Rivista lasalliana 2-2010

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L’ebraismo nei libri di testo

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ghiera per i ‘perfidi ebrei’ dal rituale del Venerdì santo, un lungo cammino di rispetto e comprensione reciproca è stato fatto tra ebrei e cattolici» (Nuovo Religione e religioni, 325). Questo cammino di rispetto e comprensione reciproca non ha però un percorso lineare, ma come indicano vicende recenti a proposito della modifica dell’Oremus et pro Judaeis del 5 febbraio 2008, è fatto di momenti di sosta, di arresto e di ripresa6. La continua tensione, insita nella lunga storia delle relazioni ebraico-cristiane e nella presenza di problemi ancora non risolti a livello teologico, può forse giustificare, almeno in parte, la difficoltà stessa presente nei libri di testo e l’alternanza tra una certa ricchezza di informazioni nei confronti dell’ebraismo e il ripetersi di stereotipi negativi. 3. C’è infine un ultimo aspetto, non meno importante. Se è vero, come abbiamo osservato, che i libri di testo esaminati presentano maggiori informazioni sugli ebrei e sull’ebraismo, maggiore attenzione a problemi come l’antigiudaismo, l’antisemitismo e le loro implicazioni cristiane, tuttavia essi non mostrano spesso la sufficiente attenzione alla complessità del pensiero e dell’universo religioso ebraico,che non può essere classificato con le categorie religiose del nostro pensiero cristiano/cattolico. Mi sento perciò di condividere l’osservazione di Tobin-Ybarra (2008, 69-70), che sottolineano la necessità di capire - alla luce della pratica giudaica per la quale era normale il dibattito e la disputa - “le implicazioni della sorprendente diversificazione del pensiero ebraico e delle correnti filosofiche esistenti al tempo di Gesù”, estendendo tale pensiero all’ebraismo di tutti i tempi, fino ad oggi. Condivido anche, a proposito dei testi italiani, quanto Cunningham sottolineava, parlando della mancanza una trattazione organica del giudaismo e della presenza di riferimenti numerosi, ma periferici. Condivido soprattutto la sua osservazione riguardo alla pratica regolare di citare e addurre passi polemici del Nuovo Testamento senza provvedere a una adeguata spiegazione degli stessi (Cunningham 1995,118 e nota 60). 4. E’ necessario soprattutto che nei libri per l’Irc l’informazione diventi “dialogo” effettivo e non solo una superficiale conoscenza, dialogo di rispetto delle altrui convinzioni, a partire dalle origini. In questo senso, credo anch’io che, soprattutto verso quello che rimane il problema più spinoso - e cioè il rapporto tra i Vangeli, Gesù, gli ebrei e l’ebraismo - sia necessaria una informazione più adeguata e aggiornata, almeno, agli insegnamenti della Chiesa. I testi scolastici sono, a mio parere, anche troppo ricchi di informazioni, ma carenti talvolta di chiavi di lettura necessarie. Come insegnante, nel rispetto del lavoro degli autori dei libri di testo che ho esaminato, ritengo importante sottolineare che questi libri sono rivolti a giovani che presto entreranno nel mondo delle università o del lavoro, divenendo parte sempre più attiva nella società. A molti di loro, questi testi scolastici potrebbero offrire l’ultima

6 Ha suscitato, per esempio, una straordinaria attesa nel mondo del dialogo ebraico-cristiano, e poi una larga eco di commenti, la visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma lo scorso 17 gennaio 2010, in occasione della celebrazione della Giornata dell’Ebraismo.


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