Mensile Valori n.71 2009

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Anno 9 numero 71. Luglio/Agosto 2009. € 4,00

valori UGO PANELLA

Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità

Fotoreportage > L’inferno sulla Terra

Dossier > L’unica via per uscire dalla crisi (e non tornarci) è un’economia “verde”

Cambiamo rotta Finanza > Aiutare le imprese a eludere il fisco: una professione “premiata” Economia solidale > Ambiente e rifiuti: l’Ue boccia l’Italia 45 volte Internazionale > Reportage dall’Ucraina: la crisi taglia le cure oncologiche Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.R.


| editoriale |

E T N E M L A SOCI I L I B A S N RESPO

Crisi senza fine

Sostenibilità cercasi di Guido Viale

L

L’AUTORE Guido Viale

economicamente vincenti* ETICA SGR: VALORI IN CUI CREDERE, FINO IN FONDO. Etica Sgr è una società di gestione del risparmio che promuove esclusivamente investimenti finanziari in titoli di imprese e di Stati selezionati in base a criteri sociali e ambientali. L’investimento responsabile non comporta rinunce in termini di rendimento. È un investimento “paziente”, non ha carattere speculativo e quindi ben si coniuga con la filosofia di guadagno nel medio-lungo termine comune a tutti gli altri fondi di investimento. Parliamo di etica, contiamo i risultati. I fondi Valori Responsabili si possono sottoscrivere presso tutte le filiali e i promotori di Banca Popolare Etica, Banca Popolare di Milano, Banca Popolare di Sondrio, Banca di Legnano, Simgest/Coop, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Casse Rurali Trentine, Banca Popolare dell’Alto Adige, Banca della Campania, Eurobanca del Trentino, Banca Popolare di Marostica, Eticredito, Cassa di Risparmio di Alessandria, Banca di Piacenza, Online Sim e presso alcune Banche di Credito Cooperativo. Per maggiori informazioni clicca su www.eticasgr.it o chiama lo 02.67071422. Etica Sgr è una società del Gruppo Banca Popolare Etica. Prima dell’adesione leggere il prospetto informativo. I prospetti informativi sono disponibili presso i collocatori e sul sito www.eticasgr.it

*LIPPER FUND AWARDS 2009

Premio Migliori Risultati Categoria Risparmio Gestito

Valori Responsabili Monetario e Valori Responsabili Obbligazionario Misto Rendimenti a tre anni (2006-2008)

MILANO FINANZA

GLOBAL AWARDS

Nato a Tokyo nel 1943. Si occupa di politiche attive del lavoro in campo ambientale per un’agenzia pubblica. È appena uscito il suo ultimo libro Prove di un mondo diverso Itinerari di lavoro dentro la crisi, Nda press. Tra le sue altre pubblicazioni: Il Sessantotto - Tra rivoluzione e restaurazione, Mazzotta, 1978 e NdA, 2008; Un mondo usa e getta La civiltà dei rifiuti e i rifiuti della civiltà, Feltrinelli, 1994 e 2000; Vecchie e nuove soluzioni per una produzione e un consumo sostenibili, Bollati Boringhieri, 2008; Vita e morte dell’automobile La mobilità che viene, Bollati Boringhieri, 2007.

A CRISI IN CORSO SARÀ LUNGA.

Anzi, a differenza delle crisi cicliche studiate negli ultimi due secoli, questa non finirà più, perché nasce da un intreccio tra una crisi finanziaria ed economica, di cui si ha una certa esperienza, e una crisi ambientale e della disponibilità di risorse che, nei termini attuali, si presenta per la prima volta sul nostro Pianeta. La complessità di questa connessione mette fuori uso molti degli strumenti tradizionali di interpretazione e di intervento. Salvare le banche o le imprese non basta; forse non serve. Una volta sgonfiata la “bolla”, le banche dovrebbero tornare a finanziare le imprese. Ma se i beni prodotti sono insostenibili per la quantità delle risorse che consumano e degli scarti e delle emissioni che generano – e questo è un dato di fatto – la tanto attesa ripresa è destinata comunque a scontrarsi con le barriere incombenti della catastrofe ambientale e della competizione per le risorse. L’unica leva con cui è realistico intervenire è pertanto la conversione alla sostenibilità di produzione e consumi. Quali produzioni e quali consumi? Sugli indirizzi generali di un green new deal c’è, almeno a parole, un notevole accordo: fonti rinnovabili per sostituire quelle fossili nel giro di non più di mezzo secolo; agricoltura biologica, multicolturale, multifunzionale, meno idrovora per garantire, a “chilometri zero”, sicurezza alimentare e nutrizione più sana; drastico aumento della produttività delle risorse attraverso il riciclo degli scarti e prodotti più durevoli, più intercambiabili, più condivisi; mobilità fondata su intermodalità tra trasporto di massa e trasporto flessibile, riducendo le delocalizzazioni che generano volumi insostenibili nel trasporto delle merci; manutenzione del territorio, degli edifici, dei beni che anteponga la riqualificazione dell’usato alla produzione del nuovo; infine scuola ed educazione permanente che mettano tutti in grado di affrontare la complessità di un’esistenza globalizzata. Sono interventi che non si governano dall’alto né centralisticamente. Richiedono programmi, gestione e controlli decentrati, diversificati e fortemente ancorati ai contesti locali; e poi il concorso di imprese flessibili, pubbliche, private o sociali, di amministrazioni locali sensibili e soprattutto di iniziativa, di organizzazione e di saperi diffusi tra la popolazione, sostenuti da una forte conflittualità nei confronti dello stato di cose esistente. Per questo occorre aprire, innanzitutto a livello locale, sedi di confronto sui modi e i mezzi per disegnare e rendere visibile una conversione delle produzioni altrimenti impraticabile. Certo, gli orientamenti attuali del governo, della Commissione europea, di Confindustria e di gran parte delle amministrazioni locali non sono incoraggianti. Ma la crisi è destinata a spingere ai margini sia le imprese attestate nelle produzioni di sempre, sia le amministrazioni incapaci di promuovere servizi innovativi, sia la rincorsa tra i redditi dei lavoratori e il costo crescente di modelli di consumo insostenibili. Viceversa, alcuni esempi riportati in questo numero di Valori dimostrano che la riconversione verso produzioni sostenibili può tornare a vantaggio tanto dell’occupazione che delle imprese e del territorio. Tutto sta nel trovare dei punti di convergenza tra i diversi attori, senza rinunciare alla conflittualità, che è la vera molla del cambiamento. Ma come dimostrano i casi di studio presentati, il confronto tra le “parti” sociali e le istituzioni sulle opportunità offerte dalla riconversione ambientale è in realtà anche e soprattutto una forma di marketing per promuovere nuova imprenditorialità o per rinnovare quella esistente.

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Valori Responsabili Obbligazionario Misto - Rendimento a un anno (2008)

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| sommario |

valori luglio/agosto 2009 mensile www.valori.it

anno 9 numero 71 Registro Stampa del Tribunale di Milano n. 304 del 15.04.2005

Il Bangdadesh come Lilliput. Ogni mese decine di navi cargo, destinate alla rottamazione, vengono trainate a riva da migliaia di uomini con la sola forza delle braccia, in mezzo ad acqua e fango.

editore promossa da Banca Etica soci

Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Arci, FairTrade Italia, Mag 2, Editrice Monti, Fiba Cisl Nazionale, Cooperativa Sermis, Ecor, Cnca, Fiba Cisl Brianza, Federazione Autonoma Bancari Italiani, Publistampa, Federazione Trentina delle Cooperative, Rodrigo Vergara, Circom soc. coop., Donato Dall’Ava

UGO PANELLA

Società Cooperativa Editoriale Etica Via Copernico, 1 - 20125 Milano

Bangladesh, 2001

globalvision

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fotoreportage. L’inferno sulla Terra

8

consiglio di amministrazione

Ugo Biggeri, Stefano Biondi, Pino Di Francesco Fabio Silva (presidente@valori.it), Sergio Slavazza

dossier. Conversione sostenibile

direzione generale

Rivoluzione ecologica: il treno è partito Gli incentivi giusti fanno decollare i settori virtuosi Tassazione ambientale e riconversione edilizia Ritratti: 1. Electrolux - 2. Estelux - 3. Fiamm - 4. Innse - 5. Framag - 6. Tomasoni Premio “Pennellata di verde” ai furbetti ambientali E se Finmeccanica diventasse ecologica?

Giancarlo Roncaglioni (roncaglioni@valori.it) collegio dei sindaci

Giuseppe Chiacchio (presidente), Danilo Guberti, Mario Caizzone direttore editoriale

Ugo Biggeri (biggeri.fondazione@bancaetica.org) direttore responsabile

Andrea Di Stefano (distefano@valori.it) caporedattore

Elisabetta Tramonto (tramonto@valori.it)

PUBB CISL

16 18 20 21 22 24 26

redazione (redazione@valori.it)

finanzaetica

Via Copernico, 1 - 20125 Milano Paola Baiocchi, Andrea Baranes, Andrea Barolini, Francesco Carcano, Matteo Cavallito, Corrado Fontana, Emanuele Isonio, Michele Mancino, Mauro Meggiolaro, Andrea Montella, Jason Nardi

Tax Awards: l’elusione va in paradiso (fiscale) Barclays rischia la class action e Conti finisce sotto accusa Massimo scoperto: esce dalla porta e rientra dalla finestra

28 30 33 34

Francesco Camagna (francesco@camagna.it) Simona Corvaia (simona.corvaia@gmail.com)

finanzaislamica

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fotografie

Loris Savino, Paolo Tre (A3 / Contrasto), Alfredo Giacon, Emilio Minutella, Ugo Panella

specialeSoLeXp

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stampa

economiasolidale L’Unione europea boccia l’Italia. Quarantacinque volte Lavori in corso per scrivere nuovi indicatori del benessere Dalla clandestinità al vertice del sindacato. La sfida di Liliana Ocmin Vaccini: business in crescita per Big Pharma

44 46 48 51 53

lavanderia

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internazionale Ucraina: nell’ospedale dei figli di Chernobyl Goodbye credit. L’Europa dell’Est è rimasta a secco Transparency International: la corruzione, punto di contatto tra pubblico e privato Reportage da Capo Verde: tra Africa ed Europa

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bandabassotti

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altrevoci

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indiceverde

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utopieconcrete

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progetto grafico e impaginazione

Publistampa Arti grafiche Via Dolomiti 12, Pergine Valsugana (Trento) abbonamento annuale ˜ 10 numeri

Euro 35,00 ˜ scuole, enti non profit, privati Euro 45,00 ˜ enti pubblici, aziende Euro 60,00 ˜ sostenitore abbonamento biennale ˜ 20 numeri Euro 65,00 ˜ scuole, enti non profit, privati Euro 85,00 ˜ enti pubblici, aziende come abbonarsi I carta

di credito sul sito www.valori.it sezione come abbonarsi Causale: abbonamento/Rinnovo Valori I bonifico bancario c/c n°108836 - Abi 05018 - Cab 01600 - Cin Z Iban: IT29Z 05018 01600 000000108836 della Banca Popolare Etica Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano Causale: abbonamento/Rinnovo Valori + Cognome Nome e indirizzo dell’abbonato I bollettino postale c/c n° 28027324 Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano Causale: abbonamento/Rinnovo Valori È consentita la riproduzione totale o parziale dei soli articoli purché venga citata la fonte. Per le fotografie di cui, nonostante le ricerche eseguite, non è stato possibile rintracciare gli aventi diritto, l’Editore si dichiara pienamente disponibile ad adempiere ai propri doveri.

Carta Respecta di Burgo Distribuzione, con fibre riciclate e fibre certificate FSC. Il Forest Stewardship Council (FSC) garantisce tra l’altro che legno e derivati non provengano da foreste ad alto valore di conservazione, dal taglio illegale o a raso e da aree dove sono violati i diritti civili e le tradizioni locali. Publistampa Arti grafiche è certificata FSC Chain of Custody CQ-COC-000016.

LETTERE, CONTRIBUTI, ABBONAMENTI COMUNICAZIONE E AMMINISTRAZIONE

CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITÀ

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| globalvision | Daniela de Robert

Frontiere nascoste Storie ai confini dell’esclusione sociale «Varianti», pp. 143, € 15,00

Marc Augé

Il bello della bicicletta «incipit 41», pp. 69, € 8,00

Marco Aime e Emanuele Severino

Analisi sull’Italia

Draghi non è Berlusconi

Il diverso come icona del male

di Alberto Berrini

Introduzione di Ernesto Ferrero «Sguardi 6», pp. 53, € 8,00

RECENTI SEGNALI DI UN AFFIEVOLIMENTO della fase più acuta della recessione provengono dai mercati finanziari e dai sondaggi d’opinione, più che dalle statistiche finora disponibili sull’economia reale». È con questa frase che Draghi, nelle sue recenti “Considerazioni finali” (31 maggio 2009), sintetizza la situazione in cui versa l’economia italiana di fronte ai recenti sviluppi della crisi mondiale. Una relazione incentrata sulla cruda esposizione dei “fatti”, molto lontana dalle parole con cui Berlusconi ci “bombarda” quotidianamente, che costringe a prendere atto della durissima realtà della crisi attuale. Durerà almeno per tutto il 2009, con effetti negativi, soprattutto in termini occupazionali, che devono ancora esplodere. Il disastroso semestre ottobre 2008 - marzo 2009 (con una crescita del -7%) comporterà, dichiara Draghi, «una caduta del Pil di circa il 5% quest’anno, dopo la diminuzione di un punto nel 2008». Ma il dato più preoccupante è la prospettiva di lungo periodo: la crisi mondiale si somma al nostro declino strutturale, come dimostra il “sentiero di bassa crescita” che ha percorso l’economia italiana negli ultimi quindici anni. L’impatto della crisi mondiale sull’economia italiana, inizialmente meno dirompente che in altri Paesi (si pensi al caso inglese a causa della situazione particolarmente grave del suo sistema creditizio), potrebbe produrre effetti assai più negativi nel lungo periodo. Insomma potremmo essere gli ultimi a uscire dalla crisi. Il pericolo più grave viene La relazione del governatore dal mercato del lavoro dove tre milioni di lavoratori di Bankitalia costringe a fare rischiano, in un prossimo futuro, di rimanere disoccupati. i conti con la cruda realtà: è evitato un tracollo del sistema globale, ma né la crisi durerà a lungo e in Italia «Si l’espansione monetaria né l’azione degli stabilizzatori milioni di persone non possono automatici presenti nei bilanci pubblici sono state contare su alcun sostegno sufficienti a contrastare la caduta della domanda aggregata e i costi sociali della recessione», prosegue Draghi. In particolare, in Italia «la crisi ha reso più evidenti manchevolezze di lunga data nel nostro sistema di protezione sociale. (…) Si stima che 1,6 milioni di lavoratori dipendenti e parasubordinati non abbiano diritto ad alcun sostegno in caso di licenziamento». Per Draghi non si tratta solo di un inaccettabile costo sociale della recessione: compito della politica economica è infatti evitare la spirale negativa tra disoccupazione e consumi. La crisi provoca disoccupazione, dunque cali di reddito, con riflessi negativi diretti in termini di consumi ed indiretti sugli investimenti, che determinano a loro volta un ulteriore appesantimento della crisi. Da qui la richiesta di una riforma degli ammortizzatori sociali che ne renda universali i trattamenti. Ma quando si tratta di pagare il conto di questi interventi in termini di espansione del debito pubblico (già in atto a causa della crisi), lo scambio proposto è ancora una volta il taglio di altri settori del welfare (previdenza, innanzitutto). Il rischio è che l’effetto complessivo di tali provvedimenti richiesti dal governatore di Bankitalia (che non abbiamo qui analizzato per motivi di spazio) rischiano di appesantire e non ridurre il disagio sociale, aggravando in questo modo la caduta in atto del reddito e dell’occupazione. Alla base c’è l’idea che la crisi abbia una origine esclusivamente “finanziaria”. Viceversa, come ha recentemente ricordato l’economista francese Fitoussi nel suo intervento al Festival di Trento, «la crisi nasce dalle disuguaglianze e dalla questione sociale. È da lì che bisogna partire».

«I

Alberto Berrini

Come si esce dalla crisi «Temi 184», pp. 113, € 10,00

Luce Irigaray

Condividere il mondo «Temi 187», pp. 133, € 14,00

Luigi Zoja

Contro Ismene Considerazioni sulla violenza «Temi 185», pp. 159, € 12,00

Fabrizio Bartaletti

Le aree metropolitane in Italia e nel mondo Il quadro teorico e i riflessi territoriali «Nuova Cultura - Introduzioni 211», pp. 204 con 35 cartine e 14 tabelle nel testo, € 19,00

L’autunno delle libertà Lettere ad Ada in morte di Piero Gobetti A cura di Bartolo Gariglio «Nuova Cultura - Introduzioni 213» pp. xxxviii-306, € 17,00

Traffici criminali Camorra, mafie e reti internazionali dell’illegalità A cura di Gabriella Gribaudi «Nuova Cultura - Introduzioni 201» pp. 619, € 20,00

Bollati Boringhieri editore

corso Vittorio Emanuele II, 86 - 10121 Torino telefono 011 5591711 fax 011 543024 www.bollatiboringhieri.it e-mail: info@bollatiboringhieri.it

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UGO PANELLA

| fotoreportage |

> L’inferno sulla Terra foto di Ugo Panella

L’AUTORE Sulle coste del Bangladesh, dell’India e del Pakistan viene smantellato il 90% delle navi. Per meno di due dollari al giorno, migliaia di uomini e bambini demoliscono gli imponenti Ugo Panella, 59 anni, nato scheletri, in mezzo al fango, scalzi, a mani nude. Nessun controllo, nessuna norma di sicurezza. a Spoleto, è un fotogiornalista specializzato da anni nei reportage La conseguenza degli aspetti peggiori di un modello di sviluppo sbagliato e insostenibile di impegno civile. Inizia la sua

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e scene immortalate dall’obiettivo di Ugo Panella a Chittagong, seconda città del Bangladesh, sono un salto indietro nel tempo. Un viaggio fino all’epoca dei Faraoni e dei loro schiavi. Quello che avviene lì è fuori dal mondo per noi occidentali. Ma ha invece un legame diretto con gli aspetti peggiori del nostro modello di sviluppo. Perché a fronte di un Occidente sempre più impegnato verso politiche industriali più virtuose, riconversioni verdi, green economy e scelte a basso impatto sociale e ambientale, ci sono i Paesi più poveri. Luoghi in cui fame, miseria, disperata lotta per la sopravvivenza costringono milioni di persone ad accettare di essere la latrina del mondo ricco, rinunciando a qualsiasi diritto. Anche a quello di non morire. La riva vasta e desolata di Chittagong è costellata dagli scheletri delle navi insabbiate. Grossi cargo che, dopo aver trasportato per anni le merci verso i Paesi ricchi, vengono qui per essere smantellate. Un’operazione costosa perché pericolosa per uomini e ambiente (le “carrette del mare” conservano al loro interno amianto, stagno tributile, petrolio, policlorobifenili). Ma in Bangladesh può essere fatta a prezzo bassissimo e senza nessun controllo: a Chittagong ci sono tre ispettori per 4.851 imprese. E le regole ambientali sono facilmente aggirabili a suon di mazzette. Non a caso, tra Bangladesh, India e Pakistan finisce la vita di oltre il 90% delle navi. «Come i lillipuziani con Gulliver – racconta Ugo Panella – migliaia di uomini trainano la nave il più possibile vicino alla riva». Da quel momento, inizia la demolizione. Un lavoro sfiancante che dura 80-90 giorni: ogni mattina gli operai, per meno di due dollari, scalano le catene delle enormi ancore, salgono sui relitti, li smontano pezzo per pezzo e portano pannelli e travi d’acciaio sulla terraferma. L’immagine del trasporto è da girone dantesco. Ricorda ancora Panella: «Si vedono decine e decine di uomini portare pesanti carichi, a spalla, camminando in mezzo al fango, ma solo dove il terreno sabbioso si asciuga prima. Altrimenti si viene risucchiati dalle sabbie mobili. Io stesso, non sapendo questo particolare, sono stato inghiottito fino al ventre». Per i lavori di tranciatura, vengono usati i bambini, che lavorano con la fiamma ossidrica. Per loro, come per gli altri, nessuna protezione: niente elmetti o cassette di medicazione. Tutto avviene spesso scalzi e a mani nude. Greenpeace stima che nei cantieri di Chittagong siano morte, in un decennio, almeno mille persone negli incidenti. Incalcolabili invece le vittime per l’esposizione alle sostanze tossiche. Una situazione che ha spinto l’Alta corte del Paese, nei mesi scorsi, a ordinare la chiusura dei cantieri di smantellamento. Le navi che d’ora in avanti entreranno nel Paese dovranno prima essere bonificate. Basterà una sentenza a chiudere la porta dell’Inferno? ANNO 9 N.71

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carriera documentando i conflitti del Centro America alla fine degli Anni ‘70. In particolare, la guerra civile in Nicaragua e, più tardi, quella in Salvador. La passione per la fotografia di denuncia lo ha portato in giro per il mondo, in luoghi in cui la vita quotidiana è fatta di violenze, senza alcun rispetto per la dignità umana: la lotta per la sopravvivenza nelle baraccopoli di Nairobi; la vita nel cimitero del Cairo, in cui un milione di senzatetto vive in tombe e loculi; l’attività dei medici dell’IMC (International Medical Corps) per il recupero dei bambini soldato in Sierra Leone. Ha da poco concluso un reportage all’interno dell’Istituto oncologico nazionale di Kiev (alcuni scatti su questo numero di Valori, a pag. 58-63), a sostegno dell’attività di Soleterre. La Ong italiana è impegnata nel Paese per migliorare la diagnosi preventiva dei tumori nei bambini. Quaranta dei suoi scatti sono esposti nella capitale ucraina nella mostra “Vodka contro il cancro” (il nome deriva dall’usanza, ancora diffusa tra i medici nel Paese, di prescrivere impacchi di vodka per alleviare i dolori dei malati oncologici). A fine novembre, la mostra sbarcherà a Milano, prima tappa di un tour che toccherà varie città italiane.

Un ragazzo sotto all’imponente elica di poppa di uno dei relitti spiaggiati sulle coste di Chittagong.

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> L’Inferno sulla Terra

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> L’Inferno sulla Terra

Sopra: gli operai possono salire sulle navi solo durante la bassa marea. Ma devono camminare dove il fango è già solidificato per evitare di finire nelle sabbie mobili. Nelle foto a sinistra, dall’alto in basso: solo pochi fortunati indossano sandali durante il lavoro; uno dei tanti bambini che lavorano nei cantieri; la fiamma ossidrica viene spesso utilizzata senza alcuna protezione.

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| fotoreportage | Come tanti lillipuziani, gli operai di Chittagong trainano le grandi navi sulla spiaggia, utilizzando centinaia di funi. L’operazione può essere effettuata soltanto durante l’alta marea per evitare di far insabbiare le chiglie nei fondali fangosi.

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> L’Inferno sulla Terra

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> L’Inferno sulla Terra

Sopra: dalle attività di smantellamento delle navi il Bangladesh ricava circa l’80% dell’acciaio per uso interno. Ma queste operazioni sono effettuate senza alcun tipo di controlli. In dieci anni, oltre mille operai sono morti per gli incidenti. Imprecisato invece il numero di vittime per l’esposizione alle sostanze tossiche. Nelle foto a sinistra: i volti di alcuni operai di Chittagong.

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dossier

Rivoluzione ecologica: il treno è partito >18 Gli incentivi fanno decollare i settori virtuosi >20 Tassazione ambientale e riconversione edilizia >21 Ritratti: Electrolux >22 Estelux >23 Fiamm >24 Innse >25 Framag >26 Tomasoni >27 Premio “Pennellata di verde” ai furbetti ambientali >24 Un pontefice “illuminato” >25 E se Finmeccanica diventasse ecologica? >26 UGO PANELLA

a cura di Paola Baiocchi, Andrea Barolini, Daniele Bettini, Matteo Cavallito, Emanuele Isonio

Nel cimitero delle navi di Chittagong gli operai entrano nei relitti arenati sulla spiaggia scalando le enormi catene dell’ancora. Senza protezione e senza diritti. Un pessimo esempio di “riconversione”.

Bangladesh, 2001

Quarta rivoluzione

Una conversione sostenibile Un altro modo di produrre è necessario per uscire da questa crisi e per non ricaderci più. C’è chi ci sta provando, grazie ai lavoratori, con l’aiuto degli enti locali e gli ostacoli del governo

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| dossier | conversione sostenibile |

| dossier | conversione sostenibile |

5.076

20 200 08 20032 2004 2005 2006 20078 200 02 20

NUMERO ADDETTI ALLE NUOVE RINNOVABILI [OCCUPAZIONE DIRETTA E INDOTTO]

20 200 03 20054 2006 2007 2008 20023 200 04 20

6.210

2002 2003 2004 20056 200 07 20

3.174

20 200 05 20076 2008

FONTE: NOMISMA ENERGIA

98 1.5

2.2 29 EOL ICO 886 1.109

FOTO V O LT A IC O 200 221 226 368 758

Rivoluzione ecologica: il treno è partito

Il maggior numero di richieste di incentivazione di impianti fotovoltaici proviene dalle regioni del Centro e del Nord: in particolare Lombardia e Emilia Romagna che insieme esprimono circa il 27% del totale nazionale. La Puglia ha il primato nazionale di capacità installata con il 12,4%.

7.076

20.841

70 0 EOL ICO 321 353 660

ranno aumentate del 45%, provocando un surriscaldamento del Pianeta di 6 gradi centigradi. E il Pil globale sarà sceso del 5-10%, l’acqua potabile scarseggerà, il livello dei mari sarà più alto di oltre mezzo metro e ci sarà un miliardo di persone che vivono con meno

926

di 1 dollaro al giorno e tre miliardi che tentano di sopravvivere con meno di 2 dollari al di un film di fantascienza, ma le previsioni contenute nel rapporto A Global Green New Deal

70 1990

1995

2005

2000

2010

2015

2020

Dagli Stati Uniti alla Cina sono state avviate le prime grandi riforme del settore energetico e ambientale. Un rapporto del programma mondiale delle Nazioni Unite spiega perché, e in che modo, conviene investire su un futuro “verde” | 18 | valori |

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8.233

1.721

1.661

1.216

settore petrolifero e indirizzarli verso comparti che contribuiscano a combattere i cambiamenti climatici.

2.285

80

80

2.8 49

2.2 03

Imposte: meno sul lavoro più sul consumo di risorse Passando all’Italia, un tandem formato da Cgil e Legambiente ha provato a strutturare delle indicazioni “immediatamente praticabili”. Il rapporto Proposte per uscire dalla crisi giudica inadeguati i provvedimenti finora adottati dal governo per far fronte alla crisi e per riprogettare il futuro della produzione italiana. Ce ne parla Stefano Ciafani, re-

20 2.2

90,7

3.589

77 1.7

90

EE SS A M BIO

9 .13 TI 1 U I RIF 1.5 12

(INDICE EMISSIONI: 1990 = 100)

96 2.1

1.3 84

100

6.452

5.181

89 E 1.4 TOTAL

FONTE: ANNUAL EU COMMUNITY GREENHOUSE GAS INVENTORY 1990–2007 – INVENTORY REPORT 2009

L’EU 27 SI AVVICINA AGLI OBIETTIVI DI KYOTO

5.646

5.065

1.528

pubblicato a febbraio dall’Unep, il programma per l’ambiente delle Nazioni Unite. Di fronte a questi dati verrebbe da dare ragione a chi aveva dichiarato che parlare di riduzione delle emissioni in tempo di crisi è «come pensare a farsi la messa in piega con la polmonite» (il presidente del Consiglio Berlusconi lo scorso dicembre a Bruxelles, durante i negoziati sul pacchetto clima-energia dell’Ue). L’Unep lancia il messaggio contrario: l’unico modo per uscire dalla crisi economicofinanziaria (ma anche ambientale, energetica, alimentare), e non tornarci, è investire nelle fonti rinnovabili. “È necessario ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, non solo per pensare all’ambiente, ma perché è l’unico modo per rivitalizzare l’economia su basi sostenibili”, si legge nel rapporto. Insomma serve una riconversione “verde” della produzione, che porterebbe, secondo l’Unep, a creare nuovi posti di lavoro: 30 mila all’anno negli Usa per ogni miliardo di dollari investito, “il 20% in più di quanti ne creerebbero i tradizionali stimoli fiscali”. Per l’Unep è necessario eliminare i “perversi” incentivi a sostegno del

FATTURATO [IN MILIONI DI EURO] DEI PRINCIPALI COMPARTI DELLE NUOVE RINNOVABILI

20 200 03 20054 2006 2007 2008 20023 200 04 20

1.111

giorno (quest’ultima previsione si avvererà già nel 2015). Non è uno scenario apocalittico

20 200 08 20032 2004 2005 2006 20078 200 02 20

88 9.3

zo del petrolio raggiungerà i 180 dollari al barile; le emissioni di gas serra sa-

9 33

U

FOTOVOLT AICO 30 2 0 0 2 40 2003 4 48 200005 2 61 200607 77 20

na cartolina dal 2030. Il mondo avrà bisogno del 45% di energia in più; il prez-

12. 614

10 .50 9

20 200 05 20076 2008

di Paola Baiocchi e Andrea Barolini

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1 .28 TI 4 U I RIF

Il logo dell’Unep, il programma per l’ambiente delle Nazioni Unite.

sponsabile scientifico di Legambiente: «Non servono ingegnerie finanziarie che spostino fondi già stanziati, come sta avvenendo. La migliore difesa dell’occupazione è creare nuovo lavoro, puntando sull’introduzione di incentivi ai settori più innovativi, capaci di produrre una riduzione dei consumi di fonti fossili». Cgil e Legambiente prevedono sia possibile creare almeno 350 mila nuovi posti di lavoro all’anno: «Riconvertendo le produzioni» spiega Stefano Ciafani, «Recuperando le risorse per la riconversione attraverso una “spietata” lotta all’evasione fiscale e contributiva. E dal contrasto alle economie criminali, che nel

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2007 hanno fatturato, solo nel settore ecomafie, 18,4 miliardi. Si reperirebbero risorse pari a circa l’1% del Pil da impegnare in: energia, casa, trasporti, sicurezza ambientale», conclude Stefano Ciafani. Il rapporto Cgil-Legambiente chiede di spostare l’imposizione fiscale dai redditi da lavoro al consumo di risorse ambientali (vedi BOX ). Proposte significative, veicolate dal più grande sindacato italiano, ma che rischiano di restare inascoltate nell’attuale quadro politico di governo e di opposizione.

INFO Legambiente e Cgil: proposte per uscire dalla crisi. www.legambiente.eu

Programmi verdi in tutto il mondo Un risultato però si è raggiunto: la produzione di energia elettrica da fotovoltaico, in Italia, è passata da 78,9 Megawatt del 2007 a 471,6 MW del 2008, un balzo del 429% (in tutto il mondo lo scorso anno ne sono stati installati 5,95 GW). L’iniziativa è partita da migliaia di cittadini che hanno messo i pannelli solari sulle proprie case (“impaz-

zendo” per capire l’iter autorizzativo). Il successo degli incentivi del “conto energia” è tale che il Gestore dei servizi elettrici (Gse) prevede si raggiungerà il tetto di 1.200 MW entro la metà del 2010 e che 14 mesi dopo verranno rivisti gli incentivi da applicare ai nuovi impianti, per evitare un effetto “bolla”. Intanto il numero degli addetti nel fotovoltaico si è moltiplicato per 11 nel giro di sei anni. Mentre le associazioni di categoria delle rinnovabili italiane chiedono che si semplifichino le procedure burocratiche e si unifichino i regolamenti in tutte le regioni (ma mancano impegni verso i settori innovativi), nel piano di stimoli all’economia dell’amministrazione Obama, 100 miliardi di dollari sono stati stanziati per iniziative “verdi” nel prossimo biennio. La Casa Bianca conta di creare 2 milioni di nuovi posti lavoro. Sono previste ristrutturazioni edilizie per migliorare l’efficienza energetica delle case, incentivi per il trasporto di massa e per l’uso dei treni merci,

la costruzione di una rete elettrica “intelligente”. E, soprattutto, lo sviluppo massiccio delle fonti rinnovabili. Il risultato per l’economia americana per ogni miliardo investito dovrebbe essere (prevede l’Unep): 450 milioni di dollari l’anno, 30 mila posti di lavoro all’anno e un calo delle emissioni nocive per l’ambiente di 592 mila tonnellate tra il 2012 e il 2020. La Cina ha varato un programma di incentivi per il fotovoltaico e il settore delle rinnovabili ha raggiunto un valore di 17 miliardi di dollari e un milione di addetti. E nell’Ue? Il Global Green New Deal prevede che un vasto e immediato programma per migliorare l’efficienza energetica e supportare le energie sostenibili potrebbe creare tra 1 e 2 milioni di nuovi posti di lavoro. Ma il tempo stringe. Il treno verde è già partito. Al capolinea scopriremo i nuovi equilibri economici mondiali.

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Il rapporto completo sul sito internet: www.unep.org/greeneconomy

IL BOOM DEL FOTOVOLTAICO INCENTIVATO 595 1.328 409

Senza incentivi non si va da nessuna parte? Temo di sì. Quando un settore può contare su sistemi d’incentivazione validi si sviluppa più rapidamente e il ritorno economico è più consistente. Purtroppo in Italia non esistono meccanismi specifici per premiare le imprese che scelgono la riconversione ecologica. E, quando ci sono, gli incentivi devono essere studiati bene, altrimenti gli effetti sono limitati: nel 2000, fu varata la cosiddetta “Tremonti verde” (la legge 388, ndr), la prima norma che detassava gli utili reinvestiti in politiche ambientali. Ma non funzionò più di tanto.

Insomma, la via della sostenibilità è la scelta giusta? Prendiamo due esempi: il primo, positivo, è Fiat-Chrysler. Il colosso Usa ha pagato la sua miopia verso gli aspetti ambientali e la piccola azienda italiana, più lungimirante, ha potuto acquisire il 20% della casa americana senza alcuna spesa, ma trasferendo le tecnologie motoristiche che permetteranno al nuovo gruppo di costruire auto “verdi”. L’esempio negativo riguarda la nostra industria fotovoltaica, che si è sviluppata meno di altri Paesi per l’assenza di agevolazioni. E oggi siamo costretti a comprare pannelli solari altrove.

Per quale motivo? Un esempio concreto: investendo gli utili aziendali per acquistare un nuovo macchinario a basso consumo invece di uno tradizionale, quella legge dava diritto alla detassazione solo per la differenza di costo tra i due apparecchi. Ma tecnicamente non sempre è facile stabilire quanta parte di un investimento è legato a finalità ambientali. Per questo gli effetti furono limitati. In più nel 2000 non c’era ancora una consapevolezza diffusa dell’importanza delle tematiche ambientali, anche da un punto di vista economico.

Quando un settore può contare su sistemi d’incentivazione validi si sviluppa più rapidamente e il ritorno economico è più consistente...

Quali caratteristiche devono avere gli incentivi per essere efficaci? Chiarezza, semplicità e accessibilità. Il quadro normativo deve essere facile da capire e le procedure per accedere a finanziamenti o detassazioni devono essere snelle: più aumentano le condizioni richieste, meno l’incentivo è efficace. I controlli servono, ma bisogna

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3.042 VENETO 1.676 TRENTINO ALTO ADIGE

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GLI IMPIANTI IN ITALIA FINE 2007

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LA PRODUZIONE FINE 2007

78,9 MEGAWATT [+429%%] 471,6 MEGAWATT

FINE 2008

«Ma devono essere chiari, semplici e accessibili», spiega il fiscalista Paolo Palombelli. Come il recupero del 55% delle spese per la riqualificazione energetica degli edifici. di industrie ed edifici paga. E i vantaggi non sono solo ambientali, ma anche e soprattutto economici», spiega Paolo Palombelli, fiscadi Emanuele Isonio lista e membro del gruppo di studio “Bilancio ambientale e di sostenibilità” del Consiglio nazionale dei commercialisti. «Chi imbocca per primo questa strada ottiene benefici maggiori e più duraturi». Ma i risultati in tal senso sono legati a un elemento imprescindibile: la presenza di un sistema adeguato di incentivi.

2008

5.138 LOMBARDIA

807

Gli incentivi giusti fanno decollare i settori virtuosi UNTARE SULLA RICONVERSIONE ECOLOGICA

2007

2.646 PIEMONTE

FONTE: RAPPORTO 2009 GESTORE SERVIZI ELETTRICI (GSE)

| dossier | conversione sostenibile |

evitare gli ostacoli inutili. La semplicità di utilizzo di uno strumento conta più del vantaggio economico in sé. Un esempio di una norma che si è rivelata efficace? Quella per la riqualificazione energetica degli edifici, introdotta dal governo Prodi nel 2006, che permette di recuperare in tre anni il 55% della spesa. Si è trovato il giusto equilibrio tra l’esigenza di evitare abusi e la facilità di utilizzo. Molti hanno remore a usare gli incentivi perché temono che vengano cancellati in seguito. E con loro anche i diritti acquisiti. Sembra assurdo, ma in Italia non è una paura infondata. L’attuale governo, nella Finanziaria dell’anno scorso, aveva inserito un ulteriore ostacolo, l’autorizzazione scritta dell’Agenzia delle entrate, per l’accesso alla detrazione del 55%. E la norma valeva retroattivamente, anche per chi aveva fatto lavori nella propria casa finalizzati al risparmio energetico prima dell’introduzione del nuovo requisito. Una regola irrazionale che è stata eliminata poi durante l’iter parlamentare della legge. Ma intanto il danno è stato fatto: GREEN ECONOMY: PERCORSI E SOLUZIONI PER UN NUOVO SVILUPPO È IL TITOLO DELL’EDIZIONE 2009 del “Premio all’Innovazione Amica dell’Ambiente”, il concorso, promosso da Legambiente e Regione Lombardia, che premia le innovazioni che producono significativi miglioramenti ambientali. Le domande di partecipazione devono essere presentate entro il 31 agosto. www.legambiente.it - www.premioinnovazione.legambiente.org

NUOVA TASSAZIONE AMBIENTALE E RICONVERSIONE EDILIZIA IN ITALIA SI COSTRUISCE TROPPO E MALE. Mentre nel resto d’Europa la riconversione del patrimonio edilizio in funzione del risparmio energetico e della conservazione del territorio è già una realtà, qui da noi - salvo alcune eccezioni - si continua a costruire in puro stile “palazzinaro”. E ci sono almeno otto milioni di vani inutilizzati. Ma non solo: l’edilizia è responsabile dello “sforacchiamento” causato dalle cave: ce sono seimila attive e diecimila dismesse, una media di due per Comune (rapporto Legambiente 2009). Le concessioni hanno canoni irrisori o addirittura gratuiti: le amministrazioni pubbliche incassano 53 milioni di euro l’anno, a fronte di ricavi per le imprese di 1,7 miliardi. Se venissero applicate le regole della Gran Bretagna guadagnerebbero 567 milioni di euro. Chi apre una cava non ha nessun obbligo di recupero o bonifica (basterebbe una semplice fideiussione all’avvio). Eppure il resto d’Europa incentiva il riciclo dei materiali degli edifici demoliti, imponendo limiti e canoni più robusti ai cavatori e rendendo più costoso lo smaltimento degli inerti in discarica. In Italia ci sarebbe un ampio spazio di manovra, dice il rapporto di Legambiente, perché da anni continua la contrazione del gettito da tassazione ambientale, che ha raggiunto nel 2007 il minimo degli ultimi 25 anni in rapporto alla pressione fiscale (6,1% sul totale di entrate tributarie e contributi sociali), il minimo degli ultimi 20 anni in rapporto al Pil (2,7%). La massima riduzione della tassazione ambientale di tutta l’Ue. Ritornando alla pressione fiscale ambientale media della seconda metà degli anni ‘90 (il 3,5% del Pil), si potrebbero generare risorse per circa 15 miliardi di euro, il doppio di tutta la spesa ambientale delle amministrazioni pubbliche (Stato ed Enti locali) nel 2006. Un esempio di riciclo edilizio arriva da un settore di solito poco virtuoso: il calcio. Il nuovo stadio delle Alpi di Torino verrà ricostruito utilizzando il calcestruzzo, l’alluminio, il rame e l’acciaio del vecchio impianto, costruito per i Mondiali del 1990. Paola Baiocchi

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| dossier | conversione sostenibile | FONTE: ANNUAL EUROPEAN COMMUNITY GREENHOUSE GAS INVENTORY 1990–2007 AND INVENTORY REPORT 2009

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l’assenza di un quadro di riferimento certo semina diffidenza e riduce l’efficacia dell’incentivo. Anche disincentivare i comportamenti scorretti è utile? Incentivi e disincentivi, usati insieme, raddoppiano gli effetti. I primi premiano (e stimolano) le eccellenze. I secondi scoraggiano le attività non virtuose e fanno recuperare gettito. Pensiamo all’irrigazione dei campi. Oggi in Italia si paga un prezzo fisso, indipendentemente da quanta acqua si usa. È una regola irrazionale che non aiuta la diffusione di metodi per il risparmio idrico. Non stupiamoci poi, se bacini importanti come il Po si prosciugano per l’eccesso di prelievi.

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EMISSIONI DI GAS SERRA DELL’EUROPA A 27 FONTI E MITIGAZIONE

ENERGIA (COMBUSTIONE E FUGHE) INDUSTRIA SOLVENTI E SIMILI AGRICOLTURA SILVICOLTURA E MITIGAZIONE

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2. ESTELUX: NELL’EX PETROLCHIMICO DI FERRARA

I DISPIACE, DOBBIAMO CHIUDERE LA FABBRICA».

Siamo a maggio 2008 e la comunicazione è ufficiale: la sentenza di chiusura è per lo stabilimento di Scandicci che produce frigoriferi Electrolux a pochi chilometri da Firenze. Il sito industriale è attivo dal 1947 e ha già visto altre acquisizioni: una volta c’era la Stice, che fabbricava elettrodomestici negli anni del boom economico, acquisita poi dalla Zanussi, la grande industria italiana, a sua volta comprata nel 1984 dalla svedese Electrolux. Ma soprattutto nella fabbrica ci sono 400 lavoratori che ad un annuncio simile si sentono perduti. Una decisione difficile da digerire, anche se supportata da valutazioni imprenditoriali sicuramente valide. Come doversi spostare su prodotti di gamma più alta per reggere la competizione con Corea e Turchia, e far fronte alla flessione della produzione di frigo passata in Italia dai 10 milioni di pezzi del 2002 ai 6,4 milioni del 2007. L’Electrolux propone di chiudere Scandicci, spostare la produzione low cost in Ungheria, e salvare la produzione del freddo nel più “profittevole” impianto di Susegana (Tv). Sono state spedite 15mila cartoline come «Per noi – dice Franca, 41 anni, entrata in fabbriquesta al presidente ca a 27 – quell’annuncio è sembrato la fine di tutto». di Electrolux in Svezia.

«C

6 storie di fabbriche che si riconvertono (o che vorrebbero). Ad aiutarle ci sono le iniziative delle istituzioni locali, i fondi europei per l’innovazione e le lotte operaie. Il governo centrale, invece, è inesistente nel dare indicazioni, incentivi e procedure unificate LUGLIO / AGOSTO 2009

1997

*1 TERAGRAMMO = 1 MILIONE DI TONNELLATE

Nello stabilimento Electrolux di Scandicci (Fi), la produzione dei frigoriferi comincia a lasciare spazio per le nuove linee del fotovoltaico.

di Paola Baiocchi

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ALTRO TOTALE

Il sole dopo il freddo

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RIFIUTI

1. ELECTROLUX DI SCANDICCI

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1990

[ESPRESSE IN TERAGRAMMI*]

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Ma superato il primo momento di sconforto gli operai cominciano le mobilitazioni e ne fanno di ogni tipo: scioperano, occupano la superstrada Firenze-PisaLivorno. Trovano un appoggio concreto nel sindaco Pd di Scandicci, Luca Gheri, che organizza anche un coordinamento dei sindaci degli altri Comuni da dove arrivano i lavoratori Electrolux. Con l’appoggio della Regione Toscana i metalmeccanici spediscono più di 15 mila cartoline con le foto dei loro figli al presidente di Electrolux in Svezia, Hans Straberg, a Berlusconi e al ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola. Stefano Cortini, rappresentante Rsu della FiomCgil, ricorda che i timori maggiori arrivavano da storie precedenti: «L’Electrolux a Norimberga aveva già chiuso uno stabilimento», ma in Germania le vendite erano calate del 5% e forse, quando la protesta è tanto forte, è meglio perseguire altre strade. «Nel corso del 2008 – racconta Giancarlo Boccaccini, direttore della fabbrica di Scandicci – l’Electrolux ha commissionato un processo di verifica di reindustrializzazione del sito coinvolgendo la Sofit, una società specializzata che ha contattato circa 225 imprese italiane e straniere, per individuare un soggetto in grado di soddisfare tutte le richieste avanzate da Electrolux e dalle rappresentanze sindacali». Al termine della selezione è stata individuata Energia Futura, nata nel 2004 dall’acquisizione di un’azienda italiana della provincia di Terni da parte del fondo del private equity anglo-americano, Mercatech.

Quest’ultimo ha garantito la conservazione dei livelli contributivi e retributivi per tre anni e il reintegro progressivo dei 370 lavoratori rimasti dopo prepensionamenti e dimissioni incentivate. «Uno degli elementi che ha pesato nella valutazione – spiega Sebastiano Puglisi, addetto stampa Electrolux – è stato il sostanzioso portafoglio ordini presentato dall’acquisitore». «Un milioni di metri quadri di tetti fotovoltaici già commissionati» spiega Massimo Fojanesi, amministratore delegato di Mercatech Italia. Sol Energes è il nome della società, creata ad hoc per Scandicci, che produrrà pannelli solari, generatori eolici e carpenteria metallica legata al campo dell’energie alternative. La transizione dal freddo al sole sta procedendo a tappe: ad aprile i primi 45 assunti dalla nuova società hanno cominciato il corso di aggiornamento finanziato dalla Toscana. Le linee di produzione degli elettrodomestici stanno lasciando il posto libero per le nuove. La riconversione industriale, insomma, sembra partita sotto i migliori auspici: resta, comprensibilmente, qualche incertezza tra i lavoratori su come andranno le cose allo scadere dei tre anni di impegno. Intanto le rappresentanze sindacali vanno avanti con le trattative per impostare le relazioni industriali con la nuova proprietà. Che al momento è ospite nello stabilimento, perché la società svedese cederà ad una cifra simbolica la proprietà immobiliare, 45 mila metri quadrati coperti su un’area di 90 mila, solo quando sarà scattata l’ultima assunzione.

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Il futuro arriva dal silicio di Emanuele Isonio A Ferrara hanno deciso di puntare su questi tre elementi nel progetto di riconversione del petrolchimico cittadino in funzione dal 1941 (il più antico d’Italia): 300 ettari, a pochi chilometri dal centro storico della città, all’apice del successo a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70. Poi il declino, con alti e bassi, fino a una crisi che sembrava irrimediabile. Negli ultimi mesi del 2008 istituzioni locali e nazionali, enti, aziende e sindacati hanno invece firmato un accordo di programma già da più parti indicato come un esempio da seguire per risollevare, in modo sostenibile e intelligente, le sorti delle realtà economiche in declino. Nell’area sorgerà infatti un insediamento per la produzione di Polysilicon (silicio purissimo), materia prima essenziale per la costruzione di pannelli fotovoltaici ad alta efficienza. Una merce molto rara e costosa ma indispensabile per un settore in continua espansione, con tassi di crescita annuali fino al 40%: proprio la scarsità di materia prima potrebbe rappresentare “il granello di sabbia” che inceppa la competitività del mercato del fotovoltaico. È chiaro quindi Domenico che investimenti tempestivi in questo settore possono Sartore, garantire prospettive di crescita assai promettenti. amministratore delegato L’impianto di Ferrara sarà realizzato dalla Estelux, di Estelux. azienda del gruppo tedesco Solon, uno dei principali produttori europei di moduli fotovoltaici: «Abbiamo scelto l’ex petrolchimico di Ferrara - spiega l’amministratore delegato Domenico Sartore - perché qui c’è personale qualificato e ci sono infrastrutture già costruite (energia, sistemi di trattamento delle acque, linee ferroviarie e corsi d’acqua). Ma, alla base di tutto, c’è anche la scelta etica di andare solo dove si può pro-

Q

UALITÀ, SOSTENIBILITÀ, LUNGIMIRANZA.

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PREMIO “PENNELLATA DI VERDE” AI FURBETTI AMBIENTALI: VINCE LA SVEDESE VATTENFALL

UN PONTEFICE “ILLUMINATO”

sulle fonti fossili e i tagli agli investimenti sulle rinnovabili), Dong (per aver spacciato come azione “pro-clima” la propria produzione di energia da centrali a carbone), Repsol (per essersi presentata come azienda responsabile verso l’ambiente e le comunità locali, mentre le sue attività danneggiavano gli indigeni e acuivano la crisi climatica), Shell (per l’ampia pubblicità al suo impegno ambientale mentre i suoi vertici hanno ridotto i fondi per le energie pulite). E infine, la svedese Vattenfall che si autodefinisce “campione della lotta al climate change” e nel frattempo continua a investire su carbone e nucleare e sostiene l’utilizzo dei controversi agro carburanti. “And the Oscar goes to…”: Vattenfall, con il 39% dei voti. Al vincitore e anche a tutti gli altri nominati, i nostri più vivi Em. Is. complimenti!

CI SONO SEI NOMINATION E UN VINCITORE come in ogni sfarzosa “notte degli Oscar” che si rispetti. Ma probabilmente i candidati non saranno stati felici di vedere il proprio nome in corsa per questo premio. Perché il Climate Greenwash Awards 2009, istituito a Copenhagen dal Corporate Europe Observatory, Attack Danimarca, Climate Movement e Friends of the Earth Denmark, è un riconoscimento per la più sfacciata operazione di “greenwashing”: presentarsi ecologicamente responsabili e fare bella figura con i propri clienti mentre, nell’ombra, si continuano i soliti, deprecabili comportamenti. I candidati di quest’anno sono: ArcelorMittal (che con la sua attività di lobby sui governi europei ha ottenuto deroghe all’obbligo di tagliare le emissioni di CO2), BP (che si definisce “attenta all’ambiente” nonostante i suoi massicci investimenti

CITTÀ DEL VATICANO sarà il primo Stato energeticamente autonomo e ospiterà l’impianto fotovoltaico più grande del mondo. La centrale sorgerà sui terreni di Santa Maria di Galeria, dove ha le antenne Radio Vaticana. A realizzare l’impianto da 100 Megawatt, necessari non solo a soddisfare il bisogno della radio, ma anche dell’intero Stato Vaticano e di circa 40 mila abitazioni, sarà l’azienda tedesca (come il papa) Solarworld AG. Già nei mesi scorsi la Sala Paolo VI è stata dotata di pannelli fotovoltaici: un impianto di 5 mila metri quadrati, installato dalla Eurosolar, in grado di produrre 300 MWh e di risparmiare 225 tonnellate all’anno di CO2. Non solo: Eurosolar ha anche trasferito il Craer (Centro di ricerca per le energie rinnovabili) nel comune di Magliano Sabina (non lontano da Roma), con l’obiettivo di formare nuove figure professionali A.B. esperte del settore.

3. FIAMM: BATTERIE AL CLORURO DI SODIO durre in modo sostenibile, con i dovuti controlli». 400 milioni d’investimento, 250 nuovi posti di lavoro qualificati e una produzione di 4 mila tonnellate annue di silicio, pari a 500 Megawatt di potenza di picco: un tassello fondamentale per abbassare il prezzo dei pannelli e, con essi, raggiungere l’agognato obiettivo della “grid-parity” (il pareggio tra il prezzo del kilowattora prodotto da fonte tradizionale con quello ottenuto con impianti fotovoltaici). L’investimento, tra l’altro, servirà anche a porre le basi per sviluppare l’intera filiera delle energie rinnovabili nel territorio ferrarese. «La riqualificazione di quest’area – prosegue Sartore – vuole favorire insediamenti di qualità. Qualità produttiva, qualità tecnologica e qualità ambientale: con i pannelli che realizzeremo ogni anno, eviteremo la dispersione dell’ambiente di 6,4 milioni di tonnellate di CO2».

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Il progetto del futuro impianto di Estelux, che sorgerà sul sito dell’ex petrolchimico di Ferrara.

L’Innse è l’ultima attività xxxxxx xxxxxxxx produttiva dell’area xxxxxxxxxxxxxxxxxx Innocenti xx xxxxxxxxxxxx di Lambrate. xxxxxxxxxxxxxx Una periferia che fa gola xxxxxxxxxxxxxxxxxx alla speculazione xxxxxxxx xxxxxxxx edilizia | 24 | valori |

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Innovazione e qualità pagano di Emanuele Isonio per gli avvisatori acustici e le batterie per auto, è l’esempio tangibile di quali ricadute positive possa avere la scelta di puntare sulla qualità e su corrette relazioni tra sindacato e azienda. Radicata nel Nord-est, stava per imboccare la solita strada della delocalizzazione verso l’Est europeo e asiatico. Una via che avrebbe voluto dire oltre trecento esuberi (il 75% dei dipendenti), chiusura di tre stabilimenti e concorrenza basata sulla quantità più che sulla qualità. Invece, le organizzazioni sindacali hanno convinto i vertici di Fiamm a scegliere una strada meno battuta ma alla fine redditizia e sicuramente più virtuosa: «Tra il 2004 e il 2006 abbiamo passato anni piuttosto difficili – spiega Morgan Prebianca, della Fiom-Cgil -. I vertici della compagnia volevano spostare tutta la produzione di batterie e clacson nella Repubblica Ceca e in India». Invece, un accordo coi sindacati portò all’approvazione di un nuovo piano industriale. Due i punti cruciali: investimenti sul settore degli avvisatori acustici (oggi le linee di produzione sono passate dalle tre previste a cinque: 14 milioni di pezzi all’anno) e investimenti in un nuovo tipo di batteria per gli impianti di telecomunicazione: «La Fiamm – spiega Gian Carlo Biasin, delegato Uilm-Uil – ha preso un brevetto scaduto di una batteria che utilizza il cloruro di sodio (il classico sale da cucina, ndr) al posto del più inquinante piombo e acido. L’ha integrato con tecnologie e parti elettroniche sviluppate dai suoi tecnici e l’ha ribrevettato. Il nuovo prodotto dura di più e resiste meglio alle temperature estreme. Ha quindi costi minori e, nel complesso, l’impatto ambientale è più basso». Una scommessa che si è rivelata vincente: «Puntare su innovazione e qualità ha pagato», prosegue Biasin. «Siamo stati felici di aiutare la produzione del nuovo tipo di batterie perché oggi abbiamo un vantaggio competitivo sulle aziende concorrenti e quindi ampi margini di crescita». Un risultato incoraggiante, raggiunto grazie alla collaborazione reciproca di tutte le parti in causa: «La proprietà ha sempre garantito il rispetto delle relazioni sindacali», commenta Antonio Sirimarco, della Fim-Cisl vicentina. «Ci sono stati momenti aspri ma il confronto non è mai mancato».

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IAMM, AZIENDA LEADER MONDIALE

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4. INNSE PRESSE DI LAMBRATE

Dove il padrone non fa produrre di Daniele Bettini AGARI FOSSE IL PARADISO! Invece chiediamo solo di tornare a lavorare, chiusi in un’officina a 1.300 euro al mese». Ci accoglie così uno dei delegati della Rsu dell’Innse Presse di Lambrate (Mi), che continua: «Il 31 maggio si sono presentati l’avvocato di Silvano Genta con un suo collega rappresentante di un industriale vicentino, le forze dell’ordine e 5 o 6 camionette di operai già pronti per smontare i 4 macchinari più importanti delle officine. Se ci tolgono quelli possiamo andare tutti a casa. Comunque non riusciranno a farlo tanto facilmente, anche se prefetto e questore di Milano semIl lavoro è fermo brano intenzionati a far valere i diritti di proprietà all’Innse Presse. Sotto, i presidi contro i diritti dei lavoratori». Ci avevano già provato e le manifestazioni i nazisti, nel 1943, a cercare di smontare l’Innse per portarsela in Germania: «Allora furono i partigiani ad impedirlo - riprende il delegato - per questo ora ci siamo appellati anche all’Anpi». Il 31 maggio del 2008 i 49 operai dell’Innse hanno ricevuto una lettera di licenziamento dalla Genta Spa, la società torinese che non si è mai occupata di produzione, ma di compravendita di presse, fresatrici e torni, che nel 2006 ha acquistato l’intera fabbrica per soli 700 mila euro, con l’appoggio della Provincia di Milano, pro-

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mettendo di mantenere la produzione per almeno due anni. Un ottimo investimento dal momento che solo i macchinari, oggi, valgono circa 7 milioni di euro e che gli operai di questi tempi non sono un ostacolo così insormontabile, quelli basta licenziarli dopo due anni e un giorno, e l’affare è servito. Gli operai dell’Innse però non ci stanno e da maggio a metà settembre 2008 portano avanti la produzione da soli, senza padrone, fatturando 160 mila euro, producendo anche per la Ormis di Brescia che poi si è proposta come acquirente. Dopo sono arrivati i sigilli ai cancelli e un lungo e sfiancante presidio di fronte alla fabbrica, che dura da più di un anno, per impedire la vendita dei macchinari. Sullo sfondo la storia dell’area ex Innocenti di Lambrate, in cui l’Innse rimane l’ultima attività produttiva su un terreno di proprietà dell’immobiliare milanese Aedes, di cui è azionista anche il premier Silvio Berlusconi. Una periferia in cui alle industrie si vuole sostituire la speculazione edilizia, e in cui la politica non vuole darsi gli strumenti per agire. E così a farne le spese è una fabbrica potenzialmente in attivo, con macchinari unici e con una flessibilità di produzione straordinaria. Un gioiellino che in qualsiasi parte del mondo sarebbe non solo protetto, ma incentivato a migliorarsi anno dopo anno. I macchinari sono in ottime condizioni, i lavoratori tornerebbero a lavorare anche domani e ci sono già sia gli imprenditori disposti a rilevare l’impresa, sia i clienti. L’aspetto incredibile è che anche in un momento di crisi dell’edilizia, con i prezzi in calo e con la disoccupazione in forte crescita in Lombardia non si trovino le risorse e, in fin dei conti, la volontà politica per mantenere una struttura industriale strategica, che vanta clienti in tutto il mondo nel settore dell’energia (turbine, gasdotti, valvole per oleodotti) e nelle lavorazioni dei grandi pezzi meccanici.

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Per la solidarietà all’Innse: myspace.com/presidioinnse

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E SE FINMECCANICA DIVENTASSE ECOLOGICA?

TORRACA: IL COMUNE INVESTE IN LED E SOLARE

LA PRIMA INDUSTRIA ITALIANA PER DIMENSIONI È LA FIAT, che sbarca oltre Oceano esportando tecnologia automobilistica avanzata (forse) solo rispetto a quella anacronistica degli Usa. La seconda società industriale invece è Finmeccanica, impresa che ha scelto dalla metà degli anni Novanta di “riconvertirsi” decisamente dal civile al militare. Come colmare il pesante vuoto di innovazione della nostra produzione industriale? “Riportando progressivamente Finmeccanica al civile”, scrive Vincenzo Comito, docente di Finanza aziendale presso l’Università di Urbino, nel suo libro Le armi come impresa. Riconversione auspicabile non solo per motivi etici, ma anche occupazionali e di sostenibilità degli investimenti, che nel settore militare sono sempre più grandi a fronte di pochissime ricadute per la collettività. Anzi la “natura parassitaria” dell’economia militare finisce per avere un impatto corrosivo sull’economia civile e - scrive l’autore - “la progressiva privatizzazione di molte imprese

dell’Europa continentale si confronta con apparati burocratici pubblici o indeboliti, o comunque in una posizione più condiscendente di prima alle esigenze del complesso militare-industriale (…) La pressione dei capitali privati spinge così all’aumento rilevante dei budget nazionali per la difesa e, alla lunga, alla rimilitarizzazione dell’Europa”. Finmeccanica sarebbe in buona compagnia se tornasse alla produzione civile: le principali società mondiali del settore militare stanno applicando le loro conoscenze ai settori dell’energia, delle rinnovabili e dell’ambiente. Lockheed Martin, la più grande impresa a livello mondiale del militare è già oggi un importante fornitore di programmi di efficienza energetica e sta cercando di utilizzare le sue conoscenze ingegneristiche per inserirsi nel settore energetico. Anche Raytheon e Saab stanno investendo in settori correlati; quest’ultima si sta inserendo anche nel recupero Pa.Bai. energetico e dei rifiuti.

È IN PROVINCIA DI SALERNO la prima “città a led” del mondo. Torraca ha convertito la propria illuminazione pubblica a questo particolare (ed ecologico) tipo di lampadine. Tra i vantaggi del led, oltre alla durata c’è uno straordinario risparmio energetico. Il piccolo comune nel salernitano, grazie alla collaborazione con una fabbrica del Cilento, ha installato 700 punti luce, ottenendo un risparmio del 70% dei consumi e dei costi di manutenzione. Grazie alla vendita dell’energia pulita generata dai quattro impianti fotovoltaici installati, il Comune investe i profitti in progetti sostenibili: la prima piscina comunale olimpionica ecologica, la cui acqua è scaldata da un impianto solare termico e la cui struttura vanta un moderno sistema di copertura isotermica. Ma investe anche nella Sviluppo srl, società a partecipazione pubblica, che ha avviato la realizzazione A.B. di una fabbrica di moduli fotovoltaici.

Vincenzo Comito Le armi come impresa. Il business militare e il caso Finmeccanica Edizioni dell’Asino 2009

5. FRAMAG DI CANEGRATE Nella foto a destra: un momento della lavorazione del formaggio. A sinistra: la rivoltatura manuale delle forme nel magazzino della stagionatura.

Minieolico contro la crisi di Emanuele Isonio CONFINDUSTRIA guardavo con scetticismo gli analisti che consigliavano di essere sempre all’avanguardia, investendo nelle attività di Ricerca & Sviluppo. Questa nuova attività mi ha fatto capire invece che quella è l’unica strada per uscire dal circolo vizioso della competizione a basso costo. Nell’industria tradizionale c’è sempre chi abbatte i costi, i margini di profitto e rende quindi insostenibili tali investimenti». La “confessione” è di Paolo Alì, amministratore e socio di maggioranza di Framag, un’azienda di Canegrate (Milano) che da 50 anni opera nella metalmeccanica: tranciatura di lamierini magnetici, pressofusione dell’alluminio, realizzazione di blocchi per motori elettrici. Quella di Framag è anche una storia travagliata, segnata, nell’ultimo decennio, dalle scelte economicamente insostenibili di un vecchio proprietario e, poi, ridotta quasi al tracollo da altri imprenditori specializzati più in Da 50 anni nella metalmeccanica fallimenti e bancarotte che in piani industriali credibili (nelle foto (alcuni di loro sono “in vacanza forzata” a Santo Dominin alto particolari di pressofusioni go, paradiso tropicale senza estradizione). Nel 2004, però, in alluminio), la Framag viene rilevata da nuovi imprenditori e dallo Framag ha avviato dallo scorso anno scorso anno inizia una nuova avventura: la produzione di una riconversione impianti minieolici da 50 Chilowatt. Una riconversione verso il minieolico.

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A VICEPRESIDENTE DI

“verde” con buone probabilità di successo: «Il minieolico – spiega Alì – è un settore in crescita impetuosa. È più versatile dell’eolico tradizionale e ha un minor impatto visivo. Ma in Italia è ancora un mercato artigianale». In più, ha il vantaggio di essere (ancora) immune dalla concorrenza dei Paesi che puntano sulle produzioni low cost. Il piano industriale prevede 5 milioni di euro di investimenti per finanziare la riconversione e il riassorbimento dei 90 attuali esuberi. È stata acquisita un’altra società del milanese, composta da ingegneri ed esperti di eolico, proprietaria di alcuni brevetti ma che - da sola - non avrebbe potuto avviare la produzione. Entro un anno si prevede di ripianare l’attuale debito (1,5 milioni) e, nell’arco di tre anni, sarà possibile anche assumere nuovo personale. Intanto la Framag ha la certezza di poter contare da subito su commesse (quasi tutte di privati) che hanno già coperto la produzione 2010. «La sfida è rimanere sempre mezzo passo avanti agli altri. La green economy può essere una soluzione valida, anche su vasta scala, per uscire rafforzati dalla crisi attuale. Ma, per imboccare la strada giusta, servono tre cose: il governo centrale, gli enti locali e Confindustria devono aiutare le aziende in crisi ad individuare i modi migliori per risorgere. Vanno garantiti incentivi che invoglino consumatori e investitori. E sono indispensabili regole più semplici e uniche su tutto il territorio nazionale per avviare gli impianti: è assurdo e controproducente avere norme e procedure diverse da regione a regione. La centralizzazione, in questo caso, è certamente preferibile».

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6. FRATELLI TOMASONI DI COTTOLENGO

Solidarietà per il biocaseificio di Matteo Cavallito UÒ UN’IMPRESA VITTIMA DELLA CRISI e priva del sostegno dei tradizionali canali di finanziamento risollevarsi dall’anteprima del default e rilanciarsi con fiducia verso il futuro? Sì, se esistono opportuni vincoli di fiducia e solidarietà, capaci di attivare un sistema alternativo di credito. Ne è la prova vivente il biologico Fratelli Tomasoni snc di Cottolengo (Brescia), 194 anni di storia alle spalle e una crisi globale vissuta sulla propria pelle. Prima la speculazione sulle materie prime che aveva fatto lievitare i costi, poi la stretta sul credito delle banche che avevano rifiutato al caseificio il finanziamento necessario alla sopravvivenza. Tutto sembrava volgere al peggio quando, nel momento più critico, è arrivata la svolta insperata. I circa 150 Gas, Gruppi di acquisto solidale, lombardi (legMassimo Tomasoni, titolare del gasi migliaia di famiglie che acquistano direttamente dal biocaseificio. produttore a prezzi concordati e sostenibili) si uniscono a Mag2 Finance, la cooperativa di finanza solidale che dal 1980 fornisce credito alle imprese lombarde caratterizzate da un sistema di gestione responsabile. E danno vita a un piano di salvataggio che si rivela efficace. Un pagamento anticipato sulle forniture da parte dei Gas e un finanziamento di Mag2, della durata di 36 mesi, pari al doppio della sottoscrizione di capitale sociale effettuata dai Gruppi d’acquisto solidale: in po-

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chissimo tempo Tomasoni raccoglie oltre 120 mila euro (30 mila da Mag2 tramite il coinvolgimento di 22 Gas lombardi, 91 mila attraverso il contributo diretto di 65 Gas) da affiancare ad altri 30 mila del finanziamento triennale di Mag2. «Nei primi cinque mesi dell’anno il fatturato è aumentato del 27% - spiega il titolare dell’azienda, Massimo Tomasoni - . Tutti gli impegni finanziari sono stati fin qui rispettati e i conti non soffrono più». La solidarietà e la fiducia dei clienti sono state decisive ma non meno importante è stata la sinergia tra gli attori. «Senza i Gas l’idea non sarebbe partita, senza Mag2 diverse persone si sarebbero sentite meno sicure sotto il profilo tecnico – spiegano dal direttivo Gas di Pavia. Il supporto di Mag2, utilissimo, è stato di tipo logistico, mancando una vera e propria figura di coordinamento tra i singoli Gruppi». Il caso del comprensorio Tomasoni, intanto, ha già interessato il mondo della ricerca: Silvana Signori, docente di Economia all’Università di Bergamo, ha avviato uno studio di caso. «La ricerca verterà sulle motivazioni che hanno spinto le persone a finanziare Tomasoni, sulle loro aspettative, sul loro modo di porre l’eticità in rapporto all’utilità» ha spiegato la docente.

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www.mag2.it

Credito solidale: 150 Gas lombardi e Mag2 Finance, hanno dato vita a un piano di salvataggio che ha raggiunto l’obiettivo |

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Tax Awards: l’elusione va in paradiso (fiscale) >30 Barclays rischia la class action e Conti finisce sotto accusa >33 Massimo scoperto: esce dalla porta e rientra dalla finestra >34

finanzaetica MICROCREDITO: FINO A MEZZO MILIARDO DA UE E BEI...

...MA PER MOLTI NON SERVE AD AVVIARE ATTIVITÀ D’IMPRESA

PREMIO SOSTENIBILITÀ ALL’OLANDESE TRIODOS BANK

USA: NELLA SEC UN COMITATO A TUTELA DEGLI INVESTITORI

EMISSIONI DI CO2 IL SISTEMA CAP-AND -TRADE MINACCIA I GIGANTI DI WALL STREET

IL FONDO PENSIONE NORVEGESE PENSA AL CLIMA

La Commissione Europea ha annunciato a inizio giugno un piano per sbloccare fino a 100 milioni di euro per garantire credito ai cittadini dell’Unione che intendono avviare piccole attività imprenditoriali. Un punto di partenza di un programma più ampio che, attraverso l’intervento di altre istituzioni come la Banca Europea degli Investimenti (Bei), potrebbe mettere a disposizione circa mezzo miliardo di euro per le attività di microcredito. «Insieme ad altre istituzioni finanziarie internazionali, in particolare la Bei, la Commissione propone la costituzione di un nuovo strumento di microfinanza teso a sostenere l’occupazione, lo sviluppo delle micro-imprese e dell’economia sociale», ha dichiarato il presidente della Commissione José Manuel Barroso in una conferenza stampa congiunta con il commissario all’occupazione Vladimír Špidla. La proposta avanzata dall’Ue ha suscitato però le critiche di importanti esponenti del parlamento di Bruxelles. Il presidente dei Socialisti Europei Poul Nyrup Rasmussen ha giudicato il piano di microcredito decisamente inadeguato a fronteggiare le ricadute occupazionali della crisi. «È difficile che il microcredito possa produrre macro risultati nel breve periodo», ha dichiarato alla stampa.

Per oltre la metà dei beneficiari dei prestiti il microcredito non servirebbe all’avvio di attività imprenditoriali, ma sarebbe utilizzato solo per l’acquisto di cibo. È la tesi espressa dal ricercatore britannico Stuart Rutherford (nella foto) e resa nota a giugno sulle colonne del Financial Times. Architetto, ricercatore e consulente caratterizzato da un’esperienza ultradecennale nel mondo del microcredito, Rutherford ha avviato una polemica con alcuni dei più importanti operatori del settore. Tra questi la Asa Bank del Bangladesh, vincitrice del primo premio nel concorso FT Sustainable Banking Awards 2008 che ha contestato il risultato della ricerca. «I nostri clienti, in particolare quelli che fronteggiano le maggiori difficoltà derivanti dall’elevato prezzo dei generi alimentari, utilizzano parte dei prestiti per il consumo diretto - ha spiegato il presidente di Asa, Shafiqual Haque Choudhury -. Tuttavia non posso condividere la conclusione secondo la quale questo sia un fenomeno generalizzato». Pur giudicando eccessivamente ottimistica la tesi ufficiale del microcredito come strumento di sviluppo economico “sempre efficace”, Rutherford ha comunque espresso un giudizio positivo sul sistema teorizzato prima e messo in pratica poi dal premio Nobel Muhammad Yunus, il fondatore della Grameen Bank. Secondo la ricerca condotta da Rutherford in Bangladesh l’ammontare dei prestiti investiti in attività economiche raggiungerebbe il 50-60% del totale. Questa frazione interesserebbe però meno della metà dei clienti. Il dirigente finanziario indiano Vijay Mahajan, ha ricordato il FT, ha sostenuto che gli elevati tassi di interesse applicati (fino al 30%) tendono ad escludere dal circuito proprio i più poveri.

L’istituto olandese Triodos Bank è stato insignito del titolo di “banca sostenibile dell’anno” nell’ambito dell’ultima edizione del FT Sustainable Banking Awards, il concorso promosso dal quotidiano inglese Financial Times e dall’International Financial Corporation IFC (uno dei gruppi costitutivi della Banca Mondiale) che premia le banche che si sono distinte su scala mondiale per la loro responsabilità sociale e ambientale. Contemporaneamente il brasiliano Itau Unibanco si è classificato al primo posto nella categoria “mercati emergenti”. I giudici avevano preso in esame 165 candidati in rappresentanza di 42 Paesi, tra cui alcune società finanziarie. «La crisi finanziaria ha reso necessario un riassetto del modo in cui le banche e le società di investimento operano e i vincitori di questi premi stanno cambiando radicalmente l’approccio dell’industria verso il rischio e le opportunità – ha dichiarato l’editor del Financial Times Lionel Barber -. Questi premi riconoscono la responsabilità mostrata dalle istituzioni nel fornire soluzioni ai temi più pressanti del mondo e nel raggiungere gli obiettivi». Nella categoria “emergenti” premi regionali anche a Equity Bank (Kenya), Industrial Bank (Cina) e Industrial Development Bank of Turkey TSKB (Turchia).

La Us Securities and Exchange Commission (Sec), la commissione di vigilanza sulle operazioni di borsa negli Stati Uniti, ha annunciato la creazione di un comitato di consulenza degli investitori chiamato ad operare al suo interno. Secondo quanto anticipato dal portale SocialFunds.com, il comitato dovrà garantire una rappresentanza istituzionale agli investitori per permettere loro di esprimere pubblicamente eventuali perplessità e di chiedere apertamente gli opportuni chiarimenti. «Negli anni passati la Commissione ha creato in diverse occasioni comitati di consulenza progettati per ricevere suggerimenti dai diversi operatori del mercato dei capitali in merito alle questioni regolamentari - ha spiegato il funzionario della Sec Luis Aguilar in un’intervista a Social Funds -. Nessuno di questi, tuttavia, era stato concepito con l’obiettivo di ascoltare le istanze degli investitori, ovvero del gruppo che più di ogni altro dovrebbe essere protetto dalla Sec». Nei progetti degli ideatori c’è anche l’affidamento al comitato di un ruolo di vero e proprio gruppo di pressione. In modo particolare hanno spiegato ancora da Social Funds - l’advisor committee dovrà sollecitare la pubblicazione dei rapporti sulle questioni sociali, ambientali e gestionali (di governance) da intendersi come informazioni imprescindibili da garantire agli investitori.

Incapaci di limitare le loro emissioni gassose, le 500 compagnie più importanti di Wall Street (che compongono l’indice S&P 500) rischiano di subire una seria erosione dei profitti entro il 2012. È lo sconvolgente risultato dell’inchiesta realizzata da Trucost, un ente di ricerca specializzato in questioni ambientali, e commissionata dall’Investor Responsibility Research Center Institute. Secondo quanto riferito dal portale SocialFunds.com citando l’indagine di Trucost, le emissioni dirette prodotte dalle imprese dello S&P 500 nel corso del 2007 sono state superiori a quelle realizzate da tutti i veicoli e i velivoli circolanti negli Stati Uniti nello stesso anno. Se a queste si aggiungono le emissioni delle aziende collegate alle stesse major lungo la catena produttiva, l’ammontare totale della CO2 introdotta nell’atmosfera nel periodo in esame arriva all’incredibile quantità di 4,3 miliardi di tonnellate. Nel sistema Cap-and-Trade gli operatori sono tenuti a rispettare dei limiti nelle emissioni gassose. Chi intende superare tali limiti deve acquistare appositi crediti realizzati da quelle imprese che hanno emesso quantità di CO2 inferiore ai livelli massimi consentiti. Prendendo per buono un ipotetico prezzo di mercato di circa 28 dollari per quota (una tonnellata di CO2), sottolinea Trucost, è lecito pensare che nel 2012 le imprese dello S&P 500 dovranno sborsare quasi 93 miliardi di dollari per mettersi in regola. Il sistema del Cap-and-Trade è uno dei cavalli di battaglia dell’American Clean Energy and Security Act, la proposta di legge tuttora allo studio del Congresso.

Il ministro delle finanze norvegese Kristin Halvorsen ha annunciato l’ingaggio della società di consulenza Mercer da parte dei gestori del fondo pensione pubblico nazionale. Mercer, ha spiegato la Halvorsen, lavorerà con l’obiettivo di esplorare le implicazioni finanziarie del cambio climatico e le conseguenti strategie che il fondo statale (dal valore complessivo di 230 miliardi di euro) sarà chiamato a pianificare e perseguire. «L’obiettivo del progetto è quello di valutare l’impatto del cambiamento climatico sui mercati finanziari e le sue implicazioni per l’allocazione strategica degli assets - ha spiegato la Halvorsen -. Più specificamente il progetto mira a sviluppare una metodologia per l’analisi dello scenario e l’identificazione dei rischi per investimenti di lungo termine rispetto a classi di risorse e luoghi geografici». L’attenzione per i temi ambientali, che da sempre godono di una certa considerazione presso uno dei fondi di investimento più responsabili al mondo, si accompagna ad un recente programma di investimento “verde”. A maggio, ricorda il portale Responsible Investor, il governo di Oslo aveva fatto sapere di essere pronto a far investire circa 2,3 miliardi di euro per l’ambiente e per un programma quinquennale finalizzato alla “crescita sostenibile” degli assets gestiti nei mercati emergenti.

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Tax Awards L’elusione va in paradiso (fiscale)

MUOVERSI NELL’AREA GRIGIA «CI SONO PERSONE PERBENE E PERSONE CONNIVENTI con il proprio cliente e quindi complici di evasione e di elusione». Il professor Andrea Manzitti (nella foto), avvocato ed ex direttore del dipartimento delle Finanze di Giulio Tremonti, è schietto anche quando parla del proprio mondo professionale, quello dei consulenti, e del loro ruolo nei meccanismi di elusione fiscale.

160 miliardi all’anno “bruciati” dall’elusione fiscale, un capitale sottratto allo sviluppo e ai Paesi poveri IL VOCABOLARIO DELL’ELUSIONE FISCALE PARADISO FISCALE: Stato in cui vige un regime di imposizione fiscale molto basso o assente oppure dove esistono regole assai rigide sul segreto bancario, utili a compiere transazioni coperte. Secondo una terminologia corrente i paradisi fiscali si distinguono in “Paesi offshore” (Offshore center) con un altissimo grado di agevolazione fiscale e altissima segretezza (come Bahamas, Isole Cayman, Bermuda, Liechtenstein) e “paesi a fiscalità agevolata” con vari gradi di agevolazione fiscale e segretezza.

Dov’è il limite tra ricerca di risparmio sulle tasse (lecita ) e ricorso a stratagemmi tutt’altro che etici?

Chi aiuta le grandi imprese ad aggirare le leggi? Banchieri, avvocati e commercialisti. L’industria della protezione fiscale va a gonfie vele. E viene anche premiata. È UN PREMIO ALL’ELUSIONE FISCALE!”.

La segnalazione arriva così in redazione e ci fa sobbalzare. Si tratta degli European Tax Awards, indetti dalla rivista International tax review per studi di avvocati e consulenza tributaria di alto livello. Un premio in diverse categorie (Bedi Corrado Fontana st tax firm, Transfert pricing firm, ecc.), i cui organizzatori, interrogati in merito, non contemplano, tra i LIBRI criteri di selezione dei vincitori, alcuna valutazione relativa ai temi dell’etica professionale e del ricorso ai paradisi fiscali. Certo non tutte le grandi agenzie di assistenza tributaria assecondano i clienti nei propositi di eludere le tasse, ma la cosiddetta tax shelter industry, l’industria mondiale della protezione fiscale, è in ottima saNino Amadore lute e arruola professionisti anche per aiutare le società La zona grigia. a pagare meno del dovuto, pur rispettando la legge nelProfessionisti la forma, non nello spirito. Il recente allarme dell’Ocse al servizio della mafia e gli anatemi del G20 nel 2008 su elusione e paradisi fiLa Zisa, 2007 scali ci dicono come la partita sulle imposte tra Stati na-

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TJN: “I RIFUGI FISCALI SONO CAUSA DI POVERTÀ” A DIRLO È TAX JUSTICE NETWORK, la “rete internazionale della società civile contro i paradisi fiscali e per un equità fiscale”: un’organizzazione indipendente sviluppatasi nel Parlamento britannico a marzo 2003 che si propone di tracciare, analizzare e spiegare il ruolo delle tasse e gli effetti nocivi dell’evasione e dell’elusione fiscale, della competizione tributaria e dei rifugi fiscali. Al Tjn aderiscono docenti universitari, ragionieri, Ong, economisti, gruppi religiosi, professionisti finanziari, giornalisti, avvocati, sindacati.

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zionali e imprese sia serrata e i grandi studi professionali internazionali, italiani compresi, quasi tutti citati nelle liste dell’European Tax Awards, giocano ormai un ruolo di primo piano, cui forse non è ancora seguita una completa assunzione di responsabilità.

Il cerchio magico degli “azzeccagarbugli” Richard Murphy, direttore del Tax Research LLP e consulente del Tax justice network (vedi BOX ), ci spiega che: «Sono tre i principali fornitori di protezione fiscale: banchieri, avvocati e commercialisti. Dei tre l’Ocse dice che sono i banchieri a generare i più pericolosi schemi di elusione e che lo fanno interamente o principalmente per il loro proprio uso. È però evidente che i commercialisti hanno un ruolo importante in questa attività e anche gli avvocati, seppure ad un grado inferiore di coinvolgimento. Le indagini intraprese dal Tjn hanno indicato, del resto, che tutte le maggiori agenzie di consulenza PricewaterhouseCoopers, Ernst & Young, Deloittes and KPMG - sono presenti in tutti i rifugi fiscali e nelle giurisdizioni dove è garantita la massima segretezza bancaria. In quei Paesi sono supportati da un nugolo di avvocati conosciuto come il “cerchio magico dell’offshore”». Si tratta delle cosiddette “centrali della finanza offshore”, che, continua Richard Murphy: «Costruiscono transazioni artificiali e sfruttano accordi resi disponibili dai rifugi fiscali e da certe giurisdizioni per fornire uno “spazio di segretezza” ai loro clienti, affinché restino nascosti alle amministrazioni fiscali».

L’etica qui c’entra poco. Non si fanno le leggi fiscali sulla base della morale, ma su quella dei principi costituzionali. Detto ciò bisogna distinguere con attenzione elusione, evasione e risparmio d’imposta. Tra evasione e risparmio d’imposta c’è un’area grigia, l’elusione: la legge non viene violata ma non se ne rispetta in pieno lo spirito e c’è un vantaggio tributario ottenuto facendo uno slalom tra le norme, sfruttando maliziosamente le asimmetrie normative, facendo qualcosa che, se il legislatore avesse saputo possibile, avrebbe detto che non si può fare.

SOCIETÀ OFFSHORE: permette condizioni fiscali favorevoli e, se opportunamente configurata, la protezione del patrimonio, una semplificazione della burocrazia, l’ottimizzazione dei costi, riservatezza. Aprire una società offshore può costare tra gli 800 e i 5 mila dollari, a seconda della tipologia.

Certo l’area grigia è difficile da intercettare e i consulenti fiscali perbene non si prestano ad aggirare le norme, ma i paradisi fiscali?

Sono un convinto assertore di un’azione internazionale coordinata e decisa per estirpare alla radice i paradisi fiscali e, soprattutto, il segreto bancario. I paradisi fiscali sono una delle cause importanti della mancanza di trasparenza. Offrono rifugio non solo a chi vuole evadere le tasse ma anche a chi commette crimini ben peggiori e sottraggono base imponibile in quantità massiccia a tutti governi interessati. Detto ciò, non sempre l’utilizzo di società nei paradisi fiscali è contrario alla legge e c’è una differenza significativa tra le grandi imprese, obbligate a rendere pubbliche le informazioni sui loro bilanci alle autorità tributarie e di borsa, e l’evasione delle piccole e medie imprese, spesso non sottoposte a controlli e dove non c’è separazione tra proprietà e management.

SISTEMA DELLE “SCATOLE CINESI”: serve a chi voglia rendere anonima la proprietà di un’azienda, cioè non riconducibile ad alcuno in via civile. Il modo più semplice è realizzare una “piccola holding”, tipicamente nelle giurisdizioni di Panama, in Dominica o nel Delaware (Usa), che fa capo all’interessato e con questa acquistare altre società o quote di altre società. SISTEMA DEL DOPPIO NOME: si tratta di incorporare due società con lo stesso nome, una in un paradiso fiscale e una in un Paese a bassa tassazione che non è nelle liste nere della Finanza, con pochi controlli, e dove gli azionisti non hanno proprietà né conti bancari. La prima apre i conti e maneggia il capitale, la seconda, di facciata, è quella che fattura, fornendo però gli estremi di pagamento della prima società: in caso di verifica non insospettisce una fattura proveniente da un Paese che non si trova nelle black list.

fiscale non viola “L’elusione la legge, ma il suo spirito. Fa uno slalom tra le norme, sfruttando i vuoti che il legislatore non aveva considerato

SITI WEB www.taxjustice.net Tax justice network, rete di professionisti per l’equità fiscale

TRANSFERT PRICING: operazioni commerciali o finanziarie tra società collegate o controllate, residenti anche in nazioni diverse, che possono comportare aggiustamenti “artificiali” dei prezzi che non fanno riferimento alle normali condizioni di mercato. Permette alle imprese di attuare meccanismi elusivi, per esempio concentrando i profitti nelle sedi societarie situate in un paradiso fiscale.

www.christianaid.org.uk Christian Aid, organizzazione per la lotta alla povertà nel mondo www.crbm.org Campagna per la riforma della banca mondiale www.paradisi-fiscali.com Un sito per conoscere elenchi, listino prezzi e informazioni sui paradisi fiscali e le centrali finanziarie offshore www.internationaltaxreview.com Sito ufficiale della rivista che indice il premio European tax award www.gebnetwork.it Sito ufficiale dello studio Valente Associati GEB Partners www.ditanno.it Sito ufficiale dello studio Di Tanno e Associati

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Parola ai vincitori Ma è un problema di etica o solo di legalità? Murphy non ha dubbi: «Non ritengo che una professione praticata eticamente possa portare ad aggirare le tasse». Ma, in tema di paradisi fiscali e consulenze, il professor Piergiorgio Valente, avvocato dello studio Valente Associati GEB Partners, premiato come Transfer pricing firm dall’International tax review, sottolinea più il piano operativo: «Società che operano nella moda, nell’occhialeria, negli orologi, se scelgono Hong Kong lo fanno per motivi imprenditoriali e commerciali. Se lo scegliessero come paradiso fiscale dovrebbero, per la legge italiana, chiedere un interpello preventivo all’amministrazione. Chi usa i paradisi fiscali per non dichiarare delle imposte fa un altro mestiere. In genere i professionisti italiani, per quel che ne so, non si prestano a queste pratiche, anche perché ci sono delle discipline antiriciclaggio molto severe». Sulla stessa linea anche il professor Stefano Petrecca, avvocato dello studio Di Tanno e Associati (premiato come Tax firm): «L’utilizzo di partecipazioni in Stati considerati paradisi fiscali, per alcuni è finalizzato alla sottrazione di materia imponibile allo Stato di residenza, ma a volte avviene per motivi legittimi: la questione sta nel non oltrepassare certi limiti imposti in materia». Peccato che, a quanto dice Andrea Baranes della Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, «secondo stime prudenziali, i Paesi del Sud perdono ogni anno una cifra compresa tra i 500 e gli 800 miliardi di dollari a causa della fuga di capitali».

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CHRISTIAN AID PREMIA I PIÙ “BRAVI” IL SARCASMO È UNA BUONA ARMA per mettere l’ipocrisia del potere all’angolo. L’hanno usata gli organizzatori dell’Alternative Tax Awards, l’organizzazione umanitaria britannica Christian Aid. Le categorie del premio sono: Tax haven enthusiast of the year (“l’entusiasta del rifugio fiscale dell’anno”), Low tax rate achievement (“la più bassa aliquota fiscale ottenuta”) e Most surprising use of tax havens (“l’uso più sorprendente dei rifugi fiscali”). L’intento di Christian Aid era quello di attirare l’attenzione sull’effetto devastante che l’elusione delle imposte da parte delle imprese ha sui Paesi poveri: «Multinazionali e altre aziende che vendono sul mercato internazionale sottraggono ogni anno almeno 160 miliardi di dollari di tasse - sostiene la responsabile della campagna, Judith Cavanagh -, denaro che avrebbe potuto salvare ogni anno 350 mila bambini sotto i 5 anni». Per la cronaca “the winners are…”, per la categoria Most surprising use of tax havens, CDC Group e il suo unico proprietario, il Dipartimento per lo sviluppo internazionale del Governo britannico. CDC ha 72 filiali, di cui 40 sono in rifugi fiscali (Bermuda, Isole Mauritius, Antille Olandesi). Il dipartimento di Sua Maestà si sarebbe giustificato dicendo che se CDC non facesse uso dei rifugi fiscali gli investitori dei suoi fondi sarebbero tassati due volte. Il Tax haven enthusiast of the year è invece Barclays (ne parliamo anche nell’ ARTICOLO a pag 33), tanto appassionata ai rifugi fiscali da avere filiali in 315 di questi. Infine, per il Low tax rate achievement di quest’anno l’Alternative Tax Award ha premiato P&O Cruises, proprietaria della Carnival plc, quella delle crociere, con una “menzione speciale per l’impegno speso nell’evitare legalmente le imposte”. Nelle motivazioni si legge che la Carnival plc, fra 2002 e 2008 compresi, ha pagato tasse per appena 61,7 milioni di dollari su un profitto totale di 4,3 miliardi di dollari, cioè, approssimativamente, un’aliquota dell’1,4% nel corso dei sette anni. Congratulazioni! C.F.

NGO World Videos Reportage dal Sud del Mondo

Barclays rischia la class action E Conti finisce sotto accusa

Nel 2008 Barclays avrebbe tenuto nascosti i suoi guai con i subprime. Lo sostengono i promotori di una class action che ha messo sotto accusa il Cda del gruppo. Lo stesso in cui siede anche l’Ad di Enel, Fulvio Conti. A RICAPITALIZZAZIONE DA 2,65 MILIARDI DI DOLLARI effettuata da Barclays Bank dall’11 aprile 2008 sarebbe stata una vera e propria truffa ai danni degli investitori. È la pesante accusa lanciata dai risparmiatori americani che, sotto la tutela dello studio legale di Matteo Cavallito Girard Gibbs, hanno promosso una class action contro la banca d’affari britannica. Una bomba a orologeria per la società londinese, ma anche una possibile grana giudiziaria per l’amministratore delegato di Enel Fulvio Conti che, accusato come membro del board, insieme agli altri vertici e ai collocatori, di aver sottoscritto un prospetto privo delle necessarie informazioni sull’esposizione della banca ai subprime, è stato denunciato. Incappando nel primo incidente di percorso dall’ingresso nelle alte sfere della finanza.

L

Il capital market chiama

Scadenza bando 15 luglio 2009 Ambiente, diritti umani, emergenze umanitarie, salute, istruzione: COOPI in collaborazione con il Milano Film Festival lancia un bando per promuovere i reportage dal sud del mondo. I migliori corti di ogni sezione ed il vincitore verranno premiati da un’apposita giuria durante il Milano Film Festival, che si svolgerà dall’11 al 20 settembre 2009. I s c r i v i t i ssubito: Iscriviti u b i to : w www.milanofilmfestival.it w w. m i l a n of i l mfe s t i va l . i t Per P e r iinformazioni: nfo r m a z i o n i : Segreteria S e g reete r i a organizzativa: o rga n i z z at i va : tel. te l . 02 0 2 713613; 7 1 3 6 1 3 ; info i n fo @ m milanofilmfestival.it i l a n o f i l m fe s t i v a l . i t U Ufficio ff i c i o sstampa: tampa: C COOPI: O O P I : ttel. e l . 0022 33085057; 0 8 5 0 57 ; u ufficiostampa ff i c i o s t a m p a @ ccoopi.org o o p i . o rg

Fulvio Conti è entrato nel consiglio di amministrazione (Cda) della banca nell’aprile 2006 con il benestare e le lodi del presidente del gruppo Matthew Barrett. L’approdo nel salotto buono al numero 1 di Churchill Place avrebbe segnato una svolta nella carriera di un manager formatosi prevalentemente nell’industria (Mobil Oil, Montedison, Montecatini) e più marginalmente nei servizi (FS, Telecom). L’ingresso in Barclays, infatti, sarebbe stato il preludio al vistoso cambio di orizzonte. Nel gennaio 2008, l’Ad di Enel è diventato dirigente di Aon Corporation, una delle principali società di assicurazione e brokerage del mondo che, nel primo anno di lavoro, gli ha riconosciuto emolumenti per oltre 270 mila dollari, due terzi dei quali sotto forma di premi in azioni. Coinvolto negli ambiziosi piani di Aon, Conti si è affermato per l’importanza implicita assunta nel sempre più intenso rapporto d’affari tra Barclays ed Enel. A fine maggio il fondo d’investimento della banca inglese ha

varcato la barriera del 2% nella proprietà indiretta dell’ente per l’energia elettrica (dopo qualche giorno è sceso sotto tale soglia). E il fatto che il numero uno di quest’ultima sieda contemporaneamente nel Cda dei “partecipanti” non costituisce un aspetto trascurabile.

L’attesa degli investitori Informato della nostra richiesta di commento sulla class action, Conti ci ha fatto sapere, di essersi associato alla posizione di Barclays che, interpellata a sua volta sulla vicenda, ci aveva risposto con un no comment. Dichiarazioni più esaustive potrebbero arrivare in futuro se la corte distrettuale di Manhattan dovesse decidere (entro l’inizio di agosto) per il rinvio a giudizio. I precedenti favorevoli non mancano. Negli Usa, come ha ricordato il general manager della Shareholders Foundation, Trevor Allen, sono tuttora in corso svariate class action che accusano di frode le banche e le società finanziarie. E almeno una trentina, hanno spiegato da Girard Gibbs, riguardano presunte irregolarità nei prospetti informativi. Un reato per il quale Merrill Lynch (denunciata anche in questa occasione) ha patteggiato a inizio 2009 un risarcimento da 475 milioni di dollari al fondo pensione statale dell’Ohio. I querelanti guardano ai precedenti e sperano nel risarcimento. Le preferred shares a 25 dollari ad aprile erano crollate fino a 7,5 a febbraio. Il mese seguente Conti e i suoi colleghi hanno ottenuto a una sterlina per titolo alcune migliaia di azioni Barclays nell’ambito del programma di remunerazione. Di lì a maggio il valore del titolo è triplicato. Non c’è dubbio che, almeno per il momento, abbiano vinto loro.

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Dall’industria (Enel, Mobile Oil, Montedison, Montecatini), Conti entra nella finanza: Barclays e Aon. Rafforzato il legame Enel-Barclays |

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PAOLO TRE / A3 / CONTRASTO

| finanzaetica | credito vessatorio |

Massimo scoperto: esce dalla porta e rientra dalla finestra

| finanzaetica | comprensiva, sia proporzionale all’importo e alla durata dell’affidamento richiesto, sia esplicitamente evidenziato e rendicontato al cliente. Altroconsumo ha provato a vedere se le spese diminuiscono con le nuove condizioni, facendo una simulazione su uno scoperto di 500 euro per 7 giorni su un conto non affidato: il risultato ottenuto è che le spese sono esplose. Qualche esempio? Banca Sella ha istituito un “onere per passaggio a debito nel trimestre” di 40 euro, che sostituisce una spesa che con la Cms sarebbe stata di 4,75 euro. Con Bnl-Bnp Paribas ci si scontra invece con una “commissione mancanza fondi” di 12,50 euro se sul conto transita un addebito superiore ai 20 euro in assenza di fondi (2 operazioni = 25 euro). Unicredit ha studiato un “recupero spese per ogni sospeso” di 9 euro, che diventano 18 per due sconfinamenti e via di seguito. Con la Cms il correntista avrebbe speso 4,9 euro più un fisso di 15 euro.

10 milioni di euro al mese per le banche La Commissione applicata dalle banche ai conti correnti affidati doveva scomparire

per legge. Invece l’abbiamo trovata trasformata come un virus mutante, in forme più complicate e ancora più nocive. VEVA PROVATO AD ELIMINARLA BERSANI NELLE SUE “LENZUOLATE”, SENZA RIUSCIRVI. Sembrava cosa fatta dopo il richiamo del governatore di Bankitalia, Mario Draghi, che nel maggio 2008 aveva definito la Commissione di massimo scoperto (Cms) «un istituto poco difendibile sul piano della trasparenza». Tutte le banche avevano dichiarato allora di essere alacremente al lavoro per eliminarla. Ma non c’era stato verso ed alcuni istituti bancari erano anche stati denunciati per usura di Paola Baiocchi Subito dopo il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà aveva precisato che la Cms è «prassi iniqua e LE MUTAZIONI DELLA CMS A CONFRONTO penalizzante per i risparmiatori e per le imprese» ed PRIMA ORA DIFFERENZA aveva avviato un’inchiesta. Finalmente l’articolo 2 bis CMS CDC* IS** TOTALE del decreto anticrisi (convertito nella legge 2/09) ha CONSUMATORE: FIDO 0 EURO dato una serie di indicazioni, che avevano fatto speraIpotesi: sconfinamento euro 1.000; cms extra fido 0,99 % re nella scomparsa di questa spesa che compensa le sconfino: mai 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 banche “dell’onere di dover essere sempre in grado di sconfino: 5 gg. trimestre 9,90 0,00 25,00 25,00 15,10 sconfino: 80 gg. trimestre 9,90 0,00 40,00 40,00 30,10 fronteggiare una rapida esposizione nell’utilizzo dello scoperto del conto”. Ma che si aggiunge ai tassi di inCONSUMATORE: FIDO 3.000 EURO teresse praticati sugli scoperti, che già dovrebbero abIpotesi: sconfinamento euro 1.000; cms extra fido 0,99 % sconfino: mai 29,70 18,75 0,00 18,75 -10,95 bondantemente “remunerare” le banche.

FONTE: ELABORAZIONE VALORI SU DATI GRUPPO BANCARIO BANCO POPOLARE

A

sconfino: 5 gg. trimestre sconfino: 80 gg. trimestre

39,60 39,60

18,75 18,75

25,00 40,00

43,75 58,75

4,15 19,15

NON CONSUMATORE: FIDO 30.000 EURO Ipotesi: sconfinamento euro 5.000; cms entro fido 0,25 %; cms extra fido 0,50 % sconfino: mai 75,00 112,50 0,00 112,50 sconfino: 5 gg. trimestre 100,00 112,50 50,00 162,50 sconfino: 80 gg. trimestre 100,00 112,50 800,00 912,50

37,50 62,50 812,50

NON CONSUMATORE: FIDO 1.000.000 EURO Ipotesi: sconfinamento euro 50.000; cms entro fido 0,125 %; cms extra fido 0,25 % sconfino: mai 1.250,00 1.250,00 0,00 1.250,00 sconfino: 5 gg. trimestre 1.375,00 1.250,00 125,00 1.375,00 sconfino: 80 gg. trimestre 1.375,00 1.250,00 2.000,00 3.250,00

0,00 0,00 1.875,00

* Cdc: Corrispettivo disponibilità creditizia sui conti affidati ** Is: indennità sconfinamento, nei conti affidati e non affidati

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È cambiato solo il nome «La novità è che dal 1° luglio non si chiama più Commissione di massimo scoperto, ma sembra ancora più complicata di prima», commenta con Valori uno sconfortatissimo funzionario di banca. La legge ha previsto la nullità delle clausole contrattuali aventi ad oggetto la Cms, se il saldo risulta a debito per un periodo continuativo inferiore a 30 giorni e in caso di utilizzi in assenza di fido. È stata anche prevista la nullità delle clausole che prevedono una remunerazione per la messa a disposizione di fondi al correntista, salvo che “il corrispettivo sia predeterminato in misura onni-

Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia.

Difficile “ritrovare fiducia nelle banche”, come esorta il governatore Draghi: nel bel mezzo di una crisi gravissima, in cui andare “in rosso” può servire come integrazione al reddito, o può succedere per non attenzione sulle date delle valute, il quadro che viene ridisegnato è ancora più vessatorio di quello denunciato per anni dalle associazioni dei consumatori sulla Cms. Rispetto alla Commissione di massimo scoperto, il sistema bancario ha adottato varie soluzioni per aggirare il divieto, con l’evidente finalità di non perdere ricavi. E se precedentemente con una Cms dello 0,5% si arrivava facilmente ad interessi del 180% annui, e Iw Bank aveva stimato che la Cms poteva fruttare alle banche 10 milioni di euro al mese, adesso il piatto si fa ancora più ricco. Impossibile per un piccolo correntista venirne a capo: dovrebbe recarsi nei vari istituti per ottenere i fogli informativi o dovrebbe scaricarli dai siti. Poi dovrebbe decifrare le informazioni e farsi i calcoli. Insomma, una battaglia persa se condotta in modo solitario. Noi abbiamo provato a fare un confronto, a puro titolo esemplificativo e non perché siano i peggiori, tra vecchia Cms e nuovo sistema nel Gruppo Banco Popolare: è articolato in quattro situazioni tipo (consumatore senza fido, consumatore con fido di 3 mila euro, non consumatore con piccolo fido di 3 mila euro, non consumatore con grande fido di 1 milione di euro). Per ciascuna figura si ipotizzano 3 scenari: nessun ricorso allo sconfinamento, sconfinamento per 5 giorni nel trimestre (contenuto), sconfinamento per 80 giorni nel trimestre (elevato). Sono sempre penalizzati gli sconfinamenti (in linea con Basilea 2) e si attua una redistribuzione dei ricavi a vantaggio dei grandi imprenditori e a danno del piccolo cliente.

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| finanzaetica |

| finanzaetica |

| finanzaislamica |

Banche islamiche APPUNTAMENTI LUGLIO>SETTEMBRE in programma presso la sede torinese dell’International Labour Organization. L’evento è organizzato dal Boulder Institute of Microfinance. Lezioni in lingua inglese e francese. www.bouldermicrofinance.org /turin2009/index.htm

3 - 17 luglio FRANCOFORTE (GERMANIA) FRANKFURT SCHOOL MICROBANKING SUMMER ACADEMY Corso estivo dedicato ai temi della microfinanza. www.european-microfinance.org /events_en.php?piId=8999

7 - 10 luglio OUAGADOUGOU (BURKINA FASO) 4TH AFRICAN MICROFINANCE CONFERENCE Al centro dell’incontro il tema del difficile accesso al credito da parte dell’imprenditoria africana. www.apim-burkina.bf 13 - 14 luglio WASHINGTON DC MICROFINANCE WEST 2.0: THE SOCIAL AND COMMERCIAL INVESTOR’S SUMMIT Le due giornate saranno incentrate sul ruolo degli intermediari negli accordi di microfinanza, le opportunità per gli operatori, le strategie di investimento per fondi pensione e fondazioni. www.microcreditsummit.org /microfinance_events

13 - 17 luglio DENARAU ISLAND (ISOLE FIJI) PACIFIC MICROFINANCE WEEK 2009 Conferenza dedicata alla promozione dei servizi finanziari sostenibili nella regione del Pacifico. Ciclo di incontri tra esperti ed operatori del settore organizzato dal Microfinance Pasifika Network. www.pacificmicrofinanceweek.org

20 luglio – 7 agosto TORINO 15TH ANNIVERSARY BOULDER MFT Corsi di formazione e dibattiti | 36 | valori |

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26 - 29 luglio BARCELLONA (SPAGNA) 2009 WORLD CREDIT UNION CONFERENCE Il World Council of Credit Unions (WOCCU) promuove lo sviluppo sostenibile delle agenzie di credito a livello mondiale allo scopo di migliorare l’accesso ai servizi finanziari e di estenderne i benefici a quante più persone possibile. www.woccu.org

15 - 16 agosto MILANO (ITALIA) FINANCIAL LITERACY FOR REMITTANCE SENDERS Arriva in Italia il ciclo di lezioni del corso itinerante organizzato dal Social Enterprise Development Partnerships (SEDPI) in collaborazione con la Manila University www.sedpi.com

25 agosto SINGAPORE ASIA NETWORK SUMMIT 2009 Conferenza regionale dedicata al tema della microfinanza. Organizza Banking With The Poor (BWTP), un network di 35 istituzioni politiche, bancarie e Ong. www.bwtp.org

31 agosto – 1 settembre KRISTIANSAND (NORVEGIA) 2ND INTERNATIONAL

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PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVETE A REDAZIONE@VALORI.IT

RESEARCH WORKSHOP ON MICROFINANCE MANAGEMENT AND GOVERNANCE Incontro di esperti del settore micro-finanziario provenienti sia dal mondo bancario sia da quello accademico. Organizza la Agder University. www.uia.no

17 settembre MANILA (FILIPPINE) FINANCIAL LITERACY FOR REMITTANCE RECEIVERS Il corso itinerante torna a casa con un incontro nella capitale filippina. Ma questa volta la prospettiva cambia. Al centro della discussione i recettori delle rimesse. www.sedpi.com

3 – 4 settembre DUBAI (EMIRATI ARABI UNITI) FINANCIAL LITERACY FOR REMITTANCE SENDERS Nuovo appuntamento con il corso itinerante organizzato dal Social Enterprise Development Partnerships (SEDPI) in collaborazione con la Manila University www.sedpi.com

24 settembre NEW YORK CITY (USA) ICCR SPECIAL ANNUAL EVENT Evento annuale aperto al pubblico dell’Interfaith Centre on Corporate Responsibility (ICCR). Attivo da 45 anni nello sviluppo dei temi della responsabilità d’impresa con la sua opera di azionariato attivo, l’ICCR raccoglie 275 investitori istituzionali di ispirazione religiosa. www.iccr.org

8 settembre MILANO (ITALIA) DIPLOMA IN MICROFINANZA ISTITUTO DEGLI STUDI DI POLITICA INTERNAZIONALE Si conclude il corso finalizzato al conseguimento del “Diploma (part-time) in Microfinanza” organizzato dall’ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale in collaborazione con la Fondazione Giordano Dell’Amore. www.microfinanza-italia.org

24 settembre LONDRA (UK) BUILDING A SUSTAINABLE BUSINESS FOR THE LONG TERM DURING AN ECONOMIC DOWNTURN Evento aperto al pubblico organizzato dall’Institute of Business Ethics, un’organizzazione fondata nel 1986 e tuttora impegnata nello sviluppo della finanza etica e dell’economia responsabile. www.ibe.org.uk

14-17 settembre NADI (ISOLE FIJI) PACIFIC CREDIT UNION TECHNICAL CONGRESS Appuntamento con il congresso realizzato grazie alla partnership tra la Credit Union Foundation of Australia e la Fiji Savings & Credit Union League. www.cufa.com.au

30 settembre – 1 ottobre CITTÀ DEL MESSICO RURAL MICROFINANCE: STRATEGIES FOR REACHING THE UNDERSERVED Conferenza sul ruolo della microfinanza e sulle sue potenzialità nella lotta alla povertà. L’evento è organizzato dal World Council of Credit Unions (WOCCU) e dal ministero messicano per l’Agricoltura, la Fauna,lo sviluppo Agricolo, la Pesca e l’Alimentazione (SAGARPA). www.woccu.org/events /ruralmicrofinance

La gestione della liquidità di Federica Miglietta*

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ELLE SCORSE EDIZIONI DELLA NOSTRA RUBRICA abbiamo messo in evidenza l’importanza attribuita alla “riba”, ovvero

ad un tasso di interesse predefinito ex-ante e analizzato le principali strutture contrattuali islamiche cui le istituzioni finanziarie che vogliano agire in modo conforme al Corano devono attenersi. I discorsi relativi alla riba e alle strutture contrattuali delineano una serie di questioni complesse ed ancora parzialmente irrisolte nella gestione delle istituzioni genuinamente “islamiche”. Uno degli argomenti più complessi da trattare riguarda il “cash management”, ovvero la gestione della liquidità. È evidente che nella gestione bancaria corrente si alternano entrate ed uscite monetarie che necessitano di una accorta gestione: i surplus temporanei devono essere investiti, per non incorrere in un “costo opportunità”, così come è necessario finanziare con strumenti monetari di breve periodo gli scompensi e i deficit temporanei. Dal lato dell’investimento della liquidità, le banche islamiche hanno strutturato delle operazioni di murabahah di breve periodo, riuscendo, seppure in modo non pienamente efficiente, a generare un modesto rendimento sulle scorte in eccesso. Sul lato del finanziamento delle posizioni di deficit temporaneo, invece, i problemi sono molteplici. È noto come le banche “convenzionali” ricorrano al mercato interbancario per accomodare gli squilibri temporanei e il sistema funzioni in modo efficace (ad esclusione dei periodi di crisi finanziaria, come visto negli scorsi mesi); tale mercato interbancario e gli strumenti utilizzati, fondati sui tassi di interesse di brevissimo periodo violano direttamente i principi relativi alla “riba” e la struttura non è dunque compliant con i principi coranici. Da qui la necessità avvertita dalle banche islamiche di creare un “mercato islamico della liquidità”, ovvero un mercato interbancario parallelo a quello convenzionale ove scambiare la liquidità in eccesso e reperire quella necessaria, secondo strumenti conformi. Gli istituti islamici hanno La prima iniziativa in tal senso è stata presa dalla Islamic Development creato un mercato Bank (IDB) e dalla Bahrain Monetary Agency (BMA) nel 1996 per creare, interbancario parallelo secondo principi condivisi, un mercato interbancario islamico. Nonostante a quello convenzionale. i notevoli sforzi, i tentativi non sono stati, al momento, fruttuosi: le ragioni Ma un mercato comune non è ancora all’orizzonte sono da ascriversi, principalmente, alla mancanza di standard condivisi, sia dal punto di vista della regolamentazione che da quelle, non meno importanti, di vigilanza. A questi problemi di tipo “politico” di aggiungono problemi tecnici non meno importanti, tra i quali annoveriamo, per esempio, le differenze nei sistemi di negoziazione, la mancanza di istituzioni che agiscano in modo efficiente come market makers (rendendo, cioè liquido il mercato) e i problemi irrisolti di disclosure e informativi legati a differenti sistemi di contabilizzazione nei vari Paesi che annoverano al loro interno banche islamiche. Riteniamo, inoltre, che un problema sia da ascriversi alle differenti valute e ai molteplici regimi monetari in vigore nelle aree interessate. Nonostante, infatti, i tentativi di creazione di una moneta unica all’interno del Gulf Cooperation Council (GCC), organismo che raggruppa i Paesi del Golfo Persico, non è stato possibile creare una politica comune. Gli Emirati Arabi Uniti, il Qatar, il Bahrain, l’Arabia Saudita hanno, di fatto, * Docente di finanza “agganciato” le loro monete interne al dollaro americano, creando un sistema di “pegging” con il dollaro, come allo IEMIF, Istituto di Economia dei Mercati si dice in termini macroeconomici. Il Kuwait, invece, ha deciso differentemente ed ha, ultimamente, rivalutato e degli Intermediari Finanziari, dell’Università la propria moneta, rinunciano al peg del dinaro con il dollaro. È evidente come un panorama così variegato, Bocconi di Milano. sia in termini politici che economici, renda remota la prospettiva di un mercato comune della liquidità.

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Il futuro che vorremmo di Giovanni Callea Coordinatore di SoLe.Xp - Presidente di CoMeSS

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PUBB BPM DIRE, FARE POPOLARE

O SGUARDO D’INSIEME è forse l’unica

vera ricetta per un mondo e un’economia oggi sempre più confusi e in crisi. La salute è collegata alla qualità dei cibi e dell’aria; questa, a sua volta, dipende dalla pulizia dell’ambiente, attraverso il controllo delle emissioni inquinanti e la gestione dei rifiuti. Un territorio sano è una condizione irrinunciabile per garantire lo sviluppo economico, sopratutto in un Paese come il nostro a forte orientamento turistico ed agricolo. Probabilmente, infatti, non esistono processi economici che più del turismo e dell’agricoltura abbiano bisogno, per alimentarsi, del “sano” e del “bello”. L’insieme coerente di tante componenti può funzionare solo in un sistema di regole condivise e rispettate da tutti; queste sono il patto sociale che unisce tutti gli elementi di comparti storicamente ritenuti tra loro distanti. La trama è tessuta da un filo che intreccia tensione per la tradizione e tecnologie all’avanguardia. Su questo filo si muove SoLe.Xp, in equilibrio tra passato e futuro, rispetto per l’ambiente ed il corretto utilizzo delle sue risorse. Immaginiamo un cuore antico quale elemento propulsivo, che possa far correre, come una cosa viva, la locomotiva che ci conduce verso il futuro. SoLe.Xp è una fiera-festival, con un’ area espositiva per le vie del comune di Castelbuono, dove aziende e produttori hanno modo di mostrare e raccontare i propri prodotti e servizi, e un fitto programma culturale: per tre giorni si alternano, degustazioni, approfondimenti e concerti. Abbiamo pensato SoLe.Xp come un’esperienza in cui odori e sapori si mescolano alle storie di contadini, artisti, imprese, ciascuno con un preciso ruolo, un personale punto di vista. Ad ospitarci il Parco delle Madonie, perché non c’è luogo migliore di un parco naturale per immaginare e disegnare il futuro che vorremmo.

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EMILIO MINUTELLA

| Siciliasostenibile |

Tra i vicoli di Castelbuono, nel parco delle Madonie, il primo festival della sostenibilità e della legalità organizzato in Sicilia

Speciale SoLe.Xp L’idea di usare gli asini, anzi le asine, per la raccolta differenziata a Castelbuono era nata per raggiungere le case situate nelle stradine più strette, ma oggi sono impiegate in tutto il paese. Un “mezzo di trasporto” ecologico e dagli occhi dolci. Di razza Ragusana protetta da Slow Food.

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ANNO 7 N.55

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3 - 5 luglio SO.LE.XP Parco delle Madonie, Palermo www.solexp.it

DICEMBRE 2007 / GENNAIO 2008

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| Siciliasostenibile |

| www.valori.it |

PRESIDI SLOW FOOD

PRESIDI SLOW FOOD LA MAPPA DELLA SICILIA SOSTENIBILE: AMBIENTE, LEGALITÀ, RETI DI ECONOMIA SOLIDALE

Aglio Rosso di Nubia Paceco,Trapani, Erice,Val Elice e Palizzolo

PALERMO Centro siciliano di documentazione “Peppino Impastato” Il primo centro studi sulla mafia sorto in Italia. Fondato nel 1977 da Umberto Santino e Anna Puglisi. www.centroimpastato.it

Cappero di Salina Isola di Salina (Trapani)

Istituto Gramsci Importante centro di documentazione sulla storia siciliana, in particolare del movimento operaio, contadino e autonomista, con una sezione dedicata alle lotte contadine e alla repressione agrario-mafiosa. www.istitutogramscisiciliano.it

Fagiolo badda di Polizzi Comune di Polizzi Generosa (Pa)

Centro studi Pio La Torre Centro di studi e di iniziative culturali per la diffusione della cultura dell’antimafia. www.piolatorre.it

Limone Interdonato Costa Ionica da Messina a Letojanni (Messina)

COMUNI RINNOVABILI Nei primi 50 posti a livello nazionale della classifica di Legambiente 2009. FOTOVOLTAICO EOLICO BIOMASSE

ADDIO PIZZO Un movimento che agisce dal basso e si fa portavoce di una “rivoluzione culturale” contro la mafia 384 imprenditori e commercianti pizzo-free 9939 consumatori che li sostengono con i loro acquisti 18 associazioni sul territorio che partecipano alla campagna 112 scuole coinvolte nella formazione antiracket 2838 messaggi di solidarietà da tutto il mondo www.addiopizzo.org

ASSOCIAZIONI PER LA LOTTA ALLA MAFIA E LA PROMOZIONE DELLA LEGALITÀ Attività diverse tra le varie associazioni segnalate, ma un obiettivo comune: combattere la mafia. SUI TERRENI CONFISCATI DALLA MAFIA Cooperative sociali e agricole che prendono in gestione terreni o immobili che appartenevano alla mafia e danno vita a nuove attività. GAS E AMICI DEI GAS Ci sono circa 40 Gruppi di acquisto solidale in Sicilia e aumentano rapidamente. Ne segnaliamo alcuni, i più attivi. Li trovate sul sito www.gas-sicilia.it. TURISMO RESPONSABILE E AMBIENTALE IN SICILIA Organizzazioni che propongono percorsi turistici per riscoprire il territorio rispettandolo. COMUNI VIRTUOSI Le amministrazioni comunali che si sono distinte per politiche per la sostenibilità: per le energie rinnovabili, la riduzione dell’inquinamento, la lotta alla mafia.

LA DIFERENZIATA SI CARICA A PELO Addio ai furgoncini a gasolio, il parco mezzi per la raccolta differenziata a Castelbuono (Palermo) è formato da 6 asine. Raccolgono porta a porta i rifiuti dei 10 mila abitanti, ogni mattina una tipologia diversa, e li portano ai centri di raccolta. Risultato: 40% dei rifiuti riciclati, a inquinamento zero.

CARINI

Lavoro e non solo Cooperativa di produzione agricola su terreni confiscati alla mafia. www.lavoroenonsolo.it

MESSINA

Raccolta differenziata con gli asini www.comune.castelbuono.pa.it

CARINI TRAPANI PARTINICO

SAN GIUSEPPE JATO

MIRTO BELMONTE MEZZAGNO

PATERNÒ

REITANO CASTELBUONO

Bibigas bibigas.palermo@gmail.com

TRAPANI

Associazione Consumo Familiare ass.consumofamiliare@alice.it

Rete nazionale Rifiuti Zero Trapani rifiutizerotrapani.blospot.com CASTELVETRANO rifiuti.zerotp@libero.it

VICARI

SCLAFANI BAGNI

SANTA NINFA

Gas del Cnr di Palermo sara.beriosa@tiscali.it

Ape nera sicula in tutta la Sicilia

Lenticchia di Ustica Isola di Ustica (Palermo)

MAZARA DEL VALLO

Riportiamo alla Luce www.riportiamoallaluce.org

CASTELVETRANO

Fatazucchina fatazucchina@libero.it

Casa dei giovani Riabilitazione tossicodipendenti www.casadeigiovani.it

SAN GIUSEPPE JATO

PARTINICO

Cooperativa Ali (Ambiente Legalità Intercultura) Turismo responsabile in Sicilia (anche sui terreni confiscati alla mafia) ed educazione alla legalità (è partner di Solexp). www.alicooperativa.com Palma nana www.educazioneambientale.com

Ragusano di vacca modicana (formaggio) Ragusa e Siracusa

Sentieri Sostenibili www.sentierisostenibili.it Artemisia www.artemisianet.it

Pistacchio di Bronte Bronte (Catania)

Eco culture e viaggi www.viaggisicilia.org

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CALTAVUTURO

NoE-NoEmarginazione Coltiva 5 ettari di terreni confiscati ai boss Vitale, nella Borgata Parrini. Collabora con il Sert e il Dipartimento di salute mentale della ASL di Partinico per l’inserimento sociale e lavorativo delle persone svantaggiate.

Consorzio Terre di Sicilia www.terredisicilia.com

SoLe.Xp Il primo festival della sostenibilità e della legalità in Sicilia NICOSIA

Placido Rizzotto Cooperativa agricola su terreni confiscati alla mafia. www.cantinacentopassi.it

AGRIGENTO

Equonomia equonomiapa@livecom.it

Mandarino tardivo di Ciaculli Palermo

ANNO 9 N.71

Ecologia solidale www.ecologiasolidale.it

CASTELBUONO

Cipolla di Giarratana Giarratana (Ragusa)

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Gas mondo sostenibile

CASTELBUONO

bio...Hera pinoromano@inwind.it PALERMO

Cuddrireddra di Delia (Dolce) Delia (Caltanissetta)

MESSINA

ASSORO CALTANISSETTA

CATANIA

PATERNÒ

CALTANISSETTA

CATANIA

Gas bio-logico Circa 150 famiglie. Ha dato vita al movimento siciliano dei Gas. www.gasbiocl.org

FAVARA

CARLENTINI FRANCOFONTE VIZZINI PALAZZOLO ACREIDE

CORLEONE (PALERMO) Dialogos Corleone www.corleonedialogos.it PARTINICO (PALERMO) LiberaMente www.partinico.info PARTINICO (PALERMO) Telejato www.telejato.it

La sporta di Triskelè www.gastriskele.com

NARO

GasCL2 www.gascl2.org

INFORMAZIONE CONTRO LA MAFIA BAGHERIA (PALERMO) 90011.it www.90011.it CORLEONE (PALERMO) Città Nuove Corleone www.cittanuove-corleone.it

Le galline felici www.legallinefelici.it

GELA RAGUSA

GELA LE GALLINE SONO FELICI, I PRODUTTORI ANCHE Nelle campagne tra Noto e Giarre 10 produttori hanno inventato un modo per sfuggire alle spietate logiche del mercato. Il consorzio Le Galline felici vende solo ai Gruppi di acquisto solidale, oltre 200. Nessun intermediario che riduce i margini, nessun supermercato che gonfia i prezzi. «Riusciamo a fare gli agricoltori dignitosamente», spiega il fondatore, Roberto Li Calzi. «Vendiamo l’intera produzione e possiamo pagare adeguatamente gli operai, scegliere ditte di trasporto che rispettano i diritti dei lavoratori, collaborare con aziende che operano su terreni espropriati alla mafia. E abbiamo creato un dialogo vero con i clienti, unendo ai rapporti economici uno scambio emotivo. Dà valore alla vita». E vicino a Palermo è nato un consorzio con la stessa filosofia: i Porci Comodi.

SIRACUSA SIRACUSA

Grilli Aretusei www.grilliaretusei.it/gas

Comune antimafia www.comune.gela.cl.it/home.asp Bio Le Nuvole Gela www.gasbiolenuvole.ilbello.com RAGUSA

PALAZZOLO ACREIDE

Aderisce al progetto Rifiuti Zero

Acreide Progetto Ambiente www.acreideprogettoambiente.it

Colibrì www.colibrirg.it

Melone purceddu d’Alcamo Trapani e Palermo ASSOCIAZIONI ANTIRACKET DAL SITO WWW.ADDIOPIZZO.ORG

PALERMO Libero futuro (Palermo) ATI (Termini Imerese) PROVINCIA CATANIA Associazione Antiracket Antiusura Etnea (Sant’Agata Li Battiati) ASAEC (Catania) ASARA (Acireale) AFA (Fiumefreddo) ASAES Nicola D’Antrassi (Scordia) Associazione Antiracket e Antiusura Ugo Alfino (Catania) Associazione Antiracket e Antiusura Francesco Borzì (Caltagirone) Associazione Antiracket e Antiusura Alfredo Agosta (Paternò) Associazione Siciliana Antiracket (Giarre) Unimpresa – Ambulatorio Antiusura (Catania) PROVINCIA DI CALTANISETTA Associazione Antiracket Gaetano Giordano (Gela) PROVINCIA DI MESSINA ACVA (Giardini Naxos) ASAM (Messina) Fondo antiusura Don Puglisi (Messina) CONFAR FIDI (Messina) ACIO (Capo d’Orlando) ACIB (Brolo) AOCM (Milazzo) ACIS (S. Agata Militello) ACIAP (Patti) ACIN (Sinagra) LACAI (Terme Vigliatore) ACIAT (Torregrotta) PROVINCIA DI SIRACUSA Antiracketsr (Siracusa) Associazione Antiracket Siracusa S. Raiti (Siracusa) Oss. per la sicurezza pubblica e lo sviluppo socioeconomico della pr. di Siracusa (Siracusa) ACCIPA (Augusta) ACASIA (Avola) ACIPAC (Canicattini) ACIPAFS (Floridia) AASEF (Francofonte) APILC (Lentini) ANASC (Noto) Associazione Pachinese Anticrimine (Pachino) APA (Palazzolo Acreide) Associazione Antiracket e Usura Saro Adamo (Rosolini) ACIPAS (Sortino) PROVINCIA DI RAGUSA Assoimpresa Modica (Modica) Associazione antiracket e antiusura città di Scicli (Scicli) Associazione antiracket città di Vittoria onlus (Vittoria) PROVINCIA DI AGRIGENTO Associazione antiracket e antiusura (Licata)

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ANNO 9 N.71

Oliva minuta Messina

Maiorchino (formaggio) Monti Peloritani (provincia di Messina) Pane tradizionale di Lentini, il paese del pane Lentini e Carlentini (Siracusa) Pane nero di Castelvetrano Castelvetrano (Trapani)

Sale marino artigianale di Trapani Trapani e Paceco (Trapani) Provola delle Madonie Massiccio delle Madonie (Palermo) Susine bianche di Monreale Monreale (Palermo)

Vastedda del Belìce (formaggio) Valle del Belìce (Trapani, Agrigento e Palermo) Mandorle di Noto Noto, Avola, Rosolini, Canicattini Bagni (Siracusa)

Manna delle Madonie Castelbuono e Pollina (Palermo)

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Tra crimine e politica

La Sicilia per la legalità Addio Pizzo propone il consumo critico come strumento di lotta alla mafia. A Palermo lo usano da cinque anni. di Corrado Fontana

U

(oltre che alla sostenibilità), il primo ad essere organizzato in Sicilia. Non poteva mancare la collaborazione con il movimento che negli ultimi anni ha rappresentato il simbolo della lotta contro la mafia nella regione: Addio Pizzo (www.addiopizzo.org). Abbiamo intervistato Daniele Marannano, uno dei promotori del movimento che il mattino del 29 giugno 2004 provocò un brusco risveglio a Palermo: centinaia di adesivi listati a lutto attaccati dappertutto per le strade del centro con la scritta “un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”.

N FESTIVAL DEDICATO ALLA LEGALITÀ

Che importanza può avere SoLe.Xp in Sicilia? Può contribuire a creare maggior consapevolezza tra i cittadini, tra chi svolge attività economiche e tra gli amministratori locali su temi della legalità e dello sviluppo sostenibile, temi che devono correre insieme. Quale contributo ha dato Addio Pizzo al festival? C’è un protocollo di intesa con SoLe.Xp che prevede che tutte le imprese coinvolte nell’evento dichiarino di non aver mai subito pressioni di carattere mafioso e di essere disposti a denunciarle qualora ne ricevessero.

Alcune immagini del Parco delle Madonie: un paradiso botanico che ospita oltre la metà delle 2.600 specie vegetali siciliane. Un paesaggio di montagna con vette fino a 1.979 metri di altezza.

PARCO DELLE MADONIE, ECCELLENZA VERDE DELLA SICILIA UN LEMBO DI TERRA PROTETTA che comprende l’imponente gruppo montuoso delle Madonie, segnato dai corsi dei fiumi Imera e Pollina, e punteggiato da quindici comuni. È il parco delle Madonie, in provincia di Palermo, istituito nel 1981 (ma attivo dal 1989). Uno dei luoghi che più di ogni altro ha conservato le sue caratteristiche nel tempo: oggi ospita oltre la metà delle specie vegetali siciliane e una conformazione geologica pressoché unica al mondo. Non solo: l’area può vantare una storica resistenza al fenomeno mafioso, nonostante le importanti cosche presenti sul territorio. Una predisposizione che si manifestò già un secolo fa quando, nel piccolo centro di Castelbuono, il castello del paese fu acquistato dal Comune per impedire che finisse nelle mani della criminalità. Da anni è stata istituita una società che si occupa dello sviluppo del parco, la Sosvima: un ente fondato dai Comuni, che gestisce i finanziamenti, realizza iniziative di sensibilizzazione, coordina i diversi soggetti coinvolti e promuove azioni di marketing. «Con Sosvima abbiamo avviato numerosi progetti - spiega il commissario del parco Angelo Aliquo -. Il sogno è quello di creare la stazione di mountain-bike più grande del Mediterraneo, in funzione tutto l’anno». Proprio grazie a Sosvima è stato anche realizzato sul territorio del parco uno dei più grandi impianti fotovoltaici della Sicilia. È sempre nel parco, infine, che si riscontra la più alta percentuale di raccolta differenziata della regione (Castelbuono ha vinto per diversi anni il premio Comuni ricicloni di Legambiente, andato lo scorso anno a Gratteri, altro piccolo centro madonita). Un aiuto per l’ambiente e un volano per l’economia: «Il messaggio che vogliamo lanciare - conclude Aliquo - è che qui si può fare impresa: un’occasione soprattutto per i giovani».

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Cos’è la campagna per il consumo critico? È uno strumento che mette insieme operatori economici e commercianti di Palermo, della provincia e della Sicilia con i cittadini, che compiono i loro acquisti negli esercizi commerciali che aderiscono alla campagna. È stata avviata quasi cinque anni fa da cittadini che hanno pensato di condividere lo strumento del consumo critico per combattere il racket. Dal vostro esordio pubblico nel 2004 ad oggi cos’è cambiato in Sicilia? La percezione da parte dell’opinione pubblica del fenomeno della mafia. Che oggi non è più considerata invincibile. Ci sono città dove il fenomeno del pizzo è stato debellato, come a Capo d’Orlando, dove nel 1991 è nata la prima esperienza antiracket, e centri più grandi dove è ancora presente. Ma le denunce stanno aumentando, mi riferisco in particolare a Palermo. Grazie all’azione di repressione delle forze dell’ordine e della magistratura e grazie all’accresciuta sensibilità della popolazione per effetto delle attività di associazioni come Addio Pizzo.

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Il buon Libanese ricicla a Parigi di Paolo Fusi

I SONO DELLE SITUAZIONI IN CUI IL COSIDETTO RICICLAGGIO non é un’operazione finanziaria, ma un intervento

C

meramente politico di pressione su una parte. L’esempio più eclatante è quello della Palestina e di una delle banche, la Arab Bank di Ramallah, che assicurano la sopravvivenza della popolazione e finanziano la vita politica e diplomatica della nazione palestinese. La banca è controllata soprattutto dagli Hariri e da altre famiglie saudite strettamente legate alla casa reale (e tra i suoi amministratori più importanti ha un giovane commerciante di caffè e gomma libanese la cui famiglia è ormai da anni trapiantata nel jetset ginevrino). Un’attenta analisi della comunità della diaspora libanese servirebbe comunque per capire i rapporti di forza sotterranei che dividono l’Africa ed il Medio Oriente, perché quasi ovunque i consiglieri e i banchieri libanesi hanno raggiunto posizioni chiave all’interno dei governi locali. Molti di loro sono consulenti privati di presidenti, dittatori e ministri dell’Energia o dell’Agricoltura. E fra di loro questi esperti libanesi sono collegati da legami familiari ed affettivi, ma soprattutto da un patriottismo simile a quello che tiene insieme gli ebrei, gli italiani e tutte le altre popolazioni della Terra che hanno conosciuto migrazioni massicce. Il giovane commerciante di cui parliamo è in una posizione piuttosto complessa. Allo stesso tempo dev’essere leale alla propria famiglia e ai relativi interessi commerciali e finanziari; agli interessi degli Hariri e della casa reale wahabita; alla causa libanese e a quella palestinese. Il che non è affatto semplice. Al contempo, per via delle relazioni commerciali della famiglia, lavora come antenna dei servizi segreti francesi e deve tutelare anche i loro interessi. E in questo marasma deve stare bene attento, perché in gioco c’è anche la sua pelle. Ebbene, il giovanotto c’è finora riuscito benissimo. Dei soldi che gli Arabi mandano a Ramallah, una grossa parte sparisce nei conti delle società di facciata da lui gestite, senza mai Il riciclaggio ormai non arrivare a disposizione del governo palestinese. Una parte arriva in modo lo fanno i Paesi offshore illegale, riciclata da banche libanesi e francesi e dalla vedova di Arafat, ma i grandi Stati. In cima nelle mani della direzione dell’Olp, per combattere Hamas; una parte alla lista nera dovrebbero va ad alcune milizie attive in Libano, per combattere contro gli Hezbollah; starci Regno Unito, una parte viene investita, specie in Gabon e nel resto dell’Africa occidentale, Germania, Francia e Usa per far fruttare i soldi dei palestinesi senza che questi vengano gestiti direttamente dalla maggiore banca locale, la Arab Bank di Ramallah. La sparizione dei soldi avviene attraverso una concatenazione di fatturazioni fantasiose per transazioni mai avvenute. Ciò presuppone in teoria il reato di riciclaggio, dato che si tratta dell’occultamento di beni sottratti illecitamente al proprietario, i palestinesi. Ma secondo voi queste cifre dove vengono riciclate? In Svizzera, nel Liechtenstein, a Montecarlo, in qualche paradiso fiscale dei Caraibi? Naturalmente no. Il riciclaggio, ormai non lo fanno i Paesi offshore ma i pilastri dell’economia occidentale: Regno Unito, Francia, Germania, Stati Uniti. Se un giorno un’autorità internazionale dovesse creare una lista nera credibile dei Paesi che riciclano i proventi dei dittatori e della criminalità, quei quattro dovrebbero giocoforza trovarsi ai primi posti della lista nera. E l’Italia? Rema contro corrente, ma rema. Investe in Africa (specie in Nigeria e Senegal) i proventi del crimine organizzato e protegge gli investimenti borderline nei Paesi dell’ex blocco comunista. Ma soprattutto si presta sempre meglio ad operazioni di riciclaggio internazionale a causa delle raffiche di depenalizzazioni di reati approvate e poi accettate dai differenti governi negli ultimi quindici anni. In questo senso D’Alema, Prodi, Berlusconi e Tremonti rappresentano un’unica strategia politica: quella del thatcherismo di ritorno.

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L’Ue boccia l’Italia. Quarantacinque volte >46 Lavori in corso per scrivere nuovi indicatori di benessere >48 Liliana Ocmin, dalla clandestinità ai vertici Cisl >51

economiasolidale DIRITTI? IL GOVERNO PREFERISCE I CACCIA

PIU TEMPO PER LE RELAZIONI: DAL FORUM GREENACCORD UNA RICETTA PER ESSERE FELICI

PIEMONTE: UNA SINERGIA VIRTUOSA PER IL SOLARE

DIECI ORTI BIOLOGICI PER LE VITTIME DEL TERREMOTO

BENI CONFISCATI: NASCE A ROMA LA CITTÀ DEI MESTIERI E DELLE PROFESSIONI

GLI INVESTITORI ALL’ATTACCO DELLE AZIENDE INQUINANTI

Oltre 15 miliardi di euro per acquistare aerei da guerra all’interno di un programma internazionale che impegnerà l’Italia fino al 2026. Il governo prosegue nell’intento di acquistare 131 cacciabombardieri JSF-F35 dopo avere chiesto e ricevuto nelle scorse settimane un parere del Parlamento. Con gli stessi soldi si potrebbero realizzare migliaia di asili nido, installare milioni di pannelli solari, estendere la cassa integrazione alle piccole e medie imprese, destinare ingenti fondi alla ricostruzione dell’Abruzzo. Con 15 miliardi di euro – pari a una robusta manovra finanziaria – si potrebbero fare tutte queste cose, invece di comprare aerei da guerra potenzialmente in grado di trasportare ordigni nucleari. Una decisione che molte reti e organizzazioni della società civile considerano pericolosa e sconsiderata. E assurda vista la crisi economica e i problemi sociali e di welfare del nostro Paese. Il solo settore che non sembra in crisi è proprio quello degli armamenti, che nel 2008 ha raggiunto il record di 1464 miliardi di dollari a livello internazionale, con una crescita di oltre il 40% dall’inizio del secolo, e con l’Italia stabilmente tra i Paesi con le maggiori spese militari. La Rete Italiana per il Disarmo e la campagna Sbilanciamoci! hanno lanciato una mobilitazione contro il progetto: www.disarmo.org.

Da cosa dipende la felicità? Scordatevi ricchezza, vita di lusso, auto sportive e consumi sfrenati. Perché – ricerche alla mano – sono tutti fattori che non incidono granché sull’essere felici. «La ricetta è ben altra», afferma Carla Collicelli, sociologa e vicepresidente del Censis, che ha presentato i risultati di alcune ricerche in tal senso durante l’annuale “Forum per la salvaguardia del Creato” organizzato a fine giugno a Pistoia dall’associazione Greenaccord. Eccoli dunque gli elementi su cui puntare: più tempo per la vita di coppia e per la famiglia, stile di vita sobri e sani, mobilità sostenibile, sicurezza del territorio circostante. E ancora: volontariato, relazioni sociali piacevoli, stress sotto controllo, lo sviluppo di una sensibilità ecologica, un lavoro appagante e (perché no) anche una situazione economica soddisfacente. «Ormai – spiega Collicelli – tutte le ricerche economiche e sociologiche, anche quelle d’impronta tradizionale, concordano nel dire che l’equazione “più reddito = più felicità” non è vera. Nelle società mature come la nostra, la povertà che crea più disagio non è materiale ma relazionale. Questo fa crollare il nostro livello di soddisfazione di vita, indipendentemente dai livelli di reddito». E infatti, i Paesi più poveri non sono meno felici di quelli ricchi. «Non stupiamoci, dunque, se una ricerca dell’Issp (Programma mondiale delle ricerche sociali) fissa al 71,4% il livello di felicità in Italia a fronte di una media mondiale del 78%». Da questa situazione, però si può uscire: «Bisogna sostenere – osserva Collicelli nella sua relazione al convegno Greenaccord – i fattori naturali di protezione. La famiglia, le reti sociali, i programmi di mutuo-aiuto, i sistemi di solidarietà di quartiere e tutti i sistemi di welfare locali. In poche parole, investire su tutto ciò che può farci sentire parte di una comunità».

Ecco un’iniziativa in cui vincono tutti: la Regione che l’ha proposta, perché in questo modo riesce a incentivare la diffusione di energia pulita nel proprio territorio; le aziende del fotovoltaico, perché vedono espandere il proprio giro d’affari. E, infine, i cittadini perché possono installare i pannelli potendo contare su personale di qualità e su finanziamenti fino al 100% dell’investimento. Il progetto – di durata triennale – si chiama “Piemonte fotovoltaico” e nasce dalla collaborazione tra la Regione, le Agenzie per l’Energia di Torino, Cuneo, Vercellese e Valsesia, le aziende del settore e alcune banche locali. Grazie a un plafond bancario complessivo di 50 milioni di euro, i cittadini che vogliono installare un impianto fotovoltaico presentano una domanda all’Agenzia per l’Energia, che si attiva fornendo un’analisi di fattibilità e si occupa anche di fornire tutti i documenti necessari per le autorizzazioni. A quel punto, il cliente riceve l’elenco degli installatori tra i quali potrà scegliere liberamente (ma avendo garanzia di qualità) e i prospetti informativi dei finanziamenti concessi dalle banche convenzionate. Il debito da lui contratto potrà essere ripagato grazie al Conto energia. L’Agenzia verificherà, in seguito, la regolarità dell’installazione secondo i più rigorosi standard europei. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.piemontefotovoltaico.it.

Slow Food e il Parco del Gran Sasso insieme per i terremotati dell’Abruzzo. L’iniziativa si chiama “10 Orti per 10 Tendopoli” e mira a coinvolgere anziani, ragazzi e bambini delle tendopoli in un’attività positiva, che può aiutarli a ritrovare l’attaccamento alla propria terra, promuovendo al tempo stesso l’agricoltura biologica, la zootecnia e la biodiversità agricola. Gli orti collettivi si svilupperanno su un territorio di mille metri quadri, accanto alle tendopoli di Camarda, Onna, Tempera, Paganica, S. Gregorio, Arischia, S. Felice d’Ocre, Pizzoli, Castelnuovo e Collemaggio. Slow Food ha reperito sul territorio motozappe, recinzioni, cassette porta attrezzi, concimi, zappe, stivali, innaffiatoi e tutti gli strumenti necessari per realizzare le piantagioni. All’appello, oltre a numerose aziende nazionali, ha aderito anche la Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica, fornendo concime organico, sementi, preparati biodinamici e tecnici specializzati. «Il progetto è portatore di un messaggio culturale, perché contribuisce al processo di riappropriazione delle identità locali», commenta Paolo Carnemolla, presidente di FederBio.

Dove un tempo c’era una rivendita clandestina di auto sorgono laboratori per la formazione professionale. Dove prima i boss nascondevano i proventi di rapine ed estorsioni ci sono ora un job cafè e una biblioteca multimediale. Luogo del “lieto evento”, via Tuscolana 2068, nella periferia sud della Capitale. Lì, fino al 1994 sorgeva uno dei covi della banda della Magliana, di proprietà del suo cassiere, Enrico Nicoletti. Poi, la confisca e, dopo un iter di 15 anni, è stata finalmente inaugurata la nuova Città dei mesteri e delle professioni, realizzata dal consorzio di cooperative sociali “Il Solco”, dalla Regione Lazio e dalla Provincia di Roma. «Questa struttura – spiega l’assessore regionale al Lavoro, Alessandra Tibaldi – sarà un centro di eccellenza per il lavoro, le professioni e la formazione. Ci ispiriamo al modello della “Citè des Mètiers” di Parigi, nata nel 1986 come luogo per l’orientamento allo studio, al lavoro e al fare impresa». I 450 metri quadri della struttura ospiteranno un infopoint, postazioni pc, una biblioteca cartacea e digitale, aule per seminari e workshop. Tutto quanto è necessario per garantire informazioni e orientamento: giovani alla ricerca del primo impiego e adulti in condizioni di difficoltà lavorativa, disabili, precari o sottoccupati potranno usufruire di documentazioni specializzate e materiali aggiornati sul mondo del lavoro. Personale qualificato offrirà servizi di consulenza personalizzati. E le mamme in cerca di lavoro potranno lasciare i loro bimbi in una coloratissima area gioco. «L’accesso alla struttura – sottolinea Mario Monge, presidente della nuova “città” – è rigorosamente libero, gratuito e senza appuntamento. Le nostre attività e i servizi ruoteranno attorno a quattro poli: orientare nelle scelte, scegliere una formazione, cercare lavoro e fare impresa».

Per la serie “se vuoi far cambiare politica alle grandi compagnie, colpiscile nel portafoglio”: un gruppo di investitori, che detiene azioni per 1.300 miliardi di dollari, ha sottoscritto una iniziativa sostenuta, tra gli altri, dalle Nazioni Unite e dal Rainforests Project del principe Carlo d’Inghilterra. L’obiettivo è semplice: chiedere a duecento fra le maggiori compagnie Usa di rivelare l’impatto delle loro attività sulle foreste del pianeta. Il Forest Footprint Disclosure Project vuole permettere agli investitori di conoscere i comportamenti e le responsabilità ambientali delle aziende di cui detengono azioni e obbligazioni. I risultati dell’inchiesta saranno resi pubblici a gennaio 2010 ma intanto all’Fdd Project hanno già aderito i fondi pensione dell’Agenzia britannica per l’Ambiente, del gruppo Credit Agricole e di Generation Investment. Nel rapporto saranno indicate chiaramente le compagnie migliori o, al contrario, le aziende che si sono rifiutate di rispondere alle domande. «Gli investitori, attraverso il loro portafoglio titoli, possono influenzare le politiche aziendali e costringerle verso scelte più virtuose» ha commentato Gareth Thomas, ministro inglese per lo Sviluppo internazionale. «Questo progetto potrebbe assumere un’importanza cruciale nella lotta contro la deforestazione».

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LORIS SAVINO / CONTRASTO

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ROGHI NELLE STRADE, MONTAGNE DI RIFIUTI sparse nel pieno centro di Napoli e ragazzini che giocano a pallone tra cumuli di immondizia sono stati a lungo la realtà quotidiana della Campania. Una situazione sulla quale l’Unione europea non ha sorvolato, aprendo una procedura d’infrazione contro l’Italia. Nel mirino di Bruxelles le misure ancora “insufficienti” e le soluzioni solo “parziali” messe in campo dal governo italiano. Risultato: la Regione non può avvalersi dei fondi dell’Unione europea, bloccati fino a quando l’iter della procedura non si concluderà (con una pronuncia della Corte di giustizia europea). Walter Ganapini, assessore regionale all’Ambiente spiega cos’è accaduto. Assessore, c’è quindi un nuovo ostacolo da superare nella questione rifiuti in Campania?

Sì, la Commissione europea nell’ultimo audit ha confermato il blocco dei fondi destinati all’emergenza. Di quali fondi si tratta?

L’Ue boccia l’Italia 45 volte

Sono le risorse del periodo 2001-2006, per le quali è stato confermato che devono ritenersi bloccate. Ma anche quelle del 2007-2013 sono sotto giudizio. Per cui non sappiamo se potremo contarci. Di chi è la responsabilità?

Contro l’Italia è stata avviata una procedura d’infrazione proprio sul tema dei rifiuti. Finché permarremo in questo stato, l’Unione europea non ci erogherà più nulla. Governo e Parlamento sono al corrente della situazione?

Abbiamo parlato con l’esecutivo, ci siamo rivolti alla commissione Ambiente del Senato e anche a Confindustria e al dipartimento per le Politiche comunitarie, chiedendo una negoziazione ulteriore con Bruxelles. Ci è stato risposto che si sarebbero mossi nel più breve tempo possibile.

In anteprima su Valori i contenuti del Rapporto annuale sullo stato di attuazione della legislazione ambientale europea. 45 le procedure d’infrazione avviate contro l’Italia; 14 riguardano l’emergenza rifiuti.

40 INFRAZIONI

Risultati?

Nessuno, per ora. Non sappiamo neanche quando si pronuncerà la Corte di Giustizia europea. E fino a quel momento è tutto fermo.

20

ALLEGRI: «LE CONDANNE POSSONO COSTARE MOLTO CARE» IL RITARDO DI UN ADEGUAMENTO NORMATIVO INEVITABILE e ingenti sanzioni a carico dello Stato membro. Sono i rischi delle procedure di infrazione. Lo sostiene Maria Romana Allegri, docente di Diritto dell’Unione europea alla facoltà di Scienze della comunicazione dell’università La Sapienza di Roma. Come funziona una procedura d’infrazione?

Solitamente si attiva per iniziativa della Commissione nei casi in cui gli Stati membri non rispettino gli obblighi derivanti dal diritto comunitario. La prima fase prevede l’accertamento delle inadempienze e si conclude con una lettera di messa in mora, nella quale sono indicate allo Stato in questione le modalità per correggere il proprio comportamento, fissando anche una scadenza. Qualora si perseveri nell’inadempienza, la Commissione emanerà un parere motivato fissando un termine perentorio. Scaduto inutilmente anche questo, potrà citare in giudizio lo Stato membro dinanzi alla Corte di Giustizia. Scatta per qualsiasi violazione del diritto comunitario?

Sì, ma non sempre si arriva al ricorso alla Corte di Giustizia: è possibile che lo Stato adduca a sostegno del proprio comportamento ragioni e giustificazioni tali da convincere la Commissione, oppure che si metta in regola. Che cosa succede se il Paese non modifica il proprio comportamento?

Sarà la Corte di Giustizia ad accertare l’effettiva sussistenza dell’inadempienza, tramite un regolare processo. Se lo Stato risulterà soccombente nel giudizio sarà condannato non soltanto ad adempiere agli obblighi, ma, soprattutto, a pagare una sanzione piuttosto ingente. Quindi è bene sottolineare che il mancato rispetto, da parte dell’Italia, degli obblighi derivanti dall’appartenenza all’Unione europea A.B. ha costi ingenti per l’erario.

Immaginiamo l’ipotesi peggiore: la Corte condanna l’Italia...

ITALIA È IL PAESE EUROPEO PIÙ INDISCIPLINATO dal punto di vista delle politiche ambientali. Lo dimostra il Rapporto annuale sullo stato di attuazione della legislazione ambientale europea. Non è stato ancora approvato definitivamente, ma la Diredi Andrea Barolini zione generale Ambiente della Commissione europea lo ha distribuito per consultazione e Valori ne è entrato in possesso. Al suo interno (oltre 200 pagine) si scopre che nel 2008

sono state inflitte all’Italia 45 procedure d’infrazione (vedi GRAFICO ). Siamo all’ultimo posto in Europa. La maggior parte delle procedure (non è una sorpresa) riguardano leggi in materia di rifiuti, ben 14. «La severa crisi verificatasi a Napoli e in Campania - si legge nel rapporto - ha portato all’approvazione di numerose misure urgenti. Il governo italiano, con il supporto delle forze armate, ha riaperto un numero consistente di discariche nell’area. Ma, se la situazione è parzialmente migliorata, rimangono ancora da stabilire ulteriori strategie nella gestione dei rifiuti, che mancano in mol7-16 AGOSTO: IN MAREMMA C’È FESTAMBIENTE te regioni italiane». Non tutta la penisola, però - specifica il rapporto - presenta questo tipo di problemi. NEL PAESE DELLE 45 SANZIONI per le violazioni alle direttive ambientali, «Dal rapporto della Commissione emerge il grave ric’è chi non si stanca di promuovere uno stile di vita sostenibile. tardo sugli obiettivi di Kyoto - sottolinea Giuseppe OnuPer il ventunesimo anno, Legambiente organizza dal 7 al 16 agosto Festambiente, uno dei maggiori festival dell’ecologia in Europa frio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia - e, in parti(di cui Valori è media partner). Luogo dell’evento: il Centro per lo sviluppo colare, sulle questioni legate ai rifiuti. Non mi stupisce: basostenibile “Il Girasole”, a Enaoli (Grosseto) alle porte del Parco della Maremma. Per i visitatori sarà come entrare in una città ecologica, in cui si coniuga benessere sti pensare che noi su questo argomento abbiamo avviae consumo consapevole, grazie a pannelli solari termici e fotovoltaici, lampade a basso consumo, to un’iniziativa specifica “Bella addormentata, svegliati!”, impianti di fitodepurazione, detersivi con marchio ecolabel, alimenti biologici. E poi, concerti, rivolta al ministro Prestigiacomo, dopo che l’Italia ha acdibattiti con personaggi dello spettacolo, della cultura e della politica e una rassegna cinematografica. «Il tema principale di questa edizione – spiega Angelo Gentili, membro cumulato oltre un anno di ritardo nell’emanazione di un della segreteria nazionale Legambiente - sono i cambiamenti climatici e la febbre del Pianeta decreto che semplifichi le procedure per migliorare il siper una politica energetica che sviluppi l’efficienza ecorinnovabile». Em.Is. stema di raccolta di rifiuti elettronici».

L’

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In questo caso i fondi sarebbero persi per sempre. Avrete un “piano B”?

Per ora abbiamo trovato un escamotage: per finanziare la raccolta differenziata, che ci è costata 50 milioni di euro, e il completamento degli impianti, per cui sono serviti 500 milioni, abbiamo fatto sì che la giunta regionale approvasse un’allocazione straordinaria di fondi.

la normativa che impone alle regioni di dotarsi di piani per contrastare l’inquinamento atmosferico. A dimostrazione del fatto che «ci mancano sensibilità e cultura - conclude Onufrio -. Nell’esecutivo c’è un’ostilità di fatto nei confronti, ad esempio, delle energie rinnovabili, mentre si punta sul nucleare. Così il governo dimostra di essere affetto da un generale primitivismo».

E poi?

Procederemo ancora con fondi nazionali. Non abbiamo altra scelta. Andrea Barolini

Dalla Maddalena ai rifiuti nei porti Qualche esempio di violazione tutta italiana. A marzo 2008 la Commissione annunciò l’avvio di una procedura d’infrazione per i rischi ambientali connessi ai lavori previsti all’isola della Maddalena, in Sardegna, in vista del G8 (poi spostato a L’Aquila in seguito al terremoto abruzzese). Sempre nel 2008 (a settembre) l’Italia è stata condannata per l’assenza di piani di raccolta e gestione dei rifiuti da navi in numerosi porti, in contrasto con la direttiva 59 del 2000. Nel marzo del 2009 l’Ue ha avviato un’altra procedura per il mancato rispetto da parte della Regione siciliana del-

2044 infrazioni in tutta Europa Nella poco virtuosa classifica degli Stati meno rispettosi delle normative comunitarie si nota, inoltre, come più di 30 procedure d’infrazione siano state avviate anche nei confronti di Spagna, Irlanda, Francia e Regno Unito. Tra i migliori, figurano invece Bulgaria, Olanda, Romania, Slovenia, Cipro, Danimarca e Svezia, come meno di 10 procedure. Complessivamente nell’Ue alla fine del 2008 sono state avviate un totale di 2044 infrazioni alla legislazione europea. E di queste ben 481 si riferiscono a politiche ambientali (in leggero aumento rispetto alle 479 del 2007). In particolare, sotto le categorie “rifiuti” e “natura” rientrano rispettivamente 111 e 105 casi; 95 riguardano invece questioni relative alla gestione idrica, 65 all’inquinamento atmosferico e altri 50 all’impatto ambientale.

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FONTE: COMMISSIONE EUROPEA, DG AMBIENTE

RIFIUTI, L’UE BLOCCA GLI STANZIAMENTI GANAPINI: «A RISCHIO I FONDI FINO AL 2013»

BULGARIA OLANDA ROMANIA SLOVENIA CIPRO GERMANIA SVEZIA AUSTRIA FINLANDIA UNGHERIA LETTONIA MALTA LITUANIA SLOVACCHIA LUSSEMBURGO POLONIA DANIMARCA REPUBBLICA CECA ESTONIA BELGIO PORTOGALLO GRECIA REGNO UNITO FRANCIA IRLANDA SPAGNA ITALIA

AMBIENTE: LE INFRAZIONI NELL’UE Emergenza rifiuti ad Afragola (Napoli), 20 gennaio 2008. L’Italia, anche e soprattutto durante l’emergenza in Campania, ha infranto decine di volte il diritto comunitario.


| economiasolidale | oltre il Pil |

| economiasolidale |

Lavori in corso per scrivere nuovi indicatori del benessere

Il Pil potrebbe andare in pensione, sostituito da indicatori in grado di misurare il benessere. Non lo pensa più solo qualche “economista alternativo”, ma anche la Commissione europea, l’Ocse e il governo francese.

so giorno, incaricò una commissione di ventidue membri, guidata da tre illustri economisti – i premi Nobel, Joseph Stiglitz e Amartya Sen e il francese Jean Paul Fitoussi – di studiare la via migliore per cambiare gli indicatori della crescita. «Il lavoro della nostra commissione – ha spiegato recentemente Joseph Stiglitz – si è concentrato su tre aree: primo, i modi per integrare o modificare il Pil; secondo, i sistemi per definire lo sviluppo sostenibile, collegandolo al progresso sociale e alle performance economiche; terzo, i criteri per misurare oggettivamente la qualità della vita e la percezione del benessere dei cittadini». Finora, la commissione ha prodotto una bozza preliminare del lavoro svolto. Ma entro l’estate si attendono i risultati definitivi. Il lavoro della commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi è strettamente connesso al “Global Project on Measuring the Progress of Societies" istituito dall’Ocse per promuovere lo sviluppo di indicatori economici, sociali ed ambientali che consentano di fornire un quadro completo sulla evoluzione del benessere di una società (vedi INTERVISTA ).

Ma cos’è la felicità? Quel che è certo è che il progresso di una società non può essere “pesato” con il Pil (Prodotto interno lordo). Ideato negli anni Trenta si è dimostrato perfetto per rilevare la crescita materiale di un’econodi Emanuele Isonio mia, ma assolutamente incapace di dirci ale Elisabetta Tramonto cunché sulla qualità della vita in un Paese. Eppure il Pil continua ad essere usato dai governi come parametro di riferimento per guidare le proprie politiche economiche. Se cresce, tutto va bene. «Questo ragionamento poteva valere nel Dopoguerra e nei Paesi che devono ancora uscire dalla povertà – osserva Domenico Sturabotti, direttore di Symbola, una fondazione che dal 2006 ha ideato uno dei molti indici alternativi, il Piq (vedi BOX ) – In simili contesti, una crescita quantitativa garantisce anche un aumento del benessere della popolazione. Ma nelle società evolute, all’incremento del Pil non necessariamente corrisponde un analogo andamento del benessere collettivo». Da decenni a livello accademico si sottolineano i limiti del Pil. Oggi importanti istituzioni li riconoscono e ammettono la necessità di creare nuovi indicatori.

È

GIÀ DIFFICILE DEFINIRLO, FIGURIAMOCI MISURARLO.

La Commissione Ue boccia il Pil

Amartya Sen e Joseph Stiglitz. Con Jean Paul Fitoussi sono stati incaricati da Sarkozy di scrivere nuovi indici del benessere. | 48 | valori |

La Commissione europea già a fine 2007 aveva organizzato una conferenza (“Beyond Gdp – Oltre il Pil”) in cui il presidente Barroso annunciò la volontà di elaborare, entro 24 mesi, un nuovo indicatore, più adatto alle esigenze degli Stati europei (il dossier di Valori di febbraio 2008 era dedicato a quel dibattito). Il lavoro è andato avanti. In vista della scelta definitiva, il Comitato economico e sociale (un’istituzione consultiva della Commissione e dell’Europarlamento), ha reso pubblico

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in primavera un parere che delinea i limiti più preoccupanti dello storico indicatore: «Il Pil – si legge nel documento - funziona bene come metro della rapidità degli sviluppi economici. Riflette la dinamica dei nostri redditi, a prescindere dal fatto che questi ci permettano di acquistare prodotti e servizi utili o arrechino danni alle persone e all’ambiente. Ciò che ci serve è anzitutto uno strumento in grado di indicare quanta strada ancora dobbiamo percorrere per arrivare a un’economia sostenibile e solidale». Il Ces indica quindi tre strade: sostituire il Pil con un indicatore nuovo e globale che includa tutti gli elementi legati a benessere e sostenibilità; costruire una serie di altri indicatori che si affianchino ad esso con pari peso nelle future scelte politiche. Oppure, una terza via, giudicata più praticabile: integrare il Pil con due indicatori che lo completino. Uno sulla sostenibilità ambientale (il Ces propone di usare l’indice dell’Impronta ecologica) e uno sulla qualità della vita, che, invece, va ancora definito. Di certo un simile indice dovrà misurare fattori ormai giudicati essenziali per innalzare il livello di benessere: l’integrità fisica e la salute, il benessere materiale, l’accesso ai servizi pubblici, la partecipazione alla vita sociale e l’integrazione degli immigrati, il tempo libero, la qualità dell’ambiente circostante.

I premi Nobel per Sarkozy All’iniziativa della Commissione Ue, ha fatto seguito, agli inizi del 2008 il governo francese: «Bisogna cambiare il nostro strumento di misura della crescita», dichiarò il presidente Nicolas Sarkozy, denunciando gli «evidenti limiti» dei tradizionali indicatori economici, incapaci di rispecchiare «la qualità della vita dei francesi». Lo stes-

Prima ancora di misurare la qualità della vita, bisogna definirla, individuare i fattori che la determinano. «Ci sono elementi oggettivi e soggettivi e i fattori culturali hanno un’influenza enorme», spiega la professoressa Filomena Maggino, docente all’Università di Firenze e responsabile per l’Italia dell’Isqols. «Per esempio nella cultura statunitense prevale il benessere individuale, in quella nordeuropea invece entra anche la dimensione collettiva e, quindi, anche fattori come l’ambiente, l’uso delle risorse, l’inquinamento». In quest’ottica si capisce come il Pil fosse un ottimo strumento, perché permetteva un confronto semplice tra Stati diversi, a discapito di elementi fondamentali per misurare il benessere. La sfida ora sarà trovare un sostituto. La risposta potrebbe essere più articolata: un ventaglio di indicatori. Del resto è la realtà ad essere complessa.

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PIQ2 QUALITÀ NELLA PRODUZIONE AL LAVORO PER TROVARE NUOVI STRUMENTI STATISTICI che sostituiscano o integrino il Pil anche Symbola (www.symbola.net), la fondazione creata da Ermete Realacci, chiamata dal ministero degli Esteri alla conferenza Ue di Stoccolma dello scorso anno, dedicata all’analisi delle possibili alternative al Pil. Nel 2006 ha lanciato un nuovo indice di rilevazione, il Piq (Prodotto Interno di Qualità), per determinare quanta parte del Pil nazionale potesse essere ricondotto a produzioni di qualità. È misurabile in termini monetari e quindi complementare al Pil. Ma aveva un limite: «Era la stima del peso della qualità delle produzioni, basata sull’opinione di un gruppo di esperti. La parte econometrica era poco sviluppata», spiega Domenico Sturabotti, direttore di Symbola. Per questo, la fondazione sta lavorando al Piq 2: «La parte basata su dati oggettivi sarà più rigorosa e si definirà meglio il concetto di qualità, differenziandolo da settore a settore». Dovrebbe essere pronto per fine anno.

FIRENZE (ISTITUTO DEGLI INNOCENTI) 19-23 LUGLIO

BUSAN (COREA) 27-30 OTTOBRE

QUALITY OF LIFE STUDIES: MEASURES AND GOALS FOR THE PROGRESS OF SOCIETIES IX Congresso della International Society for Quality-of-Life Studies (Isqols) www.isqols.org

III OECD WORLD FORUM Nell’ambito del Global Project on Measuring the Progress of Societies www.oecd.org

LE ISTITUZIONI AL LAVORO ISQOLS - INTERNATIONAL SOCIETY FOR QUALITY-OF-LIFE STUDIES Un’associazione internazionale che riunisce università di tutto il mondo (Europa, Usa, Sudamerica, Australia, Giappone) per promuovere studi sulla qualità della vita. È organizzata in gruppi di lavoro, da quello per definire la “felicità” a quello per misurarla. I primi lavori risalgono agli anni Ottanta. www.isqols.org GLOBAL PROJECT (ON MEASURING THE PROGRESS OF SOCIETIES) Un progetto internazionale avviato nel 2004 dall’Oecd, in particolare da Enrico Giovannini, che si propone di individuare e comunicare nuovi indicatori per misurare il progresso della società. Partner: Oecd, Banca Mondiale, Undp, Unicef, Inter-American e Development Bank. www.oecd.org/progress COMMISSIONE PER LA MISURA DEL PROGRESSO ECONOMICO E SOCIALE Creata dal presidente francese Sarkozy e formata dai nomi celebri come Joseph Stiglitz, Amartya Sen e Jean-Paul Fitoussi, per definire nuovi indicatori del progresso della società. Istituita all’inizio del 2008, questo mese (luglio) dovrebbe presentare una relazione conclusiva. www.stiglitz-sen-fitoussi.fr

Un processo democratico per un nuovo indicatore Non basta un solo indice, ma un set di indicatori creati da tavoli di lavoro. Solo così saranno riconosciuti da tutti. A UNA PARTE LA COMMISSIONE STIGLITZ-SEN-FITOUSSI,

dall’altra il Global Project. Obiettivo di entrambi: rispondere alla domanda «Come si misura il progresso?». Tra i due progetti una persona: Enrico Giovannini, responsabile statistico di Elisabetta Tramonto dell’Oecd e al lavoro su entrambi.

D

Trovare degli indicatori per misurare il benessere. In che cosa consiste questo lavoro?

La questione si è articolata in tre parti: 1. Che cosa misurare. È un problema politico. È necessario creare dei tavoli di lavoro a livello nazionale e internazionale. Solo attraverso un processo democratico i risultati raggiunti possono essere riconosciuti da tutti. 2. Come misurarlo. Una volta stabilito che un fattore (per esempio la salute o l’istruzione) è importante per determinare il benessere, bisogna decidere quali indicatori chiave usare: per esempio se riteniamo che le relazioni interpersonali contino, purtroppo non |

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| economiasolidale | esiste uno standard statistico ufficiale per misurarle. Ci sono aspetti del progresso che la statistica, per ora, non considera. 3. Come comunicare queste misure ai cittadini. Bisogna sviluppare dei modelli e degli strumenti di comunicazione che possano aiutare gli istituti di statistica e le tavole rotonde di cui sopra a comunicare con la gente. Strumenti semplici, che la sera a tavola una famiglia possa ascoltare al telegiornale. Solo così potrebbero contribuire a comprendere la situazione di un Paese e a cambiare i comportamenti. La Commissione Stiglitz è nata proprio da questa esigenza. Il governo francese avvertiva un’enorme distanza tra le dimensioni macroeconomiche usate dagli Stati e la percezione della gente. Una distanza che ha portato i cittadini a non credere più alle statistiche.

| migranti | economiasolidale | to, l’istruzione, la sanità, il tempo libero, ecc. Ciascuno con un suo peso. È la strada seguita dall’Undp (il dipartimento delle Nazioni Unite per il progresso umano). Di indicatori ne esistono moltissimi, circa 160 al mondo (una carrellata sul sito della Commissione europea www.jrc.ec.europa.eu), costruirne uno è relativamente facile. Ma il problema è attribuire i pesi. È un’operazione soggettiva. Il terzo approccio, più articolato, considera di accettare la complessità della società e usare un set di “indicatori chiave”, stabiliti attraverso un processo democratico con i rappresentanti delle diverse compnenti della società. Questa è la “soluzione” che proporremo, come Commissione Stiglitz, al governo francese che ha commissionato il lavoro.

Quindi la relazione della Commissione Stiglitz, pronta entro fine luglio, proporrà un set di indicatori per misuEsiste già un’alternativa al Pil? rare il benessere? Ci sono tre modi utilizzati oggi nel mondo per affrontare l’argomento. Il primo è partire dal Pil a cui aggiungeNon proporremo degli indicatori specifici, ma suggerirere e togliere qualche componente per renderlo più adatmo (soluzione valida in Francia come in qualsiasi altro to a misurare il benessere. Ciò richiede l’assegnazione di Paese) di costituire una tavola rotonda per definire questo Enrico Giovannini, direttore prezzi alle singole voci (operazione tutt’altro che semset di indicatori. Proporremo però delle dimensioni fondel dipartimento plice), che contribuiscono ad aumentare o diminuire il damentali del progresso di una società che, in base al nostatistico dell’Oecd. benessere di una popolazione, come l’ambiente, la salustro lavoro, devono essere considerate per definire gli inte, il tempo libero. Ci stanno lavorando le Nazioni Unite, l’Ocse ed dicatori: sette dimensioni per il benessere attuale (la salute; l’educaaltri con il Seea (System of Economic Environmental Account), il sizione; il lavoro e il tempo libero; le condizioni materiali; i rapporti instema dei conti ambientali. Sarebbe perfetto per la dimensione amterpersonali; le attività di civic engagement, cioè democrazia e politica bientale, ma una soluzione soddisfacente a domande del tipo “Qual e, infine, l’ambiente) una trasversale (la diseguaglianza, non solo di è il costo dell’estinzione di una specie animale o della scomparsa di reddito ma anche in altri ambiti come la salute e l’educazione) e una una foresta?” non è stata ancora trovata. intertemporale (l’insicurezza nel breve termine, intesa tanto come la Il secondo approccio è calcolare un unico indicatore composito possibilità di perdere il lavoro, quanto il rischio di essere aggrediti per che comprenda tutti i fattori che determinano il benessere: il reddistrada e l’insicurezza nel lungo termine, cioè la sostenibilità).

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Dalla clandestinità al vertice del sindacato La sfida di Liliana Ocmin Immigrata irregolare nel 1993, membro della segreteria nazionale Cisl dal maggio scorso. Liliana Ocmin parla di sé e della crisi in atto. Ci sono valori da cui ripartire, dice. E una nuova cultura da costruire. ONO ARRIVATA IN ITALIA DA CLANDESTINA, come tanti altri. Pensavo di aver raggiunto un Paese in cui si potesse facilmente lavorare e studiare ma mi sbagliavo. In realtà è stato tutto molto difficile». Comincia così il racconto di Liliana Ocmin, attivista sindacale nata in di Matteo Cavallito Perù 37 anni fa e residente in Italia dal 1993. Il mese scorso è stata eletta nella segreteria Confederale. Un traguardo che, in questo Paese, nessuna donna straniera aveva mai raggiunto prima. Alla fine di maggio Valori l’ha incontrata a Firenze durante la tre giorni di Terra Futura. Un’occasione per discutere dei risultati raggiunti.

«S

Dalla clandestinità alla segreteria della Cisl. Un lungo viaggio, non c’è che dire.

Liliana Ocmin, prima donna straniera ad entrare nella segreteria confederale della Cisl.

È stato un percorso particolarmente difficile. La mia prima delusione l’ho provata quando ho capito quanto sarebbe stato complicato regolarizzare la mia posizione. Avevo iniziato a fare la badante sperando di riprendere gli studi ma, a causa di una serie di problemi con il mio datore di lavoro, non riuscivo a completare le pratiche necessarie. Solo in seguito ho potuto iscrivermi all’università e laurearmi alla Sapienza di Roma ed ottenere la specializzazione in scienza dell’immigrazione all’Università Europea di Roma con il massimo dei voti.. Anni piuttosto intensi. Non diversamente da quelli dell’università… Mentre studiavo lavoravo, e quando potevo facevo volontariato al Telefono rosa. Nell’Università, nel frattempo, avevamo fondato un coordinamento degli studenti

dell’Anolf (Associazione promossa dalla Cisl). Ci impegnavamo per far valere i nostri diritti, partecipavamo ai consigli universitari e cercavamo, soprattutto, di contrastare un pregiudizio molto diffuso: quello secondo cui quasi tutti gli stranieri emigrano per lavorare e solo i figli dei più ricchi vanno all’estero per studiare. Arriviamo agli ultimi anni. Nel 2007 è stata nominata Responsabile Nazionale Donne della Cisl. Quali sono i suoi obiettivi in questa veste? Come attiviste portiamo avanti le nostre battaglie per il crescente inserimento delle donne negli organismi del sindacato. Abbiamo già ottenuto risultati importanti. A oggi sono 850 le donne elette nei consigli della Cisl, oltre il 27% negli organismi del sindacato. In futuro vogliamo dare continuità a questi impegni, far valere le idee, abbattere i pregiudizi e costruire una cultura nuova fondata sulle pari opportunità per tutti. Parliamo della sua presenza a Terra Futura. Quale significato attribuisce all’edizione di quest’anno? Un’occasione per ripristinare gli obiettivi stabiliti in questi anni ma anche l’opportunità di un ripensamento culturale che sia centrato sull’idea di rispetto per le persone e per la natura. Questa crisi, che non è solo “finanziaria”, deve indurci a riflettere su quella che è la nostra società attuale. Dobbiamo ripartire dai valori. Come si esce da una crisi non solo finanziaria? In primo luogo occorre insistere sugli ammortizzatori sociali così da tutelare chi vive le situazioni di maggiore precarietà come i giovani, gli immigrati e le donne. In secondo luogo è necessario investire in un nuovo sistema valo|

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riale che tenga conto del merito. Una società che crede nel merito è anche disposta a investire nell’innovazione. I giovani, le donne, gli immigrati. A pagare il conto più salato sono le fasce più “deboli”… Non mi piace parlare di categorie “deboli”, preferisco parlare di risorse, di “carte da giocare”. Se in questo Paese, ad esempio, riuscissimo a conseguire il famoso obiettivo di Lisbona portando al 68% il tasso di occupazione delle

Vaccini: business in crescita per Big Pharma

donne, otterremmo un aumento del Pil del 6-7%. Decisivo sarebbe anche il contributo dei giovani a patto che si freni la fuga dei cervelli, garantendo quella fiducia e quel futuro di speranza che mancano. Quanto agli immigrati dobbiamo prendere coscienza del capitale umano che rappresentano e renderci finalmente conto di quanti siano gli stranieri che in questo Paese conducono con successo la propria vita e il proprio lavoro. Per tutto questo, però, è necessaria una società diversa.

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I RESPINGIMENTI? «SOLO CAMPAGNA ELETTORALE» «L’IMMIGRAZIONE IN ITALIA DERIVA AL 90% da persone che entrano con visto turistico o grazie a fenomeni di migrazione interni alla Ue. Chi arriva via mare è solo il 10% del totale». Alla domanda se la contestata pratica dei respingimenti in mare delle carrette cariche di migranti potesse avere una qualche “utilità umanitaria” Vincenzo Striano, presidente dell’Arci Toscana e portavoce del Forum del III Settore Toscana, risponde con un giudizio durissimo. E sottolinea la sproporzione ingiustificata tra il grande peso mediatico che guadagnano gli ingressi via mare rispetto alla loro importanza sul piano delle cifre. Un problema di comunicazione scorretta, quindi, che rientra nell’agenda al Meeting antirazzista 2009: «Quello che stiamo tenacemente tentando di fare è uscire dalla logica dell’emergenza: al Meeting di quest’anno vorremmo parlare di cultura e di immigrazione al femminile, per esempio, perché le donne straniere entrate in Italia non siano considerate solo “le mogli degli immigrati”. E vorremmo lanciare l’idea di una rete europea dell’antirazzismo che allarghi il numero dei partner internazionali». Alcuni momenti del Meeting antirazzista.

Nessuna paura dell’uomo nero L’antirazzismo si ritrova in Toscana e cerca una via di fuga dall’agenda scritta sull’emergenza. e ciò che prima era pubblicamente sconsigliato ed inadoperabile diventa ampiamente accettato». Così Erica Ussi, dell’ufficio stampa del Meeting Internazionale Antirazzista tradudi Corrado Fontana ce in parole forti le istanze più urgenti dalla XV edizione della manifestazione. E poi prosegue, rincarando la dose: «Nessuno si scandalizza più davanti alle affermazioni aberranti di chi, in ruoli pubblici, propone soluzioni palesemente contro la Costituzione e contro il principio di uguaglianza». RAZZISTI E IL RAZZISMO AUMENTANO

«I

trova la volontà degli organizzatori, ARCI insieme con Regione Toscana, la Provincia di Livorno, alcuni comuni minori (Castagneto Carducci, Cecina, Rosignano Marittimo e San Vincenzo) e il Cesvot (Centro servizi volontariato della Toscana), di affermare i principi dell’accoglienza e una netta alterità rispetto alle campagne d’informazione che criminalizzano la povertà in generale e i migranti in particolare.

Dire, fare, comunicare

Lo spirito del Meeting come si esprime in concreto nei temi e nei momenti della manifestazione? «Cercheremo di costruire un’occasione di rilancio del movimento contro ogni forma di discriminazione, in Chi, dove, quando Italia come in Europa, a partire dal protagonismo delle vittime del Nessuna paura, insomma, di mettere al centro i temi roventi, culturarazzismo - spiega Erica Ussi -. Ci sarà una kermesse di apertura, che li e politici, legati all’immigrazione, per un’edizione dell’evento toscavedrà alternarsi sul palco artisti di diverse aree culturali tra musica, no che intende allargare il proprio raggio d’azione rispetto al passato, teatro e riflessioni contro la cultura della paura. E invitiamo tutti aldistribuendo il calendario delle iniziative su due tappe: se infatti l’apl’Assemblea dei migranti di sabato 11 luglio a Livorpuntamento iniziale è per il 10 luglio 2009 alla Fortezno e alla Giornata del Popolo Rom, nonché agli apza medicea di Livorno, dove la manifestazione si svolINFO puntamenti delle università estive. I temi non poge per i primi 3 giorni, il programma si sposta poi, o meeting.arcitoscana.it tranno che essere quelli dell’informazione e della sadovremmo dire “migra”, nell’area della Cecinella (Cewww.arcitoscana.it lute, dei servizi e dei diritti, con grande attenzione alcina Mare) dal 13 al 18 luglio. Ma “Niente paura” è proe-mail: meeting.toscana@arci.it le reti dell’antirazzismo internazionali». prio il titolo del meeting di quest’anno e in esso si ri-

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Una decina di anni fa il mercato dei vaccini sembrava in crisi. Oggi cresce del 10-15% all’anno. E nel prossimo futuro all’industria del farmaco andrà ancora meglio, con profitti per 30 miliardi di dollari nel 2012. Nell’epoca delle pandemie e del bio terrorismo, il tempio delle multinazionali del farmaco scoppia di salute. L’influenza messicana, ribattezzata H1N1, è solo l’ultimo caso di una resurrezione annundi Andrea Danese ciata. Solo fino a dieci anni fa il mercato dei vaccini sembrava sull’orlo del fallimento, ma in breve tempo è tornato a crescere a ritmi del 10-15% l’anno, arrivando oggi a un giro d’affari attorno ai 20 miliardi di dollari l’anno. Non sono solo i timori delle pandemie influenzali a decretare questo successo: nel mondo si stanno sperimentando vaccini contro la malaria, la tubercolosi o il virus Hiv, ma anche vaccini per combattere i tumori (come melanoma e leucemia), malattie croniche (diabete e ipertensione) e persino la dipendenza da sostanze come nicotina e cocaina. E il settore, che storicamente ha generato profitti assai ridotti rispetto ai medicinali, potrebbe rappresentare la prossima miniera d’oro per le industrie.

Q

UI IL VENTO DELLA CRISI NON È MAI ARRIVATO.

Uniti ed Europa si aggiudicheranno ancora una volta il podio di principali mercati, confermandosi le aree geografiche maggiormente trainanti. Inoltre, se a dominare il mercato attuale sono i vaccini indirizzati ai bambini, quelli destinati agli adulti si ritaglieranno una fetta sempre più ampia, rivelandosi determinanti per la crescita del settore. Ma che cosa sta spingendo le Big Pharma a diversificare il loro business, lasciando i medicinali sullo sfondo e dedicandosi alla prevenzione delle malattie? Secondo alcuni analisti a determinare questo spostamento concorrono molteplici fattori. Uno dei vantaggi principali dei vaccini è la loro relativa immunità alla concorrenza, dato che la loro produzione richiede ingenti investimenti di capitale, da 100 a 600 milioni di dollari per ogni stabilimento. Ci sono poi le politiche stringenti dei governi, che chiedono alle industrie del farmaco di abbassare i prezzi dei medicinali, rendono interessante il settore dei vaccini per aumentare i profitti.

Politica o salute? Un mercato in volo

L’ex ministro della Salute Livia Turco aveva autorizato l’offerta gratuita del vaccino contro il papilloma virus, con ingenti costi per lo Stato.

Un recente rapporto, stilato dalla Rncos (azienda specializzata nelle ricerche di mercato del settore medicofarmaceutico) prima che scoppiasse il caso influenza suina, stima che il settore crescerà di oltre il 16% nei prossimi 5 anni e i ricavi annui delle aziende farmaceutiche raggiungeranno i 30 miliardi di dollari nel 2012. Una cifra non da poco, visto che le prime cinque case produttrici (Sanofi-Aventis, Merck, GlaxoSmithKline, Wyeth e Novartis), che possiedono l’85% del mercato, nel 2008 hanno ottenuto guadagni per circa 16 miliardi di dollari. In base al rapporto, Stati

L’enorme spinta alla sperimentazione di nuovi vaccini deriva certamente dai progressi della conoscenza e dalla disponibilità di tecnologie avanzate, ma anche dall’attuale modello di sviluppo e dagli svariati interessi in gioco. «Questo imponente investimento è in generale scollegato da una valutazione complessiva dei bisogni di salute pubblica e delle risorse disponibili, mentre la scelta dovrebbe seguire i criteri dettati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms): priorità e sostenibilità economica e organizzativa», afferma Luisella Grandori, responsabile vaccinazioni dell’Associazione Culturale Pediatri. Da questo punto di vista il caso che negli ultimi |

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anni ha fatto maggiormente discutere è l’introduzione, da parte dei governi occidentali, della vaccinazione contro il papilloma virus, associato alla comparsa del tumore al collo dell’utero (una patologia che peraltro colpisce soprattutto i Paesi poveri). Il vaccino, il cui costo si aggira attorno ai 500 euro, è stato autorizzato negli Stati Uniti nel 2006 e più recentemente in Europa. La sua efficacia è maggiore nelle donne che non sono ancora entrate in contatto con il virus, quindi prima dell’inizio della vita sessuale. Gli Stati Uniti hanno scelto una strategia allargata, raccomandandolo a una fascia che va dalle dodicenni alle donne di 26 anni. In Italia l’ex ministro della Salute, Livia Turco, ha introdotto l’offerta gratuita del vaccino per le ragazzine di dodici anni, stimando un costo complessivo di 75 milioni di euro all’anno a carico del Sistema sanitario nazionale. «Si è trattato di una scelta azzardata – spiega ancora Luisella Grandori –. Il vaccino è molto promettente e non metto in dubbio la buona fede del ministro. Ma sappiamo ancora troppo poco sulla sua reale efficacia nel prevenire il tumore. I dubbi riguardano anche la durata dell’immunità, l’eventuale necessità di richiami, la sicurezza a medio-lungo termine. Meglio sarebbe stato introdurre il vaccino attraverso una grande sperimentazione sulla popolazione, come sta avvenendo in Finlandia».

Altri interessi in gioco Non si tratta dell’unico caso di vaccino introdotto su larga scala ad aver suscitato accese polemiche. I vaccini contro le meningiti rappresentano un bell’esempio di come spesso manchino valutazioni condivise sulla necessità di vaccinare la popolazione; un esempio, inoltre, di come le decisioni di politica sanitaria richiedano una più attenta valutazione costi-benefici. In particolare la vaccinazione contro la meningite da pneumococco in Italia è stata introdotta solo da alcune Regioni, mentre altre, tra cui il Piemonte, non l’hanno ritenuto necessario. «Il fatto è che questo vaccino è stato prodotto per il mercato americano, dove si verificano anche più di 200 casi di meningite pneumococcica ogni 100 mila abitanti – spiega Vittorio Demicheli, epidemiologo della Regione Piemonte –. In Italia invece l’incidenza è di 4-5 casi ogni 100 mila abitanti, tale da non giustificare l’introduzione della vaccinazione “di massa”. Evidentemente le aziende farmaceutiche hanno avuto bisogno di spingere l’uso del vaccino anche sui mercati dove il problema non esiste – conclude Demicheli –, per rientrare degli investimenti effettuati».

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In alcune regioni italiane si adottano vaccini anche se non indispensabili | 54 | valori |

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Bufale o verità?

APPUNTAMENTI LUGLIO>SETTEMBRE

La verità sui vaccini annuali contro l’influenza.

“V

ACCINATEVI, SIGNORI, VACCINATEVI”. Ogni anno,

con l’arrivo dell’inverno, il ritornello è d’obbligo. Anche perché, per dirla con le parole del virologo Fabrizio Pregliasco, «potete starne certi, l’ondata di virus arriverà puntuale come le tasse». Le previsioni sul numero degli italiani che “passeranno il Natale a letto” con l’influenza ogni anno sono accompagnate da una campagna vaccinale aggressiva, soprattutto nei confronti di chi opera nella sanità e di quelle fasce di popolazione considerate a rischio: gli anziani al di sopra dei 65 anni (che hanno diritto alla vaccinazione gratuitamente) e le persone affette da patologie più o meno gravi per cui è bene scongiurare il rischio di complicanze.

A chi servono i vaccini? In realtà l’efficacia del vaccino contro l’influenza è oggetto di un intenso dibattito e il tema continua a riempire le pagine di svariate riviste scientifiche internazionali. Ad essere in discussione è la conclusione dell’Organizzazione mondiale della sanità, basata sugli studi effettuati, secondo cui il vaccino è in grado di ridurre il rischio di serie complicanze o di morte del 70-85% negli anziani. «È una conclusione che non è basata sull’evidenza, soprattutto perché la qualità degli studi è pessima», afferma Tom Jefferson, del Cochrane Vaccines Field e autore di diverse revisioni di studi sul vaccino antinfluenzale pubblicati sulle riviste biomediche. «Stando alle nostre revisioni i vaccini sono efficaci, ammesso che lo siano davvero, solo per quelle fasce di popolazione per cui non sono raccomandati, cioè gli adulti sani – continua Jefferson –. Per quanto riguarda gli anziani non è possibile trarre conclusioni, mentre nei bambini l’effetto del vaccino è paragonabile al placebo». A sostegno di questa tesi ci sarebbero i dati epidemiologici sul profilo dell’epidemia: nonostante una buona diffusione, il vaccino sembra non avere effetti nel prevenire i decessi per malattie respiratorie fra gli over 65. «Concordo sulla necessità di effettuare studi di popolazione più soddisfacenti – dice invece a Valori Fabrizio Pregliasco –, ma molte ricerche dimostrano l’efficacia del vaccino nel ridurre le ospedalizzazioni di circa il 20%, con tutti i benefici economici che ne conseguono». Sarà, ma i dubbi restano, anche alla luce di un recente studio effettuato da un gruppo di ricercatori – guidato proprio da Tom Jefferson – che ha passato in rassegna 274 ricerche sui vaccini antinfluenzali. La conclusione dello studio, pubblicato sul British Medical Journal, è amara: le ricerche finanziate dalle industrie farmaceutiche sono le più citate e finiscono sulle riviste più prestigiose, anche se non sono migliori di quelle finanziate con fondi pubblici.

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Secondo alcuni studi l’efficacia è limitata alle categorie non a rischio

luglio ITALIA COMUNI RICICLONI Legambiente premia quei comuni che dimostrano particolare impegno nell’avviare e incrementare programmi per la raccolta differenziata dei rifiuti. Sono oltre 1000 i comuni in Italia che ogni anno si candidano per partecipare al concorso. www.ecosportello.org luglio - ottobre ITALIA LA CAROVANA DELLE ALPI È la campagna di Legambiente per la difesa e valorizzazione delle Alpi, una estesa regione in cui si concentrano enormi risorse naturali e di biodiversità, ma anche una grande potenzialità economica e produttiva. www.legambiente.eu luglio ITALIA GOLETTA DEI LAGHI Non solo mare nei pensieri di Goletta Verde: Goletta dei Laghi è la campagna di monitoraggio sulla qualità delle acque lacustri. Un’occasione importante per parlare di turismo di qualità e economia sostenibile, per individuare e segnalare aree a rischio per abusivismo selvaggio e scarichi illegali e per incentivare buone pratiche di gestione eco-compatibile di strutture ricettive e territorio. www.legambiente.eu 2 - 3 luglio RHEIN-MAIN-HALLEN (WIESBADEN, GERMANIA) DENEX Conferenza internazionale sui sistemi energetici decentralizzati e sulla bioedilizia. www.denex.info

3 - 5 luglio PARCO DELLE MADONIE SOLEXP ESPERIENZA SOSTENIBILE E LEGALE Agricoltura biologica, riuso e riciclo dei materiali, mobilità sostenibile, energie rinnovabili, bioedilizia sono i temi del primo festival internazionale della sostenibilità e della legalità, organizzato dal CoMeSS (consorzio mediterraneo per lo sviluppo sostenibile). www.solexp.it 6 - 11 luglio BERTINORO (FORLÌ) EUROPEAN SUMMER SCHOOL ON SOCIAL ECONOMY (ESSE) Un seminario estivo residenziale sull’impresa sociale, organizzato

dall’Università di Bologna, in collaborazione con Aiccon (Associazione italiana per la promozione della cultura della cooperazione e del non profit) e Iris network (Istituti di ricerca sull’impresa sociale) www.esse.unibo.it 28 - 30 luglio SCHENZHEN (CINA) PHOTOVOLTAIC TECHNOLOGY SHOW 2009 Quinta edizione dell’incontro internazionale sulle tecnologie fotovoltaiche. Al centro del dibattito gli sbocchi dell’industria del solare in Asia. www.photon-expo.com luglio - agosto ITALIA GOLETTA VERDE È la campagna estiva di Legambiente di informazione e sensibilizzazione sullo stato di salute del nostro mare. Dal 1986 ad oggi, ogni estate, il battello ambientalista compie il periplo delle coste italiane prelevando e analizzando circa 500 campioni d’acqua e eseguendo su ognuno le analisi previste dalla legge. Oltre a diffondere in tempo reale i risultati delle analisi dei luoghi visitati, Goletta Verde propone in ogni sua tappa incontri, manifestazioni, blitz per evidenziare tutta la complessità dei temi legati al mare: dalle attività di pesca alle attività turistiche, dalla nautica al cabotaggio, dalla cementificazione selvaggia delle coste alla loro erosione. www.lagambiente.eu

7 - 16 agosto PARCO NATURALE DELLA MAREMMA (GR) FESTAMBIENTE È uno dei maggiori appuntamenti europei dedicati all’ambiente. Una città ecologica dove i cittadini sono protagonisti, dove si affermano valori come la responsabilità verso le generazioni future e la solidarietà come pilastro della vita quotidiana. www.festambiente.it

PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT

Un mix di cultura, spettacoli, concerti, mostre, installazioni, laboratori di educazione ambientale, eventi sportivi ed esposizioni del meglio delle esperienze relative allo sviluppo sostenibile, della protezione dell’ambiente, della promozione delle Aree Protette, dei prodotti tipici di qualità, del turismo sostenibile e delle Energie Rinnovabili. www.festadelmare.it 14 - 18 settembre UDINE ENVIRONMENTAL WIND ENGINEERING AND WIND ENERGY STRUCTURES Corso incentrato sullo sviluppo dell’energia eolica, organizzato dal CISM, organizzazione senza scopo di lucro fondata nel 1968 da scienziati europei per favorire lo scambio e l’applicazione delle conoscenze più avanzate nelle scienze meccaniche e in altri campi (matematica, teoria dei sistemi, teoria dell’informazione, ricerca operativa, informatica, intelligenza artificiale). Sede del corso Palazzo del Torso, nel centro di Udine. www.cism.it/courses/a0902

17 - 20 settembre ROMA FESTA NAZIONALE DELL’ALTRA ECONOMIA La fiera del vivere, produrre e consumare sostenibili, presso la Città dell’altra economia a Roma. www.cittadellaltraeconomia.org

31 agosto - 4 settembre JYVÄSKYLÄ (FINLANDIA) BIOENERGY 2009 Conferenza ed esibizione internazionale organizzata dalla Commissione europea. www.bioenergy2009.finbioenergy.fi

18 - 21 settembre BRA (CN) CHEESE Settima edizione di “Cheese, le forme del latte”, rassegna internazionale a cadenza biennale dedicata al formaggio. www.cheese.slowfood.it

settembre ITALIA FESTA DEL MARE Quattro giorni ricchi di appuntamenti nella splendida cornice del borgo di pescatori di S. Lucia incastonato nelle bellissime coste orientali della Sardegna.

21 - 25 settembre 2009 AMBURGO (GERMANIA) 24TH EUROPEAN PHOTOVOLTAIC SOLAR ENERGY CONFERENCE Una delle principali conferenze internazionali sull’energia fotovoltaica. www.photovoltaic-conference.com ANNO 9 N.71

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24 - 26 settembre BOLZANO KLIMAENERGY 2009 Seconda edizione della Fiera delle Energie Rinnovabili per usi commerciali e per enti pubblici. www.fierabolzano.it 24 - 27 settembre AUGSBURG (GERMANIA) RENEXPO Decima edizione della fiera internazionale delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica e della bioedilizia. www.renexpo.de/en

25 - 27 settembre GENOVA FA’ LA COSA GIUSTA L’appuntamento ligure della fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili. www.falacosagiusta.org

10 - 13 settembre BOLOGNA SANA Salone internazionale del naturale. www.sana.it

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23 - 25 settembre FERRARA GEOTHERMEXPO 2009 Prima edizione dell’esposizione dedicata alle energie geotermiche. www.GeothermExpo.com

25 - 28 settembre PRATO ECONOMIA AL CUBO EUROPA, BUSINESS, CULTURA Il forum sull’economia mondiale organizzato dalla regione Toscana. www.economia3.it

30 settembre - 2 ottobre ROMA ZEROEMISSION ROME 2009 Giunto alla sua quinta edizione, è l’evento di riferimento per tutte le aziende e gli operatori interessati allo sviluppo delle energie rinnovabili, all’emission trading e alla sostenibilità ambientale in Italia. Presso la Nuova fiera di Roma. www.zeroemissionrome.eu 30 settembre - 2 ottobre ROMA WATERMED 2009 Primo salone e conferenza di settore del Mediterraneo completamente dedicato alle tecnologie per l’acqua: industriali, reflue e potabili. www.zeroemissionrome.eu

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Ucraina: nell’ospedale dei figli di Chernobyl >58 La crisi è arrivata, l’Europa dell’Est è rimasta a secco >60 Transparency: la corruzione nel pubblico e nel privato >63

internazionale CINA: LA LONGA MANUS DELLA CENSURA VUOLE SPAZIO NEI PC

NIGERIA, LA SHELL PAGA PER USCIRE DI SCENA DAL PROCESSO PER LA MORTE DI KEN SARO-WIWA

DAL GALLES BIOCARBURANTE DALL’ERBA COMUNE

11 SETTEMBRE: TROVATE TRACCE DI ESPLOSIVO MILITARE

RAGGIUNTO L’ACCORDO PER IL GASDOTTO TRA IRAN E PAKISTAN. INTERESSATA ANCHE LA CINA

NUCLEARE NEGLI USA, A 30 ANNI DA THREE MILE ISLAND

Il governo cinese sta studiando un piano per imporre ai produttori di personal computer di dotare tutti gli hard disk degli esemplari destinati al Paese di un software capace di bloccare l’accesso ai siti internet sgraditi al regime. Lo ha reso noto il Wall Street Journal specificando che l’operazione dovrebbe prendere il via nel mese di luglio. Sono anni che il governo di Pechino, al pari di quasi tutti i regimi dittatoriali del pianeta, opera con l’obiettivo di censurare i contenuti scomodi del web. Ma se in passato l’attenzione della Cina si era rivolta ai principali provider della rete, ad oggi l’interesse sembrerebbe spostarsi sui produttori dei pc. Secondo quanto emerso, il braccio operativo della censura dovrebbe essere costituito da un software chiamato “Green Dam-Youth Escort”. Il programma, che sarebbe anche in grado di trasmettere informazioni personali, è stato sviluppato da due entità locali, la Jinhui Computer System Engineering e la Beijing Dazheng Human Language Technology Academy, che, precisa il WSJ, avrebbero stretti legami con l’esercito e il ministero della sicurezza nazionale. Nell’elenco degli indirizzi proibiti tuttora custodito dalla Jinhui ci sarebbero per il momento soltanto siti pornografici ma è probabile, precisa ancora il quotidiano americano, che l’elenco venga aggiornato per comprendere altri contenuti “inappropriati”.

15,5 milioni di dollari. Tanto costa alla multinazionale del petrolio Shell (che di certo può permetterselo) un salvacondotto per non entrare in aula nel processo per la morte dello scrittore e attivista Ken Saro-Wiwa (nella foto) avvenuta 14 anni fa. Il colosso petrolifero anglo-olandese, sotto inchiesta dal 1995 per complicità con l’ex-regime militare nigeriano riguardo l’esecuzione di sei civili - tra cui Saro-Wiwa - che si opponevano ai suoi metodi di estrazione del petrolio, esce di scena pagando. Un patteggiamento che testimonia, quanto meno, la volontà di smarcarsi prima possibile da una vicenda che potrebbe avere ricadute negative sulla reputazione della Shell, già molto discussa per altre vicende. La Shell sostiene d’altra parte di aver accettato di chiudere così il contenzioso per aiutare il “processo di riconciliazione” e intanto continua a operare in Nigeria. Ken Saro-Wiwa Jr., figlio del poeta ucciso, la vede invece in modo un po’ differente: «Il fatto che la Shell sia stata costretta a patteggiare per noi è una chiara vittoria» e Jenny Green, avvocato del Center for Constitutional Rights di New York che avviò la causa contro Shell nel 1996, è ancora più chiara, sottolineando che il patteggiamento accettato dal gruppo petrolifero «è un messaggio chiaro a tutte le multinazionali che operano nei Paesi in via di sviluppo: per fare affari non si possono più violare i diritti umani. Nessuna corporation può più contare sull’impunità. L’accordo di oggi è sostanzialmente un’assunzione di responsabilità».

Si chiama Grasshol ed è il progetto realizzato grazie al network fra istituzioni pubbliche gallesi, aziende private e università che è alla base del “Sistema Galles” per lo sviluppo delle tecnologie pulite e delle energie alternative. Obiettivo del progetto Grasshol è la creazione di una bio-benzina attraverso un processo di estrazione e fermentazione degli zuccheri contenuti nel loglio perenne, il tipo di erba comune più diffuso nel Regno Unito, per massimizzare la produzione dei tassi di etanolo. Il progetto, che si inserisce in un contesto di iniziative sulla produzione di biocarburanti che il Regno Unito sta sviluppando per raggiungere gli obiettivi europei della direttiva Energy 20-20-20, ha ricevuto un finanziamento di 154 mila sterline dell’Academy Expertise for Business (A4B), un fondo di 70 milioni di sterline creato dall’Assemblea Parlamentare Gallese e dall’Unione Europea. Si prevede che nella Ue la produzione di bioetanolo raggiungerà i 15 miliardi di litri entro il 2025, con 12 miliardi di litri derivanti da piante fibrose come il loglio. Con un costo all’ingrosso al lordo delle imposte pari a 0,55 euro al litro, questa produzione raggiungerà un valore annuale pari a 8 miliardi di euro, rappresentando una significativa opportunità di mercato per le nuove tecnologie sviluppate da questo progetto.

Un team internazionale di scienziati danesi, australiani e statunitensi, ha pubblicato i risultati di uno studio durato due anni, in cui si dimostra che nei detriti delle Torri gemelle di New York, crollate l’11 settembre, era presente una gran quantità di nanotermite, un esplosivo militare. La presenza di questo esplosivo convalida l’ipotesi di una demolizione controllata degli edifici. Lo studio è stato pubblicato su The Open Chemical Physics Journal, dopo essere passata al vaglio della “peer review”, ovvero la revisione scientifica degli articoli da parte di pari, il metodo che nella comunità scientifica si pratica per avere la certezza della serietà di uno studio. I ricercatori hanno esaminato diversi campioni della polvere caduta copiosamente nell’area attorno al World Trade Center, raccolti da cittadini in più punti dopo il crollo delle Torri. «La nanotermite è un esplosivo frutto di ricerca militare segreta, preparata solo nell’ambito di contratti militari negli Usa e probabilmente in grandi nazioni alleate. Non è stato preparato in una grotta dell’Afghanistan» spiega il dottor Niels Harrit, docente all’Università di Copenhagen che ha preso parte alla ricerca. Una copia dello studio è stata spedita anche all’Fbi. Scarsissima l’attenzione dei media alla pubblicazione, che potrebbe trovare una giusta valutazione solo nell’ambito di una Commissione internazionale di indagine.

Dopo oltre 13 anni di negoziati, Iran e Pakistan hanno siglato a Teheran un accordo preliminare per la realizzazione del gasdotto che porterà l’energia dal Golfo Persico. Il gasdotto sarà lungo oltre 2.100 chilometri per un costo stimato di 7,5 miliardi di dollari. Trasporterà 90 milioni di metri cubi di gas al giorno dai giacimenti iraniani di South Pars, 30 milioni dei quali destinati al consumo interno iraniano. Si prevede di iniziare la fornitura di gas al Pakistan per il 2013. Circa 1.100 chilometri del condotto si svilupperanno in Iran e altri 1.000 in Pakistan. Negli accordi preliminari era anche previsto un prolungamento in India per altri 600 chilometri, ma l’India per ora preferisce restare a guardare, non avendo ancora raggiunto l’accordo sulla tassa di transito da pagare al Pakistan, e in attesa di un pronunciamento ufficiale dell’amministrazione Obama. La presidenza Bush aveva esercitato forti pressioni sull’India perché non raggiungesse l’accordo commerciale con l’Iran, tanto che l’India aveva lasciato le trattative nel 2007. Il gasdotto non avrà vita facile, sia per le ingenti risorse finanziarie da reperire, sia per l’instabilità di alcune zone del Pakistan, come il Belucistan, dove gli autonomisti, nella loro lotta per l’indipendenza, hanno già posto in essere attentati contro i gasdotti locali. Esperti dubitano che Iran e Pakistan riescano da soli a portare a termine il progetto, non sostenuto dalle istituzioni finanziarie internazionali a causa della presenza dell’Iran. Per cui ritengono che, se l’India non parteciperà, ci sia la possibilità di intervento di un terzo Stato, come la Cina che da tempo preme sull’Iran per poter partecipare.

Il 2009 è il trentesimo anniversario dell’incidente avvenuto nella centrale nucleare di Three Mile Island, nell’omonima isola sul fiume Susquehanna nei pressi di Harrisburg (capitale della Pennsylvania, negli Stati Uniti). L’incidente, il più grave che si sia verificato negli Usa, provocò una fuoriuscita di radiazioni, le cui conseguenze sono state oggetto di numerosi studi scientifici. Le particelle radioattive vennero trasportate dal vento: dove la contaminazione da radiazioni è stata più alta, il cancro al polmone ha registrato valori del 150% più elevati rispetto a quelli attesi nella popolazione. Nelle aree dove l’assorbimento delle radiazioni è stato minore, il numero di casi è stato significativamente più elevato di quelli attesi. Dal 1979 non sono più state costruite nuove centrali nucleari negli Stati Uniti, ma la lobby filonucleare tenta ora di stornare fondi federali per la costruzione di 100 nuove centrali, entro il 2030. I repubblicani, in seno al Congresso, sostenuti soprattutto dagli Stati del Sud, hanno prodotto un piano “rivale” a quello dell’amministrazione Obama sui cambiamenti cliamtici, che propone il rilancio degli investimenti nucleari, all’interno dei finanziamenti per le energie pulite.

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| internazionale | FONTE: CIA – WORLD FACTBOOK 2009 ONLINE (WWW.CIA.GOV)

| internazionale | Ucraina |

I figli di Chernobyl Sopra, Yulia Timoshenko. A destra, Janukovych e Jushenko

UGO PANELLA

LO SBOCCO SUL MAR NERO TRA MOSCA E BRUXELLES A PARTIRE DALLA DICHIARAZIONE D’INDIPENDENZA dall’Urss (24 agosto 1991), l’Ucraina ha vissuto quasi due decenni di forti tensioni politiche provocate dallo scontro tra le spinte europeiste di chi vorrebbe l’integrazione con l’Ue e le posizioni dei promotori dell’alleanza con Mosca. Il culmine dello scontro è stata la cosiddetta “Rivoluzione arancione” del novembre 2004 quando i sostenitori del candidato presidenziale europeista Viktor Jushenko scesero in piazza per contestare i risultati delle elezioni che avevano dato la vittoria al filo moscovita Viktor Janukovych. Il pronunciamento favorevole della Corte Suprema in merito alle denunce di brogli portò alle nuove elezioni vinte nel mese successivo Jushenko. Nei mesi seguenti la major russa Gazprom ha innalzato notevolmente le tariffe del gas venduto all’Ucraina. La compattezza della “coalizione arancione” è entrata in crisi nell’estate 2008 quando il premier Yulia Timoshenko si è dissociata dalla condanna espressa dal presidente contro Mosca in occasione dell’invasione dell’Ossezia. I sostenitori del capo dello Stato hanno interpretato la scelta della Timoshenko come un tentativo di garantirsi l’appoggio M. Cav. della Russia in vista delle elezioni del 2010.

IL PAESE IN CIFRE LITUANIA RUSSIA BIELORUSSIA CERNOBYL

POLONIA

KIEV SLOVACCHIA UNGHERIA

UCRAINA MOLDAVIA

ROMANIA

ODESSA

Mare di Azov YALTA

BULGARIA

Mar Nero

REPUBBLICA UCRAINA Nome: Ucraina Popolazione: 45.700.395 Capitale: Kiev Forma di Stato: Repubblica semipresidenziale Pil pro-capite 2008: 6.900 $ Tasso di crescita reale 2008: 2,1% Rapporto debito Pil: 10% Tasso d’inflazione: 25% Disoccupazione:* 3% Sottoccupazione: nd Alfabetizzazione:** 99,4% Mortalità infantile: 8,98 per mille Tasso di crescita popolazione: –0,6% Speranza di vita: 68 anni * IL DATO NON TIENE CONTO DEI LAVORATORI NON REGISTRATI O SOTTOCCUPATI ** PERCENTUALE DELLA POPOLAZIONE CON PIÙ DI 15 ANNI DI ETÀ IN GRADO DI LEGGERE E SCRIVERE

Nella foto grande: Yuri Orlov, neurochirurgo infantile,al lavoro nell’ospedale di Kiev, Ucraina.

Minimizzate sia dalle autorità sovietiche che dalle agenzie mondiali della sanità, le conseguenze dell’incidente del 1986 alla centrale nucleare ucraina, rappresentano una scomoda eredità di cui nessuno vuole farsi carico. UFFICIO DI YURI ORLOV È AL QUARTO PIANO di una palazzi-

L’

na all’interno del più grande complesso ospedaliero di Kiev, la capitale ucraina. Alle sette del mattino il traffico in città è già intenso e rivela un’economia dinamica, disordinata e per molti di Raffaele Masto versi contraddittoria: poderosi Suv con i vetri scuri sono imbottigliati nelle grandi arterie assieme a modeste utilitarie un po’ sgangherate e a mezzi pubblici zeppi di passeggeri. Yuri Orlov, neurochirurgo infantile, è già al lavoro. Prima di entrare in sala operatoria sta rivedendo le cartelle cliniche dei bambini sui quali interverrà tra poco. Il suo ufficio è una modesta stanzetta stipata di documenti, voluminosi manuali di medicina e chirurgia, cartelle cliniche, referti scritti a mano di esami clinici. Nonostante questi segni di un’attività quotidiana convulsa, appare come un’oasi di ordine e di calma in un reparto super affollato di bambini, carrelli ricolmi di materiale vario accostati alle pareti e donne in abiti modesti che, in molti casi, denunciano una provenienza contadina. A Kiev il reparto del professor Orlov è conosciuto come quello che | 58 | valori |

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ospita “i figli di Cernobyl”, ma lui ci tiene a precisare: «È una diceria popolare che non ha nessun fondamento scientifico». Poi, come per non smentire completamente quella ipotesi, aggiunge: «Per stabilire una correlazione tra quell’incidente e questi tumori al cervello ci vorrebbero delle ricerche, bisognerebbe incrociare dati e studiosi che sanno come trattarli. Ci vorrebbe del denaro, insomma, che non abbiamo».

Mentre visitiamo il reparto racconta casi di bambini che avrebbero bisogno di farmaci che in Ucraina non arrivano e se anche arrivassero le famiglie non potrebbero permetterseli. Poi illustra la situazione della corsia che dirige: ospita il doppio dei piccoli pazienti che potrebbe contenere, numero che va raddoppiato perchè le mamme, che spesso arrivano da lontane regioni rurali, dormono con i propri figli, nello stesso

I tumori colpiscono più precocemente

SOLETERRE: MOLTI PROGETTI IN TUTTO IL MONDO

Eppure questo medico ormai settantenne, dal nome inconfondibilmente russo, il viso col pizzetto e la figura magra che starebbero bene in un romanzo di Tolstoj, le sue idee ce le ha. Racconta che basandosi solo sulla sua esperienza professionale ritiene che la casistica di bambini colpiti da tumore al cervello si è profondamente modificata nel tempo: colpisce molto più precocemente e assume forme istologiche diverse da quelle del passato. A domanda precisa, cioè se ritiene che questa modificazione non confermabile sia l’effetto dell’incidente di Chernobyl, Yuri Orlov si schernisce e la mimica del suo volto disegna una profonda frustrazione.

COSTITUITA A MILANO NEL 2002, l’Organizzazione umanitaria Soleterre, si propone di promuovere una cultura di pace per l’applicazione dei diritti umani. Interviene principalmente in Paesi interessati da una forte immigrazione verso l’Italia con progetti pluriennali finalizzati allo sviluppo sociale e al co-sviluppo collaborando con le comunità di immigrati in italia. Nell’ex Repubblica sovietica interviene in due reparti di oncologia pediatrica dell’Accademia delle Scienze Mediche di Kiev dal 2003, attraverso la fornitura di strumentazione (diagnostica, chirurgica, etc.) e materiale sanitario di consumo; attività di integrazione nutrizionale; servizi di supporto sociale, psicologico, educativo ai bambini e alle famiglie e sperimentazione di servizi di assistenza domiciliare in fase riabilitativa. Per aiutare i bambini ucraini con un sostegno a distanza o una donazione: numero verde 800.90.41.81 o www.soleterre.org

letto con evidenti problemi di igiene. Quasi tutti i bambini ricoverati sono infatti debilitati dalla chemioterapia e quindi soggetti ad infezioni frequenti che in questi casi possono anche essere letali. Eppure, nonostante questa situazione, nel reparto c’è un clima di solidarietà. Le mamme si aiutano a vicenda, organizzano giochi per tutti i bambini, fanno turni per consentirsi un minimo di libertà per andare a fare la spesa o acquistare qualche giocattolo per i figli, facendo sacrifici incredibili.

Lo sfascio del servizio sanitario pubblico ucraino Il sistema sanitario ucraino è allo sfascio, i pazienti si devono pagare tutto: medicine, assistenza, siringhe, garze, flebo. La malattia di molti di questi bambini significa la rovina per la sua famiglia e a pagare il costo più alto sono le donne che, in diversi casi, vengono lasciate sole dai mariti ad affrontare la situazione. Ad alleviare, almeno un po’, le sofferenze di queste donne e dei loro bambini lavora una organizzazione italiana, Soleterre, il cui presidente, Damiano Rizzi, racconta con lucidità e impotenza come la |

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questione di una correlazione tra l’incidente di Chernobyl e la malattia di questi bambini sia una questione di denaro. «Se si stabilisse una relazione – dice – l’Ucraina avrebbe diritto a un sostegno economico e queste famiglie riceverebbero cure e assistenza gratuita. Di fatto – aggiunge – la questione è stata regolata e trattata a livello politico in modo da neutralizzare il potenziale contrasto tra Mosca, in quanto ex capitale dell’Unione Sovietica proprietaria di quella centrale, e l’attuale Ucraina ex repubblica sovietica».

UGO PANELLA

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L’INCIDENTE ALLA CENTRALE NUCLEARE IL 26 APRILE DEL 1986, ALLE ORE 1:23:44 DI NOTTE, nel corso di una prova definita di sicurezza, il reattore 4 della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina esplose, per una perdita di controllo della reazione a catena, con il collasso e la fusione del nocciolo. Classificato come il più grave incidente nucleare mai verificatosi, è stato la somma di un mix di inefficienze strutturali, incompetenza degli operatori del turno notturno e pericolosità del tipo di impianto. Le autorità sovietiche cercarono di minimizzare per giorni l’accaduto (l’incidente fu denunciato dalla Svezia) esponendo i soccorritori a radiazioni elevatissime, che ne hanno causato il decesso immediato e non evacuando immediatamente né la popolazione della vicina città di Pripyat, né quella di Chernobyl. Il reattore bruciò per giorni: la nube di materiali radioattivi fuoriuscita ricadde su vaste aree intorno alla centrale che furono pesantemente contaminate. Nubi radioattive raggiunsero anche l’Europa orientale e centrale, la Finlandia e la Scandinavia. Nonostante la gravità dell’incidente il bilancio ufficiale redatto da agenzie dell’Onu (Oms, Unscear, Iaea e altre) parla di 65 morti accertati con sicurezza e altri 4.000 presunti (che non sarà possibile associare direttamente al disastro) per tumori e leucemie su un arco di ottant’anni. L’incidente di Chernobyl ha portato al referendum del 1987 che ha deciso la chiusura delle centrali nucleari in Italia. Pa. Bai.

Minimizzare Chernobyl Nell’Urss e in Europa Yuri Orlov non entra nella questione ma ricorda i tempi dell’incidente, quando era un giovane medico: ha impresso nella memoria i festeggiamenti a Kiev del primo maggio 1986. La parata per le strade, le indicazioni del regime a parteciparvi, le famiglie che vi portavano i bambini, tutto mentre le particelle radioattive contaminavano il terreno, i parchi, le strade, i prodotti agricoli. «Una follia – dice – avrebbero dovuto sospendere la parata, dare indicazioni di restare chiusi in casa, mettere al bando alcuni prodotti ortofrutticoli. Non fecero niente. Io ormai sapevo dell’incidente, che invece il regime minimizzava, e guardavo quei bambini e i loro genitori immaginando che il tempo ci avrebbe puniti tutti. Non mi sbagliavo e la punizione è ancora più crudele dato che questo Paese non ha soldi e gli stanziamenti per la sanità sono praticamente nulli».

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Le fotografie sono state realizzate dal fotografo Ugo Panella, all’interno del reparto di oncologia pediatrica dell’Ospedale di Kiev.

Goodbye credit L’Europa dell’Est è rimasta a secco

Nonostante la gravità dell’incidente il bilanco redatto da agenzie dell’Onu parla di 65 morti accertati e 4.000 presunti

HISSÀ SE ANCHE IN BULGARIA conoscono quella vecchia storia dei falsari che smisero di stampare banconote false perché la svalutazione le aveva rese carta straccia. È un racconto (o una leggenda metropolitana, fate voi) che si diffuse nell’Argentina del di Matteo Cavallito 2002 ma che risale, forse, addirittura alla FONTE: DANSKE BANK, BANK OF INTERNATIONAL SETTLEMENTS, FINANCIAL TIMES

C

Germania di Weimar. Magari nei Balcani ancora la ignorano eppure la sua riproposizione potrebbe essere solo questione di tempo. Perché oggi, in un’Europa orientale in balia della Crisi con la “C” maiuscola, tutto sembra portato a plasmare un contesto poco europeo e molto “argentino”.

L’ESPOSIZIONE BANCARIA TRA EST E OVEST CREDITORE/DEBITORE ISTITUTI MAGGIORMENTE COINVOLTI

[DICEMBRE 2008 – DATI IN MILIARDI DI DOLLARI USA]

REP. CECA

POLONIA

SLOVACCHIA

UNGHERIA

ESTONIA

LITUANIA

LETTONIA

RUSSIA

BIELORUSSIA

UCRAINA

ROMANIA

BULGARIA

TOTALE EUROPA EST*

ITALIA

UNICREDIT INTESA SANPAOLO

19,0

54,4

23,6

29,3

0,4

0,7

1,4

25,7

0,2

4,9

19,2

8,1

180,6

FRANCIA

SOCIETE GENERALE BNP PARIBAS CREDIT AGRICOLE

38,6

22,9

6,4

11,9

0,1

0,4

0,4

34,7

0,2

10,6

17,6

3,6

147,4

AUSTRIA

RZB ERSTE

65,1

GERMANIA

BAYERN LB COMMERZBANK

12,7

55,4

4,1

37,9

1,1

3,8

4,8

49,5

0,9

5,0

3,8

2,8

181,8

BELGIO

KBC

56,7

25,2

10,9

18,7

0,1

0,1

0

10,3

0,1

0,8

1,2

2,0

126,1

OLANDA

ING RABOBANK

6,2

41,2

6,7

5,6

0

0

0

25,5

0,1

3,7

11,0

0,7

100,7

SVEZIA

SWEDBANK SEB NORDEA

0,2

8,1

0,2

0,3

32,7

28,9

25,0

9,9

0

5,4

0,2

0

110,9

205,7

287,4

87,3

153,3

40,2

45,5

43,3

222,6

3,8

52,8

124,1

41,5

1.307,5

TOTALE EUROPA OVEST*

17,2

33,2

38,3

0,3

0,3

0,8

23,9

2,1

12,9

45,6

5,7

246,3

Le agenzie di rating declassano L’allarme lo ha lanciato a maggio la Banca Centrale di Sofia. La quantità di banconote false sequestrate dalla polizia bulgara è quasi triplicata tra gennaio e marzo quando la crisi si è manifestata con più forza. Un bel guaio per un Paese che al pari di altri sperimenta problemi senza fine. Nello stesso periodo il Pil bulgaro si è contratto del 3,5% inducendo l’agenzia di rating Fitch a inserire Sofia nella lista nera delle nazioni a maggior rischio d’insolvenza. A far compagnia ai bulgari ci sono i vicini romeni (Pil a -2,6% nel primo trimestre) ma anche ex jugoslavi (Serbia, Croazia e Macedonia) ed ex sovietici (Ucraina, Lettonia, Estonia e Lituania). Per le repubbliche baltiche si tratta di un vero dramma. Moody’s ha declassato i rispettivi bond sovrani ipotizzando che il debito pubblico di Riga raddoppi entro la fine dell’anno compensando oltre il 50% del prodotto interno lordo. Nella Mitteleuropa, in compenso, si piange allegramente. Il Pil dell’Ungheria si è contratto di quasi 6 punti percentuali nel primo trimestre del 2009 mentre nel medesimo periodo il rapporto fiorino/euro è passato da 1:240 a 1:320. Le cifre, insomma, variano ma il trend è

sempre lo stesso. Un fenomeno inevitabile quando si dipende largamente dalle economie vicine.

Era possibile una transizione sostenibile? Uscite dal socialismo e scampate successivamente alle tempeste valutarie latinoamericane e asiatiche, le economie dell’ex Patto di Varsavia non hanno mai faticato ad ottenere la fiducia degli investitori stranieri. La relativa facilità nel garantirsi credito a buon mercato è però scomparsa all’improvviso quando le banche occidentali si sono trovate esposte al crunch americano. L’afflusso di liquidità verso Est si è interrotto e il meccanismo è saltato con conseguenze disastrose. Gli istituti di credito locali si sono trovati a secco, le imprese hanno dovuto far fronte alla recessione dei principali partner commerciali dell’Ovest, la sfiducia degli operatori stranieri ha fatto crollare le valute, l’inflazione è aumentata e il debito dei privati, così come quello sovrano, è cresciuto di conseguenza. Dal Baltico al Mar Nero tirava aria di tempesta. E così gli analisti hanno iniziato a porsi la fatidica domanda sull’ultimo ventennio: una transizione sostenibile all’economia di mercato era possibile? «Sì – spiega

INTERVENTI DEL FMI IN EUROPA DELL’EST PAESE

SOSTEGNO MLD $

BOSNIA

1,52

1]

SERBIA

4,00

1]

UNGHERIA

15,70

1]

ROMANIA

17,10

1]

MOLDOVA

0,118 2]

POLONIA

20,58

3]

UCRAINA

16,40

1]

BIELORUSSIA 2,46

1]

LETTONIA

2,35

1]

GEORGIA

0,75

1]

ARMENIA

0,54

1]

TOTALE

81,52

1] IN ATTESA DI APPROVAZIONE DEFINITIVA 2] RIDUZIONE DELLA POVERTÀ E AGEVOLAZIONE PER LA CRESCITA ECONOMICA 3] FLESSIBILITÀ NELLE LINEE DI CREDITO

* COMPRESI I PAESI NON INDICATI NELLA TABELLA

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FONTE: FMI

Ad Est l’onda lunga della crescita è ormai un ricordo. I motivi sono il credit crunch delle banche occidentali, la recessione degli ex nemici d’oltrecortina, il circolo vizioso debito/inflazione.


| internazionale |

| indagine sulla percezione | internazionale |

UGO PANELLA

corruzione, debolezza istituzionale». Il peggio del peggio, insomma.

Arrivano i nostri!

La mortalità dei bambini colpiti da tumore al cervello in Ucraina è di 6 minori su 10. Il doppio rispetto alla media degli altri Paesi europei.

Patrizia Tiberi Vipraio*, Professore Straordinario di Politica Economica presso l’Università di Udine – ma il processo richiedeva un’analisi dei costi e dei benefici di una transizione più o meno accelerata e di una liberalizzazione finanziaria più o meno spinta». Disgraziatamente l’analisi è mancata lasciando spazio a «varie combinazioni di basso risparmio privato, risparmio pubblico negativo (deficit di bilancio pubblico, indebitamento interno ed estero), arretrato o distorto sistema bancario e finanziario, forti afflussi di denaro a scopi speculativi, spesso motivati da errate politiche monetarie (troppo restrittive) o del tasso di cambio (sopravalutazioni), scarsi afflussi di investimenti diretti esteri (che invece sono più stabili),

UN ACCORDO DA 432 MILIONI COSÌ LA BERS HA SALVATO PROFUMO «COME SINGOLO MAGGIORE INVESTITORE FINANZIARIO e primo gruppo bancario in Europa centrale e orientale, Bers e UniCredit hanno un intento comune e una speciale responsabilità in questa regione: si tratta di garantire il continuo flusso del credito all’economia reale in tempo di crisi e di scarsi finanziamenti dall’estero». Con queste parole, riprese dall’agenzia Reuters, il presidente di Bers Thomas Mirow ha giustificato a maggio l’esborso da 432,4 milioni di euro con i quali la Banca finanzierà gli istituti privati controllati da Unicredit nell’Europa orientale. L’investimento, che compensa un settimo dell’erogazione totale per i Paesi dell’Est (3 miliardi) garantisce la sopravvivenza delle banche controllate da piazza Cordusio in otto nazioni. Unicredit è l’istituto italiano maggiormente esposto alla crisi della regione. Secondo gli ultimi dati resi noti da Danske Bank, l’istituto di Alessandro Profumo e le altre banche italiane sono creditori di circa 180 miliardi nei confronti delle omologhe orientali. M. Cav.

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Alla fine di febbraio i governi occidentali hanno chiesto a gran voce un aiuto per l’Est rivolgendosi direttamente al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale che, dal canto loro, hanno chiesto alle nazioni più ricche del continente di fare la loro parte. Mentre i due blocchi di potere si scontravano, la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (Bers) si è mossa per soccorrere le banche private d’Oriente con 3 miliardi di euro di investimenti programmati per tutto il 2009. Il motivo di tanto tempismo? Secondo gli ultimi dati disponibili, l’Est Europa è debitore delle banche occidentali per 1,3 trilioni di dollari (vedi TABELLA ). L’intervento ha scongiurato un collasso a breve termine e i finanzieri occidentali (tra cui l’italiana Unicredit – vedi BOX ) hanno ringraziato. All’inizio di maggio il consiglio Ecofin ha portato da 25 a 50 miliardi di euro l’ammontare dei fondi destinati ai Paesi Ue fuori da eurolandia. Pur prevedendo una contrazione del 5,2% nel Pil regionale del 2009, la Bers si è sbilanciata parlando, attraverso il suo capo economista Erik Berglof, di “collasso scongiurato”. Le ferite, tuttavia, fanno ancora male.

Euro alle porte? Dopo aver distribuito aiuti in lungo e in largo nell’Europa orientale (vedi TABELLA ), il Fmi ha rotto gli indugi chiedendo all’Unione Europea di allargare i parametri di Maastricht (rapporto deficit/Pil non superiore al 3%) per consentire alle economie dell’Est di adottare l’euro e frenare così l’inflazione nel medio periodo. Se è vero, come ha ricordato Patrizia Tiberi Vipraio, che «vi sono le condizioni generali per un allentamento dei parametri per tutti, dato che ora essi sono stretti anche per i paesi fondatori dell’Ue» e che tale eventualità «è ulteriormente favorita dal deteriorarsi dei parametri Usa, che stanno schizzando alle stelle», è altrettanto vero che Bruxelles resta al momento contraria all’allargamento delle maglie dei conti pubblici temendo un impatto negativo sulla moneta unica. Per gli ex Paesi socialisti sarà necessario intraprendere una politica di risanamento finanziario. Ed è qui che incomincia una nuova stagione di sofferenza fatta di tagli alla spesa pubblica, privatizzazioni forzate e ridimensionamento generale del welfare. Uno schema pericoloso. Che sa tanto di film già visto. * L’intervista completa sarà pubblicata a luglio su www.valori.it

.

La corruzione punto di contatto tra pubblico e privato

Sempre più persone nel mondo giudicano corrotte le aziende. Il recente rapporto di Transparency accomuna Stati occidentali e Paesi in via di sviluppo. Il 63% degli intervistati disposto a premiare i prodotti delle aziende oneste. e sulla cristallina regola della domanda e dell’offerta. Il settore privato non è affatto immune dalla corruzione. Anzi, sempre più spesso, utilizza le tangenti per una perversa attività di lobby: influenzare le politiche pubbliche, modificare leggi e regolamenti, ottenere appalti, commesse e contratti pubblici. La denuncia è contenuta nell’ultimo rapporto, il Global Corruption Barometer 2009, pubblicato da Transparency International, una Ong di Emanuele Isonio internazionale impegnata nel contrasto alla corruzione. Il dossier, va chiarito, si basa sulla percezione dei cittadini riguardo la diffusione della corruzione in vari settori: 73 mila intervistati in 69 StaPER GLI ITALIANI LE IMPRESE ti in tutto il mondo. Sensazioni ed esperienze personali, che danno SONO MENO CORROTTE DEI PARTITI il polso del livello di fiducia dell’opinione pubblica. «Ma la perceTANGENTI & AZIENDE VANNO A BRACCETTO nel mondo, ma in Italia zione diffusa della popolazione - spiega Maria Teresa Brassiolo, presolo il 7% degli intervistati percepisce il settore privato come il più corrotto sidente della sezione italiana di Transparency – non è un elemento (contro una media Ue del 23%). Sembra una promozione brillante meno significativo di altri tipi di dati. Nel comporre il dossier chieper le nostre aziende, ma la realtà è diversa: si salvano dalla stroncatura diamo agli intervistati se hanno avuto esperienze dirette di corrusolo perché altri ambiti meritano giudizi ben peggiori. Non a caso, zione, con quale frequenza e di quale entità».

A

LTRO CHE LIBERA CONCORRENZA BASATA SULLE FERREE LEGGI DEL MERCATO

nel nord Europa, dove le aziende sono corrotte per oltre metà dei cittadini, i “voti” sulla trasparenza di partiti e istituzioni sono invidiabili. In Olanda il 58% punta il dito contro le aziende e solo il 9% contro i partiti. In Danimarca stessa storia: 53% contro 13%. Secondo gli italiani sono i partiti il vero “pozzo di corruzione” (con un indice di corruzione di 4,1 su una scala di 5), seguiti a ruota dai pubblici ufficiali (3,9). Più “virtuosi” la magistratura (3,5), i mass media (3,4) e il settore privato (3,3). Va però sottolineato che nessun settore merita la sufficienza nelle valutazioni degli intervistati. Non godono di alcuna fiducia nemmeno le politiche governative per la lotta alla corruzione: il 16% le reputa efficaci (media Ue: 24%), il 69% totalmente inefficaci (media Ue: 56%). C’è da fare un appunto: nella ricerca di Transparency l’Italia è l’unico Stato Ue in cui non è stata fatta la domanda: “Nell’ultimo anno, tu o qualcuno della tua famiglia ha pagato tangenti di qualche tipo? E a quale istituzione o settore?”. Peccato. Sarebbe stato interessante conoscere la risposta. Em. Is.

Preoccupa lo State capture Dai dati emerge dunque che il settore privato è giudicato corrotto da più della metà del campione (vedi GRAFICO 1 ): un balzo di 8 punti rispetto al 2004, che lo pone subito dietro i partiti politici e le istituzioni pubbliche. Non solo: il 14% lo indica come il settore più corrotto in assoluto. Ovviamente le valutazioni sono piuttosto diverse da Stato a Stato. È significativo però il dato sul cosiddetto State capture: il fenomeno che si concretizza quando le politiche governative sono indebitamente influenzate dalle tangenti delle aziende. Un evento affatto marginale. Lo giudica reale il 53% degli europei, il 61% dei nord-americani e il 71% dei cittadini dei Paesi che hanno raggiunto l’indipendenza solo da poco (vedi GRAFICO 2 ). «Il fenomeno deve preoccupare perché testimonia che in molti Paesi, quando le istituzioni pubbliche sono deboli, le grandi aziende e i gruppi multinazionali sono in grado di sostituirsi ad esse, decidendo quali leggi approvare e quali politiche seguire», commen|

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| reportage di viaggio | internazionale |

ta Maria Teresa Brassiolo. Non a caso, nei Paesi in cui è più sentito il problema dello State capture (tra cui gli Usa e molti Stati in via di sviluppo) i due terzi della popolazione si dice disposta a pagare di più per beni e servizi, purché arrivino da compagnie che rifiutano la corruzione. Il dato non deve stupire, perché la corruzione è sentita come un fenomeno ormai diffusissimo e i costi pesano direttamente sulle tasche dei cittadini: poco meno della metà del campione ha denunciato di pagare tangenti per un importo compreso tra l’1 e il 10% del proprio reddito. Un quarto degli intervistati paga per più del 10% (vedi GRAFICO 3 ). Quindi, perché non pagare di più per premiare le aziende oneste, se ciò può servire a risparmiare i soldi delle tangenti? GRAFICO 1

LA CORRUZIONE NEI VARI SETTORI: CONFRONTO 2004-2009

% DEGLI INTERVISTATI 70%

2009

2004

69%

69%

60%

61% 50%

59%

53%

52% 49%

45%

40%

44%

AFFARI SETTORE PRIVATO

0

MEDIA

10%

GIUDIZIARIO

20%

PARTITI POLITICI

43%

PARLAMENTO LEGISLATURA

30%

GRAFICO 2

LO “STATE CAPTURE” SECONDO I CITTADINI

% DEGLI INTERVISTATI 70%

71% 60%

61% 50%

58%

57%

53% 49%

49% 49

40%

41%

AFRICA SUB-SAHARIANA

ASIA PACIFICA GIUDIZIARIO

MEDIO ORIENTE E NORD AFRICA

EU+

0

BALCANI OCCIDENTALI E TURCHIA

10%

AMERICA LATINA

20%

NORD AMERICA

30% STATI INDIPENDENTI DA POCO

FONTE: GLOBAL CORRUPTION BAROMETER 2009

.

GRAFICO 3

QUANTO INCIDONO LE TANGENTI SUL REDDITO FAMILIARE ANNUO

% DEGLI INTERVISTATI

40% 36% 30%

20%

13%

10%

10%

0

MENO DELL’1% DELLE ENTRATE ANNUE

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DALL’1% AL 10%

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DALL’11% AL 20%

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PIÙ DEL 20%

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DIETRO TRANSPARENCY UN PIANO DI RINASCITA MONDIALE TRANSPARENCY INTERNATIONAL è sorta da una serie di incontri promossi dal principe Filippo di Edimburgo nel 1984 sotto gli auspici della St. Gorge House, i Windsor, la Al al Bayt Foundation e il Forum per il Pensiero Arabo, con la supervisione di sir Evelyn de Rothschild. Scopo di questi incontri era strutturare un codice etico per l’International Business. Transparency International si sviluppa in tre fasi: quella dell’elaborazione, che va dal 1984 al 1989 con riunioni a Eschborn in Germania e Kampala in Uganda; quella organizzativa, dal 1989 al 1993 a Londra e Washington; la terza, in cui “scende in campo” nel 1993, quando viene costituita legalmente all’Aja, la capitale olandese, e registrata a Berlino. La formazione di Transparency coincide con un periodo di profondi cambiamenti geopolitici: nel 1984 in Italia muore Enrico Berlinguer, segretario del più grande Partito comunista dell’Occidente. Il 9 novembre 1989 cade il Muro di Berlino e inizia il crollo dell’impero russo. Il 22 novembre 1989 nasce la Lega Nord. Il 6 novembre 1990 nasce la Rete, movimento antimafia e antipartiti, con l’uscita dalla Dc di Leoluca Orlando, oggi nel vertice internazionale di Transparency International e uomo dell’Italia dei Valori. Tra maggio e giugno 1992 Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri preparano la trasformazione di Publitalia in partito-azienda (Forza Italia). Berlusconi entra in politica ufficialmente il 23 novembre 1993. Tra gli ideologi di Transparency International troviamo Hans Helmut Hoeppe, dell’università del Nevada, collaboratore del Ludwig von Mises Institute, un pensatoio liberista statunitense che propone - tra le opzioni per combattere lo stato sociale - l’uso dell’autoritarismo, la privatizzazione e la decentralizzazione di quasi tutte le istituzioni: dalla polizia, alla magistratura, alle forze armate. Tra gli sponsor di Transparency ci sono le fondazioni legate alla regina Elisabetta: la Crown Agents, la British Overseas Development Administration, la Bhp Minerale of Australia, la società mineraria Rio Tinto, la Tate & Lile, la Nuffield Foundation. Poi troviamo anche la casa madre del liberismo economico, la società Mont Pelerin, fondata da Friedrich von Hayek nel 1947, di cui Hoeppe è membro. Il tedesco Peter Eigen, fondatore e attuale presidente del Consiglio consultivo di Transparency International, in passato ha avuto la competenza per il settore dell’industria mineraria di TI, ed è stato responsabile per i progetti di sviluppo di Banca Mondiale per l’Africa dell’Est. Attualmente è ai vertici dell’African Progress Panel con Tony Blair. Peter Eigen sostiene che per battere la corruzione occorre sradicare la sovranità nazionale e che solo grazie «all’adozione di una legge completa contro la corruzione e la sua applicazione da parte di un ente forte e indipendente, di integrità manifesta» si può vincere questa battaglia, arrivando sino a stravolgere se necessario gli ordinamenti democratici degli Stati. Obiettivi che mal si combinano con gli scopi di un’organizzazione che ufficialmente lotta contro la corruzione ma che somigliano molto di più al programma politico della Lega: forse per questo Transparency International ha affidato la presidenza della sezione A.M. italiana alla leghista Maria Teresa Brassiolo.

Capo Verde, tra Europa e Africa

Un pugno di isole nell’Oceano Atlantico, che devono fare i conti con le periodiche siccità e con un’emigrazione che ha quasi spopolato i territori. L’ex colonia portoghese alla ricerca del proprio sviluppo. NA MANCIATA DI SASSI GETTATI IN MEZZO AL BLU COBALTO dell’oceano Atlantico, così appare l’arcipelago delle Capo Verde a chi lo vede dall’aereo. In totale sono dieci isole le une vicine alle altre, eppure diverse per clima e morfologia. Alcune sono un pezzo di Sahara di Alfredo Giacon circondato dal mare dove la vita è dura, e strappare cibo alla terra arida comporta un lavoro massacranUn giovane di Sal, una delle più piccole te. Altre sono vere e proprie gemme ricoperte da una veisole dell’arcipelago getazione verde smeraldo che, grazie ad un terreno fertidi Capo Verde.

U

10 ISOLE TRA DESERTIFICAZIONE, EMIGRAZIONE E DEMOCRAZIA STABILE COLONIA PORTOGHESE PER OLTRE CINQUE SECOLI, Capo Verde ha ottenuto l’indipendenza da Lisbona il 21 luglio 1975. Risale a cinque anni più tardi l’approvazione di una Costituzione di tipo monopartitico basata sull’egemonia del PAICV (Partido Africano da Independência de Cabo Verde). La modifica della legge fondamentale avvenuta nel 1990 ha introdotto la democrazia dando il via libera alle prime elezioni multipartitiche. L’Onu ha definito la democrazia di Capo Verde “una delle più stabili dell’Africa” e dal 2007 l’arcipelago è uscito dalla lista dei 50 Paesi meno sviluppati. Nel corso del XX secolo il Paese ha dovuto fronteggiare più volte la minaccia della siccità e i conseguenti gravi danni all’economia. Ne è seguito un massiccio movimento migratorio che ha permesso alla popolazione espatriata di superare per numero di unità quella residente. Ad oggi le rimesse M.Cav. degli emigrati compensano oltre 1/5 del Pil.

lissimo, elargiscono frutta e verdura succosa e gustosa. Vento, sabbia color ocra e abitanti di colore che combattono contro povertà e una desertificazione che di anno in anno avanza inarrestabile. Dopo l’indipendenza nel 1975 dal Portogallo, la popolazione delle Capo Verde si è ritrovata ad essere un pezzo d’Africa in mezzo all’oceano con tutti gli aspetti negativi di essere esclusa dall’UE e di essere geograficamente isolata. Molti abitanti invidiano i cugini delle ricche ed europee Canarie e guardano al futuro con rassegnazione, sperando che i nuovi colonizzatori europei - soprattutto italiani che costruiscono resort e anonimi multiproprietà, li sollevino dalla povertà e dalla miseria in cui versano.

A vela tra mare e cielo Siamo partiti da Gran Canaria, un pezzo d’Europa davanti all’Africa atlantica, e grazie ad un vento generoso e costante abbiamo aperto le bianche vele, navigando giorno e notte circondati solo da mare e cielo, immersi in una solitudine e un’armonia naturale che solo la grande lontananza dalle città può regalare. Dopo |

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ALFREDO GIACON

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una navigazione durata oltre quattro giorni, siamo giunti con la nostra barca a vela Jancris nell’isola di Sal. Il porto d’arrivo prescelto è quello di Praia e abbiamo gettato l’àncora proprio davanti alle povere e basse case dei pescatori affacciate sull’insenatura naturale che offre un buon ridosso dalle grandi onde oceaniche. Come sempre accade, le prime ore dopo l’arrivo da una lunga navigazione le trascorriamo seduti sulla nostra barca a guardare ogni minimo particolare della nuova terra che ci ospiterà per qualche tempo. Questo rito per noi è importante, quasi una camera di decompressione che ci prepara dopo giorni di solitudine a rituffarci tra la gente e a camminare su un terreno stabile, e non sempre in movimento come il pavimento della barca che danzava assieme alle onde dell’Atlantico.

Villaggi turistici in costruzione in un territorio arido Una volta scesi a terra ci siamo avvicinati ad un gruppo di giovani pescatori dalla pelle scura e lucida come l’ebano, al lavoro sulle reti da pesca. Da loro abbiamo saputo che per spostarci all’interno della loro isola non esistono trasporti pubblici e che i taxi sono concentrati nella lontana località turistica di Santa Maria, ma che si possono noleggiare alcune auto, presso il vicino aeroporto. Le auto sono rare, sui trenta chilometri di asfalto da percorrere per andare a visitare la cittadina balneare di Santa Maria. Il territorio è arido e desolato. Più a Sud la monotonia del paesaggio viene interrotta dai numerosi cantieri, dove si stanno costruendo villaggi turistici nelle vicinanze di un mare dai colori intensi che si frange su spiagge sabbiose, per ora deserte. La cittadina di Santa Maria è piacevole e finta, non rispecchiando la povertà assoluta del luogo, eppure le vecchie costruzioni restaurate ben si amalgamano con le nuove. Sarà forse l’atmosfera creata dai piccoli negozi di artigianato tenuti da simpatici senegalesi, oppure i ristorantini gestiti in buona parte da giovani italiani, ma Santa Maria lascia un bel ricordo, aiutata anche dalle spiagge di sabbia bianca che conferiscono al mare pulito colori spettacolari. Da non perdere la visita all’antico cratere che custodisce le piscine di sale, dov’è possibile bagnarsi in un’acqua tiepida dove il sale è trentacinque volte maggiore rispetto al mare. L’isola di Boa Vista si trova una quarantina di miglia più a sud rispetto alla sorella Sal. Questa larga isola, ancora poco abitata, possiede delle altissime dune di sabbia fine che si gettano su un mare incontaminato. La sensazione che si prova camminando tra queste dune è di essere gli unici abitanti del luogo, e il caldo e secco vento africano che soffia senza tregua domando la natura e modellando le dune, racconta storie di galeoni e avventure che si perdono nella notte dei tempi, quando viaggiare significava incontrare genti e culture diverse, paure e meraviglie.

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CAMBIO VITA

APPUNTAMENTI LUGLIO>SETTEMBRE

NEL 1993 INSIEME A NICOLETTA, mia novella sposa (nella foto), siamo partiti a bordo della nostra barca a vela Jancris per un viaggio di nozze che non si è ancora concluso. Mi piace citare questo ogni volta che mi viene posta la domanda di quando ho cambiato vita e perché. Innanzi tutto “cambiare vita” non vuol dire partire su una barca a vela e andare lontano da tutti, ma soltanto uscire dalla spirale di una vita ingabbiata tra binari fissi e prestabiliti, per seguire quella ricerca di equilibrio e armonia che non riuscivamo più a trovare nella nostra società occidentale, ma le direzioni per trovare questa strada sono diverse per ognuno di noi. Prima di partire per la nostra nuova vita, abbiamo venduto tutte le cose inutili (da portare su una barca) che ci tenevano legati alla società “normale”, tra cui, auto, scooter, telefonini e la nostra casa. Ci siamo liberati così di tante zavorre inutili per la scelta di vita fatta, tante catene che ci costringevano a lavorare per mantenere quelle cose, il che significa non avere mai abbastanza tempo per approfondire le proprie passioni e fermarsi a pensare che magari una via diversa si può imboccare, e che i valori perseguiti da tanti non sono veri, gratificanti e in armonia con le persone che ci stanno vicino e con il pianeta che ci ospita. Questa è stata alla fine la molla che è scattata in noi e ci ha spinto a cercare in mare la nostra strada, il nostro futuro. Fin dal 1994 abbiamo installato a bordo della Jancris due pannelli solari e un generatore eolico e questa energia pulita ci permette di mantenere una vita agevole che nulla ha da invidiare ad una vita condotta in una casa di città. Sfruttando la forza del vento abbiamo fatto più di un giro del mondo e sulla nostra scia non abbiamo lasciato tracce del nostro passaggio. Alla partenza avevo 32 anni, un orizzonte sconfinato a prua di Jancris e così tanta paura che mi attanagliava lo stomaco da non poter respirare. Adesso, 15 anni dopo, più maturo e con un bagaglio di esperienze che mi hanno spinto a diventare scrittore perchè non riuscivo a trattenerle dentro me, sono tornato a vedere la società che ho abbandonato allora. Con gli occhi del quarantenne sono contento della nostra scelta. Così penso che la futura società dovrà fare, vivere rispettando il prossimo e il pianeta che ci ospita. www.alfredogiacon.com

1° luglio COMINCIA IL SEMESTRE DI PRESIDENZA DELLA SVEZIA ALL’UNIONE EUROPEA

IL PAESE IN CIFRE

AFRICA

SANTO ANT˜AO S˜AO NICOLAU

S˜AO VICENTE

SAL BOA VISTA

CAPO VERDE Oceano Atlantico

S˜AO TIAGO MAIO

FOGO BRAVA

PRAIA

Nome: Repubblica di Capo Verde Popolazione: 429.474 Capitale: Praia Forma di Stato: Repubblica Pil pro-capite 2008: 3.800 $ Tasso di crescita reale 2008: 6% Rapporto debito Pil: nd Tasso d’inflazione: 5% Disoccupazione: 21% (stima 2000) Sottoccupazione: nd Alfabetizzazione: 76,6% Mortalità infantile: 4,1% Tasso di crescita della popolazione: 0,5% Speranza di vita: 71 anni

1° luglio GINEVRA (SVIZZERA) 8° TURNO DI COLLOQUI TRA LA GEORGIA E LA RUSSIA (ONU) Riprendono i colloqui tra Russia e Georgia, volti a scongelare le tensioni tra i due Paesi dopo il conflitto nel Caucaso dell’agosto 2008. 2 - 10 luglio GIORNATE DI MOBILITAZIONE PER IL G8 IN ITALIA Il G8 si svolgerà dall’8 al 10 luglio all’Aquila, preceduto e accompagnato da una serie di mobilitazioni diffuse organizzate dal Forum sociale mondiale che si terranno dal 2 al 10 Luglio, a cominciare dalle iniziative del G Sott8 nel Sulcis in Sardegna, e dalla manifestazione di Vicenza contro il Dal Molin del 4 Luglio. Da L’Aquila viene lanciato un appello alla mobilitazione diffusa e radicale in quei giorni sui temi della ricostruzione dell’Abruzzo, della militarizzazione e della crisi. Le reti aquilane si impegnano a costruire una giornata di Forum Nazionale.

11 - 16 luglio SHARM EL SHEIK (EGITTO) 15MO VERTICE DEI PAESI NON ALLINEATI Per chi è nato dopo la caduta del Muro di Berlino, il termine Paesi “non allineati” non rievoca niente. Chi invece era già grande ai tempi della Guerra fredda, sicuramente ricorda che nel 1961 si era formato un Movimento dei paesi non allineati (Non-Aligned Moviment), per iniziativa di Tito, il presidente della Jugoslavia. L’organizzazione internazionale, a cui ora aderiscono più di 100 nazioni, aveva come scopo legare Paesi che non volevano schierarsi né con il blocco sovietico, né con quello statunitense. Attuale segretario generale del Movimento è Raùl Castro. Il disarmo nucleare sarà al centro dei lavori di questo summit. www.namegypt.org 12 luglio CONGO ELEZIONI PRESIDENZIALI 23 luglio KIRGHIZISTAN ELEZIONI PRESIDENZIALI

5 - 20 luglio ALGERI (ALGERIA) 2° FESTIVAL CULTURALE PANAFRICANO DI ALGERI Expo di design africano, modi di vivere e riletture, fotografia, cinema, danza, teatro, e anche fumetti, da tutta l’Africa. www.panafalger2009.dz 5 luglio MESSICO ELEZIONI LEGISLATIVE Viene rinnovata la Camera dei deputati 6 - 8 luglio RUSSIA VISITA DEL PRESIDENTE OBAMA IN RUSSIA Gli Stati Uniti puntano sull’incontro con Medvedev per dare il via ad una nuova stagione di disgelo, con la possibilità di far partire i negoziati per un nuovo trattato Start sulla riduzione degli armamenti nucleari, visto che quello firmato nel 1991 scadrà alla fine dell’ anno. In cambio di un abbandono soft del programma antimissile voluto da George Bush e odiato da Putin, Obama vorrebbe incassare una collaborazione russa nel frenare il programma nucleare iraniano e nella politica di stabilizzazione dell’ Afghanistan.

27 - 29 luglio BERLINO (GERMANIA) INTERNATIONAL CONFERENCE ON FACETS OF VIRTUAL ENVIRONMENTS Gli ambienti virtuali multiutente come le reti sociali, il commercio on line e l’insegnamento a distanza, sono un fenomeno emergente che si prevede avrà una pervasività simile a quella di internet. Per colmare il vuoto di informazione sulla tecnologia e gli interfaccia necessari l’Institute for Computer Sciences, Social-Informatics and Telecommunications Engineering organizza questa 1° Conferenza. www.fave-conference.org 31 luglio COSTA D’AVORIO (AFRICA) NAZIONI UNITE Scade il mandato delle Nazioni Unite (ONU) alle forze francesi che operano in Costa d’Avorio (UNOCI). Compito della missione di peacekeeping UNOCI è quello di facilitare la realizzazione del trattato di pace firmato dai partiti della Costa d’Avorio nel gennaio del 2003, dopo la fine della Guerra civile in Costa d’Avorio. 3 - 6 agosto CAPE COAST (GHANA) DISTANCE EDUCATION AND TEACHER EDUCATION IN AFRICA (DETA)

PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT

Estendere l’educazione e potenziare la sua qualità sono i punti centrali dello sviluppo dell’Africa. Per realizzare l’obiettivo di una formazione di qualità per tutti, le facoltà di formazione africane devono giocare un ruolo di primo piano. Si attendono più di 200 delegazioni. www.deta.up.ac.za 20 agosto AFGHANISTAN ELEZIONI PRESIDENZIALI Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha dichiarato che altri 400 militari italiani verranno inviati nel Paese asiatico al centro della strategia militare statunitense chiamata Afpak (Afghanistan e Pakistan), per garantire lo svolgimento delle elezioni. 22 agosto - 22 settembre MESE DEL RAMADAN Ramadam in arabo significa “mese caldo”: nel corso di questo periodo, nono mese del calendario lunare islamico, che quest’anno è stato fissato dal 22 agosto al 22 settembre, i musulmani praticanti devono astenersi – dall’alba al tramonto – dal bere, dal mangiare, dal fumare e dal praticare attività sessuali.

26 - 28 agosto XI’AN (CINA) 4° INTERNATIONAL CONFERENCE ON COMMUNICATIONS AND NETWORKING Lo scopo di ChinaCom è di riunire i principali protagonisti cinesi ed internazionali dell’information technology per verificare lo stato delle comunicazioni e della ricerca in Cina. www.chinacom.org/2009/index.html

31 agosto – 4 settembre GINEVRA (SVIZZERA) III CONFERENZA MONDIALE SUL CLIMA (CMC-3) Organizzata dalle Nazioni Unite, la Conferenza ha come tema generale “La previsione e l’informazione climatica al servizio dei processi decisionali”. Lo scopo è creare un quadro internazionale che permetta di coordinare le differenti iniziative prese per ridurre i rischi e sviluppare i vantaggi legati alle condizioni climatiche attuali e future includendo i servizi di informazione e di previsioni climatiche nei processi decisionali. www.wmo.int/wcc3 4 - 6 settembre DUESSELDORF (GERMANIA) |

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LA FIERA DEL DENARO “VERDE” (GRÜNES GELD 2009) Fiera organizzata dalla finanziaria etica ECOeffekt GmbH dedicata alla finanza ecologica e agli investimenti a lungo termine e a sfondo sociale. www.gruenes-geld.de 7 - 9 settembre ATENE (GRECIA) GRIDNETS 2009 Meeting internazionale delle imprese, dei tecnici e delle uthility che operano nel campo delle nuove reti: sia quelle interattive per l’energia elettrica, sia quelle ottiche per le comunicazioni o wireless per le comunicazioni mobili (o per l’ubiquità, come suggestivamente viene detto nella presentazione di questi lavori). www.gridnets.org 10 - 12 settembre DALIAN (CINA) MEETING ESTIVO DI DAVOS IN CINA Vertice mondiale straordinario organizzato dal World Economic Forum di Davos per guidare la crescita economica attraverso la scienza e la tecnologia, costruire una partnership durevole tra pubblico e privato per rivitalizzare l’economia mondiale in modo sostenibile a lungo termine. Il Forum sta lavorando a stretto contatto con la Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme della Cina (Ndrc) tenendo conto dell’importanza strategica della Repubblica Popolare per l’uscita dalla crisi. www.weforum.org/docs/AMNC09 /AMNC09_PProgramme.pdf

14 - 18 settembre VIENNA (AUSTRIA) CONFERENZA GENERALE AIEA L’organizzazione internazionale per l’energia atomica (AIEA) indice la sua Conferenza Generale. Rinuncia al quarto mandato El Baradei: il nuovo direttore generale dell’Agenzia, verrà scelto tra cinque candidati (nella foto). I favoriti sono l’ambasciatore giapponese Yukiya Amano, 61 anni, sostenuto dai Paesi dell’Europa occidentale, favorito secondo fonti interne all’agenzia, e il diplomatico sudafricano, Abdul Samad Minty, 69 anni, appoggiato dai Paesi in via di sviluppo. www.iaea.org 27 settembre GERMANIA ELEZIONI PARLAMENTARI Si vota per rinnovare il Bundestag insieme al governo di 4 Länder (Turingia, Sassonia, Brandeburgo e Saar). Nei sondaggi volano Linke e Fdp.

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Ogm sotto la lente Vossloh Kiepe – innovazione in movimento Vossloh Kiepe GmbH, azienda tedesca con sede a Düsseldorf, è leader mondiale per le forniture di equipaggiamenti elettrici per tram, filobus, treni regionali e veicoli ibridi. Infatti, ne sono stati forniti

L’inchiesta che spaventa i colossi di Corrado Fontana

fin’ora più di 2300 per veicoli su rotaia e più di 2000 per filobus. Flessibilità, innovazione e altissimi standard qualitativi caratterizzano la filosofia dell’azienda: Vossloh Kiepe presenta l’ultimo ritrovato tecnologico, i SUPERCAPS. I nuovi filobus forniti all’ATM di Milano sono in circolazione senza produrre emissioni dannose e sono equipaggiati con un sistema di trazione ibrida seriale che mantiene al minimo i consumi energetici e riduce il fabbisogno di carburante, anche in regime di marcia autonoma, cosicchè sia i passeggeri che i residenti possano usufruire dei vantaggi offerti da un veicolo silenzioso e rispettoso dell’ambiente. E‘ la prima volta che una grossa serie di filobus snodati viene equipaggiata con questo innovativo sistema di trazione ibrida di Vossloh Kiepe. Il sistema di accumulo utilizza i cosiddetti supercapacitori che immagazzinano velocemente e con la massima efficenza „on-board“ l’energia elettrica che viene generata durante la fase di frenatura. Questa energia viene recuperata ed utilizzata nuovamente per l’accelerazione successiva, per l’impianto di climatizzazione e riscaldamento o per la marcia in modalità autonoma, senza alimentazione da linea aerea. Supercap (super-capacitore) Capacità 600 W/h in 6 moduli 150 kW per 15 sec Caratteristiche Riduzione del fabbisogno di energia fino al 30 % sia in elettrico che in funzionamento autonomo con motore diesel (Euro 5)

Vossloh Kiepe Srl Via Puecher, 1 20063 Cernusco s/N (MI) Tel. 02-92148148 – Fax 02-92104057 info@vki.vossloh.com www.vossloh-kiepe.it

I SONO QUASI TUTTI E INSIEME, I SOLITI “AMICI DEGLI OGM”. Monsanto, Syngenta, Unilever, Bill & Melinda Gates Foundation, Du Pont Co., insomma i sostenitori e le grandi corporates della cosiddetta Nuova Rivoluzione Verde che vorrebbero diffondere la bioingegneria delle sementi, sono tutti nell’indice dei nomi di un libroinchiesta, non ancora uscito in Italia ma già pubblicato negli Usa (il 22 giugno) intitolato Enough: Why the World’s Poorest Starve in an Age of Plenty (ovvero Ne abbiamo abbastanza: perché la fame nel mondo esiste ancora nell’età dell’abbondanza), a firma di Roger Thurow e Scott Kilman, autorevoli giornalisti investigativi ed esperti di agricoltura del Wall Street Journal. Negli ambienti amici della Gates Foundation e dei suoi sodali la tensione è già alta e il passa-parola sulle anticipazioni del libro mostra i segni evidenti di una fibrillazione per quello che gli autori potrebbero svelare. Negli Stati Uniti il giornalismo investigativo lo fanno ancora sul serio e gli avvocati e consulenti di immagine e responsabilità sociale d’impresa di queste multinazionali sopportano malamente i riflettori della stampa, soprattutto quelli accesi sui meccanismi di lobby che stanno inondando di denaro i programmi dell’alleanza per la rivoluzione verde in Africa (Agra - Alliance for a green revolution in Africa), presieduta da Kofi Annan e largamente finanziata dalle fondazioni Gates e Rockefeller. Non dimentichiamo poi che, seppure del lavoro di Thurow e Kilman si sappia ancora poco, a tremare potrebbero essere anche le stanze dei bottoni di Barack Obama, visto che nel libro compare anche un certo Rajiv J. Shah, economista da poco nominato sottosegretario alla ricerca, educazione ed economia del Dipartimento dell’agricoltura Usa e, soprattutto, già direttore per lo Sviluppo dell’agricoltura nel Global development program, sempre della fondazione della famiglia di Microsoft (vedi Valori di maggio 2009). Multinazionali e fondazioni Ce n’è quindi per aspettarsi qualche spunto d’inchiesta. Tanto più come quella di Bill Gates considerando che, dopo una prima “rivoluzione verde”, trascinatasi stanno lanciando la a tappe tra gli anni 40 e 80 ma senza coinvolgere l’Africa, proprio la Nuova Rivoluzione verde in Africa. Rivoluzione Verde è diventata una sorta di “mantra” degli ultimi tempi, Ma senza consultare le comunità e gli agricoltori dallo scoppio della crisi alimentare. «L’idea ormai cinquantennale – ricorda l’agronomo della Fondazione diritti genetici Luca Colombo – è quella di rafforzare la produttività delle coltivazioni attraverso un’iniezione di sementi “migliorate”, fertilizzanti chimici, pesticidi e persino Ogm – sebbene questi ultimi siano al momento esclusi dai protocolli dell’Agra –. Tuttavia l’aumento della produttività agricola è un’opzione parziale, in un mondo dove il cibo è comunque abbondante e mal utilizzato, e miope, in considerazione del costo crescente di questi strumenti, fortemente legati al prezzo del petrolio e a un mercato oligopolistico». E chi glielo dice ora a Bill e Melinda? Rispetto poi ad un mondo agricolo povero e senza potere contrattuale, imporre certe soluzioni non sarà come esportare la democrazia a suon di bombe ma non è neanche un modello di partecipazione: non a caso l’indiana Anuradha Mittal (foto), nota esperta di commercio, sviluppo, diritti dell’uomo e agricoltura, afferma che: «Nel suo slancio entusiastico per aiutare l’Africa ad alimentarsi da sé, la Fondazione Gates ha dimenticato di consultare gli agricoltori e le comunità che intende beneficiare». Insomma, in attesa di leggere l’inchiesta di Thurow e Kilman, invitiamo l’Agra a leggere uno studio pubblicato nel 2008 dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (Unctad) e dal Programma Onu per l’ambiente (Unep): “L’agricoltura biologica aumenta la produzione e migliora la fertilità del suolo, conferendogli più ritenzione idrica e resistenza alla siccità”.

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economiaefinanza

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altrevoci a cura di Michele Mancino

narrativa

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SE AVETE LIBRI, EVENTI, PROGETTI DA SEGNALARE, SCRIVETE A MANCINO@VALORI.IT

SPECIALE CRISI

COME I PAESI PIÙ POVERI DEL MONDO FINANZIANO QUELLI PIÙ RICCHI XXXXXXX

UNO SVILUPPO DIVERSO PER ESISTERE

LA CRISI NON È COLPA DEGLI ECONOMISTI

PROVE PER UN FUTURO PROSSIMO SENZA CRISI XXX

La cooperazione internazionale dal Nord verso il Sud del mondo ammonta a 100 miliardi di dollari l’anno. I flussi illeciti, legati in primo luogo all’evasione e all’elusione fiscale delle imprese del Nord che realizzano affari nel Sud, garantiscono un flusso di denaro in direzione opposta pari a 1.000 miliardi di dollari l’anno. Dietro la maschera dello “sviluppo”, analizzando le cifre si scopre che da anni i Paesi più poveri finanziano quelli più ricchi e i nostri eccessi di consumi. Accordi commerciali e sugli investimenti pesantemente sbilanciati, ruolo dei paradisi fiscali, sussidi alle imprese mascherati da aiuti allo sviluppo, debito estero, l’intera architettura internazionale sembra disegnata per mantenere una situazione di squilibrio e sfruttamento che per molti versi ricorda il periodo coloniale. Questo piccolo manuale ci spiega come “uscire dalla crisi sfruttando i Paesi poveri”. Un approccio ironico e paradossale per svelare in maniera semplice ma ricca di dati l’ipocrisia delle istituzioni internazionali e dei governi che le controllano e per denunciare il perdurare di una condizione di pesante ingiustizia e squilibrio nelle relazioni tra Nord e Sud del mondo.

Jean Paul Fitoussi, dell’Osservatorio Francese per la congiuntura economica, e l’economista Eloi Laurent hanno tentato di tracciare una via d’uscita dall’attuale situazione. Il punto di partenza è il concetto di “economia aperta”, ovvero un’economia consapevole del suo contesto ambientale, sociale e politico. In questa crisi sul banco degli imputati, secondo gli autori, non deve salire la teoria economica in quanto tale, ma la sua definizione ristretta come scienza di processi autonomi. «La crisi finanziaria mondiale, ma anche quella energetica ed alimentare – dice Fitoussi – ci riporta viceversa al rapporto essenziale che deve esistere tra la ripartizione dei “mezzi di sussistenza” e la ripartizione del “diritto a sussistere”, tra ecologia, democrazia e giustizia sociale». Un nuovo sviluppo, dunque, potrà essere sostenibile solo se sarà democratico, nel senso che saprà assicurare a ognuno il diritto di esistere. In altre parole: l’unica decrescita davvero importante è la decrescita delle disuguaglianze.

A chi si deve attribuire la colpa della crisi? All’economia? Alla Finanza? A entrambe? I colpevoli, secondo l’autore, sono i regolatori. L’imprevedibilità delle crisi è una variabile che c’è sempre stata, perché se fossero prevedibili non ci sarebbero. Nell’ultimo caso c’è stata molta negligenza nel non capire le implicazioni di lungo periodo. Processare dunque gli economisti non serve a nulla, perché loro sono i primi a non aver capito la crisi. La crisi, però, potrebbe rappresentare anche un’opportunità: l’occasione di capire gli errori fatti fin qui e ricostruire un sistema finanziario internazionale che non spadroneggi il mercato ma ne sia “l’umile servitore”. L’autore conduce il lettore nei meandri dell’economia e nei piani alti della finanza dove si cercano le soluzioni al disastro. Un libro accessibile anche per chi non è esperto di economia grazie a una formula che intreccia sapientemente cronaca e riflessione con fatti e analisi.

La riflessione di Viale punta dritto al cuore del problema. Dopo la crisi, il tanto vagheggiato mondo nuovo non ci sarà se l’intero pianeta non metterà in discussione il modello di crescita economica liberista. Solo così si potrà affermare una nuova era dove pace, difesa e promozione dei beni comuni, valorizzazione dei saperi diffusi e della dimensione locale, creazione di un nuovo spazio pubblico siano le basi irrinunciabili di quella riconversione ecologica degli apparati produttivi e dei modelli di consumo senza i quali l’intero pianeta non ha futuro. Il collasso finanziario e le sue conseguenze su occupazione, redditi, divari sociali, aggressione all’ambiente, ma soprattutto sui residui meccanismi della democrazia rappresentativa hanno portato il mondo a un bivio: o prendono il sopravvento i poteri autoritari, come accadde negli anni Trenta del secolo scorso in Europa; oppure si rimettono in discussione gli assetti economici e sociali dell’intero pianeta.

ANDREA BARANES COME DEPREDARE IL SUD DEL MONDO MANUALE PER USCIRE DALLA CRISI SFRUTTANDO I PAESI POVERI

Altreconomia, 2009

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JEAN PAUL FITOUSSI E ELOI LAURENT LA NUOVA ECOLOGIA POLITICA

FABRIZIO GALIMBERTI SOS ECONOMIA. LA CRISI SPIEGATA AI COMUNI MORTALI

GUIDO VIALE PROVE DI UN MONDO DIVERSO

Feltrinelli, 2009

Laterza, 2009

Nda, 2009

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RICATTI E DELITTI NELLA PARTITA DEL POTERE

SIANI, STORIA DI UN GIORNALISTA SCOMODO

L’autrice è una storica che ha insegnato nelle università parigine (già questo dovrebbe dire molto, quante assonanze con la mitica Fred Vargas). Per la precisione ha insegnato storia economica contemporanea. Un dettaglio non da poco per la vicenda che ha deciso di raccontare. Una giovane lavoratrice muore fulminata nello stabilimento in cui lavora. La tensione tra sindacati e dirigenti dell’azienda cresce. Ci sono degli scioperi e il capo degli scioperanti viene arrestato. Dietro quella morte c’è però molto di più di un incidente casuale. C’è una cordata di imprese che sta scompigliando il mercato e in mezzo a questa lotta per il potere economico si fa largo Charles Montoya, poliziotto dal passato poco limpido che stabilisce una bella intesa (anche professionale) con la sensuale Rolande, che lo introduce in un mondo di ricatti scellerati e compromessi inconfessabili.

I suoi scritti hanno anticipato di vent’anni “Gomorra” di Roberto Saviano. Quando fu ucciso ne aveva appena compiuti 26. Giancarlo Siani era un giornalista appassionato. Fu assassinato dalla camorra perché faceva bene il suo mestiere e quindi dava fastidio ai clan. Denunciava quotidianamente, sulle pagine del giornale Il Mattino di Napoli, le ingiustizie che imperversavano nei quartieri degradati della città, i diritti negati e i soprusi. La “Phoebus”, piccola casa editrice nata nel 1998 attenta ai temi sociali, ha deciso di pubblicare i suoi scritti giornalistici. Una raccolta completa in due volumi dei 651 articoli scritti da Siani tra il 1979 e il 1985. La postfazione è stata affidata a Paolo Siani, fratello di Giancarlo che scrive così: «I ragazzi di oggi ti sentono molto vicino… sei diventato per molti di loro il simbolo della legalità».

DOMINIQUE MANOTTI VITE BRUCIATE

Tropea, 2009

GIANCARLO SIANI LE PAROLE DI UNA VITA

Phoebus, 2009

ZELDA: LA DONNA PIU AMATA DEL JAZZ GIORGIO AMBROSOLI L’UOMO FEDELE ALLO STATO RACCONTATO DAL FIGLIO Esistono storie vere che si possono leggere come un romanzo, come quella dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, seppur tragica e crudele. Per cinque anni commissario liquidatore della banca privata di Michele Sindona, Ambrosoli venne ucciso a Milano da un killer nella notte tra l’11 e il 12 luglio 1979. La sua colpa era quella di essere un uomo onesto, irreprensibile con un alto senso di responsabilità verso la collettività. Aveva scoperchiato il sistema finanziario e politico, profondamente corrotto, messo in piedi da Sindona. «Quel colpo sparato ad Ambrosoli era destinato al cuore dello Stato, iscrivendosi l’episodio in un clima inquietante e torbido di intrecci tra malavita e forze eversive» scriverà Carlo Azeglio Ciampi. Ambrosoli sapeva a cosa andava incontro, lo scrisse alla moglie: «Pagherò a caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il Paese. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai cosa devi fare e sono certo che saprai fare benissimo». Trent’anni dopo il figlio Umberto (ultimo di tre) ha deciso di raccontare la storia del padre.

Zelda è stata la musa dell’età del jazz. Era l’incarnazione di tutto ciò che era moderno e nuovo, il prototipo della ragazza spregiudicata degli anni Venti. Lei e Scott Fitzgerald erano la coppia più brillante di quel periodo, ma nulla riusciva a colmare l’ansia di appagamento che Zelda aveva e che cercava di mettere a tacere attraverso l’arte, anzi, le arti: la scrittura, la danza e la pittura. Ansia che diventerà malattia senza speranza. Questo libro può essere letto come un appello disperato, il tentativo di dominare i propri demoni per non esserne vittima predestinata. Un romanzo doloroso perché autobiografico, dove il tragico della privata condizione umana si miscela con la scintillante immagine sociale. «Non ho mai conosciuto una donna che si esprimesse con tanta grazie e originalità». Parola di Francis Scott Fitzgerald. ZELDA FITZGERALD LASCIAMI L’ULTIMO VALZER

Bollati Boringhieri, 2009

UMBERTO AMBROSOLI QUALUNQUE COSA SUCCEDA

Sironi Editore, 2009

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CIÒ CHE VEDI PUÒ ACCADERE SONO ALMENO 150 MILA LE NUOVE LEVE FASCISTE D’ITALIA

Approda in Italia per la prima volta la mostra Dreams and Shadows – Photographs by Renè & Radka, il lavoro di due giovani fotografi legati al mondo della moda. I due artisti, entrambi europei, presentano una serie di scatti relativi ai loro ultimi lavori: Come and play with us e Under water. René & Radka si concentrano sul momento in cui passato e presente collidono. Immagini che diventano delle premonizioni, nelle quali è netta l’impressione che qualcosa stia per accadere. Nelle loro fotografie i personaggi sono come sospesi, in attesa. E in questo lavoro elegante e delicato l’acqua è una forza equilibrata di vita e di morte. Nel 2006 a Berlino c’è stata la loro prima personale Moonage daydream, seguita da Come and play with us nel 2007 e Under Water nel 2009 a Parigi.

Sono le nuove bande nere. La tendenza “a sterzare a destra” (confermata nelle ultime elezioni europee) attraversa tutta la penisola, dalla Calabria al Trentino Alto Adige. Ma si tratta di una galassia difficilmente riconducibile ad un unico modello. In Italia almeno 150 mila giovani, per lo più sotto i 30 anni, vivono nel mito del fascismo e si distribuiscono tra le sei formazioni ufficiali dell’estrema destra (Forza Nuova, Fiamma Tricolore, La Destra, Azione sociale, Fronte sociale nazionale e An, oggi confluita nella Pdl) a cui si sommano almeno 200 associazioni circa, tra circoli e centri sociali. Alcuni predicano lo sfondamento a sinistra, altri si limitano a consolidare il loro potere all’interno delle curve calcistiche (il 75% delle tifoserie è politicamente schierato a destra), altri ancora rifiutano lo schematismo destra/sinistra e si accontentano del titolo di “fascista”. Hanno siti internet che fotografano una realtà fluida, fatta di croci celtiche, saluti romani e campi di azione. Si sentono il baluardo dell’identità italiana e dopo l’annessione di An alla Pdl, tutti fanno a gara ad accaparrarsi le giovani leve nere.

FINO AL 2 AGOSTO MUSEO NAZIONALE DELLA FOTOGRAFIA, FIRENZE

www.alinari.it

ALESSANDRO COSTELLI E MARCO MATHIEU OLTRENERO

Contrasto, 2009

L’AMERICA GIOVANE GUARDA AL FUTURO

IL REGNO DEL FUOCO È NEI VULCANI

LA RICERCA DEI DEVICE CHE SI ALIMENTANO

In American Youth i fotografi dell’agenzia americana Redux Pictures si uniscono per trasmettere uno sguardo fresco sui “ragazzi del millennio”, la nuova generazione americana. Ci sono gli skater newyorchesi fotografati da Nathaniel Welch, i giovani detenuti in California di Jonathan Sprague, i fanatici di Guitar Heroes di Brad Swonetz, i futuri attori della scena finanziaria e politica di Ben Baker, i giovani filantropi e cadetti della Rotc di Mark Peterson, i contadini ecosostenibili di Ben Stechschulte, i predicatori evangelici di Erika Larsen, i membri delle confraternite dell’università di Washington di John Keatley, i pescatori che tentano di salvare le aziende di famiglia di Peter Frank Edwards, i fabbricanti di biciclette in Texas di Brent Humphreys, i giovani indiani d’America della riserva di Oneida Nation di Kevin Miyazaki, i giovani attivisti di Chris Lamarca, gli studenti dei campus universitari di Greg Ruffing, la cultura giovanile dell’alcol e molti altri.

I vulcani sono fonte di preoccupazione ma anche di ispirazione artistica. In Italia ce ne sono di importanti e attivi. Questa mostra ne prende in considerazione quattro, indagando su come la loro attività modelli il mondo circostante. La lava ha in sé la potenza della creazione e allo stesso tempo quella della distruzione. Non si tira indietro e travolge ciò che incontra donando l’alimento per la rinascita futura. La roccia nera è la cornice perfetta per il biancore della neve e man mano che ci si abbassa di quota le lingue infuocate lasciano il posto alla vegetazione che sa di salsedine. Le fumate sulfuree lasciano intravedere la chiarezza del mare, in un gioco di contrari dove l’armonia è frutto dello scontro-incontro tra le forze della natura. Acqua, fuoco e terra, elementi che si manifestano in modo prorompente ed autoritario, sono legati da una continuità indissolubile.

Era il sogno del famoso inventore Nicola Tesla e, in piccola scala, sta per trasformarsi in realtà. La sperimentazione è in corso al Nokia Research Centre di Cambridge e vuole creare device (dispositivi) che siano in grado di alimentarsi da soli, raccogliendo energia dall’ambiente circostante senza essere collegati a prese o ad altre fonti di alimentazione. I tempi previsti per il rilascio dei primi apparecchi non sono immediati, si ipotizzano infatti almeno tre anni di studi e test prima del lancio, ma il settore di ricerca riguarda uno spettro ampio di applicazioni che potrebbero modificare usi e costumi di parte del mondo industrializzato. Il progetto prevede la raccolta e la conversione delle onde elettromagnetiche presenti nell’ambiente attraverso tecnologie di trasmissione mobile wireless. La lacuna da colmare riguarda la necessità di raccogliere sufficiente energia per consentire un’efficace ricarica e alimentazione di dispositivi a costante consumo di energia, come i cellulari. Analoga sperimentazione è stata condotta sui tag Rfid che convertono il segnale elettromagnetico in elettricità per la propria alimentazione.

I FOTOGRAFI DI REDUX PICTURES AMERICAN YOUTH

Contrasto, 2009

FINO AL 25 LUGLIO SPAZIO MANDEEP ROMA

www.mandeep.it

VISUALIZZARE E AGGREGARE DATI CONDIVISI NELLA RETE I dati presenti in Rete sono ormai un’enormità. Il problema non è averli, ma strutturarli in modo che siano immediatamente fruibili. Nascono così progetti di visualizzazione e aggregazione grafica di dati che vengono via via integrati dai software di sistema, come accaduto per i widget. Sotto la voce “Data Visualization and Infographics” si trovano sperimentazioni grafiche ardite e simulazioni delle relazioni intercorrenti tra diversi soggetti (per esempio le corporazioni) di cui si trovano informazioni e aggiornamenti in Rete. Tra gli altri esperimenti, Photoshakr è un Mash-up che visualizza i contenuti delle pagine di siti come Flickr e Amazon all’interno di una nuova home page. Flickr e i programmi basati su contenuti degli utenti sono una fonte privilegiata per i creatori di assemblatori di dati, con grafiche che nascono pescando liberamente nelle librerie free dei grandi sistemi di gestione e condivisione dati e le principali scuole di grafica offrono corsi ad hoc su questo tema. www.designlabelblog.com

multimedia

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WIKIPEDIA E IL CONTROLLO DEI POST

TWITTER E LA CENSURA IN IRAN

Come definire i limiti di partecipazione ad un’opera collettiva? Il comitato interno dell’enciclopedia on line Wikipedia (Arbitration Committee) ha intrapreso alcune azioni per limitare alla Church of Scientology gli interventi sulla libera enciclopedia. In particolare secondo gli amministratori di Wiki, vi sarebbero stati ripetuti episodi di inserimento di voci non verificabili legate a contributor che cambiavano costantemente IP in modo da apparire come entità diverse. La prima ipotesi avanzata in Wiki era quella di inibire a questi specifici IP di ritoccare continuamente la biografia del fondatore del movimento, lo scrittore filosofo Hubbard il cui contenuto veniva continuamente riaggiornato con tesi più vicine alla biografia ufficiale offerta dalla Chiesa di Scientology. Analoga operazione veniva condotta anche su altri temi e di qui la scelta di limitare il potere di modifica. La decisione del comitato è passata con dieci voti a favore e un astenuto ed è maturata dopo una discussione interna durata oltre sei mesi.

La notizia del provvisorio fermo del leader dell’opposizione all’indomani del voto per le presidenziali era arrivata tramite Twitter. Mentre il blocco della censura vietava ai giornali dissidenti di arrivare in edicola e numerosi social network erano paralizzati, come la rete di telefonia Gsm, in Iran la notizia più emblematica delle limitazioni delle libertà politiche viaggiava sui microblog di Twitter. Il principale avversario del presidente Ahmadinejad, Hossein Mousavi, ha così potuto dare la notizia di trovarsi agli arresti domiciliari ed aggiornare i suoi sostenitori circa l’evolversi degli eventi. La discussione in Twitter e il grande seguito che alcuni blog stavano acquisendo ha anche portato la Cnn a mutare il proprio atteggiamento sulle elezioni dedicando maggiore attenzione agli scontri di piazza a Teheran. Segnalazioni sulle difficoltà create dalle forze dell’ordine locali sono arrivate da alcune tra le più importanti emittenti televisive internazionali ma i mezzi di comunicazione basati sulla Rete, pur con difficoltà, sono riusciti a superare la censura.

wikipedia.org

twitter.com

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LE SETTE VITE DELLA PLASTICA Matite e portachiavi ricavati dalle custodie per cd, segnalibro a partire dai bicchieri di carta, un frisbee in polipropilene da imballaggi, sottobicchieri in gomma da pneumatici. Un intero campionario di prodotti d’uso comune che, certificati EN UNI ISO 14021 e fabbricati usando materiali recuperati e riciclati mediante processi sostenibili, diventano oggetti capaci di fare comunicazione per la sostenibilità. A credere nell’appeal dell’eco-compatibile è un’azienda a conduzione familiare di San Martino Ulmiano in provincia di Pisa, la Prodotti Riciclati, che personalizza con marchi e informazioni sulla natura e l’origine degli oggetti una serie di gadget attraverso cui altre imprese possano presentare la loro sensibilità in tema ambientale. La Prodotti Riciclati è nata nel 2004, quando di certi temi parlavano in pochi, e nel 2009 è giunta alla sua quinta partecipazione in Terra Futura; oggi offre prodotti nati da polimeri recuperati in Gran Bretagna, Olanda, Belgio e Italia e rifiuta di utilizzare il presunto materiale ecologico che, importato dalle multinazionali del regalo aziendale, arriva dalla Cina senza molte garanzie.

FILIERA RIFIUTI: CRESCE LA RETE SOSTENIBILE TRA IMPRESE E COMUNI

www.prodottiriciclati.com

www.impresasangalli.it, www.greenmanagement.org

98mila tonnellate di rifiuti recuperati contro le 82mila tonnellate di rifiuti smaltiti: è questo il biglietto da visita di un’impresa di raccolta, recupero e riciclaggio di Monza, la Sangalli Giancarlo & c., che punta sulla sostenibilità e la riduzione dell’impatto ambientale per guadagnare mercato. Un mercato, quello tra imprese e Comuni, che sta finalmente facendo più attenzione a chi lavora in modo eco-compatibile e la Sangalli, che è inserita nella rete del Green Management Institute, attraverso l’organizzazione della raccolta differenziata per molte amministrazioni del Centro-Nord (Monza, Pesaro, Urbino, Frosinone) recupera tonnellate di materiali da inviare a una seconda vita presso cartiere e vetrerie o, trattando di Pet, verso una selezione e rilavorazione. Certo lo smaltimento rifiuti è un business, ma intanto, se la concorrenza si fa sulle buone pratiche, i concetti passano anche al livello delle scelte di amministrazione locale. E la Sangalli qualche medaglia sul petto se l’è appuntata proprio nella gara annuale per il comune Riciclone di Legambiente (Monza al 52%, Pioltello al 56%, Peschiera Borromeo al 58% di riciclo, con un exploit di circa il 70% per imballaggi in carta e cartone). Non è proprio come vincere alle olimpiadi ma almeno fa curriculum. E se non bastasse, alla Sangalli provano anche a compensare l’inquinamento da emissione di CO2 con piani di piantumazione, con l’utilizzo di carta riciclata e l’impiego di energia ricavata da pannelli fotovoltaici.

IL BIOLOGICO FA BENE ALLA SALUTE MENTALE

BELLEZZA NATURALE. PAROLA DI MIMÌ E COCÒ

CALIFORNIA: E-READER PER LA SCUOLA

Si chiama “Adotta un pezzo d’orto” la campagna di sostegno al progetto “Ortitorti” della Cooperativa 2000 onlus che ha deciso di investire in un progetto di agricoltura sociale nel Casentino per la lavorazione della terra e la coltivazione di prodotti biologici stimolando la loro distribuzione con il meccanismo della filiera corta a km 0. L’iniziativa è stata presentata all’ultima edizione di Terra Futura (Firenze, 29-31 maggio). Chi “adotta” l’orto paga una quota di partecipazione e ha diritto al ritiro settimanale dei frutti della terra. Una combinazione di sensibilità ambientale e l’impegno sociale. La cooperativa sociale infatti, prevede l’inserimento di soggetti in difficoltà, coinvolgendo l’unità funzionale di salute mentale della zona. Fondamentale il supporto nel percorso di formazione dell’azienda agricola Bio Colombini, veterana dell’agricoltura sociale, che ha condiviso i “trucchi del mestiere”e l’esperienza decennale in campo biologico. I Monaci Camaldolesi hanno messo a disposizione i terreni attorno alla Villa “La Mausolea” e dell’Azienda Agricola “La Mausolea”: 500 metri quadrati in comodato gratuito.

Antiche ricette di famiglia, ingredienti sani che rispettano il ciclo della natura, aromi biologici e lavorazione genuina. Melissa e suo marito Markus, in arte Mimì e Cocò, non producono biscotti, bensì prodotti per l’igiene e la cura della persona 100% naturali. Un’arte antica, tramandata da generazioni: «Già mio nonno produceva sapone», svela orgogliosamente Melissa mostrando il suo stand a Terra Futura. «Ha cento anni e ancora dice la sua». Nasce quasi un secolo fa da un bisogno, come spiega la giovane titolare, per poi arricchirsi delle moderne certificazioni e di nuove idee come i cuscini termoterapici ai semi, dal design bizzarro, specialità di Markus. Nel 2000 compare il fenicottero del logo e dal laboratorio di Prato ora Mimì e Cocò esportano saponi, oli, sali in tutta Italia e vantano anche la propria presenza in Giappone, dove un negozio li ha voluti tra le proprie linee naturali.

In California i libri di testo potrebbero presto diventare elettronici. L’amministrazione guidata dal governatore Arnold Schwarzenegger ha infatti proposto l’impiego di e-reader al posto dei volumi cartacei già dal 2010. Tra i vantaggi auspicati una maggiore familiarità degli studenti con la forma di comunicazione tipica dell’era di internet e una maggiore facilità di aggiornamento. Ad ogni studente delle scuole superiori verrà fornito secondo il progetto un lettore multimediale (e-reader) all’interno del quale verranno caricati, e via via aggiornati, i diversi libri di testo. Per la fase di sperimentazione è previsto di utilizzare questo innovativo strumento solo per le materie scientifiche (scienze, matematica, chimica e fisica) affidando a un comitato di docenti universitari la redazione dell’elenco degli ulteriori testi scaricabili dalla Rete e ritenuti un utile complemento formativo. Il progetto consentirebbe a regime un notevole risparmio rispetto ai 350 milioni di dollari investiti nel solo 2008 dallo Stato della California per volumi che diventano obsoleti e inutilizzabili già l’anno successivo (oltre all’impatto ecologico di produzione e smistamento).

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www.mimiecoco.it

SMALTIMENTO HI-TECH: L’80% DEI RIFIUTI USA FINISCE IN AFRICA Basel Action Network è una associazione ambientalista che sta monitorando il traffico di rifiuti ad alta tecnologia. Secondo il recente rapporto dell’associazione il continente africano sarebbe la meta privilegiata del traffico internazionale di computer, cellulari, scanner e stampanti che vengono ammassati in enormi discariche inquinanti dove componenti pericolose sono trattate spesso a mani nude e da minori. L’Africa avrebbe sostituito l’Asia come meta privilegiata del traffico. La più recente denuncia del gruppo ambientalista riguarda materiale elettronico in disuso che la società statunitense incaricata dello smaltimento avrebbe dirottato prima verso Hong Kong e in seguito in Sud Africa. La problematica è emersa negli Stati Uniti, a seguito dei dati forniti dall’Environmental Protection Agency, secondo cui solo il 20% degli scarti elettronici prodotti nel Paese verrebbe smaltito correttamente nel territorio Usa, mentre sono in aumento costante le spedizioni verso l’Africa. Sul tema vi sono state campagne di più associazioni internazionali tra cui Greenpeace che ha documentato il percorso di un rifiuto hi-tech monitorato grazie ad un rilevatore Gps fino allo smaltimento abusivo.

future

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A WOLFRAM DOMANDI, IL WEB RISPONDE

STOCK EXCHANGE DEL SOLIDALE IN BRASILE

Accedere alla Rete ponendole semplici domande e ottenendo le risposte più appropriate e sensate. Per i più smaliziati utenti della Rete è già possibile utilizzando i motori di ricerca esistenti ma per molti la risposta resta celata nel grande mare di siti e informazioni del web. Wolframalpha.com, creato dallo scienziato inglese Stephen Wolfram, è un “motore di ricerca semantico”. Gli si rivolge una semplice domanda diretta e in un istante fornisce la risposta, per esempio “che tempo farà domani” o “qual è stato il risultato delle elezioni nel tal paese”. Utilizza solo alcune fonti considerate attendibili proprio per evitare il conflitto tra diverse e discordanti informazioni, tipico della Rete, ed in questo rappresenta, da un lato, una possibilità editoriale di garanzia dell’offerta informativa, dall’altro, una sorta di limitazione della stessa offerta. Tra gli sviluppi del progetto l’erogazione di nuovi servizi basati sulla Rete.

Celso Greco, fondatore del brasiliano Social and Enviromental Stock Exchange, è stato per anni un affermato consulente marketing per multinazionali come Pirelli e Natura. Da circa sei anni è l’anima della Stock Exchange del solidale, centrata sull’incontro fra la domanda di organizzazioni umanitarie e solidaristiche alla ricerca di fondi e l’offerta rappresentata da compagnie interessate ad investire nel sociale e nell’ambientale. Ogni progetto che andrà poi a costituire l’offerta viene selezionato per il suo valore sociale o ambientale. Questo ha creato un meccanismo di ulteriore valorizzazione dei progetti partecipanti che, indipendentemente dal trovare dentro la “borsa etica” un finanziamento, beneficiano del livello di selezione dei progetti per poter proseguire la ricerca dei fondi. L’iniziativa sta creando proseliti. Sistemi analoghi sono allo studio in Inghilterra, Germania, India, Nuova Zelanda, Portogallo e Tailandia, mentre in Sud Africa è stata già varata da tre anni una “borsa solidale”.

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VALORI SOLAR ENERGY INDEX NOME TITOLO

ATTIVITÀ

PAESE

Conergy Centrotherm Photovoltaics Evergreen Solar First Solar GT Solar Manz Automation Meyer Burger Phoenix Solar PV Crystalox Solar Q-Cells Renewable Energy Corporation Roth & Rau SMA Solar Technologies Solar Millennium Solaria Solarworld Solon Sunpower Suntech Power Sunways

Sistemi fotovoltaici Linee produttive per pannelli solari Celle e moduli fotovoltaici Moduli fotovoltaici (film sottile) Linee produttive per pannelli solari Linee produttive per pannelli solari Seghe speciali per lavorazione pannelli Costruzione di centrali solari Silicio policristrallino Celle fotovoltaiche Silicio, celle, moduli fotovoltaici Linee produttive per pannelli solari Inverter solari Solare termico Moduli fotovoltaici Celle e moduli fotovoltaici Moduli e sistemi fotovoltaici Celle e moduli fotovoltaici Celle e moduli fotovoltaici Celle e inverter solari

Germania Germania USA USA USA Germania Svizzera Germania Gran Bretagna Germania Norvegia Germania Germania Germania Spagna Germania Germania USA Cina Germania

CORSO DELL’AZIONE 16.06.2009

RENDIMENTO DAL 15.10.08 AL 16.06.2009

0,67 € 35,80 € 2,38 $ 178,98 $ 6,08 $ 47,00 € 171,90 CHF 39,40 € 86,50 £ 16,30 € 60,00 kr 22,35 € 56,78 € 17,30 € 2,13 € 19,06 € 10,28 € 27,11 $ 17,84 $ 2,04 €

-84,20% 21,23% -33,63 % 41,78% 16,46% -37,61% 7,03% 29,22% -35,35% -54,82% -29,78% 16,53% 26,91% 5,55% -29,93% -4,32% -58,04% -23,64% -16,25% -27,14%

-13,50% € = euro, $ = dollari Usa, £= sterline inglesi, CHF = franchi svizzeri, NOK = corone norvegesi. Fonte dei dati: Thomson Reuters/Financial Times Nota: la rubrica “indice etico” ha natura puramente informativa e non rappresenta in alcun modo una sollecitazione all’investimento in strumenti finanziari. L’utilizzo dei dati e delle informazioni come supporto di scelte di investimento personale è a completo rischio dell’utente.

Le promesse dell’estate di Mauro Meggiolaro NCORA AVANTI. Le azioni del solare continuano la Valori Solar Energy Index - 13,50% corsa, anche se la frenata delle borse, a metà giugno, ha raffreddato gli entusiasmi. Basta poco Eurostoxx 50 - 5,61% per infiammare i titoli del solare. Un leggero aumento del prezzo del petrolio, un progetto da 500 Megawatt nella provincia Rendimento dal 15.10.08 al 12.06.2009 cinese del Qinghai, oppure un semplice passaparola tra esperti del settore all’Intersolar di Monaco, a fine maggio: la più grande fiera dei Roth & Rau www.roth-rau.de Sede Hohenstein-Ernstthal, DE pannelli in Europa. «È sorprendente. I manager Borsa FSE - Francoforte delle imprese solari sono tornati da Monaco Attività Nata nel 1990, Roth&Rau si occupa dal 2003 delle tecnologie necessarie alla produzione low-cost pieni di ottimismo», ha dichiarato Al Kaschalk, di celle solari e dei loro componenti, e della produzione di film sottile. analista di Wedbush Morgan Securities. «OrRendimento 15.10.08 – 16.06.09 16,53 % mai si è diffusa la convinzione che l’attività finanziaria e creditizia si stiano sbloccando. Il seRicavi [Milioni di euro] Utile [Milioni di euro] Numero dipendenti 2007 condo trimestre sarà ancora deludente rispetto 2008 al 2008, ma in estate le prospettive potrebbero 606 272,1 cambiare in positivo». I big del solare per ora 236 sono alla finestra. E aspettano la Cina, che po146,2 trebbe presto uscire con nuove tariffe agevolate per l’acquisto dei Kilowatt fotovoltaici da 23,0 11,6 parte della rete.

UN’IMPRESA AL MESE

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Crisi o non crisi

Anno 9 numero 71. Luglio/Agosto 2009. € 4,00

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Sempre più bio

UGO PANELLA

Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità

Fotoreportage > L’inferno sulla Terra

di Massimiliano Pontillo

L MONDO SCIENTIFICO NON HA ANCORA STABILITO LA SUPERIORITÀ DEL CIBO BIOLOGICO. Ci sono persino indagini dai risultati controversi. Ma, intanto, molte famiglie italiane hanno già scelto la strada da percorrere, soprattutto per i propri figli, con la convinzione che debbano crescere con un’alimentazione sana. Nel giro di dieci anni le mense scolastiche che servono organic food da meno di settanta sono arrivate a ottocento. Nelle commissioni mensa di tutta Italia i genitori pretendono forniture bio per i propri ragazzi, anzi lo ritengono doveroso. Nonostante i tempi di crisi economica cresce l’attenzione per quello che mettiamo sulle nostre tavole: siamo interessati non soltanto alla qualità del cibo, biologico o non, purché genuino e tracciabile, ma anche ai sistemi e alle tecniche di coltivazione, alla protezione della biodiversità, alle economie locali, al packaging sostenibile. Convince sempre di più il sistema della cosiddetta “filiera corta”, senza intermediari, e quindi con maggior convenienza per chi acquista e chi vende. Negli ultimi due anni sono raddoppiati i produttori che hanno fatto questa scelta, forniscono i Gruppi d’acquisto solidale e i singoli clienti. Secondo l’ultima indagine della Coldiretti, nel 2008 una famiglia italiana su due ha fatto la spesa direttamente dal produttore. Le aziende agricole che si sono organizzate con vendita online e consegna a domicilio stanno facendo affari d’oro. E si prevedono ulteriori sviluppi. Nell’e-commerce il settore bioalimentare è già cresciuto del 39% e i siti in cui si compra bio sono ormai più di cento. Il consumatore responsabile non si accontenta Dai ristoranti ai supermercati della qualità dei prodotti a un prezzo equo, ma premia alle mense scolastiche i cibi le aziende etiche ed è disposto a spendere anche il 20-30% biologici invadono il mercato. in più, in nome della sostenibilità. Fa la spesa a chilometri Ma i consumatori si mostrano zero, che significa meno merci che viaggiano, meno attenti anche alle confezioni inquinamento e difesa delle produzioni locali, le cui aziende ecologiche e alle realtà locali agricole adesso fanno vendita diretta anche nei farmer’s market, ossia i mercati contadini con strutture fisse, come quella di Taranto. La grande distribuzione non è certamente rimasta a guardare, ripensando le proprie strategie: le referenze bio nei supermercati tradizionali sono centinaia e non più soltanto nel fresco. Oltre alla frutta e alla verdura, anche spaghetti, farina, zucchero e tanto altro. La Coop ha scommesso su questo segmento più di tutti proponendone 331, Esselunga è già arrivata a circa 250 e il gruppo Carrefour a 193. Non sono dei profeti, evidentemente il cibo biologico e i prodotti equo-solidali rendono. I negozi bio sono un migliaio e i supermercati specializzati sono in fase di grande rilancio. La catena italiana più importante porta l’insegna di NaturaSì, e conta oggi 66 supermercati e 250 negozi a marchio B’Io: hanno persino aperto, ultimamente, due nuovi punti vendita in Spagna. Anche i ristoranti con menù biologico registrati da Biobank sono già duecento. La clientela habitué di pochi anni fa comincia ad ampliarsi e il cibo naturale stuzzica ormai l’appetito non solo delle persone salutiste ma anche di coloro che sono attratti da un menù diverso dal solito e dalla garanzia di un pasto senza veleni. Si allarga anche la rete dei ristoranti che propongono menù a kchilometri zero, ce ne sono una cinquantina dall’Umbria alle Marche, e in Veneto. Ma la partita del “bio contro tutti” è ancora aperta!

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ANNO 9 N.70

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GIUGNO 2009

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Dossier > L’unica via per uscire dalla crisi (e non tornarci) è un’economia “verde”

Cambiamo rotta Finanza > Aiutare le imprese a eludere il fisco: una professione “premiata” Economia solidale > Ambiente e rifiuti: l’Ue boccia l’Italia 45 volte Internazionale > Reportage dall’Ucraina: la crisi taglia le cure oncologiche Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P. e I.R.

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