Il Brivido Sportivo speciale Fiorentina Juventus

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3 EDITORIALE di alessandro rialti

A

prescindere dall’importanza di provare ad arrivare agli ottavi di una manifestazione importante qual è l’Europa League, ben oltre la soddisfazione di proseguire a tenere ben viva una stagione che già con l’approdo alla finale di Coppa Italia, la gara contro la Juventus ha dentro di se due temi fondamentali per il presente della Fiorentina. Il primo è strettamente connesso con la storia stessa della squadra viola: battere la grande nemica.

UNA VITTORIA PER L’OGGI. E PURE PER IL DOMANI E smettano di accusare di provincialismo quelli che hanno fin qui vissuto il calcio da spettatori: questa di giovedì non sarà mai e poi mai una partita come tutte le altre. Troppo ricordi, tanti amari, ma tanti giorni da sbornia collettiva per relegare questa partita alla statistica. No, Fiorentina-Juventus è semplicemente e resterà semplicemente un evento.

Kaiser Gomez, secondo gol in quattro giorni.

Perché o da dolore o da piacere, anche nei pareggi si rintraccia poi la sensazione principale. I ricordi di una vita a volte possono essere scanditi dalle gare viste e amate, un po’ come certe canzoni che segnano una vita. Secondo perché giocare gare come quella con la Juve aiuta a crescere a prescindere dal risultato. Vale per Montella, allena-

tore giovane che sa benissimo cosa significa gestire una lunga vigilia come questa, vale per una squadra che presto ha capito di quanto sia importante essere in sintonia con la gara delle gare. Conta per la gente stessa che è cresciuta nel mito della “Partita” ma che progressivamente ha capito che FiorentinaJuventus è sopratutto un

Braccia al cielo per festeggiare il nono gol stagionale: Juan Cuadrado.

banco di prova per una squadra alla quale non basta più vincere questo personalissimo derby: è uno scalino per farsi e sentirsi più grandi, più solidi, più forti. Per questo giovedì notte Gomez e compagni giocheranno per l’oggi e per il domani. Per l’oggi perché superare il turno vorrebbe comunque aggiungere gioia e orgoglio a una città che ha festeggiato il 4-2 della gara di andata in campionato e l’1-1 della battaglia dell’ottavo torinese. Ma anche per il domani perché Andrea Della Valle proprio su questo gruppo di uomini intende costruire la Fiorentina del futuro. Al fine di completare una scalata che cerca di raggiungere la cima del calcio. Infine perché vincere insegna a vincere. E’ una legge banalmente vera alla quale tutti cercano con difficoltà di adeguarsi. E poi, scusate se è poco, sarà sicuramente una grande partita in uno stadio che dovrà essere adeguato all’evento. Perché ognuno di noi domani, post domani e anche più tardi possa dire: Io c’ero.

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4 appunti di viaggio

Per battere la Juventus serve spirito comune: solo la città

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5 può riuscire a fare la differenza

A TE! Firenze è in fibrillazione da giorni e per fortuna l’ostacolo Chievo è stato superato, seppur con qualche affanno. Il pericolo, infatti, era farsi travolgere dall’ossessione-Juventus, dimenticando i veronesi. Invece la classifica è stata alimentata, Inter e Parma sono state tenute a distanza. Firenze, appunto, parla della sfida con i bianconeri in ogni angolo del centro storico e non solo. L’attesa monta come la panna, c’è voglia di urlare di gioia, ma prima si dovrà soffrire come è giusto in questi frangenti. Non pensando all’1-1 dell’andata che potrebbe trarre in inganno diventando una trappola. Anche l’orario è insolito: le 19 sono un frangente

particolare della giornata, soprattutto per il calcio di questi livelli. Ormai, però, stiamo facendo l’abitudine a tutto. Conte ha fatto pre-tattica, scaricando adesso tutti i favori del pronostico sulla Fiorentina. I viola non abboccheranno e in questo saranno aiutati da Firenze. Immaginiamo il ruggito del Franchi, come nella tradizione delle grandi notti europee di Firenze. Sarà tutto viola: bandiere, sciarpe, drappi in ogni dove. Per marcare il territorio, perché spiegare ancora meglio alla Juventus che sarà a Firenze a giocarsi questo confronto dai mille risvolti. Troppe cose in palio: su tutte la rivalità di sempre e il passaggio al turno succes-

Tifosi in festa al Franchi, tutti pazzi per la Viola.

sivo, quarti di finale dell’Europa League. Un cammino che fino ad oggi la Fiorentina ha onorato al meglio. La Juve, invece, è arrivata qui da altri percorsi, retrocessa dalla Champions. Per i viola questa coppa conta tanto, anzi parecchio. In termini di prestigio e visibilità. La Fiorentina ha bisogno di Europa per tornare a riba-

dire la sua grandezza dopo qualche anno di anonimato. Perché in questo calcio se vuoi contare devi spenderti bene oltre i confini, altrimenti non conti o conti a metà. Un’ultima considerazione: appuntamenti come questi sono il palcoscenico ideale di campioni veri. La Fiorentina, in attesa di Pepito, si

affida all’altra perla di profilo internazionale: Mario Gomez. Il Kaiser è tornato, ha ripreso confidenza con il gol. Ha voglia di castigare ancora la Juventus dopo averlo fatto all’andata e con la maglia del Bayern. Lui sì che sta gestire le emozioni. Al resto penserà Firenze, perché è lei a scendere in campo al suono delle chiarine....

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6 Viaggio nei successi più belli della Fiorentina sulla Signora

amarcord

LA SFIDA CON LA NON SARA’ MAI UNA PART

di Ruben Lopes Pegna

N

on è una partita come tutte le altre quella con la Juve. Per Firenze e i tifosi viola da sempre è la partita più attesa dell’anno, quella da vincere a tutti i costi. Le sfide con i bianconeri sono sentite in modo straordinario anche da chi segue con distacco le vicende della Fiorentina. E così le gare con la Juve, anche a distanza di anni, sono bene impresse nella mente di tutti i supporter gigliati. Sono tutte belle le sfide con i bianconeri vinte dai viola. Noi ne abbiamo scelte tre tra tutte quelle disputate dalle due squadre a Firenze. Non abbiamo volutamente tenuto conto della più bella in assoluto, ovvero quella del 20 ottobre scorso che la squadra di Montella si è aggiudicata in rimonta per 4-2. E’ già nella storia. Ma noi preferiamo ricordarne altre un po’ più lontane nel tempo. LA MANITA. Il 4 maggio 1941 all’ultima di campionato la sfida tra Fiorentina e Juve vale il terzo posto in classifica. E’ la seconda delle tre gare che viola e bianconeri giocano in 4 mesi. La prima a Torino (ultima giornata del girone d’andata) se la sono aggiudicata i gigliati per 3-2. Intanto, comunque, prima degli ultimi 90 minuti di gioco le due squadre

sono alla pari. Ma alla Fiorentina di Giuseppe Galluzzi, ex giocatore bianconero e viola, al Berta, il nome dell’attuale Franchi, riesce il sorpasso. L’allenatore schiera la seguente formazione: Griffanti; Geigerle, Piccardi; Ellena, Bigogno, Poggi II; Menti, Valcareggi, Di Benedetti, Penzo, Morisco. Di Romeo Menti, scomparso con il grande Torino nell’incidente aereo di Superga del 4 maggio 1949, al 21’ su rigore, concesso per un fallo commesso da Rava ai danni di Di Benedetti, è la rete dell’1-0. Nella ripresa c’è la tripletta ddel centravanti Dante Di Benedetti, in gol al 10’, al 21’ e al 28’. L’ultima rete la sigla Pasquale Morisco al 32’. La Juve al 40’ ha la possibilità di accorciare le distanze per un fallo di Bigogno su Borel II. L’arbitro Coletti concede il rigore. Ma il tiro di Borel II, dal dischetto, finisce sul palo. La Fiorentina vince così per 5-0 e conclude il campionato al terzo

posto alla pari con il Milano. Sugli spalti c’è il tripudio della folla, nonostante questo sia il primo campionato di guerra. Ma la sfida con la Juve si ripeterà due settimane più tardi. Negli ottavi di finale di Coppa Italia, in gara unica, al Berta i viola si imporranno per 5-3 e stabiliranno un record tuttora imbattuto: 3 vittorie in 4 mesi contro la Juve. LE CASSE DI CHAMPAGNE TORNANO CHIUSE A TORINO. Quella disputata al Comunale l’11 maggio 1975, per la penultima giornata di campionato, è una partita importante soprattutto per la Juve. Quel giorno piove a dirotto ma i tifosi bianconeri calano a frotte a Firenze. Se la squadra di Parola pareggia conquista, infatti, lo scudetto con un turno d’anticipo. I dirigenti bianconeri hanno portato da Torino le casse di champagne per celebrare la festa. La Fiorentina, dal canto suo, vive una

Torna a Firenze da avversario, non calcia il rigore e raccoglie una sciarpa viola: Roberto Baggio. stagione nell’anonimato e vivacchia a metà classifica. Per i tifosi viola le soddisfazioni sono state davvero scarse. Per di più per la sfida con la Juve l’allenatore Nereo Rocco deve fare i salti mortali per allestire la difesa. Numerosi sono gli assenti per infortuni e

squalifiche. Il Paròn non può contare su Galdiolo, Roggi e Brizi. Così, nei giorni precedenti il match, decide di provare l’attaccante Walter Speggiorin, bravo nel gioco aereo, come stopper su Bettega. Speggiorin, però, si rifiuta di giocare in un ruolo che

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7 a Firenze, compreso quello contro Baggio

JUVENTUS? ITA COME LE ALTRE non è il suo. Rocco comunque non lo punisce e lo manda in panchina. In campo va, invece, la seguente formazione: Superchi; Beatrice, Lelj; Rosi, Pellegrini, Della Martira; Desolati (Speggiorin dal 70’), Caso, Casarsa, Antognoni, Saltutti. La Juve mette paura con i suoi campioni come Zoff, Cuccureddu, Gentile, Scirea, Causio, Capello e Bettega. La Fiorentina, comunque, controlla molto bene la partita. E dopo 34 minuti passa in vantaggio grazie a un autogol di Zoff. La rete galvanizza i viola e 5 minuti più tardi Antognoni raddoppia. I tifosi gigliati non credono ai loro occhi. Mai la squadra in quel campionato ha giocato così bene. Nella ripresa la Juve si getta in avanti alla ricerca del gol che trova al 16’ grazie a una deviazione del centrocampista viola Rosi nella porta di Superchi. La partita a quel punto si riapre. I bianconeri intravedono la possibilità del pa-

reggio e insistono ad attaccare. In questo modo, però, lasciano ampi spazi ai contropiedi viola, che al 27’ si procurano un calcio di rigore. E’ il centravanti Casarsa, con la sua classica battuta da fermo senza rincorsa, a trasformarlo battendo Zoff. E’ il gol del 3-1, che manda in delirio il Comunale. La Juve insiste in avanti ma è Caso al 33’ a firmare la rete del definitivo 4-1. Per i tifosi gigliati è un giorno di festa in un grigio campionato. E la gioia è ancora più grande perché costringe i bianconeri a rimandare la loro festa e a riportare a Torino le casse di champagne, che saranno comunque aperte la settimana successiva. IL GRAN RIFIUTO DI BAGGIO. Sabato 6 aprile 1991 per la prima volta Roberto Baggio torna da ex al Comunale di Firenze nel match valido per la ventottesima giornata. I tifosi della Fiorentina inventano una scenografia da mille e una notte in curva Fie-

sole con i monumenti di Firenze disegnati su dei cartoncini viola. Rimarrà, comunque, nella storia come una delle coreografie più belle. Prima del fischio d’inizio così i supporter gigliati hanno già vinto la loro partita. La squadra di Lazaroni sta disputando un brutto campionato e prima del match con la Juve è tredicesima. Il tecnico brasiliano manda in campo la seguente formazione: Mareggini; Fiondella, Di Chiara; Dunga, Faccenda, Pioli; Fuser, Salvatori (Iachini dall’84’), Borgonovo (Nappi dall’87’), Orlando, Kubik. La partita è equilibrata. Ma la Fiorentina la sblocca sul finire del primo tempo. Il gol del vantaggio lo realizza al 41’ l’ex granata Diego Fuser con una punizione imprendibile per Tacconi. Nella ripresa l’arbitro Rosario Lo Bello di Siracusa concede alla Juve un rigore che Roberto Baggio si rifiuta di battere. Sul dischetto va così De Agostini

Romeo Menti, nel 1941, porta in vantaggio la Fiorentina sulla Juventus. ma Mareggini respinge il tiro. Poco dopo Gigi Maifredi sostituisce Baggio che esce dal campo con una sciarpa viola al collo lanciatagli dagli spalti in uno

stadio che per metà lo fischia e per metà lo applaude. Alla fine, comunque, la Fiorentina riesce a vincere per 1-0 per la gioia immensa di tutta la sua gente.

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8 Sfida capitale Calcio ma non solo: intervista all’assessore alla cultura e al turismo del capoluogo piemontese di andrea giannattasio

S

econdo appuntamento con la storia sulle pagine de Il Brivido Sportivo. Nel numero precedente, abbiamo brevemente ripercorso il filo rosso che da secoli lega due importantissime città italiane come Torino e Firenze, capitali del Bel Paese (la prima dal 1861 al 1865, la seconda dal ‘65 fino al 1871) e da sempre rivali sotto il profilo sportivo per l’antagonismo che da oltre quarant’anni oppone le squadre di Juventus e Fiorentina (fatta eccezione per la lunga e duratura amicizia che lega la tifoseria viola e quella del Torino). Dopo aver dato la parola al presidente del consiglio comunale di Firenze Eugenio Giani (numero uno,

Maurizio Braccialarghe, assessore alle attività e manifestazioni culturali del Comune di Torino.

FIRENZE E TORINO,

così diverse ma anche due ex capitali di prestigio peraltro, dell’associazione culturale di Firenze Capitale, che si appresta a breve a festeggiare i 150 anni dallo spostamento della corona dei Savoia dal Piemonte alla Toscana), questa settimana ospitiamo l’assessorealla cultura e al turismo del Comune di Torino Maurizio Braccialarghe, genovese tifoso della Sampdoria ma da sempre legato alla storia e alle tradizioni della città della Mole. Dottor Braccialarghe, qual è stato a suo avviso il valore e l’importanza storica negli anni della città di Torino

nell’unificazione del Regno d’Italia? «Dall’ascesa al trono di Carlo Alberto e in seguito sotto Vittorio Emanuele II, e grazie al talento diplomatico di Cavour, Torino ebbe la capacità di guidare in prima persona il difficoltoso processo di unificazione del nostro Paese, trasformando il sogno di alcuni patrioti in una realtà che dura ancora oggi»Cosa è cambiato nella storia del nostro Paese al momento dello spostamento della capitale da Torino a Firenze? «Non fu un trasloco facile perché fu accompagnato da diverse insurrezioni nella città sabauda. Eppure fu un doveroso riconoscimento per Firenze, che da sempre rappresenta la culla della cultura italiana. Quella di spostare più a sud la corona fu una scelta legata alla

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volontà di avvicinare il trono a Roma e per fissare nel cuore della novella Italia la sede del regno dei Savoia». In cosa differiscono ancora oggi Torino e Firenze sotto l’aspetto culturale? «Firenze è una città d’arte naturale, un vero e proprio museo a cielo aperto. Torino, invece, ha dovuto reinventarsi come luogo della produzione culturale, ruolo che gli viene riconosciuto ancora oggi». Firenze e Torino non sono più capitali ma la città toscana è ancora oggi considerata il centro propulsore dell’arte e della cultura del nostro Paese: oggi Torino può essere inquadrata come capitale italiana in qualche ambito? «Un tempo Torino aveva una sola vocazione, quella di cittàfabbrica. Nel corso degli ultimi

decenni ha dovuto a poco a poco cambiare pelle e oggi ha una pluralità di vocazioni. E’ ancora, certamente, la città dell’auto e della tecnica, ma è diventata anche un imprescindibile polo culturale e turistico». Come si avvicina la città di Torino a così tante sfide ravvicinate tra Juventus e Fiorentina? «Con entusiasmo e consapevolezza. Dalle Olimpiadi Invernali a Torino Capitale del Libro con Roma, da World Design Capital a Torino Youth Capital, da Esof 2010 all’Ostensione della Sindone, per arrivare allo straordinario successo delle celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia, la città ha dimostrato di saper gestire gli eventi con una capacità fuori dal comune. I prossimi appuntamenti sportivi saranno fondamentali per creare il clima per il 2015, quando saremo Capitale Europea dello Sport».


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11 Dal ’90 al ’93, al Franchi, ha chiuso la porta alla Juventus, per la gioia di una città intera: adesso, dice, tocca a Neto.

L’esclusiva di Giulio Incagli

MAREGGINI: «IO, AMULETO VIOLA» del periodo viola e dello scontro con la Juventus? «La partita con la Juve è una sfida a parte. I numeri dicono che la Fiorentina non attraversa un buon momento in campionato, ma analizzando le singole gare, vediamo come i viola abbiano spesso perso immeritatamente o per casualità, diciamo così… La Fiorentina se la gioca alla pari con la Juventus, non partiamo affatto battuti. Il rientro di Borja Valero è fondamentale per riequilibrare i valori in campo, anche se con Pepito avremmo avuto molte chance di passare a mio avviso. Comunque già la presenza di uno dei due fuoriclasse della squadra è importante. In campionato hai perso uno a zero, creando anche qualche occasione da goal, ma all’andata li abbiamo umiliati. Ce la giochiamo assolutamente alla pari».

Emozioni

Gianmatteo Mareggini ha parato il rigore a De Agostini: al Franchi, con lui in porta, la Viola ha sempre vinto. Quale è il suo ricordo più bello legato alle sfide con la Juventus? «I momenti più belli erano quando vincevo. Indipendentemente dal ricordo del rigore parato a De Agostini, quello che contava, alla fine, era solo il risultato: sapevamo quanto fosse importante la vit-

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toria per la nostra gente, pensavamo solo a quello. Ho avuto la fortuna di vincere tre sfide su tre contro i bianconeri consecutivamente al Franchi (1-0, 2-0, 2-0, ndr), dal ’90-’91 fino al ’93: ho un certo feeling con la Juventus. Adesso però dovrà essere bravo Neto a serrare la

sua porta. Per sé stesso, e lo sa bene visto gli interventi importanti fatti ad ottobre, quando sullo 0-2 evitò la disfatta dei viola, ma più di ogni altra cosa di dovrà far girare la palla alla perfezione. Per far divertire i quarantamila che, sono certo, arriveranno al Franchi, ma soprattutto per far venire il mal di testa alla Juve». Neto-Buffon: potrai mai esserci, a suo avviso, un paragone? «No. Non sarebbe neanche giusto farlo. Certo Neto ha tutto il futuro davanti a sé, Buffon il meglio lo ha già dato, ma il paragone è ingeneroso. Il brasiliano ha avuto una crescita esponenziale e continua. Si è dimostrato un ragazzo serio, che attraverso l’impegno ha ottenuto ottimi risultati. Senza fare troppi clamori, in silenzio, da professionista vero. Si merita e gli auguro tutto il bene possibile».

L

a Fiorentina non arriva all’appuntamento in Europa con i favori del pronostico. Ma in città si respira un’aria particolare, un misto tra speranza, voglia di vincere, ma anche convinzione. Sì, convinzione. Questa è la parola adatta ad una sfida del genere. Uno scontro epico che puoi scrivere pagine importanti della nostra storia. Guai quindi a non crederci. La Fiorentina è una squadra che ama giocare a calcio e che ha dimostrato in più di un singolo episodio di saper mettere in difficoltà la corazzata di Antonio Conte. Gianmatteo Mareggini, ex portiere, uno che di sfide con la Juventus se ne intende avendone giocate ben sei con la maglia Viola, dà la carica a Borja Valero & Co. in vista della gara di ritorno con i bianconeri ripercorrendo le sue partite con i nemici storici che, soprattutto al Franchi, gli hanno riservato grandi gioie. La Fiorentina ha perso quattro delle ultime sei partite in campionato. Cosa pensa

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13 Giocò gli ultimi minuti della finale d’andata del 1990: la gara contro la Juve non è mai stata una partita normale

L’Intervista

MALUSCI: «VIOLA, RIPRENDITI LA storia VENDICA IL PASSATO»

Alberto Malusci durante una manifestazione con gli ex Viola. di lorenzo cancemi

S

ervirà di tutto per superare la Juventus: concentrazione, grande sostegno da parte del pubblico e, soprattutto, la miglior Fiorentina dell’anno. Questo è il parere di Alberto Malusci, che nel 1990, all’età di diciotto anni, iniziò a farsi cono-

scere nel mondo del calcio che conta, scendendo in campo, con la maglia viola, negli ultimi minuti della finale di andata tra Fiorentina e Juventus, valida per l’assegnazione della coppa Uefa. Alberto, che cosa ricorda delle sue sfide contro la Juventus? «Ho dei ricordi belli di quelle par-

tite: giocare contro la Juve regala sempre emozioni particolari e, allo stesso tempo, esaltanti. Non sono d’accordo con chi dice che ogni gara è uguale all’altra: i derby e le sfide tra due squadre rivali ti danno sempre una grande carica. Purtroppo, però, il primo ricordo che mi viene in mente delle partite contro i bianconeri è la finale di coppa Uefa, che ci ha lasciato l’amaro in bocca…». Ripensando a quella finale, quali sono i suoi rammarichi più grandi? «Innanzitutto fu un peccato giocare il ritorno sul campo neutro di Avellino anziché all’Artemio Franchi: la stragrande maggioranza del pubblico sosteneva la Juve e per noi sembrava di essere in trasferta come all’andata a Torino. Parlando del calcio giocato, l’andata fu molto sfortunata: fummo bravi a rispondere alla rete di Galia con il goal di Buso, andammo vicini alla seconda rete più volte con Roberto Baggio e poi ci furono delle sviste arbitrali, come la

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ce n’è per nessuno: la Juventus domina perché ha più qualità e una grande voglia di vincere mentre in Europa ha qualche difficoltà in più. In queste sfide doppie, spalmate su 180 minuti, la Fiorentina deve ritrovare quella mentalità vincente che, nelle ultime uscite, sembra avere un po’ perso. Nelle competizioni europee bisogna scendere in campo con la giusta motivazione: la squadra più motivata ha più possibilità di passare il turno». La Juventus è nettamente favorita oppure, con un Borja Valero in più, la situazione è in equilibrio? «I fattori più importanti per poter superare la Juventus sono due: il primo è non pensare di essere sconfitti in partenza, perché, in questi doppi incontri, si parte alla pari e non c’è un favorito. Il secondo riguarda il lato tecnico: la Fiorentina deve dare meno punti di riferimento possibili ai bianconeri. Variando le trame offensive, loro soffrono».

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14 vista dall’ex

Con i bianconeri ha vinto la Coppa Uefa del 1990, con i viola ha avuto tanti “cattivi pensieri”.

Dino Zoff: «La Viola è una mina vagante,

MA QUESTA JUVE VOLA»

di giulio incagli

T

Dino Zoff, ex juventino, ha allenato anche i viola: era l’anno dei cattivi pensieri, culminati poi nello scandalo Calciopoli.

utto il mondo del calcio ha accolto il triplice appuntamento tra Juventus e Fiorentina come “l’ombelico del mondo”, specie in questo mese di marzo. Potremmo ormai definirla: la sfida infinita. Le polemiche legate agli striscioni sull’Heysel, ai cori della Curva Scirea e soprattutto al tweet poco elegante pubblicato dal profilo ufficiale della società bianconera, non sono certo servite ad affievolire gli animi, già abbastanza tesi. Il ritorno, al Franchi, si prospetta incandescente. La leggenda del nostro calcio, Dino Zoff, ha giocato undici anni tra le fila bianconere, vincendo sei campionati, una Coppa Uefa e disputando due finali di Champions League. Inoltre, dopo essersi ritirato dall’attività agonistica, ha allenato la Juventus, conducendola tra l’altro, alla vittoria della doppia finale di Coppa Uefa del ’90, ai danni della Fiorentina. L’ultima squadra guidata in carriera dal Cam-

pione del Mondo è però stata la Fiorentina, con la quale raggiunse una soffertissima salvezza nel 2004-05. Quindi, chi meglio di lui può analizzare la suggestiva sfida degli ottavi di Europa League? La Fiorentina è stata l’ultima squadra che ha allenato. Come valuta la sua esperienza a Firenze? «Sicuramente positiva. Firenze è una bellissima città. Purtroppo arrivai in un periodo critico per la società, che era appena risalita dalla serie B e uscita dall’incubo del fallimento. Fui chiamato a gennaio per sostituire Buso. La situazione era difficile e molto delicata. Penso che salvarci sia stata una vera e propria impresa». Lei ha vissuto la sfida da entrambe le parti. Che ricordi ha dei suoi Fiorentina-Juve? «Il campanilismo è forte. Ora acceso più che mai. Le ultime vicende non hanno certo aiutato a raffreddare gli animi dei tifosi. Già quando giocavo io la sfida era molto sentita. Stiamo par-

lando di due delle tifoserie più calde d’Italia. La partita a mio avviso è più equilibrata di quanto sembri. I viola hanno dimostrato di poter mettere in difficoltà la Juventus. Tutti abbiamo negli occhi la sfida dell’andata in campionato. Inoltre domenica ho visto un’ottima Fiorentina nel secondo tempo, che ha dimostrato di potersela giocare alla pari con i bianconeri. Resta comunque il fatto che la squadra di Conte rimane la favorita numero uno, non solo per il passaggio del turno, ma dell’intera competizione». Un commento da ex portiere. Come valuta la crescita di Neto? Pensa che abbia le qualità per affermarsi a grandi livelli? «Dopo un inizio difficile, ha piano piano trovato la forma migliore. Per adesso sta facendo bene. Penso che sia un buon portiere, che però deve ancora dimostrare in toto il suo talento. Sono fiducioso, penso che abbia le qualità per affermarsi a grandi livelli».

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15 L’ex viola boccia il tedesco malgrado l’exploit dell’andata con la Juve e racconta quella volta in cui Davide sconfisse Golia

a tu per tu

LUCA CECCONI: «GOMEZ, GRANDE GOL

MA PER LA VIOLA C’E’ DI MEGLIO» di andrea giannattasio

I

l primo atto di Torino premia la Fiorentina. I viola escono dalla tana della Juventus con un preziosissimo 1-1 che lascia tutto aperto in vista della gara di ritorno. Ai ragazzi di Montella potrebbe bastare uno 0-0 per accedere ai quarti di finale di Europa League ma, in ogni caso, la vittoria sarà il risultato più certo per avere la garanzia di volare al turno successivo. Per analizzare la sfida di ritorno all’Artemio Franchi, Il Brivido Sportivo ha contattato l’ex viola Luca Cecconi, in gol contro la Juventus nei suoi anni in riva all’Arno nella stagione 1984-1985. Cecconi, che partita si aspetta nel secondo atto tra Fiorentina e Juve? «Il calcio non è una scienza esatta anche se è vero che il risultato dell’andata

Dopo la vittoria al Viareggio, nell’82, Cecconi fa il suo esordio in A con i viola.

è un punteggio che privilegia la Fiorentina, in virtù del gol segnato in trasferta. All’andata ho visto una partita divisa a metà, con viola e bianconeri che hanno dominato un

tempo per uno: sarà una bella gara al Franchi, aperta ad ogni risultato». Potrebbe essere la partita di Pirlo Flyer e Borja Valero? «I due 21x10_Quality-Rate_front.ai 1 10/10/2013 giocatori hanno una classe in-

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discutibile ma esprimono un diverso valore in campo nelle due squadre. Lo spagnolo a mio avviso è molto più decisivo all’interno del gioco di Montella ed è una pedina importantissima ed insostituibile, Pirlo invece è un calciatore sostituibile per l’idea tattica di Conte. All’andata ho visto meglio l’azzurro rispetto a Borja Valero». Il gol di Gomez può essere finalmente l’inizio del riscatto per l’attaccante tedesco dopo tanti mesi sfortunati? «Sarò molto onesto: nonostante il grandissimo gol segnato a Torino, credo che non sia stato un acquisto indovinato per la Fiorentina. Se Gomez ancora manifesta difficoltà in campo non penso sia una causa legata al suo infortunio quanto 17.49.39 al fatto che per il veloce ed

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eclettico gioco di Montella il tedesco non è adatto. Quando lo rivedremo al top? Il vero Gomez è questo, io non mi aspetto altro». Ci ricorda brevemente il gol da lei segnato nell’85 contro la Juventus, a Torino? «Alla vigilia della sfida sembrava una gara impossibile perché i bianconeri quell’anno erano davvero forti, vinsero la Coppa dei Campioni. Noi stavamo attraversando un brutto periodo in campionato e la gara di Torino sembrava segnata, specie dopo il loro vantaggio con Briaschi. Poi avvenne l’imponderabile, direi forse un miracolo: mi ritrovai sui piedi la palla dell‘1-1 ed insaccai, e poco dopo Passarella ci regalò la vittoria. Davide aveva sconfitto Golia».

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17 l’esclusiva

La Juventus è la squadra più forte in Italia, ma in Europa trema. E la Fiorentina può scardinare intanto qualche certezza

BATTISTINI: «VIOLA, GIOCA SENZA PAURA» N di lorenzo cancemi

on c’è solo il campionato. E con l’Europa di mezzo, la rivalità tra Fiorentina e Juventus è destinata a crescere. L’ultimo precedente, triste per tutti i viola, risale alla stagione 1989/1990: fu una stagione a due facce, con una squadra che volava in Europa (furono battuti Atletico Madrid, Sochaux, Dinamo Kiev, Auxerre e Werder Brema) mentre in campionato la salvezza arrivò solo all’ultima giornata, 4-1 in casa con l’Atalanta. Quella finale, contro i bianconeri, avrebbe dovuto rappresentare la svolta, la rinascita di una società che dopo essersi vista sfuggire lo scudetto all’ultimo tuffo diversi anni prima, in qualche modo si riprendeva la giusta rivincita. Successe di tutto, invece, prima ancora del fischio d’inizio, a cominciare dalla scelta di far disputare il ritorno ad Avellino, da sempre feudo bianconero. Il Brivido Sportivo ha intervistato

un ex calciatore che, in quella circostanza, ha capito cosa significhi giocare contro la “Vecchia Signora” in Europa: Sergio Battistini. Sergio Battistini, quali sono i suoi ricordi più vivi delle gare giocate contro la Juventus? «Le partite contro la Juventus hanno sempre un qualcosa di particolare: i bianconeri sono da tantissimi anni la squadra più blasonata d’Italia e il fatto di giocarci contro ti dà una grande motivazione a fare bene perché significa scendere in campo, quasi sempre, contro i più forti. Se ripenso alle mie partite contro la Juve, non posso non ricordare la finale di coppa Uefa, purtroppo finita male». Ripensando a quella finale, cosa non funzionò?«Niente andò per il verso giusto. All’andata perdemmo a Torino per 3-1 e al ritorno giocammo una partita sfortunata: ho ancora in mente un paio di occasioni di Roberto Baggio che avrebbero meritato certamente più.

Debutta in viola contro la Samp. Poi viene ceduto all’Inter. Poi vorrei sottolineare come quella fu una strana stagione per la Fiorentina: in campionato facemmo molta fatica, nelle ultime giornate ci fu addirittura il cambio di allenatore (Francesco Graziani subentrò a Bruno Giorgi, ndr) ed eravamo

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credo che il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto». Borja Valero, dopo aver scontato col Chievo l’ultimo turno di squalifica, sarà regolarmente al suo posto. «Quello della squalifica dello spagnolo è un episodio molto particolare: dubito, comunque, che un giocatore dal grande temperamento come Borja Valero possa essersi fatto condizionare dalle decisioni della giustizia sportiva durante la preparazione della sfida di ritorno Europa League. Quello che conta è il gioco: con le sue indiscusse qualità tecniche potrà fare la differenza». La Juventus, secondo lei, è davvero favorita? «Il campionato è un conto, l’Europa League è un’altra storia: l’esito è tutt’altro che scontato, a volte anche a prescindere dalla gara d’andata. Dovrà essere la Fiorentina a prendersi in ogni modo il passaggio ai quarti di finale: per se stessa, per Firenze e pure per la storia».

ancora a rischio retrocessione. Nonostante questi problemi, grazie ad una rosa molto ampia e a dei giovani di talento come Malusci, riuscimmo a salvarci e a giocare una prestigiosa finale». Qual è la partita contro la Juve che ricorda con più affetto? «Quella del campionato ’89/’90 giocata all’Artemio Franchi: stavamo perdendo 1-2. Sugli sviluppi di un calcio di punizione, il cross arrivò in area e, con un colpo di testa sul secondo palo, riuscii a superare Tacconi e a regalare ai nostri tifosi una piccola soddisfazione, quella del pareggio». Alla luce di quanto è accaduto domenica, che cosa le è piaciuto di meno della Fiorentina? «Ho notato che la Fiorentina, nel primo tempo, non è riuscita ad imporre il suo gioco come è solita fare. Nella ripresa, invece, c’è stata una reazione molto importante, come dimostra la traversa di Matos e il gol annullato a Diakitè: alla fine

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18 a tu per tu

Esclusiva con l’ex difensore viola in campo nel ’90 contro la Juve

DELL’OGLIO: «UNA FINALE GIA’ SCRITTA

Antonio dell’Oglio con la maglia della Fiorentina in una gara di beneficenza tra ex viola. di alessandro latini

C

he quella maledetta doppia finale di Coppa Uefa del maggio 1990

non sia ancora stata digerita dai tifosi viola è un dato di fatto. Gli errori dell’arbitro Aladren (in seguito ribattezzato A-ladron) e la decisione di

far giocare il match di ritorno sul neutro di Avellino (noto feudo bianconero) appaiono ancora oggi sconcertanti. La Juventus si prese la coppa,

alla Fiorentina rimasero recriminazioni ed amarezza. Ed oltre che nei tifosi, il rammarico è ancora grande in chi giocò quelle due partite con la maglia viola. Giocatori che potevano entrare nella storia del club dalla porta principale e che, invece, vengono associati ancora oggi ad uno dei più grandi torti subiti dalla Fiorentina. In campo, sia all’andata che al ritorno, c’era anche Antonio Dell’Oglio. Il Brivido Sportivo lo ha intervistato in esclusiva. Dell’Oglio, partiamo dai ricordi personali di quella doppia finale. «Sarebbe meglio non ricordare, anche perché perdemmo senza demeritare. La Juventus era più forte in quel periodo, ma nelle due finali la differenza non si vide. Il rammarico è racchiuso in due concetti precisi: all’andata ci ‘rubaro-

no’ la partita ed al ritorno ci fecero giocare ad Avellino, in un campo dove sembrava di essere un’altra volta in casa della Juventus». Cominciamo dalla gara d’andata. «Prendemmo gol da Galia, ma reagimmo subito e pareggiammo con Buso. Stavamo facendo la nostra partita, poi l’arbitro ci mise del suo e non fischiò un netto fallo di Casiraghi su Pin in occasione del 2-1. Poi purtroppo Landucci valutò male un tiro di De Agostini, ma sembrava già tutto scritto e deciso». Ed il ritorno fu giocato appunto ad Avellino per la squalifica del Franchi. «Entrammo in campo e c’erano praticamente solo i tifosi della Juventus, era impossibile fare l’impresa per ribaltare il risultato. La Lega impose alla società di scegliere un

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19 nell’ultimo atto di Coppa Uefa: «Un ko che ancora brucia»

ma a Firenze l’avremmo ribaltata» campo distante seicento chilometri da Firenze. Gli unici due campi disponibili erano Udine ed Avellino, ma il primo fu ritenuto troppo vicino a Torino. Per quello fu scelto Avellino, ma c’erano lo stesso tantissimi tifosi bianconeri. Ricordo ancora che, il giorno prima della partita, scendemmo in campo al Partenio per la rifinitura e trovammo sugli spalti 10.000 tifosi della Juventus che ci contestavano. L’ingresso era gratuito per seguire il nostro allenamento ed invece di trovare tifosi viola a sostenerci trovammo quelli della Juventus ad offenderci. A distanza di anni sono convinto che, se ci avessero fatto giocare il ritorno a Firenze davanti ai nostri tifosi, avremmo potuto ribaltare il risultato». C’è ancora una grande amarezza a livello personale?

«Nella vita di un calciatore si ricordano sempre i trofei. Il rammarico della mia carriera è proprio quello di non aver vinto quella coppa, prima per me stesso e poi per i tifosi. Sarei potuto entrare nella storia della Fiorentina con tutti i miei compagni, ed invece non è accaduto». Finale di Coppa Uefa a parte, qual è la sfida contro la Juventus alla quale è più legato? «Sicuramente alla partita di ritorno in campionato, sempre in quella stagione. A gennaio, a Firenze, eravamo sotto per 2-0 e riuscimmo a rimontare fino sul 2-2 con i gol di Baggio e Battistini. Ci togliemmo una bella soddisfazione». Dunga tenta di contrastare Casiraghi: è la gara d’andata della finale Uefa persa contro la Juve.

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20 L’esclusiva

Intervista al Capitano che mette in guardia dal pericolo bianconero

ANTOGNONI: MA FIRENZE PUO’

Antognoni è diventato il simbolo universale della Firenze calcistica.

di alessandro latini

U

na Fiorentina capace di strappare un preziosissimo pareggio allo Juventus Stadium si gioca al ‘Franchi’ il passaggio ai quarti di finale di Europa League. L’aver rimandato ogni decisione alla partita in casa è già un mezzo successo, anche perché questa volta i viola potranno contare sul meraviglioso calore del pubblico. Stadio gremito in ogni ordine di posto, per quella che potrebbe diventare una notte storica. Eliminare la Juventus non è impresa semplice, ma la Fiorentina adesso ci proverà con la convinzione di chi sa di poter far male ai bianconeri.

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Il pesante gol di Gomez a Torino sposta l’ago della bilancia dalla parte viola, anche se sarebbe un peccato dare per spacciata la squadra di Conte prima del tempo. Il Brivido Sportivo ha intervistato in esclusiva Giancarlo Antognoni. Complimenti doverosi ai ragazzi di Montella, ma attenzione alla sfida di ritorno. Antognoni, partiamo dalla gara d’andata. La Fiorentina l’ha sorpresa? «Devo dire di si, ovviamente in positivo. Prevedere un pareggio con gol, alla vigilia della prima partita, era difficile. In campo però, a parte i primi minuti in cui la squadra ha sofferto, non c’è stata

una grande differenza. Per questo dico che la Fiorentina ha ampiamente meritato di uscire con l’1-1 dallo Juventus Stadium». A Torino c’è stata qualche polemica per il troppo turnover di Antonio Conte. Cosa ne pensa? «Conte fa bene a gestire le energie per gli impegni che ha la sua squadra. Credo che l’Europa League sia un obiettivo importante per la Juve, avendo anche la possibilità di giocare la finale proprio nel suo stadio, anche se bisogna ammettere che qualche seconda scelta l’altra sera era in campo. Tuttavia si tratta di giocatori comunque importanti. Le

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21 L’esclusiva

plaudendo intanto il ritorno al gol di Gomez e le parate di Neto

«50% DI POSSIBILITà, FARE LA DIFFERENZA»

Antognoni e Causio in azione. Sullo sfondo il “barone” Causio.

riserve della Juventus giocherebbero titolari in tutte le altre squadre». La Fiorentina ha sofferto nei primi minuti. Montella ha scelto di ‘spostare’ la Ju-

ventus sulle fasce per non farla attaccare dal centro del campo. D’accordo con questa mossa tattica? «Si, alla fine si è rivelato un accorgimento importante.

La caratteristica della Juventus si conosce bene, le punte giocano di sponda con le spalle alla porta per favorire gli inserimenti dei compagni. L’altra sera non hanno trovato spazi centralmente proprio per il filtro creato da Montella in quella zona del campo. E’ normale che qualcosa la Fiorentina abbia dovuto concedere sulle corsie esterne, ma la scelta mi è sembrata azzeccata, perché tolti i primi minuti poi la squadra ha tenuto bene il campo». E’ tornato finalmente Mario Gomez, nel momento più importante della stagione.

«Ha fatto un grandissimo gol, c’è poco da dire. Il movimento è da attaccante puro, di quelli che sentono la porta anche senza vederla. Ha scelto il momento migliore per tornare a segnare, per fortuna della Fiorentina». Uno dei protagonisti è stato anche Neto, che con le sue parate sta disputando davvero un ottimo scorcio di stagione. «Neto sta facendo la differenza in questo periodo. E’ inutile girarci intorno, questa è la verità. Gli è stata data fiducia da parte dell’allenatore e lui la sta ripagando alla grande. Anche a Torino ha fatto un paio di parate importanti».

Firenze è pronta a scatenarsi. Il ‘Franchi’ sarà un catino bollente. «Sicuramente sarà così, i tifosi aspettano da tempo questa partita ed il risultato dell’andata lascia ben sperare. A Firenze il pubblico fa la differenza, quindi la Fiorentina avrà una grande arma in più per eliminare la Juventus». In virtù dell’1-1 dell’andata, adesso la bilancia da che parte pende? «Adesso le due squadre hanno il 50% ciascuna di passare il turno. Con la Juventus di mezzo non c’è mai niente di scontato, è capace di vincere su qualunque campo».

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23 RIVALITà infinita

E’ di oggi la battaglia tra Diego Della Valle e la famiglia Agnelli, ma Fiorentina e Juventus hanno sempre viaggiato su sintonie diverse

di mario tenerani

S

iamo sempre a chiederci quando sia iniziata la grande rivalità tra Fiorentina e Juventus. Qualcuno ultimamente l’ha fissata nel 1928, momento lontano... Può darsi sia così, non è questo il problema. Sicuramente non è nata nell’82, col famoso scudetto “scippato” all’ultimo istante, era il 16 maggio. Data scolpita nella memoria del tifoso viola. L’antipatia calcistica ha radici molto più remote, mentre i fatti dell’82 e quelli del ‘90 - doppia finale Uefa con arbitraggio nettamente sfavorevole alla Fiorentina all’andata e ritorno disputato su un campo neutro per modo dire, il feudo bianconero di Avellino... - non hanno fatto che rimpinguare quella rivalità. Certamente centra molto il campanilismo toscano: terra famosa per i derby anche fra i dilettanti, la regione ha sempre “tifato” contro Firenze. E questo confronto dialettico è entrato anche il calcio. Un modo come un altro per rabbia a Firenze è stato amare la Juventus. Non è la sola ragione, ma c’è anche questo nella storia del braccio di ferro tra viola e bianconeri.

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La passione dei tifosi viola sugli spalti. Poi c’è il carattere dei fiorentini: un popolo che col potere ha sempre avuto un rapporto di conflittualità. Una sorta di ribellione alla legge del più forte. E così, nel dopo guerra, quando al Comunale arrivava la Juve, i bianconeri diventavano l’espressione del potentato del Nord, segnatamente Agnelli e Fiat. Laddove, ad esempio, la Juve riusciva a mietere vittime d’amore - nell’Italia del Sud c’è una colonia bianconera assai copiosa -, a Firenze accadeva il

contrario. Esistono poche realtà nel mondo come questa: Firenze e la Fiorentina sono praticamente la stessa cosa. L’identificazione della comunità con la squadra è pressoché totale. Dentro le mura è durissima trovare tifosi di altri club, in particolare della Juve, e quei pochi vivono male la loro passione. Chi nasce a Firenze è difficile che sia indirizzato verso una maglia che non sia quella viola. Mentre appena fuori dalle mura è tutto diverso, anche se nel

resto della Toscana non mancano tifosi della Fiorentina. Negli anni, dunque, e grazie anche ad episodi come quelle dell’82 e del ‘90 e recenti scorrettezze come il caso Berbatov, il duello si è alimentato. Tanto che Firenze si è inventata un derby, quello con la Juventus... E per i bianconeri non è diverso. Loro il derby ce l’hanno col Toro - i granata sono amici storici dei viola -, ma sentono comunque la sfida con la Fiorentina. Non è un’antipatia unilaterale come

qualcuno tendeva a dire, macché. E adesso, il fatto è recente, per vicende extracalcistiche la battaglia si è scaldata ulteriormente grazie ai “siluri” che si sono lanciati Diego Della Valle e gli Elkann. Polemiche infuocate, senza esclusioni di colpi. Insomma, Juve e Fiorentina sembrano proprio destinate a detestarsi, è la storia a ricordarlo. Ma se l’antipatia resta nei confini della civiltà, non c’è niente di male, anzi. E’ il sale del calcio....

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24 l’esclusiva

Nel giro di pochi anni vide sfumare prima il sogno scudetto, poi quello

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Ranieri Pontello, presidente della Fiorentina per sei anni, dal 1980 all’86

iorentina-Juventus non è mai una partita banale per la città di Firenze. Figurarsi se, da fiorentini, si è avuto il privilegio di essere a capo della società viola e la sfortuna di vedersi “scippare” a distanza di otto anni prima uno scudetto (nell’ ’82, in quel di Cagliari) ed una Coppa Uefa (la doppia finale, con il triste ritorno giocato ad Avellino dopo il 3-1 dell’andata). Il conte Ranieri Pontello, allora proprietario della squadra viola, si ricorda ancora perfettamente quegli anni, vissuti tra rabbia e sdegno, e alla luce dell’1-1 di giovedì scorso tra viola e bianconeri in Europa League ha raccontato le sue impressioni al Brivido Sportivo. Come sempre mai banale.

Conte Pontello, qual è il suo primo pensiero se le nominiamo la Juventus? «Non è troppo difficile per me: la Juve per me rappresenta un club che nel giro di pochi anni mi ha portato via uno scudetto strameritato ed una Coppa Uefa davvero sfortunata. L’amaro in bocca più grosso però è rappresentato ancora oggi dal tricolore, che Firenze non vinceva dal ‘69. In Coppa ammetto che sbagliammo noi, a partire dalla gara di andata di Torino. Quella Fiorentina, parlo di quella del ‘90 allenata da Graziani, era davvero caricata a mille per la competizione europea e sono certo che se in finale non avessimo trovato la Juve avremmo alzato noi il trofeo». Ci sono analogie a suo avviso tra il doppio con-

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25 europeo, oltretutto da presidente di squadra “esiliata” ad Avellino.

E’ ANCHE IL SOGNO DI PONTELLO fronto del ‘90 e quello di queste settimane tra Fiorentina e Juventus? «Sicuramente, anche a distanza di oltre venti anni, la rivalità tra società e tifoserie è rimasta la stessa ma obiettivamente la gara di giovedì ha un’importanza nettamente minore rispetto a quella che io vissi da protagonista: allora c’era in ballo la vittoria finale, oggi invece chi passa si guadagna appena l’accesso ai quarti. Certo, c’è da dire che la Juventus di quest’anno è molto più forte di quella di 24 anni fa e penso proprio che se i ragazzi di Montella dovessero estromettere i bianconeri dal torneo compirebbero comunque una vera impresa». Che allenatori sono Antonio Conte e Vincenzo Montella?

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«Sono entrambi molto giovani ma davanti a loro hanno una grande strada; il tecnico della Juve ha avuto la fortuna di trovarsi in mano fin da subito una Ferrari e

vincere al suo primo anno di A, l’aeroplanino sta facendo ottime cose a Firenze e porterà sicuramente in alto il blasone della Fiorentina». Al di là dell’infortunio che

ha colpito Rossi a gennaio, lei rivede in Pepito alcune caratteristiche che furono di Roberto Baggio? «Roby e Rossi sono accomunati entrambi da una

stessa cosa, ovvero la sfortuna: Baggio venne a Firenze dopo un grave ko ma seppe riscattarsi e dimostrare di essere un campione. Rossi sta ancora attraversando un tunnel molto difficile e deve ancora dimostrare tutto. Le premesse, però, ci sono tutte perché l’italo-americano possa ripercorrere le orme del divin codino». Chiusura ancora sulla gara del Franchi di giovedì: quante possibilità ha la Fiorentina di passare il turno? «Nonostante l’1-1 dell’andata, la Fiorentina dovrà sudarsi la qualificazione fino all’ultimo. Ad oggi direi che i viola hanno il 50% di possibilità di accedere ai quarti». Mentre i Pontello continuano a cedere pezzi pregiati, a Firenze impazziscono tutti per l’accoppiata Baggio-Borgonovo.

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Il tutto insieme in padella Parmigiana di melanzane Fritto di verdure fresche Spinaci alla Fiorentina Grigliata di verdure Fagiolini croccanti Zucchine trifolate Cipolline al forno Pomodori ripieni Legumi all’olio


27 L’evento di frencesca bandinelli

U

n club i cui aderenti (1234) sono quasi tutti bambini, insieme alle loro insegnanti. E’ la storia del Viola Club Saharawi presentato in questi giorni nella tribuna dello Stadio Franchi dopo la sua nascita, nel deserto algerino presso i campi profughi del Popolo Saharawi, lo scorso 18 dicembre grazie al ciclista e ambasciatore di pace Marco Banchelli. Predominante, come del resto dimostrato anche nella stessa storia del popolo nomade del deserto africano, la figura della donna: non a caso, Fatima Mahfud è stata nominata presidente onorario, mentre Claudia Banchelli, giocatrice di softball nella formazione Blu Girls Bologna, avrà le funzioni operative. Tra gli amici di sempre, si ricordano Alessandro Martini, preziosa figura di “amico di sport e di strada” e il presidente del Coni Toscana Eugenio Giani. L’ispirazione è arrivata dall’esempio di Nelson Mandela, a cui il club è dedicato: «il padrone del mio destino, il capitano

Il Viola Club trae ispirazione dai principi di Nelson Mandela ed è a forte componente femminile, come la storia del popolo nomade

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quando la passione arriva fino nel deserto La presentazione ufficiale è avvenuta all’interno dello stadio Franchi di Firenze.

Lo striscione del Club nel deserto algerino. della mia anima” è il motto riportato sullo striscione ufficiale. Come per il “fratello maggiore” Viola Club Kathmandu, nato nel 2005 in Nepal, anche in questo caso non ci saranno soci, ma aderenti: nessun di-

ritto sarà quindi riservato agli iscritti, così come non sarà richiesta alcuna quota di adesione. Si tratterà di una semplice scelta, mettendosi così dalla parte di chi, anche attraverso la passione per il calcio

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28 l’esclusiva

L’ex difensore della Fiorentina racconta la supersfida con la Juve e rievoca quella ‘maledetta’ doppia finale di Coppa Uefa giocata anche da lui nel ‘90

MARIO FACCENDA: «LA SIGNORA SI E’ SFIORITA, VIOLA APPROFITTANE» Faccenda, 110 presenze in A coi viola ha vinto anche il campionato di B. di andrea giannattasio

L

ui c’era in quella notte di Torino, quando nel 1990 si compì il primo duro atto della finale di andata di Coppa Uefa tra Juventus e Fiorentina. Un 3-1 davvero indigesto per i viola, frutto delle reti di Galia, Casiraghi e De Agostini, che ribaltarono il momentaneo pareggio di Buso. Stiamo parlando di Mario Faccenda, ex difensore viola protagonista anche dello 0-0 della finale

di ritorno, una gara maledetta che la Fiorentina giocò nel covo bianconero di Avellino in seguito alla squalifica dello stadio Franchi. Adesso, però, la storia potrebbe cambiare: dopo l’1-1 di giovedì scorso, la Fiorentina di Montella affronta tra le mura amiche la Juve per il ritorno degli ottavi di finale di Europa League in un clima che si annuncia a dir poco infuocato. Per inquadrare il secondo atto europeo dei viola contro i bianconeri. Il Brivido Sportivo ha chiesto proprio il parere di Mario Faccenda. Faccenda, alla luce della sfida di andata quante possibilità ha la Fiorentina di qualificarsi? «La sfida dell’Artemio Fran-

chi sarà sicuramente molto incerta anche se la Juve, dopo l’1-1 di una settimana fa, parte sulla carta svantaggiata. Le assenze si faranno sentire sia da una parte che dall’altra e sono certo che con la squadra al completo la Fiorentina avrebbe avuto molte chances in più. Io non sottovaluterei anche l’ipotesi che il confronto possa finire ai tempi supplementari. La Juventus non è più quella dell’anno scorso ed i viola ne potranno approfittare, ma dovranno segnare per primi la rete del vantaggio». Qual è il suo primo ricordo di quella strana doppia finale del 1990? «I miei pensieri sono ancora tutti rivolti alla gara di

Torino, dove ho ancora impressa nella mente la spinta su Celeste Pin che portò al nuovo vantaggio della Juventus con Casiraghi. Fu davvero un’ingiustizia. Ricordo molto bene anche la finale di Avellino, che era di fatto un ‘feudo’ della Juve: sarebbe stato molto meglio giocare il ritorno sempre a Torino, perché la trasferta fu lunga e stancante, a tal punto che finì per penalizzarci». Fiorentina-Juventus sarà la sfida tra Gomez e Tevez? «Il tedesco è stato troppo a lungo fuori dal campo ed è stato penalizzato; dal suo ritorno ha vissuto di alti e bassi ed il lungo stop in cui è incorso non gli ha permesso fin da subito di tor-

nare alla grande. Il gol di Torino, però, è una gran bella risposta alle tante critiche. Tevez mi ha sorpreso, perché al primo anno in Italia è già capocannoniere e sta stupendo tutti». Pensa che Conte e Montella siano entrambi avviati verso un futuro vincente? «A Montella auguro fin da questa stagione di vincere la Coppa Italia, visto che è già in finale, poi in Europa si vedrà: se la Fiorentina eliminerà la Juve, credo che la finale di Torino possa essere alla portata dei viola. Conte ha già vinto e in tre anni ha fatto il vuoto dietro di sé. Tra i giovani allenatori italiani, Antonio e Vincenzo sono sicuramente già i migliori».


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30 tutto in un libro di frencesca bandinelli

V

entiquattro anni dopo, la ferita è sempre aperta. Basta niente per farla tornare a sanguinare. Il pareggio conquistato da Gomez e dalla Fiorentina nell’ottavo di andata di Europa League è solo un palliativo. Serve di più, adesso, se non altro per vendicare la storia. L’amarezza per una finale che doveva restituire a Firenze quello che negli anni passati qualcuno gli aveva tolto (a cominciare dal terzo scudetto finito, all’ultimo tuffo, nelle mani della Juventus) Alberto Di Chiara non l’ha ancora cancellata. E’ il presente a poterlo fare. «Quando sono arrivato in viola non capivo perché i tifosi odiassero la Juventus, ma quando me ne andai sapevo benissimo il perché». A Torino c’era stato sì l’errore di Landucci, «che comunque fece diversi interventi decisivi» ma quel gol irregolare segnato da Casiraghi nessuno l’ha dimenticato. Tantomeno lui, che quel giorno era in campo. Adesso, la Fiorentina può davvero riscrivere la storia. basterà non perdere e non su-

Alberto Di Chiara non ha dimenticato niente di quei 180 minuti: ne ha fermato il ricordo in un romanzo dalle tinte gialle

QUELLA SPORCA FINALE ANCORA DA VENDICARE bire gol. «Se i viola riusciranno a superare il turno avranno un’autostrada spalancata aperta verso la finale». La memoria torna indietro nel tempo come un film: «Ricordo tante partite - ha continuato Di Chiara - a cominciare dalla vittoria al vecchio Comunale con un gol mio e uno di Roberto Baggio: portammo via la qualificazione in Europa ai bianconeri e fu una soddisfazione incredibile, per la squadra ma soprattutto per la città». Lo ha raccontato tutto d’un fiato l’ex viola, in un libro a quattro mani scritto con Paolo Cammilli, autore di “Maledetta Primavera”. Il testo - “Quella sporca finale”, edizioni PSE è un tuffo in un passato che nessuno ha mai più archiviato come tale. «Scendemmo in campo, a Torino, convinti di poter fare nostra la gara, invece niente andò

Alberto Di Chiara in un’amichevole con gli ex viola.

Le emozioni di quei 180 maledetti minuti sono racchiuse in questo libro.

come doveva. Subentrò subito lo sconforto, anche perché quel ritorno giocato ad Avellino fu terribile. Avessimo giocato di nuovo in casa della Juve, almeno avremmo avuto il sostegno dei tifosi granata. Vivemmo quella notte da esiliati, consa-

pevoli che nemmeno un’impresa avrebbe potuto regalare alla città la gioia che meritava». Le ingiustizie che hanno condizionato “quella sporca finale” restano lì, adesso imprigionate nelle pagine di un romanzo. «Perché una partita contro la Ju-

ventus è sempre una finale:non sono ammessi errori perché se sbagli nessuno lo dimenticherà mai». Ventiquattro anni dopo, nella stagione in cui i viola hanno rovesciato già la prospettiva al Franchi, battendo la Juventus 4-2 dopo essere finita sotto di due gol, e conquistato la prima finale dell’era Della Valle tutto può ancora accadere. «Il riscatto, anche il nostro che quella finale Uefa la perdemmo, è a un passo».

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32 fiorentina amore mio

Intervista all’ex attaccante che con i suoi gol contribuì al 2° scudetto viola: «E ora credo nella Coppa Italia».

Maraschi: «Caro Montella, aspettando Rossi

GIOCA CON MATRI E GOMEZ»

di alessandro latini

M

Mario Maraschi: 79 presenze e uno scudetto nel suo palmares.

omento di grande intensità per la stagione viola. Da un lato la rincorsa in campionato, dall’altro il ritorno degli ottavi di finale di Europa League contro la Juventus. Sullo sfondo una finale di Coppa Italia da disputare nel mese di maggio, appuntamento che definirà il bilancio della stagione. Per la nostra rubrica, Fiorentina Amore Mio, questa settimana abbiamo intervistato in esclusiva Mario Maraschi, bomber viola tra il 1967 ed il 1970. Grazie anche ai suoi 14 gol, nella stagione ‘68/’69, la Fiorentina vinse il secondo - ed ultimo per ora scudetto della sua storia. Maraschi, come giudica il periodo della Fiorentina? «La squadra non gioca male, anche se è un po’ sfortunata. Io sono veramente fiducioso per questa parte finale della

stagione. Certo, l’assenza di Pepito Rossi si sta facendo sentire adesso più che nelle scorse settimane, ma da allenatore mi piacerebbe dare un suggerimento a Montella». Prego. «Vorrei vedere Gomez e Matri in campo contemporaneamente, secondo me sono due giocatori che si completano e possono veramente far male alle difese avversarie. La squadra non deve stare bassa com’è accaduto in alcune partite, con due punte là davanti potrebbe alzarne il baricentro. Dico, inoltre, che Ambrosini è un giocatore fondamentale per il mio modo di vedere il calcio. Lui deve giocare, così come Pizarro. Anche se il cileno deve stare attento a non perdere palla in zone del campo pericolose». La Juventus suscita in lei qualche ricordo particolare? «Ricordo benissimo le sfide

contro i bianconeri. Avevamo un legame particolare con i nostri tifosi che ci seguivano ovunque con sciarpe a bandiere. Contro la Juventus era sempre una grande emozione per la rivalità fra le due tifoserie». E nel ‘68/’69 siete andati a vincere lo scudetto proprio a Torino. «Eh già, come dimenticarlo. In quella partita feci un gol e mezzo. Il primo me lo ‘soffiò’ Chiarugi con un tocco di punta mentre stavo calciando in porta. Poi dopo si fece perdonare e mi dette una gran palla per il gol del raddoppio. A ricordare quei momenti, ancora oggi, provo una grande emozione». Torniamo al presente. Giuseppe Rossi sta bruciando le tappe per tornare in campo il prima possibile. Che suggerimento può dare a Pepito? «Giuseppe deve stare attento, lo dico per esperienza

personale. Io mi sono lesionato i legamenti del ginocchio e non mi sono curato come avrei dovuto. Giocavo avendo dolore e alla fine mi ruppi il ginocchio in maniera definitiva. Deve tornare in campo solo quando si sentirà al cento per cento». A maggio ci sarà la finale di Coppa Italia contro il Napoli. In quell’occasione potrebbe esserci anche lui. «Si, maggio è ancora lontano ed è bene che sia così. Per questa finale ho tanta fiducia perché potremmo davvero avere la squadra al completo, come non abbiamo mai avuto. A Moena, la scorsa estate, ho visto come si allenava la squadra e dissi che secondo me poteva ambire allo scudetto. Poi è successo tutto quello che sappiamo, ma la Coppa Italia possiamo davvero vincerla. Io ci spero».

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33 L’ex allenatore analizza il doppio confronto tra viola e bianconeri in esclusiva per Il Brivido Sportivo

l’esclusiva

FASCETTI: «VIOLA FAVORITI,

il turnover di Conte non ha inciso» di alessandro latini

I

Mario è tornato, in una delle partite più importanti della stagione. Perché a volte non importa essere al cento per cento per determinare il risultato. Nelle notti europee conta altro. Conta l’esperienza e l’istinto del killer d’area di rigore. E quelle qualità nessun infortunio potrà mai cancellarle. Per parlare della partita di Torino e di quella attesissima del ‘Franchi’, Il Brivido Sportivo ha intervistato in esclusiva Eugenio Fascetti. Fascetti, partiamo dal risultato dell’andata. Si aspettava che la Fiorentina potesse portare via un pareggio da Torino? «Si, c’erano i presupposti per fare bene. E’ stata una bella partita come lo sarà a Firenze, fra squadre che giocano a calcio. Adesso i viola sono avvantaggiati, con lo 0-0 passerebbero il turno. La Juventus deve vincere, oppure pareg-

n pochi ci credevano. In molti lo sognavano. Strappare l’1-1 allo Juventus Stadium ha un sapore speciale, vale quasi un’ impresa. Si, perché la Juventus in casa è una specie di schiacciasassi. Perché la fame della squadra di Conte è ormai risaputa e perché la Fiorentina non è nel momento migliore della sua stagione. Tutti ingredienti che lasciavano presagire l’ennesima sconfitta, magari di misura per tenere viva qualche piccola speranza in vista del ritorno. Invece la Fiorentina ha giocato, ha saputo soffrire ed ha colpito. Un gol di Mario Gomez, di quelli veri. Di quelli a cui lui è abituato da una vita e hanno fatto gioire per anni i tifosi del Bayern Monaco. Firenze ha solo intuito la sua forza, l’ha vista da lontano. Adesso Super

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giare con più di due gol». Si è parlato molto delle scelte di Conte. Troppo turnover all’andata? «Può essere, ma l’ha fatto anche contro il Trabzonpor e gli è andata bene. Io non starei a guardare queste cose, piuttosto sottolineiamo la grande prestazione della Fiorentina. Dopo un difficile inizio la squadra di Montella ha saputo reagire ed alla fine poteva anche vincere. Conte sa bene come muovere le sue pedine all’interno della rosa, alla Fiorentina non deve interessare se fa turnover oppure no». Fiorentina che ha sofferto nei primi minuti, poi ha preso campo con il passare del tempo. «In difesa ha sofferto, Asamoah ed Isla erano sempre liberi. Quando giochi contro la Juventus non puoi pensare che i pericoli vengano solo dagli attaccanti. Se non difendi

IN

ben, da squadra, vai in difficoltà con tutta la linea difensiva». E poi c’è stata la perla di Mario Gomez. E’ tornato nel momento più importante? «Ha fatto un gran gol. Ha dettato bene i tempi del passaggio, ha stoppato bene il pallone e poi lo ha messo in rete. Secondo me Buffon avrebbe fatto meglio a rimanere in porta, ma sono scelte da compiere in un istante». Adesso c’è il ritorno al ‘Franchi’, dove ci sarà il pubblico delle grandi occasioni. «E’ normale, a Firenze c’è grande attesa e sono sicuro che ci sarà solo tifo per la Fiorentina. I tifosi viola non si sono mai mostrati maleducati, sono fantastici. Il ‘Franchi’ sarà una bolgia, ma d’altra parte c’era un grande clima anche a Torino». In conclusione, chi è favorito adesso per il passaggio del turno? «Prima dell’andata

Eugenio Fascetti ha allenato nell’estate del 2002 la Fiorentina fino al fallimento. credevo che la Juventus fosse favorita per andare ai quarti di finale. Adesso non ne sono più tanto sicuro. Anzi, ora credo che la Fiorentina abbia qualche chance in più rispetto ai bianconeri».

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35 le probabili formazioni di francesca bandinelli

S

VINCERE. PER I QUARTI E PER LA STORIA.

i ricomincia dall’1-1 della gara d’andata. Dal gol, pronti via di Arturo Vidal, e dalla ricerca assillante del pareggio prima - con Marion Gomez - e della vittoria dopo da parte della Fiorentina. Vincenzo Montella, in questi giorni, si è dovuto improvvisare alchimista. Ha dovuto prima tirare fuori le motivazioni nelle seconde linee in vista della gara di campionato contro il Chievo - il successo in Serie A mancava dall’8 febbraio scorso, contro l’Atalanta -, per poi centellinare le forze dei campioni, stando per attento a non farli innervosire. Perché si sa, stare fuori non piace a nessuno. La squadra, come sempre, la deciderà all’ultimo minuto l’aeroplanino viola, ma qualche indicazione è già emersa. Tornerà intanto la difesa titolare - che per almeno novanta minuto dovrà stare attentissima a non subìre nemmeno un gol, invertendo il trend delle ultime otto gare giocate con Gonzalo Rodriguez e Savic al centro, insieme a Tomovic. A centrocampo torna Aquilani, risparmiato per la gara col Chievo, così come sarà della gara pure Pizarro, insieme a Borja Valero che dalla gara col Napoli di domenica prossima al San Paolo tornerà a disposizione anche in campionato. Sulle corsie esterne agiranno a destra Cuadrado e a sinistra Vargas. Dietro a Gomez, titolare dal primo minuto, dovrà essere bravo Ilicic a trovare, ancora una volta, il guizzo vincente. Alessandro Matri, invece, si prepara alla staffetta. Il quarto gol in viola ha cancellato fantasmi: tocca a lui scrivere un nuovo presente e, soprattutto, un futuro meno complicato.

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Gomez Vargas

1 Neto

Ilicic

Borja Valero Cuadrado Pizarro Savic Aquilani G.Rodriguez

40 Tomovic, 2 Gonzalo Rodriguez, 15 Savic 11 Cuadrado, 10 Aquilani, 7 Pizarro, 20 Borja Valero, 66 Vargas

Tomovic

Neto

A disposizione: 25 Rosati, 5 Compper, 23 Pasqual, 21 Ambrosini, 30 Matos, 19 Matri, 17 Joaquin.

72 Ilicic 33 Gomez Allenatore: Vincenzo Montella Juventus 3-5-2 1 Buffon 3 Chiellini, 19 Bonucci, 5 Ogbonna 26 Lichsteiner, 23 Vidal, 21 Pirlo, 6 Pogba 22 Asamoah

A disposizione: 30 Storari, 15 Barzagli, 4 Caceres, 20 Padoin, 33 Isla, 10 Tevez, 12 Giovinco.

Osvaldo Asamoah

Llorente

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14 Llorente, 18 Osvaldo

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36 Facce da EX

Piccolo bignami di storia viola e bianconera. Da chi ha giocato per la Juventus e poi ha allenato la Fiorentina e viceversa.

DALLA CESSIONE DI BAGGIO ALLA RIFONDAZIONE CON DI LIVIO di Ruben Lopes Pegna

V

iaggio nella storia incrociata dei due club. Ripercorriamo l’avventura di chi ha rappresentato l’anima dei due club. Sono 6 gli ex di queste sfide tra Fiorentina e Juventus. Quattro sono ex viola viola e 2 ex bianconeri.

Osvaldo e la sua mitraglia alla Juve.

GLI EX VIOLA CHIELLINI GIORGIO. Nasce a Pisa il 14 agosto 1984. Il difensore gioca a Firenze, in prestito dalla Juve, nel 2004/05. Gioca 37 partite e segna 3 gol. Poi torna alla Juve con cui vince 2 scudetti e 2 Supercoppe italiane.

OSVALDO PABLO DANIEL. Nasce a Buenos Aires il 12 gennaio 1986. L’attaccante gioca nella Fiorentina nel 2007/08 e nel 2008/09 fino a gennaio. Al suo attivo 21 gettoni di presenza e 5 gol, tra cui quello decisivo che regalò ai viola la vittoria a Torino per 3-2. E’ alla Juve da gennaio di quest’anno. QUAGLIARELLA FABIO. Nasce a Castellammare di Stabia il 31 gennaio 1983. L’attaccante gioca nella Florentia Viola in C2 nel 2002/03 fino a gennaio. Al suo attivo 12 gettoni di presenza e 1 gol. E’ alla Juve da gennaio del 2010. Vince 2 scudetti e 2 Supercoppe italiane.

STORARI MARCO. Nasce a Pisa il 7 gennaio 1977. Il portiere gioca a Firenze nel 2008/09 fino a gennaio. Al suo attivo una partita in campionato e una in Coppa Italia. E’ alla Juve dal 2010/11. Vince 2 scudetti e 2 Supercoppe italiane. GLI EX BIANCONERI AQUILANI ALBERTO. Il centrocampista nasce a Roma il 7 luglio 1984. Gioca alla Juve nel 2010/11. Al suo attivo 33 presenze e 2 gol. E’ alla Fiorentina dal 2012/13. MATRI ALESSANDRO. L’attaccante nasce a Sant’Angelo Lodigiano il 19 agosto 1984. Alla Juve da gennaio del 2011 fino a da agosto del

2013. Gioca 69 partite, segnando 27 gol. Vince 2 scudetti e 2 Supercoppe italiane. E’ a Firenze, in prestito dal Milan, ai gennaio di quest’anno. Al suo esordio in viola a Catania 2 gol e 1 assist. Ci sono poi anche dirigenti che sono stati nel club viola e in quello bianconero. E diversi sono gli allenatori che hanno guidato le due squadre. Moltissimi sono poi i giocatori che hanno militato sia nella Fiorentina che nella Juventus. Ve li racconteremo brevemente con una premessa: le presenze e le reti dei giocatori si riferiscono solo alle partite di campionato.

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37 Facce da EX DIRIGENTI ALLODI ITALO. Nasce a Asiago il 13 aprile 1928 e muore a Firenze il 3 giugno 1999. Alla Juve dal 1970 al 1973 vince 2 scudetti. E’ alla Fiorentina dal 1982 al 1985, dove ottiene un 2° posto dietro la Juve. GOVERNATO NELLO. Nasce a Torino il 14 settembre 1938. E’ direttore sportivo della Juve durante la presidenza Boniperti. E’ direttore sportivo viola alla fine degli anni novanta in sostituzione di Oreste Cinquini. C’è lui quando la Fiorentina arriva ai preliminari di Champions League nel 1998/99. GIOCATORE VIOLA E DIRIGENTE JUVENTUS ORLANDINI ANDREA. Nasce a Firenze il 6 febbraio 1948. Il centrocampista viola gioca nella Fiorentina nel 1971/72 e nel 1972/73 e poi dal 1977/78 al 1981/82. Al suo attivo 156 partite di campionato e 4 gol. Quando

Marcello Lippi allena la Juve diventa responsabile degli osservatori della società bianconera. GIOCATORI BIANCONERI E ALLENATORI VIOLA. FASCETTI EUGENIO. Nasce a Viareggio il 23 ottobre 1938. 2 presenze nella Juve nel 1960/61 come mezzala dove vince lo scudetto. Allenatore della Fiorentina a luglio del 2002. Avrebbe dovuto guidare la squadra viola nel torneo di serie B. Ma poi ci fu la cancellazione del club gigliato e il fallimento. PRANDELLI CESARE. Nasce a Orzinuovi il 19 agosto 1957. E’ alla Juve dal 1979/80 al 1984/85. Per il centrocampista lombardo al suo attivo 89 gettoni di presenza e 6 gol. Vince 3 scudetti, una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa europea e una Coppa dei Campioni. Guida la Fiorentina per 5 stagioni, dal 2005/06 al 2009/10.

Ottiene 3 qualificazioni ai preliminari di Champions (una vanificata da calciopoli), una semifinale di Coppa Uefa e una di Coppa Italia. GIOCATORE E ALLENATORE BIANCONERO E ALLENATORE VIOLA ZOFF DINO. Nasce a Moriano del Friuli 28 febbraio 1942. Il portiere gioca nella Juve dal 1972/73 al 1982/83 con 330 presenze. Vince 6 scudetti, 2 Coppe Italia e una Coppa Uefa. Allenatore

bianconero dal 1988/89 al 1989/90 vince una Coppa Italia e una Coppa Uefa. Guida la Fiorentina da gennaio a maggio del 2005 e la porta alla salvezza. GIOCATORI BIANCONERI E VIOLA E ALLENATORI FIORENTINA PRIMA SQUADRA E GIOVANILI BUSO RENATO. Nasce a Treviso il 19 dicembre 1969. E’ alla Juve dal 1985/86 al 1988/89 (55 partite e 10 gol). Vince 1 scudetto e una

Cesare Prandelli: un trascorso bianconero da giocatore e da allenatore con la Viola.

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Supercoppa Italiana. Viene ceduto in comproprietà nell’estate del 1989 alla Fiorentina che poi lo riscatta. Resta a Firenze nel 1989/90 e nel 1990/91. Al suo attivo 49 presenze e 9 gol. Dal 2008/09 al 2010/11 guida per un anno gli Allievi della Fiorentina e per 2 la Primavera. Vince 1 scudetto con gli Allievi e una Coppa Italia con la Primavera. GALLUZZI GIUSEPPE. Nasce a Firenze il 10 novembre 1903 e lì muore il 6 dicembre 1973. Il centrocampista gioca nella Juve nel 1927/28 e nel 1928/29 (30 partite e 10 gol). Viene ceduto alla Fiorentina e dal 1929/30 al 1932/33 gioca 99 gare e realizza 20 reti. Poi allena la Fiorentina dal gennaio 1940 al 1942/43 e vince la Coppa Italia nel 1939/40. TORRICELLI MORENO. Nasce a Erba il 23 gennaio 1970. E’ alla Juve dal 1992/93 al 1997/98 (153 presenze e 2 gol). Vince 3 scudetti, una

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38 Facce da EX Coppa Italia, 2 Supercoppe italiane, una Coppa Uefa, 1 Champions League, una Supercoppa europea e una Coppa Intercontinentale. Viene ceduto alla Fiorentina. Dal 1998/99 al 2001/02 gioca 99 partite e segna 2 gol. Vince una Coppa Italia.

GIOCATORI FIORENTINA E ALLENATORI PRIMA SQUADRA E PRIMAVERA JUVE BARONI MARCO. Nasce a Firenze l’11 settembre 1963. Il difensore gioca una partita nel 1981/82 in maglia viola. Nel 2011/12 e nel 2012/13 guida la Primavera della Juve con cui vince 1 torneo di Viareggio e una Coppa Italia. BRUNI LUCIANO. Nasce a Livorno il 24 dicembre 1960. Il centrocampista gioca in viola dal 1978/79 al 1980/81. Al suo attivo 29 presenze e 1 gol. Nel 2009/10 allena la Primavera della Juve con cui vince il torneo di Viareggio.

MARCHESI RINO. Nasce a San Giuliano Milanese l’11 giugno 1937. Il centrocampista lombardo gioca in viola dal 1960/61 al 1965/66. Al suo attivo 121 presenze e 10 gol. Vince 2 Coppe Italia, una Coppa delle Coppe e una Mitropa Cup. Guida la Juve nel 1986/87 e nel 1987/88. ALLENATORI LUIS CARNIGLIA. Nasce a Buenos Aires il 4 ottobre 1917 e lì muore il 22 giugno 2001. Allena la Fiorentina nel 1959/60 (2° posto) e nelle prime giornate della stagione successiva fino ad ottobre. Guida la Juve nel 1969/70. RANIERI CLAUDIO. Nasce a Roma il 20 ottobre 1951. E’ alla Fiorentina dal 1993/94 al 1996/97 dove vince una Coppa Italia, una Supercoppa italiana e 1 campionato di serie B. Guida la Juve nel 2007/08 e nel 2008/09, quando viene esonerato a 2

giornate dalla fine. TRAPATTONI GIOVANNI. Nasce a Cusano Milanino il 17 marzo 1939. Allena la Juve dal 1976/77 al 1985/86 e dal 1991/92 al 1993/94. Vince 7 scudetti, 2 Coppe Italia, 2 Coppe Uefa, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa europea e una Coppa Intercontinentale. Guida la Fiorentina nel 1998/99 e nel 1999/00, portandola il primo anno ai preliminari di Champions. PORTIERI ALESSANDRELLI GIANCARLO. Nasce a Senigallia il 4 marzo 1952. Alla Juve dal 1975/76 al 1978/79 (una sola presenza). Vince comunque 2 scudetti, una Coppa Italia e una Coppa Uefa. Alla Fiorentina nel 1983/84 ma non gioca mai in campionato. AMORETTI UGO. Nasce a Genova il 6 febbraio 1909 e muore a Savona il 21 giu-

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gno 1977. Alla Fiorentina nel 1934/35 e nel 1935/36 (58 presenze). Poi viene ceduto alla Juve dove resta fino al giugno del 1940 (63 presenze). Vince una Coppa Italia. CARMIGNANI PIETRO. Nasce a Altopascio il 22 gennaio 1945. Alla Juve nel 1971/72 dove gioca 25 partite e vince 1 scudetto. E’ alla Fiorentina nel 1977/78 e nel 1978/79 (10 partite). MANNINGER ALEXANDER. Nasce a Salisburgo il 4 giugno 1977. E’ alla Fiorentina nel 2001/02 (24 presenze). Gioca nella Juve dal 2008/09 al 2011/12. Vince 1 scudetto. SARTI GIULIANO. Nasce a Castello d’Argile il 2 ottobre 1933. E’ alla Fiorentina dal 1954/55 al 1962/63. Al suo attivo 220 presenze. Vince 1 scudetto, una Coppa delle Coppe e una Coppa Italia. Gioca nella Juve nel 1968/69 (10 presenze). DIFENSORI BALZARETTI FEDERICO. Na-

sce a Torino il 6 dicembre 1981. Alla Juve nel 2005/06 e nel 2006/07 (57 presenze e 2 gol) viene ceduto alla Fiorentina nel 2007/08. Vi resta fino a gennaio 2008 (6 presenze). BRUNO PASQUALE. Nasce a San Donato di Lecce il 19 giugno 1962. E’ alla Juve dal 1987/88 al 1989/90 (67 presenze). Vince una Coppa Italia e una Coppa Uefa (viene espulso nella finale di ritorno con i viola). Va alla Fiorentina in serie B nel 1993/94 (18 gare). Resta a Firenze anche la stagione dopo fino a gennaio 1995 ma senza mai giocare. CASSANI MATTIA. Nasce a Borgomanero il 26 agosto 1983. Cresce nel settore giovanile della Juve. A Firenze nel 2011/12 e nel 2012/13 fino a gennaio (34 presenze e 1 gol). CERVATO SERGIO. Nasce a Carmignano sul Brenta il 22 marzo 1929 e muore a Firenze il 9 ottobre 2005. E’

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40 Facce da EX alla Fiorentina dal 1948/49 al 1958/59 (316 presenze e 31 gol). Vince 1 scudetto. E’ ceduto alla Juve dove gioca nel 1959/60 e nel 1960/61 e vince 2 scudetti e una Coppa Italia. CUCCUREDDU ANTONELLO. Nasce a Alghero il 4 ottobre 1949. E’ alla Juve da ottobre del 1969 fino al 1980/81 (303 presenze e 26 gol). Vince 6 scudetti, una Coppa Italia e una Coppa Uefa. E’ ceduto alla Fiorentina nel 1981/82. Resta a Firenze fino al 1983/84 (37 presenze). GENTILE CLAUDIO. Nasce a Tripoli il 27 settembre 1953. E’ alla Juve dal 1973/74 al 1983/84 (283 presenze e 9 gol). Vince 6 scudetti, 2 Coppe Italia, una Coppa Uefa e una Coppa delle Coppe. E’ ceduto alla Fiorentina. Gioca in viola dal 1984/85 al 1986/87 (70 presenze). LUPPI GIANLUCA. Nasce a Crevalcore il 23 agosto 1966. Alla Juve nel 1990/91 e nel 1991/92 (32 presenze). E’

ceduto alla Fiorentina. Resta a Firenze dal 1992/93 al 1994/95 (84 presenze e 4 gol). MORETTI EMILIANO. Nasce a Roma l’11 giugno 1981. E’ alla Fiorentina nel 2000/01 e nel 2001/02 (36 presenze). Vince una Coppa Italia. A luglio del 2002 viene ceduto alla Juve. Vi resta fino agennaio 2003 (8 gare). Vince una Supercoppa italiana. ORLANDO ALESSANDRO. Nasce a Udine il 1 giugno 1970. E’ alla Juve nel 1994/95 (13 presenze) con cui vince 1 scudetto e una Coppa Italia. E’ ceduto alla Fiorentina, dove resta una stagione (1995/96; 7 presenze) e vince una Coppa Italia. PIOLI STEFANO. Nasce a Parma il 20 ottobre 1965. E’ alla Juve dal 1984/85 al 1986/87 (35 presenze). Vince 1 scudetto, una Supercoppa europea, una Coppa dei Campioni e una Coppa Intercontinentale. Gioca nella Fiorentina dal 1989/90 al 1994/95 (154 presenze e 1 gol).

ROBOTTI ENZO. Nasce a Alessandria il 13 giugno 1935. E’ alla Juve nel 1956/57 (15 presenze). Viene ceduto alla Fiorentina dove gioca dal 1957/58 al 1964/65 (229 presenze e 2 gol). Vince una Coppa Italia e una Coppa delle Coppe. Felipe Melo esulta: è stato ceduto alla Juve per 25 milioni.

SERENA MICHELE. Nasce a Mestre il 10 marzo 1970. Gioca talvolta oltre che da terzino a centrocampo. E’ alla Juve nel 1989/90 (4 presenze). Vince una Coppa Italia e una Coppa Uefa. E’ alla Fiorentina dal 1995/96

al 1997/98 (69 presenze e 3 gol). Vince una Coppa Italia e una Supercoppa italiana. VIERCHOWOD PIETRO. Nasce a Calcinate il 6 aprile 1959. E’ alla Fiorentina nel 1981/82 dove arriva al 2° posto (28 presenze e 2 gol).


41 Facce da EX E’ alla Juve nel 1995/96. Vince una Champions League e una Supercoppa italiana. ZAGANO ALESSANDRO. Nasce a Crema il 3 ottobre 1956. Cresciuto nelle giovanili della Juve è alla Fiorentina nel 1979/80 (15 presenze).

1999/00 dal gennaio 2000 e nel 2003/04 (21 presenze complessive e 3 gol). Va in prestito alla Fiorentina nel 2004/05 (25 presenze e 4 gol) ma non viene riscattato. MIANI LUCIANO. Nasce a Chieti il 14 febbraio 1956. Inizia la carriera nelle giovanili della Juve. Da ottobre del 1981 fino a tutta la stagione 1983/84 è alla Fiorentina (36 presenze e 5 gol ma anche un grave infortunio patito in una partita casalinga con la Juve). OLIVERA RUBEN. Nasce a Montevideo il 4 maggio 1983. Alla Juve nel 2002/03 e nel 2003/04 fino a gennaio e nel 2007/08 (4 presenze). Vince 1 scudetto. Gioca nella Fiorentina da gennaio 2012 a gennaio 2013 e da luglio 2013 a gennaio 2014 (14 presenze). ORLANDO MASSIMO. Nasce a San Donà di Piave il 26 maggio 1971. Di proprietà della Juve va in prestito ad ottobre del 1990 alla Fio-

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rentina che poi lo acquista a titolo definitivo. Vi resta fino al 1993/94. Dopo un anno al Milan torna a Firenze e gioca nel 1995/96 e nel 1996/97 (complessivamente 126 presenze e 18 gol). Vince una Coppa Italia e una Supercoppa italiana. PAZIENZA MICHELE. Nasce a San Severo il 5 agosto 1982. A Firenze dal 2005/06 al 2007/08 (fino a gennaio con 52 presenze). Alla Juve nel 2011/12 (8 presenze) vince lo scudetto. PRENDATO GASTONE. Nasce a Padova il 4 marzo 1910 e lì muore il 27 ottobre 1980. Alla Fiorentina dal 1931/32 al 1934/35 (82 presenze e 22 gol) viene ceduto alla Juve dove gioca nel 1935/36 (10 presenze). SISSOKO MOMO. Nasce a Moint Saint Aignan il 22 gennaio 1985. Alla Juve da gennaio 2008 a gennaio 2011 (71 presenze e 3 gol). E’ alla Fiorentina da gennaio a maggio 2013 (5 partite).

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CENTROCAMPISTI ALMIRON SERGIO BERNARDO. Nasce a Santa Fè il 7 novembre 1980. Alla Juve nel 2007(08 (9 presenze). E’ ceduto nel 2008/09 in prestito alla Fiorentina (11 presenze) che, però, non lo riscatta. BLASI MANUELE. Nasce a Civitavecchia il 17 agosto 1980. Alla Juve nel 2004/05 e nel 2005/06 (40 presenze). Alla Fiorentina va in prestito nel 2006/07 (31 presenze e 1 gol). DI LIVIO ANGELO. Nasce a Roma il 26 luglio 1966. Alla Juve dal 1993/94 al 1998/99. Al suo attivo 186 presenze e 3 gol. Vince 3

scudetti, una Coppa Italia, 2 Supercoppe italiane, una Champions League, una Coppa Intercontinentale e una Supercoppa europea. E’ alla Fiorentina dal 1999/00 al 2004/05 (169 presenze e 8 reti). Vince una Coppa Italia. FELIPE MELO. Nasce a Volta Redonda il 26 giugno 1983. E’ alla Fiorentina nel 2008/09. Gioca 29 partite e segna 2 gol. Viene ceduto alla Juve per una valutazione di 25 milioni di euro nell’estate del 2009. Vi resta per 2 stagioni (58 presenze e 4 reti). MARCHIONNI MARCO. Nasce a Monterotondo il 22 luglio 1980. Alla Juve dal 2006/07 al 2008/09 (63 presenze e 3 gol). Arriva a Firenze nell’ambito dell’operazione Felpe Melo. Vi resta dal 2009/10 al 2011/12 e colleziona 60 presenze con 7 gol. MARESCA ENZO. Nasce a Pontecagnano il 10 febbraio 1980. E’ alla Juve nel

VIERI ROBERTO. Nasce a Prato il 14 febbraio 1946. Inizia nelle giovanili viola e, dopo un anno in prestito nella squadra della sua città, torna a Firenze nel 1965. Non gioca mai in campionato ma disputa la finale di Mitropa Cup vinta dai viola. Alla Juve nel 1969/70 (21 presenze e 3 gol). ZANETTI CRISTIANO. Nasce a Carrara il 10 aprile 1977. Alla Fiorentina nel 1994/95 e nel 1995/96 (4 partite). Vince una Coppa Italia. Alla Juve dal 2006/07 al 2008/09 (63 presenze e 4 gol). Viene ceduto alla Fiorentina dove resta nel 2009/10 e nel 2010/11. ATTACCANTI AMAURI. Nasce a Carapicuiba il 3 giugno 1980. Alla Juve dal 2008/09 al gennaio 2011 (71 presenze e 17 gol). E’ ceduto dal club bianconero alla Fiorentina a gennaio del 2012. Vi resta 6 mesi fino a giugno. Al suo attivo 13 presenze e 1 gol decisivo a San Siro con il Milan.

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42 Facce xx da EX BAGGIO ROBERTO. Nasce a Caldogno il 18 febbario 1967. E’ alla Fiorentina dal 1985/86 al 1989/90. Al suo attivo 94 presenze e 39 gol. Viene ceduto alla Juve, provocando incidenti di piazza, a maggio del 1990. Resta in bianconero dal 1990/91 al 1994/95 (141 presenze e 78 gol). Vince 1 scudetto, una Coppa Italia, una Coppa Uefa e il Pallone d’oro nel 1993. BOJINOV VALERI. Nasce a Gorna Orjahovitza il 15 febbraio 1986. E’ alla Fiorentina nel 2004/05 (da gennaio) al 2005/06 (36 presenze e 8 gol). E’ ceduto in prestito alla Juve per la stagione 2006/07 in serie B (18 presenze e 5 gol). Ma il club bianconero non lo riscatta. BOREL ALDO GIUSEPPE. Nasce a Nizza il 30 maggio 1912 e muore a Barcellona il 28 febbraio 1979. E’ alla Fiorentina nel 1932/33 (16 presenze e 9 gol). Gioca nella Juve dal 1935/36 al 1937/38 (36 presenze e 7 gol). Vince una

Coppa Italia. CONTI UGO. Nasce a Pisa il 22 settembre 1916 e muore a Livorno il 30 agosto 1983. E’ alla Fiorentina dal 1936/37 al 1937/38 (43 presenze e 8 gol). E’ alla Juve nel 1945/46 (15 presenze e 8 gol). DA COSTA DINO. Nasce a Rio de Janeiro il 1 agosto 1931. Gioca con la Fiorentina nel 1960/61 (29 presenze e 7 gol). Vince una Coppa delle Coppe e una Coppa Italia. E’ alla Juve dal 1963/64 al 1965/66 (51 presenze e 11 gol). Vince una Coppa Italia. HAMRIN KURT. Nasce a Stoccolma il 19 novembre 1934. E’ alla Juve nel 1956/57 (23 presenze e 8 gol). Dopo un anno in prestito al Padova il club bianconero lo cede alla Fiorentina. Gioca in viola dal 1958/59 al 1966/67 (289 presenze e 151 gol). Vince 2 Coppe Italia, una Coppa delle Coppe e una Mitropa Cup. MICCOLI FABRIZIO. Nasce a Nardò il 27 giugno 1979. E’ alla Juve nel 2003/04 (25 pre-

senze e 8 gol). Nel 2004/05 è ceduto in prestito alla Fiorentina (35 presenze e 12 gol) che, però, non lo riscatta. MUTU ADRIAN. Nasce a Calinesti l’8 gennaio 1979- E’ alla Juve nel 2005/06 (33 presenze e 10 gol). E’ ceduto alla Fiorentina dove resta dal 2006/07 al 2010/11. Al suo attivo 112 presenze e 54 gol. SIMONI LUIGI. Nasce a Crevalcore il 22 gennaio 1939. Cresciuto nelle giovanili viola durante gli anni cinquanta. Gioca nella Juve nel 1967/68 (11 presenze). TONI LUCA. Nasce a Pavullo nel Frignano il 26 maggio 1977. E’ alla Fiorentina nel 2005/06 e nel 2006/07 e poi nel 2012/13. Al suo attivo 94 presenze e 55 gol. Vince la classifica dei cannonieri e la Scarpa d’oro, quale miglior goleador europeo. E’ alla Juve da gennaio 2011 a gennaio 2012 (14 presenze e 2 gol). VIERI CHRISTIAN. Nasce a Bologna il 12 luglio 1973. Alla

Juve nel 1996/97 (23 presenze e 8 gol). Vince 1 scudetto, una Supercoppa europea e una Coppa Intercontinentale. E’ alla Fiorentina nel 2007/98 (26 presenze e 6 gol). ZANONE NICOLA. Nasce a Biella il 22 giugno 1956. E’ cresciuto nelle giovanili della Juve a metà degli anni settanta. E’ alla Fiorentina da luglio a ottobre del 1980 senza, però, mai giocare.

Roberto Baggio: la sua cessione alla Juve scatenò una guerriglia urbana.

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44 Allo Stadium non se le sono mandate a dire: compagni in Nazionale e avversari il resto dell’anno hanno lottato per la maglia

scontri diretti di Francesca Bandinelli

C

ompagni di squadra in Nazionale, almeno fin quando Sampaoli ha continuato a convocare Pizarro, nemici in campo. Anche se poi, come ha spiegato lo stesso Vidal, alla fine torna tutto come prima. Sì, perché l’agonismo, almeno per 90 minuti, non può essere messo da parte. Sono due generazioni a confronto: da una parte c’è Pizarro, sul finire della carriera, che in Italia ha vinto uno scudetto (con l’Inter nel 200506), tre Coppe Italia (due con la Roma, una col l’Inter), due Supercoppe Italiane (una con la Roma e una con l’Inter), un campionato inglese (col City) e un bronzo olimpico, a Sydney 2000, dall’altra c’è Arturo Vidal, otto anni più giovani e già due tricolori con la Juve dal suo arrivo in Italia. Pizarro è istinto e intelligenza tattica. Copre il pallone, a tratti persino lo nasconde. Messe da parte le amarezze della scorsa stagione è rimasto a Firenze per vincere. Ha rimandato anche la firma per prolungare il contratto, in scadenza a fine stagione. Basterà un trofeo a

SCINTILLE CILENE: VIDAL E PIZARRO AMICI MAI convincerlo, o comunque la consapevolezza che il tempo di restarsene a guardare in seconda fila è davvero finito. Vidal, dal canto suo, è un condensato di campioni: ha la grinta di Davids, l’intelligenza tattica di Tardelli e la capacità di inserimento che in passato era stata di Conte. E’ stopper aggiunto, è mediano di quelli di sostanza, all’occorrenza trequartista e pure bomber, come dimostrato anche giovedì scorso, tre minuti e subito gol. Rispetto al viola, va detto, è fin troppo pieno di sé: un esempio. Ha detto di essere convinto di vincere il pallone d’oro - vero, ma dovrebbe finire al Real o al Barcellona oppure convincere Agnelli a costruire una Juve in grado di non impantanarsi nell’Europa che conta -, di ritenersi il migliore al mondo, persino superiore

e

a Xavi e Iniesta. La personalità non gli manca, come nemmeno i tatuaggi: il suo corpo pare quasi più un murales. Sono due opposti allo specchio, maledettamente testardi e abituati a primeggiare. Non possono andare così tanto d’accordo. L’importante è che Pizarro lo annienti, almeno per una gara, la più importante dell’anno.

er

Pizarro in azione. Con Vidal, nella gara d’andata di Europa League, sono state scintille.

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Lorenzo Cirri Studio legale La riduzione dell’assegno di mantenimento

tempo, essendo obbligatoria la forma scritta. Il datore di lavoro ha inoltre l’obbligo di specificare i motivi del licenziamento.

A chi si applicano queste procedure? Si applicano ai piccoli imprenditori, imprenditori agricoli, professionisti e consumatori.

E’ possibile ottenere la riduzione dell’assegno di mantenimento? Il nostro ordinamento prevede la possibilità di modificare le condizioni che sono state pattuite in sede di separazione o divorzio, ivi comprese le condizioni economiche relative agli assegni di mantenimento.

Che forma deve avere l’impugnazione ? L’impugnazione può avvenire per mezzo di qualsiasi atto scritto, che sia idoneo a manifestare la volontà del lavoratore di contestare la legittimità del licenziamento. E’ consigliabile optare per una raccomandata a.r. da inviare entro il termine perentorio dei 60 giorni. L’impugnazione del licenziamento può essere proposta dal lavoratore personalmente o dal suo legale.

Da dove si comincia? La cosa migliore da fare è rivolgersi ad un avvocato che conosca la materia e sia in grado di indicarvi la strada migliore da intraprendere per tutelare i vostri interessi.

Per quali motivi si può richiedere? La revisione dell’assegno di mantenimento ( sia quello a favore dell’ex coniuge che quello per i figli ) potrà avvenire solo in presenza di giustificati motivi: dl’aumento del reddito del coniuge beneficiario dell’assegno dla riduzione delle possibilità economiche del coniuge obbligato dlo stato di disoccupazione dell’obbligato dla formazione di un nuovo nucleo familiare da parte dell’ obbligato dl’assunzione lavorativa (anche in nero) del coniuge beneficiario dell’assegno dla nuova convivenza del beneficiario dla svalutazione monetaria se prevista espressamente dai coniugi in sede di separazione consensuale. Cosa fare in concreto? Il coniuge che voglia richiedere una revisione dell’assegno di mantenimento dovrà rivolgersi al suo avvocato che si attiverà per ottenere dal tribunale un provvedimento in tal senso, con un ricorso ex art. 710 c.p.c.

Impugnazione del licenziamento Quali sono i termini per impugnare il licenziamento? Il lavoratore, per far valere l’illegittimità del licenziamento, deve impugnarlo entro 60 giorni dalla data di comunicazione. Il licenziamento verbale, invece, è inefficace e può essere impugnato senza limiti di

Come procedere dopo l’impugnazione ? Una volta impugnato il licenziamento il lavoratore ha due possibilità: dtentare la strada della conciliazione o dell’arbitrato, per raggiungere un accordo in ambito stragiudiziale col proprio datore di lavoro dpresentare direttamente ricorso al tribunale, entro il termine perentorio di 270 giorni.

Procedure di esdebitazione Cosa è l’esdebitazione? L’esdebitazione può essere definita come la liberazione dei debiti non soddisfatti, qualora il soggetto che li ha contratti si trovi in una situazione di sovraindebitamento. La legge prevede tre procedimenti di esdebitazione: dl’accordo di composizione della crisi dil piano del consumatore dla liquidazione del patrimonio Il nostro ordinamento intende offrire una risposta efficiente per la crisi del debitore, tenuto conto che spesso il sovraindebitamento non è frutto di un irresponsabile ricorso al credito, ma è dovuto piuttosto a fattori esterni quali; la perdita del posto di lavoro o la rottura di unioni familiari, difficilmente prevedibili in un’ottica di programmazione economica.

Il diritto del padre di vedere i figli Quale è l’interesse del minore? Le separazione dei genitori può costituire un trauma per i figli. E’ opportuno garantir loro la possibiltà di conservare un legame affettivo con entrambi i genitori. Che diritti ha il padre? I figli vengono collocati prevalentemente presso la madre che il più delle volte rimane ad abitare con loro nella casa coniugale. Il padre, conserva comunque il diritto di vederli regolarmente per condividere con loro la quotidianietà necessaria a mantener salda la loro relazione affettiva. Chi decide quanto tempo può trascorrere coi figli? In mancanza di accordo tra le parti, è il giudice che stabilisce i tempi di permanenza della prole presso il padre, nel rispetto dei principi dell’affido condiviso ( che oggi è la prassi ). Negli ultimi anni i giudici riconoscono sempre più giorni di permanenza dei figli presso il padre. Guardando le statistiche dei pernottamenti dei figli ci si accorge che: il padre in media tiene il figlio con sé per 6/7 pernottamenti al mese durante le vacanze natalizie si può arrivare a circa di 4/5 pernottamenti presso il padre durante le vacanze estive si può arrivare a 18 giorni di permanenza complessiva col figlio.

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47 scontri diretti

Llorente e Gomez, centravanti di razza: ai quarti di finale, però, ne arriverà solo uno.

di francesca bandinelli

I

n comune hanno il sangue spagnolo e il feeling con i gol. Centoquarantesette quelli realizzati in carriera da Fernando Llorente, 224 quelli di Mario Gomez. Stesso anno di nascita, stessa voglia di successi. Lo spagnolo ha vinto il campionato del Mondo in Sud Africa e l’Europeo in Polonia, ma Del Bosque non ha ancora deciso se portarlo anche in Brasile. Il tedesco, in Germania, ha conquistato tutto: tre Bunseliga , una con lo Stoccarda e due col Bayern Monaco, due Coppe di Germania, altrettante Supercoppe di Germania e una Champions League. Loew, il suo Ct, sta ancora decidendo a chi affidare la maglia da titolare della sua Nazionale in vista di Rio e Gomez non vuole perdere l’occasione. Ci ha messo 302 minuti (sui totali 313), spalmati su sette gare (di cui solo una, con l’Esbjerg, nel ritorno dei sedicesimi, da titolare), per tornare a far sventolare il suo pugno in aria, dimostrando ancora una volta di non restare indifferente al richiamo europeo. In carriera, tra Champions League e Europa League, ha festeggiato in media una rete ogni

SANGUE SPAGNOLO CONTRO:

ma il re d’Europa vuole essere Mario Un gol dopo 193 giorni dall’ultima volta nella tana del nemico: il ritorno di Mario Gomez.

due gare: Kaiser Mario, ora, non intende più fermarsi. Rincorre un personale triplete: il terzo posto in campionato, la finale di Euroleague e la Coppa Italia. Solo così potrà prendersi la rivin-

cita più grande, una maglia da titolare in Brasile, la meta a cui per il momento preferisce non pensare. I suoi gol, quelli che Firenze aveva cominciato ad accarezzare in avvio di stagione, ora

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più che mai possono sublimare la stagione viola. Intanto, col pareggio dell’altra sera, Gomez che alla Juve in sei gare ha realizzato due retti (la prima annientò i bianconeri, nella notte della

disfatta per 4-1, all’Olimpico, contro il Bayern) - ha cancellato il ricordo dello stop più lungo in carriera, l’ultimo, 149 giorni fuori. Ben più grave persino dei tre mesi e mezzo vissuti lontano dal campo dal 4 agosto 2012 al 19 novembre, quando ancora vestiva la maglia del Bayern e restò ai margini di tutto per un infortunio al piede. Da lì l’idillio con il club bavarese si è cominciato ad incrinare, spodestato pure dalla valanga di gol realizzati da Mario Mandzukic. All’indomani del pareggio con la Fiorentina, i sentimenti erano all’opposto. Da una parte c’era Mario che ringraziava tutti per il supporto, dall’altra lo spagnolo cercava invece di riportare un pizzico d’entusiasmo dopo la doccia fredda dello Stadium. Saranno loro i protagonisti del match. E Super-Mario non vuole perdere l’occasione. Per segnare, ma soprattutto per vivere da protagonista la fame di calcio della sua città.


48 scontri diretti

Quando il numero uno bianconero sollevava la Coppa del Mondo, Norberto giocava ancora nelle giovanili brasiliane

Neto-buffon: generazioni allo specchio di Francesca Bandinelli

I

l suo sogno più grande resta sempre lo stesso: parare un calcio di rigore alla Juventus, magari festeggiando subito dopo il successo della sua squadra. Perché Norberto Neto, nei tanti anni vissuti a Firenze quan-

do Corvino lo acquistò dall’Atletico Paranaense, sa bene quanta rivalità c’è tra le due squadre. Gigi Buffon, che intanto contro il Genoa in campionato domenica scorsa ha agganciato Dino Zoff quanto a presenze tra i pali bianconeri (476), aveva un anno in meno rispetto a Neto quando la Juventus gli ha affidato le chiavi della sua porta. Ventitre nel 2001, contro i ventiquattro del brasiliano ad inizio stagione. Di diverso c’è pure il costo: Neto fu pagato da Corvino due milioni e mezzo di euro, Buffon settantacinque miliardi di vecchie lire, che nel 2001 erano una cifra imbarazzante. La loro è una sfida tra numeri uno, tra chi in Brasile, per il prossimo Mondiale, ha già la garanzia di esserci, l’italiano, e

chi al massimo lo sogna, senza sperare in miracoli dell’ultimo secondo.Neto è un brasiliano atipico, nessun tatuaggio, nessuna cresta e nemmeno un orecchino. Amante della quiete piuttosto che del caos carnevalesco, abituato a non concedersi eccessi (non beve nemmeno la birra) né distrazioni, ama trascorrere il tempo libero con le persone care e con gli amici fidati. Pure nel portamento è diverso dagli altri numeri uno, così come nella gestualità. Guascone quanto basta per fare gruppo con i compagni di squadra, non si sottrae alle cene di gruppo, disdegnando piuttosto i locali notturni. Ama il tennis e le serie tv americane. Alle serate al ristorante preferisce i piatti preparati dalla sua fidanzata Maira - che non è né velina, né modella, né tantomeno si sente Wag - che lo ha seguito fin dall’inizio in questa avventura italiana e, nel frattempo, ha frequentato pure un corso di cucina. Italiano d’a-

dozione e brasiliano nel cuore, ogni volta che può torna a casa dalla sua famiglia, a cui è legatissimo, ma del Carnevale e del ritmo di samba non sente saudade. Al massimo, quando c’è da festeggiare qualcosa si concede della piranha, un taglio di carne tipico della cucina carioca e niente più. Buffon, invece, suo malgrado nel giro del gossip ci finisce spesso. Prima per il matrimonio con Alena Seredova, poi per la nascita dei figli, infine per la supposta - e mai provata pseudo relazione con Ilaria D’Amico, conduttrice di Sky Calcio Show. Limiti di chi sa di avere sempre gli occhi puntati addosso. A differenza di Neto, che le ossa se le sta facendo adesso, Gigi ha vinto tutto: Coppa Italia (1), Supercoppa italiana (5), Scudetti (4+ 2 revocati), una Coppa Uefa, un campionato europeo Under 21, i giochi del Mediterraneo, un campiona-

to del Mondo e undici Oscar del calcio AIC. Per batterlo, lui che già sul tiro di Vargas a Torino ha fatto un vero e proprio miracolo, servirà astuzia.

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50 scontri diretti

Avversari in Italia, ex compagni in Nazionale

GONZALO RODRIGUEZ-TEVEZ, ARGENTINA CONTRO

Gonzalo Rodriguez in un contrasto aereo con un altro argentino, Daniel Osvaldo.

di Francesca Bandinelli

D

a una parte un “cuervo”, come Papa Francesco, e dall’altro un “boquense”, come Diego Armando Maradona. Sono argentini entrambi, amanti della musica - rock il viola, cumbia il bianconero -, profondamente legati alle loro

origini, eppure di uguale non hanno niente. A cominciare dal ruolo: difensore Gonzalo Rodriguez, attaccante Carlitos Tevez. Il primo sogna di chiudere la carriera là dove l’ha cominciata, al San Lorenzo, dove sarebbe dovuto tornare se Daniele Pradè e Eduardo Macia non si fossero fatti avanti con insistenza,

l’altro vede solo Boca Juniors, Bombonera e superclasico da vincere contro il River. La passione per le proprie radici, forse, è l’unico aspetto in comune. Si ritroveranno davanti per la terza volta (all’andata degli ottavi, allo Juventus Stadium, Carlitos è stato costretto a dare forfait per problemi fisici) e stavolta in piedi, almeno in Europa, ne resterà soltanto uno. In passato, Gonzalo lo ha già fermato. Giocavano entrambi in Argentina, perché poi uno è finito in Spagna e l’altro in Inghilterra. Per ritrovarsi, avversari, sono dovuti venire in Italia. Uno, il bianconero, si è preso la Juve sulle spalle in pochi mesi. Quindici gol in campionato, di cui solo un rigore trasformato. E’ in cima alla classifica dei cannonieri, tanto che nel derby, con l’aggancio a Pepito Rossi, ha pure suonato la tromba. Nessun significato politico: è solo lo strumento che si suona nei

giorni di festa a Fuerte Apache, il suo barrio. Prima, ad ogni gol, mostrava una maglietta con su scritto il nome di un quartiere povero della capitale argentina. Quando si è sentito strumentalizzato in questo voler accendere i riflettori là dove spesso non arriva nemmeno l’elettricità ha pensato solo a segnare. Gonzalo lo aveva capito subito, fin da quando al Franchi Carlitos mostrò la scritta “Ciudad Oculta”. Adesso però non ci sono più vie di fuga. Toccherà a lui fermarlo, a lui tenere serrate le fila della difesa viola, in evidente difficoltà dalla fine del mese di gennaio. Subito dopo firmerà anche il prolungamento di contratto con la Fiorentina. Solo dopo tornerà a casa, al San Lorenzo. Prima vuole ancora

vincere in Europa. Tevez ha già vinto abbastanza. Per il momento può anche accontentarsi.

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52 verso roma di Ruben Lopes Pegna

è

una Fiorentina doubleface quella della stagione 1989/90. Stenta in campionato, dove si salva solo all’ultima giornata e vola in Europa dove arriva a disputare la finale di Coppa Uefa. Elimina l’Atletico Madrid, il Sochaux, la Dinamo Kiev, l’Auxerre e il Werder Brema. In finale si trova di fronte la Juventus. E’ tra l’altro la prima finale internazionale tra due formazioni italiane ed è anche la terza finale in assoluto tra due squadre del medesimo paese. La finale d’andata si disputa a Torino mercoledì 2 maggio 1990 alle 20.30. La Fiorentina solo tre giorni prima ha ottenuto la salvezza, battendo a Firenze l’Atalanta per 4-1. La gara si gioca allo stadio Comunale del capoluogo piemontese. Ed è l’ultimo incontro in assoluto giocato nel vecchio impianto. Sono presenti circa 60.000 spettatori. Oltre 2.000 sono i supporter viola che fanno un tifo straordinario. C’è grande tensione in campo e sugli spalti anche prima dell’inizio del match. La Juve parte di gran carriera e dopo 3 minuti passa in vantaggio. Schillaci scatta sulla destra e riesce ad arrivare

Cronaca della doppia finale di Coppa Uefa giocata tra la Fiorentina sul fondo, nonostante il controllo di Di Chiare e Volpecina. Il suo cross a centro area è perfetto per l’accorrente Galia che di piatto destro insacca. La Fiorentina però non si scoraggia e si porta subito all’attacco. Tacconi devia in angolo un pallonetto di Nappi e poi blocca il pallone dopo un rimpallo tra Baggio e Galia che si stava rivelando maligno. Al 10’ la formazione di Ciccio Graziani che da ex granata sente particolarmente la partita pareggia. Di Chiara scende sulla sinistra e crossa verso l’area di rigore. Renato Buso, un ex, si tuffa e di testa batte Tacconi. Ci si aspetta la reazione della Juve e, invece, la partita la fa la Fiorentina. Tacconi diventa il protagonista assoluto del match. Salva due volte su conclusioni di Baggio e poi sui tiri di Nappi e Buso. Baggio si divora, poco dopo, un gol clamoroso. I bianconeri, invece, non impegnano mai Landucci. Il primo tempo finisce sul risultato di 1-1 e con tanti rimpianti da parte della Fiorentina. Per le occasioni create i viola avrebbero dovuto essere in vantaggio almeno per 3-1. Nella ripresa, invece, è la Juve a tornare in vantaggio. Al 14’ Schillaci crossa in area. Battistini respinge il pallone sul quale Pin

PRIMA A TORINO QUELLA MALEDE è in anticipo su Casiraghi. Il centravanti bianconero spinge platealmente il difensore gigliato e, dopo un tocco di Alejnikov, si avventa sul pallone che poi scaraventa in rete con Pin ancora a terra. I giocatori viola logicamente protestano, chiedendo l’annullamento della rete. Ma l’arbitro spagnolo Soriano Aladren convalida il gol irregolare. La Fiorentina non ci sta. Al 17’ Tacconi para una violenta punizione di Baggio. Ma al 28’ la Juve segna ancora. Su azione d calcio d’angolo De Agostini, mancino naturale, calcia di destro (non il suo piede preferito dunque) un tiro non fortissimo che Landucci non trattiene. E’ una papera colossale che consegna ai bianconeri il successo per 3-1 e una seria ipoteca sulla Coppa Uefa. La finale di ritorno, mercoledì 16 maggio 1990 alle 20.30, si disputa allo stadio Partenio di Avellino. La Fiorentina che ha

Casiraghi e il fallo su Celeste Pin con tanto di “unghiata”.

giocato tutte le partite interne al Renato Curi di Perugia, per i lavori di ristrutturazione del Comunale di Firenze in vista dei mondiali, ha il campo squalificato. Nella semifinale con il Werder Brema, giocatasi ad aprile, alcuni tifosi viola, poco prima dell’inizio della ripresa,

sono entrati in campo e hanno colpito lievemente il portiere tedesco. Niente di particolarmente grave ma tanto è bastato per far scattare la squalifica. Secondo la normativa Uefa, in caso di squalifica del campo, la partita va disputata a 500 chilometri dalla città dove gioca

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53 e la Juve nel 1990, quando poi Baggio divenne bianconero

Marco Nappi cinto al collo da Giancarlo Marocchi.

POI AD AVELLINO: TTA ULTIMA META abitualmente il club. Insomma va trovato uno stadio a 500 chilometri da Firenze. Non è facile. La scelta cade sul San Paolo di Napoli. Ma viene scartata, perchè un mese prima del mondiale non può essere disputata nessuna partita negli impianti che ospitano la manifestazione iridata. La norma, però, con un’eccezione forse poteva essere superata. I tifosi viola premono per andare a giocare all’estero. Montecarlo è troppo vicina. Ci potrebbe essere la soluzione di Monaco di Baviera. Ma poi alla fine Lega e Federcalcio (quest’ultima con il presidente Antonio Matarrese) spingono per il Partenio di Avellino, noto feudo bianconero. Insomma non si gioca in campo neutro, perchè i tifosi della Juve sono in netta maggioranza rispetto a quelli viola, anche se da Firenze partono in più di diecimila (gli spettatori sono oltre 33.000 per

un incasso di circa 1 miliardo e 200 milioni di lire). La data del match è nefasta di per sè. Il 16 maggio di otto anni prima la Fiorentina ha perduto lo scudetto a vantaggio della Juve. E poi c’è da rimontare la sconfitta per 3-1 patita a Torino. L’impresa sarebbe difficile comunque, anche a Firenze. Immaginiamoci ad Avellino. Per alzare la coppa i viola devono vincere per 2-0 o, se la Juve segna 2 gol, con 3 reti di scarto. Graziani, tra l’altro, manda in campo Dunga assai provato da una trasferta in Brasile per giocare con la sua nazionale. Il mediano è rientrato a Firenze appena due giorni prima del match. Comunque i viola partono bene e Baggio, con un tiro di destro, sfiora il palo. Poco dopo lo stesso Baggio su cross di Nappi, corretto da Di Chiara, di sinistro mette incredibilmente fuori la più facile delle occasioni. La Juve

fa poco e Landucci non viene mai impensierito. Nella ripresa al la Fiorentina attacca ancora. Tacconi respinge a fatica una conclusione di Kubik. Poi al 13’ i bianconeri rimangono in dieci. Viene espulso Bruno per una dura entrata su Buso. I viola insistono in avanti e Tacconi, poco dopo, è bravo a parare una conclusione di testa di Di Chiara. Poi il portiere bianconero salva su una punizione di Baggio. Nel finale ci provano ancora Kubik e poi Dunga. Ma Tacconi non si fa sorprendere. Insomma in campo si vede solo una squadra, quella viola. Ma il risultato non si sblocca. Il match finisce 0-0 e la Coppa Uefa va alla Juventus. Per i tifosi e i giocatori c’è tanta rabbia e tanta amarezza. E’ anche il giorno dell’ultima partita di Roberyo Baggio con la casacca gigliata. Due giorni dopo sarà dato l’annuncio della sua cessione alla Juve.

I TABELLINI ANDATA JUVENTUS-FIORENTINA 3-1 JUVENTUS: Tacconi; Napoli, De Agostini; Galia, Bruno (Alessio dal 46’), Bonetti; Alejnikov, Barros, Casiraghi, Marocchi, Schillaci. Allenatore: Zoff. FIORENTINA: Landucci; Dell’Oglio, Volpecina; Dunga, Pin, Battistini; Nappi, Kubik (Malusci dall’87’), Buso, Baggio, Di Chiara. Allenatore: Graziani ARBITRO: Aladren (Spagna) RETI: 3’ Galia, 10’ Buso, 59’ Casiraghi, 73’ De Agostini RITORNO (ad Avellino) FIORENTINA: Landucci; Dell’Oglio, Volpecina; Dunga, Pin, Battistini; Nappi (Zironelli dal 71’), Kubik, Buso, Baggio, Di Chiara. Allenatore: Graziani JUVENTUS: Tacconi; Napoli, De Agostini; Galia, Bruno, Alessio; Alejnikov, Barros (Avallone dal 71’), Casiraghi (Rosa dal 78’), Marocchi, Schillaci. Allenatore: Zoff ARBITRO: Schmidhuber (Germania Ovest)

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54 193 giorni dopo l’ultimo gol, per il tedesco,

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BENTORNATO KAISER GOMEZ. ADESSO di Ubaldo scanagatta

COSA VA

Magie, incantesimi, misteri del Dio Pallone. Nemmeno gli oltre 2.000 tifosi viola che sono andati allo Juventus Stadium avevano osato sognare un pareggio a Torino strappato con un gol magnifico di Mario Gomez. Un Gomez che, soprattutto dopo l’Eurogol, assolutamente fantastico, ho rivisto scattare e correre come non non l’avevo visto dai tempi in cui giocava nel Bayern Monaco. La forza dell’entusiasmo e dell’adrenalina sprigionata. Quella che fa la differenza... fra quando un calciatore fa uno sprint di 50 metri e poi sbaglia il gol fatto e si accascia a terra esausto, sfinito. Se quello stesso giocatore fa gol, invece corre altri 50 metri all’indietro, come un invasato, per andare ad abbracciare chiunque gli capiti a tiro, magari fino ad arrivare al portiere. Così era Gomez dopo quel gol. Avrebbe potuto giocare altri

Mario Gomez ha ritrovato il gol 193 giorni dopo la doppietta di Marassi.

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45 minuti...Altro che minutaggio insufficiente. Quel gol merita un milione di applausi perché: è nato da uno scatto prolungato e intelligente di un uomo che, pur ex acciaccato, ha sempre avuto il fiuto del gol. Un altro sarebbe finito in fuorigioco, lui no. Un altro sarebbe scattato dall’altra parte, verso il centro. Lui no. Bravo anche Ilicic a pescarlo, per carità, ma Matri e Matos – per dire due buoni giocatori che non sono fenomeni – avrebbero agganciato quel pallone? E girandosi a quel modo, sarebbero riusciti a tirare in porta? Dai, siamo onesti: la risposta è no. E’ anche per questo che, pur avendo visto finora un Gomez inguardabile sono convinto che al posto di Matos quel pallone contro la Juve in campionato lui non l’avrebbe messo sulla traversa. C’è chi ha


55 finisce un incubo. E’ lui l’eroe dello Stadium.

LA FIORENTINA... RESTA INDIGESTA il fiuto del gol e chi non ce l’ha. Dimenticavo: un conto è fare un gol all’Esbjerg e al suo portiere, un altro contro è farlo alla Juve e a Buffon. Che poi Buffon nell’occasione non sia stato impeccabile può anche darsi: se stava in porta probabilmente avrebbe parato il tiro di Gomez che non poteva, da quella posizione, avere la necessaria potenza. Un pareggio in quello Juve Stadium dove in campionato quest’anno 14 squadre italiane hanno tutte perso, vale tanto oro. E un 1 a 1 vale più di uno 0 a 0 direbbe lo scomparso ironico filosofo dell’ovvio, Catalano, di arboriana memoria. Il gol in trasferta...Bello anche il modo in cui è stato raggiunto, convincendo nel secondo tempo quanto già domenica scorsa nello stesso stadio.

COSA NON VA

Siccome un vero tifoso non può permettersi di avere il vizio di essere obiettivo...beh, non va che Gigi Buffon abbia parato quel tiro maligno di Vargas. Buffon ha fatto una gran parata, purtroppo, altrimenti la Viola avrebbe addirittura sbancato a Torino, battuto la Signora ...senza più stile. Guai però a credersi favoriti adesso. Se la Juve fin qui ha perso un solo match in tutto il campionato – accidenti non riesco a ricordare dove..qualcuno mi può aiutare? - significa che non può essere considerata sfavorita per

Montella, nella polvere la scorsa settimana per gli 8 punti in 8 partite, adesso è di nuovo sull’altare. Dove lo ritroveremo giovedì prossimo alle 21? O alle 22 se ci saranno i supplementari?

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il solo fatto che giocherà fuori casa il match di ritorno. Salvo che in Turchia la Juve ha dimostrato di non soffrire il mal di trasferta. E sapere di poter contare su due risultati, la vittoria e un pari per 0-0, potrebbe risultare quasi un handicap se la Fiore giovedì prossimo non giocasse per vincere, anziché per difendere lo 0-0. La Juve, è dimostrato da queste due partite, soffre molto più quando non ha il pallone, quando è l’avversaria ad avere il possesso palla e ad attaccarla (soprattutto quando non ha Barzagli e Bonucci accanto a Chiellini) che quando può attaccare e lanciare Tevez...sulle spalle di Lorente. Non va che il Napoli, sfortunatello in Por-

togallo (sebbene Reina abbia fatto almeno due grandi parate e sia stato salvato anche da un palo), possa perdere dal Porto. Abbiamo bisogno che la squadra di Benitez continui a lottare sugli altri due fronti...per arrivare stanca e costretta a far turn-over quando ci sarà la finale di Coppa Italia. Non va che la Fiorentina adesso prenda sottogamba il Chievo, squadra sempre ostica, con quel Therau che contro i viola gioca sempre bene. E Pellissier pure. Vincere anche in campionato e non farsi superare dall’Inter è la miglior medicina per guadagnare fiducia e forza anche per la gara di ritorno con la Juve. Perdere non fa mai bene.


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59 bastian contrario di cristiano puccetti

Q

Il tecnico bianconero, per quanto in Champions la sua squadra sia sempre stata messa ai margini, è il maestro perfetto della ferocia agonistica

IL “CONTE” DEL FURORE

uesta volta Bastian Contrario accetta il rischio di imprimersi un marchio a fuoco sulla pelle e ha la ragionevole certezza di preparazione della partite, fare l’en plein della impopo- lo ritengo persino inferiore a larità. Ma non teme niente Montella. ed esprime le proprie idee li- Ma ha una ferocia, una grinta, una voberamente. Su un foglio così glia amato e storico per i tifosi viola. Via, si parte... Antonio Conte è un grandissimo. Ha qualità particolari, introvabili e grandiose. L’allenatore della Juventus è uno dei pochi personaggio in grado di incidere in maniera decisiva su una società e sui risultati della sua squadra. Non racconterò niente di speciale, non lo decanterò come il migliore allenatore del mondo e ci tengo In panchina non sta mai fermo a precisare e anche le sue corde vocali sono che, tecnicasempre messe a dura prova. mente e nella

di vincere che forgia i giocatori, li assilla e li spinge quasi tutti - oltre le proprie possibilità. E’ cattivo, i suoi giocatori lo temono, a nessuno verrebbe la malsana idea di mancargli di rispetto. Si è fatto da solo e raccontano - al rientro da ogni trasferta sfrutta le ore di aereo per imparare, da autodidatta, l’inglese e altre lingue straniere. A lui viene imputato di aver raccolto risultati modesti in Europa. L’accusa è ingenerosa, qualunquista e non sta in piedi. Lo scorso anno la Juventus fu cacciata ed umiliata dalla Champions League da un Bayern che asfaltò tutte le rivali (Barcellona compreso in casa e al Camp

Nou) fino alla finale contro il Borussia Dortmund. Quella squadra era ed è oggi la più forte del continente e del mondo. Nel girone Conte era riuscito ad eliminare il Chelsea campione d’Europa, “retrocesso” e vincitore subito in Europa League. Quest’anno invece, in circostanze molto discutibili, la Juventus è uscita nel girone. Ad Istanbul sono successo cose strane e chi lo dice è al di sopra di ogni sospetto. Ma poi che cosa credete? Se avesse centrato la qualificazione la Juventus avrebbe al massimo fatto un altro giro, come l’Arsenal, come lo Schalke, come il City, etc. etc., poi sarebbe stata stritolata. Qualcuno forse non si rende conto che per andare avanti in Champions League servono i campioni. Quanti ne ha la Juventus? 4. Sì, 4. Due in decadenza, Pirlo e Buffon, uno

che sta sbocciando, Pogba, l’altro nel pieno della carriera, Vidal. Quindi? Quindi Conte, vincendo tre scudetti di fila, ha già fatto molto più di quello che era nelle possibilità delle rose che gli mettono a disposizione (anzi, ormai che ci siamo gli consigliamo di uscire del tutto anche dalla Europa League....). Quando perde vorrebbe disintegrare a craniate i proprio giocatori, uno dopo l’altro. Li mette in punizione, li convoca alle 8 del mattino al campo, annulla riposi e giorni liberi. Una volta disse, riferito ad un k.o. dopo una interminabile serie di successi: «Come si accoglie questa sconfitta? Con pochi sorrisi. Perché chi sorride dopo una sconfitta si prepara ad un’altra». Lui perde poco e non ride mai. Ma è un grande allenatore. Anche se sta antipatico a tutti noi fiorentini.


60 fuorigioco

L’esonero di Spalletti dallo Zenit ha dato il via al toto-allenatore per il post-Montella: ma devono passare diversi anni

UN ADRENALINICO FINALE DI STAGIONE

Mario Gomez: la Fiorentina ora più che mai ha bisogno dei suoi guizzi d’autore.

di duccio magnelli

A

qualcuno, saputa la notizia, sicuramente si è accesa la lampadina. Vuoi mettere un allenatore che è uscio e bottega o meglio... Firenze e Certaldo?

Sì, perché c’è già chi comincia a pensare al dopo Montella. E quale migliore soluzione di un toscano come Spalletti, esonerato dallo Zenit? Forse volevano vincere la Champion? Certo ultimamente con

i toscani non è andata proprio benissimo, ma lui non viene né da Prato né da Arezzo. Per fortuna. Tornando al presente e tralasciando per ora un futuro lontano – anche se nel calcio il futuro per qualcuno non è mai troppo lontano – la Firenze viola è in piena ubriacatura adrenalinica, con la trilogia bianconera in corso e la finale di Coppa Italia che si sta profilando all’orizzonte. Il campionato sembra diventato un lussuosissimo e (speriamo) proficuo allenamento. L’unica consolazione è che per adesso la Fiorentina, fra andata e ritorno, è l’unica compagine italiana che può vantare un saldo positivo con la Juventus. Roba da non credere! Del resto giocare allo stesso livel-

lo su tre fronti è durissima, soprattutto per una squadra che ha dovuto sopportare pesantissime assenze in attacco fin dall’inizio della stagione. Sì perché, alla fine, il nodo della questione è sempre quello. La mancanza di Gomez prima e di Rossi poi, ha mandato in frantumi gli equilibri della squadra. Con un attacco solido il lavoro di portare avanti la palla non è un faticoso (e spesso inutile) tentativo di trovare in qualche modo la porta. Non c’è il rischio di veder tornare ogni volta indietro la palla come in una partita di ping pong. Alla fine, se mancano i finalizzatori, il conto lo pagano anche centrocampisti e difensori. L’Atletico Madrid dimostra come sia fondamentale avere dei grandi attac-

canti, che segnano e tengono palla. Squadra tecnicamente forse non eccelsa ma che la presenza di Diego Costa e Raul Garcia rende solidissima, capace di competere con le corazzate Real e Barcellona (ne sa qualcosa Seedorf, che ha solo Balotelli!). Dunque la Viola è in piena corsa, e si può ben dire miracolosamente visto tutto quello che è accaduto. Non lotterà solo per un terzo, sia pur prestigiosissimo, posto (come lo scorso anno) ma per portare a casa qualcosa di concreto. Per esempio una coppa. E chi sta pensando al futuro, torni con i piedi per terra e si metta il cuore in pace. Questa volta l’adrenalina continuerà a scorrere fino a maggio. E scusate se è poco.

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61 tradizioni fiorentine di lorenzo cancemi

I

l tweet cinguettato dalla Juventus subito dopo la sconfitta in campionato non è andato giù a nessuno. Questione di stile che manca, come dimostrato dalla non risposta della società viola, abile a glissare di fronte ad una stortura evidente, ma soprattutto di un umorismo che fatto da una dirigenza ha ben poco da far sorridere. Resta il fatto che uno dei piatti che, più di tutti, ha fatto conoscere la Firenze culinaria in tutto il mondo resta... la bistecca alla fiorentina. Situata nel pieno centro di Firenze, l’antica macelleria Azzarri è il negozio di spicco per la qualità della sua carne e dei suoi salumi. Il Brivido Sportivo ha intervistato il titolare, Giorgio Caterini, che ha espresso tutta la sua passione per la bistecca, oltre, naturalmente, che per la squadra viola. Giorgio Caterini come na-

Una storia, iniziata per passione ed ereditata nel lontano 1969: tra i clienti abituali pure i calciatori viola

Una fiorentina da guinness:

TUTTI DA AZZARRI

sce la sua attività? «Questa macelleria ha una storia importante e antica: io l’ho ereditata da mio suocero Fernando nel 1969. Insomma è da tanti anni che tiro avanti questo negozio e, grazie anche all’aiuto del mio genero e di tutti i miei bravissimi dipendenti, spero che questa attività continui a lungo: perché fare il macellaio è una vera e propria passione». Secondo lei, perché l’antica macelleria Azzarri riscuote così tanto successo in tutta Firenze? «Senza dubbio per la qualità dei nostri prodotti: tra questi non posso non citare la carne nostrana che è il nostro fiore all’occhiello. I clienti apprezzano molto la genuinità della

nostra chianina e dei nostri vitelli: tanti turisti passano dal negozio e si portano via un piccolo ricordo della prelibata cucina toscana«. Dall’amore per la carne, passiamo alla passione per la squadra viola. «Siamo dei tifosi accanitissimi! Il lunedì mattina, ma anche durante tutta la settimana, in macelleria, con i nostri clienti più fidati, non si parla d’altro che di come ha giocato la Fiorentina. Le dirò di più: ho avuto anche la fortuna di aver visto passare dal mio negozio Aquilani ed Ambrosini, che sono venuti più di una volta qui ad assaggiare e acquistare i nostri prodotti, restandone soddisfatti. L’anno scorso passava anche Luca Toni, che

ora gioca a Verona: un po’ mi dispiace che sia andato via». Che cosa ne pensa della Fiorentina vista domenica contro la Juve? «Ho sentito molta gente delusa dal gioco della Fiorentina: io invece non sono così arrabbiato. Se quel colpo di testa di Matos, anziché prendere la traversa, fosse finito dentro o se non avessero annullato il gol a Diakité staremmo a parlare di un’altra partita. Per me hanno giocato abbastanza bene: è che gli arbitri non ci danno mai una mano, nemmeno per sbaglio». Dunque lei sembra molto ottimista per la sfida di ritorno di Europa League. «Io mi aspetto la vittoria come sempre, specie contro

La Macelleria Azzarri in via della Spada a Firenze.

la Juve. La Fiorentina sa giocare bene a pallone ed ha un grande allenatore come Vincenzo Montella: non vedo perché non si possa credere in una vittoria. E poi bisogna vendicare quella maledetta finale di Coppa Uefa giocata ad Avellino…».

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64 GINNASTICA di Maria Consiglia Grieco

L

a domenica primaverile appena passata porta ancora un bel bottino di medaglie e podi ai ginnasti e ginnaste del Centro Ginnastica Firenze. Impegni fuori casa sia per il settore femminile – a Livorno per la seconda prova del campionato regionale UISP di Seconda e Terza categoria – sia per quello maschile, alle prese con la finale del campionato toscano di serie B e serie C della Federazione Ginnastica d’Italia, presso il palazzetto dello sport di Montevarchi. Quattro le squadre gigliate sul campo gara livornese, e grazie a loro arrivano le medaglie di ogni colore possibile: a conquistare l’oro ci pensa la squadra junior di Terza categoria, con Ginevra Gai e Sara May La Rocca, per l’argento sale sul podio la squadra senior di Seconda categoria formata da Ricciarda Nencini insieme ad Arianna Giannelli e Annachiara Sottili (queste ultime esordienti nella categoria); bronzo per il quartetto di Terza categoria senior di Chiara Cortese, Irene Gensini, Costanza Mugnai e Camilla Vannucchi. Se la limatura di qualche errore può far sperare queste due squadre – in vista della finale regionale del 6 aprile prossimo – di salire ancor più in alto sul podio, è intanto da registrare un più che positivo quinto posto per il team formato da Bianca Aterini, Alessia Burberi e Laura Pieri, tutte atlete esordienti in Seconda categoria senior. A Montevarchi un altro podio si tinge di bianco-rosso: è quello della seconda prova del campionato regionale di se-

Tre podi femminili UISP, doppio titolo di vicecampioni per serie B e C maschili

UNA DOMENICA DA PODIO PER IL CGF Il podio del campionato regionale di serie C maschile

La squadra junior prima classificata in Terza categoria

La squadra senior bronzo in Terza categoria

Daniele Bedini alle parallele pari

Le ginnaste senior di Seconda e Terza categoria UISP

La squadra senior argento in Seconda categoria

rie C di artistica maschile, dove Daniele Bedini, Jacopo Gaito e Niccolò Vannucchi bissano l’argento appena conquistato portando a casa anche il titolo di vicecampioni toscani, oltre naturalmente alla qualificazione per la fase interregionale del torneo, in programma i prossimi 12 e 13 aprile, sempre a Montevarchi. Passaggio del turno anche per l’altra formazione di serie C, undicesima classificata

con Elia Awad, Matteo Casella, Edoardo Lompi, Marco Silei, Matteo Silei e Gabriele Sollai. Salgono invece sul gradino più alto del podio i ragazzi della squadra di serie B, medaglia d’oro nella gara di giornata e vicecampioni toscani. Per Vieri Baldanzi, Lorenzo Brandini, Jacopo Desolati, Gabriele Fibbi, Davide Fregonas e Lorenzo Gabrielli si aprono direttamente le porte della finale na-

Edoardo Lompi al corpo libero

zionale, prevista per il 3 maggio al Palamassucchi di Mortara (PV). Torna ad indossare i panni del ginnasta anche Matteo Alterini, allenatore della sezione maschile del CGF, nuovamente in pedana per disputare il

campionato di serie B in prestito alla Ferrucci Libertas: le sue prove sulle quattro specialità anelli, cavallo con maniglie, parallele pari e sbarra contribuiscono al quarto posto finale della società pistoiese.


65 calcio toscana di steto

A

d esclusione del gruppo D, nel quale il FC Breccia è a un passo dalla vittoria del Campionato, negli altri tre gironi dei campionati Calcio Toscana - MSP di calcio a 7 è ancora aperta la lotta per il titolo, con particolare incertezza nel gruppo C.

Girone A Due squadre si contendono il la vittoria finale in questo girone: AC Bandino Papaya Viaggi e Viola Club Fantechi - Ciuffi Bar Marisa sono separate da un solo punto a 4 gare dal termine: miglior attacco (la capolista AC Bandino Papaya Viaggi) e miglior difesa (i diretti inseguitori) del raggruppamento potrebbero giocarsi il titolo nello scontro diretto. Staccata dalla vetta ma quasi certa dell’accesso alla Top Sportika è la Polisportiva Le Lame, mentre Atletico Coverciano, Eurosquash e San Paolino F.C. - racchiuse in 2 punti - si contendono il quarto posto, valevole sempre per partecipare alla Top Sportika. Per gli ultimi due posti utili per la Fase Finale Eccellenza

Solo nel gruppo D, il Breccia è ad un passo dalla vittoria del campionato. Negli altri tre gironi è ancora tutto aperto

CALCIO A 7: E’ BAGARRE PER IL TITOLO sono 3 le squadre in corsa: South Florence Youth, Vulvarhampton ed AC Club 1989. Appare difficile la rimonta del Telerama C7, mentre parteciperanno alla Fase Finale Promozione la Pulimentatura Fiorentina Vieusseux C7 (manca solo l’aritmetica) e l’AC Djiglio. Girone B Solitario in vetta c’è il FC Disco Excelsior ma non molla il Dagnene Secche C7 che fra l’altro deve recuperare una partita e può ancora sperare di scavalcare in classifica i diretti rivali che incontrerà proprio questa settimana. Abbandona i sogni di gloria il Real Marrakech: per la terza forza del girone il rammarico più grande è l’aver perso due gare per mancata presentazione, partite che sarebbero po-

tute valere 6 preziosissimi punti. Aperta la lotta per il quarto posto - l’ultimo che garantisce l’accesso alla Top Sportika - con Partizan, Io Chiavo Veronika e Deportivo Deportahi in corsa e racchiusi in un solo punto. Altre 3 formazioni si giocano gli ultimi due posti per l’accesso in Eccellenza: una fra Fatty FC, Blues e Gli Spartani dovrà accontentarsi di giocare la Promozione. A quest’ultima Fase Finale prenderà molto probabilmente parte la Lokomotive Oxfam, che si unirà a FC Redox e Borussia Sgorbions. Girone C E’ il raggruppamento più incerto con ben 5 squadre - su 10 partecipanti racchiuse in soli 3 punti a contendersi la vittoria del Campionato. Al comando il Latin Brothers Two che, Ac Club 1989

FC Montalunga

dopo le due sconfitte nelle ultime tre gare, riduce ad una sola lunghezza il vantaggio sulla seconda in classifica che adesso è il Flamurtari. Ad un punto dal Flamurtari troviamo il Twentysix C7 che aveva assaporato recentemente il primato, salvo poi conquistare un solo punto nelle ultime due gare. Al quarto posto (ad un punto dal Twentysix C7) Gallo Nero e Viter City si mantengono ancorate alla lotta per il titolo, dalla quale è tagliato fuori il Joshua Drinking Team che si trova a meno 6 dalla vetta. Di queste 6 formazioni, 3 andranno a disputare la Top Sportika, mentre le altre 3 dovranno accontentarsi di partecipare alla Fase Finale Eccellenza. Disputeranno invece la Promozione All Scars, Secretkick 08 C7, Novoli e Gotham Rogues, tute in lotta per il settimo posto. Girone D Mancano 3 punti - a 4 giornate dalla fine - al FC

Breccia per essere la prima squadra a laurearsi aritmeticamente campione nel calcio a 7 maschile: i campioni provinciali in carica dell’Atletico Bukkake hanno gettato la spugna e così la squadra di Daniele Collina è ormai pronta e riprendersi il titolo sfuggito un anno fa e conquistato proprio dall’Atletico Bukkake. Al terzo posto, in rapida ascesa, il Milf FC che con sette vittorie consecutive (interrotte solo dalla capolista) si è quasi garantito l’accesso alla Top Sportika, per la quale sono in lotta altre 3 formazioni FC Montalunga, Aperitivo La Coruna e Cral Nuovo Pignone - per un posto. FC Scawouz e Ceppo Club dovranno invece difendere il margine di vantaggio che li separa da Florence Patriots e PSV Maindoveh per centrare i posti che valgono l’Eccellenza. Atletico Campone Calcio A 7 ed I Tre Ragnoni prenderanno invece parte alla Fase Finale Promozione.


66 MIDLAND

Terzo titolo consecutivo per i ragazzi della Floriagafir: la prima volta è stata nell’ottobre 2011, nel New Season

TRIS DI PREMI (I PIU’ PRESTIGIOSI) PER I MILAN BOYSS! di marco cicali

Q

uando a Firenze si parla di Milan tutti pensano ai rossoneri di Milano, usciti la scorsa settimana dalla Champion’s League. In questo caso, parliamo di una squadra, il cui nome prende spunto da uno dei club più titolati al mondo, che calca da anni i campi Midland e in particolare quello della Floragafir in viale Malta e fa incetta di premi. I Milan Boyss anche in questa stagione si portano a casa la vittoria del girone RussiaInghilterra e il titolo di capocannoniere con George Lazar, autore di 35 reti in 18 partite, un biglietto da visita per la Top League niente male! Terzo titolo consecutivo per loro, adesso il passo da fare è il più lungo, ovvero ambire al titolo di

campione provinciale sfuggito negli ultimi anni, dopo aver conquistato tanti altri trofei. La bacheca dei ragazzi capitanati da Paul Catrina è già zeppa di coppe, ma sarà bene che venga trovato altro spazio libero perché George e compagni non vorranno fermarsi qui. Il primo successo in un torneo Midland è datato 17 Ottobre 2011 nel New Season, quando si impongono sull’Atletico Lippi in finale dopo i calci di rigore. In quella stagione arriverà poi il primo titolo nel campionato con il riconoscimento per il bomber Cristi Marian Tudor, il quarto posto nella Top League e la terza posizione nella Champion’s League di fine stagione. Tutti questi premi non sono assolutamente stati un caso, infatti, l’anno successivo

Milan Boyss 4 Città

bissano il primo posto nel New Season, sconfiggendo sempre grazie ai tiri dal dischetto la Steaua Rossa e ripetono il successo in

campionato grazie anche alla miglior difesa guidata da Florin Tanase. La Top League non è altrettanto gloriosa per i ragazzi di mister I ragazzi di Milan Boyss

Stefan Daniel Dumitru, che si rifanno nel torneo 4 Città, lasciando agli avversari solo le briciole e le piazze d’onore. Il 10 Luglio 2013 vincono la finale contro l’Old Wild West per 5 a 3 grazie alla tripletta di Tudor e alla doppietta di Lazar e conquistano l’accesso alle finali nazionali di Rimini, previste per Maggio 2014. Arriviamo al presente, con il girone Russia-Inghilterra appena dominato e la Top League in procinto di cominciare. Gli avversari conoscono ormai il valore di questa squadra e quest’anno dovranno stare ancora più attenti e agguerriti che mai perché i Milan Boyss non hanno voglia di farsi sfuggire la coppa che ancora manca in bacheca, quella a cui ogni squadra Midland ambisce.


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