Runa Bianca n°0

Page 45

Il mistero della spedizione Doria-Vivaldi

Giugno 2011 | n.0

ta nelle nebbie di congetture e silenzi. Le cronache di Jacopo Doria riportano un laconico “Non abbiamo più avuto notizia certa di loro” (“aliqua certa nova non habuimus de eis”); autori posteriori si lanciano in supposizioni che mancanco però di testimonianze e dati certi. Possiamo immaginare che almeno una galea possa aver costeggiato ancora per un buon tratto le coste africane, scoprendo paesaggi e popoli insoliti, profumi bizzarri, orizzonti lontani. Forse i fratelli Vivaldi e il resto dell’equipaggio fecero naufragio alla foce del fiume Senegal, forse si salvarono e continuarono le proprie vite lontano dalla patria, come sostiene D’Avezac, o forse riuscirono persino a raggiungere il Sudafrica e sperimentarono le turbolente acque del Capo di Buona Speranza. Non possiamo saperlo, ma ci piace almeno rispolverare dai meandri della storia questi brandelli di un’avventura grandiosa e rendere così omaggio ai coraggiosi navigatori della Sant’Antonio e dell’Allegrancia.

CURIOSITA’

ra aveva frequentissimi scambi. (2) Il Canale prosegue aggiungendo ulteriori particolari: una delle Isole Canarie venne chiamata Allegrancia, proprio come una delle due galee della spedizione, come si vede in una carta dell’Africa del Portolano Mediceo risalente al 1351; sembra quindi probabile che la scoperta di quelle isole da parte europea fosse avvenuta con la spedizione Doria-Vivaldi nel 1291. D’altra parte, l’impresa che sancisce l’avvio di contatti con le isole, quella di Lanzerotto Malocello del 1336 (da cui prese nome l’isola di Lanzerotta, oggi Lanzarote), potrebbe essere stata approntata proprio per cercare tracce della spedizione precedente. Anche Cristoforo Colombo riconosce il merito ai prodi navigatori genovesi, ai quali tributa l’onore di avere “scoperto o trovato di nuovo le dimenticate Canarie”, evento che molti storici successivi tendevano a datare al XV secolo. (3) Girolamo Tiraboschi ci ricorda che anche il poeta Petrarca nel 1346 dava per certa la scoperta delle Canarie da parte dei genovesi (“Eo siquidem et patrum memoria Genuensium armata classis penetravit”, De Vita Solitaria) (4), mentre Dante Alighieri ha in mente probabilmente proprio la sventurata spedizione dei fratelli Vivaldi quando descrive l’ultimo viaggio di Ulisse nel XXVI Canto dell’Inferno. Cosa sia potuto accadere alle due galee genovesi dopo il “Capo di Gozola” non è dato sapere. La fine dell’ardimentosa impresa, che anticipa di due secoli lo spirito che pose fine al Medioevo e aprì le porte alla storia moderna, è avvol-

di Elena Serughetti

Note 1) “L’Expédition génoise des frères Vivaldi a la découverte de la route maritime des Indies Orientales aux XIII° siècle”, M. D’Avezac. Paris, 1859. Pagg. 18-19. 2) “Storia del commercio, dei viaggi, delle scoperte e carte nautiche degl’Italiani”, Michele Giuseppe Canale. Genova, 1866. Pagg. 305-312. 3) “Lettere autografe edite ed inedite di Cristoforo Colombo”, G. Daelli. Milano, 1823. Pagg. 24-25. 4) “Storia della letteratura italiana. Volume II”, Girolamo Tiraboschi. Niccolò Bettoni e Comp., 1823. Pagg. 49-50.

Runa Bianca

45


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.