I cani abbaiano

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journal

Biennio Specialistico Arti Visive e Studi Curatoriali Coordinamento MANUELA GANDINI

ottobre 2012

i cani abbaiano

RIVISTA D'ARTE ED ECONOMIA

“Un antico proverbio dell’Africa occidentale paragona l’artista al cane. Punto d’incontro tra il mondo naturale e quello dell’uomo, il cane nelle più antiche società africane godeva di uno status culturale scabroso e altamente ambiguo. Pur non essendo un essere umano né un animale selvatico, è stato cionondimeno ammesso nella sfera domestica, dove viene riconosciuto come il migliore amico dell’uomo. Estremamente fedele, era così devoto al suo padrone al punto di aiutarlo a cacciare gli animali selvatici. Questo è ciò che gli ha conferito diritti particolari. Dato che un cane non è mai contento come quando mette il naso nel didietro di un altro – l’ano, quell’anello sensoriale del mondo – simbolizzava anche svilimento e degradazione. Proprio come il cane, anche l’artista godeva di diritti particolari, compreso il diritto di condurre esperimenti proibiti. La sua missione era tradurre la società a se stessa.”

La crisi economica ha stimolato una serie di discussioni contro il sistema capitalistico e consumistico in cui il mondo occidentale si è comodamente adagiato per anni. Ha fatto luce sui difetti di un sistema che ha dominato e influenzato i valori centrali della società occidentale all’inizio del ventunesimo secolo.

procedure di funding in un paese in via di sviluppo quale il Sudafrica. Altre analisi mostrano le complicazioni politiche che influenzano l'arte in Colombia e l’esame delle dinamiche di arte pubblica a Taiwan. Possiamo renderci conto di non essere isolati.

Achille Mbembe, Cape Times, 5 giugno 2012.

In effetti ci ha permesso di vedere che il cambiamento è necessario, e ciò significa anche cambiare i valori che informano le nostre decisioni. È a partire da questa idea che possiamo capire perché sia necessario effettuare un’indagine anche dalla prospettiva delle arti. La ragione più ovvia è che la crisi economica e le politiche finanziarie dei governanti toccano anche il settore culturale. I produttori di cultura necessitano di spazi e supporti finanziari per vivere e produrre opere. Quando si analizza la situazione attuale il crollo dei mercati finanziari e le aziende guidate da avidità e speculazione risultano essere solo le più superficiali tra le cause di questa crisi. È facile addossare tutte le colpe ai banchieri, ai Presidenti dei Consigli di Amministrazione (CEO) o ai Governi dei vari Paesi, ma tutto ciò non è avvenuto in una sola notte a causa di alcune persone malvagie. Si tratta di un sistema di valori - una cultura - che è stato la base dei sistemi di produzione e consumo in cui viviamo. Noi non siamo spettatori innocenti o semplici vittime di questo sistema, siamo stati anche partecipanti attivi. Questo discorso include il settore culturale, noi stessi in quanto artisti, curatori e scrittori. Quindi, come operatori culturali abbiamo bisogno di capire come ci inseriamo in questa situazione economica, quali sistemi di produzione usiamo e cosa facciamo per cambiarla o per sostenerla. Partire da una analisi storica ci permette di vedere come siamo arrivati a questo punto, comprendere l’invenzione del mercato dell’arte e come questa sia il riflesso del sistema finanziario speculativo. Ciò ci porta a ragionare anche sui sistemi di potere e su come lo stesso sia concentrato nelle mani di pochi eletti. Guardiamo alle crisi economiche del passato, alla grande depressione, studiando il modo in cui sono state affrontate, a volte in maniera bizzarra o estrema. Una volta compreso il passato si può riflettere sulla condizione odierna. Possiamo definire come viene valutata l'arte oggi, qual è il suo ruolo nella società e in che modo le sue stesse politiche e finanze la influenzano. Nel mondo globalizzato siamo in grado di imparare gli uni dagli altri e tracciare delle somiglianze. Proponiamo un'analisi dei diversi concetti di finanziamento e percezione del bene pubblico in diverse aree geografiche, partendo dalla valutazione del sofisticato sistema di finanziamento in uso nel Nord Europa per arrivare alle complicate

La parte finale della pubblicazione guarda in chiave teorica a questo processo; si domanda in che modo il mondo è stato percepito teoricamente e filosoficamente, e come l’artista immagina e affronta queste concezioni. Si potrebbe anche criticare un gruppo autonomo di artisti che occupano edifici aziendali e si appropriano di spazi urbani, o valutare la creazione e l’immaginazione di spazi utopici come irrealistica; ma in ogni caso questi esempi servono come specchi che riflettono l’immagine di cosa può essere, o cosa non dovrebbe essere. Ci si potrebbe chiedere perché è importante che noi, come operatori della cultura, pubblichiamo un volume di articoli su arte ed economia. La risposta è questa: noi siamo i cani, abbiamo bisogno di dissotterrare le vecchie ossa, dobbiamo iniziare ad abbaiare da dietro i cancelli per mettere in guardia dai ladri che entrano, per impedire loro di rubare gli ideali buoni della società. Noi non siamo animali selvatici che vivono al di fuori della casa. Siamo parte di essa e vogliamo contribuire a migliorarla.


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