[…] Troppo spesso si è partiti dall’uomo per giungere a intendere l’artista. È più valido il processo inverso, risalire dall’arte all’uomo, perché se l’opera è autentica ha per contenuto il modo di essere del suo autore. Ogni opera di lui che vedevo aveva il suo individuale carattere, eppure tutte erano affini tra di loro per lo stile, e non solo per la composizione, la forma e il colore. Lionello Venturi, Commentari, 1954
[…] gli aggregati stretti e quasi a coltello dei suoi quadri fino al ’50 vengono come scardinati, ventilati si direbbe, e in questa violenta areazione perdono i colori scuri, quel sedimento di ruggine e ocra, riacquistano la vitalità cromatica che Afro, passando all’astrattismo, aveva come in contrizione ricacciato dentro di sé e spento come la cenere di una sigaretta. […] In realtà Afro, in questo improvviso sconvolgimento dei suoi motivi pittorici, aveva individuato il suo nuovo principio formale. […] Afro capovolge la posizione del quadro, da fondale a schermo: resa di colpo trasparente la tela, è come se la luce ne uscisse con quei raggi che il sole emette dalle nuvole al tramonto. […] La luce diviene la base stessa espressiva della sua pittura, non in quanto rappresentata, ma come germe attivo e operante. Cesare Brandi, Afro, 1977
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