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135 grottesco, come di fatto sono le sue ultime opere di poesia (Poesia in forma di rosa e Trasumanar e organizzar), e un romanzo come Petrolio. (7) Italo Calvino, Memoriale di Paolo Volponi, in Saggi, cit., p. 1276. (8) Ivi, p. 1277. (9) Italo Calvino, Pavese: essere e fare, in Saggi, cit., p. 82. (10) Sanguineti, su Pasolini e Pavese poeti ha visto però qualcosa in più, quanto a analogie: ―È ancora necessario [...] con un gesto che a prima vista riuscirà un po' stravagante, probabilmente, stabilire un raggruppamento diacronico, che rimescola le carte sposando forzosamente Pavese, Pasolini e Pagliarani. È la zona di coloro che, ognuno per la strada sua, hanno sognato, o stanno ancora sognando il contatto poetico con la realtà, e tentano varie forme di poesia-racconto, di poesia-testimonianza, di poesia-epistola‖ (Edoardo Sanguineti, Introduzione, in Poesia italiana del Novecento, a cura di Edoardo Sanguineti, Torino, Einaudi, 1969, p. LX). (11) Paolo Volponi, Francesco Leonetti, Il leone e la volpe. Dialogo nell‟inverno 1994, Torino, Einaudi, 1995, p. 50. (12) Des cris, mais sous forme de rêve, Entretien Francesco Biamonti / Bernard Simeone, Villa Gillet novembre 1995, in Francesco Biamonti, Le silence, suivi de deux entretiens avec Antonella Viale e Bernard Simeone, Lagrasse, Verdier, 2005, p. 49. (13) Pier Paolo Pasolini, Il mostro e la fabbrica, in Saggi sulla letteratura e sull‟arte, cit, p. 2367. (14) Ibidem. (15) Ibidem. (16) In Italia, il romanzo lirico, e in generale gli inserti lirici nel romanzo, fenomeno estensibile a numerosissimi autori, ha espresso compiutamente la parte più importante, nel Novecento, di questo rapporto, sul versante della prosa; e se ciò è avvenuto, è soprattutto perché l‘esigenza di dinamizzare i generi e le forme di scrittura (così evidente e immediatamente isolabile in quegli anni sessanta) nasce dal problema dell‘identità tra io del soggetto e io del suo discorso. Ora, è ovvio che era più facile porre questo problema a partire dal romanzo, dove la fluttuazione tra le identità era già, in qualche modo, sistematizzata. Tutti i problemi dell‘identità di cui sono ripieni romanzi e poesie del secondo novecento inoltrato, così, sono stati appunto il motore per questa commistione dei generi, per questo dialogo tra generi. (17) Aldo Nove, Puerto Plata Market, Torino, Einaudi, pp. 161-164. (18) Federico Francucci, Su tre libri di Aldo Nove, in La carne degli spettri. Tredici interventi sulla letteratura contemporanea, Pavia, Edizioni O.M.P., p. 6. (19) Tommaso Ottonieri, La Plastica della lingua. Stili in fuga lungo una età postrema, Torino, Bollati Boringhieri, 2000, p. 115. (20) Aldo Nove, Amore mio infinito, Torino, Einaudi, 2000, p. 79. (21)Si legge al seguente sito: http://www.retididedalus.it/Archivi/2008/febbraio/INTERVISTE/ottonieri.htm. (22) Tommaso Ottonieri, Le strade che portano al Fùcino, Prefazione di Enrico Ghezzi, Guida alla lettura di Gilda Policastro, Firenze, Le Lettere, 2007, pp. 87-89. (23) Federico Francucci, «Tu sei le visioni», in La carne degli spettri, cit., 75. (24) ―Non più, quindi, aspirazione a una totalità assoluta (sia pure quella del Libro), ma ossimorica e ambivalente tensione che mentre «chiude» ancora il volume, riesce, al contempo, a ritrarsi dalla sua solidificazione in valori plastici e «monumentali»‖ (Enrico Testa, L‟esigenza del Libro, in La poesia italiana. Modi e tecniche, a cura di Marco Antonio Bazzocchi e Fausto Curi, Bologna, Pendragon, 2003, p. 108). (25) Gilda Policastro, Doppiando il Fùcino (baedeker per un baedeker), in Le strade che portano al Fùcino, cit., p. 237. (26) Tommaso Ottonieri, La plastica della lingua, cit., p. 125. (27) Ivi, pp. 125-126. (28) Ivi, p. 126. (29) Amedeo Quondam, La parola nel labirinto. Società e scrittura del Manierismo a Napoli, Roma-Bari, Laterza, 1975, pp. 2-3.


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