Nèura - Speciale Inchiostro d'Autore

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Nèura Magazine Non È Una Rivista d’Arte

5-11 novembre 2012

Speciale Inchiostro d’Autore

In profondità Cronistoria del fumetto: come si lega all’arte contemporanea

“Fiato d’artista” Salani e l’illustrazione in mostra Gianluca Costantini Renzo Francabandera

Alex Raso — artista, illustratore e grafico savonese — utilizza per i suoi ritratti una tecnica particolare: la lametta da barba. Questo è il suo omaggio a Sergio Toppi.

Nèurastenie Appuntamento a Savona: ospiti, appuntamenti e compleanni speciali Logo ©Cristiano Baricelli


©Nèura Magazine 2012. Nèura Magazine è uno spazio culturale di prospettiva. La redazione è composta da Anna Castellari, Silvia Colombo, Sonia Cosco e Roberto Rizzente. Nessuna parte o contenuto di questa pubblicazione può essere duplicata, riprodotta, trasmessa, alterata o archiviata in alcun modo senza preventiva autorizzazione degli autori. I contenuti di questa pubblicazione non hanno carattere periodico e non rappresentano prodotto editoriale ex L.62/2001. Logo ©Cristiano Baricelli, Ictus, 2005. Per contatti, scrivi: info@neuramagazine.com www.neuramagazine.com


Indice - Numero speciale

Approfondimenti Cronistoria del fumetto: intrecci con l’arte contemporanea

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“Fiato d’artista” - Parola alle immagini: il tratto di Gianluca Costantini

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Speciale Inchiostro d’Autore - Fumetto e illustrazione alla riscossa con Inchiostro d’Autore 2012

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“Fiato d’artista” - Salani, la mostra che disegna 150 anni di storia d’Italia

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“Fiato d’artista” - Renzo Francabandera, un illustratore a teatro

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Approfondimenti - Cronistoria del fumetto: intrecci con l’arte contemporanea Gabriele Ferrero

La copertina del numero 1 del “Corriere dei Piccoli”, supplemento illustrato del “Corriere della Sera”, del 27 dicembre 1908

Saper guardare oltre. È questa la capacità che deve possedere un lettore di fumetti. Non solo per vedere al di là della realtà ordinaria, immergendosi in mondi immaginari, ma anche, e soprattutto, per decodificare quel piccolo spazio bianco tra vignetta e vignetta, che divide – e dividendo unisce – sequenze di immagini di sintesi: fotogrammi che raccolgono punti nodali di una storia. 5


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Insomma, leggere fumetti non è un “gioco da ragazzi”, sebbene, come si diceva un tempo: “sono roba per bambini”. E, in effetti, è a un pubblico infantile che si sono rivolti per decenni, a partire da quel 27 dicembre 1908, che vide la nascita del Corriere dei Piccoli. Leggere un fumetto è in realtà una sfida per adulti, o meglio, per menti adulte, proprio perché i ragazzi di oggi, affascinati da “universi” virtuali, graficamente molto elaborati, non sanno più stupirsi di fronte a un mondo fatto di carta e inchiostro. Eppure, nella sua relativamente breve vita, il medium è cresciuto giungendo, proprio negli ultimi anni, a un grado di maturità straordinaria: possiamo ricordare qui i nomi di Joe Sacco e Art Spiegelman, vincitori del Pulitzer, rispettivamente per Palestina e Maus, oppure quello di Marjane Satrapi, il cui Persepolis è diventato un caso internazionale dopo il clamore provocato dal film che ne è stato tratto. Non dimentichiamo, inoltre, i numerosi punti di contatto con le arti plastiche, con le quali ha saputo dialogare e alle quali ha fornito fonti d’ispirazione continue. Ma prima di raggiungere questi traguardi, il fumetto ha superato alcune importanti tappe. Dal 1931 ha ampliato il proprio pubblico, incominciando a raccontare storie di genere avventuroso, con la nascita delle prime serie realistiche. Dal 1945, si è appropriato in maniera definitiva dei balloon, ovvero delle “nuvolette” con le quali i personaggi parlano ed esprimono i propri pensieri, dapprima sostituite da strofe in rima a piè di vignetta che descrivevano il contenuto dell’immagine e davano voce ai personaggi. In Italia, durante la dittatura, è stato un’arma nelle mani della propaganda. Negli anni seguenti la Seconda guerra mondiale è diventato “il cinema dei poveri”, quando ricalcava intrecci narrativi di film statunitensi di genere, dei quali mutuava scenari e tipologie di eroi. È riuscito a comunicare a più livelli entrando in contatto con pubblici spesso eterogenei, e ha ricoperto un ruolo importante nella non facile missione di alfabetizzare, soprattutto negli anni cinquanta e sessanta, le fasce sociali più deboli. Il fumetto è anche entrato in un altro linguaggio che a Nèura interessa molto, ovvero quello dell’arte contemporanea. Si pensi alla Pop Art, che elesse la “nona arte” a linguaggio residuo verso le masse. In tempi più recenti e in ambito nazionale, a Pablo Echaurren, 6


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autore di pittoriche biografie a fumetti (ad esempio, quella ristampata quest’anno da Gallucci, Majakovskij), e ad Andrea Chiesi, passato dal linguaggio dei comics a quello della pittura. Con questo medium, sono cresciute generazioni di lettori, che si sono riconosciute in personaggi in grado di superare indenni mode culturali, come il sessantaquattrenne Tex Willer, i cinquantenni Zagor e Diabolik, e il ventiseienne Dylan Dog, e ha contribuito a diffondere numerose campagne sociali. Nonostante questo, però, ai comics spetta ancora un ruolo subalterno e ai suoi autori una posizione defilata, spesso schiacciati dalla popolarità delle loro “creature di carta”. Pochi ancora sanno chi è il creatore di Tex Willer. Altri ancora credono che lo sceneggiatore sia il letterista, ovvero colui che scrive i testi nei balloon. Fortunatamente, nel corso dei decenni alcuni fumettisti sono riusciti a lasciare una

Una pagina del libro di Pablo Echaurren, Majakovskij, Gallucci, 2012 7


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traccia di sé anche al di fuori del ristretto mondo delle “nuvole parlanti”. È il caso di Hugo Pratt, Milo Manara e Sergio Toppi. Non a caso, proprio a quest’ultimo, recentemente scomparso, è dedicata questa copertina di Nèura. Nel cinquantesimo anniversario dalla nascita di Diabolik – celebrato in questi giorni con Cinquant’anni vissuti diabolikamente, mostra epocale in programma dal 10 al 21 novembre 2012 nel padiglione Olona del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano – si può solo sperare che il medium fumetto acquisisca la dignità che merita, magari facendo comprendere a schiere di lettori distratti come sia ancora possibile emozionarsi di fronte a mondi immaginari di carta e inchiostro. (Nella foto: la campagna con Dylan Dog testimone contro la caccia).

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“Fiato d’artista” - Parola alle immagini: il tratto di Gianluca Costantini Silvia Colombo

Gianluca Costantini, disegno della serie Un sogno preraffaellita, pubblicato in GIUDA, Ravenna 2010

Il lavoro di Gianluca Costantini, grafica tagliente e illustrazione fumettistica debitrice di media come la pittura e la fotografia, è più impegnato che spensierato. Una voce che emerge dal coro della collettività, politicamente corretta o scorretta che sia: la parola alle immagini. 9


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Esprimere lo Zeitgeist, lo “spirito del proprio tempo”, significa dare corso alle idee e gettarsi senza ripensamenti nel flusso perenne degli eventi. Prendere una posizione, schierarsi. C’è chi lo fa entrando nel mondo politichese, chi scrivendo e chi disegnando. Senza dubbio quest’ultima è la scelta che, ormai da qualche anno, guida la mano di Gianluca Costantini. Nato a Ravenna nel 1971, formazione artistica presso l’istituto d’arte della città, l’autore ha alle spalle una produzione ricca e varia ed è oggi illustratore, docente, direttore artistico della casa editrice GIUDA, nonché curatore di Komikazen, rassegna dedicata al fumetto di realtà. Sin dagli esordi, alla fine degli anni novanta, egli coltiva e porta avanti uno stile più affettatamente decorativo – le tecniche sono varie, dal mosaico, appartenente a una forte tradizione territoriale, al disegno caratterizzato da un tratto sintetico e lineare, rievocante le forme dello Jugendstil mitteleuropeo. I fumetti e le illustrazioni nati in tale contesto attingono a un dizionario diviso tra il passato rigoroso eppure innovativo del Medioevo ravennate, la fine dell’Ottocento e un futuro che ancora non conosciamo. Sguardi severi, pose congelate e decorazioni geometriche sono solo alcuni degli elementi ricorrenti in un universo che sembra non avere confini. Parallelamente, dal 2004, Costantini si dedica a un nuovo filone tematico, sotto il segno della politica e degli avvenimenti più scottanti dell’attualità. In questo caso, pur continuando a creare un mondo che iconograficamente non ha età, utilizza uno stile più ‘urbano’ e cala le sue rappresentazioni in un presente che, ahimè, è sin troppo riconoscibile. Se i disegni intitolati Preraffaelliti introducono sì il colore in un mondo che prima era solo bianco e nero, ma sono ancora contenutisticamente neutrali – le figure rappresentate appartengono a un discorso meta-artistico e lo stile rimanda chiaramente ai grandi maestri del passato, da Chagall a Gauguin – i lavori di G8NOVA (2009) e, ancor più i Political Comics (2004-2012) non risparmiano nomi, luoghi, fatti e persone. Entrando più nel dettaglio, poiché si tratta di due serie molto differenti tra di loro, G8NOVA è “una necropoli politica e poetica su 10


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Gianluca Costantini, Decoration of existence, 2003

carta, la cartografia del movimento anarchico con sfondo il cimitero di Staglieno”. In altre parole, Costantini compie una riflessione sulla storia attraverso interventi pittorici manuali su stampe e immagini preesistenti – i monumenti cimiteriali del capoluogo ligure –, ritraendo figure di anarchici illustri, come Bakunin o Ravachol, criminale anarchico di origini francesi, e aggiungendo inserti verbali scritti a mano che possiedono una valenza quasi didascalica. L’esito, di forte impatto visivo, genera delle lapidi contemporanee che attingono solo da lontano alla naïvété linguistica da strada, di un Basquiat, per intenderci, o alla colorazione per campiture uniformi di un Warhol a caso, per spiccare il volo verso un’autonomia più attuale e tutta italiana. Infine Political Comics è un corpus costituito da un insieme di lavori sparsi, pubblicati su testate e periodici italiani e internazionali, accomunati da una forte spinta informativa (ricordiamoci che 11


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l’impatto delle immagini può essere ancora più elevato delle parole). Solo nel 2012 Gianluca si è occupato delle elezioni in Senegal, del tema dei prigionieri di guerra (War prisoners, l’altra faccia delle guerre) e ha eseguito un sintetico quanto efficace ritratto di Rossella Urru, la cooperante italiana rapita nel 2011 in Algeria (rilasciata lo scorso luglio), a favore della sua liberazione. Gli scenari si semplificano, le persone e gli oggetti rimangono sospesi – eppure quantomai radicati alla realtà – le linee si fanno flessuose e il colore appare solo per sottolineare la presenza di alcuni dettagli, come le tute arancio dei prigionieri di guerra che tutti, ma proprio tutti, ricordiamo.

Gianluca Costantini, Political Comics, 2012 12


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Speciale Inchiostro d’autore - Fumetto e illustrazione alla riscossa con Inchiostro d’Autore 2012 C. Chloe

La locandina con il Dylan Dog di Lucio Parrillo realizzata appositamente per Inchiostro d’Autore 2012

Dal 5 all’11 novembre Savona si trasformerà in un laboratorio di creatività, dedicato al fumetto e all’illustrazione, con ospiti e artisti d’eccellenza, mostre, incontri, laboratori e performances. 13


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La ‘nona arte’. Così la definì con il libro-manifesto “Per una nona arte, il fumetto”, lo specialista di culture popolari Francis Lacassin. È la definizione che più preferisco quando si parla di fumetto, perché lo allontana dalla palude della cultura di serie B in cui purtroppo è spesso impantanato – soprattutto in Italia, non di certo

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La locandina di Daniele Statella dedicata al re del terrore, realizzata appositamente per Inchiostro d’Autore 2012


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in paesi come Francia e Argentina – e lo eleva, senza instaurare necessariamente degli antipatici confronti. Fumetto come letteratura? Fumetto come linguaggio cinematografico? Fumetto come arte? Fumetto come passatempo? Fumetto come? Umberto Eco è tra i più grandi sostenitori del fumetto come genere prossimo alla letteratura (ovviamente con le debite distinzioni, anche per noi il fumetto non è sinonimo di qualità a prescindere). Lui – ha dichiarato – passerebbe la vita a leggere la Bibbia, Omero e Dylan Dog. E, nell’ipotesi di finire in un’isola deserta, se dovesse scegliere quale libro portare non esiterebbe nell’infilare in valigia la collezione dell’indagatore dell’incubo. Se anche voi siete d’accordo, non potete perdervi la seconda edizione di Inchiostro d’Autore, la manifestazione sul fumetto e l’illustrazione che dal 5 all’11 novembre 2012 trasformerà Savona in una comics city. In questi giorni Diabolik si è allontanto da Clerville e si aggira a Savona, intorno al Priamar (uno dei monumenti più importanti della città ligure), cercando di mettersi in contatto con una Eva Kant che sta atterrando con un paracadute sulla fortezza, per tentare un colpo. È l’omaggio in china che Daniele Statella (uno degli ospiti dell’edizione 2012) ha realizzato per l’evento. Sempre a Savona giganteggia dai manifesti un Dylan Dog tenebroso e sofferente, la bellissima illustrazione, un dipinto a olio, di un altro importante ospite di quest’edizione, Lucio Parrillo, mentre il Tex Willer dell’artista SANTY scoprirà di essere meno western e più urban e farà conoscenza con il mitico Dylan Dog di Giovanni Freghieri, realizzato, anche questo, per l’occasione. Di tutte le opere verranno realizzati multipli, numerati e firmati dagli autori e un catalogo con tutte le opere esposte sul Priamar. L’evento è stato ideato e organizzato dall’associazione DietRoLeQuInTe, con la collaborazione del Comune di Savona, Assessorato alle Politiche Giovanili, il contributo della Fondazione De Mari, la partecipazione del Liceo Artistico Arturo Martini di Savona, di AlbissolaComics e altre realtà associative del territorio come NuovoFilmStudio e Teatro Sacco. La prima edizione (2011) era stata dedicata interamente a Dylan Dog e a situazioni artistiche dedicate e ispirate a uno dei personaggi 15


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più amati della Sergio Bonelli Editore. Per l’occasione Savona aveva ospitato, per due giorni, la mostra multimediale “Inchiostro d’Autore - Dylan Dog dal Fumetto al Cinema. Incontro con Giovanni Freghieri” durante la quale, in presenza del disegnatore, sono state esposte tavole originali e illustrazioni inedite di Freghieri, storica firma dell’editore Bonelli. Quest’anno Inchiostro d’Autore è un’edizione più ricca e più articolata, durerà una settimana, ma il clou dell’evento sarà il week end sul Priamar (10-11 novembre) con gli ospiti d’onore: Lucio Parrillo (Marvel), Giovanni Freghieri (Dylan Dog) e Daniele Statella (Diabolik), SANTY (Stampe Crudality), alcune delle eccellenze nel panorama fumettistico e illustrativo italiano che, oltre ad esporre le loro opere originali, incontreranno il pubblico sabato pomeriggio, in un dibattito condotto dallo scrittore e storico del fumetto Gabriele Ferrero, ospitato anche sulle pagine di questo numero di Nèura. La mostra vuole essere anche una panoramica sui talenti del territorio ligure: Alex Raso, Renata Castellani, Stefano Tirasso, Lidia Bene, Rino Alaimo, che esporranno le loro opere sul Priamar.

Il Priamar diSavona, il luogo del festival Inchiostro d’Autore 16


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Gli ospiti saranno presenti durante tutto il week end sul Priamar per incontri con il pubblico anche per la realizzazione di video-interviste (aperte al pubblico) a cura dell’associazione DiEtRoLeQuInTe, in vista della creazione di un documentario sul mondo dei fumetti. È bello quando gli artisti possono esibire – durante sessioni di pittura e tecnica live – il loro talento, è bello quando una mostra non è solo fruizione passiva di opere, ma interazione tra disegnatore e pubblico, laboratorio creativo per giovani, performance e scambio, è bello quando la creatività parla tanti linguaggi. Almeno, a noi sembra bello.

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“Fiato d’artista” - Salani, la mostra che disegna 150 anni di storia d’Italia Anna Castellari

Occhi di Bottone, di Sylvia Waugh. Emanuele Luzzati, copertina (non utilizzata); Com’è difficile essere un leone, di Uri Orlev. Emanuele Luzzati, tecnica mista su carta

Inaugurata al Castello di Milano la mostra “Da Pinocchio a Harry Potter. 150 anni di illustrazione italiana dall’Archivio Salani. 1862 – 2012”. Con gli occhi dell’illustrazione, si può scoprire la storia della cultura popolare italiana immediatamente dopo l’unità, fino a oggi. È certamente la qualità – e la preveggenza, l’intuito – la cifra che contraddistingue la scelta di illustrazioni nei lavori che provengono dall’archivio Salani. Unico caso al mondo, l’archivio raccoglie migliaia di illustrazioni per le copertine della casa editrice fiorentina e non solo, che oggi fa parte del gruppo milanese Mauri Spagnol. Le trecento opere qui raccolte provengono dalla Civica Raccolta delle Stampe «A. Bertarelli», dall’Archivio Salani e dalla Biblioteca Nazionale di Firenze. 19


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Myriam Catalani, Il Circo Barletta. Copertina di Gastone Rossini, tempera su carta e cartoncino

Curata da Giorgio Bacci, Da Pinocchio a Harry Potter ripercorre le tappe di un cammino editoriale non privo di difficoltà, che ha però sempre privilegiato autori in controtendenza anche per ciò che riguarda l’illustrazione. Lo spazio che il comune di Milano ha concesso alla casa editrice per portare in mostra questi capolavori – tra cui alcuni bei dipinti di Mimmo Paladino, Emanuele Luzzati e Tullio Pericoli, mani d’artista prestate all’illustrazione per l’infanzia – è centralissimo e molto affascinante. Si tratta del Castello Sforzesco, e pià in particolare delle Sale Viscontee, collocate a livello seminterrato ma non per questo prive della giusta illuminazione. I lavori sono disposti in ordine cronologico, all’interno di vetrine – purtroppo la visuale non è sempre impeccabile, a causa di faretti che ne penalizzano la piena fruizione – e spaziano in ogni universo letterario e di genere esplorato dalla casa editrice. È così che si passa dai primi volumi della collana “Edizioni Popolari Illustrate”, che narravano le vicende di uomini illustri – Giordano Bruno bruciato vivo in Roma, La pena di morte – ai più faceti Stornelli amorosi 20


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del 1905, passando per le Novelle della nonna illustrate da Leonida Edel, edite Perino (Roma). Emozionanti anche le prime illustrazioni di romanzi per adulti della “Biblioteca Classici Economica”. Inoltre, graficamente accattivanti i libri per bambini della collana “Grandi piccoli libri”, veri oggetti da collezione dal valore artistico altissimo. Sempre dei primi anni Trenta sono Alice nel paese delle meraviglie e Il piccolo libro dei viaggi di Gulliver: copertine dai colori brillanti, riconoscibili e facilmente sfogliabili da un pubblico di piccoli lettori. Anche Biancaneve e i sette nani fa parte della stessa serie. Topolino e il tesoro fa parte dell’altra collana, speculare a quella appena citata: “Piccoli grandi libri”. Salani è infatti tra le prime editrici italiane a portare l’universo Disney nel bel Paese. Estremamente innovativi “I libri del Cuccù”, dalle forme meno usuali: basti guardare Cuccù!… Marinaretto, dalla forma allungata che ricalca sulla cima il cappello del piccolo protagonista. A libri molto grandi seguono “I piccolini” e “I piccolissimi”, veri e propri formati mignon, curatissimi nella grafica e nei colori, non privi di fascino per un pubblico anche adulto. Ma è la “Biblioteca dei miei ragazzi” la collana che dà prestigio alla casa, ormai specializzata in classici e novelle per ragazzi, a

Lewis Carrol, Alice nel Paese delle Meraviglie, copertina di ignoto, stampa di prova 21


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Topolino e il tesoro, Walt Disney. Copertina di Fiorenzo Faorzi, Firenze, Salani, 1935

sfondo didattico ed educativo. Sussi e Biribissi, di Collodi nipote, vede diverse stampe. Ancora una volta, i disegni strizzano l’occhio all’estetica dell’epoca, rivisitando lo stile Art Déco, riuscendo a cogliere l’attenzione degli adulti, e quella dei bambini grazie ai colori vivaci e sgargianti. Molti sono, inoltre, gli autori stranieri coinvolti nella collana: Giraud, Bourcet, Perrault... Scrive Antonio Faeti, esperto di letteratura per l’infanzia, che la Biblioteca dei miei ragazzi ricorda “l’isola non trovata” di Guido Gozzano: appare, scompare, riappare nei mercatini dell’usato... La collana rosa “La biblioteca delle signorine” oggi fa sorridere per la grafica ingenua che all’epoca deve essere apparsa accattivante e romantica. “I Libri della Gioventù”, dedicati alla celebrazione di episodi e personaggi italiani celebri, s’inseriscono perfettamente nell’epoca fascista in cui nacquero. Ma nonostante in casa editrice si producessero titoli di chiara impronta dittatoriale, si conservavano molti volumi anche inglesi illustrati da artisti notissimi nel secolo precedente, anche inglesi. Per esempio i classici curati da Andrew Lang, illustrati da H.J. Ford, maestro dell’Art Nouveau applicata all’illustrazione. Una nuova generazione, che arriva fino agli anni settanta, segna la storia dell’editore. Ad esempio il quasi fumettistico Sergio Batti, che disegna 22


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la stravagante copertina di Una questione di pugni. O il sognante Roberto Innocenti, per Storia di Miro. Anche Heidi viene fatta leggere al pubblico italiano nello stesso decennio. La bambina svizzera, ridiventata famosa grazie al cartone animato giapponese, viene stampata su carta dall’attenta editrice. Il culmine si raggiunge con illustratori del calibro di Emanuele Luzzati, ben esposto in quadri incorniciati in maniera essenziale, su una parete blu, che negli anni novanta disegna copertine quali Occhi di bottone, Com’è difficile essere un leone della notissima collana “Gl’istrici” — la svolta nella storia editoriale, qundo alle storie per bambini viene il tratto moraleggiante che fino agli anni sessanta aveva contraddistinto la letteratura infantile. Della stessa collana L’ultimo Elfo, che cavalca l’onda fantasy di Harry Potter, con l’illustrazione di Gianni De Conno, surreale e pastellata, a comunicare inquietudine e nostalgia per mondi sotterranei e perduti. Pure, il maghetto della saga più nota al mondo, illustrato da Serena Riglietti, vede un posto d’onore nella mostra. Forse un po’ troppo barocche le cornici che contengono le copertine della Riglietti, più grandi quasi del loro contenuto. Rimane il fatto che, come sempre,

A sinistra, una delle immagini per Harry Potter di Serena Riglietti. A destra, Giulia Orecchia, copertina per Jutta Richter, Dio, l’uomo, la donna e il gatto, Milano, Salani, 2011. Acquerello, pastello a cera, tempera, collage digitale. Collezione privata 23


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Domenico (Mimmo) Paladino. A sinistra, tavola fuori testo per Silvia Giacomoni, La Nuova Bibbia Salani – L’antico Testamento. Milano, Salani, 2004, acquerello su carta, collezione privata. A destra, copertina per Ovidio, Le metamorfosi, Milano, Salani, 2012, acquerello su carta, collezione privata

la casa editrice sceglie di essere sopra le righe anche nelle illustrazioni. Come avviene con Giulia Orecchia, a sua volta fondatrice della casa editrice romana Orecchio acerbo, specializzata in libri di qualità per bambini (e non solo). Troviamo una sua tavola per Richter Jutta che ammicca all’estetica grafica anni duemila, Dio, l’uomo, la donna e il gatto: un gattone nero-blu che si lecca senza alcun pudore la zampa, con uno sguardo complice verso il pubblico di lettori, con colori quasi grezzi ma ben delineati entro i propri confini. Di Domenico Paladino, meglio noto come Mimmo, è l’illustrazione fuori testo per Silvia Giacomoni, La Nuova Bibbia Salani L’Antico Testamento, in bianco e nero acquerellato, in controtendenza rispetto ai colori ormai quasi obbligatori nelle pubblicazioni per ragazzi. O quella per le Metamorfosi di Ovidio, monocroma e bianca, dalle sagome essenziali ma molto espressive. Un “sopra le righe” divenuto marchio di fabbrica: ben venga, se serve a incentivare la lettura, la diversità culturale e il piacere di sfogliare i libri, da bambini così come da adulti.

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“Fiato d’artista” - Renzo Francabandera, un illustratore a teatro Roberto Rizzente

Manifesto per le giornate studi e lo spettacolo di Angelo Romagnoli su Bianciardi Renzo Francabandera. Tempere e lapis su carta

Quando, qualche anno fa, capitava di incontrarlo nel buio delle sale teatrali di mezza Italia, chino su pile di carta, nell’atto di immortalare qualche spettacolo improbabile, si poteva pensare che fosse un originale, un visionario, forse persino un po’ burlone. Sono passati anni, e quel singolare personaggio è diventato uno dei testimoni essenziali dello spettacolo dei nostri tempi. 25


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Come critico, certo. Con le videointerviste per Klpteatro e le recensioni, puntuali e necessarie. E poi con i disegni: una collezione ampia, esuberante, che ha attraversato tutti i festival, i generi, gli interpreti, condensandosi in mostre importanti come quella, nel 2011, alla Biennale Teatro di Venezia. Pure Renzo Francabandera (Bari 1973) è rimasto lo stesso. Un idealista, un sognatore, che ancora si

Renzo Francabandera illustra una delle copertine dei Quaderni del Teatro di Roma 26


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Alessandro Gassmann, Renzo Francabandera, ecoline e pastelli a olio

ostina a credere nella potenza del tratto, del gesto, come unico mezzo per fermare il tempo. L’hic et nunc dell’istante teatrale. Come hai cominciato a disegnare? Io ho avuto come vicino di casa nella mia infanzia in Puglia un notevole calligrafo e vedutista, Rocco Mitacchione: ho annusato da bambino l’odore d’estasi della trementina. Ho visto impastare cieli, mari e la sua mano che diventava anziana e che continuava con l’aiuto del bastone a tratteggiare particolari. Mio padre è sempre stato un grande appassionato d’arte. Io ho iniziato guardando. Poi come tutti mi sono un po’ scoraggiato nell’adolescenza, salvo poi riprendere. Non so quando e come. Sicuramente so che è coinciso con l’inizio del mio lavoro “stabile” e d’ufficio. Forse per compensazione. Ci sono dei maestri a cui ti ispiri? Non so. A volte penso che il mio tratto sia infantile, approssimativo e rapace come quello di Luzzati. Ma adoro artisti dell’illustrazione 27


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con un approccio totalmente diverso dal mio, come Sergio Toppi, o Gipi. Di entrambi amo anche la caratteristica del non detto. Poi ho avuto l’idea di iniziare a raccontare le cose dal vivo, il live painting. E di iniziare anche a farlo al buio a teatro. Con le sorprese che derivano dal non sapere precisamente che colore si sta usando, che cosa vedrai quando torneranno le luci in sala. Che cosa cerchi, nello spettacolo che hai di fronte come nei libri e le riviste da illustrare? Cerco me. Ovvio.

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Renzo Francabandera illustra la copertina del libro Cose di carne, di Maria Dolores Pesce


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Renzo Francabandera disegna Alfonso Santagata

Quali devono essere le caratteristiche di un buon illustratore? Avere una passione che ti aggancia e ti trascina come un treno. Immaginati: tu seduto in stazione in panchina ad aspettare. Poi sfreccia un treno che ti aggancia e ti solleva in volo. E poi migliaia, miliardi di segni. Linee. Che abituano occhio e mano a comunicare e a rendere il reale e l’immaginario. Che continuità individui tra la tua attività di critico e quella di artista? Disegnare e raccontare il teatro, la vita, quello che hai davanti agli occhi è un lavoro, un impegno da esercitare con continuità. Anche quando la voglia viene un po’ meno. Anche quando si assiste a cose meno belle. È un esercizio spirituale. Che aiuta a indagare 29


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e indagarsi. A farsi domande e a darsi risposte. Insomma, è come avere un Marzullo dentro che vuole venir fuori. Pensa che esperienza terribile! Per esempio, il mio Marzullo interiore mi chiede: “C’è una domanda che nessuno ti ha mai fatto e che vorresti ricevere?” E io: “Sì: ti piacerebbe trovare una persona che ti offra la possibilità di avere uno spazio di tempo, che non ti costringa alla vita impiegatizia e ti permetta di esprimere liberamente e per tutto il tempo che vuoi la tua dimensione artistica?” A voi la risposta. Anche perché, un po’ come Linus sulla casetta, poi mi viene da pensare che quella persona dovrei essere io. Allora mi scoraggio. Per informazioni sul lavoro dell’artista: www.renzofrancabandera.it

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