I Padroni del Fumo

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12.11.2010

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la fornace (proprietario o affittuario) e alcuni suoi parenti, riusciva a portare avanti la produzione manuale di una fornace provvista di forno a fuoco intermittente senza una netta suddivisione interna dei compiti. Era un ritmo di lavoro legato alla bella stagione e compatibile con l’attività agricola, per cui, all’occorrenza, si ingaggiavano temporaneamente rinforzi sottraendoli all’attività nei campi124. Anche la maggioranza delle famiglie di fornaciai malcantonesi mosse i primi passi in condizioni simili. Quanto «alli nostri interessi sono cinque giorni che ho levato il fuoco della fornace e siamo messo a travagliare con dieci ommeni di Carnate ma fin ora abbiamo fatto pocho che qui piove dispesso e andiamo avanti col lavoreri», scriveva Carlo Marcoli da Medolago (BG)125. Nella località bergamasca i fratelli Marcoli di Biogno avevano una fornace, di cui si occupava per gran parte della stagione proprio Carlo, tra l’altro iniziando al mestiere il giovane nipote Luigi126. L’industria laterizia continuò ad alimentare il flusso migratorio in partenza dal Malcantone anche una volta superata la dimensione familiare e dopo le prime migliorie al sistema di produzione sopraggiunte nella seconda metà dell’Ottocento. A questo punto, però, le famiglie fornaciaie malcantonesi, che spesso conciliavano l’attività laterizia all’estero a quella di contadino in patria, dovettero compiere una scelta. Molti di loro, già proprietari o affittuari di fornaci, abbandonarono la poliattività familiare per dedicarsi al laterizio in forma imprenditoriale, occupandosi soprattutto degli aspetti amministrativi e gestionali di cui si dirà più avanti. Altri, invece, rimasero tra gli addetti alla produzione, ma alle dipendenze di un datore di lavoro molte volte loro compaesano. Infatti, come in passato, il titolare della fornace continuava a fare affidamento su persone di sua conoscenza o di cui gli era noto il valore, richiedendone talvolta esplicitamente la loro presenza. Così, Antonio Del Mollo, in una lettera al fratello Cristoforo a Novaggio, lo avvisa che «riguardo all’uomo per infornare, e cuocere, ora non mi occorrono più perché mi sono provveduto»127, ma gli consiglia di «anticipare i lavori della campagna perché qui sei necessario». È proprio la corrispondenza, una delle poche testimonianze sul conto della manodopera malcantonese, a suggerire, direttamente o indirettamente, la presenza di altri compaesani: «se avete occasione salutatemi la molie di Antonio nostro lavorante ghi dirrete di scrivere un lettere che lui apiacere di sapere qualunque notizia di suva casa»128, scriveva Lorenzo Marcoli da Medolago. Nella stessa località «Il giorno di S. Pietro è arrivato il Fontana Stanislao proveniente da Divignano (NO), fornace Boschetti e domani comincia a fare mattoni qui da noi»129. Nelle fornaci malcantonesi all’estero c’era inoltre spazio anche per lavoratori locali. A Calcinato (BS), l’attività laterizia e agricola, nata grazie alle iniziative di Candido Marcoli, assicurava il sostentamento a una cinquantina di famiglie, alle quali si aggiungevano i numerosi giornalieri della zona130. Da segnalare infine l’altrettanto significativa partecipazione ai lavori nella fornace che Antonio Bertoli gestiva in Romania, di operai originari di Zenson di Piave (TV), località della provincia di Treviso, non lontana dalle manifatture Bertoli131. Ciò ha una valenza particolare, poiché significa che questa famiglia era riuscita a diventare punto di riferimento addirittura in terra straniera. Da notare infine che questo metodo di reclutamento della manodopera ben si associa alla logica delle catene migratorie cui si accennava in precedenza e presente in gran parte dei processi migratori. Molte sono infatti le analogie che si riscontrano con altre comunità alpine a forte migrazione132.

124 Casprini, Guerrini (a cura di), Terra. Acqua. Fuoco, cit., p. 3. 125 Archivio famiglia Marcoli-Medolago. Medolago, 26.8.1867 – Lettera di Carlo Marcoli al fratello. 126 Archivio famiglia Marcoli-Medolago, passim. 127 Archivio privato Demarta. Fagaré, 5.3.1867 – Lettera di Antonio Del Mollo al fratello Cristoforo. 128 Archivio famiglia Marcoli-Medolago. Medolago, 5.6.1836 – Lettera di Lorenzo Marcoli al padre. 129 Archivio famiglia Marcoli-Medolago. Medolago, 1.7.1884 – Lettera di Luigi Marcoli alla madre. I Boschetti sono pure originari del Malcantone. 130 Marcoli, Ricordi di una vita, cit., p. 31. 131 Gambarotto, Dal Bo (a cura di), San Biagio di Callalta, cit., p. 200. 132 Si vedano per esempio la Valle del Cervo (Audenino, Un mestiere per partire, cit., p. 68) e la Valle di Blenio (Luigi Lorenzetti, Emigrazione, imprenditorialità e rischi. I cioccolatai bleniesi (XVIII-XIX secc.), in Il cioccolato. Industria, mercato e società in Italia e Svizzera (XVIII-XX sec.), a cura di Francesco Chiapparino e Roberto Romano, Milano 2007, p. 48).

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