Il teatro della luna poi Angel Dal Foco

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Rinaldo dei conti di Segni (il futuro Alessandro IV, 1254-1261), affinchè l’Imperatore, memore che lui stesso come i suoi Antenati avevano accordato la loro protezione l’Eremo ed i beni avellaniti, interponesse la sua autorità per riportare la pace e la tranquillità nei Castelli. “Non fu sordo l’Imperatore - scrive il dotto abate Gibelli - alle preghiere del priore avellanita, e da Anegano del Telmo (Puglia) ai 2 di luglio 1242 mandò un ordine col quale rammentando come aveva preso sotto la sua imperiale e speciale protezione il monastero di S. Croce di Fonte Avellana con tutte le sue dipendenze, minacciava tutto il rigore della sua imperiale indignazione a chiunque avesse ardito recare molestia o danno ai monaci avellaniti nei beni mobili ed immobili dagli stessi legittimamente posseduti”. Un primo accordo di pace, tra i Comuni di Gubbio e di Cagli, fu stipulato a Cantiano il 29 aprile 1248: “Gherardo Guinizzelli podestà di Gubbio e Gabuardo podestà di Cagli promettono reciprocamente, per sè e loro successori, di deporre le armi, ed in futuro di non offendere nè molestare gli abitanti dei Castelli dei due Comuni, “et in pristino statum eos reducent et tenebunt”. Il 12 dicembre 1251 fu stipulato un altro accordo con il quale il Sindaco di Cagli promette al Sindaco di Gubbio che i cagliesi non molesteranno più gli abitanti ed i beni di coloro che da Monte Episcopale si sono trasferiti nel Castrum Pergulae, e gli eugubini non recheranno più danno ai Castelli cagliesi. Nonostante le vicende ora riportate, gli abitanti pergolesi poterono svolgere le loro attività artigianali e professionali. Al lato sud del nucleo originario, fu fondato il Borgo che prese il nome di S. Agostino, poichè nel 1258, su terreno donato dalla Comunità, fu costruito il convento ed il tempio dedicato al Santo vescovo di Ippona, ora cattedrale della città. Altre abitazioni sorsero nel quartiere Campetello, e dopo qualche decennio, in considerazione dell’affluenza di lavoratori assunti nei laboratori, fu costruita la contrada del Piano, dove già c’era un monastero di suore agostiniane con la chiesa dedicata a S. Giacomo, ora anche S. Lucia, ed un piccolo sacello dedicato alla Madonna, detto anche “ Maestà del Fonte Sambuco”, con a lato un Ospizio (chiamato anche Ospedale nei documenti) per gli indigenti ed abbandonati. I magistrati compilarono lo Statuto comunale, sulla scorta di quello eugubino, adeguandolo alla minore entità del nuovo centro abitato. Tale Statuto rimase in vigore sino alla fine del ‘400, epoca in cui, per l’uso fattone, i fogli manoscritti erano logori e ridotti a frammenti. All’inizio del ‘500, i magistrati Ulisse de Geppiis, ser Permatteo de Buzzaccarini e Battista Patrignani incaricarono i giuristi Giovanni Gaugelli, ser Paolo Floridi, Agostino Benvenuti e Berardo d’Andrea, di compilare un nuovo Statuto sulla scorta del precedente, aggiornandolo in base alle mutate condizioni politiche, economiche e progressiste del Castrum Collis Pergulae. Terminata la compilazione dello Statuto, esso fu sottoposto all’approvazione del duca d’Urbino Francesco Maria I della Rovere, il quale, dopo averlo fatto esaminare dal giurista pergolese cav. Alessandro Ruggeri suo consigliere, lo 29

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