I Padroni del Fumo

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12.11.2010

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tuazione economica e il grado di prosperità. Un discorso che in realtà vale per tutte le migrazioni, la cui intensità varia appunto «in funzione della congiuntura economica e demografica e delle opportunità di impiego sul mercati del lavoro esteri»92. Difatti, laddove fervono i lavori edili si concentra di norma anche un buon numero di emigranti specializzati nel ramo delle costruzioni, fornaciai inclusi. Negli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia, la vicina penisola italiana visse un importante boom edilizio, che si ripercosse positivamente anche sulla richiesta di materiale laterizio93. Essendo però l’Italia, fin dall’inizio, una delle maggiori rotte degli emigranti malcantonesi, non costituisce in questo caso un esempio abbastanza indicativo. Diversamente, scelte geografiche solitamente inusuali possono essere spiegate proprio grazie a un’analoga situazione economica favorevole. Così come la Roma rinascimentale e barocca aveva reclutato parecchi artisti ticinesi94, dalle stesse terre altre maestranze, fornaciai compresi, si diressero poi alla volta di San Pietroburgo, una città in divenire dopo la sua fondazione nel 170395. In tempi più recenti è doveroso menzionare gli esempi dell’Algeria da una parte e dell’Argentina dall’altra: entrambi i paesi, in epoche diverse ma in concomitanza con il sorgere di nuove infrastrutture, accolsero emigranti esteri, tra i quali anche alcuni fornaciai malcantonesi. Nel mirino della potenza francese fin dall’inizio dell’Ottocento, l’Algeria venne sottomessa definitivamente alla Francia nel 1879, diventandone una colonia. Durante tutto il periodo d’assoggettamento, i francesi incoraggiarono la costruzione di strade, ferrovie, edifici pubblici, eccetera. La promozione di simili opere pubbliche e condizioni d’impiego favorevoli, con tanto di sovvenzioni da parte del governo francese, richiamarono una quantità di ticinesi tale da essere notata anche dalle autorità, che sembrarono approvarne gli esiti. Una nota di merito è dedicata loro in una lettera inviata il 25 gennaio 1845 dal console svizzero ad Algeri al Direttorio federale. Nel paragrafo consacrato al commercio, egli afferma che

92 Luigi Lorenzetti, Popolazione e vicende demografiche, in Storia della Svizzera Italiana. Dal Cinquecento al Settecento, a cura di Raffaello Ceschi, Bellinzona 2000, p. 397. 93 Rainaldi, Quando il fuoco camminava, cit., p. 27. 94 Chiara Orelli, I migranti nelle città d’Italia, in Storia della Svizzera italiana. Dal Cinquecento al Settecento, a cura di Raffaello Ceschi, Bellinzona 2000, pp. 274-282 e Damiani-Cabrini, Le migrazioni d’arte, cit., pp. 294-302. 95 Aldo Crivelli, Artisti ticinesi in Russia, Locarno 1966, pp. 37-38 e 48-49. 96 Estratto di lettera del Console svizzero ad Algeri al Direttorio federale in data 25 gennaio 1845. Citato in ASTi, Foglio officiale della pubblicazioni e degli annunci nel Cantone Ticino, anno 2, 1845, n. 10, p. 151 e n. 12, pp. 189-190. 97 ASTi, Fondo notarile, notaio Giovanni Maria Galeazzi, Sc. 1974, nr. 1183, 26.2.1863. 98 ASTi, Fondo Zanini, Sc. 1, Algeria, 1840-1911.

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Li ticinesi (la più parte muratori, tagliapietre, stuccatori e dipintori) sono in maggior numero, e credo non ingannarmi portandoli a 1000 circa; siccome sono ambulanti, così eglino occupano quasi per intero le pagine del mio registro di passaporti. Essi sono li più abili a togliersi d’imbarazzi; economi e travagliatori, riescono quasi tutti. Molti hanno fatto fortuna e sono commendevoli.96

Si dichiara inoltre che la posizione degli svizzeri in Algeria è in generale soddisfacente: abbiamo così ad Algeri come a Bona e ad Orano parecchie persone onorevolmente collocate. La classe industriale è quella che fa miglior sorte, a motivo che tutti li mestieri sono pagati bene ed il vivere non costa più caro di quel che sia a Marsiglia. […] La fiducia intorno all’avvenire della colonia sembra che sempre più si raffermi, mentre capitali considerevoli arrivano ogni giorno.

L’esempio dei fratelli Alessandro, Giacinto, Michele e Mansueto Del Prete di Astano, figli del fu Cipriano, i quali hanno «negozi, beni, crediti, ragioni e azioni che in comune possiedono nell’Africa francese»97, dimostra i profitti tratti da un’Algeria in espansione anche da parte di alcuni malcantonesi, forse proprio fornaciai. Parrebbe infatti che Giacinto, emigrante nella provincia di Algeri, esercitasse nelle fabbriche da calce la professione di «fornasée»98.


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