Rivista lasalliana 2-2010

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Francesco Trisoglio

loca tra il concilio del 381 e la sua elezione all’episcopato (392) ed anche per Bruns5 risalgono al periodo presbiterale, trascorso ad Antiochia, mentre per J. M. Vosté,6 in considerazione della loro alta dottrina teologica e della loro densa erudizione, soprattutto liturgica e biblica, vanno riportate alla sua età matura (p. 212).7 Quanto all’inserimento liturgico V. S. Janeras8 pensa che le tre omelie sul battesimo siano state pronunciate durante la settimana santa; delle due sull’eucaristia la prima sarebbe stata predicata nel corso della notte pasquale, la seconda durante la settimana seguente.

La vicenda È stata riassunta con succinta essenzialità da B. Altaner, il quale racconta che, “come il suo maestro Diodoro, Teodoro fu considerato ortodosso durante la vita e solo dopo la morte combattuto come eretico in materia cristologica durante la lotta contro Nestorio, che fu suo discepolo. Scrisse contro di lui Cirillo di Alessandria. Il V° concilio ecumenico del 553 condannò come nestoriani anche lui ed i suoi scritti, nei Tre Capitoli. Conseguenza di questa condanna fu la scomparsa di quasi tutte le sue opere. M. Richard e E. Amann, R. Devreesse e A. Grillmeier mostrano che Teodoro si è acquistato grandi meriti nella lotta contro l’apollinarismo e che si deve a lui la chiara elaborazione della dottrina delle due nature formulata al concilio di Calcedonia (Cristo = Logos-uomo e non soltanto Logos-sarx). Inoltre Richard e Devreesse hanno dimostrato che i testi in base ai quali Teodoro fu condannato nel 553 come padre del nestorianesimo debbono ritenersi interpolati. Gli scritti di Teodoro recentemente scoperti, soprattutto in traduzione siriaca, mostrano che la sua dottrina cristologica era ortodossa, anche se la sua terminologia era, in parte, insufficiente e si prestava ad equivoci. Ma non si può esigere né attendere da Teodoro, assai discolpato dai suoi scritti scoperti recentemente, la chiarezza di espressione acquisita appena a Calcedonia” (Patrologia p. 330). È una traccia che presenta bene la questione. Si trattava di due diverse mentalità di fondo; gli Alessandrini, nella loro propensione per un’elevazione, di stampo origeniano, verso un ascetismo mistico, tendevano a considerare in Cristo la natura divina più di quella umana, fino a quasi assorbire quella umana in quella divina (monofisismo); gli Antiocheni, nel loro realismo, fortemente radicato nella ragione, erano proclivi ad affermare in Cristo l’integrità delle Studi e Testi 145 p. XVI. In Diz. di letteratura cristiana antica, a cura di S. Döpp e W. Geerlings, ediz. ital., Roma 2006 p. 807. 6 J. M. Vosté, Theodori Mopsuesteni «Liber ad baptizandos», in Orientalia christiana periodica 9 (1943), pp. 211-228. 7 Al riguardo Vosté, ibid., dichiarò che “si può a stento esagerare l’importanza di quest’opera dottrinale”. 8 V. S. Janeras, En quels jours furent prononcées les homélies catéchétiques de Théodore de Mopsueste? in Mémorial G. Khouri-Sarkis, Louvain 1969 pp.121-133; in Année Philologique vol. 41. 4 5


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