Rivista lasalliana 2-2010

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Maria Brutti

Il terzo capitolo costituisce la conclusione del lavoro. A partire dalla valutazione operata sui libri di testo, si confrontano i risultati raggiunti con le acquisizioni relative alle precedenti ricerche. Considerando i progressi evidenziati nei testi per l’Irc, ma anche le ambiguità e i dati negativi ancora persistenti, si sottolinea come la ricerca sui testi cattolici costituisca un dialogo sempre aperto con l’ebraismo, un cammino difficile ma che comunque rappresenta un imperativo ad andare avanti, in vista del problema più generale dell’educazione religiosa dei giovani.

Dialogo con l’ebraismo: educazione e confronto A quali esiti ha condotto la ricerca? Esistono difficoltà di vario tipo. Come già detto, questo studio si limita ad un’indagine su libri di testo italiani per l’Irc nelle scuole secondarie di II grado (Tab.2), mentre le ricerche fatte dagli anni ’30 in poi si riferivano ad un ambito geografico e confessionale più ampio e vario. Certamente, gli studi italiani del 1994 e quelli americani degli anni ‘70-90 hanno costituito un importante riferimento per questa conclusione, ai fini del dialogo dell’Irc con l’ebraismo. Tuttavia il recente studio del 2008 e, in particolare, un capitolo dedicato al rapporto tra ebrei, ebraismo e cristianesimo, mi ha offerto la possibilità di un confronto importante, in quanto svolto su testi scolastici di discipline diverse da religione, come scienze sociali, storia e geografia, testi destinati alla stessa fascia di età e pubblicati più o meno nello stesso arco temporale dei manuali considerati in questa ricerca. La conclusione si articolerà dunque secondo i temi sollevati dagli autori stessi del libro (Tobin-Ybarra 2008, 61-78): 1. relazione teologica tra ebraismo e cristianesimo; 2. Gesù, gli ebrei e l’ebraismo; 3. il ruolo degli ebrei nella crocifissione; 4. le vicende del popolo ebraico e le implicazioni cristiane.

Relazione teologica tra ebraismo e cristianesimo Tobin-Ybarra (2008, 68) riconoscono che l’idea della “sostituzione” di Israele con la Chiesa è stata ripudiata dalle chiese cristiane, ma a livello di linguaggio rimane nei libri scolastici americani ancora qualche traccia dell’antico insegnamento. Questa osservazione è confermata dall’analisi dei libri di testo italiani, uno dei quali contiene non solo una traccia, ma persino una affermazione esplicita dell’idea della sostituzione, definendo la Chiesa, “nuovo Israele” (Il seme della Parola, 201). “Nuova e definitiva alleanza”, “nuovo popolo di Dio”, “popolo della nuova Alleanza” e simili, sono espressioni che riecheggiano frequentemente nei testi di religione, in quanto sono proprie della teologia cattolica, tuttavia la definizione della Chiesa come “nuovo Israele” appare quanto mai impropria e superata. Anzi, il documento della Pontificia Commissione Biblica del 2001 nega in modo esplicito che la Chiesa voglia sostituire Israele3. In alcuni testi scolastici inoltre, le espressioni “popolo


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