Ulisse n.15

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147 Una volta sola «Giorgio! Giorgio!» mi sono chiamato. (vv. 1-2) (30) La molteplicità delle personae e degli istituti non può tuttavia far passare inosservata la singolarità grammaticale che prevale nel libro; l'io, in altre parole, non ricava un arricchimento della propria fisionomia dalla relazione con personaggi diversi (con il «tu» dei canzonieri, ad esempio, o con la terza persona del romanzo in versi) collocabili sul versante del «non-io». Piuttosto, si assiste a una drammatizzazione interna all'io, ad una sua scissione (talvolta rappresentata, sul piano dell'articolazione discorsiva, da uno pseudodialogo tra il protagonista principale e gli enunciatori secondari). Se già nel primo Novecento la poesia modernista aveva messo in discussione l'egemonia dell'io, istituendo un complessa mediazione tra autore, io lirico e personaggio, la poesia del secondo Novecento italiano assume in pieno quell'egemonia, per mostrarne i paradossi e renderla definitivamente obsoleta, o riproporla in forma critica. Niccolò Scaffai Note. (1) Nella drammatizzazione dell'io, convertito da soggetto lirico in personaggio irriducibile a semplice doppio dell'autore, ha un ruolo decisivo l'esempio offerto dal dramatic monologue di Robert Browning. (2) Si veda, per questi aspetti, M. A. GRIGNANI, La costanza della ragione.Soggetto, oggetto e testualità nella poesia italiana del Novecento, Novara, Interlinea 2002. (3) Sembra eloquente la prefazione di Z. BIANU, IN Une antologie de poésie contemporaine francophone, Paris, Gallimard 2002, pp. 7-8: «Car le poème est toujours l'énergie d'une voix - il est chant, il est pouvoir. Pouvoir de l'incantation, efficacité magique de la parole chez Orphée - auquel, selon Platon, fut révélée la poésie. […] Pouvoir du Livre qui, dans la mystique juive, n'est autre que la matière même de Dieu, sa "peau sonore", pour reprendre une expression de René Daumal - un infini rythmique. Le poèmes choisis ici sont le reflet contemporain de cet infini.» (4) Cfr. G. BENN, L'io moderno (1918-1919), in BENN, Lo smalto del nulla, a c.di L. Zagari, Milano, Adelphi 1992, pp. 21-22: «se vi addentrate nella storia del rapporto tra mondo e Io, scorgete con grande chiarezza l'evoluzione seguente: il rafforzarsi del sentimento di autonomia del soggetto individuale. L'Io […] arriva gradualmente a raccogliere e a concentrare la sensazione soggettiva del vivere trasformandola nella consapevolezza di un'esistenza individuabile». L'autonomia del soggetto dal mondo è il presupposto perché l'io, libero dalla tutela del contesto, possa espandersi ma anche disperdersi; dal punto di vista storico, questo è l'esito dell'evoluzione illustrata da Benn. (5) Nella dedica di Fervore di Buenos Aires (1923) Borges scrive: «Se le pagine di questo libro consentono qualche felice verso, mi perdoni il lettore la scortesia di averle usurpate io, previamente. I nostri nulla differiscono di poco; è banale e fortuita la circostanza che sia tu il lettore di questi esercizi, ed io il loro estensore.» (citato in N. GARDINI, Breve storia della poesia occidentale. Lirica e lirismo dai provenzali ai postmoderni, Milano, Bruno Mondadori 2002, p. 185). (6) M. LUZI, Osservazioni possibili su un secolo di poesia, in LUZI, Vero e verso. Scritti sui poeti e sulla letteratura, a c. di D. Piccini e D. Rondoni, Milano, Garzanti 2002, pp. 89-90. (7) È la condizione dell'io illustrata da S. SPENDER, Una breve storia del pronome di prima persona singolare, in SPENDER, Moderni o contemporanei, a c. di G. De Angelis, Firenze, Vallecchi 1966, pp. 147-48: «L'io […] è il segnacolo di una fusione di valori sperimentali che scrittore e lettore hanno in comune, in una situazione nella quale la coscienza dello scrittore fa le veci del lettore e attualizza l'esperienza creata nell'opera d'arte. Quando scrittore e lettore appartengono ad una comunità che fornisce, per dir così, un contesto continuo di valori e convinzioni che li avvolge ambedue in una rete di referenti simbolici, allora l'Io è anche il Noi, il Tu e l'Egli.» (8) Su questi aspetti, cfr. G. MAZZONI, Sulla poesia moderna, Bologna, il Mulino 2005. Nell'ambito della letteratura italiana ed europea moderna, tra i primi a fondare l'eccezionalità del soggetto lirico vi è un autore come Alfieri; in particolare, nelle prose (Giornali, Vita) e nelle Rime autobiografiche, Alfieri mette in stretta relazione l'unità dell'io e la propria identità di letterato. Il soggetto, cioè, deve la propria coerenza e integrità gnoseologica allo status di artista (si veda, al riguardo, P. RAMBELLI, La scoperta dell‟Io e la (ri)costruzione della figura del letterato nelle prose e nelle tragedie di Alfieri, «Critica letteraria», XXX, I, 2002, pp. 35-69). Sul piano storico-letterario, un confronto tra questo punto della poetica alfieriana e il tema della crisi dell'io nella poesia contemporanea mostrerebbe come ciò che gli autori più recenti revocano in dubbio sono proprio i presupposti su cui si basava l'unità del soggetto proto-romantico (e poi romantico). (9) «L'identità di un personaggio è legata al sistema dei personaggi di un determinato testo. Dunque l'identità è un fenomeno relazionale» (G. BOTTIROLI, Differenze di famiglia, in BOTTIROLI (a c. di), Problemi del personaggio, Bergamo, BUP-Edizioni Sestante 2001, p. 13).

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