Christmas Blog 2014 - SognandoLeggendo [Racconto di Natale]

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Christmas Blog SognandoLeggendo


Aspettando il prossimo Natale un racconto di Monica Serra

«Corri!» Nella notte di tempesta i fiocchi, grossi come mele, venivano giù da ore e si appoggiavano al suolo con un sordo ciac, uno sull’altro, fino a ricoprire ogni cosa. La voce bucò i vortici di neve, più alta del vento, insinuandosi tra i sibili del frustino. «Non fermarti adesso!». Sul terreno ammantato di bianco gli zoccoli del cavallo producevano un rumore regolare, cadenzato, sollevando polvere di ghiaccio, e il tabarro svolazzante del cavaliere pareva agli occhi di chi lo vedesse un nero paio d’ali. Robert si pentì di aver parlato. Il freddo era così intenso che gli congelò in gola un’imprecazione, mentre mille aghi gli pungevano il volto e batuffoli bianchi si cristallizzavano sulle ciglia appannando la vista. Tutto quel bianco lo disorientava, inghiottiva i punti di riferimento e già due volte lo aveva costretto a tornare indietro dopo aver smarrito il sentiero. Era una notte assurda per tornare a casa. Ma era l’unica in cui gli fosse concesso. A un certo punto, gli alberi che fiancheggiavano la via s’infittirono, aggrovigliando i rami più in alto; sotto quella volta nodosa, la neve cadeva con meno intensità e il vento sembrò placarsi. Robert si pulì gli occhi col dorso della mano guantata e si chinò sulla criniera che pareva essersi solidificata in lunghe ciocche ghiacciate. Il cavallo non rallentò la corsa e lui gli accarezzò il collo, grato. «Ci siamo». La voce grattò e si confuse con l’eco ovattata degli zoccoli. «Ci siamo quasi». Si volse


solo un istante a controllare l’ombra scura che gli teneva dietro, nella nuvola bianca sollevata dal galoppo del suo destriero. Poi tornò a scrutare la strada e proseguì senza rallentare, fra i tronchi robusti che spuntavano dalla neve come silenziose sentinelle, avanti, fino al cuore della foresta. Lì, tenue come il brillio di una lucciola, eppure fissa, simile a un faro tra le onde del mare, una luce lo guidò attraverso la notte. La neve scendeva più piano, nel cuore della foresta, ma la piccola casa di pietra che sosteneva la lanterna era quasi sepolta sotto un gelido manto. Robert tirò le redini e arrestò il cavallo con un’impennata. Saltò giù di sella, ignorando l’oscuro inseguitore che si era fermato poco più indietro, dove i cespugli del sottobosco formavano quasi un cerchio attorno alla radura. Corse alla porta e bussò, due volte, poi una, poi ancora due. Era il segnale convenuto. L’uscio si aprì, e il tepore che riscaldava l’interno scivolò fuori, avvolgendolo come una coperta. Mary stava sulla soglia, immobile, con gli occhi di giaietto fissi sul suo volto pallido. Ci fu un grido di gioia e qualcosa lo travolse, prima che lei potesse fermarla. L’esserino gli si aggrappò con una forza impensabile, poi anche le braccia sottili della donna si avvinghiarono al collo di Robert. Restarono così a lungo, avvinti in un solo abbraccio, l’uomo, la donna e la bambina. «Entra» disse Mary, quando finalmente riuscì a staccarsi da lui. Robert non parlava, sopraffatto da un’emozione fuori controllo. Lasciò che lei lo prendesse per mano e lo tirasse dentro casa, per poi chiudere la porta alle sue spalle. Quando fece per togliergli il mantello, la respinse con delicatezza e si guardò attorno. Il camino occupava gran parte della parete nord, come ben ricordava; l’aveva costruito con le sue mani, perché riscaldasse l’ambiente anche negli inverni più freddi. «Oh, Robert» si lasciò sfuggire Mary in un sospiro. Non gli aveva tolto gli occhi di dosso da quando era entrato in casa, nemmeno per un istante, e sembrava lottare con se stessa per trattenere le lacrime. Fece un passo indietro per guardarlo meglio. «Sei così pallido…». Robert si sentiva sfinito, dopo la lunga cavalcata nella tempesta, e aveva un gelo dentro che non svanì neanche quando il calore cominciò ad asciugare gli abiti. Si tolse il cappello di pelliccia, avanzò fino al centro della stanza e si sedette. Tentò di sorridere, e gli costò una fatica immensa. Capì di non esservi riuscito dal fatto che Mary non osava avvicinarsi, come se fosse intimorita da quel suo aspetto cupo. «Togliti il mantello, Robert, ti riscalderai più in fretta» suggerì la donna, dopo un’impercettibile esitazione. Lui fece cenno di no. «Non importa, Mary». Alzò di nuovo una mano per fermarla, stavolta in modo brusco. «Tanto non resterò per molto». «Robert…». C’era qualcosa di così triste nel modo in cui lei pronunciò il suo nome, che lo costrinse a distogliere lo sguardo per non restare invischiato nelle pozze di cielo notturno che erano diventati i suoi occhi. «Sei stato via per tanto tempo… Perché vuoi andartene?».


In tutti gli anni che aveva vissuto in quella casa, a Robert non era mai capitato di esaminare con tanta cura le rozze trame dei tappeti che ricoprivano il pavimento di pietra. In quel momento ne studiò ogni filo. Ogni singolo filo. Poi smarrì sguardo e pensieri tra le danze delle fiamme nel camino. «Non dipende da me, lo sai» rispose dopo un po’. La bambina, che si era tenuta alla silenziosa distanza di qualche passo, si avvicinò. Lo fissava con una serietà insolita per la sua giovane età e Robert finalmente sorrise, un sorriso così lieve da sembrare appena un gioco d’ombre sul suo viso. «Lui…». Notò una sfumatura nuova nella voce di Mary, qualcosa che era sicuro di non aver mai udito prima. «Dov’è?». Lei sapeva. Alzò gli occhi nei suoi e ciò che vide lo sorprese. Strano, pensò: Mary avrebbe dovuto avere paura e invece pareva più arrabbiata che intimorita. «Fuori» rispose, tornando a fissare il fuoco. «Aspetterà lì, finché non avrò finito il tempo che mi ha concesso». Sua moglie si avvicinò alla finestra e gettò uno sguardo oltre il tappeto candido che si stendeva davanti alla casa. Al di là del raggio di luce della lanterna che pendeva sull’uscio, lì dove i cespugli divenivano alberi e il bosco s’infittiva, il turbinio della neve nascondeva a tratti una figura intabarrata, immobile accanto a un enorme destriero, entrambi così scuri da inghiottire le ombre stesse. «Perché?». La domanda affondò come una lama, un dolore acuto e indefinibile strappò a Robert un gemito. «Non lo so, Mary». Pesò una a una le parole, soffermandosi sul nome di lei come se volesse accarezzarlo. Una lacrima scivolò tra le ciglia della donna, segnando una stria di cristallo. «So solo che ho il tempo di una notte». Sfilò una mano dal guanto umido e la tese verso la bambina. «Questa notte». La piccola si avvicinò. Con il visetto piegato da un lato, lo fissava, la fronte aggrottata che tradiva lo sforzo di capire cosa lo affliggesse. «Sei il mio regalo di Natale, papà?». Ah, i bambini, che comprendono anche ciò che non si può spiegare... Robert sorrise, di nuovo quel sorriso che non arrivava a illuminare il volto. Mary parve piegarsi sotto un enorme peso, mentre la barriera scura delle ciglia non riusciva più a trattenere il pianto. «Ti scaldo una tazza di latte» mormorò. «Sarai congelato, con tutta quella neve». Si allontanò, nascondendo il volto tra le mani. Restarono soli, Robert e la bambina. L’unico suono fra le pareti di granito era il crepitio delle fiamme nel camino. Lei lo contemplava, muta e seria. Se l’avesse incontrata per strada, Robert non l’avrebbe riconosciuta, tanto era cambiata in quell’anno che lo aveva tenuto lontano.


«Sei più alta» disse. La ragazzina prese la sua mano e si avvicinò. «Tu sei più pallido» replicò. «E freddo». Si mosse il labbro, esitando a fare la sua domanda. Infine si decise. «Non tornerai mai più, non è vero?». Robert continuava a sorridere con grandissimo sforzo. Tirò fuori da una tasca un nastro da cui pendeva un ciondolo a forma di cuore. «Sono venuto a darti il mio regalo, Jane. L’avevo preso per te, prima di…». Non riuscì a terminare la frase; le parole erano come spine ammassate in gola, ferivano e restavano incastrate, incapaci di uscire. Tossì e aiutò Jane a indossare la collana. Lei sfiorò il pendaglio e lo guardò, senza parlare. «Volevo che fossi tu a custodire il mio cuore. Ti aiuterà a ricordarti di me» spiegò Robert. Gettò un’occhiata inquieta oltre la finestra: lui era sempre lì, immobile. Allora afferrò la bambina per le spalle, tirandosela più vicino. «Sii brava, aiuta la mamma. E io sarò di nuovo qui, la notte del prossimo Natale». Una notte ogni anno. Era riuscito a vincere quel premio giocandosi ai dadi l’eternità. E l’aveva fatto nella notte dei miracoli, quella in cui ogni cosa diveniva possibile, persino contrattare con la Morte. Jane annuì, come se avesse capito anche ciò che lui non poteva spiegare. Lo abbracciò e nascose il visetto nel suo collo. «Ti aspetterò, papà» promise. Robert si sciolse dalla stretta e incontrò gli occhi tristi di Mary. Prese la tazza che lei gli porgeva e bevve. Il latte caldo fu una carezza per la gola. Fuori continuava a nevicare, ma un chiarore si faceva largo poco a poco tra i rami intrecciati degli alberi. Presto, si sarebbe fatto giorno. Robert posò la tazza sul tavolo vicino e si alzò. «Adesso devo andare». Indossò il cappello e infilò il guanto. Mary cercò di bloccarlo e lui prese il suo volto fra le mani. «Me l’ha promesso. Potrò tornare una volta l’anno». Asciugò con i pollici le lacrime che rotolavano giù per le gote di lei. Poi la baciò. Le sue labbra erano fredde, quelle di Mary bruciavano di mille sentimenti. «Buon Natale, amore mio». Si staccò con un movimento brusco; aprì la porta, indugiò negli occhi di lei per la durata di un respiro, poi uscì come risucchiato dal vento e svanì in un vortice di neve. Mary lo chiamò, ma Robert era come sordo, ormai: saltò in groppa al cavallo e partì al galoppo, senza più voltarsi, attraverso la tempesta scheggiata dalle prime luci dell’alba. La notte di Natale si sciolse nel mattino opalescente. La figura misteriosa che attendeva ai margini della radura volò in sella e seguì Robert, attraverso gli alberi, come fosse la sua ombra. Mary richiuse l’uscio. Si accucciò sui tappeti, dinanzi al fuoco, e cinse la bambina, forte, quasi fosse l’ultimo abbraccio. Si addormentarono così, strette l’una all’altra, mentre fuori l’aurora colorava la neve con i suoi riflessi. Aspettando il prossimo Natale.


Natale 2014, per i lettori di Sognando Leggendo - molly68


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