Rapporto Confidenziale - n°29 - novembre 2010

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numero28 . speciale 2010

L’uomo che verrà di Luciano Orlandini

La storia è spesso un’utile costruzione a posteriori non percepibile ‘in fieri’. In altri termini, se si vuole rendere il senso profondo della storia, la sua “poesia”, bisogna rilevarne l’apparente inconsistenza per la cultura studiata. La ricostruzione precisa di cultura e territorio (lavoro, letture, dialetto, topografia, relazioni, economia, ecc.), che lascio alla lungimiranza dello storico, pur da seguire nel cinema storico (immagino il lavoro di ricostruzione preciso e faticoso dietro la lavorazione del film) deve anche restituire il senso della vita quotidiana fatta di eventi impercettibili come il lavoro nei campi, le donne in cucina indaffarate a preparare un pranzo con i pochi alimenti offerti da una terra coltivata quasi di nascosto o perché razziati da truppe della SS e della Wehrmacht. Se poi la storia assume la prospettiva degli occhi di una bimba di otto anni, diventa ancora più impalpabile, leggera come un soffio di vento o dolce come una madre e una figlia accucciate nell’oscurità del loro letto mentre all’orizzonte bagliori di guerra illuminano il cielo. Al contrario la distanza dagli eventi, uno sguardo sul tempo trascorso, la somma di tante condizioni, sofferenze e soprattutto gli effetti sull’animo di una nazione, di intere nazioni, definiscono con nitidezza l’essenza dell’accaduto, la sua utile ed efficace ricostruzione. L’eccidio di Monte Sole non è soltanto un evento storico da ricordare, ma è anche un simbolo, una tragedia, e raccontarla come ha fatto Diritti significa ricordare non solo questa, ma anche tutte le altri stragi e nefandezze perpetrate contro i deboli di tutte le guerre di ogni epoca. Per quasi un’ora il film si sofferma a descrivere la grama giornata di lavoro dei contadini e le incredibili incongruenze che alimentano una sopravvivenza di frontiera in un periodo storico tra i più bui dell’umanità: la vita che deve andare avanti nonostante il pericolo costante delle pattuglie tedesche e la semplicità con cui donne e bambini condividono i rischi quasi senza rendersene conto («Vai, alle donne non fanno niente»). Ritengo che Diritti sia riuscito a restituire lo spirito di un’epoca con la puntuale “ricostruzione” di due situazioni emotive fondamentali: fiducia/ speranza e paura/coraggio. La fiducia, che s’intreccia con la fede, risponde all’illusione che esistano

Rapporto Confidenziale. rivista digitale di cultura cinematografica. www.rapportoconfidenziale.org

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