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94 fermo: la bipartizione, con inizio della seconda parte sulla parola «Oppure»; un testo, cioè, che conferma nella diversa possibilità di distribuzione del materiale lessicale nelle linee tipografiche la segmentazione della prosa che l‘ha originato. 3.

Qualche altra suggestione potrà venire dal frammento 23 del Giornale: nella landa sull‘alba, un lampo di mezzosogno: sono sopra una rupe, su un alto sanatorio... assente ogni vita, immane il silenzio... se mi affaccio rabbrividisco...: in basso le cicatrici delle valli, tutt‘intorno – ma distanti – le svettanti creste a corona..., esposto sulla finestrella, fatico a respirare, desidero un polmone di piuma... non conosco l‘oltre di quelle punte smeriglie, temo la vista dell‘aquila, m‘infagotto e attendo... finché qualcuno mi sorprende alle spalle, mi stacca e sospende nel vuoto... il vuoto è un frammezzo dove non posso nulla, mi abbandono... e fido nella sua resistenza e bontà.

Qui i versi tendono alla situazione dell‘«enjambement zero» (Agamben): i soli punti di asincronismo metrico-sintattico sono ai vv. 4-5 (anticipazione – scarsamente marcata – del complemento di luogo) e ai vv. 14-15 (rottura della dittologia nominale sindetica). Per il resto, non solo è assente l‘enjambement, ma tutti i versi si concludono con una pausa interpuntiva. La natura di verso sintattico(27) ci allontana anch‘essa – sia pure diversamente dalla determinazione paraaleatoria, forse, di alcune linee esaminate in precedenza – dalla natura versale esibita dall‘enjambement. Ora, l‘origine prosastica – sia o non sia documentabile – di un determinato luogo poetico può certo inerzialmente o aleatoriamente indurre una certa scelta di segmentazione, ma non annulla, è evidente, la libertà dell‘artefice. Prendiamo come esempio due versi del frammento 18, che a partire dal v. 7 (da «puntando sulla sorpresa...») trascrive con qualche variante il quarto degli spostamenti, (la prova).(28) Dall‘incipit della prosa, «puntando sulla sorpresa, prova a circoscrivere il moto interiore...», De Signoribus ha ricavato allora, puntando sulla sorpresa, provi a circoscrivere quel moto interiore...

La larghezza dello specchio non avrebbe reso possibile, è vero, *allora, puntando sulla sorpresa, provi a circoscrivere quel moto interiore...;

ma era pur sempre praticabile l‘appoggio delle unità metriche sulle pause sintattiche: *allora, puntando sulla sorpresa, provi a circoscrivere quel moto interiore...

Ciò conferma la natura di enjambement di questo taglio, e di conseguenza ci fa giudicare come pienamente versale lo status formale di questo luogo. Pare insomma che nei testi del tipo a, non intervenendo in alcun modo come fattore produttivo di accapo la lunghezza sillabica delle linee, ad agire siano tre fattori diversi, e cioè: la quantità di spazio disponibile nel senso orizzontale della pagina; la volontà di marcare il discorso come poesia con la libera determinazione di accapo che si configurino come enjambements; la coincidenza delle linee con segmenti del discorso sintatticamente definiti. L‘artefice si troverebbe, allora, nella condizione di poter accettare l‘alea dell‘accapo determinato dallo spazio disponibile, ma anche di respingerla, decidendo allora per una


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