L’isis sbriciola anche palmira

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MONDO

VENERDÌ 22 MAGGIO 2015

Pianeta terra

il Fatto Quotidiano

USA PUBBLICHE LE EMAIL DELLA CLINTON Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti pubblicherà “molto, molto presto” la prima tranche di email della ex segretaria di Stato Hillary Clinton, relative all’attacco del 2012 alla sede diplomatica Usa di Bengasi, in Libia, al centro delle polemiche per l’uso di un account privato. Reuters

SPAGNA PERMESSO STRAORDINARIO A BIMBO IN VALIGIA Storia a lieto fine, ma con polemiche per Adou Outtara, il bimbo africano di 8 anni scoperto alla frontiera di Ceuta raggomitolato in una valigia. Madrid gli ha concesso un permesso di soggiorno “temporaneo e individuale” di un anno, per “circostanze straordinarie”. Ansa

L’ISIS SBRICIOLA ANCHE PALMIRA di Giampiero

L

Gramaglia

a Casa Bianca è “profondamente preoccupata”. E Barack Obama assicura all’America e al mondo che “non stiamo perdendo” la guerra contro il Califfato. Eppure, le notizie che vengono dai fronti del conflitto fanno pensare esattamente il contrario: dopo Ramadi in Iraq, le milizie jihadiste prendono Palmira in Siria. E avanzano suscitando il consenso delle popolazioni sunnite locali, nonostante gli orrori esecrabili di cui si rendono responsabili, decapitazioni e vandalismi. Questo è un conflitto che va a folate: gli integralisti, che parevano inarrestabili, hanno poi incassato alcune sconfitte, hanno perso città e territori che parevano loro acquisiti; da qualche settimana, sono di nuovo all’offensiva, nonostante i droni di Obama abbiano colpito e ucciso alcuni loro capi.

LE MILIZIE DEL CALIFFATO NEL SITO SIRIANO PATRIMONIO DELL’UNESCO. LA MOGHERINI. “CRIMINE CONTRO L’UMANITÀ”. OBAMA: “NON STIAMO PERDENDO”. I JIHADISTI AVREBBERO GIÀ DIVELTO DECINE DI COLONNE E DECAPITATO SOLDATI DI ASSAD

IL PENTAGONO AMMETTE

“lo stallo”, che con la caduta di Palmira può divenire una disfatta: bisogna rivedere la strategia e, alla Casa Bianca, si riunisce un ‘consiglio di guerra’. Mentre gli europei, riuniti a Riga con i partner dell’Est, fra cui l’Ucraina, cercano di evitare d’approfondire il solco delle tensioni con la Russia: di Mosca, c’è diplomaticamente bisogno nel Grande Medio Oriente; e c’è pure bisogno all’Onu, perché non metta i bastoni tra le ruote all’azione nel Mediterraneo contro gli scafisti schiavisti. Di fatto, il sedicente Stato islamico controlla ormai più della metà del territorio siriano, una vasta area desertica su cui insistono nove province, 95 mila kmq – quasi un terzo dell’Italia – comprese zone petrolifere con

L’intervista

una sessantina di pozzi. Palmira, la ‘perla del deserto’, un gioiello archeologico ma anche un centro strategico, è ormai caduta interamente nelle mani dei jihadisti. La città dista 210 chilometri da Damasco e sorge sull'autostrada che taglia il Paese da ovest a est: decine di soldati di Assad sarebbero stati uccisi e su twitter circolano foto di cadaveri senza testa, militari e civili decapitati. Come nel centro e nel nord dell’Iraq, anche qui i jihadisti hanno la complicità delle popolazioni e delle tribù sunnite. I miliziani, dopo una violenta battaglia andata avanti per ore e che avrebbe fatto decine di vittime, hanno imposto il coprifuoco e hanno preso il

RESTI E MACERIE

Palmira, conosciuta già nel Secondo millennio a. C. A sinistra, la distruzione nel museo di Mosul Reuters/Ansa

DOPPIO FRONTE L’offensiva degli integralisti sunniti minaccia le capitali di Siria e Iraq. L’Occidente ripensa a un intervento più massiccio

controllo del carcere, lasciandone fuggire i detenuti, dell'ospedale, dell'aeroporto e del quartier generale dell'intelligence. Tutte queste informazioni non sono verificate: ta tv del regime, al Ekhbariya, che trasmette da Damasco, assicura che la maggior parte degli abitanti s’è allontanata prima dell'arrivo degli integralisti. L'area monumentale dell’anti-

ca Palmira, con rovine romane con oltre mille colonne e torri funerarie incluse nella lista del Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco, è a rischio: con barbarie iconoclasta, i miliziani hanno già provocato danni ai siti archeologici, secondo fonti ufficiali. E la città attuale, Tadmur, è stata colpita a più riprese dai raid del regime. IL CONTROLLO DI RAMADI in

Iraq e di Palmira in Siria avvicina il Califfato alle capitali dei due Stati che sta ingurgitando. Nel timore di distruzioni e danneggiamenti nel sito archeologico, l'Unesco avverte che sarebbe “un’enorme perdita per l'umanità”. E, a nome dell’Ue, Federica Mogherini

denuncia “un crimine contro l'umanità”. In un’intervista a The Atlantic, Obama parla di “un arretramento tattico” della forze lealiste, una delle formule dietro cui, da sempre, i bollettini di guerra mascherano le ritirate o le disfatte. Ramadi, spiega, era da tempo “vulnerabile”, perché le forze di sicurezza irachene non erano adeguatamente “addestrate o rafforzate” - come dire che, lasciati da soli, gli iracheni si squagliano. Palmira non poteva più essere tenuta: i lealisti si riorganizzano su una linea di difesa migliore. Ma il Califfo sogna di riaprire i suoi palazzi, un millennio dopo, a Baghdad e a Damasco.

L’archeologo Paolo Matthiae

Quelle meraviglie meglio vendute che distrutte di Virginia Della Sala

uando Paolo Matthiae parla di Palmira, ci si Q trova lì: l’archeologo, scrittore e famoso orientalista italiano, racconta i tramonti riflessi

sulla pietra dorata delle colonne del tempio, del verde intenso delle palme. Racconta che Palmira è un’oasi di straordinaria bellezza nel deserto sirio -arabico. Lì, la famosa Zenobia si proclamò Augusta e cercò di fondare un impero staccato da Roma . Prima di essere fatta prigioniera da Aureliano. “Credo che con Leptis Magna, in Libia, e con Petra in Giordania sia forse la città più bella del mondo romano provinciale. È la perla del deserto, la sposa del deserto: uno dei siti archeologici più importanti di tutta l’area del Mediterraneo”. Ieri è stata rasa al suolo. Professor Matthiae, perché l’Isis ha distrutto Palmira?

Ogni colpo all’arte è un colpo all’umanità intera e distruggerla ha un valore simbolico. Già nel caso dei siti di Ni-

mrud e Hatra in Iraq, l’Isis ha infierito contro immagini, decorazioni e contro l’architettura. Se un sito archeologico è così significativo nel mondo pagano, allora è tutto ciò che è contrario all’ottica fanatica del fondamentalismo sunnita. Colpiscono l’arte per colpire tutti?

Certo, ma lo fanno senza avere il concetto nobile di patrimonio universale: hanno un solo punto di vista ed è quello delle grandi conquiste islamiche del Settimo secolo dopo Cristo. Gli altri sono nemici, gli altri devono essere abbattuti. Sono nemici mortali della cristianità perché con essa si è fuso, in epoca moderna, il mondo del co-

ORIENTALISTA

Paolo Matthiae, archeologo e professore universitario Ansa

lonialismo, della potenza occidentale e di qualche cosa che ideologicamente è il contrario di quello che loro vogliono. Anche l’idea del bene culturale come patrimonio universale è, ai loro occhi, occidentale. E la combattono senza comprenderla. C’è un modo per evitare tutto questo?

Si deve muovere il Consiglio di sicurezza dell’Onu. Potrebbe sembrare solo un intervento simbolico, ma c’è bisogno che si muovano quelli che definiamo “i grandi della terra”. Non possono stare a guardare. È vero: stanno a guardare le sciagure di molte vittime umane senza muoversi, o muovendosi in maniera equivoca. Ma di fronte alla distruzione di un patrimonio di questo valore, proprio loro dovrebbero fare qualcosa. Quale sarà prossimo obiettivo?

Qualunque luogo dove arrivi l’Isis è in pericolo: dalle opere preislamiche agli importanti monumenti. Le moschee sciite, ad esempio, sono considerate eretiche, come qualunque luogo santo sciita. Sono in pericolo le tombe di grandi personaggi dell’Islam. È probabile che un giorno, che spero non arrivi mai, conquisteranno Dama-

sco: raderanno al suolo il Mausoleo del Saladino. Un grande personaggio del mondo islamico medioevale, per i Musulmani uno straordinario personaggio, un governatore e il guerriero che liberò Gerusalemme. È come se un cristiano decidesse di andare a Parigi e distruggere Notre Dame. Quanto vale in termini monetari un sito come Palmira?

Inestimabile. Non si può dare un valore patrimoniale al Pantheon o al Colosseo. Tutto ha un valore immenso ma non computabile. Naturalmente, però, un busto di Palmira o un rilievo assiro hanno un prezzo di mercato che è rilevante. In queste situazioni, gli scavi clandestini si moltiplicano. E questo produce il saccheggio dei siti e la vendita sui grandi mercati del golfo dell'Europa occidentale e, ormai, anche dell’estremo oriente come il Giappone. Non c’è dubbio che l’Isis tragga vantaggi economici anche della vendita dei reperti. Ma la vera fonte di finanziamento sono petrolio e risorse fossili. Eppure conviene quasi sperare che li vendano.

Per salvarli, dice? Sì, paradossalmente in un certo senso è così.


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