le evidenze principali di tale fenomeno si osservano sia dove il piano di frattura interseca manufatti in superficie (è il caso, ad esempio, della S.P. 59/IV) ed alcuni edifici in prossimità della stessa strada, sia sul suolo agrario o forestale. In tale area il movimento asismico è costante, tanto tanto da creare una deformazione continua sul manto stradale, che viene frequentemente riasfaltato. Le fratture indicano un prevalente movimento laterale, con incrementi rapidi, che si osservano spesso dopo attività sismica locale (Azzaro et al., 2001).

5.3.7 Comune di Milo Il territorio interessato dalle zone di fratturazione comprende le aree degli abitati di Milo, Caselle e quelle poste poco a SE degli stessi, in località Salice e presso il camping Mareneve. Le discontinuità al suolo si sono generate a seguito della sequenza sismica dell’Ottobre 2002. ZF DI MILO. Tra le fratture rilevate, tutte di scarso significato, solamente lungo la scalinata che collega la Via Vittorio Veneto e la Via De Gasperi, è presente una frattura centimetrica che, con direzione NESW, interessa dette scale e i muretti di protezione, continuando lungo la strada vicina. ZF DI CASELLE. L‘abitato di Caselle è stato interessato da numerose fenditure che si sono manifestate sia sul manto stradale che lungo le case di Via Caselle Piano Grande. Esse sono caratterizzate da apertura millimetrica, senza alcuna evidenza di dislocazione di taglio. Fa eccezione la frattura che corre, con direzione NW-SE, sulla sinistra di Via Caselle Piano Grande in direzione Caselle, che presenta una apertura centimetrica e che ha interessato il suolo agrario. In Via Algerazzi si perdono gli effetti lesivi al suolo. ZF A OVEST DI CASELLE. Appena a ovest dell’abitato di Caselle, lungo la zona forestale, si rilevano almeno due fratture con andamento quasi E-W, di lunghezza non inferiore a 120 metri e apertura talora superiore al decimetro. Tali fratture appaiono alquanto vecchie e interessano le lave con scarsa presenza di suolo agrario o forestale. Non avendo reperito né informazioni bibliografiche, né notizie certe sulla loro genesi,

si è preferito collocarle all’interno di quella classe di fratture definite come «fratture non attribuibili con certezza ad eventi sismici o a fenomeni di creep».

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CAP. 5 - ZONE DI FRATTURAZIONE AL SUOLO. RILIEVO E PERIMETRAZIONE

ZF DI CAMPING MARENEVE. Qui la zona di frattura è chiaramente visibile sia sulla sede stradale della S.P. 59/1 che sul muro di sottoscarpa (Figura 9); la frattura continua verso il camping e si evidenzia nella zona della piscina. Si tratta di fessure millimetriche con assenza di dislocazione. ZF DI SALICE. In prossimità del confine con Giarre, in C.da Salice, si rilevano due fratture che interessano la sede stradale ed i muri, nonchè un edificio a margine. ZF DI VIA VIOLA. Lungo la strada si evidenziano una serie di fratture, tutte ortogonali all’asse della strada medesima, con apertura millimetrica.

Figura 9. Camping Mareneve: fratture millimetriche S.P. 91

5.3.8 Comune di Sant’Alfio I risultati del rilevamento geomorfologico inerenti le fratture cosismiche e post-sismiche nel territorio comunale di Sant’Alfio non hanno evidenziato fenomeni di fratturazione cosismica. Tuttavia sono riportati in cartografia i pochi elementi che appaiono sul terreno. ZF DI NUCIFORA E PERRIERA. Nella piazzetta prospiciente la chiesa della frazione Nucifora si rilevano, su alcuni edifici e muretti, fratture millimetriche prive di dislocazione allineate lungo una direzione circa N-S e per una lunghezza complessiva di circa 100 metri.

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MICROZONAZIONE SISMICA DEL VERSANTE ORIENTALE DELL’ETNA. STUDI DI PRIMO LIVELLO

ZF DI CAVA GRANDE – PAOLI. Si tratta di una zona di fratturazione che corre lungo l’incisione che si sviluppa appena a Sud dell’abitato di Sant’Alfio, tra quota 400 e 460 m s.l.m. Essa si rileva, in modo discontinuo, in corrispondenza della terminazione settentrionale di una struttura tettonica orientata NNW-SSE, che si estende per circa 13 km a partire dall’abitato di Sant’Alfio sino a Santa Tecla. Lungo tale direttrice si sono prodotte a seguito di diversi terremoti, numerose fratture sul terreno, larghe dal centimetro sino al decimetro, che interessano una fascia larga da 5 a 10 metri. Oltre le fratture di cui sopra, si segnala la presenza di fratture orientate NNW-SSE lungo il versante in destra idrografica (Azzaro, comunicazione personale) dell’incisione, al momento non visibili per la presenza di fitta vegetazione. Anche se le fratture rilevate trovano riscontro in letteratura, si può affermare che esse sono riconducibili a eventi sismici correlati al settore settentrionale della faglia di Moscarello. Si evidenziano per queste fratture indicatori cinematici di movimenti sia di trascorrenza che normali (rigetti cumulati di circa 30 cm).

5.4 Conclusioni Durante la sequenza sismica dell’Ottobre - Dicembre 2002, nei comuni successivamente inclusi nell’OPCM 3278/2003, si sono generate o riattivate numerose zone di frattura al suolo. La stretta relazione tra fratture al suolo e danni alle strutture edilizie e ai manufatti ha dato spunto alla perimetrazione di queste aree (vedasi Capitolo I). la perimetrazione è stata realizzata allo scopo di salvaguardare persone e cose, per cui è stato basato, in maniera necessariamente conservativa, su tutte le fratture censite. Questa decisione è scaturita dal fatto che il fenomeno della frattura produce, in campo vicino, deformazioni di tipo essenzialmente anelastico; un comportamento, questo ultimo, non previsto dalla vigente normativa antisismica. Successivamente, allo scopo di completare le informazioni su tutta l’area interessata dall’OPCM. 3278/2003, è stata intrapresa la raccolta di tutte le fonti bibliografiche (anche storiche) relative alle fratture al suolo; contemporaneamente, si è dato luogo al rilievo di campagna, a scala 1:2.000. Infine le fratture sono state documentate fotograficamente e catalogate in maniera tale da realizzare un database nel quale sono riportate le loro caratteristiche geometriche e cinematiche. Ove possibile, delle fratture è stata anche ricostruita la storia sismica. In questo modo, anche sulla base della letteratura recente, si è in grado di discriminare l’origine delle fratture stesse (per esempio se associabili direttamente al fenomeno della sismogenesi, o se si tratti di fratture caratterizzate da fenomeni di lento creep asismico, o, infine, se si tratti di fratture secondarie. In funzione delle diverse caratteristiche è diverso l’impatto, anche atteso, su manufatti ed edifici. Le caratteristiche delle diverse zone di frattura sono così diventate elementi basilari per la redazione delle linee guida finalizzate alla ricostruzione. Infine, questo studio si è rivelato un elemento utile agli studi di microzonazione sismica dei diversi territori comunali. Ringraziamenti I Dottori Geologi Salvatore Arancio e Domenico Bella, nell’ambito dell’incarico conferito dal Commissario Delegato, hanno svolto il lavoro di rilevamento sul terreno, di acquisizione di numerose informazioni, di reperimento di materiale bibliografico, nonché hanno dato un rilevante contributo alle attività del Comitato tecnico - scientifico.

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