Gp Magazine Febbraio 2011

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XII

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Marzo 2011 www.gpmagazine.it

Le interviste MATT BIANCO LAURA ADRIANI GIUSEPPE SCHISANO DOMINIC MILLER MANUELA ZANIN G. WILLIAM SALICE NICOLA ACUNZO


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LA COPERTINA Eleonora Sergio: La ragazza acqua e sapone

Giuseppe William Salice 24

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MONDO E POPOLI Terra del Fuoco e Patagonia

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LO SAPEVATE CHE... Michael Jackson

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STORIE E PERSONAGGI William Salice

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VIVERE E ABITARE Arredare con gusto

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MODA - Black Button - Quel calore intorno al collo - Cappotto, sì e molto chic - Rosso (san) Valentino

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MODA E ARTE Bipolarism

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SALUTE E BENESSERE

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Nicola Acunzo 87

Matt Bianco 99

- Prof. Fabrizio Trecca: La psicologia del benessere

EROS Amici mai

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TV - Laura Adriani: La ragazza che ha fatto innamorare Rudy Cesaroni - Giuseppe Schisano: “Malato di recitazione”

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EVENTI

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DONNE E IMPRENDITORIA Manuela Zanin: Al timone della Spyke

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GUSTO Kimbo: La passione per il caffè

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CINEMA - Nicola Acunzo: “Sono un ragazzo semplice” - Pasta Garofalo firma il cinema - Film del mese: Manuale d’amore 3

87

MUSICA - Matt Bianco: Emozioni senza tempo - Dominic Miller: Ritmo e passione argentina

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WEDDING

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Laura Adriani 61

Giuseppe Schisano 64

GP MAGAZINE - www.gpmagazine.it Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 421/2000 del 6 Ottobre 2000 DIRETTORE EDITORIALE E RESPONSABILE Alessandro Cerreoni - a.cerreoni@gpmagazine.it REDAZIONE Via V. Pacifici, 20 00019 Tivoli (Roma) Tel. e fax 0774.314093 e-mail: redazione@gpmagazine.it PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Simone Ruiti - s.ruiti@gpmagazine.it GRUPPO DI REDAZIONE Francesca De Carlo, Fabiola Di Giov Angelo, Silvia Giansanti HANNO COLLABORATO Tiziana Attili, Vanessa Barcaccia, Costanza Cambriani, Aldo D’Ambrosio,

Dominic Miller 102

Cristiano De Masi, Bibi Gismondi, Véronique Haentjens, Donatella Lavizzari, Ettore Luttazi, Patrizia Petracco, Pino Polesi, Camilla Rubin, Valentina Torella Si ringraziano: Manuela Zanin, Alessio Piccirillo, Sara Battelli, Mara Fux PUBBLICITA’ Info spazi e costi: uff.commerciale@gpmagazine.it Claudio Testi - c.testi@gpmagazine.it Gionata A. Mattioli - g.mattioli@gpmagazine.it Claudia Della Ratta (resp. wedding) - c.dellaratta@gpmagazine.it STAMPA Fotolito Moggio - Strada Galli 5 - Villa Adriana (Roma) info 0774.381922 - 0774.382426 - Fax 0774.509504 fotolitomoggio@fotolitomoggio.it Chiuso in redazione il 01/02/2011 Copie distribuite 20.000

Nessuna parte di “GP Magazine” puo’ essere riprodotta. “GP Magazine” è un mensile a distribuzione gratuita a servizio dei lettori. Salvo accordi scritti le collaborazioni sono da intendersi a titolo gratuito. Il materiale scritto e fotografico non verrà restituito salvo specifica richiesta scritta. I banner pubblicitari degli inserzionisti, da noi realizzati, sono di proprietà della Mediacommunications Srl; qualsiasi utilizzazione, anche parziale, al di fuori di “GP Magazine”, se non autorizzata, sarà perseguita ai termini di legge.


di Alessandro Cerreoni

“N

ella botte piccola ci sta il buon vino. Una piccola catena muove un gran peso. Piccola pietra gran carro riversa. Quando si ha una piccola villa non patisce di fame la famiglia”. E aggiungiamo: meglio un piccolo grande, che un grande piccolo. Non siamo alle prese con un’improvvisa mania per i proverbi ma è un modo per parlarvi di un grande cambiamento che ci riguarderà già dal prossimo numero: GP Magazine muterà il suo formato. Non più il solito e ormai vetusto “A4” (il classico formato 21x29,7) che appartiene alla maggior parte delle riviste ma un formato più ricercato, che ci renderà diversi dagli altri e ancora più identificabili. In poche parole, diventeremo più piccoli. Ma non di molto. Quanto basta per far diventare GP Magazine una sorta di gioiello e migliorarne la maneggevolezza. E poi, dopo sei anni, ci sembra giunto il momento di rinnovarci, con l’obiettivo di rinforzare la presenza del nostro magazine ed accrescerne l’appeal. Il rischio era che il pubblico e il mercato pubblicitario potessero “abituarsi” e rendere tutto scontato. Invece, anche questa volta sapremo sorprendervi, proponendovi una rivista che vi farà ancora più piacere avere tra le vostre mani e in casa. Una rivista che, possiamo dire, diventerà ancora più prestigiosa. Già ce la immaginiamo e non possiamo che esserne entusiasti. E questo entusiasmo vorremmo trasmetterlo a voi e catapultarlo sulle pagine di GP Magazine. I contenuti, la grafica e le inserzioni pubblicitarie, infatti, saranno ulteriormente valorizzati dal nuovo formato. Meno invasivi ma più efficaci. Anche più belli, perché no. Negli ultimi tempi abbiamo allargato la nostra distribuzione e ci siamo andati a confrontare con nuovi luoghi, nuovi punti e nuovi competitor. Anzitutto abbiamo appurato che gli spazi all’interno dei locali e delle attività commerciali – nostri partner nella distribuzione – stanno diventando sempre più esigui, pieni di prodotti cartacei di ogni genere. Abbiamo notato che la maggior parte delle riviste ha lo stesso formato attuale di GP Magazine. Da qui la scelta di “rimpiccolirci”, per poter stare più a lungo in posti dove gli spazi sono più ridotti e nei negozi più eleganti. Perché si sa, l’eleganza fa a pugni con le cose di grandi dimensioni. E poi pensiamo che una rivista più piccola possa stare comodamente all’interno di una borsa, arrotolata e infilata nella tasca posteriore dei pantaloni, e posata su un qualsiasi luogo dell’ufficio o di casa senza creare disordine. A questo punto non ci resta che darvi appuntamento al prossimo numero per scoprire insieme il nuovo GP Magazine e cominciare ad apprezzarne le sue potenzialità, ma non prima di salutare l’attuale formato che da sei anni ci accompagna e ha ospitato ottimamente il lavoro del nostro staff, dal grafico alla redazione, dai giornalisti agli agenti pubblicitari. Sono stati sei anni importanti, di crescita e di consolidamento, pur tra mille difficoltà figlie di un periodo storico non facile in generale. Non abbiamo mai saltato un numero, dodici mesi su dodici. Per rispettare il nostro impegno con i lettori e le aziende partner. Ora siamo pronti a indossare questo nuovo abito e a proseguire il nostro cammino. Vi aspettiamo.

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la copertina di Silvia Giansanti

Giovane e promettente attrice salentina del nostro cinema, aspira ad una proficua carriera. Dopo il successo di “Due mamme di troppo”, presto la vedremo nella fiction tv “Anna e i cinque 2” accanto a Sabrina Ferilli, dove interpreta il ruolo di Benedetta, la sua antagonista. Nei prossimi mesi sarà il volto nuovo di “Un medico in Famiglia 7” nel ruolo di Dora, una giornalista... “Sono una mangiona e una maniaca degli abbinamenti di colori”, dice di sé Eleonora

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LA RAGAZZA ACQUA E SAPONE

a celebre attrice statunitense Andy MacDowell probabilmente non sa di avere una sosia tutta italiana e che per giunta fa il suo stesso mestiere. Tutto un caso, come l’avvio di carriera di Eleonora Sergio, una ex commessa che ha avuto la fortuna di essere stata scelta dal settore cinematografico, ripagando con tanto studio e un’adeguata preparazione. Incontro Eleonora in una mattinata cupa della Capitale, città dove oramai vive da diverso tempo e che non lascerebbe neanche per tornare a vivere a Lecce, anche se è molto legata alle sue origini. Curata ma semplice allo stesso tempo, fisico asciutto, è una ragazza dai modi garbati e gentili. Quando parla del ricordo del suo primo film, le brillano gli occhi, soprattutto quando ripensa all’effetto che ha avuto sui suoi cari e sulla sua indimenticabile nonna, nel momento in cui l’hanno vista per la prima volta sul grande schermo. Il suo obiettivo è quello di diventare una brava attrice ammirata da tutti, ho capito che ha un carattere forte come i sapori della sua terra e vi posso

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assicurare che nei prossimi anni sentiremo parlare molto di lei. Eleonora, sei stata definita “attrice per caso”. Così la fortuna ha cambiato la tua vita. “Sì, è stato un elemento fondamentale, perché se non fosse stato per il film della Comencini, sicuramente non avrei fatto questo lavoro. E’ stata pura fortuna, un incontro casuale e da lì mi sono messa a studiare e a fare le cose sul serio, continuando a lavorare e iniziando ora a raccogliere i frutti”. Quindi nei tuoi sogni da bambina non figurava quello di fare l’attrice. “Nella maniera più assoluta. Volevo fare la maestra e altri classici mestieri che si sognano da bambina. Non avrei mai immaginato di fare questo”. Hai intrapreso questa carriera per l’immagine o perché dentro di te si è smosso qualcosa? “Mi rendo conto il perché di questa domanda, visto che oggi viviamo in una società dove regna solo l’immagine, ma ho scelto un percorso diverso fatto di provini. Dopo la prima esperienza, ho

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capito che il mestiere mi piaceva e così mi sono trasferita subito a Roma per studiare seriamente, iniziando anche a fare teatro”. Non pensi di aver suscitato l’invidia di qualche collega, dato che ti è capitato tutto un po’ per caso? “L’invidia è una brutta bestia. Non penso di averla scaturita e comunque non mi interessa”. Come hai vissuto il distacco dalla tua famiglia e dal tuo paese natale? “Sono molto legata ai miei e non appena ho la possibilità, mi reco giù a trovarli. Il cordone ombelicale è ancora molto forte, e con mia mamma ci si sente addirittura dieci volte al giorno”. I tuoi genitori sono mai stati contrari a queste tue scelte? “Assolutamente no, erano solo un po’ preoccupati per il fatto che andavo a far parte di un mondo grande e difficile. Ora sono sereni e contenti. Mi sono stati sempre vicino, hanno capito la mia passione”. Sei un tipo tradizionalista o anticonformista? “Tutt’e due. Di base sono tradizionalista, poi dipende dalle situazioni”. Cosa ti manca di più della tua terra? “Il cibo, sono una mangiona e poi la tranquillità che a Roma manca”. Qual è stata finora l’esperienza più gratificante della tua carriera? “Non vorrei essere ripetitiva ma sicuramente il mio primo film è stato per me un’emozione indescrivibile e irripetibile. Vedermi per la prima volta sul grande schermo mi ha fatto effetto”. Cosa ricordi in particolare di questo primo lavoro? “Sicuramente il fatto di essere stata la più coccolata nel cast, perché ero la più piccola”. A quale attrice del nostro cinema un domani vorresti essere paragonata? “Non ho un’attrice a cui faccio riferimento. Vorrei essere un mix di grandi attrici di una volta”. Ti hanno mai detto che vagamente somigli a Andy MacDowell? “Sì, me l’hanno già detto!”. Nel passato hai avuto modo di lavorare accanto a Bud Spencer. Com’è l’ex Piedone? “Una persona tanto carina e dolce,

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al contrario di quello che si possa immaginare”. Tra televisione, cinema e teatro, cosa preferisci fare di più e perché? “Sono esperienze diverse tra loro, ma io preferisco il cinema, visto che ho iniziato in questo modo e sono affezionata al grande schermo”. Qual è la tua meta come artista? “L’obiettivo è quello di fare un ruolo di azione al cinema. La gratificazione più importante credo sia quella di ricevere un premio, di essere considerata una brava attrice, stimata da pubblico e critica”. Qual è il tuo tipo di abbigliamento preferito? “Sono una maniaca degli abbinamenti di colore, sicuramente non uscirei di casa con la borsa sbagliata. Mi vesto semplice ma molto femminile”. Sul set non sopporti quando ti vestono come? “Troppo da signora o troppo trascurata. Il mio terrore però sono i capelli e il trucco. Ho sempre paura che il mio viso possa essere appesantito, visto che sono un tipo acqua e sapone”.

chi è eleonora sergio Eleonora Sergio è nata a Lecce il 31 marzo sotto il segno dell’Ariete con scendente Cancro. Eleonora caratterialmente risulta allegra, sincera e testarda come la gente della sua splendida terra. Si definisce una mangiona e adora i primi, si mantiene in forma frequentando la palestra e ballando. Tifa per il Lecce e per la Juve. Attualmente vive a Roma, non possiede animali domestici e una città dove le piacerebbe trasferirsi è Barcellona. Il suo anno magico è stato il 2000, quando è stata scelta da Cristina Comencini per il suo primo film “Liberate i pesci”. E’ misteriosa nella sfera privata... Nel corso della sua carriera di attrice, ha recitato in numerose serie televisive e fiction come: “Una donna per amico 2”, “Per amore per vendetta”, “Il Commissario”, “La Squadra 2”, “Cinecittà”, “Un papà quasi perfetto”, “La Squadra 4”, “Un caso di coscienza 2”, “Il Giudice Mastrangelo”, “Il Capitano”, “48 ore”, “Il capo dei capi”, “Distretto di Polizia 8”, “Apnea”, “I delitti del cuoco”, “Due mamme di troppo”, “Anna e i cinque 2” e “Un medico in famiglia 7”. Al cinema ha recitato anche nel film di Giovanni Veronesi “Che ne sarà di noi” del 2004.



TERRA DEL FUOCO Per raggiungerla ci vogliono 18 ore di volo interminabili (con sosta a Buenos Aires). L’arrivo a Isla Grande de Tierra del Fuego è spettacolare. Dall’aeroporto di Ushuaia, che assomiglia ad un grande chalet in legno, allo scenario grandioso che si presenta ai nostri occhi, questa terra remota affascina immediatamente. La cittadina appare come per incanto, circondata dalle Ande ricoperte di neve che scendono fino al mare. Una località tranquilla che vive a seconda delle condizioni atmosferiche sempre imprevedibili e con un vento spesso gelido che soffia incessantemente. Il porto, in continuo fermento, è il luogo da dove partono le navi per l’Antartide e le barche che portano, attraverso il

mondo e popoli di Veronique Haentjens

canale di Beagle, verso isolette disabitate fino al faro Les Eclaireurs. - Ad Ushuaia, capitale dell’isola, è d’obbligo un’uscita in mare per vedere la fauna selvatica. Una colonia numerosa di leoni marini vive indisturbata sull’Isla de Los Lobos mentre i cormorani si avvistano sull’Isla de Pàjaros. Se le condizioni del mare lo permettono si potrà scendere sull’Isla Bridges e seguire un percorso per osservare i cumuli di conchiglie che riparavano le abitazioni (buche ricavate nel terreno) degli indigeni yamanà (indios Yaghan). Charles Darwin li definì come “gli esseri più abietti e miserabili” che avesse mai visto e confessava che a malapena poteva convincersi che fossero “suoi simili, abitanti

UN VIAGGIO AI CONFINI DEL MONDO

Due regioni argentine, separate dallo Stretto di Magellano, che ci portano in luoghi antichi con un passato avvolto dal mistero. Recarsi nella Terra del Fuoco (un arcipelago che l’Argentina condivide con il Cile) sulle tracce dei popoli nativi estinti è emozionante mentre la Patagonia è un territorio vastissimo noto soprattutto per i suoi ghiacciai e la penisola Valdes. Una regione ricca di storia e di personaggi che ne sono rimasti affascinati: da Butch Cassidy che, desideroso di lasciare la vita criminale e attirato dalla terra data gratuitamente, approdò in Patagonia a Bruce Chatwin che ha seguito le sue tracce (viaggio narrato nel suo libro “La Patagonia”) )e Antoine de Saint-Exupéry che ha preso spunto dai suoi anni trascorsi in Patagonia per creare il personaggio del “Piccolo Principe” e per altri due suoi romanzi 14Gp

Il servizio fotografico è stato realizzato da Vèronique Haentiens

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Una scultura scolpita dagli agenti atmosferici e dal tempo, un capolavoro della natura. Altrettanto interessante è passare una giornata su un catamarano che parte da Puerto Bandiera e porta fino ai ghiacciai Upsala, Onelli e Spegazzini. Si naviga tra gli iceberg alti come palazzi ed enormi blocchi di ghiaccio che si sono staccati dai ghiacciai e che galleggiano imponenti sul lago con forme e colori straordinari, alcuni di un azzurro intenso trasparente quando si staccano dalla parte sommersa del ghiacciaio. Purtroppo, in questo periodo, un enorme iceberg ha ostruito il passaggio che permetteva di raggiungere il ghiacciaio Upsala, lungo il doppio del Perito Moreno. Dal punto di vista culinario, la regione non offre una grande

dello stesso mondo”. Un popolo ormai estinto che ha vissuto in questa regione per 6.000 anni, ai confini del mondo, senza mai incontrare nessuno. E. Lucas Bridges è l’unico straniero (inglese) che abbia vissuto con i yamanà e che abbbia documentato le loro usanze imparando persino la loro lingua. - Il Parque Nacional Tierra del Fuego è un’altra meta da non perdere. Un modo insolito per raggiungerlo è salire sul “Tren del Fin de Mundo”. Un tragitto di un’ora con spiegazioni per lo più storiche. Soltanto una piccola parte è aperta al pubblico, con sentieri che permettono di esplorare il parco. I paesaggi sono straordinari e si cammina attraverso torbiere, foreste di lenga e faggio australe, in riva ai fiumi e ai laghi avvistando uccelli e mammiferi. Su alcuni laghetti della Bahìa Lapataia si vedono paesaggi desolanti dove castori canadesi (introdotti dall’uomo) hanno costruito immense dighe devastando l’ecosistema locale. Infine, spingersi fino alla Bahìa Ensenada sull’Isla Redonda nel canale di Beagle per recarsi all’ufficio postale più remoto

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(escludendo quelli esistenti in Antartico) per farsi timbrare il passaporto (2 euro) che dimostrerà che avete raggiunto la “fine del mondo”. Non lasciare la Terra del Fuoco senza avere assaggiato la “centolla fuegina” (granceola) accompagnata da un buon bicchiere di vino. PATAGONIA - El Calafate è la città dove pernottare per

recarsi nel Parque Nacional Los Glaciares e vedere da vicino il famoso ghiacciaio Perito Moreno, che è anche il nome di un frutto locale che secondo la leggenda, una volta mangiato garantisce una seconda visita in Patagonia. Il centro abitato si sviluppa lungo una via centrale con negozi, cafè, ristoranti e persino un casinò ma appena si esce dalla cittadina, lo scenario

è incredibilmente selvaggio e allo stesso tempo straordinario. Seguendo la riva del Lago Argentino dai colori caraibici e dopo un’ottantina di km si arriva al Perito Moreno, l’unico ghiacciaio che non diminuisce mentre l’Upsala è arretrato di 7 chilometri in questi ultimi anni. Uno spettacolo surreale: una distesa di ghiaccio lunga 30 chilometri che forma una diga naturale. Una visione fuori da tutto ciò che la fantasia è in grado di concepire con i lati del ghiacciaio ancorati sulle rive verdeggianti delle montagne che circondano il lago. Una serie di passerelle sulla Penisola di Magellano permette di osservare da vicino il ghiacciaio in tutta sicurezza e, se fortunati, si potrà assistere al distacco di enormi blocchi di ghiaccio in un fragore assordante. Un’imbarcazione naviga tra il Braccio Rico e il lato sud del Canale di Los Témpanos avvicinandosi fino a 300m dal ghiacciaio (per evitare spiacevoli incidenti) ma comunque abbastanza vicino per godere della maestosità del Perito Moreno con profondi crepacci di un azzurro abbagliante, colore dovuto alle lunghezze d’onda e alle bolle d’aria.

diversità di piatti: empanadas in tutte le maniere (sorta di calzoni ripieni) e abbacchio a non finire. La Penisola Valdes, ad un’ora e mezza di aereo da El Calafate, è una vasta area dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Lo scenario cambia totalmente e per visitare i punti più interessanti si attraversa la penisola dal panorama arido e monotono ma che forma l’habitat naturale di molte specie di animali lungo la costa atlantica. La prima sosta al Centro de Interpretaciòn, poco dopo l’ingresso della riserva, è d’obbligo per capire la colonizzazione della penisola nel tempo ed osservare lo scheletro di una balena franca australe. A fianco, si può salire su una torretta per avere una veduta panoramica della penisola. Dopo circa 80 chiloemtri, fermarsi a Punta Delgada e seguire una stradina sterrata per ammirare i leoni marini tenendosi, beninteso, a debita distanza. Non farsi ingannare dalla loro apparente pigrizia, possono essere molto aggressivi. Sulla strada del ritorno, fare

una sosta a Punta Piràmides per osservare le balene franche australi nel Golfo Nuevo. Una specie particolare che entra nel Golfo in primavera per accoppiarsi e partorire e che se ne va a fine dicembre. A bordo di un’imbarcazione e con un giubbotto di salvataggio, si naviga lentamente in mezzo alle balene che rimangono a galla e che sembrano crogiolarsi al sole come grosse lucertole. Sono esemplari di colore nero con grandi callosità bianche sulla testa e sul corpo dovute a gruppi di parassiti. Trelew e la Riserva Provinciale di Punta Tombo sono due luoghi da visitare. Nella cittadina di Trelew, il museo paleontologico Egidio Feruglio (paleontologo italia-

no) è ricco di resti fossili e dinosauri a grandezza naturale. Quelli esposti dietro vetrate sono reperti rinvenuti nel corso degli anni mentre gli altri sono riproduzioni. Un percorso naturalistico a ritroso nel tempo davvero affascinante. A 110 chilometri da Trelew si trova Punta Tombo, un promontorio che si affaccia sull’oceano e un’area protetta dove nidifica una colonia numerosa di pinguini di Magellano, alti circa 45 centimetri. Tra novembre e dicembre si può assistere alla schiusa delle uova, all’andirivieni dei genitori tra il mare e i nidi in cerca di cibo per nutrire i piccoli. Il percorso in mezzo a tante tane create sotto piccoli arbusti o direttamente nella sabbia permette di avvicinare i pinguini e osservare i neonati che sembrano uccelli con un piumaggio grigio scuro. La Terra del Fuoco e la Patagonia sono due mete che bisogna inserire nella lista dei viaggi da compiere. Terre selvagge avvolte dal silenzio, scarsamente popolate e con orizzonti sconfinati, che sono fonte di intense emozioni e offrono una grande varietà di bellezze naturali.

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lo sapevate che... di Cristiano De Masi

E’ una rubrica nata con lo scopo di farvi conoscere in maniera diversa i personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo che ogni giorno sono acclamati da folle di ammiratori ma che nella vita reale sono persone normalissime con pregi e difetti. Questa volta parleremo della più grande rockstar di tutti i tempi, Michael Jackson, scomparso il 25 giugno del 2009

Michael Jackson

© Foto gentilmente concesse da Kika Press

La leggenda continua... Lo sapevate che: Dopo aver iniziato la sua carriera a soli cinque anni nel gruppo di famiglia, i Jackson Five, cominciò la propria attività da solista nel 1971, con l'album "Got to Be There”. Nel 1979 esordì definitivamente da solista con “Off the Wall”, fino a diventare l'artista pop di maggior successo di sempre; ciò fu dovuto anche a " Thriller” tuttora l'album più venduto nella storia della musica, co-prodotto da Quincy Jones e vincitore di 8 premi Grammy Award. Lo sapevate che: Nel 1978, Michael Jackson interpretò lo Spaventapasseri nel film musicale "Il mago di Oz”. Lo sapevate che: la caratteristica fascia che porta sul braccio destro ha un significato particolare: rappresenta uno stato di lutto per tutti i bambini che ogni giorno muoiono di fame nel mondo. Michael si è sempre battuto per i diritti dei bambini, è entrato nel Guinnes dei primati per essere la star con più associazioni benefiche fondate e finanzia-

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te. Ha dichiarato che avrebbe smesso di indossare la fascia solo quando non ci sarebbero stati più bambini che muoiono di fame. Lo sapevate che: Michael Jackson nel 1985 comprò il catalogo ATV (di oltre 1000 canzoni), comprendente 263 canzoni dei Beatles. Successivamente, nel 1995, Michael fuse questo catalogo con il catalogo della Sony, formando il terzo catalogo musicale più grande e corposo al mondo, l’ “ATV/Sony” del quale detiene il 50%. Lo sapevate che: Lo storyboard e il concept della maggior parte dei suoi video nasce da Michael stesso, talvolta con la collaborazioni di importanti scrittori (come Stephen King per Ghosts). La regia degli stessi è spesso affidata a registi di fama mondiale come Scorsese (Bad), John Landis (Thriller, Black or White), Herb Ritts (In the closet), Spike Lee (They don’t care about us)… Lo sapevate che: La prima volta che venne chiamato

“king of the pop” fu nel 1989 quando Liz Taylor lo presentò ad una premiazione chiamandolo "re del pop, del rock e del soul". Da quel giorno la stampa e i fan hanno usato in continuazione questo epiteto… e Michael ci marciò sopra… nel 1991 all’uscita del video “Black or White”, le televisioni che lo volevano in anteprima nazionale (venne organizzata una contemporanea mondiale con un audience stimato di oltre mezzo miliardo di persone) avevano l’imposizione di riferirsi a MJ come il "re del pop". Lo sapevate che: E’ stato nominato artista del secolo agli American Music Awards del 2002. Lo sapevate che: Il Guinnes Of Record ha stimato che, durante al sua intera carriera, Michael Jackson ha venduto oltre 1 milardo di dischi (considerando anche le collection, greatest hits e singoli) incoronandolo come l'artista solista che ha venduto di più nella storia della musica. Lo sapevate che: “Scream” (il video in bianco e nero in tema spaziale realizzato con la sorella Janet) è tuttora il video più costoso mai realizzato, con oltre 7 milioni di dollari investiti. Lo sapevate che: Nel novembre 1991 venne organizzata una contemporanea mondiale in 58 stati per l’uscita del singolo “Black or white”, con un audience approssimativo di oltre mezzo miliardo di persone. È il record per quanto riguarda un video musicale… e si pone al terzo posto (per quanto ne sappiamo) in valore assoluto, subito dopo il crollo delle torri gemelle del 2001 e il funerale di Lady D nel 1997. Lo sapevate che: Il bambino che nel 1993 accusò Michael Jackson di molestie sessuali, Jordan Chandler, subito dopo la morte del Re del pop, ha dichiarato che le sue accuse erano false e infondate, ed erano motivate dal “condizionamento” del padre, Evan Chandler, che lo spinse a mentire per ottenere dei soldi che lo avrebbero fatto uscire dalla povertà. Peccato che la stampa abbia “dimenticato” di sottolineare come questa dichiarazione fosse stata registrata presso la Suprema Corte del New Jersey nel 2006 (!) con numero di protocollo A-0422-05T1. Lo sapevate che: il suo patrimonio personale è stato stimato in 1 miliardo di dollari.

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storie e personaggi di Fabiola Di Giov Angelo

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raticamente con i sogni ha sempre avuto a che fare. E’ stato lui ad inventare nel 1974 insieme a Michele Ferrero l’ovetto Kinder ed è stato ancora lui, Giuseppe William Salice, un paio di anni fa a dare vita a “Color your life”, una fondazione che si propone di offrire un’opportunità a giovani creativi. Torinese di origine, ha passato 46 anni in Ferrero, accanto a Michele Ferrero, padre della Nutella. Ha progettato per anni sogni da inserire nelle uova di cioccolato, contribuendo così a fare la fortuna di un’azienda e dei suoi prodotti, ma soprattutto a regalare ad intere generazioni gioie, sorprese, magie. Ancora oggi, congedatosi dalla Ferrero, non ha voluto perdere questa bella abitudine. Ha fondato “Color your life” con la quale aiuta i giovani a realizzare i propri sogni, esaltando le loro potenzialità e le loro capacità creative. La sua è una sorta di dipendenza, le piace regalare sogni? “Io ho avuto la fortuna di vivere accanto ad una grande persona come Michele Ferrero, che è poi il grande personaggio di questa storia, colui che ha costruito un impero partendo da una pasticceria. E’ chiaro che quando una persona ha la possibilità di vivere vicino ad un genio, non può far altro che imparare. Mi sono occupato di molti prodotti e Kinder Sorpresa è quello che mi ha divertito di più, perché è una continua emozione. Alla base di tutto c’è un

MISTER SORPRESA Conosciamo l’uomo che nel 1974, insieme a Michele Ferrero, ha inventato l’ovetto Kinder. Ha una mente creativa e questa dote continua a metterla a frutto anche oggi attraverso la sua fondazione “Color your life”, con la quale aiuta i giovani a realizzare i propri sogni

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concetto ben preciso, dialogare con i giovani, con le famiglie e avere un grande rispetto per questi interlocutori, solo in questo modo si può creare un rapporto di fedeltà. Io credo nei giovani dai quali ho avuto molto e ai quali voglio trasmettere ciò che ho imparato”. Come è nata l’idea di Kinder Sorpresa? “Sorpresa è una parola bellissima che comunica emozione. Il nostro compito è proprio quello di regalare emozioni non deludendo mai. Sta proprio qui il bello e la difficoltà di portare avanti un prodotto come Kinder Sorpresa, riuscire ad inserire sorprese che non deludano. Considerato poi il fatto che per realizzare una sorpresa ci vogliono tre anni, il primo per la creativa, il secondo per l’industrializzazione e il terzo per la produzione. Oggi, per esempio, si sta lavorando per il 2014 per cui diventa fondamentale capire e anticipare le tendenze”. Essendo l’ovetto Kinder un prodotto internazionale, la sorpresa è uguale per tutti? “Consideriamo il mondo diviso in oriente ed occidente. La sorpresa Kinder è pensata per il mondo occidentale ed è trasversale a tutta l’Europa”. Come è iniziata la sua esperienza lavorativa in Ferrero? “Ho iniziato come viaggiatore, vendevo i prodotti. Negli anni cinquanta non esisteva la cultura del marketing, né della pubblicità ed il mio era un lavoro che faceva parte di quelle che venivano definite le nuove professioni”. Visto e considerato il panorama lavorativo attuale, crede che l’opportunità di crescita che lei ha avuto in questa grande azienda sarebbe ancora possibile? “Sintetizzo in questo modo, voglio dare agli altri quanto ho ricevuto dalla vita di conseguenza sono convinto che ciò si possa ancora fare”. E’ quello che lei sta facendo con la sua Fondazione “Color your life”. Ce ne vuole parlare? “Siamo alla ricerca di talenti in erba, ai quali offriamo cultura nella nostra DREAMERSchool. I ragazzi da questa esperienza portano a casa cinque cose ben precise, fiducia in loro stessi, il coraggio e la capacità di rispettare le regole

della vita, che sono ben precise e senza le quali non si combina niente, l’impegno, la forza di superare gli ostacoli e il valore dell’amicizia. Alla DREAMERSchool abbiamo creato per i giovani una finestra culturale sul mondo, grazie all’esempio e alla testimonianza che hanno offerto i nostri docenti, che sono persone che ce l’hanno fatta. Io credo che il problema dei giovani di oggi siano i genitori che fanno da ombrello, troppo protettivi e l’altro la società e i suoi incontri, soprattutto in questo momento storico così particolare. Non c’è mai stata una crisi economica così lunga e complessa. Ma credo che chi ha coraggio può farcela”. Vista la sua fiducia nei giovani cosa può dirci sul presente e soprattutto sul futuro? “Credo che i giovani supereranno molto facilmente questo momento difficile, c’è molta intelligenza in

giro, c’è anche molta voglia di emergere e dimostrare le proprie capacità, sia intellettuali che di mestiere”. Perché la Fondazione e non un’altra cosa? Cosa ha determinato questa scelta? “Ho deciso di dare agli altri quanto ho ricevuto dalla vita. Volevo lavorare nel sociale e poi ho capito che quello non era il mio mondo. Nella mia vita ho sempre fatto cose che facevano sorridere, che davano gioia, felicità, con questo mi riallaccio alla sua domanda iniziale. Ed ho scelto di continuare a farlo in maniera concreta, ho preso degli impegni con i giovani e cerco di rispondervi concretamente. E’ questo quello che ho imparato da quel grande personaggio che è Michele Ferrero ed è quello che voglio trasferire ai giovani seri e preparati, perché da esempi positivi nascono cose positive”. www.coloryourlife.it

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vivere e abitare di Fabiola Di Giov Angelo

arredare

con gusto

IL CIBO HA SEMPRE ISPIRATO LE FORME D’ARTE E LE COSE BELLE. DALLA PITTURA ALLA SCULTURA, DALLA MUSICA ALLA POESIA, PER ARRIVARE AL DESIGN E AI PICCOLI ACCESSORI D’ARREDAMENTO.

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Set timer e paletta “Uovo”. www.maiuguali.it

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rendono spunto dal cibo gli oggetti più dolci e gustosi che arredano le nostre case. Per la cucina e il soggiorno accanto agli utensili e all’oggettistica tradizionale si possono trovare coloratissimi timer da cucina a forma di pasticcino e orologi da parete ispirati alla frutta di tutte le stagioni, oppure sfiziosissime tovagliette colorate da

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usare nelle occasioni più informali e per le cene a base di pizza con gli amici. Mentre per il bagno o le stanze di servizio morbidi asciugamani e salviette per le mani vengono proposti arrotolati come fossero pasticcini o dolcissimi tronchetti di cioccolata. Un mix di oggetti sfiziosi e complementi d’arredo che arredano in maniera informale evocando i piaceri della tavola e del gusto.

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moda di Costanza Cambriani

E’ UN MARCHIO GIOVANE FRUTTO DELLE IDEE E DELLA PASSIONE DI TRE AMICHE INSEPARABILI

black button il made in italy che non ti aspetti M

arta, Giorgia e Beatrice, tre amiche inseparabili fin dai tempi della scuola ed oggi le creatrici del marchio Black Button. “E’ iniziato tutto per gioco un’anno fa, volevamo creare qualcosa che rispecchiasse le nostre personalità ed il nostro stile. Era da tempo che non trovavamo qualcosa che ci andasse a genio a livello di abbigliamento, ed anziché cercarlo chissà dove abbiamo preferito crearlo noi”. Mi racconti le origini di Black Button? “Abbiamo tutte e tre un percorso formativo diverso e tutte e tre svolgevamo un lavoro che non ci appagava. Un giorno ci siamo guardate, e conoscendo tutte la sfrenata passione per lo shopping che ci accomuna, ci siamo dette: perché non provare a fare qualcosa che ci piace? Siamo partite con una prima collezione di 250 pezzi, non una cosa ingestibile, però l’abbiamo stravenduta. Il riscontro è stato subito positivo e questo ci ha dato la conferma che la strada che abbiamo intrapreso forse non è un azzardo”. Perché Black Button? “Abbiamo cambiato nome non so

quante volte prima di arrivare a questo. Diciamo che non c’è un motivo concreto in questa scelta. Il giorno in cui dovevamo andare a registrare il marchio ancora non avevamo le idee chiare su quale scegliere. Uscì per caso Black Button e piacque a tutte, sia per il suono che per l’immagine con cui avremo potuto giocare, poi il bianco e il nero sono i colori che ci caratterizzano. Quindi abbiamo optato per questo”. Come sono divisi i ruoli? “Cerchiamo di fare tutto insieme. Le idee soprattutto ci piace elaborarle unitamente, tre teste sono sempre meglio di una. La messa in pratica poi è affidata a Giorgia, è lei la maga del computer, e noi con la tecnologia non siamo molto ferrate”. Tutto rigorosamente Made in Italy. “Assolutamente sì! Ci teniamo molto a questo. La cura del dettaglio e la vestibilità devono essere impeccabili, è anche questo che ci caratterizza. Cerchiamo sempre di creare qualcosa che si adatti a qualunque tipo di fisico e che lo valorizzi”. Dove possiamo trovare le vostre creazioni? “Prevalentemente su internet. Nel nostro sito abbiamo una sezione dedicata allo shopping on line. Abbiamo optato per una scelta del genere perché riteniamo che una metodologia come questa renda l’oggetto meno inflazionabile. Non volevamo una totale omologazione, così possiamo puntare di più sull’esclusività”. www.blackbutton.it

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moda di Fabiola Di Giov Angelo

Scaldacollo e sciarpe, colli di pelliccia e pashmine. Sono diventati accessori indispensabili a cui la moda impone di non rinunciare. Caldi e utili allo stesso tempo, ma soprattutto molto, ma molto glamour.

quel calore intorno al collo D

a sempre considerati accessori che completano il look e arricchiscono anche l’abbigliamento più semplice, oggi sciarpe, stole e scaldacollo sono diventati veri e propri capi d’abbigliamento, molto amati e versatili allo stesso tempo. Da uomo o da donna non importa, l’importante è essere glamour e avvolgersi in maxi sciarpe e colli con lavorazioni tricot e tessuti morbidissimi che esaltano il collo e ne fanno strumento di seduzione. Colori cool e caldissime lane, ma anche materiali che riscaldano senza ingombrare, sportivi e chic allo stesso tempo. Dalle stole ai colli di pelliccia tutti i marchi più trendy hanno aderito a questo diktat che impone e valorizza questo intramontabile accessorio, rendendolo eccentrico, particolare e sempre più originale. Per cui accanto alle classiche sciarpe discrete e mini, hanno preso posto quelle extralong da arrotolare intorno al collo o da avvolgere ad anello oppure da fermare in vita con una cintura che stringe il cappotto. Mentre per chi ama sentirsi più libero, ma comunque vuole essere caldo, lo scaldacollo è una delle soluzioni più trendy, bello e pratico da indossare. Infine per chi vuole mantenere un’aria da vamp non mancano colli in pelliccia colorata, legati con fiocchi e impreziositi da dettagli in ceramica e legno lavorato e sciarpe estremamente fashion realizzate in lana mohair e cashmire perfette per riparasi dal freddo senza rinunciare a stile e femminilità.

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moda di Costanza Cambriani

È il colore della passione, si adatta ad ogni stile e ad ogni circostanza. Stiamo parlando del rosso, diventato status symbol della maison Valentino per volontà del suo patron che lo reputa il colore più femminile che si possa trovare

rosso (san) valentino Q

uale periodo migliore, allora, se non febbraio, il mese dell’amore, per sfoggiare qualcosa di rosso? Ecco qualche suggerimento su ciò che la moda ci propone in que-

sto colore. Il cappotto rosso è senza dubbio un capo di grande classe e sfoggiandone uno si è certi di non passare inosservati. Provate le linee asimmetriche, come propone Cruciani, maestro indiscusso del cashmere italiano, che rendono la figura più armonica e si adattano a qualunque tipo di fisico. Le borse rosse sono da sempre molto glamour. Quest’anno Balenciaga nella nuova collezione dà ampio spazio a questa nuance, e le possibilità di scelta sono tantissime. Non approfittarne sarebbe un peccato. Per chi non vuole rinunciare alla comodità ma vuole assolutamente un capo rosso, consigliamo un bel paio di Converse All Star. Sono un must oramai da anni e non ci stancheremo mai di averle ai piedi, anche perché sono comodissime. Provate la versione interamente ricoperta di paillettes rosse forse un po’ eccessive ma sicuramente di grande effetto. Se le paillettes vi sembrano troppo, optate per la versione più classica, rigorosamente rossa però. Per chi ama gli accessori c’è l’imbarazzo della scelta. Collane, bracciali, orecchini e quant’altro proposti in rosso danno luce ed eleganza a chi li indossa. La Alessia Agosta Design propone innumerevoli bijoux dalle tonalità purpuree. Per la serata di San Valentino ricordate di indossare assolutamente qualcosa di rosso, anche perché: rosso di sera, bel tempo si spera. E non solo quello…

ESSE

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FASI DEL TRUCCO SEMIPERMANENTE 1: Attenzione alla cliente Informazioni generali. Consenso informativo. Scheda personale. 2: Scelta dell’immagine Fotografia prima del trattamento. Disegno preparatorio. 3: Scelta del colore Individuazione del fototipo. Scelta della nuance. Test. 4: Esecuzione del lavoro Scelta dello strumento e procedura. 5: Bella sempre Una esecuzione perfetta di eyeliner infracigliare, contorno labbra e riempimento della mucosa labiale, arcata sopraccigliare, per esaltare a bellezza in modo assolutamente naturale. 6: Soddisfatte e contente Un risultato impeccabile è il miglior biglietto da visita di Monica!

Trucco semipermanente: affidati alla professionalita’ Bella al naturale senza trucchi e senza inganni! Solo grazie ad una seduta di trucco semipermanente, che in pochi minuti ti fa sentire in ordine e più bella senza più bisogno di un filo di make up. Piace alle donne che amano l’effetto acqua e sapone, perché se è ben realizzato, il trucco semipermanente diventa una base per il make up molto naturale. Con questa tecnica straordinaria si possono valorizzare labbra poco carnose e dai contorni sfuggenti, evidenziando il contorno e intensificando il colore della mucosa con un tono molto simile a quello naturale, si possono infoltire ciglia rade, grazie ad una sottile linea di kajal infracigliare e si può correggere la forma delle sopracciglia, infoltendole e delineandole dove mancano i peletti. Fondamentale è però affidarsi a mani esperte e a chi opera in un ambiente igienicamente sicuro, utilizzando i migliori prodotti che ci siano in commercio, come il Permanent Make Up di Wide, il trucco semipermanente che, grazie ai finissimi ed innocui pigmenti testati e certificati da istituti internazionali, sottolinea i pregi e mimetizza i piccoli difetti. Per questo abbiamo chiesto consiglio a Monica Secca, tra le maggiori esperte a Roma di tatuaggio semipermanente, che opera presso Monica Tattoo in via Antonelli. Cos’è il trucco semipermanente? E’ una tecnica, molto in voga negli ultimi anni, anche tra le star, che consente di migliorare il proprio aspetto in modo naturale ottenendo un risultato di lunga durata. Quali sono le applicazioni più richieste? • Infoltimento e rimodellamento delle sopracciglia / Eyeliner inferiore e superiore/Infoltimento delle ciglia / Contorno delle labbra / Contorno sfumato delle labbra / 40Gp

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Effetto volume labbra / Camouflage / Correzione di trucco semipermanente sbagliato A chi è indicato il trucco semipermanente? A donne e uomini di ogni età che desiderano sentirsi più belli, evidenziandoi lineamenti in modo naturale e correggendo le piccole imperfezioni. Cosa avviene durante la seduta? La micropigmentazione, avviene attraverso una penna dotata di un ago sottilissimo assolutamente indolore, che deposita sottopelle minuscole particelle di pigmento. Al termine della seduta il risultato è già apprezzabile e dopo qualche settimana e la seconda seduta di richiamo, diventa definitivo per molto tempo. Da Monica Tatoo puoi provare l’Extension semi-permanente delle ciglia, per allungarle, infoltirle e volumizzarle ad effetto rimmel e la Tintura e Permanente delle ciglia, con il rivoluzionario mini bigodino che gira le ciglia all’insù. Chi desidera una consulenza gratuita e maggiori informazioni sul tatuaggio semipermanente e gli altri trattamenti può contattare direttamente Monica per un appuntamento. Monica Tatoo C/o Beauty Clinic Autorizzata dalla Regione e dalla ASL ROMA - Via Antonelli, 44 - 331.807.35.00 (per parlare dir. con Monica) www.monicatatoo.it


La puoi trovare presso: D&D Wellness Via Mantova 1, Roma tel. 0685305036


Photo. Manuela Morgia Hair&Mua. Claudio Furini www.claudiofurini.com Stylist. Francesca Lancia Model. Carla Barrucci Ufficio Stampa. Daniele Pelliccia www.myspace.com/mi_concentro

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salute e benessere a cura del prof. Fabrizio Trecca

Molti ritengono che la psicologia si debba occupare di persone non sane, ma in realtà in un gran numero di casi aiuta i sani a star bene, a migliorare il proprio stato ad accettare anche situazioni sgradite o quanto meno dubbie o sfavorevoli: in pratica la psicologia, e quindi lo psicologo, aiuta a conoscerci meglio e ad attingere alle risorse naturali che abbiamo dentro di noi, senza aiuti esterni, come ad esempio quello farmacologico

La psicologia del benessere

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a psicologia del benessere è una disciplina che si prefigge di sostenere l’individuo nella sua ricerca, agevolando il cammino a lui più congeniale. L’obiettivo è quello di raggiungere la serenità che è quiete, che è gioia, ma gioia dolce e tranquilla, uno stato d’animo pacato ma intenso. Per fare un paragone, se la felicità è una risata che quindi dura poco, la serenità è un sorriso che dura molto. Per raggiungere questo “benessere” sono necessari riflessioni sulla nostra vita fisica ed emozionale ed un’analisi lucida di ciò che ci circonda. Dobbiamo prendere atto che i mass media possono talora influenzarci molto negativamente anche perché spesso veniamo spinti ad una competitività indicandoci falsi ed effimeri traguardi nocivi per la nostra esistenza. Ricchezza e consumo senza tregua, tutto diventa merce, acquistabile e vendibile. E’ meglio avere una grande ricchezza materiale o una ricchezza interiore?

Qualità della vita è bullismo nelle scuole, l’uso sconsiderato del telefonino e della tecnologia per isolarci sottraendoci da una realtà “reale” ad una virtuale? A volte sembra di vivere nel paese dei balocchi. Faccioni di ricchi signori e signore, presenzialisti e giulivi, rifatti nel fisico e nell’animo, fintamente abbronzati, sorridenti anche se infelici, che emettono parole senza senso con l’aria di essere divertenti e simpatici e che invece sono patetici e mi ricordano quei capolavori che sono i cani di Viareggio che avanzano con quei testoni che si muovono e che sorridono ma che in fondo sono solo pupazzi di cartapesta. Questa logica consumistica, questo stile di vita e questo ritmo ci fa vivere nell’era dello stress, quello cattivo, che continuamente minaccia la nostra qualità della vita. Accendiamo il televisore: tutti dichiarano, pontificano, consigliano, tutti sono opinionisti, tutti mettono a nudo i fatti loro pur di apparire. Non vi è più riservatezza, compostezza, dignità. Dobbiamo saperci difendere da questo massa-

cro della personalità. Quei “pupazzi” che vediamo non sono felici, sono degli zombies. Partendo dalla nostra esperienza, dobbiamo diventare capaci di valutare le nostre aspirazioni e i nostri bisogni personali. Ognuno deve capire quali sono le cose più importanti per la propria vita, ricordando che ciò che è bene per un altro, non lo è per tutti. Si ringrazia Creative Ideas Coordinamento: Annamaria Francescangeli


eros di Fabiola Di Giov Angelo

Antonello Venditti ha cantato in una splendida canzone l’impossibilità di rimanere amici dopo la fine di un grande amore. Spesso però è quello che molti tentano di fare. Spinti dalla nostalgia oppure per la paura di andare avanti?

Ne parliamo con il dottor Marco Rossi

Amici mai

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sistono persone che in amore non riescono a rompere con il passato. Vivono il presente in maniera superficiale, spesso in solitudine, nella speranza di ricostruire il passato, di ricomporre quel legame interrotto e mai cancellato. A volte si tratta di storie importanti, lunghe e per questo difficili da dimenticare. A volte di situazioni irrisolte, spiegazioni tralasciate, chiarimenti mai avvenuti. Per cui si trascinano i fraintendimenti e le incomprensioni, si insinuano i dubbi e si lasciano aperte quelle porte che danno la sensazione che non sia tutto finito. Ma spesso con questi comportamenti si costruiscono anche delle barriere rispetto al mondo esterno e si creano ostacoli al nascere di nuovi rapporti. Gli amori sono fragili e i legami sempre più impalpabili tanto da avere la sensazione di essere soli anche quando si è in coppia e di avere un legame anche quando in realtà si è soli. Ci si lascia, si

torna insieme e si rimane amici, rendendo fragile anche l’amicizia. In una puntata di “Sex and the city”, celebre telefilm americano, Carrie la protagonista, non riesce a comprendere il comportamento freddo del suo nuovo fidanzato che rifiuta categoricamente qualunque rapporto con la propria ex, mentre lei amoreggia e fa sesso telefonico con il mai dimenticato ex fidanzato Big, convinta di vivere semplicemente un rapporto di amicizia un po’ speciale. Ma non accade solo nei telefilm, anzi sembra sempre più diffusa la tendenza ad una fluidità di sentimenti ed a rapporti difficili e complicati che non può che sfociare in un clima di incertezza affettiva. I comportamenti in amore sono molto cambiati, sia quando si inizia una relazione sia quando questa finisce. Tutto è più fragile, più sfumato e diventa difficile capire quale sia la strada giusta da seguire, rimanere amici o troncare drasticamente ogni rapporto. “Non è possibile rimanere amici

dopo la fine di una storia d’amore – risponde Marco Rossi, sessuologo e psicoterapeuta. Al massimo può accadere quando ci si lascia di comune accordo, ma è una cosa molto rara. Mentre nella pratica esistono molte ragioni per cui una persona è spinta verso il proprio ex, nessuna di queste però comprende l’amicizia. Innanzitutto per abitudine - spiega il dottor Rossi l’essere umano è abitudinario anche nelle relazioni perché ama sentirsi protetto e rassicurato. Strettamente legata a questo aspetto è la paura di ciò che non si conosce, una persona nuova comporta dei cambiamenti, quindi nuove abitudini di sicuro meno rassicuranti. Infine - conclude Rossi – interviene il fattore della comodità. Quando si ha bisogno di conforto si torna tra le braccia di qualcuno che ben si conosce, perché è molto comodo e facile e non è richiesto alcun tipo di impegno”. Per saperne di più: www.marcorossi.tv

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Ha fatto impazzire milioni di giapponesi grazie ad alcune sue apparizioni in spot televisivi. Sogna un futuro come attrice e per questo motivo frequenta assiduamente la scuola di recitazione. Tra i personaggi femminili italiani ammira molto Virna Lisi

RINGIOVANIMENTO

DIMAGRIMENTO DISTRETTUALE

La radiofrequenza

L’ossigeno iperbarico estetico

COS’È

COS’È

COS’È

COS’È

E’ un trattamento non invasivo che sfrutta il passaggio di una energia elettromagnetica ad alta frequenza attraverso la pelle inducendo una neo-produzione di collagene. Questa tecnologia è approvata dalla FDA Americana per il trattamento del viso e delle lassità cutanee del corpo

L’ossigeno iperbarico estetico è una tecnica di infusione percutanea, tramite un sofisticato apparato che trasforma l’aria (costituita al 21% da ossigeno e al 79% da azoto) in ossigeno puro, iperbarizzando (portandolo cioè ad una pressione superiore rispetto a quella atmosferica di 1 Barr.).

Terapia elettiva delle adiposità localizzate e della cellulite, consiste nell’introduzione a livello sottocutaneo di CO2. Tale metodica non ha effetti collaterali e non presenta alcuna tossicità, dato che la CO2 è un normale metabolita cellulare e possiamo definirla un farmaco naturale.

Tecnica innovativa per la riduzione non chirurgica delle Adiposità Localizzate, che utilizza Ultrasuoni a bassa frequenza (da 30 a 50 KHz) con sistema di scansione multifrequenza. Efficace e sicura, non invasiva, indolore e senza effetti collaterali. Consente di sciogliere ambulatorialmente il grasso in sicurezza, senza anestesia e tempi di convalescenza.

EFFETTI E RISULTATI

EFFETTI E RISULTATI

A COSA SERVE

L’effetto lifting cutaneo è quasi immediato dopo le prime sedute, tuttavia il vero risultato della radiofrequenza si manifesta appieno dopo un periodo di 3-6 mesi, cioè quando la formazione indotta dal nuovo collagene sarà completata. Le zone che appaiono più visibilmente migliorate sono il collo, le braccia, l’interno cosce e l’addome.

Gli effetti sulla pelle sono una “rigenerazione”: dopo circa dieci giorni dalla prima seduta è già molto evidente l’evoluzione di tutti i parametri morfologici cutanei (turgore, elasticità, tessitura) e il miglioramento in termini di luminosità, tono e spessore della zona trattata. Notevole la diminuzione delle rughe dinamiche e statiche, il restringimento dei pori cutanei, l’involuzione dei processi acneici attivi e degli esiti cicatriziali post-acneici.

Gli effetti terapeutici della carbossiterapia sono: azione diretta sul microcircolo e potente effetto lipotico. Se si considera che la cellulite non è altro che l’espressione di fenomeni degenerativi indotti nel sottocutaneo da alterazioni morfofunzionali del microcircolo, il miglioramento del flusso indotto dalla cardossiterapia giustifica, razionalmente, l’utilizzo di questa anche in tale patologia.

FREQUENZA Le sedute vengono eseguite con un manipolo e la quantità di calore prodotto viene stabilita dal medico. La radiofrequenza è una tecnica selettiva sul derma, non danneggia gli altri tessuti (venoso linfatico, muscolare o nervoso), non è dolorosa (durante la seduta si avverte solo calore nella parte trattata), non ha conseguenze se non un lieve rossore destinato a sparire in un paio d’ore. Il trattamento completo prevede da 6 a 10 sedute ed i risultati sono veloci e duraturi. Ottimo l’abbinamento con ossigeno iperbarico.

PER CONCLUDERE Questa tecnica innovativa opera un netto miglioramento del tono della pelle con forte riduzione delle pieghe, lassità cutanee e smagliature. La sua efficacia è provata clinicamente e rappresenta la soluzione ideale per chi desidera un ringiovanimento visibile, efficace, duraturo e senza chirurgia.

FREQUENZA Ci sono vari protocolli: nel caso in cui l’operatore sia un medico, i principi attivi saranno veri e propri “farmaci” e l’ossigeno iperbarico rappresenterà una sorta di siringa virtuale con cui iniettare. I protocolli di trattamento “strong” possono essere articolati in sedute intensive a cadenza mensile, della durata di circa 60 minuti, e in abbinamento ad altre strategie antiaging che ottimizzino il risultato: radiofrequenza bipolare, bioristrutturazione con polinucleotidi, carbossiterapia, peelings, ecc. I protocolli “soft” prevedono invece 610 sedute di circa trenta minuti e qualche richiamo mensile. Tale schema è adatto a pelli più giovani e rientra in un programma di prevenzione antiaging o di mantenimento o, ancora, nel pre e post chirurgico (lifting). In ogni caso, le modalità, i tempi, i farmaci da veicolare e le associazioni con altre terapie saranno quindi “strettamente personalizzati” e individuati in una valutazione medica essenziale per un risultato visibile e duraturo.

La carbossiterapia

La cavitazione

EFFETTI SUL GRASSO Tramite il passaggio di una sonda sull’area da trattare, gli Ultrasuoni bersagliano il tessuto adiposo e determinano la rottura meccanica delle strutture cellulari adipocitarie. La Cavitazione è altamente selettiva verso il tessuto adiposo, e nessun altro organo o tessuto risulta alterato.

LA CARBO-CAVITAZIONE L’utilizzo alternato di Carbossiterapia e Cavitazione, potenzia il risultato finale, conferendo un poderoso effetto lifting sui tessuti ed una rapida riduzione delle masse adipose.

IN COSA CONSISTE La CO2 viene somministrata tramite iniezioni sottocutanee nelle sedi colpite da adiposità localizzata. Si utilizzano aghi di piccolissima sezione (30 G) per minimizzare la traumaticità ed il fastidio al paziente. E’ estremamente rara la comparsa di ematomi. Date le spiccate capacità lipolitiche, ma anche di miglioramento su elasticità e tono cutaneo, la CO2 viene utilizzata anche con lo scopo di rassodare i tessuti.

RISULTATI Sono sempre estremamente gratificanti e immediati (4 sedute circa). I risultati migliori si ottengono tuttavia a breve distanza, quando il grasso sciolto verrà smaltito totalmente.

FREQUENZA DELLE SEDUTE E RISULTATI La frequenza bisettimanale è quella consigliata, con cicli di 10-20 sedute. La risposta è sempre notevole e immediata; levigazione della buccia d’arancia, diminuzione volumetrica delle adiposità localizzate, effetto lifting sui tessuti con risultati visibili e gratificanti in breve tempo.

Dott.ssa Leda Moro MEDICINA E CHIRURGIA ESTETICA Tel 06 66154318

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antropologia culturale di Marco De Murtas - www.marcodemurtas.sitiweb.com

Il fenomeno delle “onde anomale” d’audience consiste in una impennata, persistente e intensa, per fatti di cronaca nera. Nonostante vengano diffuse notizie di altri casi più efferati, l’interesse mediatico continua per mesi (o anni) anche in assenza di nuovi dati (per tutti il paradigmatico “caso” di Cogne). L’ipotesi più interessante che sorge dall’osservazione del fenomeno “onde anomale” è che alla sua base si celi una funzione di un pensiero “collettivo“, “non consapevole” o, per dirla in modo più altisonante, un inconscio di massa che governerebbe con coerenza e persistenza i mutamenti di audience.

Inconscio di specie e “onde anomale” MASSE E INCONSCIO Il teorizzatore dell’inconscio collettivo è C.G. Jung. Oltre all’inconscio individuale, frutto di esperienze personali inconscie, teorizzato da Freud , per Jung esistono elementi presenti nella persona che non sono derivabili dall’esperienza personale. Ad esempio, gli “istinti” sono comportamenti stereotipati, non appresi dall’esperienza ma trasmessi filogeneticamente. Tuttavia, molti sono i pensatori che intuirono questo concetto. Un altro autore che descrisse un inconscio di massa fu K. Marx. Egli sostenne che la persona si costruisce anche per la forte influenza dei “rapporti di produzione” e di consumi propri di una economia nella sua epoca stori-

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ca. Ogni struttura economica esprime, coerentemente con se stessa, una cultura dei valori di base e dei contenuti di coscienza che la persona si troverà già inseriti come contenuti psichici “a priori” (cioè inconsci). La profonda differenza tra i due sta nel fatto che per Jung, nel suo inconscio collettivo degli archetipi, ogni valore era scritto per sempre, mentre per Marx vi era una forte capacità di riformularsi di valori di base (consci e inconsci) rispetto ad esigenze economiche.

MEDIA E INCONSCIO Il sorgere di mass-media ha reso visibile una forma di inconscio di massa molto più vicina a quella ipotizzata

da Marx che da Jung. Ogni media è stato portatore di cambiamenti nel modo di pensare collettivo. I nuovi media sono stati portatori di nuovi valori che, per così dire, si sono inconsciamente affermati in tempi assolutamente brevi, anche perché, secondo questa mia teoria, sostenuti da un aumento dei consumi. Ad esempio: femminismo, sdoganamento dell’omosessualità, nuove forme di coppia e di famiglia, tutte sono collegate ad un allargamento dei consumi. Quindi tali “nuovi” valori, affermatisi di pari passo con lo sviluppo dei media , fanno decisamente propendere per un inconscio di massa sensibile a riformularsi per mutate esigenze economiche. (continua…)


tv di Alessandro Cerreoni

LA RAGAZZA CHE HA FATTO INNAMORARE RUDY CESARONI

Ha interpretato il ruolo di Miriam nell’ultima edizione de “I Cesaroni”. A quasi diciassette anni è una delle giovani attrici con maggior talento. Oltre alla recitazione, studia canto e danza, e il suo sogno è varcare le porte di Hollywood. Per questo ci dà appuntamento tra dieci anni…

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ttrice, cantante e… Miriam. Si chiama Laura Adriani ed è l’ultima giovane protagonista de “I Cesaroni”. Nella quarta edizione, andata in onda fino a dicembre, ha interpretato il ruolo di Miriam, la ragazza che ha fatto breccia nel cuore di Rudy, al secolo Niccolò Centioni. La sua interpretazione è stata molto apprezzata dal pubblico e anche lei è entrata velocemente nel cuore di tutti quelli che dall’inizio stravedono per la sempre più allargata famiglia dei Cesaroni. A quasi diciassette anni, li compirà il prossimo 4 aprile, Laura può essere ritenuta una predestinata. Il talento e la passione ci sono, insieme alla voglia di volare sempre più in alto. E’ brava e molto carina, che quasi ti farebbe dire “ah, se avessi diciassette anni…!”. Si gode il successo rimanendo con i piedi a terra ma con le giuste ambizioni. D’altronde, pur giovanissima, ha il privilegio di aver già messo su un curriculum di tutto rispetto. Nel 2001 entra a far parte del Coro di voci bianche Musica per Roma diretto da Claire Gibaut. Nel 2002 comincia a studiare danza e l’anno successivo inizia a frequentare un corso di recitazione presso il Teatro Dafne di Gianni Pontillo, con cui ha avuto successive esperienze teatrali. Nel 2005 Laura Adriani torna sulla strada canora ed incide alcuni dischi come corista e solista (“La prova del cuoco 2” e “La mia famiglia è un albero”). Nel 2006 avviene il salto nell’ambito della recitazione grazie all’interpretazione della Marchesa Costanza Colonna a 12 anni nella fiction “Caravaggio” diretta da Angelo Longoni, con Alessio Boni ed Elena Sofia Ricci, e andata in onda nel 2008. Successivamente prosegue

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All’estero ammiro Scarlett Johansson, Julia Roberts e Penelope Cruz”. Quando vai al cinema cosa ti piace vedere? “I fantasy e le commedie americane”. Hai un regista preferito? “Più di uno. Gabriele Muccino, Carlo Verdone e Leonardo Pieraccioni”. Arriviamo a parlare dei “Cesaroni” e del tuo personaggio Miriam. “Quello di Miriam è stato un bellissimo ruolo. Lei è molto diversa da quella che sono, ha un carattere fragile. E’ stata un’esperienza indimenticabile”. Con il cast come ti sei trovata? “Bene con tutti. Ho legato con Niccolò Centioni (Rudy ndr), così come sono riuscita ad instaurare un bellissimo rapporto con Claudio Amendola”.

negli studi della recitazione, del canto e della danza. A dicembre del 2007 viene scelta per interpretare il ruolo di Amber nel musical “Hairspray”. Arrivano poi partecipazioni in “Don Matteo”, “Un caso di coscienza 4” per arrivare a Miriam nell’ultima edizione dei “Cesaroni”. Laura sarà anche la protagonista del film “I figli dell’abbondanza”, prodotto da Corrado Pinci per la Zufusfilm. Conosciamola meglio attraverso questa intervista. Laura, descriviti in due parole. “ Mi reputo più matura rispetto all’età che ho e questo me lo dicono tutti. Lavoro da quando ho 11 anni, sono solare ed estroversa. Apprezzo i dettagli e mi considero una testa dura. A 8 anni ho capito che il set cinematografico sarebbe stato la mia vita e ce la metterò tutta per arrivare a raggiungere i miei obiettivi”. Guardando la tua data di nascita, noto che sei dell’Ariete… “Sì, è un segno che rivendico tutto per la tenacia che ho”. Cosa occorre per andare d’accordo con te? “I piccoli gesti, la simpatia e l’educazione. La gente deve sapermi sorprendere”. Qual è il ruolo della tua famiglia in questo percorso lavorativo? “E’ importante, soprattutto da parte di mio papà, che mi segue ovunque sul set”. Ricevi più complimenti o critiche dai tuoi genitori? “E’ soprattutto mio padre ad espri-

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mersi. Comunque sono di più i complimenti, anche se amo le critiche”. Sei giovanissima, sei già un’attrice che ha fatto cose importanti. Che rapporto hai con i tuoi coetanei che frequenti? “Cerco solo di non mettermi in evidenza. Ho già riscontrato invidia nelle compagne di scuola, quindi meglio non mostrarsi troppo”. Come concili la vita privata con il lavoro? “E’ molto difficile, frequentando il liceo classico, oltre a studiare recitazione, canto e danza. Il poco tempo libero lo dedico alle mie amiche”. Sacrificheresti l’amore per il tuo lavoro? “Sì, per ora sì”. Hai un mito tra le attrici di oggi? “In Italia, Giovanna Mezzogiorno.

Come è avvenuto il tuo ingresso nella “famiglia” dei Cesaroni, professionalmente parlando? “Attraverso un casting, dove sono stata scelta tra 940 ragazze”. Sei anche una brava cantante. Come è nata questa passione? “Me l’ha trasmessa mio papà, che ha sempre cantato sin da piccolo. Basti pensare che ha fatto ‘Giamburrasca’ con Rita Pavone”. Immagina un’intervista tra dieci anni. Cosa mi racconterai? “Che sono molto contenta di rientrare in Italia per una settimana di riposo, visto che sto girando a Hollywood…”. Mica male. “Sì, per il mio lavoro spero di andare a fare esperienze all’estero, specie in America. E’ il mio sogno”.


tv

di Francesca De Carlo

Già a cinque anni giocava a fare l’attore. Il successo l’ha conosciuto nel 2009 nel film per la tv “Io e mio figlio” a fianco di Lando Buzzanca che gli ha consentito di ottenere il riconoscimento come miglior attore esordiente © Le foto di Giuseppe Schisano sono di Desdemona Varon

“MALATO DI RECITAZIONE”

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i sono persone con cui si fa presto ad entrare in confidenza, quelle che se pure non le conosci, ti raccontano senza remore la propria vita e ti fanno venir voglia di fare altrettanto. E’ quello che è successo con Giuseppe Schisano. Sarà per il suo modo di porsi, per la sua semplicità, sarà per l’attenzione che mette nell’ascoltare (cosa rara in un attore!) oltre che nel parlare di sé. Fatto sta che questa intervista è il frutto di una piacevole chiacchierata con un ragazzo gentile, preparato e molto intelligente che ama profondamente il mestiere che fa. Nato a Pomigliano D’Arco trentuno anni fa, Giuseppe ha conosciuto il successo con il ruolo di un medico gay nel film per la tv “Io e mio figlio” a fianco di Lando Buzzanca. Il suo talento è stato sottolineato da due premi, uno ricevuto nel 2009 come miglior attore esordiente, seguito poi dall’Oscar dei giovani 2010 come attore rivelazione dell’anno. Ha da poco finito di girare “Cane Pazzo”, un film per la regia di David Petrucci in cui interpreta un giornalista che indaga su un serial killer e “Dentro ai miei occhi”, una co-produzione italo spagnola in cui è un pittore cocainomane. Mamma sarta e papà operaio. Come è nata in te la voglia di recitare? “E’ un’inclinazione che ho avuto da sempre. A cinque anni già giocavo a fare l’attore”. Poi? “Ho iniziato con la moda. Un giorno andai insieme a mio padre a Roma per fare un provino e fui notato da una persona che mi propose di fare il modello. Avevo sedici anni e andavo ancora a scuola ma non mi tirai indietro. Ho cominciato a viaggiare, mi spostavo tra Milano, Tokio, Parigi”. E la scuola? “Continuavo a studiare. Mi sono diplomato al Liceo Classico e ricordo che all’esame di maturità andai con la valigia. I provini mi aiutavano, ero abituato ad essere sotto esame. Del resto maturità significa anche sicurezza, proprietà di linguaggio e io, grazie al mio lavoro, avevo imparato ad averne”. Come hanno reagito i tuoi genitori a tutto questo? “All’inizio erano spaventati perché si trovavano di fronte ad un mondo che non era il loro. Poi si sono resi conto che questo ambiente non mi ha cambiato, che sono la stessa persona di un tempo e oggi sono i miei primi fan”. C’è un loro insegnamento che custodisci?

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“I miei genitori si amano ancora molto e questo è il primo insegnamento. Mi hanno trasmesso i valori che provengono da una famiglia semplice, la generosità, l’onestà intellettuale. Sono cose che poi nella vita fanno la differenza”. Della tua terra, invece, cosa porti con te? “Da Napoli ho ereditato la passionalità. Sono determinato e ambizioso. Per me ogni traguardo è un punto di partenza. La realtà semplice da cui provengo mi ha insegnato a lavorare per ottenere ciò che voglio”. A chi devi dire grazie per quello che hai raggiunto? “Devo ringraziare chi ha creduto in me e mi ha dato importanti opportunità. Ma non ho mai chiesto niente a nessuno e ho comprato la casa dei miei sogni con i sacrifici e le mie forze”. Ormai vivi a Roma da molto tempo. Come ti trovi? “Roma è diventata la mia città. Qui ho trovato il mio equilibrio, la mia casa, qui c’è la famiglia che mi sono scelto da grande, quella che la vita ti regala. Ho un’amica speciale, Marilu e sono legatissimo a lei e a sua figlia Asia. Marilu è per me amica, sorella, mamma. E con Asia mi diverto a fare lo zio. Tutte e due sono con me nel film di Petrucci”. Hai mai pensato a quale poteva essere l’alternativa se non fossi riuscito a fare l’attore?

“Mi sarebbe piaciuto fare l’arredatore di interni. Il mio appartamento l’ho disegnato io ed è stato anche pubblicato sulla rivista di arredamento AD. E’ un attico all’undicesimo piano, non lontano dal Colosseo. Guardando la mia casa, si capisce chi sono io”. Sei un esteta? “Amo il bello, una bella musica, una bella casa, anche una bella presenza. Ma se hai un’anima bella, bello lo diventi di conseguenza. Una energia positiva arriva prima di una bella faccia”. Quindi essere bello non ti ha agevolato? “La bellezza aiuta, senza dubbio. E a me ha aiutato. A volte, però, è anche un limite ma bisogna ammettere che la bruttezza, purtroppo, lo è due volte”. Ti sei definito “malato di recitazione”… “Il bello di questo mestiere è che ti permette di vivere altre vite e ti dà la possibilità di poter essere chi non sei o chi non avresti mai coraggio di essere. Più si tratta di personaggi lontani da te e più diventa eccitante. La trovo una grande sfida”. Un po’ quello che è successo con il tuo ultimo ruolo in “Cane Pazzo. “Quello di ‘Cane Pazzo’ è un personaggio violento, diverso da me. Ma è così che impari a conoscerti. Lì, ho portato tutta la parte buia di me, quella noir”. C’è un personaggio che vorresti interpretare? “Volevo fare un personaggio maledetto e, per fortuna, è arrivato. In teatro, invece, mi piacerebbe interpretare Romeo, l’eroe romantico per eccellenza. Sono uno che crede nell’amore e nelle favole”.

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donne e imprenditoria

forte personalità ed un grande valore percepito grazie alla cura dei dettagli, al design, al fit, alla scelta dei colori”. Quali sono gli obiettivi che Spyke si pone per il prossimo triennio rispetto al mercato mondiale? “Senza dubbio lavoreremo per internazionalizzare il marchio, che ad oggi è noto ed ha un’ottima reputazione in Italia, ma è poco conosciuto all’estero”. Ha un sogno nascosto che ancora vorrebbe realizzare? “Dal punto di vista personale ritengo di dover ringraziare il Signore per la splendida famiglia che ho. Mio marito Luca ed i miei figli Federico e Matteo sono tutto quello che posso desiderare. Se proprio dovessi ambire a qualcosa di più per me, vorrei avere il tempo per frequentare un master a Milano, cosa che naturalmente, con un’azienda ed una famiglia è impossibile da conciliare. Continuerò a ripiegare su corsi executive e master part time, come faccio da anni per tenermi sempre al passo... Professionalmente,

di Camilla Rubin

Fa parte di una famiglia che ha l’imprenditoria nel dna: suo padre e suo nonno hanno sempre rilevato attività facendole crescere ed imporre sul mercato. Proviene da un’importante esperienza di Direttore Marketing e Comunicazione di una delle aziende del gruppo multinazionale tedesco Henkell Sohnlein. Ha le idee chiare sul da farsi per consolidare il brand Spyke nel prossimo triennio…

Manuela Zanin

Al timone della Spyke

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anuela Zanin, giovane imprenditrice, con tanta esperienza internazionale, sale al timone della storica azienda di abbigliamento moto Spyke (con sede a Bassano del Grappa), una delle più importanti in questo settore dalla fine degli anni ‘70, rafforzata nel settembre 2010 dall’unione di due imprenditori: Fulvio Bizzotto e Aldo Zanin. Come nasce la sua attività di imprenditrice? “Vengo da una famiglia che ha l’imprenditoria nel sangue: mio padre, ed ancor prima mio nonno, hanno sempre rilevato attività facendole crescere con forti elementi innovativi. Le esperienze lavorative che ho fatto in passato, come dipendente in aziende al di fuori della famiglia, mi hanno insegnato molto. Ma l’atteggiamento che ho sempre avuto è stato di grande curiosità ed apertura mentale per capire bene le dinamiche aziendali e soprattutto sempre rivolto alla strategia generale dell’azienda, che oggi posso dire di essere il mio punto focale, anche in Spyke”. Lei è entrata da poco in contatto con il mondo dell’imprenditoria del settore riguardante l’abbigliamento moto. Quali differenze ci sono rispetto alla sua precedente attività? “La mia precedente attività è legata al mondo del vino. Ero direttore Marketing e Comunicazione della divisione direct per una delle aziende del gruppo multinazionale tedesco Henkell Sohnlein. Apparentemente un bel salto! In effetti, molte differenze ci sono: il ciclo di vita dei prodotti è

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diverso, le dinamiche di vendita sono molto più legate all’emozione, le tecniche di vendita e le attività di marketing di supporto sono molto più immediate. Ma ci sono anche molte similitudini: la necessità di comunicare in modo nuovo e ‘fresco’ i prodotti, il bisogno di creare argomentazioni per i venditori, la voglia di fare innovazione commerciale anche in questo settore. Indubbiamente una bella sfida, dove non mancheranno le contaminazioni dai diversi settori merceologici che conosco, come il settore beauty, la moda e l’alimentare”. Quanto è difficile essere una donna nel mondo dell’imprenditoria? “Se fossi una donna sola, sarebbe difficilissimo fare qualsiasi cosa: oggi, a fare la differenza, è la squadra. E in Spyke si sta formando un team davvero motivato e competente, con dei responsabili di funzione davvero preparati ed affidabili”. Lei è a capo di questa nota azienda di abbigliamento da moto Spyke. In un mondo come questo dominato dalla concorrenza, come nasce un modello vincente sul mercato? “La concorrenza in questo settore è spietata. Ma vorrei sapere se esiste un settore dove questo non si verifichi... Se guardiamo quello che ci circonda, ogni anno, anche nei settori più classici, stantii se vogliamo, spicca qualche brand per innovazione, sia essa di prodotto, di tecnologia, di servizio o di comunicazione. La chiave è questa: stupire con qualcosa di diverso i propri interlocutori”.

Risponde a verità il fatto che lancerete presto sul mercato anche voi la linea Urban? “Assolutamente sì. Il mercato urbano è decisamente un settore troppo interessante per chi produce abbigliamento da moto. Non lo si può ignorare”. Se potesse scegliere uno o più testimonial che rappresentino il suo marchio, chi vorrebbe avere? “Troy Bayliss. Un uomo che ha la

moto nel sangue e che piace anche a chi è fuori dal settore. Ora poi torna a collaborare con Ducati, quindi avrà certamente un’ottima visibilità”. Quali saranno le tendenze della prossima stagione nel mondo dell’abbigliamento moto? “Noi presenteremo a giugno numerose novità che completeranno la nostra gamma di prodotti. La tendenza sarà quella di fornire un prodotto con una

vorrei riuscire a portare con i miei collaboratori tutti i risultati che ci siamo posti per il prossimo triennio. E lavoreremo sodo per arrivare in alto”. Farebbe una dedica ai lettori del nostro mensile GP Magazine? “Volentieri! Quale momento migliore dell’inizio dell’anno, per augurare a tutti un anno di salute, serenità e soddisfazioni?”.

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Tiziana Luxardo ed Ezio Passera

eventi

;LKK@C@F# @C GI<JK@KF =C<JJ@9@C< :?< J@ 8;8KK8 8@ KLF@ GIF>I8DD@ ;@ JG<J8 La nota fotografa romana si è sposata in Kenia con l’imprenditore bergamasco Ezio Passera con rito “Giriama”

Un gruppo di donne locali

tiziana luxardo un matrimonio tribale a malindi I

Nori Corbucci, Tiziana Luxardo, Ezio Passera, un’amica, Chicco Testa

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terre di amici ai quali, come regalo, è l Rosada Beach, stato chiesto un contributo a sostegno il ristorante e della Karibuni Onlus per aiutare la scuostabilimento la Mida nell’acquisto di un terreno coltibalneare più ricercato di vabile. Tra gli ospiti presenti Chicco Malindi, ha ospitato un evento Testa, gli stilisti Carlo Chionna e Paolo unico, realizzato per la seconda Grifoni, Nori Corbucci, Luigi Colajanni, volta dopo 18 anni: le nozze di Paola e Alfredo Danesi, il costruttore Tiziana Luxardo con l’imprendiVincenzo Pirottina, il magnate della tore Ezio Passera. Da sempre birra Daniele Von Wunster e Barbara amanti del Kenia, hanno scelto Pesce Calabrese. di unirsi a nozze con rito “Giriama”, che si richiama alla tradizione Tiziana Luxardo con i genitori kenyoti tribale della costa keniota. L’evento è stato organizzato grazie al contributo del sito malindikenia.net insieme all’associazione Madca (Malindi District Cultural Association), per la conservazione e il recupero delle tradizioni e della cultura giriama, alla presenza del suo presidente, l’avvocato Joseph Karisa Mwarandu. Shungu Yongo (Ezio Passera) e Mwenda Ziro (Tiziana Luxardo), questi i loro nuovi nomi e cognomi locali, affiancati dai due testimoni, l’imprenditore Fabrizio Valenti e la press office Donatella Gimigliano, si sono sottoposti con gioia al rito, davanti a un nutrito par-

Glf` i`Z_`\[\i\ Ô ef X *'%''' \lif \ i`dYfijXi\ Ô ef X ()' d\j` Zfe cX Õ \jj`Y`c`k~ Z_\ ;lkk`c`f k` f]]i\% K` Xjg\kk`Xdf gi\jjf c\ X^\eq`\ Xlkfi`qqXk\ [X 8^fj ;lZXkf G%;%D% E<K=@E JIC ELD% @J:I% 8C9F 8><EK@ L%@%=% 8,0,++ M@8 E8Q@FE8C< K@9LIK@E8# )' Æ K<C% '..+$**-((+ $ K@MFC@ M@8 DLI8 ;<@ =I8E:<J@# ) Æ K<C% '-$+''+*.)' $ :@8DG@EF Il servizio offerto consiste nella promozione di finanziamenti erogati da Agos Ducato. Messaggio pubblicitario con finalità promozionali. Salvo approvazione Agos Ducato. Per le condizioni economiche e contrattuali e per le informazioni sui termini e le condizioni per esercitare le modifiche del piano di rimborso, consultare gli avvisi, i fogli informativi disponibili presso l’agenzia autorizzata o sul sito www.agosducato.it/trasparenza. Duttilio può essere richiesto dai clienti che rimborsano tramite RID. TAN MAX 11,80% -TAEG MAX 14,52% (salvo eventuali modifiche previste dalla legge n. 108/96). Costi accessori: imposta di bollo € 14,62. Spese incasso rata: € 1,30 in caso di pagamento a mezzo RID, € 0 in caso di pagamento presso le filiali Agos Ducato, salvo imposta di bollo di € 1,81 per importi superiori a € 77,47. Rendiconto annuale e di fine rapporto € 1,50 per spese d’invio e € 1,81 per imposta di bollo (almeno 1 volta all’anno) per importi superiori a € 77,47. Offerta valida fino al 31/12/2010.

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arte di Albamaria Moro

La tecnica pittorica di Mauro Stampatori, nell'attento dosaggio del colore, è generosa, nella corposità delle tinte, spatolate, rullate, pennellate con robustezza, quasi a voler stratificare i fondi sulle tele, per accogliere successivamente, i temi dei dipinti

tecnica e genialità di mauro stampatori D

ifficile intravedere un disegno di base, soggetto precedentemente pensato, per divenire poi, forma geometrica. Stampatori parte unicamente dal colore, come fondo sulla tela, senza alcun disegno, diventando esso stesso, successivamente, forme e figure. Stratificando le tinte forti, spesso contrastanti, ogni pennellata diventa soggetto individuale, quasi a volersi "disegnare" da solo, come avesse già una propria identità precedentemente ignorata dall'artista, che via via, fuoriesce sulla tela. E man mano, si delinea l'opera, che magicamente, si concretizza con la materia. A guardar bene, questa ricerca della tecnica pittorica, in Mauro Stampatori, è visibile nel fondo delle sue opere. Strati di colore, che richiamano alla memoria, affreschi sovrapposti, come se il tempo, rivelasse pennellate segrete, apposte in fasi successive sulle tele. Opere che a volte, appaiono screpolate, graffiate, come bagnate dalla pioggia, sprigionando l'anima del colore, in tutta la sua irruenza, come a voler prepotentemente, uscire dagli strati delle tinte, amalgamate sulla tela. Ciò nonostante, nulla risulta disordinatamente sovrapposto, ma evidenzia una spontanea prospettiva, che lascia intravedere delicatamente, tutto il retroscena dell'opera, fino al fondo, ove traspare talora, la bianca trama della tela. La forza, la potenza della pittura di Mauro Stampatori, è percepibile anche da un "occhio" meno attento ed avvezzo alla sua pittura, in quanto trasmette spontaneamente, vivacità, emozioni, benessere interiore e forti stimoli emotivi, come riflessi di luce, che dalla tela, risvegliano la quiete della coscienza. Ogni colore, dal pennello di Mauro Stampatori, diventa protagonista della sua scena, come un prodotto generosamente offerto da "Madre Natura": il giallo del sole, il rosso del fuoco, l'azzurro del cielo, il blu degli oceani, il verde dei prati, il muschio dei boschi, il nero dell'ignoto... e l'oro, fonte di ricchezza per l'anima. Tutto questo caratterizza prepotentemente l'opera di Mauro Stampatori, abile e sapiente interprete nell'arte contemporanea, dall'inconfondibile tecnica pittorica, unita alle sue innate, doti naturali ed artistiche, in comunione con l'amore per l'estetica, l'armonia e il buon gusto.

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Numero Verde

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curiosità dal mondo di Cristiano De Masi - @ le immagini sono state gentilmente concesse da

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1. Barcellona: Gibernau e Barriales amore sulla neve Sete Gibernau e Laura Barriales sono stati fotografati in vacanza sulle piste sciistiche catalane. Il motociclista è un fidanzato premuroso a giudicare da come si prende cura dell'aspetto dell'amata compagna. La conduttrice televisiva racconta che tra i due non è scoccato subito il colpo di fulmine: al primo incontro lei non lo poteva sopportare, mentre l'amore e la passione sono arrivati con il tempo. 2. Cina: Hula Hoop da urlo Jin Ling Ling si è esibita in una speciale performance con l'Hula hoop a Dexing, in Cina. La piccola atleta è riuscita nell'intento di inanellare sul suo corpo cento cerchi, entrando di diritto nel Guinness World Record. La campionessa di Hula Hoop, l'australiana Kareena Oates era arrivata al massimo a 70 cerchi. 3. Dublino: Bono e gli artisti di strada DUBLINO - I fan di Bono a Dublino avranno sicuramente apprezzato la piacevole uscita del loro beniamino. Il cantante degli U2 si e' infatti esibito a Grafton Street con alcuni musicisti di strada. Il tutto per beneficenza. 4. Nuova Dehli: Le mega sculture degli dei Se in Occidente alle divinità religiose o ai grandi eroi della storia vengono innalzati monumenti, o dedicati affreschi dentro le chiese, in India, le sculture raffiguranti gli dei vengono realizzate con gli scogli marini. Per avere i propri idoli incisi nella pietra. E' solo una delle immagini che arrivano da un paese avvolto dai colori della tradizione.

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Jean Paul Troili e Raffaella Chiariello

vita di notte

allietata dal suono del sax e del flauto traverso.

di Bibi Gismondi

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Camilla Morabito e Guya Sospisio

Nicoletta Benedettini Ricca, Jean Paul Troili e Cristiana D’Avossa

Catherine Spaak e Cristiana D’Avossa

Claudio e Anna Strinati

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Montefiascono - Piazza Frigo, sede dell’Est Film Festival

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ontinuano le notti mondane capitoline degli amici della “Prosecco people”. C’è chi le chiama aperichic, chi dinner meet, chi light dinner ma il senso rimane immutato: spintonate selvagge per raggiungere la tartina cartonata o la cafonata di lusso per arrivate alla conquista del posto migliore. Tra l’una e l’altra cosa c’è? Chiacchiere chiacchiere e ancora chiacchiere di tutti i modi e in tutte le intonazioni, con citazioni o senza e con racconti o meno. L’importante è comunicare. Tanti amici tra pacche sulle spalle e sorrisi smaglianti, abilmente ritoccati per essere sicuri di avere un riscontro eccellente, si sono ritrovati nella zona più cool della città eterna, quella racchiusa tra via Mario dè Fiori e Piazza del Popolo che condensa il massimo della mondanità ad alto tasso di chiccheria. Si sono ritrovati in tanti, visto il successo, all’apertura dello showroom di gioielli MAISON D’AVOSSA a via del Babbuino e che annovera tra i suoi ammiratori Rania di Giordania, Catherine Spaak e Sabrina Ferilli. Proprio per l’apertura del nuovo showroom sono stati moltissimi i personaggi dello spettacolo e artisti che hanno reso omaggio, ammirando le creazioni esclusive della maison, alla creatrice e a sua figlia: la stessa Catherine Spaak, Rosanna Lambertucci, Guia Sospisio, Guglielmo Giovanelli, il costumista Piero Tosi, Carlo e Laura Marchiolo, Anna e Claudio Strinati, Marisa Stirpe, Sandra Carraro, Carmen Di Penta, Rosalba Giugni e molti altri. Eccezionale poi il raffinato allestimento ideato da Jean Paul Troili. Sulle tovaglie damascate rosso magenta e oro è stato servito un buffet all’insegna del melograno, accompagnato da tartine di caviale e salmone, cartoncini di fritti, ciliegie, castagnaccio e champagne. Sotto le ali benauguranti di due angeli in legno dorato posti ai lati dell’ingresso, la serata è stata

ltro imperdibile appuntamento per gli amanti del cinema e addetti ai lavori, i quali si preparano per ottimizzare la nuova edizione dell’Est Film Festival 2011 che si terrà dal 23 luglio al 1 agosto. Montefiascone offrirà, anche quest’anno, un calendario culturale ampio e completamente gratuito e punterà a favorire e sostenere il cinema indipendente italiano con una ricca selezione di pellicole dalla produzione più recente e qualitativa. Non mancheranno i prestigiosi Incontri d’autore con ospiti di rilievo della scena cinematografica italiana ed internazionale. La Direzione artistica informa che sono ufficialmente aperte le iscrizioni per inviare le proprie opere e partecipare alle selezioni della 5a Edizione. Le tre sezioni competitive sono riservate esclusivamente ad opere italiane: lungometraggi di finzione realizzati dopo il 1° gennaio 2009, di durata non inferiore a 60’; cortometraggi realizzati dopo il 1° gennaio 2010, di durata non superiore a 25’; documentari realizzati dopo il 1° gennaio 2009, di durata non inferiore a 50’. Le opere, selezionate dalla Direzione artistica del Festival, non saranno soggette a limiti di genere e tema. Le iscrizioni sono gratuite e scadranno il 16 maggio 2011. Per scaricare i Bandi e il Regolamento: www.estfilmfestival.it.

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i intitola “A un solo metro” il nuovo singolo del cantautore romano Luca Bussoletti distribuito dall’etichetta digitale Pirames International, che vede la straordinaria partecipazione del Premio Nobel per la letteratura Dario Fo. La canzone tra atmosfere rarefatte e parole cariche di immagini, presenta un suggestivo featuring di Fo che lega il suo parlato al canto dell’artista, affrontando il triste tema delle mine antipersona. Oltre a sensibilizzare il pubblico su questo argomento, gli incassi delle vendite ottenuti saranno devoluti alla sezione italiana di Amnesty International che li impiegherà nelle sue campagne umanitarie.

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gusto

Classico è stato studiato un pack moderno ed accattivante, per un immagine distintiva e riconoscibile a scaffale. Kimbo Macinato Fresco è il prodotto best seller che da sempre rappresenta la qualità Kimbo, ideale per chi desidera un caffè dal Gusto e Aroma deciso. Un momento di intenso piacere, frutto di un viaggio lungo e affascinante che inizia nelle piantagioni del Brasile e del Centro America. La tostatura media, il corpo pieno e le spiccate note aromatiche ne esaltano il carattere vigoroso, con un connubio perfetto tra dolcezza del gusto e intensità dell'aroma. Kimbo Macinato Fresco è una miscela ideale per la Moka.

La storia del caffè è davvero lunga. Inizia intorno al 1000 d.C. e continua ancora oggi con il caffè divenuto fenomeno di costume, tradizione e socialità. Il caffè è giunto fino a noi seguendo le rotte delle navi, quelle stesse rotte che hanno portato in Europa tanti altri prodotti e cibi sconosciuti e, come sempre succede in questi casi, la tradizione popolare e le leggende si intrecciano con la realtà narrando storie più o meno veritiere intorno alle origini e alla diffusione di questa bevanda. Vi presentiamo una delle aziende italiane più importanti nella distribuzione del caffè: la Kimbo

la passione

rato di 140,7 Milioni di euro. Composizione del fatturato 2009: 90,1% home; 9,9% away from home. Mercati esteri principali: Francia, Belgio, Olanda, Canada, Australia, Usa, Grecia, Germania, Romania, Ucraina. Export: 10% sul fatturato

per il caffè LA StoriA Quella di Kimbo per il caffè è una storia di vera passione che inizia a Napoli 50 anni fa. Da una piccola torrefazione nasce un’azienda, Cafè do Brasil, che grazie ai marchi Kimbo e Caffè Kosè, in soli 15 anni arriva ad essere leader del mercato campano. Nel 1994 viene conquistato il secondo posto nel mercato del caffè confezionato in Italia. Da allora la crescita non si è mai arrestata ed in breve tempo Kimbo è apprezzato anche all’estero. LA quALità La passione per le cose fatte bene è da sempre il filo conduttore delle attività dell’azienda. La cura scrupolosa nella selezione dei caffè verdi e i molteplici esami di carattere merceologico e chimico a cui essi vengono sottoposti garantiscono la bontà e la qualità di Kimbo. Al consumatore viene proposto un prodotto sempre eccellente e costantemente controllato, dalla torrefazione al confezionamento.

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iNNovAzioNe Le miscele di Kimbo sono il risultato di una lavorazione che rispetta i più elevati standard qualitativi. Processi produttivi tecnologicamente all’avanguardia e continuamente aggiornati e sofisticati sistemi di controllo di tutte le fasi di lavorazione permettono di ottenere una qualità costante del prodotto. i ProDotti Kimbo ha saputo sapientemente sviluppare l'arte di fare un caffè di ottima qualità, declinato in una gamma completa di prodotti in grado di soddisfare i gusti e le esigenze più diverse dei consumatori. E’ presente nel settore casa con sette diverse miscele in una grande varietà di formati. Con le linee Kimbo Espresso Cialde e Capsule propone nuovi modi di preparare un espresso buono come quello del bar, a casa o in ufficio. Nel canale del fuoricasa Kimbo presenta due nuove linee di caffè in grani, Kimbo

Espresso Bar per le miscele nei pack da 1 Kg, e Kimbo Elite con miscele ancora più pregiate, confezionate nei lattoni da 3 Kg e destinate ai locali top. L’azienda ha sviluppato da poco una strategia per il Vending e per il canale OCS nell’ottica di un progetto che avesse come obiettivo quello di far ritrovare l’ “espresso Kimbo” in ogni luogo ed in ogni occasione. L’AzieNDA iN CiFre Il bilancio dell’esercizio chiuso al 31/12/2009 ha registrato un fattu-

“i CLASSiCi” Di KiMBo: Due MiSCeLe Per uN PerFetto CoFFee Hour Una tazzina di caffè Kimbo, un momento di intenso piacere da condividere durante un piacevole Kimbo Coffee Hour a casa con gli amici. A rendere perfetto questo piacevole momento due miscele della linea “ I classici” di Kimbo destinate a conquistare sia gli amanti del caffè dall’aroma deciso, sia chi ama un gusto più dolce e delicato: il nuovo Kimbo Classico dolce e aromatico e Kimbo Macinato Fresco dal gusto e dall’aroma deciso. Kimbo Classico Dolce e aromatico ti conquista al primo assaggio: è una miscela raffinata, dall'aroma generoso e dal gusto morbido, ottenuta prevalentemente da pregiate varietà di Arabica, accuratamente selezionate e tostate. Il risultato è una combinazione perfetta tra dolcezza e rotondità. È la novità tra le miscele, perfetta per la Moka e per tutti coloro che amano un caffè capace di essere anche delicato. Per Kimbo

CAPSuLe KiMBo eSPreSSo “ Il caffè buono come al bar” La nuova linea di Capsule Kimbo Espresso è un prodotto nuovo, risultato di una ricerca che punta a coniugare tradizione e innovazione, per offrire un espresso buono come quello del bar. NovitA’ Sempre attenta alle tendenze del mercato e alle esigenze dei consumatori, Caffè Kimbo è la prima azienda che lancia nella GDO una linea di Capsule utilizzabili non solo sulla nuovissima macchinetta Kimbo Kapsula, ma anche su un’ampia varietà di macchine compatibili già presenti sul mercato. CArAtteriStiCHe Le Capsule Kimbo Espresso sono il risultato di una accurata selezione di pregiati caffè, provenienti da diverse origini, per ottenere un espresso inconfondibile. Con le Capsule Espresso sono assicurati: maggior comfort d’uso a casa o in ufficio, in qualunque momento della giornata: basta inserire la capsula nell’apposito alloggiamento, premere un pulsante ed ecco pronto un espresso a regola d’arte, proprio come quello del bar. Inoltre, durante la preparazione del caffè e al termine dell’operazione si lascia tutto pulito; la qualità del caffè è garantita da Kimbo; ogni Capsula contiene 7gr di caffè: il dosaggio perfetto per un espresso cremoso e denso. Kimbo Via Appia Km 22,648 80017 Melito di Napoli (NA)

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libri di Francesca De Carlo

l’amore ai tempi del colera di Gabriel Garcia Marquez Ed. Mondadori Si apre così: “Era inevitabile: l’odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati. Il dottor Juvenal Urbino lo sentì non appena entrato nella casa ancora in penombra, dove si era recato d’urgenza a occuparsi di un caso che per lui aveva smesso di essere urgente già da molti anni”. Si chiude così: “Il capitano guardò Fermina Daza e vide sulle sue ciglia i primi bagliori di una brina invernale. Poi guardò Florentino Ariza, il suo dominio invincibile, il suo amore impavido, e lo spaventò il sospetto tardivo che è la vita, più che la morte, a non avere limiti. ‘E fin quando crede che possiamo proseguire questo andirivieni del cazzo?” gli domandò. Florentino Ariza aveva la risposta pronta da cinquantatre anni, sette mesi e undici giorni con le loro notti. ‘Tutta la vita’ disse”.

WHERE

COOL

IS

ART

ipazia

mia suocera beve

riaprire la partita

di Silvia Ronchey Ed. Rizzoli Si apre così: “C’era una donna quindici seco-

di Diego De Silva Ed. Einaudi Si apre così: “Se c’è una cosa che non bisognerebbe assolutamente fare quando una storia d’amore comincia ad annuvolarsi, è chiedere alla propria donna cosa c’è che non va. Perché se con quella domanda (che fra l’altro è una domanda ambigua, e come tutte le domande ambigue genera come risposta un’altra domanda) pensavi di sondare il terreno e magari approdare a un colloquio risolutivo di un problema che se ne stava lì buono e si sarebbe risolto da solo se il cretino di turno non l’avesse sollevato, allora vuol dire che non hai neanche capito che il cretino in questione sei tu”. Si chiude così: “Mi guardo il cellulare nella mano, che squittisce e vibra. Sembra un topo. Il nome di Alessandra Persiano continua a lampeggiare, come un appello. Me lo rimetto nel taschino,

di Nichi Vendola Ed. Ponte alle Grazie Si apre così: “Il primo congresso di Sinistra ecologia libertà ha lanciato una sfida molto più che ambiziosa: riaprire una partita che non si era mai chiusa davvero. Far credere a troppi per troppo tempo che i giochi siano fatti e che nulla possa più cambiare, convincere i giovani che non poter sperare in un futuro migliore sia conseguenza ineluttabile dello stato di natura, i precari che vivere sotto la mannaia di un eterno ricatto sia un destino inesorabile, i lavoratori che lo sgretolamento di tutti i loro diritti sia dovuto all’imperversare di forze incontrollabili come i terremoti: questo è da anni, forse da decenni, il grande inganno su cui si fonda la desolazione del presente”. Si chiude così: “Ci rivolgiamo all’intelligenza e alla passione dei tanti e delle

li fa ad Alessandria d’Egitto, il cui nome era Ipazia. Quel nome, nella lingua greca, usata al tempo laggiù, evocava un’idea di ‘eminenza’, ‘acutezza’, suprema altezza’. Glielo aveva dato suo padre, un celebre sapiente, che progettava per lei una carriera di studiosa. Nessuno poteva immaginare che il destino, o il caso, che è re del mondo, avrebbero fatto di Ipazia una martire del pensiero”. Si chiude così: “Che sia stata risoluta nello sbarrare il passo all’ingerenza della chiesa nello stato e troppo ingombrante nello sfidare la strategia di Cirillo con la sua parrhesia, o che la sua morte sia stata solo un incidente dovuto al subitaneo isterismo di un influente prelato cristiano ottenebrato dall’emulazione e dall’ambizione, oltreché al momentaneo disorientamento di un prefetto augustale romano messo in difficoltà da un vuoto di

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cinema di Francesca De Carlo

Nell’ultimo film di Placido “Vallanzasca, gli angeli del male” interpreta Rosario, l’unico napoletano della banda. Ha lavorato con Monicelli ed è reduce dallo spettacolo teatrale “L’astice al veleno” con Vincenzo Salemme. E’ simpatico e dotato di grande autoironia: “Sono un po’ come un bocconcino di bufala che è piccolo ma non si può negare che sia un cibo di qualità”

“SONO UN RAGAZZO SEMPLICE”

“S

ono nato a Varese da genitori emigranti. Mia madre è calabrese e mio padre napoletano. Quando avevo sette anni ci siamo trasferiti a Battipaglia e lì sono cresciuto. Cresciuto per modo di dire!”. Cordiale, spiritoso, pronto alla battuta e soprattutto autoironico. Così mi si è presentato Nicola Acunzo durante questa intervista in cui ha giocato da subito con se stesso e la sua statura. Nicola è alto 1,62 e più volte nel corso della chiacchierata ha scherzato su questo suo essere non proprio un gigante. Ma altezza a parte, questo giovane attore campano, è un vero e proprio concentrato di talento e professionalità. Simpatica e bizzarra la sua autodefinizione: “Sono un po’ come un bocconcino di bufala che è piccolo ma non si può negare che sia un cibo di qualità”. E un campano di mozzarelle se ne intende… “Ogni volta che torno dal mio paese porto mozzarelle a tutti. Le ho portate pure a Robert De Niro! Sono andato a trovare il cast sul set di ‘Manuale d’amore 3’ e ne ho portato un sacchetto apposta per lui. Non sai quanto gli sono piaciute”. Mi racconti come è iniziata la tua carriera d’attore? “Ho cominciato con una compagnia amatoriale di Battipaglia a quindici anni. Portavamo in scena Goldoni. Avvertivo forte in me il desiderio di fare questo mestiere, sentivo di aver rice87Gp


vuto la chiamata. Fare l’attore è una vocazione come quando si decide di diventare sacerdote. Altrimenti chi si metterebbe a fare certi sacrifici? Può muoverti solo una grande passione”. Mai avuto momenti di sconforto? “Da qualche anno sono convinto di ciò che ho scelto di fare. Confesso che prima ho avuto momenti di forte dubbio ma oggi so che ho scelto ciò per cui sono stato creato. L’adrenalina di una buona performance mi fa stare bene per almeno due giorni. Quando va male, invece, divento malinconico. Recitare è la mia linfa vitale”. Sei reduce dallo spettacolo teatrale “L’astice al veleno” con Vincenzo Salemme. Come è andata? “Salemme è un fenomeno in scena, è il mattatore per eccellenza. A teatro non ripete mai la stessa cosa e ogni sera crea qualcosa di nuovo. Lavorare con lui tutti i giorni ti aiuta molto nel lavoro. E umanamente è cortese e gentile, un gran signore insomma. Se un attore gli dà degli stimoli, lui ne fa tesoro”.

Nicola Acunzo con il grande Mario Monicelli sul set dell’ultimo film del maestro “Le rose del deserto”

Puoi vantare la partecipazione nell’ultimo film del maestro Mario Monicelli, “Le rose del deserto”. Una bella soddisfazione. “Mi sento fortunato ed estremamente onorato di aver lavorato con Monicelli. E’ stata un’ottima scuola per me. Sul set cercavo sempre di anticiparlo, senza aspettare che mi dicesse cosa fare. Se facevo parte della scena ma non toccava a me la battuta, di mia iniziativa mi allacciavo una scarpa, mi asciugavo il sudore, mi mettevo in bocca una sigaretta. Monicelli era uno tosto e si innervosiva molto se

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doveva stare sempre lì a riprenderti. Mi ha aiutato la scuola di papà. Quando aiutavo lui da ragazzino dovevo sempre anticipare le sue richieste”. Un ricordo in particolare? “Il momento più bello è stato quando ha detto a mia madre che ero bravo. Sono un ragazzo semplice, di provincia. Queste cose significano molto per me”. E ti ha pure “raccomandato”, vero? “Disse a Michele Placido che ero in gamba, sveglio e che doveva scegliermi per i suoi film. E così è stato”. Com’è lavorare con Placido? “Placido sul set ha delle intuizioni geniali, è una persona molto sensibile, riesce a catturare molte cose dall’attore e le riporta sulla pellicola. In ‘Vallanzasca’ c’è una scena in cui faccio un applauso all’uomo che mi ha mandato in carcere. Quell’applauso non era previsto, mi è venuto istintivo. A Michele è piaciuto e l’ha voluto inserire nel film”. A proposito di “Vallanzasca”, sono

state molte le polemiche che hanno accompagnato il film. Tu cosa ne pensi? “Le polemiche riferite al film dipendono dal fatto che in Italia siamo un po’ bigotti. Il tema è senza dubbio delicato ma non c’è stata nessuna intenzione di idealizzare, Placido ha voluto semplicemente raccontare la storia di un uomo che ha messo il suo carisma al servizio del male. Anche con ‘Romanzo Criminale’ è stata la stessa cosa. Lì però c’erano più personaggi mentre qui c’è un solo protagonista, uno straordinario Kim Rossi Stuart”. Quale film della storia del cinema avresti voluto interpretare? “Il film per cui avrei dato l’anima è ‘Scarface’. Non solo per il fatto di essere un gangster-movie ma anche per le motivazioni psicologiche che riguardano il personaggio”. Hai un attore di riferimento? “Il mio modello è Gian Maria Volontè. Fa parte di quegli attori che ‘mangiano’ la pellicola”. Cosa avresti fatto se non fossi diventato un attore? “Probabilmente avrei insegnato. Sono laureando in Lettere Moderne”. Quando non lavori cosa fai? “Nel tempo libero mi dedico alla famiglia, agli amici, alla fidanzata. I rapporti interpersonali sono come fiori, vanno coltivati e innaffiati. Un amico va chiamato, bisogna andarlo a trovare anche se ci costa un sacrificio”. Rimpianti? “Ho il rimpianto di non aver visto delle persone prima che se ne andassero per sempre. Monicelli è una di queste. Le persone bisogna godersele”. C’è un desiderio che vorresti realizzare nell’immediato? “Mi piacerebbe tanto riuscire a fare una vacanza insieme ai miei genitori. Con papà ora riusciamo a farci qualche coccola, con l’età si sta addolcendo. Se oggi sono l’uomo che sono, lo devo ai miei genitori”. Ti hanno sostenuto nelle tue aspirazioni? “La cosa buffa è che la vera spinta a fare quello che faccio me l’ha data mia madre, sono sempre stato stimolato da lei. Mio padre è un uomo pratico e ha sempre voluto che facessi qualcosa di concreto. Poi, però, nella pratica del mio lavoro, vengono fuori sempre gli insegnamenti di papà. Diciamo che mia madre è stata la miccia e mio padre l’esplosione”.


cinema

E’ Terry Gilliam il regista scelto da Pasta Garofalo per il nuovo cortometraggio “THE WHOLLY FAMILY” con Cristiana Capotondi, Douglas Dean, Nicolas Connolly e Sergio Solli. Direttore della Fotografia: Nicola Pecorini. Costumi di Gabriella Pescucci

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i sono svolte nei vicoli di Napoli le riprese del nuovo film prodotto da Pasta Garofalo. Questa volta, dopo l'esordio alla regia di Valeria Golino, l'azienda si è rivolta a un regista di fama internazionale ma molto particolare come Terry Gilliam dimostrando così la sua grande passione per il cinema. Protagonista di “The Wholly Family” è Cristiana Capotondi, la giovane attrice italiana che, grazie alla sua bravura e professionalità, ha saputo affermarsi nel mondo del cinema raggiungendo importanti successi anno dopo anno. Le riprese sono state effettuate a Napoli, che è stata una vera musa ispiratrice più che un set, e sono durate circa una settimana. La storia di “The Wholly Family”, che vede protagonista una coppia americana con un figlio di dieci anni e racconta quella straordinaria capacità di aggrovigliare sensazioni di amore e tensione estreme come solo la famiglia sa fare e generare, si dipana infatti attraverso le strade e i simboli di una Napoli che Gilliam sa leggere e decodificare al massimo delle sue contraddizioni. “Garofalo firma il cinema” si è trasformato nel tempo in un percorso sempre più coinvolgente, strategico e originale. Un progetto nato dalla passione per dar voce alla passione. Sempre più artisti ci stanno seguendo e appoggiando e siamo particolarmente lieti quest’anno di aver trovato il fil rouge che ci ha legato a un regista di fama mondiale come Terry Gilliam. Questo fil rouge è la nostra Napoli, la città che probabilmente più di ogni altra si presta a essere interpretata e raccontata dall’occhio onirico di Gilliam, con i suoi eccessi, le sue bellezze senza eguali, la sua radicata cultura così come il suo incomprensibile degrado” ha dichiarato Emidio Mansi Responsabile Commerciale Italia Pasta Garofalo.

Il regista Terry Gilliam, Cristiana Capotondi, Douglas Dean e Nicolas Cannolly (il bambino)

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film del mese di Francesca De Carlo

Non c’è due senza tre. Ed ecco che, dopo i primi due capitoli del suo “Manuale d’amore”, Giovanni Veronesi torna a parlare di sentimenti attraverso nuove storie e nuovi personaggi. La pellicola uscirà nelle sale il 25 febbraio e conta ancora una volta un ricchissimo cast di attori tra cui una special guest d’oltreoceano

manuale d’amore 3 A

raccontare l’amore, insieme a Riccardo Scamarcio, Monica Bellucci, Carlo Verdone, Valeria Solarino, Michele Placido e Donatella Finocchiaro questa volta, infatti, ci sarà un mito del cinema come Robert De Niro che per l’occasione reciterà in lingua italiana. Il film è articolato in tre capitoli suddivisi secondo le tre età dell’amore: “la giovinezza”, la “maturità” e “oltre”. Nel primo racconto Roberto (Riccardo Scamarcio) è un giovane avvocato in procinto di sposarsi con Sara (Valeria Solarino). Ma il caso vuole che ad un passo dalle nozze incontri Micol (Laura Chiatti) una bellissima e misteriosa ragazza che lo indurrà inevitabilmente in tentazione. A rappresentare la “maturità” invece c’è la storia di Fabio (Carlo Verdone), un famoso anchorman televisivo sposato da venticinque anni e marito fedelissimo. L’incontro con Eliana (Donatella Finocchiaro) lo travolgerà fatalmente e trasformerà la sua vita in un’avventura tragicomica perché, la donna in questione, risulterà non essere ciò che sembrava. Nel terzo ed ultimo episodio, invece, Adrian (Robert De Niro) è un professore americano di storia dell’arte che, dopo il divorzio dalla moglie, ha deciso di trasferirsi a Roma, una città che ha sempre avuto nel cuore. Tipo silenzioso e riservato, Adrian frequenta poche persone. Tra queste c’è Augusto (Michele Placido), portiere del palazzo in cui abita, l’unico al quale ha voluto confidare un suo segreto personale: anni prima è stato sottoposto ad un delicato intervento cardiaco. Ma quando conosce Viola (Monica Bellucci), la bellissima figlia del portiere, allora sì che il suo cuore viene messo a dura prova e nuove e forti emozioni saranno pronte a sconvolgere la sua vita. E come è stato per “Manuale d’amore” e “Manuale d’amore 2” anche qui c’è un personaggio che farà da filo conduttore tra le varie storie. Dopo Dante, il personaggio interpretato da Francesco Mandelli e il disc-jockey Claudio Bisio, ora a tenere legati tra loro i racconti c’è il giovane tassista Cupido (Emanuele Propizio). Solo un caso? O non sarà forse un omaggio al Taxi Driver più famoso della storia del cinema?

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teatro

Fino al 13 marzo il Teatro Tirso De Molina ospita il divertente spettacolo di Antonello Costa, con Annalisa Costa e Gennaro Calabrese. Successivamente lo spettacolo sarà a Napoli, Norcia, Palermo e Torino

costa crociera 2 un mare di risate A

l Teatro Tirso de Molina debutta in prima nazionale “COSTA CROCIERA 2”, nuovo, spumeggiante spettacolo di Antonello Costa che dopo il successo ottenuto la scorsa stagione con “FAME scritto in inglese ma letto in italiano” torna infaticabile sul palcoscenico in una vera e propria compilation di macchiette e personaggi cui fanno abilmente da spalla la bravura e la bellezza di Annalisa Costa, le strabilianti imitazioni di Gennaro Calabrese e le prodezze di un corpo di ballo davvero scatenato composto da Carmen Di Mauro, Alessia Di Maio, Fabiana Mascarella oltre che dalla stessa Annalisa Costa già ideatrice delle coreografie. Strizza furbamente un occhio al pubblico la nuovissima trama che, nella giocosa avventura marittima del talentuoso Costa costretto ad esibirsi per i passeggeri di una crociera pur di pagarsi il biglietto per raggiungere Boston dove deve ritirare un Premio alla carriera, trova spunto ed occasione d’incontro per curiosi e bizzarri personaggi tra i quali,

con gioia e gaudio del pubblico, vengono anche recuperati dal repertorio il raffinato e lezioso Don Antonino, l’esasperato fan degli anni ‘70 Tony Fasano, Sergio l’esaurito per eccellenza o il re dei look-maker Rocco proprietario della boutique “L’Asola Dei famosi”. Due ore di spettacolo in cui Antonello Costa gioca al varietà, cantando, ballando, interpretando e rileggendo, con il suo originale linguaggio comico, le macchiette e le canzoni di grandi artisti come Renato Carosone e Domenico Modugno. Un autentico cammeo del varietà rivisitato dalla regia di Antonello Costa in linea con la modernità dei nostri tempi e riportato al linguaggio dei nostri giorni in una cornice scenografica firmata da Maurizio Stanco, arricchita dall’originalità dei costumi creati da Giacoma Mellini e Rosi Maschella in piena sintonia con gli arrangiamenti musicali di Sebastiano Forte. Uno spettacolo da non perdere, in scena dal mercoledì alla domenica per sei settimane consecutive fino a domenica 13 marzo. Per informazioni e prenotazioni 06/8411827-3295618223 www.teatrotirsodemolina.it

tour nazionale 2011 Napoli 17-27 marzo Teatro Bracco; Norcia (PG) 2 aprile Teatro Civico; Palermo 8-10 aprile Teatro Savio; Torino 15-17 aprile Teatro Cardinal Massaia 97Gp


musica di Silvia Giansanti

matt emozioni bianco senza tempo I Matt Bianco sono tornati nel nostro Paese, rendendo il concerto del Festival Jazz di Moncalieri un bel momento da ricordare, grazie ai loro ritmi da sempre travolgenti. L’apice del loro successo è stato raggiunto negli anni ’80 e ’90 e nel tempo la band ha subito dei cambiamenti. Nell’ultimo anno con i loro concerti hanno girato il mondo e attualmente sono molto amati in Giappone

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orremmo proprio conoscere chi non si emoziona riascoltando la mitica musica degli anni ’80 e soprattutto chi non ricorda i Matt Bianco! Inseriti nella rosa degli artisti di quell’indimenticabile periodo, i Matt Bianco erano composti da Mark Reilly, Mark Fisher e dalla flautata voce della cantante polacca Basia Trzetrzelewska. Il gruppo, inquadrato nel genere pop jazz-soul britannico, raggiunse un ottimo successo a carattere europeo nel 1984 grazie all’album “Who Side Are You On?”. Dentro, erano contenuti un pezzo più bello dell’altro, c’era solo l’imbarazzo della scelta. Tra i principali successi della loro fortunata carriera, ricordiamo: “More Than I Can Bear”, “Half a Minute”, “Sneaking out the Back Door” e “Don’t Blame it on That Girl”. Le loro caratteristiche sono l’impronta jazz latineggiante e lo stile noir anni ’50, che hanno permesso alla band di ottenere numerosi riconoscimenti di pubblico e critica, oltre a premi vari. Il segreto del loro successo? La continua esplorazione sonora. Di recente sono stati protagonisti dell’ultima serata alle Fonderie Teatrali Limone, nell’ambito della tredicesima edizione del Moncalieri Jazz Festival. Un pubblico di selezionati estimatori ha riempito la sala, desiderosi di rivivere quegli anni spensierati. Non si è trattato comunque di un revival, ma di un’affascinante riproposizione, ricca di nuovi stimoli per il pubblico, visto che il gruppo ha trasmesso una verve creativa e una fresca esuberanza sonora che dimostra la loro seconda giovinezza. I ritmi latini, brasiliani e caraibici sono stati ringiovaniti e il pubblico ha gradito molto. Mark, cosa ricordate degli anni ’80? “Negli anni ’80, eravamo sempre molto impegnati, lavoravamo in tutta

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Europa. Eravamo in Italia praticamente ogni due settimane, lavorando principalmente a Milano e Roma. Spesso andavamo a Canale 5 da persone come Red Ronnie e ricordo anche ‘Domenica In’ a Cinecittà, dove in un’occasione abbiamo addirittura incontrato Gina Lollobrigida. Nel 1986 abbiamo girato tutta l’Europa e abbiamo

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tenuto concerti in tante città italiane”. Cosa pensi della musica di oggi? “Siamo sempre molto attenti al panorama musicale intorno a noi e introduciamo nuove tecniche di produzione dei nostri album. Entrambi abbiamo degli studi, dove possiamo registrare gli album dei Matt Bianco. La musica oggi non è diversa da quella

disco. Inoltre visto che Mark Reilly e io abbiamo diverse influenze musicali, probabilmente sceglieremmo due brani diversi. A me piace ‘Don’t blame it on that Girl’ perchè è stata la prima canzone con influenze cubane e mi è piaciuto anche lavorare tantissimo sullo stile brasiliano della samba e sulla musica bossa nova”. I Matt bianco hanno ancora successo? “Sì, abbiamo un buon mercato

che è sempre stata, ci sono in giro cose di qualità e altre un po’ meno. La differenza più eclatante è forse data dalla diffusione dell’elettronica, dei computer e di internet. Adesso è possibile per molte più persone creare la propria musica e condividerla e farsi conoscere attraverso canali come MySpace, Facebook, ecc.”. Che fa ora Basia la vostra prima e famosa cantante? “Basia sta ancora lavorando con Danny White ed ha appena terminato una tournée negli Stati Uniti”. Qual è la vostra hit preferita? “Questa è una domanda davvero difficile! Abbiamo registrato finora una decina di album e stiamo per iniziare a lavorare ad un nuovo

in tutta Europa ed anche un buon successo in Giappone e nel sud-est asiatico, incluso un gold album in Giappone, con il singolo ‘Sunshine Days’. Negli ultimi due album abbiamo promosso ‘Hifi Bossanova’ e ultimamente ‘Sunshine Days’, nel quale abbiamo ri-registrato i nostri più grandi successi, dagli anni Ottanta ad oggi. Dopo tanti concerti, siamo stati anche a Giacarta in Indonesia. Nell’ultimo anno abbiamo suonato in diversi Paesi del mondo per la prima volta: Beirut in Libano, Belgrado in Serbia, Tblisi in Georgia, Seul in Sud Corea e Baku in Azerbaigian. Cosa amate invece più dell’Italia, il cibo o le persone? “Amiamo sia il cibo italiano che le persone. E il caffé è davvero ottimo!”.


musica

© Foto di Raimondo Luciani

di Donatella Lavizzari - www.immaginienote.it

Dominic Miller, lo storico chitarrista di Sting nato a Buenos Aires, ha suonato con molte rockstar e popstar internazionali tra cui: Bryan Adams, Tina Turner, Rod Stewart, The Pretenders, Paul Young, Level 42, Steve Winwood, Sheryl Crow, Sara Jane Morris, Peter Gabriel e Phil Collins

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on l’ultimo album “November”, Miller si abbandona a nuove melodie, calandosi con energia nella musicalità elettronica: undici brani inediti dal sound distintivo, ricco di varianti inaspettate. Ciao Dominic, come sei diventato chitarrista? “Sono cresciuto in Argentina e lì tutti hanno una chitarra classica in giro per casa ed imparano a suonare. È così che ho iniziato. E’ stato il mezzo migliore per esprimermi, così come lo è la ‘Les Paul’ in questo momento. Penso che suonare la chitarra sia un po' come avere con sé una piccola orchestra. Amo la chitarra. E' uno strumento da viaggio: mi vengono in mente i chitarristi blues degli anni ’20 e ’30 sempre in giro con le loro Martin”. Qual è stata la tua prima esperienza musicale? Chi erano i tuoi idoli? “Da bambino ascoltavo molta musica brasiliana, tra cui Jobim. Poi mi sono appassionato ai Beatles e agli Stones e, crescendo, Jimi Hendrix è diventato il mio idolo. Ho imparato a suonare la chitarra quando avevo circa 8 anni. Fu mia sorella ad insegnarmi gli accordi per la bossa nova e poi a 15 anni ho iniziato a studiare chitarra classica e ho amato la musica di Julian Bream e John Williams”. Quindi, si può dire che le tue influenze musicali spaziano dalla classica al flamenco, dal jazz al rock. “Sì, mi confronto con molti generi e stili musicali e, penso, sia questo che piace di me alla gente”. Con “Shapes”, una compilation classica con Placido Domingo, Sting e Chris Botti. hai riletto Bach, Beethoven e Albinoni. Ce ne vuoi parlare? “Tutto è nato quando Sting mi ha regalato un libro di ‘Sonate di Bach’. Mi sono appassionato a suonarle e così è nato il disco. Spero di fare scoprire, alle persone che pensano che la musica classica sia solo d’elite, un mondo nuovo, fantastico”. Vuoi raccontarci il tuo primo incontro con Sting? “Non lo dimenticherò mai! Perché è stato un incontro che ha cambiato profondamente la mia vita. Mi ricordo che ero stato invitato ad andare a New York per una jam insieme a lui. Allora non ero un fan di Sting. Non avevo mai compra-

to un suo disco. A quei tempi stavo suonando con i Pretenders e così ho pensato: Let's do it! Lui è Sting dei Police. Ora ha i capelli lunghi, difende la causa della foresta pluviale e lavora con musicisti jazz. Non mi piace molto il jazz, ma non importa, ci vado. Non conoscevo nessuna delle sue canzoni ma ho suonato alla jam per ore e stavo davvero bene. Quando iniziò a suonare ‘Fragile’ mi domandò: ‘Sai questa canzone?’. Ed io gli risposi: ‘E’ tua?’. E tutta la sua band esclamò: ‘Oh, mio Dio!’. Poi ho iniziato a suonarla, naturalmente, inconsciamente ed ho pensato: Nessun problema. Questa è musica sudamericana. Questo è esattamente quello che faccio. Così ho suonato il riff. E penso che sia stato quello il momento in cui siamo realmente ‘entrati in contatto’”. Alla fine della jam mi ha detto ‘Voglio parlare con te’. E ho pensato: ‘Ecco mi dirà ti ringrazio per essere venuto, ma arrivederci’. E invece Sting mi disse: ‘Voglio che tu lavori con me’. E mi ricordo di aver pensato: ‘Deve essere pazzo! Io non conosco nessuna delle sue canzoni’. Ma dopo sono andato a comprare la sua collezione di dischi e ho deciso che volevo davvero lavorare con lui. Ci siamo incontrati al momento giusto. Era in cerca di me ed io ero in cerca di lui”. Hai scritto alcune canzoni insieme a Sting. Sei co-autore, ad esempio, di uno dei pezzi più famosi "Shape Of My Heart". Com’è andata? “All’inizio avevo in mente solo il riff. Mi ricordo che eravamo seduti accanto al fuoco, mentre stavamo progettando ‘Ten Summoner's Tales’ e ho iniziato a suonarlo. Lui mi disse: ‘Senti, proviamo a lavorarci un po’ su?’. E così abbiamo fatto ed è nato il brano”. Nel tuo ultimo album “November” hai usato la chitarra elettrica invece della classica. Perché questa decisione? “Avevo davvero bisogno di un cambiamento di direzione. Ho seguito l’esempio di Jeff Beck. E' stata una sfida perché non avevo mai considerato l’espressività della chitarra elettrica. In questo album mi sono lasciato influenzare dalla musica anni '70 e '80, dal funk al rock, dal soul alla musica classica e jazz”. Com’è stata l’esperienza del Symphonicity Tour con Sting? “Il tour con la Royal Philharmonic Concert Orchestra è un progetto davvero divertente. Mi piace questo tour perché è molto, molto impegnativo, musicalmente. E' molto più difficile di qualsiasi altra cosa io abbia mai fatto con Sting. Le persone rimangono incantate nell’ascoltare classici come ‘Fields of Gold’ e ‘Every Little Thing She Does Is Magic’ interpretati magistralmente da più di 40 elementi d’orchestra”.

RITMO E PASSIONE ARGENTINA 102Gp

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Michela Andreozzi, Valentina Pace, Alessio Piccirillo, Alessio Fontana

in collaborazione con la Foxy John Production www.foxyjohnproduction.com

di Silvia Giansanti

TOP TEN EUROPA 1 “WHEN WE COLLIDE” – MATT CARDLE 2 “LIGHTS ON” – KATY B. FT. MS DYNAMITE 3 “DO IT LIKE A DUDE” – JESSIE J. 4 “INVINCIBLE” – TINIE TEMPAH FT. KELLY ROWLAND 5 “WHAT’S MY NAME?” – RIHANNA FT. DRAKE 6 “ME AND YOU” – NERO 7 “RAISE YOUR GLASS” – PINK 8 “THE FLOOD” – CHERYL COLE 9 “THE TIME (DIRTY BIT)” – THE BLACK EYED PEAS 10 “HAPPINESS” – ALEXIS JORDAN

TOP TEN U.S.A. 1 ”GRENADE” – BRUNO MARS 2 “BLACK & YELLOW” – WIZ KHALIFA 3 “PLEASE DON’T GO” – MIKE POSNER 4 “TONIGHT (I’M LOVING YOU) E.IGLESIAS FT. LUDACRIS & DJ FRANK 5 “WORLD SO COLD” – THREE DAYS GRACE 6 “SHAKE ME DOWN” – CAGE THE ELEPHANT 7 “6 FOOT 7 FOOT” – LIL WAYNE FT. CORY GUNZ 8 “FIREWORK” – KATY PERRY 9 “DOG DAYS ARE OVER” – FLORENCE AND THE MACHINE 10 “YEAH” – CHRIS BROWN

TOP TEN ITALIA 1 “OGNI TANTO” – GIANNA NANNINI 2 “TUTTO L’AMORE CHE HO” – JOVANOTTI 3 “TRANNE TE” – FABRI FIBRA 4 “ROMANTICO ROCK SHOW” – GIANLUCA GRIGNANI 5 “IMMATURI” – ALEX BRITTI 6 “CI SEI SEMPRE STATA” – LIGABUE 7 “CULLAMI” – EMMA MARRONE 8 “PER FARTI TORNARE” – FRANCESCO RENGA 9 “ISABEL” – POOH 10 “QUANTO ANCORA” – TIROMANCINO

classifiche MATT CARDLE All’anagrafe è Mattew Sheridan Cardle, è un cantante britannico in attività da una decina d’anni, ma la sua notorietà è giunta solo nel 2010 grazie alla vittoria di X-Factor del suo Paese. Si presenta con una bella cover di “Many of Horror” dei Biffy Clyro. ALEXIS JORDAN Questa giovane cantante americana è stata scoperta da Jay-Z, ma finora il vero successo l’ha ottenuto solo in Inghilterra. In questo periodo esce anche il secondo singolo dal titolo “Good Girl”. La diciottenne arriva dalla prima edizione di “America’s Got Talent”. ENRIQUE IGLESIA Questo sex simbol della musica internazionale è tornato con questo pezzo prodotto da dj Frank. Classe 1975, finora ha venduto 55 milioni di dischi in tutto il mondo. E’ anche attore e ha preso parte in alcune serie tv. FLORENCE AND THE MACHINE Dopo averli apprezzati con il remake di “You gotta the love”, la band capitanata dalla rossa è tornata a farsi sentire con questo lavoro sempre estratto dall’album d’esordio “Lungs”. FABRI FIBRA E’ un altro singolo estratto dall’album “Controcultura”, disco d’oro a pochi mesi dall’uscita. Il rapper è il più famoso d’Italia per il suo genere. Il successo di questo pezzo è dovuto all’alternanza di rime pungenti ad un ritmo dance. TIROMANCINO Federico Zampaglione & Company sono tornati dopo 6 anni pubblicando qualche mese fa l’album “L’Essenziale”, da cui finora sono stati estratti due singoli. Questa canzone è stata scritta da Federico stesso e da suo padre.

BROOKE FRASER

una popstar neozelandese Nata a Wellington, Nuova Zelanda, il 15 dicembre del 1983, Brooke Fraser è sbarcata di recente anche in Europa e in Italia. E’ stata presentata come la nuova Nathalie Imbruglia ed è figlia di Bernie Fraser, un ex-rugbista della mitica squadra degli All Blacks. Brooke si è appassionata di musica fin da piccola e oggi è una delle più amate giovani cantautrici nel suo Paese d’origine. Dopo un determinato percor-

so artistico, ha iniziato a pubblicare album nel 2003. Non appena ventenne, ha dato alla luce il suo primo lavoro dal titolo “What to do with daylight”, piazzandosi subito ai primi posti delle classifiche neozelandesi. Incoraggiata dai primi successi australiani e successivamente da quelli americani, nel 2006 ha inciso il suo secondo album “Albertine”, influenzato dal suo importante viaggio in Africa. Con

Elisa è pronta a partire dalla Capitale con una lunga serie di concerti, che la porterà ad esibirsi in molte città. L’artista di Monfalcone darà vita ad un tour fenomenale sulle orme del suo ultimo progetto discografico dal titolo “Ivy”, uscito nel 2010. I Soundgarden, dopo la reunion avvenuta di recente, offriranno al loro pubblico il primo album live della loro carriera. Il lavoro che uscirà a fine marzo, s’intitola “Live on 15” e conterrà ben 17 successi della band guidata da Chris Cornell, registrati durante un tour americano di molti anni fa. Lady Gaga sarà nei negozi a partire dal mese di maggio con il nuovo album “Born this way”, di

quest’album ha guadagnato un doppio disco di platino in patria.

Con la sua terza produzione intitolata“Flags”, le cose sono cambiate di molto, visto che Brooke ha trovato il successo oltre oceano. Il gradimento da parte del pubblico è arrivato soprattutto grazie al singolo “Something in the water”, una miscela di pop-rock con influenze country e attualmente in play list radiofonica. Il pezzo è orecchiabile e la sua è una voce d’angelo. Il connubio non poteva che essere vincente.

news

cui abbiamo appena conosciuto il singolo omonimo. Il lavoro è il seguito del fortunatissimo “The Fame Monster” di due anni fa. Caparezza sta per tornare con un nuovo album. Si tratta de “Il Sogno Eretico” in uscita a marzo, a cui seguirà un tour per la promozione. Il primo concerto dell’originale artista pugliese non poteva che tenersi a Bari. Rihanna tornerà nel nostro continente grazie al suo “Loud Tour”. Al momento pare che non siano previste tappe italiane. L’affascinante star delle Barbados partirà da Belfast il 30 settembre, per toccare grandi città come Londra, Parigi, Dublino, Monaco e tante altre.



wedding a cura di Claudia Della Ratta

La prima vera ansia da prestazione per la sposa è senza dubbio procurata dalla domanda: “Cosa gli cucino oggi?”

Spose in cucina

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Famiglia Testa dal 1993

i solito questo capita a chi non ha convissuto prima del matrimonio, a chi non ha mai avuto la cucina ai primi posti nella hit parade dei pensieri ma soprattutto accade al primo risveglio nella vostra nuova casa, precisamente al ritorno dal meraviglioso viaggio di nozze, dove tutto lì era perfetto, a portata di forchetta, servito, quasi adagiato elegantemente, su quegli stessi piatti che anche voi avete nella vostra cucina. Tranquille, già vi vedo spolverare quei ricordi di voi mentre guardavate distrattamente il lavoro delle vostre mamme davanti ai fornelli; annuserete l’aria nel recuperare il profumo della crostata della nonna ma la cosa che vi farà scervellare di più sarà quella di capire quando applicare quei famosi “QB” (quanto basta) mai scritti, perché sempre e solo tramandati oralmente, secondo il must “guarda e impara”. Quindi anche se inizialmente vi “allambicherete” su centinaia di ricette ritagliate da innumerevoli riviste, ma ovviamente mai provate, mantenete la calma, perché questo altro non è che il primo impatto con la quotidianità da sposine! Ci sono 4 regole che fanno diminuire lo stress da cucina:

1 – Preparate un solo pasto completo al giorno. Stabilite fin dall'inizio che non è pensabile cucinare due volte al giorno. A mezzogiorno abituatelo a bistecca e insalata o pasta al pomodoro, insalatone, affettati e crudité, prosciutto e melone, frutta, ecc. Niente di più: pasta al forno+arrosto+contorno sono un attentato insostenibile alla sua dieta e al vostro equilibrio psicologico. 2 - Se anche non vi piace cucinare ci sarà sicuramente qualcosa che vi piace mangiare. Cominciate da lì. Specializzatevi in pizza se vi piace la pizza, in insalatone se ne andate matte. Se cucinate ciò che preferite vi riuscirà senz'altro bene perché lo farete con amore e con la gioia di gustarvi poi un piatto che vi ingolosisce. Insomma vi renderà felici. E una donna felice dispensa felicità (anche se nel piatto c’è solo una caprese, credetemi!). Preoccupatevi quindi del vostro piacere a tavola e anche vostro marito ne sarà contagiato. 3 - Non prendete il monopolio della cucina escludendo vostro marito in quanto uomo. Al contrario, valorizzatelo: lasciate che provi anche lui, che scelga una ricetta e

la realizzi (ma non rincorretelo per pulire gli schizzi di salsa o le tracce di unto). Prima di tutto capirà cosa vuol dire stare ai fornelli (stress e fatica gli si chiariranno al volo) poi, vedendo che il risultato è apprezzato (da voi), ne sarà orgoglioso. Felice. E un uomo felice dispensa, anche lui, felicità. Ma ricordatevi che ciò che lui avrà preparato deve diventare il vostro secondo piatto preferito. Qualunque cosa sia. 4 – Cucinare in tandem. Preparare il cibo dovrebbe diventare un piacevole gioco che coinvolge tutti e due. E se siete entrambi alle prime armi fate a gara a chi prepara il piatto migliore, a chi cucina più veloce, a chi sperimenta una ricetta esotica, o perché no, afrodisiaca, a chi trova al supermercato una novità da assaggiare. Certo non è sempre festa in cucina, ma lei che spadella e lui che legge il giornale è uno spot vecchio. Oggi non si usa più. Il mio incoraggiamento va a tutte coloro che stanno per affrontare l’esperienza del primo pranzo a due: instaurate un sano rapporto con la cucina affinché questa non diventi un fastidioso dovere e una cronica insidia alla vostra felicità

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2/11

anno

XII

2

Marzo 2011 www.gpmagazine.it

Le interviste MATT BIANCO LAURA ADRIANI GIUSEPPE SCHISANO DOMINIC MILLER MANUELA ZANIN G. WILLIAM SALICE NICOLA ACUNZO


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