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GIOVEDÌ 5 SETTEMBRE 2013

Il supplemento rientra nel progetto RUSSIA BEYOND THE HEADLINES, che pubblica inserti in diverse lingue, in allegato a The Daily Telegraph, The Washington Post, Le Figaro, El Pais, Süddeutsche Zeitung, Le Soir, La Nacion L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali de AYTUNC AKAD / PANOS / GRINBERG AGENCY

Fatima, Kristina, Aslam. Marina, Khassam, Natalia. Un mantra doloroso che avvolge nomi e volti. Che passa attraverso trecentotrentaquattro vite spezzate. Trecentotrentaquattro respiri interrotti dalla furia dei terroristi che il primo settembre di nove anni fa, per tre giorni, hanno condotto la Russia e il mondo intero in un abisso di sconforto, di rabbia, di domande su come sia possibile compiere una simile follia. Oggi, Beslan, è un luogo di confine: una frontiera attraverso cui il passato inonda il presente con il suo bagaglio di dolore e domande. Ma è anche un luogo in cui si misura la volontà di ricostruire, la voglia di andare avanti. Tornare a Beslan sigifica fare i conti con ciò che difficilmente può essere racchiuso nelle parole. Significa fare, letteralmente, esperienza del tragico: di un evento le cui motivazioni restano insondabili. L’assurdità del male, la crepa della violenza, le vite a metà di chi è sopravvissuto, di chi perde ogni istante la sua lotta contro il tempo che trascorre riportando ricordi e rimorsi, echi di colpi di pistola e immagini di cadaveri. E significa anche misurare le possibilità della solidarietà, l’impegno per aiutare chi non riesce a uscire da quei tre giorni, chi non vuole dimenticare.


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L'anniversario

Viaggio nei luoghi dove la furia dei terroristi ha cancellato un'intera generazione. Tra la volontà di ricostuire il futuro e i racconti dei sopravvissuti. ROBERT NEU RUSSIA OGGI

Il caldo torrido di Beslan scende come un presagio sulla giornata. Siamo nel settembre del 2004. Il 1° settembre inizia la scuola. Si sono riunite più di mille persone per accompagnare i bambini in una nuova fase della loro vita. Basta un attimo: terroristi mascherati e pesantemente armati irrompono prendendoli in ostaggio nella scuola media Numero 1. Per tre giorni bambini, genitori ed insegnanti sono rinchiusi nella palestra dell'istituto. Poi esplosioni e una sparatoria selvaggia. Muoiono più di 300 persone. Sarebbe dovuta essere una celebrazione della vita. E invece il nome di Beslan è iscritto a lettere maiuscole nel libro nero delle atrocità umane. Estate 2013. Sono passati nove anni. Stanco e disidratato entro nel negozio di alimentari di Boris sul Prospekt Kosta. Siamo a Vladikavkaz, nella capitale dell'Ossezia del Nord. Il caldo è rovente. Dalla stanza posteriore appare un uomo dai capelli bianchi: Boris, che vive a Beslan e mi farà da guida nella sua città. Attraversiamo la steppa osseziana, lasciando dietro di noi le cime alte del Caucaso. Sono seduto nella Lada rossa senza sedile posteriore, con il finestrino completamente abbassato. Giriamo nella strada di Boris. Muri di mattoni rosso carminio nascondono cortili, cucine estive, giardini e le case della città. Tralci di uva si arrampicano sulla finestra del suo salotto. L'anziana madre mi prende la mano, mi ringrazia di essere suo ospite oggi. «Siediti, mangia», mi dice. L'ospitalità degli osseziani non è venuta a mancare. Boris versa acquavite nei bicchieri. «Non ci vogliamo ubriacare ma la tradizione lo richiede». Si solleva una melodia, un elogio e un evviva all'ospitalità, allo sconosciuto che porta ricchezza in casa. Oltre alle impronte polverose delle mie scarpe, non ho lasciato ancora nulla. Commosso accolgo il gesto amabile e faccio una smorfia quando l'alcool mi brucia la gola. Dopo tre acquavite, la tradizione è sufficientemente rispettata. «Quando ho sentito i primi spari, quando i terroristi hanno preso in ostaggio la nostra speranza, il nostro futuro, il nostro amore, ho afferrato il mio fucile. I miei bambini si trovavano nel cortile, Dio li protegga. I miei figli, mia moglie, mia madre erano al sicuro». Per tre intere giornate si sono nascosti dietro il muro di mattoni e i tralci di uva senza mai uscire in strada. Perché il caos era onnipresente, dappertutto c'erano persone armate, soldati e cittadini, chi avrebbe potuto dire che tra di loro non si trovassero anche dei terroristi? «Alcuni infatti erano scappati. Così si dice. La scuola era circondata dal caos armato, non riuscivo a comprendere la situazione, non dormivo, non piangevo, non mangiavo, non vivevo, per tre giorni. Guardavo solo nel vuoto, mi occupavo della mia famiglia». Grosse assi di legno bloccano le finestre della scuola media Numero 1. Apriamo un portone di ferro ed entriamo nel cortile. Il guardiano dorme nella roulotte, noi lo svegliamo. A passo lento attraversiamo la palestra distrutta. Peluche in ogni angolo. Una grande croce. Borracce. Per tre giorni non c'era stata acqua. Il cesto da basket è un scheletro. Beslan sembra ordinata. Visitiamo la città in bici, asfalto nuovo e tetti in buone condizioni. «È merito dell'indennizzo», dice Boris. «Non è possibile né contare né saldare il dolore. Nuove finestre di plastica e un recinto sono un risarcimento ridicolo per figli, genitori, parenti. Amici». Passiamo davanti alla nuova moschea, di fronte a case della Gründerzeit; siamo diretti al cimitero. Bambini esultano giocando a calcio, opposto a noi c'è un campo sportivo nuovo di

zecca. Il campo da tennis più moderno a Sud di Mosca dev'essere proprio questo qui di Beslan. La luce dei proiettori illumina tutto. Forse si tratta di un tentativo di portare luce nel passato buio della città. «Che cos'è per te la normalità?», chiedo a Boris. Lui accarezza una tomba. Avrebbero potuto essere i suoi figli. Ci pensa un attimo. La distesa di tombe fatte di lastre di marmo si perdono nella notte. «Abbiamo perso così tanto, ma i nostri bambini hanno un futuro». Il negozio ha permesso a Boris di mandare la figlia più grande all'Università di San Pietroburgo. «Ci sono stato cento volte al cimitero, andando a trovare conoscenti. La normalità non tornerà mai. Ogni tomba è un buco nelle nostre anime e nei nostri cuori».Hanno provato a rammendare ogni buco. Asfalto sulla strada, un monumento commemorativo sopra la palestra. Un campo sportivo contro il rimuginare e proiettori contro la notte. Ma i buchi nell'anima sono più profondi. Lo si capisce a Beslan. Boris mi accoglie come un padre. Mi regala storie e riflessioni, condivide con me il suo tempo di vita. La sua famiglia non ha perso nessuno. Ma riesco a vedere il buco profondo nel suo viso.

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Il miraggio della normalità Emozioni in presa diretta a nove anni dalla strage Le voci dei protagonisti di quelle giornate La fatica di ricomporre una comunità spezzata

CRONOLOGIA

Minuto per minuto l'assurdità del male 1° SETTEMBRE 2004, 9:30 • Alla cerimonia di avvio dell'anno scolastico i terroristi iniziano a sparare in aria. Obbligano le persone a dirigersi in palestra. Durante il caos, 65 persone riescono a mettersi in salvo

14:20 • Viene scelto un mediatore: è Leonid Roshal, pediatra, famoso per aver condotto le trattative finalizzate al rilascio dei bambini durante la crisi del teatro Dubrovka a Mosca, nell'ottobre del 2002

2 SETTEMBRE 2004 • Le trattative non vanno a buon fine. E, nonostante gli appelli, i terroristi non consentono agli ostaggi di assumere cibo, acqua e medicine. Alcuni, per sopravivere, sono costretti a bere urina

15:30 • Due granate esplodono poco dopo la liberazione di alcuni ostaggi. Un'automobile della polizia va in fiamme. Le forze speciali presenti sul posto non rispondono al fuoco per non alimentare la tensione

3 SETTEMBRE 2004 • I terroristi permettono a quattro medici l'ingresso per rimuovere i corpi delle vittime. Ma quando i sanitari si avvicinano alla scuola, aprono il fuoco nei loro confronti

I NUMERI

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i giorni dell'atto terroristico, avvenuto tra il 1º e il 3 settembre 2004 nella scuola media Numero 1

settembre del 2004: data in cui sono riprese le lezioni nelle scuole cittadine, con pochi bambini presenti

le persone uccise durante l'attacco, tra i quali 186 bambini di età compresa tra uno e 17 anni

Nei volti di quelle persone c’erano rabbia e dolore. La notte i bambini non riuscivano a dormire e gli adulti si rifiutavano di parlare. Poi, hanno iniziato a raccontare ogni istante di quel massacro”

MULTIMEDIA

FABIA CAPELLO, PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA, IMPIEGATA PRESSO LA CLINICA DI ONCOEMATOLOGIA PEDIATRICA DI PADOVA

La solidarietà italiana e quella dedica di Giovanni Allevi L’associazione Aiutateci a Salvare i Bambini Onlus, dal 2001 attiva in Russia a sostegno dei minori, ha investito 300mila euro per prestare aiuto alla popolazione di Beslan. Il primo progetto, spiega Ennio Bordato, referente nazionale dell’associazione e cittadino onorario di Beslan, è stato reso possibile grazie all’aiuto della Provincia Autonoma di Trento. I successivi viaggi nella città osseta, così come la realizzazione del dvd interattivo

distribuito alla popolazione, sono invece stati quasi interamente autofinanziati. «Abbiamo ricevuto molte donazioni – dice -. Anche se avremmo potuto ottenerne di più: si tratta di posti per i quali c’è ancora troppa poca sensibilità. Nella città osseta ci sono stato diverse volte. Col tempo sono state costruite scuole e palestre nuove. È una realtà che negli anni è cambiata molto. La popolazione sta cercando di superare quella vicen-

da drammatica, anche se il ricordo della scuola continua a essere sempre molto presente». Anche in altre occasioni l’Italia ha teso la mano a Beslan. Nel 2004 Firenze ha dedicato una piazza ai bambini morti nell’assedio della scuola, mentre il musicista Giovanni Allevi ha composto l’opera “Foglie di Beslan”, eseguita per la prima volta nel 2005 al teatro Politeama di Palermo dall'Orchestra sinfonica Siciliana.

OKSANA YUSHKO

Cosa sognano i bambini di Beslan? Sono passati nove anni dall'attacco terroristico avvenuto nella scuola Numero 1 della città. A distanza di tempo, l'artista Oksana Ushko è tornata sul luogo della strage per fotografare i ragazzi che oggi frequentano quell'istituto Guarda le immagini www.russiaoggi.it/17977


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L'anniversario

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La palestra della scuola Numero 1 di Beslan resta il luogo dei ricordi. Le mura ancora macchiate di sangue e con le testimonianze della tragedia. E i fiori freschi per ricordare i bambini che non sono sopravvissuti GETTY IMAGES/FOTOBANK(4)

Il colloquio Ospiti, psicologi, volontari. Tutti insieme come una grande famiglia per ritrovare la fiducia

Gli occhi di Gleb e la battaglia contro la paura Due italiani, che subito dopo l'attacco hanno assistito i familiari delle vittime e i giovani orfani, raccontano i giorni del recupero e le diverse modalità attraverso cui "la vita ha ricominciato a riprendersi quello che il terrore le aveva tolto". LUCIA BELLINELLO RUSSIA OGGI

Il più piccolo aveva solo quattro anni. Si chiamava Gleb. E quando è arrivato in Italia nelle orecchie portava ancora il rumore degli spari che hanno scatenato l’inferno nella scuola Numero 1 di Beslan. «Me li ricordo bene gli occhi di Gleb. Così come ricordo uno a uno i visi dei sopravvissuti che abbiamo ospitato a Trento per due mesi». Ennio Bordato è il volto dell’Italia scesa in campo per Beslan. Insieme alla sua associazione Aiutateci a Salvare i Bambini Onlus ha dato alloggio a 63 persone uscite vive da quella scuola. Per la precisione, 33 bambini e 30 adulti. «Le notti erano insonni. Molti di loro non riuscivano a dormire. Hanno riportato conseguenze gravissime. E non

solo dal punto di vista fisico». L'assistenza sanitaria e l'aiuto psicologico sono stati molto importanti in quei giorni e Bordato li porta ancora impressi nella sua mente. Ma anche i momenti di svago e di aggregazione non sono mancati, e hanno aiutato a superare le difficoltà. La vita degli ex-ostaggi è ripartita da qui. Dal convento di Trento dove per due mesi medici, psicologi e semplici volontari, grazie al sostegno della comunità e dell’amministrazione locale, hanno preso in mano la loro vita, cercando di ricomporre i pezzi di un’esistenza andata in frantumi sotto le granate che hanno scandito il ritmo di tre, lunghissime giornate. «Quando c’è stato l’assalto alla scuola mi trovavo a Mosca, nella clinica pediatrica dove operiamo insieme ai volontari della nostra associazione. Per sapere cosa stava succedendo a Beslan non c’era bisogno di accendere la tv: mi riferivano tutto le madri dei bambini osseti ricoverati in ospedale. Paradossalmente a loro era andata bene: se non fossero stati ricoverati da tempo, si sarebbero ritrovati, insie-

me ai loro compagni, sotto il fuoco dei fucili». Dolore e rabbia: ognuno di loro, in quella scuola, aveva perso qualcuno. Un figlio, un parente, un amico. Sotto la pelle dei bambini resistevano ancora le schegge delle mine. Come a ricordare, nonostante la distanza, che fino a qualche giorno prima c’erano anche loro tra i banchi divelti di quelle aule assediate. Poi, un pò alla volta, da quel convento di Trento la vita ha ricominciato a riprendersi quello che il terrore di quei giorni aveva tolto. Le giornate erano scandite da ritmi regolari e tranquilli. Si mangiava gomito a gomito, si dormiva sotto lo stesso tetto. Si passeggiava all’aria aperta e si aspettava il calare del sole insieme. Ospiti, psicologi, volontari. Tutti insieme come una grande famiglia, per ritrovare la fiducia nel prossimo, e per aiutare a elaborare il lutto. «Gli adulti inizialmente non avevano voglia di parlare. Poi, giorno dopo giorno, hanno riacquistato un pò di fiducia, fino ad arrivare a raccontare tutto, minuto per

minuto, di quei terribili momenti. I dettagli erano vividi. Sembrava di vedere scorrere le immagini di un film». Fabia Capello, psicologa psicoterapeuta, impiegata presso la Clinica di oncoematologia pediatrica di Padova e collaboratrice del dipartimento di Psicologia dello sviluppo dell’università patavina, è tra gli specialisti che hanno messo la propria professionalità a disposizione del gruppo. A Trento ha trascorso più di due mesi; recandosi poi anche a Beslan, per assistere sul posto le vittime della tragedia. «Siamo entrati in punta di piedi nelle vite di queste persone – racconta Fabia Capello -. Una volta arrivati a Trento, ci siamo ritrovati davanti una situazione davvero molto complessa. Abbiamo cercato di creare rapporti di fiducia reciproca per poter accedere al loro universo». Con il passare dei giorni, e quella scuola lontana, il muro dell’ostilità piano piano è stato abbattuto. «Abbiamo fatto un intervento a tutto tondo, lavorando dal punto di vista fisico e psicologico, ma anche emotivo – dice Ennio Bordato -. Per riportare i no-

stri ospiti a una vita normale abbiamo organizzato escursioni, gite in qualche città italiana e anche uno spettacolo di clown». L’aiuto dell’associazione è continuato, poi, nel tempo grazie a un progetto di più ampio respiro che ha portato i volontari a seguire la popolazione di Beslan anche in loco, nel tentativo di ritorno alla normalità della vita quotidiana. «Con il gruppo di psicologi ci siamo recati in Ossezia per incontrare le persone del posto e capire come vivevano a distanza di anni». Oggi molti di quei ragazzi sopravvissuti alla tragedia frequentano l’Università. Qualcuno si è trasferito a Mosca. Altri, invece, hanno iniziato a lavorare. «Continuiamo a seguire i casi più difficili», aggiunge Bordato. Il progetto dell’associazione, iniziato con quel massacro tra il 1° e il 3 settembre 2004, si è concretizzato infine in un dvd interattivo, realizzato tra il 2005 e il 2009, che viene distribuito gratuitamente alla popolazione di Beslan per aiutarla, ancora oggi, a superare il ricordo di quella scuola.


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Economia

G20 Sul tavolo le sfide della comunità internazionale per ridare forza al lavoro

Contro l'evasione per fermare la crisi

AFP/EAST NEWS

Si apre oggi a San Pietroburgo l'incontro dei rappresentanti dei governi. Le attese dei mercati e la ricerca di risposte sulle urgenze che caratterizzano questa fase economica. TATIANA LISINA RUSSIA OGGI

La riunione del G20 della finanza, tenutasi a fine luglio, ha posto le basi per l'appuntamento generale che si apre oggi a San Pietroburgo, indicando l'importanza di accelerare sulle misure per l'attrazione degli investimenti e su una maggiore coordinamento contro l'evasione fiscale. L'obiettivo, si legge nel comunicato ufficiale, è cercare nuove strade per favorire una crescita equilibrata dell'economia mondiale attraverso la creazione di nuovi posti di lavoro. Il tema cruciale del forum sarà il rallentamento della crescita economica. Il problema preoccupa non solo l'Europa, colpita da una lunga recessione, e gli Stati Uniti, impegnati a lottare contro i bassi livelli di occupazione, ma anche i paesi in via di sviluppo, i cui ritmi di crescita del Pil si sono sensibilmente ridotti negli ultimi mesi. «Il fenomeno è dovuto in parte a processi ciclici, e in parte alla mancanza di riforme strutturali». È questa l'opinione di Nariman Behravesh, esperto di macroeconomia di Ihs Global Insight. Nelle scorse settimane il Fondo monetario internazionale ha ridimensionato le previsioni di crescita dell'economia mondiale per l'anno in corso, portandole dal 3,3 al 3,1 per cento (stabili i Paesi sviluppati al +1,2 per cento).

Un obiettivo di estrema importanza per i Paesi che fanno parte del G20 è la creazione di istituzioni che possano essere in grado di attirare gli investimenti stranieri in maniera efficiente” YAROSLAV LISOVOLIK, PRINCIPALE ECONOMISTA DI DEUTSCHE BANK

Anche per la Russia stanno suonando diversi campanelli di allarme: a luglio l'indice Pmi dell'industria manifatturiera è sceso per la prima volta dall'agosto 2011 sotto i 50 punti, toccando i valori minimi dal dicembre 2009. Ancor prima, l'Fmi e la Banca Mondiale avevano espresso il loro pessimismo riguardo al Pil, riducendo le previsioni di crescita per l'anno in corso rispettivamente al 2,5 e al 2,3 per cento. La Russia, in qualità di presidente

del G20, ha concentrato la sua attenzione sulla necessità di una crescita degli investimenti per consentire la ripresa dell'economia globale. Come ha sottolineato il coordinatore del gruppo degli esperti economici Evsei Gurevich, «il tema comprende due questioni fondamentali: come mettere in moto il motore dello sviluppo, vale a dire gli investimenti, e come ridurre i rischi, costruendo un'architettura finanziaria internazionale e prevenen-

LA DATA

Priorità al lavoro e alle regole per la finanza Le priorità della Russia nel G20 si incentrano sulla crescita economica, con una particolare attenzione rivolta alla creazione di posti di lavoro, agli investimenti, alla fiducia e alla trasparenza. Questi argomenti contemplano tematiche abitualmente presenti nell’agenda del G20, come la regolamentazione del settore finanziario, la sicurezza alimentare, l’occupazione e il debito pubblico,

do quegli squilibri che potrebbero causare una nuova crisi». Secondo il capo economista di Deutsche Bank, Yaroslav Lisovolik, un obiettivo di estrema importanza per i Paesi del G20 è la creazione di istituzioni in grado di attirare gli investimenti in maniera efficiente. Dmitri Polevoi, analista di Ing, ritiene che sia indispensabile un rafforzamento dei controlli sull'efficacia degli investimenti e un cambiamento delle politiche nazionali di sostegno agli investitori. Un'altra questione significativa che il summit dovrà affrontare riguarda le società offshore e le misure coordinate a livello internazionale di lotta all'evasione fiscale. Secondo Lisovolik, «è di estrema importanza che alcuni Paesi non si tengano in disparte e non dirottino verso di sé una parte dei flussi finanziari». La lotta all'evasione fiscale è strettamente legata alle misure anticorruzione, che saranno oggetto di discussione nel prossimo G20. L'ela-

delle quali sicuramente si discuterà durante tutto l’anno. Il vice ministro delle Finanze, Sergei Storchak, ha spiegato che la Russia coltiva un piano molto ambizioso per il 2013. «Per il summit intendiamo mettere a punto un sistema di monitoraggio dell’adempimento degli impegni assunti e un meccanismo di disciplina commerciale dei derivati».

1999 l'anno in cui è nato Il G20, anche se l'istituzione ha assunto rilevanza solo dopo la crisi economica globale del 2008. I Paesi del G20 rappresentano il 90 per cento del Pil globale e i due terzi della popolazione

borazione del piano d'azione per questo problema è iniziata sotto la presidenza della Russia e continuerà dopo il passaggio del testimone all'Australia: il piano prevede una serie di azioni coordinate per assicurare l'indipendenza delle agenzie anticorruzione, la lotta al riciclaggio del denaro sporco e dei proventi della corruzione, la limitazione della libertà di spostamento per i funzionari statali riconosciuti colpevoli di reati di corruzione. Vi sono poi alcuni temi "ereditati" dalle scorse riunioni del G20, come la continuazione della riforma dell'architettura finanziaria mondiale e la regolamentazione sovranazionale. La revisione delle quote nel Fmi in favore dei Paesi in via di sviluppo era stata approvata dai Venti già nel 2010, ma per ora la riforma resta impantanata, cosa che preoccupa in primo luogo i Brics. Il tema delle guerre monetarie invece, attivamente discusso negli incontri del G20 sia nel 2011 che nel 2012, ha già perso la sua attualità. Prima del turno di presidenza di Mosca al G20, a suscitare la preoccupazione generale erano stati il conflitto tra Cina e Stati Uniti, ma anche gli interventi valutari del Brasile. L'ammorbidimento della politica monetaria e creditizia del Giappone, che ha condotto a un sostanziale indebolimento dello yen, non ha suscitato invece forti critiche nei summit precedenti: il che di fatto equivale ad autorizzare una politica monetaria più morbida per raggiungere l'obiettivo principale, vale a dire stimolare la crescita economica.

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Al Forum di Sochi per guardare al futuro dell’economia XII FORUM INTERNAZIONALE DEGLI INVESTIMENTI DI SOCHI 2013 26-29 SETTEMBRE

Il Forum internazionale degli Investimenti di Sochi è una piattaforma di dialogo tra aziende e istituzioni. Nell'edizione 2012 hanno partecipato all’evento oltre 7.300 persone, compresi capi di Stato, rappresentanti delle istituzioni, dirigenti di imprese russe e straniere, oltre a professionisti e politici provenienti da 55 regioni della Federazione e da 40 diversi Paesi. Un'occasione per fare il punto sul futuro dell'economia internazionale e sulle opportunità di business ora che sui mercati appaiono i primi segnali di ripresa.

NIKOLAI PRYANISHNIKOV, PRESIDENTE DI MICROSOFT RUSSIA

"Le mie impressioni generali sul Forum sono state più che positive. La sessione plenaria con il Presidente russo Vladimir Putin è stata tra le più interessanti: ricordo le sue affermazioni in merito alla necessità di ridurre il ruolo dello Stato nell’economia. Lo considero un punto di vista molto interessante"


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Economia ENERGIA

Nucleare Tra vecchie centrali e impianti all'avanguardia dove la ricerca è continua

L'ascesa del green e il futuro dell'atomo

Le nuove tecnologie consentono di ridurre i rischi di incidenti. E dopo la tragedia in Giappone, l'impegno è riuscire a ridurre ulteriormente l'impatto ambientale.

Aleksandr Emelyanenkov

MARINA OBRAZKOVA

ANALISTA

RUSSIA OGGI

N

All'interno della centrale atomica di Rostav-sulDon. La linea principale dello sviluppo è la sicurezza della produzione

ITAR-TASS(2)

Dopo Fukushima si punta tutto sulla sicurezza progettazione ingegneristica della Rosenergoatom, impresa affiliata alla Rosatom. Polushkin ci tiene anche a sottolineare che le nuove tecnologie permettono alla stazione di funzionare normalmente anche senza energia elettrica, e questo significa che non sarà possibile che si verifichino perdite di materiale radioattivo, come è avvenuto a Chernobyl. L'acquisita sicurezza è un altro fattore che gioca a favore del nucleare, così come il suo ridotto impatto inquinante rispetto ad altre fonti di produzione energetica. Inoltre dalla sua c'è la garanzia di prezzi stabili per tutti i 60 anni di durata del reattore, a fronte dei forti sbalzi che invece caratterizzano al petrolio. Aleksandr Moskalenko, presidente

del gruppo imprenditoriale Centro perizie cittadino, sottolinea poi che «la costruzione di un impianto atomico non richiede che vengano sottratte all’agricoltura grosse porzioni di terreno, come invece avviene per gli impianti idroelettrici», spiega. «Per altro, le stazioni termoelettriche alimentate dalle altre risorse energetiche disponibil presentano elevate emissioni cancerogene». L’incidente che ha colpito la centrale di Fukushima, creando grande apprensione in tutto il Mondo, ha dato ai costruttori di reattori della regione uno stimolo all’impegno sula sicurezza, pur nella consapevolezza che nessun reattore può essere sicuro al 100%, come del resto non può esserlo nemmeno un'automobile.

LE TAPPE

é il solare, né l'eolico, né lo shale gas potranno estromettere l'energia nucleare dal bilancio energetico mondiale. Anzi, secondo il direttore generale dell'Aiea (International Atomic Energy Agency),Yukiya Amano, l'incidenza dell'energia nucleare continuerà ad aumentare in maniera costante ed entro il 2030 potrebbe addirittura raddoppiare. Questo il quadro emerso nella conferenza internazionale dal titolo "L'energia atomica nel XXI secolo", tenutasi di recente a San Pietroburgo, che ha raccolto delegazioni ministeriali da 89 Paesi, compresa l'Italia. Non è un caso che il forum globale organizzato dall'Aiea si sia svolto in Russia, Paese considerato tra i protagonisti del settore e leader dal punto di vista tecnologico. Il presidente dell'associazione mondiale degli operatori di centrali nucleari, Duncan Hawthorne, ha espresso la sua personale convinzione che l'energia nucleare nel mondo abbia bisogno del consiglio e dell'aiuto degli esperti di nucleare russi. Il confronto conclusivo tra specialisti è stato importante anche per dare la giusta interpretazione alle tendenze del periodo post-Fukushima. Va tenuta in conto la decisione politica delle autorità tedesche di fermare progressivamente la produzione nelle proprie centrali nucleari. Alla Russia è ben nota anche la preoccupazione sorta in Italia dopo gli avvenimenti di Fukushima. Ma vi sono anche segnali di segno contrario. Francia, Stati Uniti, Canada, Russia, Svezia, e Corea del Sud stanno ottimizzando e sviluppando i rispettivi programmi nazionali in direzione del nucleare. L'India e la Cina confermano i loro progetti per l'incremento a tappe forzate della produzione di energia atomica. La Repubblica Ceca sta svolgendo le gare d'appalto per la costruzione di due nuovi reattori presso la centrale nucleare di Temelin. La Finlandia ha avviato trattative dirette con gli appaltatori per la realizzazione di una nuova centrale nucleare sul proprio territorio. In Bielorussia, Turchia e Vietnam sono in corso i lavori preliminari per la costruzione delle prime centrali nucleari di questi Paesi. In altre parole, l'energia nucleare continua a essere richiesta in tutto il mondo, compresa la regione del Vicino Oriente, il Sudafrica, e i Paesi dell'America Centrale e Meridionale. Secondo i dati ufficiali resi noti dal responsabile dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica Yukiya Amano, la capacità produttiva complessiva delle centrali nucleari attive nel mondo è di 372 GW, e nel futuro prossimo aumenterà di altri 80 o 90 GW. La posizione del governo russo sul tema dell'energia nucleare e dei mezzi per garantirne lo sviluppo è stata esposta al forum di San Pietroburgo dal vice premier Dmitri Rogozin. Secondo il quale, il nucleare civile non coinvolge solo le centrali per la produzione di energia elettrica, ma anche il settore aerospaziale, la medicina, le nuove tecnologie dell'informazione e i super computer per complesse operazioni di calcolo, di progettazione e di proiezione. «Il futuro del settore nucleare è nelle tecnologie innovative», ha spiegato il vice premier. «E la priorità imprescindibile per l'impiego di queste ultime è che ne sia garantita la sicurezza». L'autore è esperto del settore energy

SCIENZA

I NUMERI

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i Paesi di tutto il mondo che, secondo i dati dell'Aiea, hanno 447 reattori nucleari in funzione

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sono gli altri impianti analoghi che sono attualmente in fase di costruzione in tutto il Mondo

PAVEL LISITSYN/RIA NOVOSTI

La stazione nucleare ubicata a Shchelkino (in Crimea) è la testimonianza di un’epoca ormai finita nella storia dell’energia nucleare. Il cantiere è stato “congelato” nel 1986, dopo l’incidente di Chernobyl. L’atmosfera desolata della centrale rimasta incompiuta è stata per molti fonte di ispirazione: era qui che si svolgeva regolarmente Kazantip, un importante festival di musica elettronica da discoteca dell’ex-Unione Sovietica, ed è stato qui che il celebre regista russo Fedor Bondarchuk ha girato il suo film di fantascienza “L’isola abitata”. A qualche centinaio di chilometri da qui, sull’altra sponda del Mar Nero, vicino a Volgodonsk, si trova invece la centrale nucleare di Rostov, dove lavorano più di 5mila persone. Anch’essa si trovava in fase di costruzione ai tempi del disastro di Chernobyl, ma le autorità locali hanno tratto un insegnamento diverso dalla catastrofe: invece di accantonare il progetto, hanno fatto in modo che la centrale fosse equipaggiata con i sistemi di sicurezza più affidabili. Dopo la tragedia di Fukushima, alla quale è seguito il rapido aumento dell’estrazione di gas e petrolio in tutto il Mondo, alcuni analisti affermarono che l’energia nucleare avesse ormai i giorni contati, ma le cose sono andate diversamente. Come dimostra il caso della centrale di Rostov, che si trova a tre ore di strada da Rostov-sul-Don, vicino alla cittadina di Volgodonsk. Proprio a due passi dalla città, ma gli abitanti non ne sono turbati. La tecnologia che viene utilizzata nel cantiere si chiama multi-D. Come ci ha spiegato Sergei Olantsev, vice direttore della ditta costruttrice Niaep, la sua particolarità consiste nel fatto che il software tiene conto non solo dei parametri spaziali, ma anche di quelli temporali, finanziari e delle materie prime. Di fatto è possibile visualizzare le varie fasi di tutto il processo di costruzione come in una macchina del tempo: basta avere degli occhiali 3D, uno schermo e un joystick per navigare. L’energia atomica sta andando incontro a un nuovo periodo di crescita: tra i 20 paesi che producono grandi quantità di gas, ben 15 hanno avviato nuovi programmi per lo sviluppo del settore. Secondo le stime elaborate da Rosatom (gigante energetico russo), entro il 2020 nel mondo la capacità di produzione di energia nucleare aumenterà di circa 460 gigawatt (per dare un'idea, una città occidentale di grandi dimensioni utilizza non più di un gigawatt), complice la fame di energia espressa dai paesi emergenti. Il nuovo reattore della centrale nucleare di Rostov può reggere a terremoti di magnitudo fino a 9 gradi della scala Richter e sopporterebbe anche l’impatto con un “boeing” di 400 tonnellate, come spiega Aleksandr Polushkin, direttore del dipartimento di

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REATTORE VELOCE LA DESTINAZIONE DEL COMBUSTIBILE USATO «I reattori veloci ci aiuteranno a capire cosa farne del combustibile esausto», spiega Leonid Bolshov, direttore dell’Istituto per sviluppo sicuro dell’energia atomica.

La lunga marcia verso i reattori di nuova generazione WWW.RUSSIAOGGI.IT/ 21107

CONFRONTI

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1979 • È stato approvato il progetto in base al quale la stazione deve essere composta da due reattori in funzione per complessivi 1900 MW e da due reattori per complessivi 2022 MW, tutti di tipologia VVER1000

2001 • Il primo blocco di energia dalla stazione con il reattore VVER1000 è stato attivato. È stato il primo progetto lanciato dopo la tragedia di Chernobyl (il più grande incidente nucleare della storia), avvenuta il 26 aprile del 1986

2010 • È stata avviata la costruzione del blocco numero quattro. Lo stesso anno è entrato in funzione il blocco tre. Attualmente il cantiere vede impiegate più di 3mila persone. La fine della costruzione è prevista per 2015

Dopo Cernobyl il nucleare è entrato in un periodo di stasi, mentre dopo Fukushima questo non è accaduto: la costruzione delle centrali prosegue" YUKIYA AMANO DIRETTORE DELL'AIEA

Ma l’era del gas non è finita Secondo le previsioni dell’Istituto di Studi Energetici dell’Accademia Russa delle Scienze, nel 2040 il consumo mondiale di gas raggiungerà i 5,3 miliardi di metri cubi, il 60 per cento in più rispetto ai livelli del 2010. Nei prossimi decenni i rappresentanti più influenti del mercato del gas, a parte la Russia, saranno Stati Uniti e Cina. Gli esperti prevedono che la Russia manterrà la sua leadership nell’estrazione ed esportazione di gas, anche se pesano i dubbi sulla fluttuazione dei prezzi.


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Cultura

LETTERATURA CONTEMPORANEA GENERI, STILI E CONTENUTI TENDONO A POLARIZZARSI DA UN LATO I REPORTAGE CHE RACCONTANO LA REALTÀ DALL'ALTRO LA VOGLIA DI EVASIONE ATTRAVERSO IL FANTASY

Una dialettica costante tra analisi del quotidiano e salti improvvisi in un futuro caratterizzato da nuovi scenari politici. Per comprendere e superare le ingiustizie del presente. ALENA TVERITINA RUSSIA OGGI

È stata l'unica luce capace di bucare il buio perfido degli anni Novanta. Rara gioia nella desolata e alienante terra di nessun aperta dal crollo dell'Unione Sovietica. La letteratura: una valanga di inediti, di libri mai stampati, di parole taciute per troppo tempo inonda la nuova Russia che si allontana dalla censura del regime. Un boom che, inevitabilmente, porta con sé anche la crescita della letteratura di puro intrattenimento. Ma basta poco, e già all'alba del nuovo millennio gli scrittori iniziano a sperimentare, ricordando, semplicemente, di avere tra le mani il destino di una delle letterature più importanti del Pianeta. Tornando a porre la questione del rapporto tra parola e potere. Tra gli schemi più in voga per affrontare il labirinto della nuova letteratura, quello di Konstantin Milcin, critico di “Russkij Reporter”. Milcin identifica sette filoni principali. Si comincia con“l'essere umano in condizioni estreme”: la guerra o la prigionia, lo shock delle guerre cecene (uno dei testi più noti di questo filone è “La guerra di un s o l d a t o ”, d i A r k a d i Babchenko). Poi “il naufragio dell'impero”,una riflessione sul collasso della superpotenza sovietica e la ricerca di nuovi punti di riferimento (“Capelvenere” di Mikhail Shishkin). Seguono “il nuovo uomo russo”,che approfondisce l'abisso che passa tra un accanito lavoratore socialista e l'impiegato d'ufficio che lo ha sostituito e “la ricerca dell'età

dell'oro”.Poi:“Apocalypse Now”,la nascita del genere dell'anti-utopia e della fantascienza post-apocalittica,“il piccolo mondo personale”,incentrato sulla vita in provincia, e “la letteratura dei sentimenti”. Insomma, all'inizio del XXI secolo gli scrittori tornano a occuparsi di questioni universali. Una riflessione costante sulla nuova epoca, fatta attraverso il ritratto degli idealtipi della nuova società. Leggere diventa una terapia d'urto fatta soprattutto di immagini post-apocalittiche. Infatti, se la letteratura popolare attirare i lettori con romanzi divertenti e ironici, la prosa di maggior livello intellettuale presenta stati d'animo tutt'altro che raggianti. Secondo lo scrittore Zakhar Prilepin, la nuova letteratura è ricca di“presagi preapocalittici”.Ritorna un “realismo sociale e critico unito alla sensazione di aver raggiunto un esito nazionale e la disgregazione di qualsiasi criterio di moralità e buon senso propriamente detto”. Sullo sfondo della riflessione dei nuovi scrittori, il legame tra parola e potere. Semplificando: prima della rivoluzione russa la letteratura non era solita addentrarsi nel mondo interiore degli eroi, ma trattava di questioni eterne. In particolare si soffermava su come creare una società più umana, su quale corso politico adottare per realizzare questo obiettivo e come costruire un Paese rinnovato. Da parte sua, il potere prestava ascolto agli scrittori e reagiva in base alle tendenze del periodo, a volte praticando la censura, a volte revocandola. Al giorno d'oggi la relazione tra letteratura e potere è al tempo stesso semplice e difficile. Prilepin, membro del Partito Nazional Bolscevico, attualmente fuorilegge, e autore di uno dei più popolari e rivoluzionari

romanzi di questo inizio secolo, "Sankja", ritiene che si possa scrivere quello che si vuole, tanto il potere non ascolta. Quindi, se uno scrittore vuole esprimere la propria posizione, è necessario che lo faccia in politica. E le distopie spopolano anche nella letteratura di consumo. Come nei racconti in serie“Metro 2033”, basati sulla saga di Dmitri Glukhovskij. Altra tendenza, quella del “bestseller ortodosso”, come è stato definito dai critici il successo del libro di racconti sulla vita del clero russo scritto da Archimandrit Tikhon. La tiratura di“Santi senza santità” ha superato il milione di copie e il m e rc a t o è stato invaso da varie imitazioni. Tra i generi, si è verificata una polarizzazione. Da un lato la tendenza alla non-fiction, con biografie, racconti di viaggio, romanzi-ricerche. Dall'altro, «l'inserimento di elementi fantastici nel racconto realistico», come ha osservato la scrittrice e critica Alisa Ganieva. Secondo la quale «è evidente il tentativo di immortalare la realtà circostante il più fedelmente possibile guardando al tempo stesso oltre gli orizzonti del reale e interpretando ciò che attende il paese e l'umanità in futuro». Gli esponenti di maggior successo di questo genere semi-fantastico sono Dmitri Bykov e Olga Slavnikova. Quest'ultima ricorda che «non è possibile descrivere la nostra vita odierna usando le forme stesse della vita. Per garantire autenticità serve proprio un elemento fantastico».

SUL NOSTRO SITO

Vladimir Makanin Uno dei più noti tra gli scrittori della Russia contemporanea a colloquio con l'inviato di Russia Oggi sulle responsabilità sociali degli intellettuali e sulle prospettive del mondo in cui viviamo Leggi l'articolo su www.russiaoggi.it/26217

Aleksei Guskov ATTORE

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Sono davvero contento che il ruolo sia stato affidato a me. Forse, in tutto ciò, sono state determinanti le mie radici slave: Papa Giovanni Paolo II era polacco. Ho instaurato un buon rapporto con Giorgio Pasotti, che nel film interpreta Lino Zani" Leggi l'intervista su www.russiaoggi.it/26219


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Cultura

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Attraverso l'arte Un itinerario nella capitale, nei i luoghi dove sono nati i personaggi del capolavoro di Pasternak

Passeggiando con il Dottor Zivago La grande intuizione editoriale di Giangiacomo Feltrinelli. Un libro censurato in Unione Sovietica e che nel 1957 diventa, grazie alla casa editrice italiana, un successo internazionale. Milioni di copie vendute, il Nobel, personaggi impressi per sempre nell'immaginario collettivo. Poi il film campione d'incassi con Omar Sharif e Julie Christie. Un viaggio tra rivoluzione e vita privata che viene edito in patria solo nel 1988, in piena Perestrojka SERGEY SUBBOTIN/RIA NOOVOSTI

Riportare gli appassionati di Pasternak nei luoghi in cui lo scrittore ha "sognato" il dottor Zivago. Anni di studi, per una ricerca che ha permesso di ricostruire la Mosca di Boris, l'itinerario in cui si muove Zivago. Si parte da via Tverskaja e dalle aree circostanti. Uscendo dalla stazione della metropolitana“Majakovskaja”,si scorge una casa a tre piani con le pareti color giallo che sembra quasi perdersi nella miriade di banche e caffetterie. Sulla facciata principale, una targa: “Il poeta Boris Pasternak nac-

que in questa casa il 29 gennaio del 1890”. Il quartiere viene citato anche nel romanzo: è lì che Komarovskij prenota una camera per Madame Guichard e la figlia Lara presso la pensione “Cernogorie”. Poi si prosegue, camminando lungo Sadovoe koltso fino a via Delegatskaja dove si può visitare il Seminarskij Park, il piccolo parco dove Boris camminava quando era ancora un bambino con la tata. Ma torniamo in via TverskajaJamskaja e percorriamola in direzione del Cremlino. Alle nostre spalle avremo la piazza della stazione Belorusskij, nei pressi dell'Arco di Trionfo. Anch’esso viene citato nel romanzo: «Madame Guichard acquistò una piccola impresa, la sartoria Levictaja, nei pressi della Porta Trionfale». Arriviamo fino a Piazza Pushkin e imbocchiamo il vicolo Bolshoj Putinkovskij. Qui, al numero 5, sul territorio dell’antico Monastero Strasnoj (il Monastero della Passione), si trovava la redazione della rivista letteraria Novyj Mir (Mondo Nuovo), fondata nel 1925 dal quotidiano Izvestia. Di tutti gli edifici del monastero si sono conservati solo gli ex alloggi monastici dove la redazione della rivista Novyj Mir fu trasferita negli Anni Sessanta e si trova ancora oggi. Boris Pasternak instaurò una stretta collaborazione con la rivista, che pubblicò alcune sue poesie, un capitolo del poema“L’anno 1905”e il poema “Il luogotenente Schmidt”.La redazione si sarebbe dovuta occupare anche della pubblicazione de “Il dottor Zivago”,ma alla fine ciò non avvenne per motivi ideologici. Fu proprio nella redazione di Novyj Mir che Pasternak

GETTY IMAGES/FOTOBANK

In ogni cosa ho voglia di arrivare sino alla sostanza... sino all'essenza dei giorni passati, sino alla ragione" BORIS PASTERNAK

conobbe Olga Ivinskaja, con la quale lo scrittore ebbe una complessa e stravolgente storia d’amore. Molti studiosi ritengono che Olga Ivinskaja abbia ispirato il personaggio di Lara de “Il Dottor Zivago". Poi via Bolshaja Nikitskaja. Qui si trova il Conservatorio di Mosca, dove Pasternak si iscrisse nel 1905, mentre studiava al liceo, e in cui si diplomò per corrispondenza. Nell’ala sinistra del conservatorio c’è una caffetteria, dove, ordinando una tazza di caffè è possibile sfogliare le pagine de“Il dottor Zivago” e trovare numerosi riferimenti su questa strada. Agli inizi del XX secolo, i primi numeri civici su entrambi i lati di questa via erano occupati dall’edificio dell'Università statale di Mosca, dove Pasternak si iscrisse nel 1908 per studiare alla Facoltà di Giurisprudenza. Nel 1909, tuttavia, chiese il trasferimento per frequentare la Facoltà di Storia e Filologia. Attualmente, quasi tutte le facoltà dell’Università statale di Mosca sono state spostate nel complesso di Leninskie Gory. Nelle vicinanze di Bolshaja Nikitskaja sono rimaste solo le Facoltà di Giornalismo, Psicologia, Arte e l’Istituto di studi asiatici e africani.

LA STORIA

Fu lo stesso Nikita Krusciov, segretario del Pcus dal 1953 fino al 1964, a riabilitare il romanzo. In una pagina del suo memoriale, infatti, scrisse: «Quel lavoro meritava di essere pubblicato». E in Italia fu grande la polemica tra il Pci e la casa editrice per impedire che l'opera venisse stampata

Bolshaja Nikitskaja termina in via Mokhovaja, in prossimità di Piazza del Maneggio e del Cremlino, a cui Pasternak dedicò due poesie: “Su Ivan il Grande” e “Il Cremlino nella bufera della fine del 1918”. Ma noi svoltiamo a sinistra e, dopo aver percorso un centinaio di metri, ci troviamo di nuovo in via Tverskaja. La percorriamo fino a vicolo Kamergerskij. L’attrazione principale della zona è il Teatro d’Arte di Mosca, un altro edificio strettamente legato al destino di Pasternak. È qui che Vladimir Nemirovich-Danchenko avrebbe voluto mettere in scena un allestimento dell’“Amleto”,basato sulla traduzione di Pasternak, che alla fine, però, non vide la luce. Infine Vicolo Kamergerskij, che ricopre un ruolo speciale nel romanzo: Pasha Antipov si incontra con Lara, prima che ella spari a Komarovskij, in una stanza del palazzo che sorge accanto al Teatro d’Arte. È proprio qui che, da una slitta, Zivago vede “la candela bruciare sul tavolo”. Ed è qui che, ironia della sorte,Yuri trascorrerà i suoi ultimi giorni. Lara vedrà la bara con il suo corpo nella medesima stanza. Oggi, vicolo Kamergerskij è una zona pedonale, piena di ristoranti e caffetterie per tutti i gusti. È qui che si conclude la nostra passeggiata in giro per Mosca sulle tracce di Pasternak, anche se essa potrebbe benissimo continuare. Ad esempio, l’Arbat con tutte le sue viette, il villaggio degli scrittori di Peredelkino, le strade del ponte Kuzneckij, e molti altri quartieri rimarranno per sempre nel “muscolo esausto del cuore” del poeta. Tatiana Solovieva

A sinistra Boris Pasternak impegnato nella stesura del suo romanzo. Lo scrittore fu insignito del Nobel per la letteratura nel 1958, due anni prima della sua morte. Ma non potè ritirarlo per l'avversione di Krusciov

MULTIMEDIA

Guarda le vignette sulla leteratura russa e indovina di che libro stiamo parlando


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Sport

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Ferdinando De Giorgi

Andrea Di Nino

NAZIONALITÀ: ITALIANO

NAZIONALITÀ: ITALIANO

ETÀ: 52

ETÀ: 41

SPORT: PALLAVOLO

SPORT: NUOTO

“L’Eroe dei tre mondi”. Ferdinando De Giorgi, detto Fefè, prima di sedersi in panchina, era parte della generazione dei fenomeni della pallavolo italiana che con la Nazionale vinceva tre titoli mondiali in tre continenti diversi, dal 1990 al 1998. In maglia azzurra, 330 presenze, nonostante la concorrenza di grandi palleggiatori come Fabio Vullo, Paolo Tofoli, Marco Meoni. Da allenatore, un ciclo d’oro alla guida della Lube Macerata: scudetto nel 2005/2006, poi una Coppa Cev, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana. Nel 2012 è chiamato a dirigere il Fakel di Novij Urengoj

Un biglietto. Un pezzo di carta che inforca i meridiani, unendo la Puglia, per la precisione la terra del Salento, con la Siberia. Settemila chilometri e più, per fiutare la scia vincente dei tecnici italiani in Russia. «In realtà, la scia del freddo, anzi del gelo.. l’anno scorso si è arrivati a meno 42 gradi. Dopo un minuto all’aria aperta, viene il mal di testa», dice Ferdinando De Giorgi. Fefè per il microcosmo del volley, uno degli ultimi mister a essere saliti sull’aereo per l’Est. Per lui è il secondo anno al Fakel Novyj Urengoy, club siberiano della Superliga (massima serie, al via il 26 ottobre). Perché in Russia "italians do it better", almeno in panchina. Da Sandro Gamba ed Ettore Messina, a Luciano Spalletti e Fabio Capello e Daniele Bagnoli, ex commissario tecnico della Nazionale di volley russa. Una lista che comprende anche Andrea Di Nino, membro dello staff tecnico della Nazionale di nuoto della Federazione ai Giochi di Londra 2012. Ma soprattutto capo allenatore del progetto Adn Swim Project, primo programma europeo di allenamento per nuotatori internazionali, che comprende sette russi. De Giorgi arriva da Lecce, Di Nino ha avviato il percorso Adn a Caserta. Il primo, quando giocava era un folletto geniale (178 cm) nel mondo dei giganti. Ha vinto tre mondiali con la Nazionale italiana tra il ’90 e il ’98. Poi, dalla rete alla panchina, scudetto in Italia con la Lube Macerata. E il grande salto russo. «Ho vissuto sugli aerei, ma 140mila chilometri di viaggio, 210 ore in volo in pochi mesi non li avevo mai fatti». Allena a un battito di ciglia dal Circolo Polare Artico. Nella città che ospita una delle centrali di Gazprom - proprietaria del club -, il colosso nazionale del gas. «Noi siamo l’attività ricreativa degli operai. Che non sempre vediamo al palazzetto. Qui ci sono turni

trimestrali, non si può uscire per strada un anno intero, troppo freddo». Gli allenamenti si tengono a Mosca, poi quattro ore di volo per le gare casalinghe in Siberia. Dove De Giorgi ha trovato condizioni tecnico-economiche ideali per vincere trofei. «Il livello della pallavolo russa sale. Sono aperti a nuove conoscenze ma custodiscono la loro tradizione. Anzi, si è guardati con sospetto se non si tiene conto del loro passato». Gli inizi sono stati duri. «I russi ci chiamano perché vogliono qualcosa di diverso. Dovevo prendere le misure al ritmo aereo-partita-aereo. Saltavano gli allenamenti, così come i tempi di recupero. Ma ho provato subito a capire le potenzialità, anche umane, degli atleti». La nostalgia sa bussare alla hall d’albergo. «Basta un salto al supermercato - ride Fefè -, dove ho trovato cibi da ogni angolo del mondo. Anche la burrata, 25 euro a vasetto». Per Di Nino, il filo rosso con gli atleti della Federazione si annoda nel 2008, quando inizia ad allenare il campione a rana Roman Sloudnov. A seguire, potenziali fuoriclasse delle piscine, tra cui Evgeni Korotyshkin, medaglia d’argento nei 100 metri farfalla alle Olimpiadi di Londra 2012. Per i risultati olimpici è’stato premiato allenatore del 2012. Ora assiste sette nuotatori della Federazione. «C’è attenzione dei media russi sugli italiani. Ma la differenza è segnata dai risultati». Per lui, la Russia è toccata e fuga, tra stage in Europa e in Sudamerica. Lo zapping sulla cultura dell’Est avviene attraverso i romanzi di Nikolai Lilin «mi servono per provare a comprendere la psicologia dei russi». Ma la Russia non è solo vasca, aeroporti e alberghi. «È anche la fotografia di un Paese che alterna progetti d’eccellenza ad aree povere, specie nelle periferie suburbane. Ma apprezzo molto la volontà di far emergere attraverso lo sport (come dimostrano le Universiadi di Kazan e i Giochi invernali di Sochi 2014) un nuovo modello sociale, culturale, educativo per emancipare la popolazione».

Andrea Di Nino, 41 anni, è capo allenatore e direttore tecnico di ADN Swim Project, primo programma europeo di allenamento per nuotatori internazionali. Con i suoi metodi (perfezionati grazie alla collaborazione con la federazione statunitense, italiana e greca), ha portato il serbo Milorad Cavic al titolo mondiale ai Mondiali di Roma 2009. Soprattutto, il campione russo Evgeny Korotyshkin all’argento olimpico (Londra 2012) nei 100 metri farfalla, dopo il primato mondiale in vasca corta e il successo ai Mondiali di Dubai 2010. Di Nino al momento allena sette nuotatori russi

Nicola Sellitti

Al Fakel ritrovo Valerio Vermiglio, un altro pizzico d’Italia in Siberia. In Superliga ci sarà da fare i conti con il Kazan, il Novasibirski. il Belgorod, la Dinamo Mosca"

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In Russia c’è una diversa attenzione allo sport. Si investe tanto, tra tecnici e strutture. Nel nuoto vedo grandi cambiamenti, un’apertura verso le novità che negli anni passati non c’era"

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ALESSANDRO RAMPAZZO

VALERI ARUTYUNOV

Non solo calcio. Se Fabio Capello e Luciano Spalletti sono i più celebri tra gli allenatori italiani in Russia, non mancano le esperienze di successo anche negli altri sport. Come dimostrano i casi di Sandro Gamba, Ettore Messina, Daniele Bagnoli, Ferdinando De Giorgi e Andrea Di Nino. Questi ultimi due si raccontano a Russia Oggi, tra voglia di emergere e scoperte anche insolite

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