Salute 10 più Nr. 4 Anno 2014

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RAVENNA

MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE - N. 4 - APRILE 2014

PAGINA 13 - INTERVISTA AL PROF.

CARLO

PAPPONE “ L’ELETTRICISTA

DEL CUORE“

INOLTRE

· LA FOBIA SCOLASTICA · LE PARALISI CEREBRALI INFANTILI · LA SINDROME DI DOWN · LA DISTROFIA MUSCOLARE DI EMERY-DREIFUSS

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Nr. 4 - APRILE 2014 - www.salute10piu.it

BENESSERE

2 LA MEDICINA NATURALE E LA PRIMAVERA Dott.ssa Maria Nives Visani PSICOLOGIA

4 SE IL BAMBINO NON VUOLE ANDARE A SCUOLA Dott.ssa Isabella Cantagalli UROLOGIA

7 IL GREENLIGHT LASER - Una cura per la prostata ingrossata Dott. Giovanni Ferrari NEUROLOGIA

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ORTOPEDIA PEDIATRICA

10 LE PARALISI CEREBRALI INFANTILI Dott. Francesco Motta L’INTERVISTA

13 CARLO PAPPONE di Tiziano Zaccaria GENETICA

16 LA SINDROME DI DOWN Dott. Guido Cocchi - Prof. Pieluigi Strippoli MALATTIE RARE

20 LA DISTROFIA MUSCOLARE DI EMERY-DREIFUSS Anna Casati IL CASO

22 I PERICOLI DELL’ACQUISTO DI FARMACI SUL WEB di Fabio Lironzi ESTETICA

24 UN NASO “NUOVO” di Anna Danieli CARDIOLOGIA

26 L’IPOTENSIONE ARTERIOSA Dott. Vladimir Guluta COMUNICATO STAMPA

28 GIORNATA MONDIALE SUL TUMORE OVARICO I NOSTRI AMICI ANIMALI

29 L’IPPOTERAPIA Monica Tramonti SALUTE 10+ - Anno 4 - N. 4.2014 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011 - www.salute10piu.it Proprietà, redazione e realizzazione - Multiservice sas: via A. Gnani, 4 - 48100 Ravenna Tel. 0544.501950 - multiredazione@linknet.it - Direttore responsabile: Spada Gabriele Stampa: Tipografica Derthona - Tortona (Al) - www.tipograficaderthona.it


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BENESSERE

PROBLEMATICHE PRIMAVERILI:

LE RISPOSTE DELLA

MEDICINA NATURALE Dott.ssa

Maria Nives Visani

Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it

Con l’arrivo della primavera le giornate si allungano e aumentano le temperature. Il cambio di stagione però non è privo di piccole e grandi difficoltà, disturbi che vanno dall'insonnia alle allergie (sempre in aumento), problemi gastrointestinali, difficoltà dell'apparato respiratorio, problemi dermatologici, psoriasi, malattie esantematiche (eruzioni cutanee con presenza di bolle o vescicole).

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Come reagiamo al cambiamento… L'organismo fatica ad adattarsi al nuovo clima, conseguenze di questa fatica sono le manifestazioni di SONNOLENZA E STANCHEZZA soprattutto nei bambini ed adolescenti che troppo spesso devono supportare molteplici impegni scolastici e sportivi. Secondo la medicina tradizionale cinese la primavera rappresenta la rinascita dopo l'inverno, periodo in cui la Natura si ferma per riposare.

Purtroppo i ritmi frenetici delle nostra società non solo non rispettano tali ritmi di riposo ma sono responsabili anche di un approccio alimentare disordinato e industriale, con accumulo di tossine che affaticano l'organismo.

…e cosa possiamo fare Perciò proprio con l'inizio della Primavera è bene intraprendere un periodo di depurazione dell'organo emuntoriale più importante che in medicina cinese corrisponde proprio alla primavera e cioè il fegato.


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A questo proposito la Natura ci fornisce molti aiuti. Verranno utilizzate piante come: TARASSACO, CARCIOFO, RAFANO, CARDO MARIANO, CHELIDONIO. Tra i SALI DI SCHUSSLER si utilizzerĂ Kalium Sulfuricum D6 e Natrum Sulfuricum D6. Esistono in commercio innumerevoli prodotti erboristici ed omeopatici utili a questo scopo, naturalmente come sempre occorre fare attenzione alle controindicazioni e chiedere a professionisti competenti.

Per quanto tempo Il periodo di depurazione può durare dalle 3 alle 6 settimane. SE COMPARE STANCHEZZA, allora verranno utilizzate piante come: Eleuterococco, Ginseng, Rodiola Rosea, Papaya fermentata. Tra i Sali di Schussler: Kalium Phosphoricum D6 per la stanchezza mentale, Ferrum Phosphoricum D6 per la stanchezza da anemi: si utilizzeranno anche piante molto ricche in ferro come l'ortica e l'equiseto per le sue proprietà remineralizzanti insieme a Vitamina C e Vitamine del gruppo B. PER AFFRONTARE INVECE GLI EPISODI DI ALLERGIA, quando non si sia fatto una buona prevenzione occorrerà utilizzare Ribes Nigrum in macerato glicerinato e Perilla; tra gli oligoelementi il Manganese e tra i rimedi omeopatici verranno utilizzati rimedi specifici o complessi. Una pianta importante in questa stagione è l'Elicriso, pianta delle Composite con attività molteplici: depurative, antiallergiche e antiossidanti. PER MIGLIORARE IL SONNO accanto alle classiche piante di consolidato utilizzo (Valeriana, Passiflora, Biancospino, Melissa, Tiglio, Camomilla) sarà di grande aiuto la Melatonina in diluizione omeopatica alla 4CH utile per stimolare la produzione endogena di questo ormone che regola non solo il ritmo sonno veglia, ma anche il buon funzionamento dei sistemi endocrini tiroidei, corticosurreFINE nali e gonadici.

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PIACERE MIO

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PSICOLOGIA

LA FOBIA

SCOLASTICA

QUANDO UN BAMBINO SI RIFIUTA DI ANDARE A SCUOLA Diffusione

Dott.ssa

Isabella Cantagalli

Psicologa - Psicoterapeuta c/o Phisiomedica Via Malpighi, 150 - Faenza E-mail: drcantagalli@gmail.com - Cell. 329.8025403

Il termine fobia scolare o scolastica indica un disturbo in cui il livello di ansia, paura e angoscia nel recarsi e restare a scuola sono tali da compromettere in modo significativo una regolare partecipazione alle lezioni, con assenze ripetute croniche che possono condurre a un blocco della frequenza. La fobia scolare si discosta e si differenzia dal fenomeno della dispersione scolastica frequente tra gli adolescenti, i quali usano “saltare” la scuola non per paura, ma per una mancanza di autorità e di disciplina.

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La fobia scolare colpisce tra l'1% e il 5% dei ragazzi in età scolare senza differenze di genere socio-economico. Esordisce in infanzia intorno ai 5-6 anni, ma colpisce anche i bambini compresi nella fascia di età 10-11 anni, mentre in adolescenza può verificarsi tra i 12 e i 15 anni, evidenziando la diffusione del fenomeno durante specifici punti critici e importanti cambiamenti evolutivi quali il passaggio dalla scuola materna alla scuola elementare, dalle scuole elementari alle scuole medie inferiori e dalle scuole medie inferiori a quelle superiori. Nell'80% dei casi colpisce soprattutto i soggetti maschi e in genere si tratta di figli unici, primogeniti o prediletti.

Sintomatologia La fobia scolare può essere considerata una forma di fobia sociale che insorge nei bambini i quali, solita-

mente senza preavviso, si rifiutano di andare a scuola mostrando disturbi d'ansia, che a loro volta possono evolvere in attacchi di panico nel momento in cui si esce da casa o ci si avvicina all'edificio scolastico. Dal punto di vista fisiologico la fobia si manifesta con un'ampia serie di sintomi somatici quali… …VERTIGINI, MAL DI TESTA, TREMORI, PALPITAZIONI, DOLORI AL TORACE, DOLORI ADDOMINALI, NAUSEA, VOMITO, DIARREA, DOLORI ALLE SPALLE E DOLORI AGLI ARTI. Nella maggior parte dei casi, se il bambino rimane a casa assentandosi da scuola, questi sintomi scompaiono o si attenuano, per poi ricomparire la mattina successiva. Inoltre, i bambini che soffrono di questa fobia possono manifestare crisi di pianto o avere attacchi di collera.


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Il livello di angoscia può raggiungere picchi elevati sin dalla sera prima, disturbando il riposo e il sonno del bambino, il quale è caratterizzato da incubi o risvegli nel pieno della notte (talvolta con ENURESI, la pipì a letto), andando a interferire col comportamento emotivo e cognitivo, con allucinazioni fatte di fantasmi e mostri.

I soggetti colpiti, in alcuni casi, non sono in grado di giustificare il loro comportamento, riversando le responsabilità su non chiare delusioni subite da qualche professore o compagno.

che, nonostante la marcata repulsione nel frequentare la scuola, essi continuano a impegnarsi nelle attività scolastiche e nello studio, discostando la natura del fenomeno da motivazioni quali lo scarso interesse o lo scarso impegno. In altri casi, la fobia scolare può essere accompagnata da un disturbo depressivo, qualora il soggetto provi un senso di vergogna per il fallimento scolastico, da insicurezza, bassa autostima e inadeguatezza, soprattutto nei periodi di passaggio da una scuola inferiore a una di livello superiore.

Le cause È POSSIBILE CLASSIFICARLE IN DUE DIVERSI PRINCIPALI TIPI DI FOBIA: LA FOBIA SCOLARE ASSOCIATA ALL'ANSIA DI SEPARAZIONE;

I sintomi possono includere continue lamentele e rimostranze nel frequentare la scuola, ritardi o assenze ingiustificate nelle giornate significative (compiti in classe e interrogazioni), richieste frequenti di chiamare o tornare a casa o di recarsi in infermeria o in bagno a causa di disturbi fisici. La fobia può colpire anche chi, in precedenza, aveva mostrato un buon rapporto con l'ambito scolastico, buoni risultati e nessun problema nei rapporti sociali tra compagni e docenti.

Sebbene il rifiuto scolastico non sia classificato come disturbo clinico nel più recente Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, può essere associato a diversi disturbi psichiatrici, tra cui ansia da separazione, fobia sociale e disturbo della condotta. In casi estremi, può sfociare in schizofrenia o in un disturbo narcisistico di personalità, ove i bambini o ragazzi si convincono di essere in qualche modo speciali o diversi dagli altri, accompagnando questo comportamento con la richiesta di un insegnante privato. Quest'ultimo aspetto è dovuto al fatto

Include quei soggetti che hanno una madre anch'essa soggetta a crisi d'ansia o che in passato ha presentato gli stessi sintomi da fobia scolastica. Secondo la teoria dell'attaccamento, la madre è in grado di trasmettere tali stati d'ansia nel figlio, rafforzando in lui il comportamento evitante e dipendente. Secondo questa teoria, quindi, il rifiuto scolastico sarebbe alla base di un disturbo d'ansia di separazione, uno dei disturbi classificati dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali e che sarebbe causato dal »SEGUE distacco dalla madre.

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PSICOLOGIA condotta, la sindrome da deficit di attenzione e iperattività , il disturbo oppositivo-provocatorio e i disturbi specifici dell'apprendimento. Il problema, inoltre, può verificarsi dopo un periodo di vacanze, sia durante l'anno che al rientro dell'estate, dopo che il ragazzo ha trascorso un periodo medio-lungo lontano dalla scuola. In altri casi, eventi traumatici come un trasloco o la morte dell'animale di casa, la nascita di un fratellino o una crisi della coppia coniugale possono causare tale disturbo. Infine, la paura di abbandonare la casa, inteso come luogo sicuro e confortevole, la paura che un genitore possa partire e non tornare piÚ o morire mentre il soggetto e a scuola, sono tra i motivi dell'insorFINE genza della fobia scolare. L'iper-protettività della madre, sommata all'assenza di una figura maschile (che può essere causata da lavoro o problemi familiari del padre) impedisce lo sviluppo psicologico autonomo e indipendente nel figlio.

essere dovuta, ad esempio, ai fallimenti scolastici o alle difficoltĂ incontrate nelle relazioni sociali coi compagni. A questa paura possono accompagnarsi vari disordini quali il disturbo della

ALCUNI TESTI SULL’ARGOMENTO UTILI PER GENITORI E INSEGNANTI Pierre G. Coslin, Adolescenti da brivido. Problemi, devianze e incubi dei giovani d'oggi, Armando Editore, 2012.

LA FOBIA SCOLARE ASSOCIATA AD ALTRE TIPOLOGIE DI FOBIA. Questa tipologia trarrebbe origine da una vera e propria paura della scuola con conseguente fobia sociale. Nei soggetti piÚ grandi, tale fobia può sfociare in un disturbo ansioso di personalità (crea inibizione sociale), e potrebbe

Udo Baer, Waltraut Barnowski-Geiser, Non voglio andare a scuola! Aiutare i figli a superare le proprie paure, Edizioni Erickson, 2012. (ndr.)

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UROLOGIA

PROSTATA

INGROSSATA UN LASER LA GUARISCE IN UN GIORNO

Il Greenlight XPS è un dispositivo che, eliminando il tessuto in eccesso, risolve definitivamente la più diffusa patologia urologica maschile. SI CHIAMA GREENLIGHT. E’ uno strumento laser che risolve definitivamente, in un solo giorno e in anestesia locale, l’ipertrofia prostatica benigna, ovvero l’ingrossamento della prostata, un disturbo che colpisce soprattutto gli uomini over 50. Si tratta di un laser “a raggio verde”, che elimina il tessuto prostatico in eccesso, causa della malattia urologica maschile più diffusa.

Prof.

Giovanni Ferrari

Primario di Urologia e Andrologia Hesperia Hospital Modena

Cos’è l’ipertrofia prostatica benigna? Chiamata anche IPB, è l’ingrossamento benigno, quindi non tumorale, della prostata. Compare raramente prima dei 40 anni, ma la frequenza aumenta gradualmente con l’età e a 80 anni circa l’80% degli uomini ne è affetto. In Italia l’IPB si pone ai primi posti per diagnosi effettuate ogni anno, seconda solo all’ipertensione arteriosa. Si tratta di una patologia che può incidere pesantemente sulla qualità di vita

con sintomi che comprendono DISTURBI ALLE VIE URINARIE (dalla difficoltà a urinare, urgenza e frequenza anche notturna e nei casi più seri alla completa ritenzione urinaria che richiede il ricorso al catetere per lo svuotamento della vescica) E DISFUNZIONI SESSUALI (impotenza e problemi di eiaculazione).

Trattamenti attuali Il primo step di trattamento dei sintomi da IPB è costituito dalla terapia medica,

principalmente alfalitici e inibitori della 5-alfa-reduttasi, ma quando i farmaci non sono risolutivi, al paziente viene offerta la possibilità di sottoporsi ad un intervento disostruttivo, che non prevede l’asportazione della prostata in toto ma solamente di quella parte di tessuto prostatico che crea ostacolo al passaggio dell’urina. L’intervento ad oggi più utilizzato è la TURP (Trans Urethral, Resection of the Prostate), la resezione endoscopica della prostata: vengono effettuati circa 40.000 interventi ogni anno. »SEGUE 7


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UROLOGIA Questa procedura, che si esegue in anestesia locoregionale, prevede l’inserimento di uno strumento operatore (il resettore) nell’uretra, fino a livello prostatico. Il chirurgo asporta il tessuto prostatico ostruente “facendolo a fette” con un bisturi elettrico particolare, e segue l’intervento nel monitor a cui è collegata la telecamera endoscopica.

VISTA DAL VERUMONTANUM (COLLICOLO SEMINALE) AL COLLO VESCICALE.

VISTA DELLA SONDA LASER GREENLIGHT CON IL FASCIO PILOTA.

Il laser dalla luce verde Oggi esiste un’opzione terapeutica tecnologicamente più avanzata, la PVP (Photoselective Vaporization of the Prostate). Con questa tecnica la disostruzione endoscopica è eseguita con il Laser Greenlight, un laser ad elevata potenza (180 W), che consente il trattamento anche di prostate molto voluminose. Il laser Greenlight XPS 180 utilizza una luce di colore verde, della lunghezza d’onda di 532 nanometri, che viene assorbita dai tessuti ricchi di vasi sanguigni. La fibra laser viene inserita nell’uretra prostatica tramite il cistoscopio e, una volta posta a stretto contatto con la prostata, rilascia energia laser che riscalda rapidamente il tessuto prostatico iperplastico provocandone la vaporizzazione. In questo modo la porzione ostruente della prostata viene eliminata e si crea un canale di calibro adeguato per un agevole passaggio dell’urina.

VISTA DOPO LA VAPORIZZAZIONE LASER DELLA PROSTATA SI TRATTA DI UN VERO E PROPRIO BISTURI A LUCE VERDE NELLE MANI DEL CHIRURGO. La procedura è eseguita sempre in anestesia locoregionale e per via endoscopica.

I vantaggi del Greenlight L’intervento standard, ovvero la TURP, può riservare disturbi post operatori importanti, tra cui problemi erettivi (2-3%), eiaculazione retrograda (emissione di sperma "al contrario", cioè verso la vescica anziché all’esterno, nel 70-80%), infezione urinaria (5-10%), Info:

sas di

sanguinamento (13% ) con possibilità di trasfusione (2-5%) e incontinenza urinaria (1-5%). Rispetto alla resezione endoscopica tradizionale, la PVP con Greenlaser presenta chiari vantaggi, come il ridotto tempo di mantenimento del catetere vescicale dopo l’intervento (6-12 ore, contro le 24-36 della TURP), il minor sanguinamento intra e perioperatorio, e la DIMISSIONE PRECOCE (in prima giornata post-operatoria, contro i 2-3 giorni normalmente necessari dopo una TURP e i 4-7 giorni di un’adenomectomia), la ripresa precoce delle attività lavorative, nessun deficit erettile o incontinenza, la possibilità di eseguire l’intervento senza dover sospendere farmaci salvavita come gli antitrombotici.

Flebili controindicazioni Le complicanze dell’intervento con il laser sono limitate e comprendono disturbi minzionali di tipo irritativo (10%), ematuria (presenza di sangue nelle urine) tardiva (3%), stenosi del collo vescicale (1,5 %) ed eiaculazione retrograda nel 40% dei casi. A due anni dall’intervento il 95% dei pazienti si dichiara molto soddisfatto con la completa risoluzione dei sintomi, ripresa immediata della minzione e netto miglioramento delle disfunzioni sessuali. Il laser non causa infatti danni ai nervi deputati all’ erezione, che decorrono sul versante esterno della prostata.

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Enrico Biagi

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Con il laser Greenlight XPS si possono operare anche pazienti ad alto rischio come quelli affetti da malattie cardiovascolari (compresi i portatori di pace maker) e della coagulazione che non possono sospendere i farmaci anticoagulanti.

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Inoltre, è giusto esprimere anche una considerazione in termini di “spending review”. Ogni anno in Italia vengono effettuati oltre 40mila interventi standard per IPB, 15mila dei quali con tecniche invasive che prevedono un ricovero di 3-5 giorni e una complessiva occupazione di letti per 52mila giorni. Con Greelight XPS il ricovero prevede una sola notte di degenza e l'occupazione dei letti cala drasticamente, con un risparmio complessivo di 39mila giornate di ricovero. Infine sono da considerare i vantaggi per il chirurgo (miglior visibilità intraoperatoria, sicurezza ed efficacia, maggior comodità durante l’intervento, tecnica di semplice apprendimento, innovativa e moderna) e per l’infermiere (minor necessità di lavaggi notturni del paziente e minor urgenze per assenza di sanguinamento, per cui gestione infermieristica più breve e meno impegnativa). Questa tecnica permetterebbe anche la riduzione dei tempi in lista d'attesa per gli interventi di ipertrofia prostatica benigna, che secondo dati del 2011 di Cittadinanzaattiva sono FINE di oltre 8 mesi.

Cure inalatorie e visita preventiva a tariffe agevolate.

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NEUROLOGIA

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ORTOPEDIA PEDIATRICA

LE PARALISI

CEREBRALI

INFANTILI Dott.

Francesco Motta

Primario del reparto di Ortopedia Pediatrica Ospedale “dei Bambini” Vittore Buzzi di Milano

Sono causate da lesioni che avvengono prima, durante o dopo la nascita. Oggi vari trattamenti (chirurgici e non) possono migliorare la qualità della vita dei piccoli pazienti.

E-mail: francesco.motta@icp.mi.it

Le paralisi cerebrali sono dovute a una lesione cerebrale che avviene prima, durante o dopo la nascita per varie cause (prematurità, emorragie, mancanza di ossigeno ai sistema nervoso centrale, ecc.), determinate da malformazioni, infezioni, malattie genetiche o ereditarie. L’incidenza è di 2-3 casi ogni 1000 nati. Questa grave condizione provoca diplegia (paralisi di entrambi gli arti inferiori), emiplegia (paralisi di un emilato del corpo), tetraplegia (paralisi dei quattro arti). Nella maggioranza dei casi è presente una spasticità muscolare, ma si riscontrano spesso anche forme ipotoniche o distoniche. In conseguenza a tutto ciò, può venire compromesso lo sviluppo motorio e cerebrale del bambino. Inoltre nel tempo, possono insorgere problemi ortopedici importanti, come lussazione d’anca, scoliosi o deformità degli arti inferiori. Il Centro di Ortopedia Pediatrica dell'Ospedale "dei Bambini" Vittore Buzzi di Milano si occupa fin dal 1989 della cura e della correzione delle malformazioni ortopediche dei bambini, fra le quali quelle provocate dalle paralisi cerebrali infantili. 10

Diagnosi e valutazione Dopo una visita specialistica e una diagnosi neurologica, il bambino viene sottoposto dall'ortopedico ad una Gait Analysis o alla Motion Analysis (analisi computerizzate del movimento degli arti inferiori o superiori) o ad una serie di valutazioni funzionali che permettono di inquadrare la dimensione del problema e proporre un piano di cure personalizzato. L’anamnesi, la visita neurologica, la RMN dell’encefalo (per documentare il tipo e l’estensione della lesione) e l’esame fisico rimangono di fondamentale importanza per la diagnosi e la valutazione. I clinici devono accertarsi che il deficit sia il risultato di un danno cerebrale (e che non sia progressivo), individuando i disordini associati (ritardo mentale, malattia epilettica) frequenti nelle paralisi cerebrali. Devono inoltre utilizzare varie scale funzionali, che servono a classificare le abilità del bambino. Queste, ripetute nel tempo, documenteranno eventuali miglioramenti, specie dopo le operazioni ortopediche o dopo impianto di pompa al Baclofen.

Trattamenti Un’equipe di specialisti, tra i quali ortopedici, terapisti e neurologi, partecipano al trattamento dei pazienti, con l’obiettivo di migliorarne la postura e il tono muscolare.

LA TOSSINA BOTULINICA riduce l’ipertono (spasticità) tramite una denervazione chimina, locale, e reversibile dei muscoli trattati. La somministrazione può essere ripetuta a distanza di pochi mesi e i possibili effetti collaterali sono modesti. I FARMACI ORALI la rizotomia dorsale (sezione delle radici posteriori, dei nervi spinali) selettiva e l’impianto di pompa per somministrazione intratecale di Baclofen riducono il tono muscolare e la spasticità generalizzate. La riabilitazione mantiene la mobilità articolare e lavora sul miglioramento della funzionalità. LA CHIRURGIA ORTOPEDICA corregge le deformità e migliora il movimento degli arti superiori ed inferiori.


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Comunque, il trattamento deve essere definito in base al quadro clinico e alle abilità residue del paziente e va discusso col bambino, la famiglia e tutta l’equipe sanitaria. Per esempio, nel bambino in cui si vuole migliorare l’abilità nel cammino, solitamente il trattamento sarà di tipo ortopedico. Molti pazienti con diplegia (paralisi di una parte del corpo) sono inseriti in un programma riabilitativo e trattati chirurgicamente a livello muscolo-scheletrico o anche osseo. Anche nei pazienti con emiplegia (deficit motorio del lato sinistro o di quello destro del corpo), il trattamento dovrebbe mirare al miglioramento del cammino. Dopo la chirurgia, che prevede interventi a livello muscolare e scheletrico per il miglioramento della posizione del ginocchio, piede e della caviglia durante il passo, vengono spesso consigliati dei tutori.

Piano di cure personalizzato Il piano di cure personalizzato può comprendere sedute di fisioterapia, di elettrostimolazioni muscolari, l'applicazione di tutori, trattamenti locali a base di Tossina Botulinica, l'applicazione sottocutanea di una pompa per l'infusione intratecale di Baclofen, interventi di

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vose mediante degli impulsi elettrici trasmessi attraverso appositi elettrodi, riproducendo il processo attivato

Col passare del tempo la rigidità conseguenza dell’ipertono muscolare può portare il bambino a mantenere… »SEGUE

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NEUROLOGIA

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ORTOPEDIA PEDIATRICA

…posture scorrette, provocando alterazioni o difficoltà del cammino. Risulta perciò spesso necessario effettuare un’intervento chirurgico ortopedico di riallineamento degli arti e/o di allungamento muscolare. I parametri che fanno decidere il tipo di intervento sono: l’età del bambino, il grado di compromissione neurologica, l’aver subito una precedente chirurgia ed il fatto che il bambino sia già in grado di camminare. La chirurgia multipla si propone di correggere tutti i difetti muscolo-tendinei ed ossei in un’unica seduta operatoria, evitando l’impatto negativo di lunghi ricoveri ed interventi ripetuti come avveniva in passato. Dopo un’intervento di chirurgia multipla funzionale, generalmente il cammino risulta nettamente migliorato e più autonomo. L’età ideale per operare un bambino con paralisi cerebrale è quella dai 7 ai 10 anni. La chirurgia multipla ne consente recupero post-operatorio rapido, diminuisce le recidive, incrementa in generale l’autonomia del piccolo paziente. L'INFUSIONE INTRATECALE DI BACLOFEN è la tecnica per il trattamento della spasticità, uno dei principali problemi nelle paralisi cerebrali infantili.

La manovra di Ortolani fa parte degli accertamenti diagnostici della displasia dell’anca o lussazione congenita dell’anca in età pediatrica e prende il nome dal pediatra che per primo la descrisse.

La spasticità causa le retrazioni tendinee e muscolari, che, se protratte nel tempo, possono generare deformità scheletriche (piede valgo, antiversione femorale, lussazione dell’anca). Di recente il farmaco Baclofen, somministrato con una pompa posta sottocute in addome e tramite un cateterino interno, direttamente nel canale spinale, si è dimostrato un’ottima terapia per il trattamento delle spasticità gravi. Questa terapia può ridurre la necessità di chirurgia ortopedica negli anni e durante la crescita del bambino. Dopo l’intervento chirurgico, il bambino resta in osservazione in ospedale per 3-4 giorni, dove viene controllato il funzionamento della pompa e perfezionato il dosaggio farmacologico.

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Gli effetti positivi del farmaco si notano già il giorno dopo l’intervento e si mantengono grazie alla lenta diffusione del farmaco dalla pompa, direttamente nel canale spinale. Ogni 4-6 mesi il bambino deve recarsi in ambulatorio per la ricarica di Baclofen della pompa, e ciò avviene con una iniezione direttamente sulla pompa impiantata. Le batterie della pompa durano più di 7 anni, poi la stessa va sostituita. L’indicazione principale di questa terapia è il trattamento della spasticità grave nelle tetraplegie/diplegie spastiche, e delle distonie generalizzate. L’obiettivo è rendere le posture più corrette e favorire le attività funzionali del paziente. Il cambio dei vestiti sarà più facile, la posizione seduta più corretta, l’uso della parola potrà migliorare e l’utilizzo degli arti superiori potrà essere più efficace. Anche il cammino potrà migliorare in fluidità, stabilità e con riduzione della fatica. Il dolore agli arti dovuto alla spasticità, verrà ridotto o eliminato. Per la terapia con Baclofen intratecale, vera novità degli ultimi anni, il Reparto del dott. Motta è pioniere e come casistica ormai uno dei principali Ospedali Pediatrici in Europa. FINE

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L’INTERVISTA

CARLO

PAPPONE L’ELETTRICISTA

DEL CUORE

È specialista in elettrofisiologia cardiaca al Maria Cecilia Hospital di Cotignola e luminare a livello mondiale: ci spiega gli innovativi metodi per sconfiggere le aritmie cardiache. Intervista di Tiziano Zaccaria E-mail: zaccariatiziano@alice.it E’ nato il 5 dicembre 1961 a Benevento. Si è laureato con lode alla Scuola di Medicina della “Federico II” Università di Napoli, ottenendo nel 1990 la Specialità di Cardiologia. La sua formazione elettrofisiologica è trascorsa per alcuni anni all’Università del Michigan e all’Università di Oklahoma Health Sciences Center. Rientrato in Italia, negli anni Novanta è diventato il direttore del Dipartimento di Aritmologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano. Lui è il professore Carlo Pappone, luminare specializzato in Elettrofisiologia ed ablazione transcatetere delle aritmie cardiache, “acquistato” nel 2010 dal Gruppo Villa Maria, che ha deciso di sposare il suo progetto investendo oltre venti milioni di euro per realizzare un innovativo Polo di Elettrofisiologia al Maria Cecilia Hospital di Cotignola, oggi uno dei primi tre centri al mondo di questo tipo.

Professor Pappone, innanzitutto cosa sono le aritmie cardiache? «LE ARITMIE SONO UN DISTURBO DEL RITMO CARDIACO. Se il cuore batte troppo lentamente, siamo di fronte ad una bradicardia; se invece batte troppo velocemente, si parla di tachicardia. Il lavoro di noi specialisti è quello di correggere questi disturbi, utilizzando delle tecniche microchirurgiche oppure degli speciali pacemaker».

tachicardie ventricolari, soprattutto quelle ischemiche dovute ad una malattia delle coronarie».

Queste anomalie persistono sempre durante l’arco della giornata? «Alcune tachicardie si verificano in maniera parossistica, cioè compaiono improvvisamente e scompaiono altrettanto improvvisamente. Ci sono invece altre tachicardie ed alcuni casi di fibrillazione atriale che possono durare interi giorni, settimane e perfino mesi: vengono quindi definite permanenti».

Che differenza passa fra una tachicardia e una fibrillazione atriale? A titolo di curiosità: «Esistono vari tipi di aritmie. Ci sono le quanti battiti tachicardie congenite, che si verificano fin dalla nascita e sono dovute ad può raggiungere un’alterazione dello sviluppo cardiaco; il cuore durante ovvero il bambino nasce con i circuiti una tachicardia? anomali all’interno del proprio cuore. Ci sono poi le aritmie acquisite, che si verificano con l’invecchiamento del cuore, e sono la fibrillazione atriale e le

«Durante la tachicardia il cuore può battere fino a 250 battiti al minuto. Durante la fibrillazione atriale può arrivare a 180 battiti al minuto». »SEGUE 13


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L’INTERVISTA tomi quali palpitazioni, affaticamento e mancanza di fiato. Infine, il ristagno di sangue nelle camere atriali “paralizzate” dall’aritmia, favorisce la formazione di coaguli: cresce così il rischio di embolie, come l’ictus cerebrale».

Come viene affrontata oggi questa patologia?

IL DOTT. PAPPONE IN SALA OPERATIVA (A MONITOR L’IMMAGINE 3D DI UN CUORE)

Lei è particolarmente specializzato nella cura della fibrillazione atriale. Ci spiega cos’è? «LA FIBRILLAZIONE ATRIALE È LA PIÙ DIFFUSA ARITMIA NEL MONDO MODERNO. Non è un’aritmia congenita, ma si sviluppa nel corso degli anni con l’invecchiamento del cuore. La percentuale dei pazienti affetti sale infatti attorno al 5 per cento oltre i 65 anni. E’ un’aritmia caratterizzata da un’irregolarità dell’attivazione elettrica degli atri, che sono due delle

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quattro camere cardiache. In presenza di tale anomalia, le normali contrazioni atriali vengono sostituite da movimenti caotici, inefficaci ai fini della propulsione del sangue, perciò il battito diviene irregolare».

A quali conseguenze può portare la fibrillazione atriale? «Può portare ad un significativo rischio di complicazioni cardiovascolari ed una possibile riduzione della sopravvivenza a distanza. Provoca inoltre una riduzione della tolleranza agli sforzi, con sin-

«A livello mondiale negli ultimi decenni la fibrillazione atriale ha raccolto molti interessi e sono stati fatti cospicui investimenti per trovare una soluzione. Io ed il mio staff abbiamo contribuito, circa una ventina di anni fa, a trovare una prima strategia alla cura della fibrillazione atriale: la tecnica oggi nota al mondo come il “Pappone approach”, che utilizziamo al Maria Cecilia Hospital di Cotignola, dove abbiamo installato sale operatorie magnetiche e sistemi in 3D».

Cosa comporta il “Pappone approach”? «Questa tecnica consiste nell’inserire nel paziente, per via endovenosa, un elettrocatetere che raggiunge il cuore ed elimina la parte che causa l’aritmia attraverso un’ablazione. Il tutto guidato a distanza, attraverso un computer, una tastiera ed un mouse, senza che il paziente sia toccato dalla mano del chirurgo. La tecnica dell’ablazione consiste nel somministrare una corrente elettrica nella parte del cuore che genera l’aritmia, utilizzando


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dei particolari sondini che vengono introdotti all’interno delle camere cardiache».

Ci occupiamo di allevamento suino, dal 2000 abbiamo intrapreso un percorso di diversificazione della nostra produzione, proponendoci anche come Fattoria Didattica, inserita nel circuito della provincia di Ravenna.

Con l’ablazione, la cura è definitiva? «La cura è definitiva per le malattie congenite in oltre il 99 per cento dei casi. Quarantotto ore dopo l’operazione, il paziente viene dimesso e torna a casa guarito. Successivamente non deve prendere alcun farmaco; viene soltanto sottoposto ad un controllo clinico dopo tre mesi. Nella fibrillazione atriale, l’ablazione applicata al Maria Cecilia Hospital risolve il problema in oltre l’85 per cento dei casi. La tecnica è la stessa, con una piccola differenza: nella fibrillazione atriale si utilizzano dei sistemi di mappaggio particolari, dei sistemi tridimensionali che ricostruiscono le camere cardiache, consentendo in circa 15 minuti la mappatura elettrica del cuore (per poter individuare la parte che presenta l’anomalia) e guidandoci nel fare l’ablazione».

E nel 15 per cento dei casi in cui l’ablazione non risolve la fibrillazione atriale, come procedete? «In quel 15 per cento di casi applichiamo altre terapie, per esempio l’occlusione dell’auricola, il luogo del cuore dove possono nascere degli emboli, che intrappoliamo con il posizionamento di una retina».

Nel 2008, con la creazione di un laboratorio e del relativo punto vendita diretta delle nostre carni, abbiamo ridotto il numero di animali presenti in stalla, prediligendo per loro una alimentazione costituita da cereali e farine locali. Così facendo possiamo garantire la genuinità della carne che vendiamo e "...quel gusto di una volta..." ormai svanito dai nostri palati.

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Chi si rivolge al Polo di Elettrofiosiologia di Cotignola? «Il 95 per cento dei nostri pazienti proviene da altre regioni d’Italia, il 3 per cento dall’estero e soltanto il 2 per cento dall’Emilia Romagna. Purtroppo la Regione ha posto dei limiti molto restrittivi all’accesso dei pazienti emiliano romagnoli verso il nostro Polo».

Quanti interventi effettuate? «Quotidianamente operiamo dagli 11

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GENETICA

SINDROME DI DOWN E’ la più frequente disabilità intellettiva, causata dal cromosoma 21 (in più). Alla sua diagnosi è necessario costruire percorsi assistenziali individualizzati.

Dott. Guido

Cocchi

Responsabile Centro Malformazioni Congenite e Amb/DH MR UO Neonatologia Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna E-mail: guido.cocchi@unibo.it

La sindrome di Down è la più frequente causa costituzionale di disabilità intellettiva. È dovuta ad una mancata disgiunzione durante la meiosi per cui il cromosoma 21 è espresso in triplice copia anziché, come di norma, in coppia, di cui uno di origine materno ed uno di origine paterna. Il fattore di rischio che correla maggiormente è l’aumento dell’età materna. La frequenza negli ultimi anni è stimata in 1 su 700 nati, con una frequenza che sta diminuendo (1/1000) ma non per cause naturali.

“Dove” si genera LA CAUSA DELLA SINDROME DI DOWN È DA RICERCARSI IN UN CROMOSOMA 21 IN PIÙ, DA CUI ANCHE LA DEFINIZIONE DI TRISOMIA 21. Il motivo per cui è presente questo cromosoma 21 in triplice copia è noto: nel 95% dei casi è un errore spontaneo della 16

meiosi (divisione) nella formazione degli ovociti, più raramente degli spermatozoi, cioè è presente un cromosoma 21 in più nella cellula riproduttiva (ovocita o spermatozoo) durante la suddivisione del materiale genetico. In un numero molto minore di casi si osserva invece un’alterazione cromosomica in un genitore, pur sano, per cui due cromosomi vengono in contatto tra loro e si fondono, e questo comporta un rischio aumentato di avere un figlio con trisomia 21. Ancora più rari sono i mosaicismi, per cui in uno stesso tessuto sono presenti cellule con tre copie di 21 ed altre con due copie.

Diagnosi Il sospetto diagnostico, alla nascita, si basa su caratteristiche fenotipiche relativamente costanti e che orientano sin da subito. Alcuni elementi quali l’ipotonia, i riflessi torpidi, la lassità articolare, l’abbondanza di cute, possono diventare campanelli d’allarme. Ma è importante ricordare che non c’è nessun aspetto che si riscontra nel 100% dei bambini: è l’insieme del quadro clinico che fa avanzare l’ipotesi di Sindrome di Down. La diagnosi si basa sull’indagine cromosomica anche detto studio del cariotipo. L’aspetto più critico è rappresentato dalla comunicazione della diagnosi, anche se questo era più vero un tempo, in seguito alle informazioni che oggi derivano dalla diagnosi prenatale. Il problema della comunicazione è amplificato anche dal fatto che ci si concentra molto sulla dia-

gnosi, ma meno sull’assistenza in senso lato: la diagnosi, di fatto, rappresenta solo il punto di partenza. La famiglia viene informata sugli accertamenti utili per una definizione delle condizioni del bambino e delle problematiche talora associate. I PRINCIPI ESSENZIALI CHE DEVONO COMUNQUE ESSERE RISPETTATI SONO FINALIZZATI AD ASSICURARE A QUEL BAMBINO IL DESTINO MIGLIORE: SONO I DIRITTI DEL BAMBINO E DELLA SUA FAMIGLIA.

Il bambino al centro Diritto del bambino è quello di esser visto come un unicum, non frammentato tra i vari specialisti come il cardiologo, l’oculista, il chirurgo ecc: deve essere quindi favorita al massimo l’interazione fra i vari specialisti. Il diritto del bambino all’assistenza clinica globale è un diritto fondamentale, inalienabile, indipendente dalla condizione presente alla nascita. Il bambino con Sindrome di Down deve, quindi, entrare in una rete assistenziale che prevede una serie di incontri, che devono essere attivati con il pediatra di famiglia, con i servizi territoriali e con la Neuropsichiatria Infantile. I genitori devono altresì essere informati sui centri di riferimento per alcuni specifici aspetti in grado di fornire l’assistenza più qualificata. È necessario costruire percorsi assistenziali individua-


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LA STANZA DEL SOLE

RAVENNA - Via Giulio Morelli, 31/C Tel. 0544.38382 - Fax 0544.256704 info@solartende.com - www.solartende.com

lizzati, tenendo sempre presente che esistono linee guide standardizzate che non possono essere trascurate, anche se nella realtà in cui nasce quel bambino questa particolare e specifica competenza non esiste. Ad ogni bambino con Sindrome di Down, infatti, deve essere assicurata la presa in carico dalla rete territoriale ed ospedaliera, che devono operare in sinergia, e già alla dimissione devono essere programmati i controlli clinici necessari a verificare lo stato dei vari organi ed apparati.

Da subito… Gli accertamenti da programmare entro il mese di vita sono: visita clinica/auxologica (specialità medica che segue e

cura la crescita fisica del neonato); visita neurofisiatrica; visita cardiologica (ECG, ecocardio); ecoencefalo; visita oculistica ed un esame delle strutture interne del bulbo oculare (fundus oculi), potenziali uditivi e visivi; ecoaddome; ecoanche. Successivamente verranno monitorati alcuni parametri del bambino, come lo sviluppo neuromotorio, la funzionalità tiroidea, la celiachia, il controllo ponde-

rale. Vengono pertanto programmati controlli periodici, che possono essere visti, dalla famiglia, come impegnativi: occorre però ricordare che varie condizioni morbose (l’ipotiroidismo, il diabete mellito, le crisi di apnea ostruttiva, episodi convulsivi) possono manifestarsi nel tempo e pertanto devono essere monitorati al fine di garantirgli le stesse opportunità proprio come un qualunque altro bambino. »SEGUE

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…e in seguito

TRA STORIA E

PROGRESSO

Si possono poi valutare aspetti più complessi (quelli relazionali e comunicativoespressivi) ed altri ancora che fanno riferimento allo sviluppo, inteso nel senso più ampio del termine, auxologico (l'auxologia studia e cura la crescita fisica nell'età evolutiva), neuromotorio e

comportamentale. La valutazione di tutti questi aspetti si concretizza nei bilanci di salute, del tutto simili a quelli periodicamente condotti dal pediatra di famiglia, con l’aggiunta di esami specifici e mirati: si associa quindi anche il disagio del prelievo, degli accertamenti strumentali. Sono comunque indagini finalizzate ad escludere che quel problema possa esse-

“PROGETTO

re presente in una forma iniziale e quindi, di risentire in modo efficace di trattamenti precoci. Ogni terapia ed intervento di recupero devono avere comunque come obiettivo primario l’ampliamento ed il consolidamento delle potenzialità insite in ogni individuo, in modo da consentirgli di raggiungere comportamenti più autonomi, originali ed adatti.

GENOMA 21“

L’Università di Bologna è in prima fila nella ricerca per migliorare le capacità delle persone affette da Sindrome di Down. Prof. Pierluigi Strippoli Università di Bologna

La scoperta di “ieri”… Fino agli anni Cinquanta del secolo scorso la Sindrome di Down non era nota, e veniva attribuita ad una "degenerazione della razza" conseguente a presunte "tare" dei genitori (alcolismo, sifilide). Nel 1959 il giovane medico parigino JÉRÔME LEJEUNE identificò la causa nella presenza all'interno delle cellule di un cromosoma, ossia di una molecola di Dna, in eccesso: le persone con sindrome di Down possiedono tre copie del cromo18

soma 21 (trisomia 21), invece delle due normalmente presenti. Con questa scoperta la sindrome fu ricondotta ad una mutazione genetica spontanea e imprevedibile, che ha frequenza costante in tutte le popolazioni della Terra, perdendo ogni connotazione negativa di tipo “morale”; il nome "mongolismo" viene bandito dalla Medicina. Diventa anche possibile studiare in dettaglio il meccanismo della sindrome, ossia come faccia il cromosoma 21 in eccesso a determinare i sintomi, in vista di un possibile intervento teso a migliorare le capacità espressive e l’autono-

mia dei soggetti trisomici. Il professor Lejeune credeva fermamente nella possibilità di trovare una terapia biochimico/famacologica, tesa a ridurre la "intossicazione" delle cellule (in particolare di quelle nervose) causata dalla presenza nelle cellule di enzimi o altre proteine in eccesso per via del cromosoma in più.

…le ricerche di “oggi”. Oggi il nostro gruppo di ricerca all’Università di Bologna intende studiare sistematicamente le possibili correlazioni tra la disabilità intellettiva tipica della sindrome di Down e specifiche alterazioni metaboliche e macromolecolari passibili di correzione, per individuare possibili nuovi approcci terapeu-


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GENETICA tici in grado di alleviare le conseguenze della presenza del cromosoma aggiuntivo. Negli ultimi anni abbiamo identificato uno dei geni del cromosoma 21 umano sfuggito alle analisi precedenti condotte nell'ambito del progetto genoma, abbiamo descritto alcune caratteristiche generali della struttura e della funzione del cromosoma 21 nel suo complesso e abbiamo messo a punto metodi originali utili per l'analisi del genoma umano. Di recente presso l’Unità di Neonatologia dell'Ospedale Policlinico Sant'Orsola (Prof. Guido Cocchi), in collaborazione con il Laboratorio di Genomica (Prof. Pierluigi Strippoli) del Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale, è partito il "Progetto Genoma 21", approvato dal Comitato Etico competente. Il progetto prevede la creazione e la sovrapposizione di differenti banche dati e mappe relative alla sindrome di Down e al cromosoma 21 umano, attraverso la raccolta e l'analisi sistematica di dati clinici, citogenetici, metabolici e la loro correlazione alle caratteristiche del genoma di ciascun individuo studiato. Parte integrante del progetto è lo studio sistematico dell’opera scientifica di Jérôme Lejeune, scopritore della trisomia 21, i cui articoli scientifici risultano straordinariamente attuali e ricchi di intuizioni ed idee spesso rimaste non verificate, che oggi potrebbero essere sottoposte al vaglio dei moderni mezzi della genomica e della bioinformatica. Il progetto si avvale di molteplici collaborazioni a livello nazionale ed internazionale, e la sua realizzazione effettiva dipenderà dai fondi che si otterranno per il suo finanziamento, che risente della carenza di sovvenzioni dedicate alla ricerca sperimentale e dall’indirizzamento di molti studi alla diagnosi prenatale della sindrome di Down, anzichè alla sua cura. Perciò ogni contributo è essenziale al fine di sostenere questa attività di ricerca. FINE Per sovvenzioni ed info: http://apollo11.isto.unibo.it/

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MALATTIE RARE

DISTROFIA

MUSCOLARE DI EMERY-DREIFUSS

E’ una patologia ereditaria, dovuta alla mutazione di un gene, che può portare ad ipotrofia muscolare e gravi cardiomiopatie. In Italia ne sono colpite 200 persone. Un’associazione si occupa di aiutare i pazienti e raccogliere fondi. Di Anna Casati Presidente Associazione Italiana distrofia muscolare di Emery Dreifuss onlus

La distrofia muscolare di Emery-Dreifuss dominante fa parte delle Laminopatie, un gruppo di malattie ereditarie rare, dovute alla mutazione di un gene che produce alcune proteine della membrana del nucleo cellulare che interagiscono reciprocamente. Tra queste proteine, le più conosciute sono lamina A e lamina C. La mutazione genetica può avvenire durante il conce-

pimento del bambino da genitori sani o per trasmissione da un familiare ammalato o portatore asintomatico. Nel caso la mutazione venga ereditata da un genitore, la probabilità di trasmissione è del 50 per cento.

• CARDIOMIOPATIA associata spesso a blocco atrio-ventricolare (palpitazioni, sincopi, scarsa tolleranza all'esercizio, insufficienza cardiaca congestizia).

Sintomi della distrofia

Esordisce nell'infanzia o nei primi anni dell'adolescenza, raramente più tardi. Attualmente i pazienti vengono trattati con farmaci che salvaguardino la funzionalità cardiaca, con impianto di Pacemaker o defibrillatore e in casi gravi con trapianto cardiaco. Perciò è di vitale importanza una diagnosi precoce e corretta, soprattutto nei pazienti che svi-

E’ una patologia caratterizzata da: • CONTRATTURE PRECOCI ai gomiti, caviglie e muscoli cervicali; • IPOTROFIA MUSCOLARE e debolezza progressiva, con distribuzione omeroperoneale in fase precoce, più tardi si estende al cingolo scapolare e pelvico;

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MALATTIE RARE

ASSOCIAZIONE ITALIANA DISTROFIA MUSCOLARE

POSTURA DEL SOGGETTO AFFETTO DALLA DISTROFIA DI EMERY-DREIFUSS

luppano prevalentemente il fenotipo cardiaco. Non esistono farmaci certificati per il trattamento della patologia del muscolo scheletrico. Si parla di malattia rara ma, se si considera le varie casistiche causate dalla mutazione del gene, forse tanto rara non è: infatti oggi si parla di circa 200 casi conosciuti in Italia.

Le laminopatie Le varie Laminopatie (gruppo di malattie genetiche causate da alterazioni della proteina nucleare lamina A/C) possono colpire sia singoli organi (esempio: muscolo, cuore, tessuto adiposo) o interessare tutto l'organismo, producendo invecchiamento precoce o diabete. I sintomi di queste malattie possono essere molto diversi anche quando la proteina mutata è la medesima, perciò si ha una statistica approssimativa, infatti si pensa che i pazienti che ne soffrono siano più numerosi, soprattuto se si tiene conto che

Nel febbraio 2012 è nata a Modena l’Associazione Italiana distrofia muscolare di Emery Dreifuss onlus, su input di alcuni pazienti affetti da questa patologia. L’associazione ha due scopi fondamentali: 1) indirizzare coloro che chiedono un nostro aiuto in centri specialistici all’avanguardia per avere una diagnosi certa; perciò collaboriamo con il Network Italiano delle Laminopatie. Inoltre nostro obiettivo è creare una rete di solidarietà/condivisione con tutti coloro che sono affetti e non solo da questa patologia. Solidarietà perchè, purtroppo quando ti fanno diagnosi di malattie rare come questa, sprofondi in un vortice di emozioni che ti devastano, prima rifiuti la diagnosi, in un secondo tempo ti fai mille domande di come potrà mai essere la tua vita. Nel rapporto di amicizia che si viene a creare fra di noi, si condividono anche le varie esperienze che, nonostante le tante difficoltà ed ansie, aiutono a condurre comunque una vita piena e felice. 2) raccogliere fondi da destinare totalmente a ricercatori che studiano questa patologia, i meccanismi di insorgenza e i farmaci potenziali per il trattamento e la cura. Info su www.aidmed.org le Laminopatie nel complesso sono poco note ai medici di base, come sono poco conosciuti anche i centri in cui è possibile reperire indicazioni per la diagnostica e gli eventuali trattamenti disponibili. Oggi è presente il Network Italiano per le Laminopatie, che collega tutte le persone coinvolte nello studio, nella diagnosi clinica e molecolare e nel trattamento delle FINE Laminopatie.

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IL CASO

FARMACI ONLINE “

I PERICOLI DELL’ACQUISTO IN RETE

DOTTOR CAMANZI

Il dottor Giovanni Aristide Camanzi, Presidente di Federfarma Ravenna, mette in guardia su questo sistema. Recente stangata dell’Antitrust su alcuni siti web per la vendita di farmaci con l’obbligo di ricetta.

di Fabio Lironzi Cinquecentomila euro di sanzioni complessive comminate dall’Antitrust per alcune società che vendevano “on line” farmaci con l’obbligo di ricetta senza una preventiva prescrizione medica. E’ il risultato al termine di un’inchiesta condotta dall’Autority, sulla base di segnalazioni ricevute dalla Guardia di Finanza, da Federfarma e dalla Federazione Ordine Farmacisti Italiani. La maxi sanzione ha colpito la società britannica Hexpress Ltd, la società italiana Web Pharmacy e il signor Giuseppe Pellegrino quale titolare del sito www.anagen.net. L’Antitrust ha spiegato che il sito in questione costituiva un ponte verso i siti web della società inglese e verso webpharmacy, e che tutti questi portali inducevano i consumatori italiano a ritenere lecito l’acquisto “on line” di farmaci con l’obbligo della ricetta. Noncurante delle leggi, su alcuni quotidiani inglesi la Hexpress Ltd aveva promosso la propria attività effettuando una campagna marketing “La tua farmacia on line”. Cogliamo l’occasione per parlare dell’argomento con il dottor Giovanni Aristide Camanzi, Presidente di Federfarma Ravenna.

Dott. Camanzi, in Italia quali sono le norme per la vendita dei farmaci sulla “rete”? «Attualmente nel nostro Paese non è ammessa la vendita “on line” di alcun medicinale, o meglio, la legge impone sempre l’intermediazione “fisica” di un farmacista». 22

La normativa In Italia La legislazione allo stato vigente, vieta la vendita di qualsivoglia tipo di farmaco (etici e da banco) che non avvenga alla compresenza fisica di farmacista e consumatore e, nel caso di farmaci etici, previa prescrizione di un medico abilitato in Italia. Tutti i farmaci messi in commercio in Italia devono possedere apposita AIC dell’Agenzia del Farmaco. In particolare, l’art. 122 del R.D. n. 1265/1934 dispone che “La vendita al pubblico di medicinali deve essere effettuata solo nella farmacia sotto la responsabilità del titolare della medesima”, mentre l’art. 5 del D.L. n. 223/2006 prevede in ogni caso, anche con riferimento alla vendita dei farmaci da

banco nelle parafarmacie, la predisposizione “di un apposito reparto e l’assistenza di uno o più farmacisti abilitati all’esercizio della professione e iscritti al relativo ordine”. Con riferimento ai farmaci etici, per le cure di patologie quali disfunzioni sessuali e impotenza, la legge italiana (artt. 87 ss. Del D. Lgs. n. 219/2006) prevede l’indispensabilità della prescrizione e, quindi, la necessità di un preventivo controllo medico, oltre al divieto di pubblicità (art. 115 del D. Lgs. n. 219/2006). Inoltre, ai fini dell’importazione di farmaci in Italia, la normativa nazionale impone non solo che i prodotti siano muniti dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio, ma anche che il confezionamento esterno del farmaco e il relativo foglietto illustrativo siano redatti in lingua italiana (art. 80 del D. Lgs. n. 219/2006).


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Quali sono i pericoli per chi acquista farmaci su internet? «A volte i farmaci venduti sul web sono sottodosati o addirittura taroccati. Le farmacie “fisiche”, invece, sono soggette a norme tali che possono vendere soltanto farmaci regolarmente registrati o quantomeno notificati, quindi garantiti da leggi e controlli periodici. Inoltre, esistono diversi farmaci seguono delle norme specifiche, come l’obbligo della prescrizione del medico, perché possono avere delle controindicazioni importanti. Per esempio, i cardiopatici certi farmaci non possono utilizzarli. A questi rischi per la salute va aggiunto il rischio economico: in qualche circostanza i farmaci non vengono perfino recapitati, oppure si trovano in brutte condizioni per una cattiva conservazione, ed è molto conveniente per la propria salute gettarli nel pattume».

Il fenomeno della contraffazione è molto diffuso? «Il Italia questo fenomeno è attivamente combattuto dal Nucleo Speciale Frodi Telematiche della Guardia di Finanza. Tuttavia, non è così semplice combatterlo, perché in rete può essere difficile risalire ai responsabili ed ai proprietari di alcuni siti, registrati e realizzati all’estero, magari in Paesi con leggi diverse dalle nostre».

La contraffazione «Un farmaco può contenere i principi attivi giusti, ma nelle quantità sbagliate. Oppure può contenere sostanze inerti, magari innocue, ma prive di ogni efficacia terapeutica. Nei casi più gravi, possono esserci delle sostanze nocive al nostro organismo. Esistono infine dei casi in cui sulla rete vengono venduti dei farmaci con i giusti principi attivi, ma che sono stati rubati oppure importati in Italia con operazioni illecite, raggirando la normaFINE tiva sulla tutela dei brevetti».

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RAVENNA - Via Romea, 121 - Tel. 0544.61068 SANZIONE DA 180 MILIONI A ROCHE E NOVARTIS: «OSTACOLARONO LA VENDITA DELL’AVASTIN» L'Antitrust ha sanzionato con una multa di 180 milioni di euro le case farmaceutiche Roche e Novartis per un “cartello” che avrebbe condizionato le vendite dei principali prodotti destinati alla cura della vista, Avastin e Lucentis. «I due gruppi - si legge sul sito dell'Autorità - si sono accordati illecitamente, per ostacolare la diffusione di un farmaco molto economico, Avastin, nella cura della più diffusa patologia della vista tra gli anziani e di altre gravi malattie oculistiche, a vantaggio di un prodotto molto più costoso, Lucentis, differenziando artificiosamente i due prodotti». Per il Sistema Sanitario Nazionale, l'intesa avrebbe comportato un esborso aggiuntivo stimato in oltre 45 milioni di euro nel solo 2012. Dalla documentazione acquisita - prosegue l' Autorità, - è emerso che le capogruppo Roche e Novartis, anche attraverso le filiali italiane, hanno concertato sin dal 2011 una differenziazione artificiosa dei farmaci Avastin e Lucentis, presentando il primo come più pericoloso del secondo e condizionando così le scelte di medici e servizi sanitari». Secondo il provvedimento dell'Autorità,

le condotte delle imprese trovano la loro spiegazione economica nei rapporti tra i gruppi Roche e Novartis: Roche, infatti, ha interesse ad aumentare le vendite di Lucentis perché attraverso la sua controllata Genentech - che ha sviluppato entrambi i farmaci - ottiene su di esse rilevanti royalties da Novartis. Quest'ultima, dal canto suo, oltre a guadagnare dall'incremento delle vendite di Lucentis, detiene una rilevante partecipazione in Roche, superiore al 30%. Perciò l'Autorità ha comminato a Novartis una sanzione di 92 milioni di euro ed a Roche una sanzione di 90,5 milioni di euro. Novartis ha respinto le accuse ed è ricorsa in appello dinanzi al Tribunale competente, il Tar. Scrive l'azienda: «Questa decisione dell'Autorità incoraggia apertamente il diffuso utilizzo intravitreale non autorizzato di Avastin. Ciò è fortemente in contrasto col contesto normativo di riferimento europeo ed italiano, che ha lo scopo di proteggere la sicurezza dei pazienti e che ora rischia di essere compromesso». Anche Roche ricorrerà in appello: «Avastin e Lucentis sono farmaci diversi, per composizione, struttura e modalità di somministrazione, sviluppati per scopi terapeutici differenti – ha precisato Avastin è un farmaco oncologico, mentre Lucentis ha un uso oftalmico». 23


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ESTETICA

UN NASO

NUOVO? NON SOLO PER BELLEZZA

di Anna Danieli Naturale fulcro del viso, il naso è spesso l’elemento in grado di spostare l’ago della bilancia. Da “bello” a “brutto”, nel caso in cui il naso in questione sia eccessivamente grande, troppo “alto”, con la gobba o cadente. Con la rinoplastica, l’intervento di correzione delle ossa, del setto e delle cartilagini, quell’ago si può spostare dal brutto al bello. E, anche se le variazioni sono minime (nell’ordine di pochi millimetri), l’effetto è “maxi”. «Con un naso più proporzionato – dice il chirurgo plastico Enrico Robotti, past president della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, SICPRE, e vice presidente della Società Europea di Rinoplastica - non è solo il profilo a migliorare, ma tutto il volto, perché risaltano maggiormente sia gli occhi, sia la bocca».

E’ un intervento tra i più eseguiti al mondo La rinoplastica è uno degli interventi più eseguiti al mondo. Secondo i dati forniti dall’Isaps, International Society of Aesthetic Plastic Surgery, è al quinto posto nella classifica degli interventi di chirurgia plastica più eseguiti al mondo, con il 7,5% del totale. E non si sceglie solo per vanità. 24

SETTO NASALE (VISTA FRONTALE) SETTO NASALE NORMALE

SETTO NASALE DEVIATO L’ARIA RESPIRATA FATICA A CIRCOLARE

porta una convalescenza piuttosto impegnativa, con lividi e gonfiore che si riducono progressivamente nel corso di diverse settimane ma che, soprattutto nel primo periodo, condizionano inevitabilmente la vita sociale e lavorativa. Per tutto questo, il risultato “deve” essere quello desiderato e atteso.

Medico e paziente

Migliora anche la funzionalità «L’intervento di rinoplastica è anche l’occasione per risolvere i problemi di respirazione, spesso determinati dalla deviazione del setto nasale (l’asse che separa le cavità nasali, non visibile esternamente, ndr) oppure dall’eccessivo sviluppo dei turbinati, i “filtri” incaricati di riscaldare e depurare l’aria che viene immessa nell’organismo con la respirazione. Nello stesso intervento, infatti, si eseguono le fratture, le riduzioni e le suture necessarie per consentire una respirazione finalmente senza ostacoli e senza difficoltà. In base a quanto riferito dai pazienti, un cambiamento che migliora veramente la vita». Come sempre, però, vale la raccomandazione di informarsi bene, bene, bene, prima di andare sotto i ferri. Come sempre in chirurgia plastica, la rinoplastica è un intervento elettivo: si sceglie di farlo, non si è costretti a farlo per sopravvivere. Ancora, com-

«L’obiettivo si può raggiungere solo affidandosi a chirurghi esperti e onesti - dice ancora Robotti -, un’onestà che riguarda anche i pazienti e che si manifesta innanzitutto nel parlar chiaro: il paziente deve esporre nel modo più sincero desideri e aspettative; il chirurgo deve realisticamente illustrare i risultati raggiungibili e appropriati». Infatti, anche immaginando che tutto si possa fare (posizione vicina al vero, grazie a tecniche e materiali sempre più sofisticati), non tutto può “stare bene”. «Per evitare di saltar subito all’occhio come operato, il naso deve essere ben proporzionato con il volto, insomma stare bene con il resto - dice ancora Robotti -. In visi lunghi e magari con il mento prominente, ad esempio, è bene evitare i nasini all’insù. Ecco perché è fondamentale che il confronto paziente-chirurgo sia il più possibile aperto ed avvenga con il tempo e la cura necessari. Dato che il concetto più importante è quello di “proporzioni” tra le varie parti (dorso/radice/punta), diventa anche importante il corretto uso di una simulazione al computer».


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ESTETICA

Buona la seconda Che fare quando, dopo l’intervento, si constata che il risultato non è quello desiderato? Il primo consiglio è quello di aspettare, almeno un po’. Infatti, anche se già a due settimane si riesce ad avere un’idea piuttosto precisa del risultato, la forma del naso è da considerarsi definitiva e stabile solo a un anno dall’intervento. Poi, se proprio non ci si piace, non resta che ritornare sotto i ferri. «È il caso delle rinoplastiche secondarie – spiega Robotti -. Forse perché sono specializzato sul naso, ma le vedo con estrema frequenza. In alcuni casi sono interventi che si eseguono a molti anni di distanza, in altri appena possibile. Di solito, è bene attendere almeno un anno dalla rinoplastica non riuscita. In ogni caso, non c’è da disperarsi: si può correggere moltissimo, anche aggiungendo quello che è stato tolto, come nel caso dei cosiddetti nasi insellati, quelli in cui si è eccessivamente ridotto il dorso. Qui, si praticano “innesti”, di solito di cartilagine, peraltro ben tollerati perché provenienti dal proprio corpo».

Anche il naso invecchia Ce ne accorgiamo delle palpebre, della regione attorno alla bocca, del collo e delle mani. Ma anche il naso invecchia e può aver bisogno di un “ritocchino”. «Con il passare degli anni – spiega ancora il dottor Robotti - la punta tende ad abbassarsi, come naturale effetto della forza di

dorso, con un intervento comunque gravità. Ancora, in anestesia generale che non prevetutto il naso sembra de però le fratture delle ossa nasali, più grosso. più fragili in una fascia d’età più Sembra, perché in avanzata. Già il rialzare la punta realtà sono guance cadente spesso migliora la respirae zigomi a perdere SCARLETT JOHANSSON zione, ma certamente è possibile progressivamente correggere anche il setto. Per ripristivolume, per il natunare i volumi di guance e zigomi, le rale assottigliarsi strade più battute sono le infiltraziodei depositi di grasni di filler riassorbibili e l’autotraso». Ma, si sa, è il pianto di grasso, che si preleva da contesto a dare il sedi del corpo in cui è naturalmente significato. LILLI GRUBER presente per trasferirlo nelle aree in «In questi casi si interviene di solito rialzando punta e cui si vuole aumentare il volume». FINE

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CARDIOLOGIA

IPOTENSIONE

ARTERIOSA OVVERO…“PRESSIONE BASSA“ Dott.

Vladimir Guluta

Cardiologo c/o Villa Maria Cecilia Hospital - Cotignola E-mail: vguluta@gmail.com

Quando si affronta il problema della pressione arteriosa, la maggior parte delle persone è preoccupata nel momento in cui vengono riscontrati dei valori più alti rispetto alla norma; in un numero minore dei casi ci si preoccupa invece dei valori più bassi rispetto a quelli definiti normali. Rincuorati da quanto anche molti medici dicono, “meglio bassa che alta”, siamo più spaventati e impensieriti dell’ipertensione che dell’ipotensione. Prima di tutto dobbiamo dire che I VALORI OTTIMALI DELLA PRESSIONE ARTERIOSA SONO 120 MMHG DI PRESSIONE SISTOLICA (conosciuta anche come “pressione massima”) e 80 MMHG DI PRESSIONE DIASTOLICA (chiamata anche “pressione minima”). Se per ipertensione si intendono valori superiori ai 140 per la pressione massima e/o superiori ai 90 per la pressione minima, quando parliamo di valori bassi della pressione arteriosa (ipotensione) le cose si complicano. Da una parte, il mondo scientifico internazionale non ha determinato ancora con precisione ed “all’unanimità” quali sono i valori della pressione arteriosa sotto i quali possiamo definire in modo inequivocabile un quadro di “ipotensione arte26

riosa”. Dall’altra parte, un soggetto può stare bene e sentirsi in forma con 100/60 mmHg di pressione, mentre un altro con gli stessi valori potrebbe avvertire sintomi più o meno intensi. Milioni di persone vivono con valori inferiori ai 90 di massima e 60 di minima senza percepire alcun fastidio e quindi questi valori, per questi soggetti sono da considerare nella norma. La conclusione, quindi, è che in assenza di sintomi non possiamo dire che un soggetto ha la pressione troppo bassa. I valori della pressione possono effettivamente essere bassi, ma se il paziente si sente bene non è per questo che ci dobbiamo preoccupare.

Quali sono i sintomi dell’ipotensione? Si tratta di CAPOGIRI, SENSO DI TESTA VUOTA, CADUTA PER TERRA (A VOLTE CON PERDITA DELLA COSCIENZA), ANNEBBIAMENTO DELLA VISTA E SENSO DI DEBOLEZZA GENERALE, MANCANZA DI FORZE E MARCATA STANCHEZZA. Quando i valori bassi della pressione arteriosa si accompagnano ai suddetti sintomi, è allora che parliamo di ipotensione ed è solo allora che dobbiamo cercare la causa scatenante per curarla e riportare la pressione ai valori normali.


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una bassa pressione arteriosa è spesso legati ad una serie di situazioni contingenti:

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DURANTE LE PRIME SETTIMANE DI GRAVIDANZA; L’ALLETTAMENTO PROLUNGATO (per una malattia, una frattura, un interveto chirurgico, ecc); LA PERDITA DI VOLUME SANGUIGNO come accade in caso di diarrea, vomito o sudorazione abbondante, soprattutto se non accompagnata dall’assunzione adeguata di liquidi. LE GASTROENTERITI O LE SINDROMI INFLUENZALI con manifestazioni digestive importanti oppure qualsiasi malattia con febbre alta per molti giorni sono cause comuni di perdita di liquidi del nostro organismo;

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Ipotensione cronica ALCUNE MALATTIE DEL CUORE Si tratta di soggetti con severe disfunzioni delle valvole cardiache, che hanno la frequenza cardiaca troppo bassa o troppo alta o che presentano una seria compromissione della forza di contrazione del muscolo cardiaco (scompenso cardiaco, cardiomiopatie, ecc.); IL MALFUNZIONAMENTO DELLE GHIANDOLE (sistema endocrino) surrenali o della tiroide, come anche il diabete mellito sono in altri casi, la causa dell’ipotensione. www.privatassistenza.it

molto alta, oppure in caso di perdite acute di liquidi (vomito, diarrea, sanguinamento da emorroidi, ecc).

Molte delle cause sopra descritte si accompagnano di solito ai bassi valori della pressione in modo cronico e prolungato nel tempo, come ad esempio un soggetto con scompenso cardiaco di vecchia data.

Ipotensione indotta In un numero importante di casi abbiamo a che fare con un’ipotensione indotta da farmaci che il soggetto assume.

Ipotensione acuta

I farmaci possono indurre sia forme croniche che acute di ipotensione arteriosa.

In altri casi, da valori più alti di pressione si scende a valori bassi in un intervallo di tempo molto breve. Accade spesso durante un disturbo del ritmo del cuore che ha una frequenza

Alcune medicine che vengono somministrate per varie patologie hanno la capacità di indurre, spesse volte anche in maniera indesiderata, abbassamenti… »SEGUE

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CARDIOLOGIA »…della

8 MAGGIO 2014, GIORNATA MONDIALE SUL TUMORE OVARICO: UNA E-CARD E UNA GUIDA PERLA VITA In tutto il mondo GIOVEDÌ 8 MAGGIO 28 associazioni di 18 paesi daranno vita ad un il movimento globale per dare voce alle donne e informarle sul più pericoloso e meno conosciuto dei tumori i femminili. Ogni anno ne colpisce 250mila e ne uccide 140.000: è il tumore delle ovaie, un killer silenzioso e micidiale di cui si parla troppo poco e di cui si sa ancora meno. Per questo 28 associazioni pazienti di 18 Paesi si sono unite per creare una rete internazionale di persone che l’8 maggio, Giornata Mondiale sul Tumore Ovarico, diffonderanno informazioni a tutte le donne in tutti i Paesi con un meccanismo molto semplice: chi si registrerà al sito www.ovariancancerday.org riceverà giovedì 8 maggio una e - card con informazioni sulla malattia ed un invito a spedirla a sua volta ad altre 5 persone. “L’obiettivo principale della Giornata Mondiale sul Tumore Ovarico, giunta alla sua seconda edizione, è di dare vita ad una vera e propria catena informativa che aiuti a far conoscere di più questa malattia” – ha affermato Elisabeth Baugh, presidente del World Ovarian Cancer Committee e presidente di Ovarian Cancer Canada.- La rete ci offre un’opportunità straordinaria per informare migliaia di donne e invitarle a loro volta ad informare con un semplice gesto che può salvare la vita”. In Italia, un’indagine promossa da Acto onlus – Alleanza contro il tumore ovarico - rileva che in Italia 8 donne su 10 non conoscono questa patologia, l’87% non ne ha mai parlato con il proprio medico, solo il 9% ne ha parlato con il proprio ginecologo e una donna su tre lo confonde con il tumore dell’utero. Di più: il 70% delle donne non ne conosce i sintomi né

FARMACIE ADERENTI all’iniziativa FARMACIA CAMANZI Dott. Giovanni Aristide Via Garibaldi, 53 CONSELICE (RA)

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gli esami cui sottoporsi per diagnosticarlo per tempo ma vorrebbe saperne di più specialmente sulla prevenzione e sui centri di cura specializzati. Proprio per questo Acto onlus, in occasione della Giornata Mondiale sul Tumore Ovarico, presenterà la prima guida tascabile alla malattia. Intitolata Il silenzio non è d’oro la guida punterà il dito sulla familiarità (cui è dovuto il 15% dei casi), sulla prevenzione e soprattutto sulla diagnosi precoce. “Nel 70% dei casi il tumore ovarico viene diagnosticato in fase molto avanzata e ciò comporta un tasso di sopravvivenza a 5 anni del 45% contro l’89% del tumore al seno – ha affermato Nicoletta Cerana, presidente di Acto onlus .- Noi stiamo dalla parte dei pazienti e con questa Guida, la prima in Italia, vogliamo abbattere il muro di silenzio che circonda il tumore ovarico e dare con l’informazione una opportunità di vita in più a tutte le donne. Perché anche le parole possono allungare la vita”. ACTO ONLUS - Alleanza contro il tumore ovarico - è la prima associazione italiana di pazienti nata per combattere il tumore ovarico. Fondata nel 2010 da Mariaflavia Villevieille Bideri insieme ad un gruppo di donne colpite da carcinoma ovarico e di ginecologi oncologi, è impegnata a promuovere iniziative di informazione sulla malattia, a sostenere la ricerca scientifica e a facilitare l’accesso a cure di qualità. L’associazione ha sede a Milano ed è presieduta da Nicoletta Cerana. Informazioni su www.actoonlus.it

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pressione arteriosa. Tra questi citiamo i diuretici, i farmaci vasodilatatori, alcuni antidepressivi, certi farmaci prescritti per la malattia di Parkinson e così via. In numerosi casi, la combinazione di più farmaci con azione ipotensiva, oppure l’assunzione di alcol in contemporanea con questi tipi di medicinali può scatenare con più facilità un quadro clinico di ipotensione acuta, a volte anche severa.

Per la terza età Gli anziani sono particolarmente sensibili ai farmaci ipotensivi. In questi casi, nella terapia dell’ipertensione arteriosa e dello scompenso cardiaco si deve fare un uso moderato di farmaci con azione ipotensiva. Anche i dosaggi devono spesso partire da quantità basse con aumento progressivo e molto lento, proprio per evitare le cadute brutali della pressione arteriosa che potrebbero avere delle conseguenze anche gravi. Prendiamo l’esempio di un anziano che assume un beta-bloccante (che rallenta il numero dei battiti del cuore ed abbassa anche la pressione) ed un diuretico (che fa perdere liquidi), che nel corso di una giornata estiva, di grande caldo, (che determina dunque sudorazione e perdita di altri liquidi ancora) decide di fare due passi fino al più vicino supermercato per comprare un cestino di fragole. Anche se la situazione potrebbe sembrare del tutto tranquilla, tale anziano, con ogni probabilità, rischia un’ipotensione acuta con possibile senso di mancamento ed alto rischio di caduta a terra. Da qui alla rottura del femore ci vuole veramente solo “un passo”. Evidentemente si trattava di una situazione ben prevedibile, alla luce e per causa di quanto precedentemente descritto… ma non di certo a causa delle fragole! A proposito, lasciate la persona sdraiata per terra e sollevategli gli arti inferiori. Niente acqua e zucchero; tanto non ha alcun effetto. Non immaginate nemmeno quanti si riprendono prima dell’arrivo del 118 che qualcuno ha giustamente chiamato. FINE


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I NOSTRI AMICI ANIMALI

IPPOTERAPIA COME DEVE ESSERE IL RAPPORTO D’INTERAZIONE CON IL CAVALLO Sempre più famiglie ospitano animali domestici, condividendo con essi la casa, per alcuni fortunati anche il luogo di lavoro, le vacanze e gli sport; per altri animali come i cavalli e gli asini necessita un maggior senso di amore e responsabilità, (andare a trovarli e accudirli) anche se solo per poche ore, presso le scuderie che li ospitano. La relazione che si instaura con un animale dovrebbe essere capace di arricchire e non semplicemente riempire vuoti. AGLI ANIMALI VIENE RICONOSCIUTO UN TRIPLICE RUOLO: FUNZIONE SOCIALIZZATRICE FUNZIONE SALUTISTICA FUNZIONE CARISMATICA

Monica Tramonti Collaboratrice circoli ippici FISE E-mail: monica@mo-maeventi.it

In questo mondo perturbato dove c’è il giusto e lo sbagliato da sopportare, le persone che incontro con animali si suddividono in quelli che cercano di umanizzarli, quelli che reagiscono violentemente nei loro confronti e, non ultimi, quelli che cercano di rendere l’animale utile ad arrotondare! Tutti in generale non possiedono un vero rapporto biunivoco con l’animale, visto solo come mezzo per il benessere individuale. Qui non cercherò di eliminare le cattive abitudini, dure a morire, ma piuttosto di farne prendere di nuove!

La confusione odierna trascura il benessere di un animale che corrisponde al suo stato in risposta alla fatica che esso fa per adattarsi all’ambiente in cui si trova. La pet-therapy, e nello specifico l’ippoterapia, sono molto più belli quando vi è una vera ricerca di un rapporto biunivoco con l’animale, dove l’amore è la ricerca di percorsi operativi nuovi e moderni, di ruoli uomo-animale, che devono includere la comunicazione, l’umiltà e il rispetto delle differenze e delle esigenze individuali.

In Italia l’ippoterapia si è diffusa negli anni Settanta e possiamo dire che oggi rientra in un disegno più ampio che è la pet-therapy. Il D.P.C.M. del 28 febbraio 2003 ha sancito per la prima volta in Italia il ruolo che un animale può avere nella vita sociale di una persona, oltre alla sua valenza terapeutica e di socializzazione riconoscendo l’utilizzo di animali da compagnia ai fini della pet-therapy. Attraverso il contatto fisico, cioè attraverso la banale “carezza”, è dunque possibile la costruzione dei confini del proprio corpo, e anche del confine psicologico necessario alla formazione di un’identità, di una concreta consapevolezza di esistere non basata su un comune accesso farmacologico alla cura. Non dimentichiamo infatti che “pet” in inglese significa qualcosa di morbido da accarezzare: l'animale pertanto è una buona fonte addizionale di intimità e di calore, e quindi di per sé funge da autocura.

Un po’ di storia La prima utilizzazione del cavallo a scopo terapeutico è attribuita a Ippocrate di Coo (fine V secolo a.c.), che pare la consigliasse ai suoi pazienti per la cura dell’insonnia. In tempi moderni questa particolare metodologia è riproposta in termini scientifici negli anni Sessanta del secolo scorso, ed attuata soprattutto nei paesi a più alta tradizione equestre, come Gran Bretagna, Belgio, Germania, Stati Uniti, Nuova Zelanda. 29


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I NOSTRI AMICI ANIMALI volteggio”, si svolge a cavallo con l’intervento attivo del soggetto, sotto il controllo del terapista, e mira a raggiungere quegli obiettivi tecnico-riabilitativi specifici secondo il programma terapeutico stabilito per quel paziente.

NELLA PRIMA FASE DELLA TERAPIA SI PRENDE CONFIDENZA CON L’ANIMALE E IL SUO AMBIENTE

Il rapporto con l’animale rappresenta anche un elemento centrale a livello didattico e formativo nei progetti scolastici e un fondamentale catalizzatore relazionale per migliorare i rapporti intra-familiari ed extra-familiari.

Il ruolo dell’Ippoterapia Si può definire riabilitazione equestre l’insieme di quelle tecniche che, sfruttando in vario modo il rapporto tra il cavallo e il paziente, porta un miglioramento della sua autonomia secondo un programma terapeutico specifico.

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LE METODOLOGIE D’INTERVENTO ALL’INTERNO DELLA RIABILITAZIONE EQUESTRE SONO TRE. LA PRIMA, definita “Ippoterapia”, comprende l’approccio iniziale al cavallo e al suo ambiente, si svolge quindi prima a terra e successivamente sull’animale accompagnato da un istruttore, per imparare gli elementi base dell’equitazione senza però guidarlo attivamente. LA SECONDA, chiamata “Rieducazione equestre e

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LA TERZA FASE, detta “Equitazione sportiva per disabili”, rappresenta il raggiungimento di una notevole autonomia del soggetto, con possibilità di svolgere normale attività di scuderia e di equitazione pre-sportiva, in comunione con normodotati. Tuttavia, in ogni caso, essa non va mai considerata come una tecnica terapeutica alternativa a quelle tradizionali, ma come una metodica definita, programmata e inserita all’interno di un più ampio progetto riabilitativo personalizzato. Il programma deve essere preparato, monitorizzato e periodicamente verificato in rapporto agli obiettivi prefissati, con un approc-

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I NOSTRI AMICI ANIMALI

Alcuni buoni propositi… » È PRIORITARIO IL BENESSERE PSICO-FISICO DELL’ANIMALE. Lavorare con un atteggiamento mentale e fisico per una maggiore complicità con gli animali e creare spazi idonei; » ATTIVARE UNA VERA RICERCA DI ARMONIA TRA CORPO E MENTE; Attivare collaborazioni e sinergie con figure professionali rispettando le reciproche competenze;

Il nostro amore per gli animali, al vostro servizio.

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cio multidisciplinare che prevede figure specialistiche eterogenee (medici specialisti, terapisti della riabilitazione, istruttori di equitazione, operatori socio-sanitari, volontari specificatamente preparati) dotate di esperienza e competenze sia nel campo della riabilitazione, sia in quello dell’equitazione. L’ippoterapia è una forma di cura che migliora molti aspetti posturali senza il ricorso ad interventi medicalizzati e, nel progredire del percorso riabilitativo, ove questo sia possibile, aumenta la capacità di progettare il movimento, il controllo della propria emotività, il sentimento di fiducia e di autostima, l’inserimento sociale e l’autogestione del proprio sé e della propria salute. In tal senso la ginnastica a cavallo diviene una vera e propria forma di autocura, non solo per i movimenti effettuati in sella, ma anche per tutta l’attività di gestione del cavallo sperimentata “a terra” (pulizia, bardatura, foraggiamento, ecc.).

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» IMPLEMENTARE IL RAPPORTO UOMO-ANIMALE per promuovere una relazione rispettosa ed equilibrata tra i soggetti interessati. L’interazione uomo-animale è alla base di quella uomo-ambiente, in cui agli animali è affidato un compito sostanziale di mediazione e interpretazione della realtà. Tale rapporto comunicativo è alla base del rapporto psico-terapeutico e riabilitativo, dove l’animale contribuisce allo sviluppo dell’autostima, migliora la percezione di sicurezza e/o il senso di tranquillità, offre spazi di rifugio in determinati momenti critici, evitando il

cosiddetto avvitamento dell’individuo su se stesso e sui propri problemi.

Conclusioni La comunicazione con l’animale è rilassante perché è essenzialmente asimmetrica, ovvero molto libera nell’interpretazione del contenuto e non viziata dal bisogno/aspettativa del reciprocare. Richiede anche un ripensamento del proprio stile di vita, delle proprie priorità, del proprio modo di concepire il proprio sé e la società circostante. “Il flusso della comprensione e del benessere deve viaggiare in FINE entrambi i sensi”.

» AIUTARE ANCHE CHI HA DIFFICOLTÀ ECONOMICHE (riduzione dei costi del welfare, tramite l’implementazione del welfare di prossimità e riduzione degli interventi domiciliari o sanitari per categorie preposte e individuate a priori attraverso la Pet- therapy); » AMPLIARE LE RETI DI VICINATO, tramite la valorizzazione del mondo della comunità locale (Fattoria Didattica); 31


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HANNO COLLABORATO AL NUMERO DI APRILE DI www.salute10piu.it

Dott. G. Aristide Camanzi Presidente Federfarma Ravenna

Dott. Francesco Motta Primario del reparto di Ortopedia Pediatrica Ospedale “dei Bambini” Vittore Buzzi di Milano E-mail: francesco.motta@icp.mi.it Dott. Enrico Robotti Past President della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica SICPRE Prof. Pierluigi Strippoli Università di Bologna

Dott.ssa Isabella Cantagalli Psicologa - Psicoterapeuta c/o Phisiomedica Faenza E-mail: drcantagalli@gmail.com Dott. Guido Cocchi - Responsabile Centro Malformazioni Congenite e Amb/DH MR UO-Neonatologia Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna - E-mail: guido.cocchi@unibo.it Prof. Giovanni Ferrari Primario di Urologia e Andrologia Hesperia Hospital Modena

Monica Tramonti Collaboratrice circoli ippici FISE E-mail: monica@mo-maeventi.it

Dott. Vladimir Guluta Cardiologo c/o Villa Maria Cecilia Hospital - Cotignola E-mail: vguluta@gmail.com

Dott.ssa Maria Nives Visani Farmacista - Naturopata E-mail: salutenaturasnc@alice.it

TUTTI I COLLABORATORI DI SALUTE 10+ Dott. José Aguayo Ph.D. - Psicologo - Psicoterapeuta Email: j.aguayo1345a@ordpsicologier.it

Dott. Fabio Fusconi Odontoiatra c/o Ospedale Privato Domus Nova

Dott. Giuliano Musacchi Specialista in ortopedia e traumatologia

Dott.sa Azzarello Maria Germana Iscritta AGI (Associazione Grafologi Italiani) Iscritta ANGRIS (Ass.ne Naz. Grafologi Rieducator) E-mail: azzarellogermana@gmail.com

Dott. Maurizio Fontana - Direttore U.O.C. Ortopedia Traumatologia - Presidio Ospedaliero di Faenza

Dott.ssa Monica Negosanti - Dietista AUSL Bologna UOC Igiene Alimenti e Nutrizione

Dott. Marco Ioni Dirigente Medico 1° Livello Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso Ospedale Civile di Faenza - AUSL di Ravenna

Dott. Gianfranco Niedda - Otorinolaringoiatra E-mail: gianfranconiedda@tiscali.it

Dott.ssa Serena Bagli - Psicologa e Psicoterapeuta - Lugo Email: info@serenabagli.it - www.serenabagli.it Dott. Andrea Baldisserri - Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria - E-mail: abaldisserri@alice.it

Dott.ssa Carla Graziani - Dentista e odontoiatra - Faenza E-mail: carlagraziani97@gmail.com

Dott. Giuseppe Ballardini Medico Specialista Reparto Infettivi c/o Ospedale di Ravenna - E-mail: campehna@me.com

Dott. Flaviano Jacopi Specialista in cardiologia e medicina dello sport Direttore sanitario Astrea Medical Center - Faenza E-mail: flaviano.jacopi@fastwebnet.it

Dott.ssa Elena Berti - Ottica e optometrista E-mail: elenabx1@libero.it

Dott.ssa Enza Lamanna - Urologia - Azienda USL di Ravenna E-mail: ra.urologia@ausl.ra.it

Dott. Ugo Cimberle Studio Oculistico - Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it

Dott.ssa Chiara Lisi - Tecnologo alimentare E-mail: dipartimentotecnico@naturhouse.it

Dott. Pierpaolo Casalini Medico-Chirurgo U.O. Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Faenza - E-mail: pierpaolo.casalini@gmail.com Dott. Michele Ciani - Dottore in psicologia - Osteopata Fisioterapista c/o Studio di Terapia Manuale e Poliambulatorio Osteolab - E-mail: micheleciani.com Dott. Giorgio Maria Cicognani Medico Geriatra - AUSL Ravenna E-mail: giorgio.cicognani@fastwebnet.it Dott. Sergio D’Addato Dip. di Scienze Mediche e Chirurgiche Università di Bologna - Ospedale Sant’Orsola Malpighi Dott. Calogero Di Stefano - Specialista urologo E-mail: loger99@libero.it

Dott. Massimo Liverani - Biologo Nutrizionista Consulente programma Dimagrimento c/o Centro Dimagrimento THOMAS TAI - E-mail: info@indacosrl.it Dott. Angelo Lofino - Psicologo Psicoterapeuta www.psicologia-studio-sessuologia.it Dott. Leonardo Loroni Pediatra a Ravenna presso Ospedale Privato San Francesco e presso Ravenna Medical Center E-mail: leonardo.loroni@gmail.com

Ambra Mambelli - Laboratorio artigianale Erbe in Pasta Via Castel Nuovo Pilastrino 2, Solarolo - Ra Email: erbeinpasta@gmail.com Barbara Maioli Educatore Cinofilo APNEC nr. 043 - Reg. Emilia Romagna Disciplinato ai sensi della Legge nr. 4/2013 E-mail: barbara.maioli@alice.it

Dott. Roberto Nonni - Direttore Sanitario - San Pier Damiano Hospital - Faenza - E-mail: rnonni@alice.it Dott.ssa Valentina Orlandi - Ortottista E-mail: valentina.orlandi28@libero.it Dott.ssa Antonietta Pace - Logopedista Dott. Giuseppe Plazzi - Dipartimento di Scienze Neurologiche Università di Bologna - E-mail: giuseppe.plazzi@unibo.it Dott. Antonio Salzetta - Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva - Presidio Ospedaliero di Faenza - Ausl Ravenna Dott. Maurizio Santarini - Medico Veterinario, Ravenna E-mail: maurizio.santarini@gmail.com

Francesco Spadoni - Tecnico ortopedico Email: francesco@ortopediaspadoni.it Dott.ssa Susanna Stagni Laureata in odontoiatria e protesi dentaria. Dott. Ignazio Stanganelli Responsabile Centro di Oncologia Dermatologica Skin Cancer Unit IRCCS IRST Istituto Tumori Romagna Progetto Melanoma Istituto Oncologico Romagnolo Dott. Stefano Stea Responsabile U.O di Chirurgia Maxillo-Facciale Maria Cecilia Hospital Cotignola - www.stefanostea.it E-mail: maxillofacciale-mch@gvmnet.it Dott.ssa Donatella Valmori - Psicologa e Sessuologa E-mail: d.valmori@libero.it

Dott. Andrea Drei - Pronto Soccorso Medicina d’Urgenza Ospedale di Faenza E-mail: andrea.drei@alice.it

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Simonetta Ferretti - Responsabile U.O. Consultori Familiari Ausl Ravenna

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