Runa Bianca n°0

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SCIENZA

“Dr. Victor von Frankenstein, I suppose?”

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te anch’egli della villa. Byron propone infatti che ciascuno degli ospiti scriva una storia di fantasmi. Nel frattempo, durante le lunghe serate, le conversazioni vertono sulla natura della vita, sulla morte, sul darwinismo, sull’elettricità, sul galvanismo e, non ultimo, sulla possibilità di dare origine ad una creatura artificiale ed infondere in essa la vita. Queste riflessioni scatenano l’immaginazione di Mary, le ricordano qualche cosa di cui parleremo tra breve, risvegliano in lei incubi ormai sopiti e la conducono però all’origine di uno dei ‘miti’ del romanzo gotico: uno studente in medicina, un medico che osserva la creatura che ha – diremmo in modo ‘blasfemo’ – assemblato, una creatura che, grazie alle energie del Creato, comincia a mostrare segni di vita. La Shelley descrive efficacemente sia il successo dello scienziato per essere riuscito ad infondere una parvenza di vita nella ‘sua’ la creatura sia il terrore che poi lo attanaglia pensando che il ‘mostro’, abbandonato a se stesso – “Ti ho sollecitato io a trarmi dall’oscurità?”… – possa morire. E anche creare, intorno a se, distruzione e morte. Non entro affatto negli sviluppi del romanzo poi pubblicato nel 1818 ed uscito successivamente in innumerevoli edizioni – romanzo che esorto a leggere: ne vale veramente lo ‘sforzo’! – ma sono ben certo che Mary Shelley venne a conoscenza di qualcuna delle opere di uno strano personaggio che risponde al Runa Bianca

di Roberto Volterri

Mary Shelley, autrice del romanzo ‘Frankenstein’

nome di Konrad Dippel e che, verosimilmente, visitò anche qualcuna delle località ove Dippel aveva dimorato ed eseguito i suoi ‘proibiti’ esperimenti. Non è affatto escluso che abbia visitato anche il castello situato a pochi chilometri da Darmstadt, oggi conosciuto proprio come il ‘Castello di Frankenstein’, e che tutto ciò le abbia dato lo spunto, durante la sua vacanza sul lago di Ginevra, per scrivere il suo celeberrimo romanzo. Magari anche a seguito di ciò che era accaduto a Londra ad opera di quel Giovanni Aldini i cui “orrorifici” esperimenti ho descritto nel recentissimo libro “Il laboratorio del Dr. Frankenstein”. Giugno 2011 | n.0


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