Madre Terra

Page 1

MADRE TE RRA




Ente Promotore Circolo Artistico “Amici nell’Arte” Via Verneto, 10 17023 Garlenda (SV) tel. +39 0182 58 23 51 mob. +39 338 850 44 78 mail: info@amicinellarte.it web: www.amicinellarte.it Patrocinio Regione Liguria Provincia di Savona Comune di Garlenda Comune di Andora Palazzo Oddo Testi Walter Accigliaro Gerry Delfino Carmen Spigno Patrizia Valdiserra Curatori catalogo Carmen Spigno Pasquale Meli Grafica Umberto Schettini Fotografia Pasquale Meli Umberto Schettini Stampa Tipolitografia Bacchetta snc Regione Bagnoli, 66 - Albenga (SV) © Copyright 2010 - “Amici nell’Arte”


31 luglio - 29 agosto 2010 Castello Della Lengueglia Costa-Del Carretto Garlenda (SV)


Saluto del sindaco di Garlenda Anche quest’anno il Circolo “Amici nell’Arte” noprofit di Garlenda ha progettato un insieme di iniziative artistiche che culminano nella mostra d’arte contemporanea “Madre Terra”, approfondendo così con costanza ed impegno il suo decennale percorso artistico. Il tema della mostra è quanto mai attinente alla situazione ambientale che stiamo vivendo ed è anche in linea con la politica di questa Amministrazione, mirata sempre al miglioramento della condizione di ogni individuo, nella salvaguardia della natura e del territorio, inteso come patrimonio comune. Da anni la nostra Amministrazione si è distinta nell’appoggio e nel sostegno alle iniziative culturali, artistiche, sportive e sociali proposte dalle diverse associazioni della cittadina, nell’ottica di uno sviluppo sinergico fra le varie componenti, al fine di migliorare, assieme alla qualità della vita dei cittadini, anche l’approfondimento culturale. Il Sindaco Giuliano Miele L’Assessore alla Cultura Silvia Pittoli Saluto del sindaco di Andora Diamo il benvenuto all’arrivo nel nostro territorio della mostra itinerante dal titolo “Madre Terra”, che toccherà alcuni dei più importanti centri della Riviera ligure e oltre. Il tema della mostra ricalca la politica ambientale da anni sostenuta dal Comune di Andora, mirata alla salvaguardia ed alla difesa dell’ambiente e finalizzata all’abbattimento delle emissioni di anidride carbonica, grazie all’utilizzo di fonti rinnovabili di energia pulita. Le sale di Palazzo Tagliaferro saranno la degna cornice di un’esposizione di carattere internazionale, data la presenza di artisti francesi, tedeschi, argentini e guatemaltechi. È desiderio di questa Amministrazione dare spazio, accanto alle necessarie iniziative socio-culturali, eno-gastronomiche e sportive, anche a momenti dedicati all’arte, in una sede, Palazzo Tagliaferro, che per il suo alto valore architettonico e storico, ben si dispone a divenire un importante polo culturale per la nostra città. Il Sindaco Franco Floris Saluto del Presidente di Palazzo Oddo Il Comune di Albenga ha affidato alla società Palazzo Oddo S.r.l. un compito gravoso ed impegnativo, ma al tempo stesso stimolante e gratificante, ovvero la gestione del patrimonio archeologico, storico e artistico della città, il miglioramento della sua fruibilità e la sua promozione a livello locale, nazionale ed internazionale. Sono fermamente convinto che il comprensorio ingauno abbia moltissime potenzialità inespresse in termini di servizi culturali e offerta turistica, e proprio per questo motivo è necessario costruire sinergie tra tutte le realtà artistiche, culturali e produttive presenti sul territorio, superando campanilismi e steccati ideologici, al fine di mettere a sistema tutte le risorse e implementare la più ampia offerta possibile. Come Presidente della società Palazzo Oddo S.r.l. ho accolto con entusiasmo la proposta del Circolo degli “Amici nell’Arte” di ospitare la mostra “Madre Terra” nelle sale espositive della galleria di arte moderna posta al terzo piano dello storico palazzo ingauno, e colgo l’occasione per ringraziare i membri del sodalizio garlendino per la straordinaria occasione di contatto con una così ben assortita molteplicità di artisti che hanno messo a disposizione la loro competenza alla collettività del nostro comprensorio. Il Presidente Alessandro Chirivì


Saluto dell’Assessore Regionale al Turismo, Cultura e Spettacolo Il Circolo Artistico Culturale “Amici nell’Arte” noprofit di Garlenda opera da anni sul territorio proponendo importanti iniziative di grande risonanza artistica, culturale e sociale. Mi è gradito, in occasione della decima edizione della Rassegna “Ginevra-Arte&Musica”, iniziata infatti nell’anno 2001, porgere le più vive congratulazioni per l’attualità del tema scelto per il 2010, ovvero “Madre Terra”. Le emergenze ambientali sono un problema la cui soluzione si rende sempre più urgente. Sta a tutta la comunità impegnarsi responsabilmente affinché abbia inizio immediato il processo di risanamento che possa garantire la vita sul nostro Pianeta alle generazioni future. Un plauso a tutti gli artisti partecipanti ed al Circolo promotore. L’Assessore Angelo Berlangieri Slow Food Alassio Biodiversità La Biodiversità è uno degli argomenti cari a Slow Food. Il Pigato e gli Asparagi violetti di Albenga si trovano solo nell’Ingaunia o poco oltre, la bontà della Cipolla di Tropea è ineguagliabile in quel paese calabro, e non c’è migliore Vaniglia di quella del Madagascar. L’elenco potrebbe andare avanti quasi all’infinito. A fare buono e diverso dagli altri un ortaggio, un formaggio, un vino, contribuiscono la quantità di sole, di piogge (il microclima), il tipo di terra ed altri elementi ancora. Spesso sono sufficienti dieci chilometri perché la stessa qualità di vite produca vini molto diversi. Il latte d’alpeggio contiene tutti i profumi dei prati. Questa è la biodiversità. I formaggi, i salumi, le bibite prodotti industrialmente mancano quasi totalmente di questi elementi: basta un confronto organolettico per scoprirli senza... anima. Questa riflessione è scaturita osservando le opere di Carmen. Le terre gialle, ocra, rosse, bianche... un trionfo di quanto la natura ci mette a disposizione. Ogni pianta si sceglie la terra preferita. Non alteriamo queste scelte! Il Fiduciario Slow Food, condotta di Alassio Alessandro Scarpa Saluto del Presidente della CIA Sezione di Albenga Come Presidente della C.I.A. ho appreso con molto piacere la notizia della grande mostra organizzata dal Circolo Artistico Culturale “Amici nell’Arte” noprofit di Garlenda sul tema della Terra. E ancor più mi ha fatto piacere l’abbinamento della Terra con la figura della Madre, poiché nel nostro mestiere, la terra fa germinare i semi, fa fruttificare le piante e ci dà nutrimento. Per noi Agricoltori la terra è fonte di sostentamento ed è una madre benefica e propizia. Richiede cure, impegno, fatica e tanto amore e concordiamo con l’assunto degli “Amici nell’Arte” di trattarla con rispetto e con ogni cura affinché possiamo contribuire a preservarne la salute, limitando i danni che attualmente l’affliggono. Anche la Festa dell’Agricoltura da noi organizzata si terrà a Garlenda dal 26 luglio al 1° agosto e ci vedrà accomunati negli stessi intenti. Il Presidente Aldo Alberto


IL PERCHÉ DELLA MOSTRA

VIVERE LA VITA Vivere la vita in armonia con la Terra ed i suoi ritmi naturali; Vivere la vita rispettando ogni forma vivente, sia essa animale, vegetale o minerale; Vivere la vita mantenendo le acque limpide e l’aria pulita; Vivere la vita garantendo ad ogni bambino nutrimento e cure; Vivere la vita eliminando stress ed angosce metropolitane, sostituendo l’orologio biologico a quello digitale; Vivere la vita utilizzando Scienza e Tecnica per migliorarla e non per sfruttarla; Vivere la vita cancellando il profitto come unico scopo del vivere civile; Vivere la vita facendo un “passo indietro” rispetto al livello sinora raggiunto, in modo da poter nutrire i figli senza temere che la mela, il pomodoro, il latte, il pane, il pesce siano intrisi di pesticidi, fungicidi, diserbanti, ormoni, OGM… Vivere la vita e potersi tuffare nel mare o in un fiume senza paura di stafilococchi, colibatteri o sostanze cancerogene… Vivere la vita e poter camminare per le città senza mascherine antismog.


Fare questo “passo indietro” è duro. È duro rinunciare alle comodità e agli agi cui siamo abituati; d’altra parte il progresso scientifico ha innalzato il limite della mortalità, portando salute e benessere a molti e migliorando innegabilmente le nostre condizioni di vita. Ora però è stato superato il limite tollerabile dell’equilibrio fra la Natura e le aspettative di vita sul Pianeta. Il piatto della bilancia sta precipitando verso il baratro e i cataclismi che stanno devastando il nostro habitat, vedi marea nera nel golfo del Messico, sono frutto di questa dissennata politica ambientale. Occorre che ci rendiamo conto che noi siamo solo “inquilini” su questa Terra e che, come noi, anche i profitti spropositati sono effimeri; ciò che conta è preservare la salute del nostro Pianeta per le generazioni future e vivere nel presente una vita più equilibrata e armoniosa, ove al centro sia l’Uomo e non il denaro. Mi sovviene la concezione della Natura in “Avatar”… ma quella è soltanto una fiaba moderna. Comunque noi artisti degli “Amici nell’Arte” crediamo profondamente in questi valori e con la mostra “Madre Terra” desideriamo far riflettere la gente su questi problemi e sulla responsabilità personale di ognuno. Per questo ad ogni visitatore della mostra doneremo un sacchettino contenente una manciata di terra e dei semi: egli sarà libero di gettarli via, di portarli a casa e seminarli oppure di ridarli alla terra del castello per formare un’aiuola. La Terra è nelle nostre mani. Carmen Spigno

presidente Circolo Amici nell’Arte

08/09


TESTI CRITICI


PATRIZIA VALDISERRA WALTER ACCIGLIARO GERRY DELFINO


PATRIZIA VALDISERRA Terra, mater antiqua (...) quella terra stessa che vi produsse fin dal ceppo avito, nel verde sen v’accoglierà tornanti: ritrovate l’antica madre. Virgilio Eneide, III

Prima che ogni cosa fosse, ovunque, d’intorno, il respiro del Caos, presenza magmatica e informe, visione mutevole e nera del nero più nero di che l’ombra si veste. Notte amniotica e illune nel cui grembo Gea s’animò d’un divino soffio etereo, avvolta nel liquido abbraccio dei mari e dei fonti, ella, olimpico grumo di vita nel sidereo sorriso d’un cielo vasto d’azzurro, di luce terso. Questo il sentire dell’uomo agli albori, questo l’indizio d’una pietas che affondava le proprie radici in profondità, nell’umido ventre e nero della terra sentita all’uomo madre e dea. Essa nutrice amorevole e amante, resa feconda dal vento, bagnata dalla luce che piove dal cielo, irrigata dal pianto che il cielo piange, quando basso e denso di nubi su lei incombe e preme. Poiché, sempre, a lei quel cielo fu amante e sposo, come ora, che ancora in sé‚ accoglie l’astro luminoso del sole, che sempre conduce il giorno, facendo la notte nel suo declinare a ponente. Davvero levando lo sguardo all’azzurro, saldi i piedi premuti al suolo, l’animo, perso a tanta vastità, di quello stesso cielo presente la divinità e freme, come foglia al ramo più alto e precipite, cui linfa corra a farlo più tenero e verde. Vasta, smisurata deità d’azzurro e vento, in essa riposa colui che l’uomo agli albori chiamò Deus Pater, l’alito di vita che corre gli spazi siderali e le terre, i mari e i fiumi, vivo nella luce del giorno, nel bagliore del lampo, nella pioggia che lava le ferite, solchi aperti d’una terra che s’offre nero ventre al seme gettato a fiorire nella dolcezza di primavera. Muta preghiera, tutto da Gea al cielo risale, il vapor d’acqua come lo spirito di natura, lo stesso anelito dell’uomo, quasi fumo che vapori dai ceppi accesi d’un fuoco che arda giocondo. E sotto quello sguardo silente e innamorato la terra ora si piega, geloso ricetto al mistero del seme, ora s’apre come loto a quegli spazi eterei entro i quali respira. E freme la mente e l’anima, intuendo quel divino ordine che invisibile sottende alle leggi di natura, manifesto nel potere creativo a rendere atto ogni forma di vita che su Gea ogni istante vive, s’alimenta e cresce. Perso lo sguardo in quella lontana, siderea vastità, forte i piedi calcano la terra, solida matrice di vita e feconda. Dalle sue profondità lenta risale la forza di volontà che rende l’uomo volitivo e forte, audace come la vita che vive e si riproduce, tenace come radici che affondino al suolo ad ancorare la terra, a farla più stabile e ferma ai piedi che ancora su lei premono e vanno.


Pure v’è un nume che governa questa zolla, intimo grumo di vita rappreso e solido che l’erpice ferisce e spacca. È la divinità terrena, madre feconda d’ogni esistenza e sposa al cielo che azzurro di sé‚ l’avvolge. È Demeter, amorevole dea e madre, che rese solido quel grumo d’argilla dal quale l’uomo trasse la forma, del quale ignudo vestì, su d’esso muovendo i suoi passi fino all’estrema sua ora che lo vide deposta spoglia alla terra, polvere vana che alla polvere torni. Poiché‚ terra davvero È all’uomo grembo materno e avello; nutrice feconda e sudario nel quale il seme gettato germini e cresca recando alla luce i suoi frutti. È un cuore d’umori e argilla quello che batte in seno alla dea, che s’apre tumido di vita e attese finché, Amore, ancora una volta, ne fecondi le pieghe di rugiada, polline e luce. Riposa nelle profondità l’essenza divina della Madre, che tenera avvolge del suo profumo, che si comunica al cuore e all’anima con il respiro, come brezza lieve tra i rami, a sfiorare d’una cetra le corde d’impercettibile suono. È nel cuore del cuore della terra che atomi s’abbracciano in molecole, osservando ordinata geometria di linee e piani a intersecarsi nel regno compatto delle profondità. Perenne una forza e profonda, dalle viscere di Gea, instancabile risale, divenendo la forza dell’uomo, epifania di volontà di un’esistenza che, d’argilla e umore, granitica s’erge tra cielo e terra ad affermare il proprio essere creatura d’amore alla terra e al cielo in armonia con quanto nel cosmo si muove e vive. Poiché‚ davvero urge all’uomo d’accordare l’esistenza propria al ritmo eterno di Natura. Quella, compresa nella profondità dell’essenza, ancora una volta si manifesta nella creazione, divina impronta del divino, da cui tutto promana, a cui tutto ritorna.

12/13


WALTER ACCIGLIARO Ritmi della terra, ritmi dell’uomo, ritmi dell’arte «… Vi scongiuro fratelli, siate fedeli alla terra». Friederich Nietzsche (Così parlò Zarathustra, 1883-85).

Osserviamo il ritmo del mondo naturale con le sue periodicità, le sue “leggi”, le sue modalità rivelatrici, i suoi “prodotti”. Conosciamo il ritmo biologico dell’uomo, dalla nascita al decesso, con i suoi usi, le sue esigenze, con i suoi modi di essere e di rapportarsi all’ambiente. Intendiamo il ritmo dell’arte nei suoi sommovimenti di pensiero elevato, di gusto, di produzione, nelle sue oscillazioni, nel suo confronto variegato con la realtà terrena ed oltre. Sono tre livelli speculativi, molto complessi, nei quali vorremmo orientarci per riscontrare un utile confronto. Ma non ci nascondiamo le notevoli difficoltà a trarre sintesi pertinenti, efficaci, introspettive, esulando dalle specifiche trattazioni approfondite. Senza voler articolare esegesi sui massimi sistemi, né affrontare metodiche “sistemazioni” per le rispettive tematiche, varrebbe qui cogliere il tenore dei ritmi suddetti e provare a trarne qualche considerazione. Se valutiamo il complicato, eppure inderogabile, rapporto terra-uomo-arte come un tutt’uno, dobbiamo comunque distinguerne i livelli di proprietà. Tuttavia coesistenze, parallelismi, sintonie possibili ci inducono a sottolineare specificità, senza escludere similitudini. Come in un’armonia di difficili aggregazioni, anche l’artista si può esprimere per accordi o per disaccordi. Può cogliere assonanze, esprimere sequenze ordinate oppure può tentare un arduo ordinamento di contrasti, un difficile assetto di elementi disgreganti. I ritmi delle stagioni, il loro divenire ed il loro esaurirsi, come le mutevoli condizioni delle superfici terrene, sovente rivelano trascorsi in cui è facile rimanere affascinati od, al contrario, restare disincantati, forse smarriti. Attrattiva e distacco come convivono? «… Dalla terra sorgono le piante e dalle radici nella terra sorgono le forme; il loro alone di colore, la coscienza delle forme, è ciò che rimane indelebile sul terreno: la permanenza della forma, la sua ombra concentrica; l’alone è lo specchio dell’immagine che partecipa della natura del certo e dell’incerto …», così scrive Michelangelo Castello (L’estetica degli anelli, 1991). Si tratta di affermazioni eloquenti, come se la creazione di un’opera, naturale od artificiale, fosse un atto mitico, come se si potesse proporre quale mito di se stessa. In ogni modo, sempre ci troveremmo di fronte ad un evento creativo che spezza lo status quo, che pone un nuovo punto di riferimento, che offre un rinnovato spunto vitale. Nella sua nascita, o rinascita, si fonda un novello ritmo esistenziale oppure si innesta il germoglio di un ciclo che andrà a concludersi, per rinnovarsi ancora.


Quasi evocando una sorta di dottrina panteistica, verrebbe da considerare il tutto come un unicum.Varrebbe così considerare terra, uomo ed arte compresi in un grande dinamismo cosmico, tale da ripetere all’infinito movimenti atti a produrre e riprodurre forme svariate, naturali e artificiali. Potremmo configurare una forza superiore che continuamente anima il mondo. In questo ambito l’artista, “ricercatore d’immagini”, può svolgere un particolare, doppio ruolo di testimone figurativo e di proponente nuove riflessioni. Sul relativo processo di induzione dal concetto di bellezza all’opera umana, anche nel rapporto con l’ambiente, vale riconsiderare quanto scrive il filosofo tedesco Helmut Kuhn: «… Questa esperienza [il contatto tra l’esistenza e il bello], intermedia e, tuttavia, riposante in sé, colpisce l’uomo nel suo centro esistenziale, che è da ricercare al di là, al di sotto della separazione tra la facoltà dell’intelletto e quella della volontà. Là essa provoca una sensazione indugiante, che si trova a mezzo tra la gioia tranquilla e l’estasi tremante; e nel contempo provoca, tuttavia, un’attività che forma e plasma. Questa penetra nell’attività dell’homo faber, che trasforma l’ambiente naturale conformemente ai propri bisogni e ai propri scopi. Essa si eleva, infine, alla propria essenzialità, liberandosi da questi scopi verso la pura raffigurazione della forma rappresentativa o simbolica, verso la creazione dell’opera d’arte …» (Essenza e vita dell’opera d’arte, 1970). È ancora l’“idea” di una forza superiore che, anche attraverso la particolare sensazione estetica, entra in gioco nel comune operare nell’habitat e poi si rivela esternamente nella realizzazione di testimonianze artistiche. Si pensi, anche con questa concezione, alle multiformi, significative soluzioni della Land Art nei trascorsi anni ’60 – ‘80. Geometria, armonia o disarmonia con la natura, simbolismi, rimandi evocativi vengono concepiti e realizzati per un luogo specifico. I materiali impiegati perlopiù provengono dalla terra; è una porzione di terra che viene “rimodellata”; i risultati estetici nascono in diretto rapporto con un tratto di terra. Immagini nell’habitat sono così realizzate rendendo valore estetico agli elementi stessi dell’ambiente, più o meno rielaborati. Per di più valga, come concezione omnicomprensiva, un ulteriore riferimento al tema simbolico-religioso della Grande Terra Madre: la dea pagana strettamente connessa alle credenze in materia di procreazione, di fertilità e di sussistenza nel mondo. Persino nella vastità, o nell’annullamento visivo, delle tenebre il senso dell’appartenenza cosmica si espresse nel culto di una generatrice entità superiore. È nota come la «Dea Oscura primitiva», ossia il cielo notturno e l’oceano primordiale. Secondo Laura Rangoni, «… È proprio dall’acqua di questo oceano che emerge, in moltissime mitologie, la terra, sempre connotata da caratteristiche femminili come limo da fecondare, come l’universo ctonio che racchiude in sé la vita animale, ma soprattutto vegetale. Molte cosmologie antiche ritengono che la terra sia uno scoglio, un colle, una pietra che sorge dalle acque e su questa terra o su questa cima sorge il primo albero od il primo fiore …» (La Grande Madre. Il culto del femminile nella storia, 2005). Molti spunti espressivi, visionari o simbolici, potrebbero derivare da queste vetuste concezioni, non soltanto la ricorrente, primitiva immagine della Venere paleolitica oppure della Dea-madre, della Tellus romana, sino alle venerate Madonnemadri dei cristiani. Siamo al cospetto di un archetipo primordiale. È la terra adorata come grande procreatriceprotettrice, come possente figura femminile che tutti comprende e nutre, che feconda l’esistenza stessa. Una mostra del 2008, allestita nel forte di Bard in Valle d’Aosta (Terra materia e simbolo. Arte, video, foto, a cura di Gabriele Accorsero, Pierluigi Carofano, Chantal Cerise ed Enrico Crispolti) ha documentato e sviluppato la tematica correlata: dalla sua conoscenza fisica all’iconografia, alla sua complessa matericità ricca di simboli e di espressioni artistiche. I ritmi vitali dell’uomo, connessi alle sue possibilità intellettive, sono intrisi anche dalla sua capacità di “fare arte”. Rappresentare un frutto, una foglia, un animale, una veduta, vale pure come adesione espressiva ad una terrestre condizione umana. D’altra parte, estraniare tale condizione in simbolismi, atmosfere rarefatte, allusioni indirette od astrazioni, rivela pure la ricerca di un’altra dimensione, non dimentica delle sue radici terragne. Comunque la si rappresenti, la necessità di un vitale riferimento terreno svela principi profondi. Alba, marzo 2010

14/15


GERRY DELFINO Gaia e Clio

Immergendo le mie mani nella terra nel giardino disegnato e sospirato, col nuovo orto, al di là dei pitosfori ho sentito profumo di humus di vita, di futuro... “Terra buona” intanto mi diceva Andrea, il giardiniere, “terra scura, ricca, vera”. Chi ha radici di campagna, come me, sa subito distinguere i terreni tra argille e sabbie. Felice con le mani zeppe di zolla amica ho rivisto mio padre, mia madre le zie, tutti curvi a lavorare il sudato suolo, sì,

ma amico. Il mio pensiero è corso a Gaia, la madre terra, nata dopo il Caos, la grande Dea che prese sposo Eros, l’Amore. La terra vita quindi che dà frutto e cibo agli uomini del mondo, non solo questo, nel bel tempo antico, ma simboli e parole da incidere su rosse tavolette, nascono utensili, e ancora preziose cose per il viver quieto. In essa riposano le stanche membra Nell’attesa del risveglio ultimo. Nel passar dei secoli fu causa di pace, di sanguinose

e lotte, di avidità umane, che violentarono il suo corpo e ancor lo fanno per tirar fuori dalle sue viscere sassi preziosi e venali metalli, ma ancor più per cavare liquido nero che troppo spesso è simbolo di odio. Un po’ di fango raccontano i Vangeli dell’infanzia, bastò al Santo piccino a far passerotti e poi dar loro vita, un po’ di fango bastò a Gesù, mio Signore a dar luce agli occhi al cieco nato. E Clio?


Clio ci narra le opere che uomini diversi scrissero e cantarono per dar voce alla terra, ai suoi prodotti, alla fatica dell’agricoltore, al contadino saggio. Ci canta dell’evolversi del mondo della vita della tellus delle tante ere, freddissime e caldissime, del frastuono di meteore e vulcani, dei primi passi umani, ma ritornando all’umile fatica, dall’aratro dell’età del bronzo, all’ogm così temuto ora. Ricorda Ninurta e Senofonte, Teofrasto e Catone, il maestro sublime Virgilio, Varrone e Columella, il vetusto Plinio e Rutilio Palladio,

il sapere antico… poi Pietro de’ Crescenzi, nel ‘500 molti frutti scritti, disegnati testi di Mattioli e Durante, poi Tarello e Gallo, poi miriadi di libri nel novecento ed ora. Dimmi Clio e nell’arte? Gaia sempre ha ispirato suoni, leggiadri e forti, come tutti sanno e a volte nostalgia riprende di sentirli, facendo breccia in noi poi ancora: i quadri di Van Gogh, di Ligabue, i leggiadri Monet, gli arditi Freud Morandi e Carrà e tanti tanti altri ancora ispirati furono sempre dall’amata Terra. Con essa dipinsero e ancor lo fanno come si vede intorno a noi vicino,

consacrando ad Essa la loro arte amica. Il giallo non ricorda il caldo grano, il verde le feconde viti, poi castani, marroni, bruni focosi chiare sabbie che s’infrangono nel blu del mare? Quanti colori, grazie amica Terra scusa se ti fanno così tanto male! ma tu paziente attendi i giorni quieti sereni, attendi ansiosa con vivace ardore che siano vittoriosi saggi i tempi dell’Amore.

16/17


MAESTRI


ALBERTO BURRI CARLOS CARLÈ MICHEL GUERIN WILFREDO LAM SAVERIO TERRUSO

18/19


ALBERTO BURRI

Alberto Burri nasce a Città di Castello il 12 marzo 1915. Dopo la laurea in medicina, conseguita nel 1940, nel corso della seconda guerra mondiale viene fatto prigioniero dagli inglesi e recluso, insieme a Giuseppe Berto e Beppe Niccolai, nel “criminal camp” per non cooperatori del campo di concentramento di Hereford in (Texas), dove comincia a dipingere utilizzando materiali di fortuna. Tornato in Italia nel 1946, si trasferisce a Roma e nel 1948, espone le prime opere astratte: Bianchi e Catrami. Dal 1950 inizia a realizzare i suoi lavori più rivoluzionari, i famosi “Sacchi”. La materia povera, sdrucita racconta la propria storia attraverso le sue cuciture e bruciature assurgendo a simbolo del dolore universale. Sono opere che suscitano grande scandalo (nel 1959 l’acquisto di “Grande Sacco” da parte della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma provoca un’interpellanza parlamentare) e che vengono esposte nelle personali che, dopo Roma, si tengono anche in varie città europee e americane. Al Guggenheim Museum di New York ottiene ottime critiche. Il suo stile si collega al movimento dell’arte informale. La tendenza artistica, nata e diffusasi in Europa, era caratteristica del clima culturale post bellico. Databile agli anni Cinquanta e Sessanta, esprime la perdita di fiducia nella razionalità. L’azione è considerata l’unico mezzo d’espressione. Il dipinto è una tensione continua verso un’istintiva e incontrollata espressione di sé, al di là delle categorie figurative consuete.Vengono respinte perciò la forma, la prospettiva, i contorni e le figure geometriche. Il supporto dell’opera diventa materia modificabile e trasformabile dall’artista. Nel 1952 espone per la prima volta alla Biennale di Venezia, presentando l’opera il Grande Sacco. Con le mostre di Chicago e New York del 1953 inizia il grande successo internazionale. Nel 1973 inizia il ciclo dei Cretti e su questo filone colloca l’immenso sudario di cemento con cui rivestì i resti di Gibellina in un mirabile esempio di land art. Nel 1976 inizia a lavorare ai Cellotex. Nel 1981 viene inaugurata la Fondazione Burri in Palazzo Albizzini a Città di Castello, con una prima donazione di 32 opere. Burri muore a Nizza il 13 febbraio 1995, poco prima del suo ottantesimo compleanno.


Multiplex tecnica mista 70 x 100 courtesy galleria Sangiorgi


CARLÈ CARLOS Alla “Madre Tierra” do forme primitive per farla parlare. Provo a scoprirla, a spogliarla, a vederla nuda. La ricreo. Faccio campioni diversi. Ho passato la vita facendo ciò. La tingo, la buco, la taglio, la strappo, la scavo, l’incido per vederla, per toccarla meglio. La faccio diventare di nuovo roccia, magma. A volte la vesto con qualche colore. La “Madre Tierra” ha un linguaggio più ricco della parola. Come dice Shibatsuji: “A volte la luce del Paradiso, a volte le tenebre dell’Inferno”.

Carlos Carlé nasce nel 1928 ad Oncativo, in Argentina. I suoi iniziali contatti con la ceramica avvengono nella fabbrica di mattoni refrattari del padre, dove realizza i primi manufatti. Da allora il suo interesse è volto verso i materiali cotti ad alta temperatura, con particolare predilezione per il grès. Verso la fine degli anni Quaranta intraprende, a Buenos Aires, lo studio della ceramica, del disegno e della scultura e aderisce ad Artesanos, primo gruppo d’avanguardia nell’Argentina del dopoguerra. Tra il 1950 e il 1953 studia letteratura e disegno. Nel 1963 si trasferisce in Italia. Nel 1959 è tra i fondatori del Centro Arte Ceramico Argentina. Opera in diverse fabbriche di ceramica in Argentina, Brasile, Paesi Bassi, Danimarca e Italia, dove si stabilisce nel 1963 e decide di dedicarsi esclusivamente alla scultura. Lavora per circa un anno nel centro ceramico di Vietri sul Mare e in seguito si trasferisce ad Albissola Marina. Le sue opere gli sono valso dagli anni Cinquanta numerosi riconoscimenti e premi per tutto il mondo. Dal 1972 è Membro titolare dell’Accademia Internazionale della Ceramica a Ginevra. Nel 1998 è stato invitato a realizzare una scultura monumentale in Shigaraki Ceramic Cultural Park in Giappone. É dedicata a Carlé la “4ª Rassegna di Scultura all’aperto 2000” promossa dall’Assessorato alla Cultura di Padova. Le sue sculture figurano in diversi musei e collezioni, tra cui il Museo Internazionale della Ceramica di Faenza, il Musée National de la Céramique di Sèvres, il North Central Washington Museum di Wenatchee e il Museo Juan B. Castagnino di Rosario.


Piastra - grĂŠs - 84 x 84


MICHEL GUERIN Dipingo perché mi piace sentire il respiro del mare, l’odore delle alghe, la voce dei gabbiani, la solitudine di chi vive tra cielo ed acqua. In tutto questo ci sono il mio passato ed il mio presente. La memoria lavora sulla realtà e la trasfigura, la realtà trasfigurata è il luogo di incontro fra me e chi guarda il mio dipinto.

Michel Guerin è nato a Nizza il 27 agosto 1940. Di padre normanno e di madre italiana è cresciuto a Nizza e si è formato come pittore in questo capoluogo della Costa Azzurra, Negli anni ’60 si diploma alla “Ecole Nationale des Arts Decoratifs” e successivamente si laurea in lettere ad Aix-en-Provence, nel cuore del Midi. Guerin per molti anni ha insegnato in Francia e in Gran Bretagna. Ha esposto in importanti gallerie in Italia, Francia, USA, Germania ottenendo lusinghieri successi e numerosi consensi. Hanno parlato di lui Luciano Caprile, Ugo Ronfani, Ettore Ceruti, Marta Paraventi, Lean Mark David… Osservando le ultime opere di Guerin appare sempre più evidente la superba regia cromatica, l’analitica disposizione dei gialli, dei blu, dei verdi, dei luminosi bianchi entro campiture ben delineate e definite: operazioni in cui l’artista si fa nuovo interprete della tradizione dei pittori della scuola bretone. Percepiamo, specie nelle nature morte, echi sotterranei, presenze sottilmente vaganti tra la polvere e il pulviscolo atmosferico che li avvolge. Memoria e magia, un binomio difficile da ottenere e da mantenere.


Une soir Ă Santorini - tecnica mista su tela - 150 x 100 courtesy galleria Merchionne


WILFREDO LAM

Wifredo Lam nasce ottavo figlio di un ricco commerciante cinese ottantaquattrenne e di una madre di origini afroeuropee. All’inizio dell’autunno del 1923 si imbarca per la Spagna dove vive per 14 anni. Nel 1929 sposa Eva Piris da cui ha un figlio. Nel 1931 Eva e suo figlio muoiono di tubercolosi. Nel 1938 Lam conosce Pablo Picasso ed ha modo di incontrare gli amici del pittore Joan Miró, Fernand Léger, Henri Matisse, Paul Eluard, Georges Braque… Nel 1941 lascia l’Europa per Cuba con André Breton che desidera andare a New York. Fa la conoscenza d’Aimé Césaire di cui diventa amico. Dopo avere soggiornato per dieci anni sull’isola, a cinquant’anni, si trasferisce definitivamente a Parigi dove muore nel 1982 dopo aver trascorso un periodo in Italia. Ad Albisola entra a far parte del gruppo degli artisti che hanno reso la cittadina ligure nota in tutto il mondo: Asger Jorn, Ansgar Elde, Carlos Carlè, Lucio Fontana, Agenore Fabbri, Giuseppe Capogrossi, Enrico Baj… Il lavoro di Lam trova le sue radici nelle origini meticce (Cina, Africa e Antille). Difatti l’artista si ispira agli Africani che hanno portato a Cuba “la loro cultura primitiva, la loro religione magica con il suo misticismo in stretta connessione con la natura”. Ebbe il merito di essere stato il primo artista non bianco a vantare un riconoscimento ufficiale all’interno della storiografia dell’arte occidentale. È considerato, insieme a René Portocarrero, il maggior artista cubano. Sue opere sono presenti nei maggiori musei del mondo. Lo stile di Lam è la somma delle numerose correnti pittoriche incontrate durante i suoi lunghi viaggi: le sue opere sono caratterizzate da tratti simili a quelli dei graffiti primitivi ma si mescolano anche leggeri influssi cubisti, il tutto mescolato in un’atmosfera surrealista. Il quadro più famoso e rappresentativo di Lam è “La giungla” del 1942. Wilfredo Lam muore a Parigi nel 1982. Seguendo le ultime volontà dell’artista, le sue ceneri sono trasferite a Cuba, dove viene creato, come omaggio postumo “il Centro Wifredo Lam” per la promozione e lo studio delle Arti Plastiche nei paesi del Terzo Mondo.


Senza Titolo - litografia a colori - 50 x 70 courtesy galleria Il Bostrico


SAVERIO TERRUSO Artista di livello internazionale che ha saputo rapire l’osservatore con la sua pittura costruita con un lavoro attento, prezioso, infaticabile. Saverio Terruso ha raccontato se stesso con il disegno, il colore in una sintesi fantastica tra reale e celestiale. La stessa musicalità che si ode leggendo le sue pennellate colme di forza cromatica che illuminano le genti, i gesti del quotidiano, le nature morte in una continua ricerca e verifica. Il suo mondo è vero: si raccoglie la fragranza del racconto vitale, limpido grazie alla poesia che rende universale la sua arte e grazie al “colore” dell’esistenza stessa. La sua pennellata rammenta, a volte, quella di Césanne e del primo cubismo, pur avendo altre cromie più forti e legate, in un certo senso, alla cultura del ricordo sempre viva nell’Artista. Altro elemento significativo, oltre alla sua capacità tecnica davvero elaborata ed affinata da uno studio costante, è l’essere giunto, in molte opere, ad un ribaltamento in avanti della superficie di appoggio, creando nuovi effetti. Silvia Bottaro Savona, 26 aprile 2010

Saverio Terruso nasce a Monreale (PA) l’11 gennaio 1939. Dopo aver frequentato a Palermo i corsi della Scuola d’Arte fino al 1959, si trasferisce a Milano, dove segue a Brera i corsi di Pittura di Domenico Cantatore, conseguendone il diploma. In seguito frequenta la scuola di scultura di Francesco Messina, sempre all’Accademia di Brera. Ha insegnato pittura all’Accademia di Palermo e all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Dal 1979 è stato titolare della Cattedra di Pittura, che appartenne a Carpi, Carrà, Funi e Purificato, presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Il pittore Terruso, è molto conosciuto in campo nazionale nonché internazionale. Ha esposto in Germania, Svizzera, Francia, Spagna, Stati Uniti, Brasile, Messico, Perù, Cina e Giappone. Alcuni suoi dipinti figurano in raccolte di musei in Italia, Brasile, Perù e Messico.


Alberi - olio su tela - 60 x 70


ARTISTI


CLAUDIO CARRIERI DANIELE ALBINGER SANDRA CAVALLERI GIUSEPPE SINESI AURELIA BORRUSO ELISA TRAVERSO LUISA TINAZZI

30/31


CLAUDIO CARRIERI Terra cruda Le mie “Odalische”, le “Omunde” modellano l’assenza, il “Pneuma” di cui vogliono farsi impronta. Origine e fine si abbracciano nel gesto artigiano che, ripetitivo, costruisce dal basso, salendo verso un oscillante polo siderale. Il moto del fare circolare-tautologico intorno al centro cavo individua l’asse cosmico delle mitologie. Così, come in una preghiera che corrisponde all’atto cosmogonico, si definisce una forma come un “Mandala” tridimensionale, uno “Stupa”, una “Ziqurrat”, una “Dea”: l’archetipo di un tempio contemporaneo. Il decoro infine, è scrittura del gesto, una calligrafia che reca nel suo stile lo stesso canone che origina queste figure.

Claudio Carrieri è nato a Prince George (Canada) nel 1956, è pittore e scultore, il suo studio si trova a S. Bernardo in Valle, Savona. All’attivo ha numerosi allestimenti ed esposizioni personali e collettive sia in Italia che all’estero. Tutto il suo lavoro è volto al “Metodo”; per Carrieri l’arte è scienza nel senso più alto, dove il pensiero razionale smaterializza il confine fra phisis e credo. Primi anni ‘70: frequenta assiduamente le fabbriche di ceramica di Albisola “C’era il mito del Dams di Bologna, improvvisavamo performances di grafitismo per decorare gli scogli sulla spiaggia o di fotografia “living” inscenando cruenti delitti nelle vie del centro, o ancora, sempre all’aperto, coinvolgendo i passanti in action painting collettiva, allestivamo grandi tele sui muri del centro storico o per terra in una piazza”. Oltre alla amicizia con Sergio Giuliani, è fondamentale nella sua formazione di artista, l’incontro con il maestro Antonio Sabatelli e con Luciano Francesconi, maestro grafico umorista.


Odalisca antica scultura in terre refrattarie h. circa 60


DANIELE ALBINGER “Renge” (il fiore di loto) simboleggia appunto la Buddhità che emerge dalla vita dei comuni mortali immersi nelle sofferenze e nelle illusioni. Questo fiore, simbolo di purezza, sboccia solo nell’acqua fangosa degli stagni. Lo stesso vale per gli esseri umani: è proprio grazie ai problemi e alle difficoltà che è possibile far emergere la condizione del Buddha dalla propria vita. Ma soprattutto “renge” rappresenta la simultaneità di causa ed effetto, il loto infatti è l’unica pianta che produce fiore e frutto allo stesso tempo. Il Buddhismo afferma che, a un livello più profondo, la causa e l’effetto sono simultanei. Partendo dalla continuità di passato, presente e futuro nel momento in cui si pone una causa (attraverso pensieri, parole e azioni) si produce immediatamente un effetto che si manifesterà senz’altro.

Di origine tedesca, Daniele Albinger si è trasferita in Italia nel 1985. Sempre attenta sin da piccola alla ricerca dell’attimo da ricordare e dell’“arcano da svelare”, inizia a fare le sue prime foto ancora molto giovane. Oggi Daniele, che parla quattro lingue, abita a Mentone, nella Costa Azzurra, a pochi passi da Monaco. Ha gestito per molti anni a Milano uno studio fotografico.


Fiore di Loto - fotografia - 21 x 28


SANDRA CAVALLERI Gaia, ovvero Madre Terra, simbolo antico e profondo, luogo del Sacro, la Grande Madre che tutti nutre e tutti sostenta… ma… la Terra può anche diventare “Matrigna” a causa dell’uomo inquinatore e dei suoi comportamenti irresponsabili.

GIUSEPPE SINESI Nelle opere dell’ultimo periodo è stata elaborata, in maniera ovviamente soggettiva, l’idea di “impronta” che da sempre ha rappresentato il segno distintivo del passare del tempo, testimonianza di una dinamicità remota. In tale dinamicità ha avuto terreno fertile, negli ultimi anni, lo sviluppo della teoria del caos che, nella natura, cerca di spiegarci fenomeni non altrimenti spiegabili con la scienza classica. In questa mostra ho voluto rappresentare questo pensiero, laddove il caos può apparire non aderente alle nostre aspettative ed ai nostri metodi di valutazione scientifica; ha, invece, una “logica” tutta da considerare in quanto affonda le proprie ragioni nella natura.



SANDRA CAVALLERI Sandra Cavalleri è nata ad Andora, in Liguria, dove vive e lavora. Ha insegnato nelle scuole superiori e contemporaneamente ha coltivato i suoi interessi per l’arte, la ceramica e la pittura. Ha esposto le sue opere in numerose mostre collettive e personali in Italia ed all’estero. Nell’agosto 2004 è stata invitata in Cina a Jingdezhen Sanbao per festeggiare i mille anni della porcellana. Con altri artisti ha inaugurato ed esposto in una mostra nella sede cinese del Centro Culturale Paraxo. Numerose le mostre collettive e personali a cui ha partecipato. Fra le personali si ricordano: nel 2006 “Raccogliersi per Espandersi” presso la Chiesa SS. Giacomo e Filippo di Andora (SV), nel 2007 “Terra… il suo posto è il cielo”, Casa Così di Cherasco (CN), nel 2008 “Don’t disturb”, Sala Mostre Cantina Comunale di La Morra (CN) e “Dalla terra al cielo”, Palazzo del Parco a Diano Marina (IM).

Gaia - ceramica raku - 60 x 69 x 26


Alternanza t. m. su tavola 50 x 60

GIUSEPPE SINESI Giuseppe Sinesi è nato a Canosa di Puglia (BA) nel 1957. Dopo gli studi si trasferisce a Torino, dove risiede, iniziando la sua attività artistica da autodidatta. Negli anni seguenti frequenta, in maniera intensiva, i corsi di pittura tenuti dal maestro Sesia della Merla che lo forma artisticamente. È di quegli anni lo studio approfondito sul colore e sulla composizione. La passione artistica lo porta ad abbandonare il campo prettamente figurativo e, attraverso un percorso di sperimentazione, proporre una forma d’astrazione decisamente soggettiva e personalizzata. Ha partecipato a numerose mostre collettive e personali in Italia e all’estero. Nel 2009 la rivista Italia Arte e Villa Gualino gli dedicano una mostra personale dal titolo “sequenze astratte”. Tra coloro che si sono occupati delle opere di Giuseppe Sinesi vanno segnalati, tra gli altri: Elisa Bergamino, Guido Folco, Aldo Ghidetti, Silvia Bottaro, Arnaldo Fontana, Sesia della Merla.


AURELIA BORRUSO Progetti di vita, progetti d’arte, si sono fusi in un tutt’uno, con sempre più entusiasmo e nuove iniziative. Il filo conduttore che ci ha sempre accomunato profondamente, è stato l’amore incondizionato per la natura. L’emozione di veder germogliare un arbusto, sbocciare un fiore, spuntare un frutto. Ascoltare la musica lieve in un fremer di foglie. Il seguire con dita attente le rugosità di un vecchio tronco che narra vicende antiche, l’ammirare i disegni di rocce, o l’ondulazione di colli che si rincorrono con un ritmo ampio e giocoso, è sempre stato una fonte di intimo e profondo godimento costantemente condiviso. […]

Aurelia Borruso è nata a Milano. Dopo la maturità Artistica, frequenta l’Accademia di Brera dove consegue il diploma in scenografia. In seguito frequenta la scuola di pittura di Domenico Cantatore. Più avanti si iscrive all’Università Statale di Milano, dove segue i corsi di letteratura e archeologia. Ha insegnato Storia dell’Arte e Folklore presso l’istituto Bertarelli di Milano. Ha lavorato in campo pubblicitario, progettando e realizzando allestimenti per molte compagnie aeree e aziende turistiche. Ha collaborato a lungo con la rivista “Prospettive D’Arte” e la rivista Italo-Peruviana “Incontri”. Ha scritto i commenti di cortometraggi d’arte e la presentazione in catalogo per vari artisti. Dal 1963 espone i propri dipinti in mostre personali e collettive in Italia e all’estero.


Pensieri in viola - olio su tela - 50 x 70


ELISA TRAVERSO L’argomento “Madre Terra” mi ha sempre affascinato sia per l’accostamento dei due termini che sono antichissimi e nello stesso tempo attuali sia perché nella loro semplicità riassumono la vita così come la conosciamo nel nostro mondo: il succedersi delle stagioni, la nascita e la rinascita della natura. La donna a cui è destinato fin dall’inizio dei tempi il perpetuarsi della specie è in effetti il simbolo più pregnante, essa è sorella e madre, dà la vita e a volte la toglie, essa stessa è “terra”.

Elisa Traverso è nata a Savona, dove vive e lavora. Diplomatasi nel liceo Nicolò Barabino di Genova, è stata allieva di Nobile, Verzetti Borella, Pestelli e compagna di scuola di G. Bonelli. Ha lavorato in qualità di insegnante abilitata di discipline pittoriche, disegno ed educazione artistica nei licei e nella scuola media. Ha operato nella grafica, con la pittura ad olio e ad acqua ed i collages polimaterici. Ha iniziato la sua attività a Spotorno (SV) con la mostra personale alla galleria “Baguttino” nel lontano 1965 ed ha proseguito negli anni ’70 fino ad oggi pur con intervalli e periodi di assenza. È stata sempre presente in numerose collettive sia a Savona che in Provincia oltre che a manifestazioni a livello regionale e nazionale, partecipando anche ad associazioni e attività culturali. Sue opere pittoriche e grafiche fanno parte di collezioni private e pubbliche e sono inserite in cataloghi d’arte.


L’amore della Terra - olio su tela - 70 x 100


LUISA TINAZZI Sono due lavori di incisione eseguiti a punta secca e poi stampati su carta dedicata, con il torchio, utilizzando inchiostro per calcografia, con due matrici, una per l’incisione a punta secca e una per le cromie. In “Respiro sul mondo” viene rappresentato il pianeta Terra sorretto, quasi adagiato, tra gli esili rami di un albero. Questo a sottolineare il sistema precario che sorregge la sopravvivenza della nostra “Pachamama”, continuamente trascurata, inquinata e depredata dalla specie umana. “Pachamama” è una parola che deriva dalla lingua quechua delle popolazioni andine ed è il significato di madre-spaziotempo o madre-universo, un tutt’uno con la madre terra. La riproduzione si basa su un disegno fatto da un nativo peruviano Juan de Santa Cruz Pachacuti Yamqui Salcamayha nel suo “Account of the Antiquities of Peru” scritto intorno al 1620 e dimenticato negli archivi della Biblioteca Nazionale di Madrid per tanti anni. In questo disegno, interpretato poi da Beuchat, l’Universo, chiamato Pacha è una Terra quadrata con una cima, quasi fosse un tetto, dove dimora il grande Dio creatore del mondo, Uiracochan pachayacha. Alla sua sinistra si trova il sole e alla sua destra la luna. La stella brillante sotto il sole è Venere e sotto Venere un gruppo di stelle rappresentano le costellazioni e la via lattea. Seguono il lampo dei temporali poi il fiume, l’arcobaleno sopra la madre terra. Al centro una costellazione e poi le nubi, il puma simbolo della città di Cusco e il mare. A rappresentare il mondo vegetale l’albero e in basso al centro, il recinto sacro. Al centro di questo Universo Inca e sotto lo “sguardo” del Dio, l’essere umano: un uomo e una donna.

Luisa Tinazzi nasce a Povegliano Veronese, ove risiede. Dipinge da diversi anni alternando e sperimentando varie tecniche: ha seguito corsi di educazione artistica (pittura ad olio, acquerello ed incisione-calcografia) al -CEA- in Villafranca e successivamente i corsi liberi di incisione (calcografia) all’Accademia di Belle Arti ‘Cignaroli’ di Verona. È iscritta al Club Amici nell’Arte di Garlenda, fa parte dell’ACIV Associazione Culturale Incisori di Verona.


Pachamama Inca - incisione a punta secca - 40 x 50


ARTISTI


MAIDÈ AICARDI DOLORES DE GIORGI CORRADO AMBROGIO MARIO MONDINO SEVERINA DI PALMA FERDINANDO MARCHESE FABRIZIA FANTINI GIUSEPPE TRIELLI PIETRINA CAU DIDI ARMELLIN ALBINO MARCOLLI CHRISTIANE JADOUL ANGELA SIMONE GIUSEPPE DE CARLO CARMEN SPIGNO MARIO DABBENE LUIGI SEGRE FRANCESCA BONFANTI UMBERTO SCHETTINI

46/47


MAIDÈ AICARDI I lavori su tela posti a fianco della sagoma in lamiera sezionata di Dolores De Giorgi ripropongono lo stesso tema in una diversa prospettiva, mostrando la visione di una terra vista dall’alto, con i particolari ingranditi e messi in risalto dalle forme e dai colori. La terra dai mille volti che non finisce mai di stupirci e legarci al suo destino.

DOLORES DE GIORGI Terra madre - madre terra, due termini che interagiscono in perenne affinità di rapporti concettuali, allegorici o metafisici che siano. Terra e madre, corrosi dal tempo dell’uomo, che ha rinnegato le origini e manipolato i valori oltre ogni logica. Ma il transfert primario riemerge dalla sagoma ferruginosa, in una tensione proiettata verso la catarsi e la riscoperta del significato essenziale, luce per un Eden, in cui la triade, terra - uomo - madre siano armonia.



MAIDÈ AICARDI Nata a Genova, frequenta il Liceo Linguistico. Inizia la preparazione artistica con il Maestro Aldo Cestino insieme ad un piccolo gruppo formato nel C.C.A. (Circolo Culturale di Albaro) con cui tuttora mantiene regolari contatti per lavorare e confrontarsi. Pur dedicandosi di preferenza alla pittura ad olio, dopo gli anni ’90 si unisce al Gruppo “Prisma” seguito dalla nota pittrice e scultrice Auri Campolonghi e sotto la sua guida fa interessanti esperienze con altre tecniche artistiche, partecipando col gruppo ad alcune mostre a Genova e a Pontremoli. Attualmente la pittrice lavora con un gruppo di artisti nell’atelier di Renata Soro. Contemporaneamente ha presentato alcune mostre personali esponendo a fasi alterne opere a volte risultate da curiose esperienze personali e ritratti, velieri… Da anni è socia del gruppo “Amici nell’Arte” di Garlenda, partecipando attivamente alle loro iniziative.

Trittico olio su tela 3 x 40 x 80


Transfert - sagoma in ferro - 280 x 90

DOLORES DE GIORGI Dolores De Giorgi lavora in Albissola Marina e risiede a Savona. Ha seguito studi classici a Vicenza, il Liceo artistico e l’Istituto d’Arte pubblicitaria a Torino dove ha perfezionato la grafica alla scuola di Pontecorvo. A Savona prosegue l’insegnamento di materie artistiche e approfondisce la conoscenza della ceramica e, parallelamente, continua la ricerca espressiva nei settori grafico, pittorico, polimaterico, plastico. Il percorso è contrassegnato da articoli critici di Pennone, Negro, Savorelli, Baglietto, Cardaci, De Gregori, Savarino, Padovan, Bottaro, Mali, Serradifalco e da pubblicazioni in giornali e riviste quali La Stampa, Expoart, Il SecoloXIX, L’Eco, Il Tempo, Avanguardie artistiche, l’Arte e il Web. Sue opere sono presenti in Gallerie ed Enti pubblici tra i quali Palazzo della Provincia di Savona, Museo del vaso di Lodi, Galleria d’Arte Eustachi di Milano, Circolo della Marina Militare di Roma, Museo della ceramica di Cerreto Sannita, Galleria La Telaccia di Torino, Accademia di Sant’Agostino di Roma. Dagli anni ‘70 ha partecipato ad esposizioni collettive in Italia e Francia ed allestito mostre personali a Savona, Milano, Piacenza,Torino,Albissola, Roma.


CORRADO AMBROGIO Neri scabri tronchi resti di terrestri catastrofi (o di umane scelleratezze) emergono dal suolo spoglio e privo d’erba. Monito dell’onnipotenza di Gea offesa o fuoco di primitive tribù per rendere nuovamente fertile la terra.

MARIO MONDINO Il pendolo si è fermato. Rimangono lacerti pietrificati. Di tanti - che... corrispondevano non è rimasto neppure tanto. Ma, anche questa notte passerà. E un altro pendolo oscillerà, domani. Forse.



CORRADO AMBROGIO Corrado Ambrogio è nato il 3 maggio 1957 a Mondovì, dove vive tuttora. Frequenta il Politecnico di Torino, laureandosi in Ingegneria Meccanica. Esordisce come pittore nel 1974. La Regione Piemonte nel 1988 gli dedica una personale nel Palazzo della Giunta, nell’ambito della rassegna “Proposte”, selettiva di valori emergenti. Le sue opere, caratterizzate inizialmente da una oggettuale ispirazione, acquistano con gli anni una sempre maggiore indipendenza dalla realtà. L’esigenza di sperimentare nuove regole e nuovi materiali lo porta nel 1989 ad alternare le attività di pittore e scultore. Ha progettato e realizzato mobili ed elementi di arredo ed ha illustrato diversi libri. La crescente attenzione allo spazio ed all’architettura è testimoniata dalla personale nel centro espositivo della Chiesa di S. Stefano a Mondovì (maggio 2007). Si sono occupati in modo approfondito delle sue opere, tra gli altri, a più riprese, Angelo Dragone (“Terrestri sortilegi di Ambrogio”, 1987; “Materiche metafore di Ambrogio”, 1988; “Uno sguardo retrospettivo”; 1998), Rossana Bossaglia (“Corrado Ambrogio”, 1996), Marco Vallora (“L’amico dei materiali”, 2000; “Una notte, due scarpe”, 2003; “Sguardi di legno”; 2007). Nel 2008 è stato invitato da Luciano Caramel alla mostra Scultura Natura, Oriente Occidente - Biennale Internazionale di Scultura, Castello di Aglié.

Foresta Pietrificata legno - n. 8 elementi h. max cm 175


Pendolo acciaio inox - 60 x 70

MARIO MONDINO Mario Mondino è nato a Morozzo (CN) l’11 gennaio1949. Insegna discipline plastiche al Liceo artistico Statale “E. Bianchi” di Cuneo. Ha partecipato a numerose mostre collettive e personali, tra cui nel 2001 “La poetica dell’immagine: esperienze del contemporaneo”, Collettiva di pittura e scultura,Volterra, Logge di Palazzo Pretorio, a cura di Clizia Orlando - Performance multimediale sul poeta tedesco Heinrich Heine. Liebe und Sang, Manta (CN), S. Maria del Monastero - Scultori per Saluzzo, anno primo, Fondazione A. Bertoni, Antiche scuderie (Caserma Mario Musso) Saluzzo (CN), nel 2002 Mostra personale in S. Maria del Monastero, Manta (CN), nel 2004 Scultori a palazzo Cisterna,Torino, collettiva a cura di A. Mistrangelo, nel 2005, Bordighera alta, Arte In Piazza, Agorà, grandi formati 12° edizione, nel 2006, Arte Plurale, Palazzo della Promotrice delle belle arti,Torino e nel 2007 Carloforte, isola di San Pietro, Simposio di scultura, Arte Aperta. Risiede a Cuneo ed ha lo studio a Cervasca (CN), in via Valdarello 11/A.


SEVERINA DI PALMA Frammenti, canto corale per la grande madre Terra, grembo materno che nutre, solida e potente, l’elemento più sacro, fonte d’ispirazione per l’arte di tutti i tempi e di elaborazione del pensiero da Talete in poi. Che senso ha oggi ritornare su questo elemento del processo alchemico? Riprendere l’antica aspirazione umana di spiritualizzare la materia e rendere corporeo lo spirito attraverso l’arte. Questa unità si rende possibile additandola come cammino percorribile, a patto di considerare il mondo, la natura, come “casa comune”. Riflettere sull’elemento terra, senza escludere gli altri tre, - acqua, fuoco, aria, -conduce l’artista e chi legge e vede l’opera, a chiedersi che cosa sia essenziale per ciascuno/a e per tutti.

FERDINANDO MARCHESE La Vita Organica, come un velo lacerato, lascia intravedere le radici del pianeta che affiorano con i colori del calore e della trasformazione. Quasi un tessuto muscolare palpitante e, ad un tratto, un simbolo antico, impresso come un marchio a sancirne l’appartenenza al Disegno. Linee e Forze che si muovono senza fine all’interno del Cerchio, lungo tracciati imposti dalla geometria perfetta degli intervalli. Un sottile profumo di casa, un richiamo per chi crede di non conoscere, mentre semplicemente, troppe volte, dimentica. Maurizio Capelli



SEVERINA DI PALMA Severina Di Palma, artista ed insegnante di Discipline Pittoriche presso l’Istituto d’Arte di Cerignola, è nata a Stornarella (FG). Nella sua vita due passioni su tutte: l’arte e la politica rivolta al sociale. Donna tenace, si adopera con tutte le forze per raggiungere gli obiettivi che si prefigge. Assecondando la sua passione per il disegno e per l’arte, Severina ha conseguito due lauree in Decorazione e in Scultura, mentre in precedenza, ha acquisito il titolo di Maturità d’arte Applicata presso l’Isa di Cerignola. La sua sensibilità per il sociale si è manifestata nel corso degli anni. Per molto tempo infatti si è dedicata all’insegnamento rivolto ad alunni diversamente abili.Tale esperienza le ha permesso di maturare una serie di riflessioni sul disagio non solo del singolo, ma dell’intera collettività. Come artista, Severina Di Palma ha aderito nel 2000 al laboratorio ARTIVISIVE di Foggia, centro di incontro e di scambio per molti artisti non solo pugliesi. Ha partecipato a esposizioni collettive e personali in Italia e all’estero, ha allestito e curato mostre in collaborazione con associazioni. La sua ricerca espressiva è documentata da pubblicazioni, cataloghi ed articoli. Hanno scritto di lei: Katia Ricci,Anna Potito,Antonietta Lelario, Maria Abatino.

Frammento pittura ad olio e tecnica mista su tela 100x 100


Into the blu colori alchidici su tela - 100 x 100

FERDINANDO MARCHESE Ferdinando Marchese è nato a Termini Imerese nel 1956; vive in Liguria dal 1964. Abita ed ha il suo studio a Toirano (SV). A Loano (SV) svolge la sua attività di insegnante di scuola primaria. Ha realizzato presso la scuola elementare di Loano un grande murales in ceramica della lunghezza di m. 20 x 2 ed inoltre è promotore di Phylosophy for children, un progetto basato su un’attività filosofica vera e propria che ha come obiettivo quello di portare se stessi verso un pensiero critico e creativo e di educare l’alunno all’ascolto, al pensiero ed alla prassi democratica. Ha iniziato a dipingere in giovane età sotto la guida del professor Ferdinando Fioretti di Bra. Ha approfondito e sviluppato le tecniche pittoriche come autodidatta fino all’incontro con il pittore spagnolo Albert Barreda, che l’ha introdotto nella dimensione dell’astrattismo e della didattica dell’arte in ambito scolastico. Ha tenuto la sua prima mostra importante presso la galleria Ghisolfi di Loano nel 1988, seguita dalla personale del 1989 presso la galleria “Il Brandale” di Stelio Rescio a Savona. Sono molteplici le sue partecipazioni a mostre collettive in Italia e all’estero. Hanno parlato di lui Stelio Rescio, Albert Barreda, Nicola Angerame, Silvia Bottaro, Giovanna Capello, Aldo Ghidetti, Stefano Pezzini. Suoi quadri fanno parte di collezioni private in Italia, Francia, Germania, Svizzera e presso istituzioni.


FABRIZIA FANTINI La forma archetipo del vaso scultura,contiene nell’apparente indeterminazione delle materie terrose e cromatiche, l’allusione a mondi e spazi incontenibili in una forma nucleo riflettente di spazio e materia, cielo, acqua, terra. Le forme plastiche della ceramica proseguono il cammino evocativo precedente in un’installazione di più strutture ceramiche, sintetizzate in forme scultura, attraverso il linguaggio pittorico del colore usato in una policromia volutamente gestuale e sintetica.

GIUSEPPE TRIELLI Il mio contributo pittorico al progetto è costituito da tre tele di grandi dimensioni, che costruiscono uno spazio immaginario dove il paesaggio e le suggestioni allusive della figura diventano terra, intesa come cosmo magmatico in continua rigenerazione emotiva. La natura organica delle anatomie umane emerge in forme naturali suggerendo aspetti insoliti e allegorie del tempo reale assieme a suggestioni storiche del passato.



FABRIZIA FANTINI Fabrizia Fantini è nata a Genova nel 1969. Frequenta il Civico Liceo Artistico Nicolò Barabino e l’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova dove si diploma nel 1991. Dal 1994 al 1999 si occupa di didattica museale presso il Civico Museo di Archeologia Ligure Villa Durazzo Pallavicini (Genova Pegli) curando graficamente numerose pubblicazioni e manifestazioni e l’allestimento di nuove sale espositive e mostre temporanee. Nel 2000 collabora con il Centro Didattico del Settore Musei del Comune di Genova ed il Museo d’Arte Moderna Raccolte Frugone Villa Grimaldi Fassio, progettando l’attività didattica “Laboratorio sul pittore Armando Spadini”, argomento la pittura del ‘900 e l’arte del ritratto. Nello stesso anno cura l’allestimento e la conduzione del laboratorio didattico di ceramica precolombiana in collaborazione con il Museo Etnografico Castello D’Albertis di Genova in occasione della mostra “Tiwanaku, Città Eterna delle Ande”, Palazzo Ducale; attività che verrà attivata da novembre 2000 a maggio 2001 presso il Museo di Sant’Agostino di Genova. Nel 2001 si specializza presso lo studio del maestro Romano Ranieri a Deruta (Perugia) nell’apprendimento della tecnica della maiolica. Dal 2002 opera nel suo studio a Santa Margherita Ligure.

Isola di roccia refrattario,ingobbi,ossidi e cristallina 38 x 16 x 38


Giardino infinito olio su tela - 100 x 100

GIUSEPPE TRIELLI Giuseppe Trielli é nato a Rapallo nel 1954. Compie gli studi artistici a Genova e a Venezia. Frequenta il Civico Liceo Artistico N.Barabino, inizia la sua ricerca artistica come allievo del Pittore Hiero Prampolini. Nel 1974 insegna ai corsi liberi di disegno presso l’Accademia Ligustica di Belle Arti in qualità di assistente del Pittore Raimondo Sirotti. Nel 1975 completa gli studi artistici per l’insegnamento delle discipline pittoriche a Venezia e presso l’Istituto d’Arte P.Selvatico di Padova. Dal 1977 ad oggi insegna la materia di discipline pittoriche presso il Liceo Artistico N.Barabino di Genova. La ricerca di Giuseppe Trielli inizia nel 1975, su premesse concettuali vicine alle esperienze informali. Nel corso degli anni lo sviluppo delle prove iniziali determina una graduale evoluzione del linguaggio verso un’originale espressione pittorica, caratterizzata da una forte attenzione al colore materia e alla sintesi tra gli aspetti naturali e la forma umana. Dal 1975 ad oggi partecipa a numerose mostre d’arte a carattere personale e collettivo.


DIDI ARMELLIN Mi sento molto vicina al pensiero delle tribù indiane native americane, per le quali la terra è un unicum con l’uomo, il rapporto tra terra e uomo è cioè inscindibile, fonte di sostentamento materiale, ma anche di forza spirituale, è la divinità da cui tutto ha origine e a cui tutto tende. Quando io percorro il buio della notte, quando rivolgo il viso all’aurora, quando guardo la luna che sbiadisce, quando sto ritto contro il sole all’orizzonte, quando sorrido al grano che matura la mia Terra mi chiama, mi chiama e dice: figlio mio. Canto Navajo

PIETRINA CAU Vedo la natura come una forza vitale e potente, gioiosa e dispensatrice di serenità e pace. Per me la terra è una madre generosa e feconda. Di conseguenza è stata comune la scelta di mettere al centro dello spazio espositivo un Albero Totem che ho realizzato in ceramica Raku. È un simbolo della vita stilizzato ed ieratico, molto simile ad una quercia immobile nel pietroso paesaggio della Sardegna, mia terra nativa.



DIDI ARMELLIN Nata a Brescia ora vive ed opera in Liguria. Fin dalla giovane età ha manifestato una spiccata vocazione per il disegno e la pittura. Per approfondire questa passione segue per anni gli insegnamenti di vari maestri potendo così sperimentare ed acquisire varie tecniche pittoriche (olio, acquarello, pastello, tecniche miste). Per ampliare la propria creatività frequenta corsi di ceramica e scultura presso lo studio di un’artista bresciana. Dal 1993 inizia a partecipare a concorsi e collettive nazionali ed internazionali in varie città italiane (Roma, Bologna, Milano) con consenso di pubblico e critica. Nel 1997 tiene la prima mostra personale presso il Centro Esposizioni Continental Art di Tirrenia. Nel 1996 e 1998 consegue due premi partecipando al premio Moretto di Brescia. Premiata nel 1998 alla IX Biennale Enore Campanini a Canossa, nel 2000 tiene un’altra personale presso la Galleria Studio d’Arte a Brescia con successo di critica. Trasferita da poco in Liguria inizia ad ampliare il proprio orizzonte espositivo con una personale presso la galleria UCAI di Albenga nel 2004, e collettive nel 2004 e 2005 al Castello di Garlenda con l’Associazione Amici nell’Arte.

Senza Titolo olio su tavola - 100 x 100


Su arberu ceramica raku -180 x 35 x 25

PIETRINA CAU Nata ad Olbia il 24 novembre 1946, risiede ad Alassio dal 1958. Sin da giovanissima si dedica all’arte da autodidatta, esprimendo la sua vena creativa attraverso varie tecniche pittoriche. In seguito si sente particolarmente attratta dal modellato e perfeziona la sua tecnica seguendo corsi di disegno e scultura. La tecnica Raku, che apprende nel 2002, le permette di sperimentare l’uso del colore in modo inusuale, ottenendo risultati che la soddisfano e le consentono di esprimere al meglio originalità e fantasia. Ha partecipato a varie collettive in Francia e in Italia. Recentemente ha tenuto una personale nella Galleria Scola di Albenga dal titolo “Quiete stanze”, ottenendo numerosi consensi.


ALBINO MARCOLLI Proprio sulla linea illusoria dell’orizzonte. È là che non esiste il confine. È là che avviene la comunicazione. È là che avviene lo scambio. È là che il soffio nutre la terra. È là che la terra innalza i suoi frutti nel blu. È là. Come in ogni dove. In noi. Senza confini. È la Vita.

CHRISTIANE JADOUL La Terra è un pianeta vivente, è la vita. La vita in tutte le sue forme. A partire dalla Terra, attraverso il cemento, attraverso le pietre. Instancabilmente il filo d’erba fa il suo cammino per arrivare alla Luce. Niente può fermare questo slancio vitale. Esso è presente attorno e dentro di noi; fa tutt’uno con noi stessi.

ANGELA SIMONE Immagino la Dea Madre su un piedistallo di ferro arrugginito con il suo gomitolo rosso da cui continua un filo già pieno di ‘palline rosse’ di carta di riso in fila come in un rosario... preghiera, mistero e fede. Il filo va ad arrotolarsi dentro una ciotolina di carta bianca trasparente e leggera. Intorno, altre ciotoline contengono una pallina rossa di carta come i semi che verranno, i semi dell’Amore.



ALBINO MARCOLLI Albino Angelo Marcolli è nato il 4 marzo 1948 ad Albizzate provincia di Varese. È interessato da subito all’arte e quindi si diploma al Liceo Artistico Beato Angelico di Milano. Frequenta la Scuola Superiore di Tecnica Pubblicitaria Davide Campari, diventa art director. È cofondatore di una piccola agenzia, la Green, che negli anni ‘70 lascia il segno nel panorama della creatività italiana. Poi con gli anni sente il “richiamo del Blu” e torna ad occuparsi di arte a tempo pieno. Inizia con la pittura murale (opere in Italia, Svizzera e Brasile). E dà il via a “I Fossili”: acquerelli, in Collezioni, numerati e catalogati. Si occupa di ritrattistica; In seguito entra in contatto con l’esperienza dei Grandi Oli e con la materia dei Collage. E qui,si lascia sorprendere da bagliori e trasparenze ne “I Luoghi del Respiro”. Dal 1° marzo 2008 si trasferisce nella luce magica della Costa Azzurra, di Vence, e va ad abitare a Tourrettes sur Loup, dove attualmente vive e lavora.

Il respiro della vita olio su tela - carte dipinte - collage - 320 x 80


Slancio Vitale fotografia

CHRISTIANE JADOUL Christiane Jadoul nasce a Bruxelles il 20 gennaio 1947. Nel 1968 lascia il suo paese natale per stabilirsi ad Amsterdam dove inizia a dipingere acquerelli, ritratti di bambini e fiori. Dal 1971 al 1981 Christiane intraprende numerosi viaggi di studio in Francia, Germania, Svizzera, Italia e Stati Uniti d’America. È durante questi anni che si forgia il suo carattere artistico e si attua la trasformazione del suo stile da acquerellista a rappresentante dell’arte non figurativa. A partire dal 1978, Christiane occupa inoltre la posizione di Direttrice di Galleria. In tale veste moltiplica gli incontri e le conoscenze e si lega d’amicizia con artisti quali Nic Jonk,Wifredo Lam, Corneliu Petrescu, Gerard Schäperkötter, Fred e Helen Sieger. Nel 1979, espone alla FIAC di Parigi e, lo stesso anno, all’ART EXPO di New York. Nel 1980 l’artista espone al SINGER MUSEUM di Laren, Olanda, e nel 1981 si stabilisce in Francia, sulla Costa Azzurra. Tra il 1981 e il 1994 si susseguono numerose esposizioni e contemporaneamente nasce il bisogno di sperimentare altre tecniche artistiche utilizzando nuove materie. Nel 2002, realizza un reportage fotografico a Calcutta e nel Golfo del Bengala. I suoi quadri fanno parte di diverse collezioni in Olanda, Francia, Svizzera e Stati Uniti d’America.


ANGELA SIMONE Angela Simone nasce ad Albenga (SV) nel 1963. Frequenta il corso di grafica presso l’Istituto Europeo di Design di Milano, dove risiede dal 1983. Lavora da vent’anni come graphic designer per varie testate di moda e ora presso la redazione del mensile “Elle”. Da sempre attratta dal mondo artistico e artigianale, ha trovato la sua prima espressione artistica creando monili di carta, che ha esposto dal 2003 in diverse città italiane. Tuttora ama materiali come la carta, l’argilla e materiali di recupero di ogni genere, il suo lavoro si sta ampliando verso un’espressione artistica più completa. Le sue opere, oltre che pubblicate dalle principali riviste fashion e indossate in servizi di moda, sono state presentate in numerose mostre, da Palazzo della Gran Guardia a Verona a villa Della Porta Bozzolo di Varese di proprietà del FAI, dall’Expo Porte de Versailles (Parigi) al Design Museum della Triennale di Milano.


CreativitĂ ... Semi di Vita scultura in argilla cotta, tecnica mista - 10 x 40


GIUSEPPE DE CARLO Un corpo di donna dalle forme tondeggianti, fertili e generose, invitanti all’amore, accenna un movimento avvolgente, a spirale e in un susseguirsi di metamorfosi, prima diventa braccio, che ne mostra la forza, il potere, l’operosità, poi mano, le cui dita sono trasformate nei petali delicati di un fiore che contiene, con sicurezza e ostentazione, un frutto-seme. Il frutto-seme, ricercato e prezioso, nocciolo-nucleo incorrotto e incorruttibile, all’apparenza duro, impenetrabile, impermeabile e infrangibile al logorio del tempo, è autore-testimone del ripetersi, del susseguirsi e del rinnovarsi delle evoluzioni vitali e materiali dell’esistenza. Evoluzioni di vita e materia che come spirali, nel loro ciclico ripetersi, si avvolgono su se stesse, mai uguali se pur parallele, sfalsate, contigue, attigue.

CARMEN SPIGNO Ogni essere vivente fa parte di un “sistema” naturale per cui nulla si crea o si distrugge, ma tutto si trasforma, in un divenire continuo ed infinito. Ognuno lascia sulla terra l’impronta del proprio passaggio a memoria delle generazioni future. Gli scienziati, gli scrittori, i poeti, gli artisti lasciano tracce di valore immenso, che durano millenni; tuttavia anche l’essere più “comune” ed “inconsapevole” fra i viventi lascia la propria traccia indelebile, tornando ad essere parte del Tutto. La grande scacchiera, formata da 64 formelle di legno ricoperte di terre di diversi colori, su cui bambini ed adulti hanno impresso le loro impronte, sono la rappresentazione concreta di questo pensiero. È una traccia per dire: «Anche io ci sono! Mangio bevo, dormo, penso, amo, prego, sogno, invento… SONO». Piccole parti di noi continueranno a vivere in eterno.



GIUSEPPE DE CARLO Giuseppe De Carlo nasce in Toscana nel 1952, a Montignoso, ai piedi delle Alpi Apuane. Dal nonno, cavatore, impara a conoscere il marmo e la sua lavorazione, ne coglie le emozioni e le storie, che porta con sé in Liguria, nella Fontanabuona, la valle dell’entroterra di Genova dove si estrae l’Ardesia. La pietra lo affascina, lo attrae, ma questa passione rimane latente fino al 1999, quando incontra lo scultore ungherese Balazs Berzsegnyi. I suoi insegnamenti risvegliano in lui le antiche emozioni e soprattutto gli forniscono gli strumenti teorici e tecnici necessari. Si avvicina alla pratica della scultura nella Cava-Laboratorio dell’Ecomuseo dell’Ardesia di Cornia di Moconesi (GE), nella Valfontanabuona, dove passano anche artisti provenienti da diverse parti del mondo in un proficuo confrontoscambio di esperienze artistiche. É così che prende l’avvio l’Associazione Culturale Liguria-Arte “La Pietra Nera” che organizza importanti manifestazioni sia in Italia che all’estero. De Carlo, nel corso della sua carriera artistica, ha conseguito diversi riconoscimenti e premi per la sue particolari opere scultoree. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero riportando lusinghieri consensi.

Madre Terra scultura modellata in malta cementizia - 40 x 40 x 105


Geometrismo Cromatico II terre e resine naturali su tela - 100 x 100

CARMEN SPIGNO Nasce a Diano Marina, in Liguria. Ha studiato disegno e pittura presso il Centro Italiano Artistico Culturale di lmperia, sotto la guida del maestro Giuseppe Balbo. Fondamentale è stato nel 1997 l’incontro con il pittore genovese Andrea Bagnasco, fondatore del “Gruppo delle Terre”, che segna una svolta nella sua pittura, indirizzandola verso nuove ricerche cromatiche e stilistiche. Da allora si dedica alla pittura con i pigmenti e le resine naturali, portando avanti una continua ricerca sulle tracce e i segni che essi lasciano sui diversi materiali, quali carta, legno, tela, sacco, vetro, metallo, ardesia… Si occupa della preparazione di manifestazioni e mostre d’arte, patrocinate da Enti pubblici o privati. Critici e giornalisti hanno scritto di lei, fra i quali W. Accigliaro, L. Caprile, C. Paternostro, E. Cerruti, S. Bottaro, U. Ronfani, C. Orlando, F. Molteni, A. Fontana, R. Valentini, W. Meixner, M. Scavuzzo, C. Cormagi, F. Gallea, P. Gioia. Ha partecipato a numerose mostre in Italia ed all’estero: “Mediterraneo” a Trier, “Italinischer Sommer” a Schoenecken, “Arte italiana in Provenza” ad Aix-en-Provence e nel 2008 “Tellus”, nei Chiostri di S. Caterina di Finalborgo, col maestro Carlos Carlè. L’artista vive e lavora a Garlenda in Liguria, dove ha l’atelier e la mostra permanente.


MARIO DABBENE I tre quadri rappresentano le principali fonti di inquinamento del Pianeta. Nel nostro progetto la Terra è vista come una “Madre Violata” dalla dissennatezza degli Uomini che, con l’eccessiva industrializzazione, il traffico abnorme e caotico e lo sfruttamento indiscriminato delle risorse stanno devastandola.

LUIGI SEGRE Per quanto riguarda il mio lavoro, questo consiste prevalentemente in un filmato multimediale, che rappresenta il viaggio di ritorno da Milano a Garlenda. Nulla di più fastidioso per l’orecchio umano che essere bombardato dai rumori del traffico cittadino nell’ora di punta. Il video è realizzato in tecnica Time Lapse, una tecnica cinematografica utilizzata per avere immagini in movimento per un lungo periodo, dando all’osservatore la sensazione che questo sia accelerato nel tempo. Il primo Time Lapse nel Cinema fu utilizzato da Godfrey Reggio nel Film “Koyaanisqatsi”, nel 1982.



MARIO DABBENE Dai 16 ai 20 anni frequentò assiduamente lo studio del maestro Leo Spaventa Filippi, traendone preziosi insegnamenti relativamente alla composizione e costruzione del quadro, nonché un’attenta osservazione del vero. Seguendo un’innata predisposizione per l’arte intesa come manualità, sperimentazione, ricerca ed esperienza, si é nel tempo concretizzata attraverso l’utilizzo di materiali diversi, tipo plastica, cemento lavorato, elementi metallici. In questi ultimi anni vi é un ritorno alla tradizione pittorica con la realizzazione di opere surreali e simboliche con particolare riferimento a temi mitologici. Da molti anni fa parte dell’Associazione Artisti Indipendenti di Varese.

Traffico metropolitano olio su tela - 80 x 70


Il ritorno video proiezione - durata 4’

LUIGI SEGRE Luigi Segre nasce a Torino il 1° ottobre 1990. Giovanissimo si trasferisce con la famiglia in Liguria, dove inizia a frequentare la scuola dell’obbligo. Si ritrova a vivere nell’entroterra di Albenga, a Garlenda, una cittadina che gli garantisce un tenore di vita ad intimo contatto con una natura, panorama assai diverso da quelli della sua città di origine. Già sui banchi di scuola si cimenta nella produzione di schizzi e caricature che raffigurano talvolta i compagni, i docenti, ma più sovente i personaggi del mondo dello spettacolo e della musica, in particolare. Per alcuni anni ha illustrato il diario scolastico dell’istituto con le sue divertenti caricature. Dopo aver frequentato i primi tre anni di Liceo Classico ad Albenga, ha scelto di seguire la sua inclinazione per il mondo dell’arte, conseguendo la Maturità Artistica a Milano. Tale orientamento è in parte frutto dei numerosi corsi di disegno e pittura promossi dal Circolo da lui seguiti con interesse. Attualmente è studente universitario a Milano presso la NABA, Nuova Accademia di Belle Arti. Essendo il socio più giovane, è considerato la “mascotte” del Circolo.


FRANCESCA BONFANTI In un ambiente artificiale, alterato, irreale, la forma d’arte più adeguata non può essere che quella informale-astratta, realizzata con un insieme materiali sintetici che inducono ad un’idea soggettiva della realtà. Muovendosi all’interno di questo spazio indotto, mutano anche le percezioni visive e sensoriali dei visitatori, private degli odori, dei suoni, dei rumori appartenenti al mondo naturale.

UMBERTO SCHETTINI La “Madre Terra”, ad oggi più verosimilmente una “Madre Artificiale”… Ma quanto potrebbe durare una realtà interamente artificiale? L’aver effettuato la rilettura del tema in chiave attuale, alla luce delle innovazioni tecnologiche che così pesantemente influenzano le attività umane ed i reciproci rapporti, mi ha portato a realizzare questa installazione, che ricrea l’illusione di una realtà fittizia. Materiali sintetici e proiezioni ricreano un ambiente artefatto dove lo spettatore si trova immerso in una dimensione del tutto irreale, che lo allontana sempre di più dalla Natura. L’unica cosa vera, senza la quale non sarebbe possibile la vita, è l’acqua. La goccia che cade dal soffitto scandisce il fluire del tempo ed altera le immagini riflesse.



FRANCESCA BONFANTI Nata a Pietra Ligure il 5 maggio 1963, vive e lavora a Borgio Verezzi. Si dedica da anni alla pittura, che è sempre stata la sua passione. Autodidatta, ha iniziato a dipingere molto giovane, frequentando corsi di pittura ad olio ed acquarello di Donorà e Mariani, che le hanno permesso di esprimere liberamente le sue ispirazioni. Con il pittore Rudy Mascheretti ha frequentato corsi di Nudo e Figura, insieme agli “Amici nell’Arte”.

Senza Titolo tecnica mista su tela - 100 x 100


Artificial Mother Installazione con materiali sintetici e acqua - dimensioni variabili

UMBERTO SCHETTINI Nato a Savona il 30 maggio 1979, cresce tra due figure femminili, affinando così il suo gusto estetico. Accompagnato dalla madre verso la pittura, realizza il suo primo olio all’età di sei anni. Dopo aver concluso l’Accademia di Belle Arti di Urbino, il suo lavoro da un iniziale periodo in cui predilige una ricerca intima diventa analisi di una realtà mediatica. La sua ricerca lo porta a uscire dalla tela creando ambienti interattivi, stanze riflessive, in cui gli elementi cercano un dialogo con l’uomo moderno. All’attivo numerose mostre collettive con esperienze anche in Spagna e Francia.


ARTISTI


ANNA CORTI BRENDA ESTRADA LUCY ANNE WHITBECK

86/87


ANNA CORTI “Ma… la terra ha bisogno del cielo!” Una frase che si ripete come un’antica cantilena,come una voce della coscienza,come un mantra,una preghiera. Un bosco abbandonato e un borgo un po’ dimenticato dell’entroterra ligure, hanno suggerito questa frase e le foto presentate, elaborate prima e dopo la stampa su tela. Le opere si prestano a due tipi di visione, alla luce e al buio, dove appaiono disegni e scritte realizzate con colori fluorescenti.

BRENDA ESTRADA “Choh Nah” Choh Nah è il nome di madre terra espresso in lingua Maya. La radice imprigionata nella resina trasparente simboleggia le antiche origini, mentre la figura femminile gravida, rappresentata in terra cotta, simboleggia uno slancio di vita nuova.

LUCY ANNE WHITBECK “Sobravivente” (sopravissuto) Un cavallo a pezzi, realizzato in bronzo, simboleggia la forza e l’energia della natura che non si arrende mai e sempre rinasce.



ANNA CORTI Nata a Torino, si diploma all’“Istituto Statale d’Arte per il Disegno della Moda e del Costume” della stessa città. Frequenta l’Accademia Albertina. Inizia come illustratrice e disegnatrice di fumetti per Case Editrici. Lavora quindi come stilista per importanti industrie di abbigliamento a Torino, Alba, Bologna e Milano. Compie numerosi viaggi nelle più importanti città europee per lavoro e per arricchirsi culturalmente e artisticamente. Risiede stabilmente ad Andora dal 1999, dove si dedica a un percorso creativo più libero, che spazia dalla pittura alla ricerca della forma. Affina una tecnica personale, frutto dell’esperienza nel mondo della moda. Crea inoltre installazioni e pezzi d’abbigliamento unici ed esclusivi. Hanno scritto di lei A. M. Faldini, S. Bottaro, L. Penasso.

Solo Sospiri... (contemplando l’orizzonte) tecnica mista su tessuto drappeggiato su tavola - 26 x 150


Choh Nah (“Madre Terra” in lingua Maya) terracotta - radice naturale in resina trasparente 40 x 30 x 40

BRENDA ESTRADA Nata a Cobán, Guatemala nel 1958. Da giovanissima inizia con la pittura. Nel 1994 autodidatta scopre la passione per la scultura. Ha partecipato a varie mostre collettive in Guatemala ed all’estero. L’ultima quest’anno al Museo di Arte Moderna Carlos Merida nella mostra collettiva per “Fundacion Rozas Botran”. Ha frequentato lo studio dello scultore Luis Carlos e quello di Byron Ramirez, nonché corsi di pittura con Erwin Guillermo, Alexander Zuleta e Marie Andree Bartlett. Sue opere si trovano in collezioni private in Guatemala, Stati Uniti e Italia. Attualmente abita e lavora in Città del Guatemala.


LUCY ANNE WHITBECK Lucy Anne Whitbeck è nata in Guatemala, il 13 dicembre 1958. Ha avuto il privilegio di crescere in una fattoria molto vicina a Città del Guatemala, dove ha goduto nel contemplare la natura, la libertà e l’esperienza della campagna. Fin dall’età di 10 anni ha scoperto di avere grande predisposizione verso tutte le espressioni artistiche, ottenendo riconoscimenti nella musica, nella poesia e nel disegno. Madre di cinque figli, sei anni fa ha rincontrato la sua passione per la scultura e la pittura. Ha esposto le sue opere in Guatemala, e adesso in Italia.


Sobravivente (“Sopravissuto�) bronzo - 25 x 25 x 40


IL CIELO, LA TERRA

94/95


E QUEL CHE STA NEL MEZZO

MAIDÈ AICARDI ENZA CASTALDO CARLO PETRINI MARLO MORGAN LA CARTA DELLA TERRA


MAIDE AICARDI


MADRE TERRA Tanto raccontano di Te Madre Terra tutto quello che muove nel Tuo grembo e sotto il cielo avvolgente. Cosmico e Viscerale nel comune destino tra paure e speranze di salvezza l’amore antico stringe più forte più forte ci accarezza. Pianeta Azzurro dove siamo vivi per ogni giorno che si leva il sole per ogni respiro che l’aria ci regala per dire grazie chiediamo perdono. Il Tuo cuore pulsa risuona e batte il Tuo caldo respiro ci spaventa e affascinati sempre ci sorprende. Madre Terra ancora di bellezze circondati rinserrati nel Tuo amore feroce per vivere con Te il nostro tempo misura la sua forza. Lo spazio Ti ha portato Madre Terra e il Paradiso tanto a lungo sognato troppo Ti rassomiglia.


ENZA CASTALDO

Enza Castaldo cresce nel centro di Torino, dove comincia la sua vita lavorativa che la vede impegnata, in principio, tra i bambini come insegnante, per continuare nel tempo diversi percorsi di lavoro, concludendo la sua carriera come funzionario, presso l’Ufficio delle Entrate. Vive ad Alassio oramai da molto tempo ed è in questa regione, a contatto con la natura e il mare, che nasce in lei il desiderio di esprimere e comunicare le proprie emozioni attraverso la poesia. Recentemente è risultata vincitrice di due concorsi nazionali: nel 2009 il concorso “L’uomo e il mare” e nel 2010 quello “Verrà il mattino e avrà un tuo verso - Poesie d’amore”. La sua raccolta poetica, oggi, è rappresentata da un buon numero di poesie che ha raccolto e pubblicato in un libro dal titolo “La mia canzone”. Poesie che cantano il sentimento dell’amore nella forma più vasta dell’esistere e comunicano l’emozione dell’anima nella consapevolezza del vivere l’avventura terrena.


Preghiera alla Madre Terra Amo profondamente la vita! Tutto è desiderio per cogliere L’invisibile che nasconde. Mi estraneo dal vivere scontato Provando poco interesse Per la banale quotidianità I mondi da esplorare mi catturano Anche tu madre terra Nascondi i tuoi segreti Dietro ogni dono e ogni rinnovamento Il tuo scenario è sempre ricco Ma il tuo ripetersi non è mai uguale. O madre terra Che nascondi il profondo mistero Sii mia complice Indirizzami verso il sentiero Che porta oltre il sipario verso il mondo inesplorato.


CARLO PETRINI


(…) Terra Madre, che prende il suo nome dalla Pachamama venerata dagli indios sudamericani, è una rete che opera nei posti più disparati, «fatta di gente reale che lavora con il cibo e per il cibo». Ed è un progetto: di passi lenti, ma ben pensati, paradossalmente in due direzioni opposte, locale e globale. «In barba a chi vuole che i fautori dell’economia locale vadano bollati come “no global”. Noi di Terra Madre siamo più “global” di tutti». «Uomini e donne che nelle loro terra ancora resistono all’incalzare di una delittuosa politica di sfruttamento esasperato e devastante dei suoli fertili, unica risorsa per il cibo di tutti i popoli. Una testimonianza eroica di eterna e leale alleanza con la natura e i suoi frutti. Un’alleanza che non ha barriere di lingue, divisioni di ideologie e religioni, né confini di Stati» … «E noi cittadini metropolitani, che viviamo inscatolati nelle nostre città, senza più i colori e i profumi delle stagioni forse, in un giorno molto prossimo, se ci capiterà di passare accanto a un orto dove un nonno e una piccola bimba colgono i frutti maturi, allora potremo ancora riconoscere la vera casa dell’uomo». «Il cibo oggi è prodotto soprattutto per essere venduto, non per essere mangiato. Ridurre il nostro rapporto con ciò che mangiamo quasi esclusivamente a una serie di operazioni di mercato è sia la causa sia l’effetto di un sistema che ha tolto valore al cibo e ha tolto significato alle nostre vite. Un sistema che ha stravolto il significato del verbo mangiare, trasformandolo da attivo in passivo per molti cittadini della Terra. Il cibo è diventato ambiguo come Dottor Jekyll e Mister Hyde, ed essendo un elemento complesso ha molte “doppie” personalità che riguardano tanto le sue caratteristiche quanto il modo in cui è percepito dai più. Doppiezze che in realtà ci parlano di insostenibilità ».


MARLO MORGAN

“Il cielo, la terra e quel che sta nel mezzo”

Lo scopo della vita Il quarto, il quinto e il sesto giorno di viaggio Beatrice si svegliò prima dell’aurora, sapendo bene i compiti che l’attendevano: riempire la fossetta scavata la sera precedente, spianare e livellare il terreno e soffiare sulla superficie tutt’intorno per cancellare ogni traccia del passaggio di esseri umani. (...) Aveva capito ormai che l’esistenza di qualunque cosa o persona che le capitasse d’incontrare, creature viventi di ogni forma e dimensione o fenomeni della natura, aveva uno scopo specifico che meritava di essere accettato e onorato anche quando non era del tutto comprensibile(...) La Terra Madre …Nostra madre è la terra e noi non facciamo nulla che possa dispiacerle o che non sia rispettoso. Siamo imparentati con il cielo, con le stelle, con il sole e con la luna.Tutti gli esseri viventi, gli animali terrestri, gli uccelli e le piante, sono nostri consanguinei, nati come noi in questo paradiso. E davvero è stato un paradiso per migliaia di anni. Poi tutto è cambiato in un tempo relativamente breve. (...) La sacralità della terra che concede all’uomo il dono della continuità della vita è il primo pensiero di chiunque appartenga a un popolo di cacciatori e di raccoglitori, ma Beatrice era strabiliata dalla gran quantità di nozioni che ogni aborigeno pareva possedere. Ciascuno sapeva che cosa fosse commestibile, dove si potevano trovare gli alimenti a seconda della stagione e delle condizioni del tempo, come estrarre le sostanze tossiche per rendere innocue le piante, conservando in certi casi il veleno per utilizzarlo a fini medicinali. I movimenti e i suoni delle varie specie animali entravano nei canti e nelle danze notturne e, al tempo stesso, venivano imitati per attirare in trappola esemplari della stessa specie. La vita di animali e piante veniva sacrificata per ottenere energia che si perpetuava in chi se ne cibava, e ogni cosa era asservita a un fine onorevole che mai era dimenticato, neppure quando le circostanze avrebbero fatto credere il contrario. In quella che a prima vista appariva una regione arida, priva di ogni forma di vita, il nutrimento era sempre a portata di mano sopra e sotto il suolo, nell’acqua, nell’aria, nei nidi, nelle buche, negli alberi vivi e morti, nelle torri dei termitai, nelle grotte. Ogni alimento veniva chiesto con amore e, una volta ricevuto, se ne rendeva grazie a chi l’offriva, mai dato per scontato, ma guadagnato con la fatica di coloro che l’avevano cercato, consapevoli in ogni istante che il Grande Spirito, il Potere Divino, aveva parlato e agito tramite gli antenati e continuava a parlare e ad agire per mezzo dei non ancora nati, degli elementi, di ogni creatura dell’universo. Il mondo e la vita che lo animava coesistevano in perfetta armonia, e ciascun essere animato o inanimato era una tessera di un unico mosaico (...)


La “Carta della Terra”

Preambolo Ci troviamo ad una svolta critica nella storia del Pianeta, in un momento in cui l’umanità deve scegliere il suo futuro.A mano a mano che il mondo diventa sempre più interdipendente e fragile, il futuro riserva allo stesso tempo grandi pericoli e grandi opportunità. Per progredire dobbiamo riconoscere che, pur tra tanta magnifica diversità di culture e di forme di vita, siamo un’unica famiglia umana e un’unica comunità terrestre con un destino comune. Dobbiamo unirci per costruire una società globale sostenibile, fondata sul rispetto per la natura, sui diritti umani universali, sulla giustizia economica e sulla cultura della pace. Per questo fine è imperativo che noi, i popoli della Terra, dichiariamo la nostra responsabilità gli uni verso gli altri, verso la grande comunità della vita, e verso le generazioni future (...) La Terra, nostra casa L’umanità è parte di un grande universo in evoluzione. La Terra, nostra casa, è viva e ospita un’unica comunità vivente. Le forze della natura fanno dell’esistenza un’avventura impegnativa e incerta, ma la Terra ha fornito le condizioni essenziali per l’evoluzione della vita. La resistenza della comunità degli esseri viventi e il benessere dell’umanità dipendono dalla preservazione della salute della biosfera, con tutti i suoi sistemi ecologici, da una ricca varietà vegetale e animale, dalla fertilità del suolo, dalla purezza dell’aria e delle acque. L’ambiente globale, con le sue risorse finite, è una preoccupazione comune di tutti i popoli.Tutelare la vitalità, la diversità e la bellezza della Terra è un impegno sacro (...) La situazione globale I sistemi dominanti di produzione e consumo stanno provocando devastazioni ambientali, l’esaurimento delle risorse e una massiccia estinzione di specie viventi. Intere comunità vengono distrutte. I benefici dello sviluppo non sono equamente distribuiti e il divario tra ricchi e poveri sta aumentando. L’ingiustizia, la povertà, l’ignoranza e i conflitti violenti sono molto diffusi e causano grandi sofferenze. L’aumento senza precedenti della popolazione umana ha sovraccaricato i sistemi ecologici e sociali. Le fondamenta stesse della sicurezza globale sono minacciate (...) La responsabilità universale Per realizzare queste aspirazioni dobbiamo decidere di vivere con un senso di responsabilità universale, identificandoci con l’intera comunità terrestre, oltre che con le nostre comunità locali. Noi siamo, allo stesso tempo, cittadini di nazioni diverse e di un unico mondo, in cui la dimensione locale e quella globale sono collegate. Ognuno ha la sua parte di responsabilità per il benessere presente e futuro della famiglia umana e del più vasto mondo degli esseri viventi. Lo spirito di solidarietà umana e di parentela con ogni forma di vita si rafforza quando viviamo con un profondo rispetto per il mistero dell’essere, con gratitudine per il dono della vita, e con umiltà riguardo al posto che l’essere umano occupa nella natura.Abbiamo urgente bisogno di una visione condivisa di valori fondamentali che forniscano una base etica per la comunità mondiale che sta emergendo (...)


AGOSTINO CELTI COME LA VITA La linea dell’orizzonte, sul mare blu profondo, parte da nuvole rosa di sole, alte nel cielo superbo, per infilarsi, anzi, sciogliersi, nel grigiore di cumuli rasi. Come speranze e delusioni. Come una lama tesa, luccicante che al momento di fendere secca si scioglie nel nulla. Come la vita: un abbaglio di luce che in un mare infinito muore, senza piÚ sole.


Agostino Celti, all’anagrafe Agostino Guarino, nato a Milano il 7 dicembre 1959, è autore ricercato, ottimo compositore e raffinato interprete. Studia pianoforte al Conservatorio GiuseppeVerdi di Milano ed abbandona presto l’impiego di geometra presso il Comune di Milano per dedicarsi esclusivamente alla grande passione della sua vita, la musica. Autore prolifico, in oltre trent’anni di attività ha scritto circa 700 opere, tra canzoni e poesie, e si esibisce proponendo i propri brani e sostenendo la canzone d’autore. Dal 1985 al 1992 partecipa a numerose manifestazioni, concorsi e programmi televisivi, a fianco di noti artisti, riscuotendo ottimi successi. Nel 1988 si aggiudica il Premio Rino Gaetano per la sezione “nuove proposte”. Per l’occasione esce il suo unico 45 giri “Niente più” / “Mare del Sud” (Cloudisque/EMI). Dopo alcuni anni lontano dalla musica, dal 2002 torna ad esibirsi con nuove composizioni e con maggiore maturità e determinazione, dedicandosi anche all’insegnamento del canto moderno. Nel 2006 vince il 1° premio, quale miglior solista, a “Palco in Piazza”, manifestazione dedicata alla canzone d’autore, replicando due anni dopo il successo come miglior testo. Nello stesso anno (2006), scrive per Mina “Come te lo devo dire”, contenuta nel cd “Bau” (Fucsia-PDU/SonyMusic). Nel 2007 partecipa alla XXIV edizione del Festival di Villa Faraldi (insieme, tra gli altri, a Concato, Mingardi, Mariella Nava e Marco Ferradini), eseguendo alcuni suoi brani e cantando con Alberto Bertoli (figlio di Pierangelo) “Canzone per un Angelo”, brano dedicato allo scomparso cantautore emiliano. Nel 2008, per la cantante ticinese Barbara Berta, scrive il brano “Chi sei?”, condividendone anche l’interpretazione. Oltre a diverse collaborazioni in campo artistico ed editoriale, attualmente sta lavorando alla realizzazione di un musical e a vari progetti, sia per l’editoria che per la discografia.

“Madre Terra Songs” - 12 Agosto 2010 - serata musicale a cura del cantautore Agostino Celti


I LUOGHI DELLA MOSTRA 06/07


Castello Costa-Del Carretto - Garlenda Palazzo Oddo - Albenga Palazzo Tagliaferro - Andora


CASTELLO DELLA LENGUEGLIA-COSTA-DEL CARRETTO

GARLENDA

08/09


Le prime notizie su Garlenda cominciarono a diffondersi e ad essere documentate intorno all’Alto Medioevo, quando divenne parte integrante del Marchesato di Albenga. Nel 1091 il marchesato, e quindi Garlenda, passò sotto la giurisdizione della famiglia Clavesana discendenti da Bonifacio del Vasto. I Clavesana però non riuscirono a dominare appieno il marchesato, tanto che nel 1127 Albenga e il suo marchesato si costituì come territorio autonomo. L’ottima posizione nel mercato e commercio marittimo e la costituzione in sede vescovile, contribuì certamente all’indipendenza politica. Il 13 aprile 1153 il vescovo di Albenga, in accordo con l’arcivescovo di Genova, nominò Anselmo dei Quaranta - capostipide della famiglia Della Lengueglia e parente degli stessi Clavesana - l’incarico di riscuotere le decime nei borghi di Garlenda, Bossoleto,Tenaigo, Orsorio, Marta, Casanova, Bosco, Maremo, Paravenna, Ligo,Andora, Lingueglietta, Sanremo, Bussana, Taggia, Montalto, Carpasio, Cipressa, Pompeiana e Terzorio. La figura di Anselmo venne accolta positivamente dagli abitanti, tanto da diventarne quasi signore feudale delle terre di ponente. Nel 1182 il comune di Genova investe ufficialmente Anselmo dei Quaranta o dei Quadraginta nuovo signore del feudo di Lingueglietta Castellaro e Garlenda, stringendo presunte alleanze con l’imperatore Federico I il Barbarossa e successivamente con Federico II nel 1226. Le alleanze vengono tutt’ora considerate dagli storici false, non essendoci documenti ufficiali. In compenso si stipularono ottimi rapporti diplomatici con la Repubblica di Genova e il suo comune, ottenendo in cambio della nobile fedeltà maggiori territori nella Val Lerrone e del borgo di Andora. Nel 1280, alla morte di Anselmo II, i due figli ereditari Giacomo e Bonifacio divisero il feudo del padre in due possedimenti o rami nobiliari: i Maremo e i Garlenda. Bonifacio divenne così signore di Garlenda - Casanova Lingueglietta stringendo maggiormente i rapporti amichevoli con Genova e la sua repubblica. Il 15 aprile 1385 entrambi i rami dei Della Lengueglia giurarono fedeltà al comune genovese, riconoscendosi vassalli e feudatari di tutti i paesi che avevano ricevuto in feudo dalla famiglia Clavesana. Nel XVI secolo crisi finanziarie e mal gestione dei feudi fece sì che i borghi cominciarono a ribellarsi contro i propri signori feudali; nell’autunno del 1543 anche Garlenda si ribellò ai Della Lengueglia. Nonostante i forti contrasti nei borghi, la Repubblica di Genova nominò nel 1564 Antoniotto Della Lengueglia nuovo signore di Garlenda e delle terre circostanti. Purtroppo non servì a placare i forti dissidi tanto che, nel 1590 alla morte di Antoniotto, Garlenda venne contesa da molti pretendenti nobiliari, non avendo di fatto Antoniotto eredi legittimi. Nel 1592 seguirono così occupazioni di nobili genovesi (i Costa), di Giacomo Della Lengueglia con figli e piccolo esercito, e dal governatore di Finale Ligure Bartolomeo Beccaria per sedare i contrasti ereditari. Ovviamente i continui cambiamenti nobiliari non favorirono di certo il dialogo tra abitanti e nobili, vivendo in una situazione di vera crisi politica. Alla fine del XVI secolo il feudo venne finalmente assegnato legittimamente a Violante Della Lengueglia in Costa, sorella del defunto Antoniotto Della Lengueglia. Divenne così dominio della famiglia Costa che ne acquistò le terre. Nel 1723 il feudo di Garlenda e Paravenna passò, per mancanza di discendenti maschi nella famiglia Costa, al marchese Ottaviano II Del Carretto di Balestrino. Subì come il resto della Liguria l’invasione dell’impero austro-ungarico e dell’esercito francese di Napoleone Bonaparte. Nel 1815 il territorio di Garlenda fu quindi annesso al Regno di Sardegna e ne seguì le sorti fino all’Unità d’Italia.


PALAZZO ODDO

ALBENGA

La mostra sarĂ visibile a Palazzo Oddo, in via Roma 58, nel centro storico di Albenga, dal 18 Settembre al 10 Ottobre 2010.


10/11


PALAZZO TAGLIAFERRO

ANDORA

La mostra sarà presentata nelle sale storiche di Palazzo Tagliaferro, Largo Milano ad Andora, nel corso dell’anno 2011.


12/13


Fiat 500 Club Italia - foto d’archivio

Golf Club Garlenda


Paravenna - uno scorcio dellla borgata


È trascorso ben più di un decennio da quando alcuni artisti della Val Lerrone, nell’entroterra di Albenga, nella Liguria di Ponente, hanno sentito la necessità di colmare una grave lacuna presente nel comprensorio. L’arte infatti non era ancora riuscita a trovare la giusta connotazione ed il meritato spazio. Era vissuta dalla maggior parte delle persone come un rituale per pochi eletti e non come espressione delle molteplici valenze dell’animo umano. Nel 1999 nacque così il Circolo “Amici nell’Arte” da un’idea di Carmen Spigno, pittrice, e di due amici stranieri, Rudolf van de Poll, fotografo e naturalista olandese, e Karl Schoenfeld, caricaturista tedesco. Vennero subito stabilite norme operative e fissati gli obiettivi da conseguire. Il semplice fatto che i tre fondatori fossero di nazionalità diverse, conferiva l’imprintig caratteristico del Circolo, aperto all’arte ed alla cultura senza alcun tipo di confine e senza scopi di lucro. All’inizio i soci erano 14; ora (a tutto il 2010 inoltrato), dopo più di un decennio di attività, oltre 70, molti provenienti da paesi europei ed extraeuropei (anche da oltre Oceano). Il programma del Circolo, ovvero riunire nel nome dell’arte persone di diversa provenienza, legate da una comune passione e dal desiderio di trovare vera amicizia, é contenuto nella denominazione stessa. La finalità prevalente infatti è quella indicata dal pensiero di Hermann Hesse, divenuto poi il motto dell’Associazione. “Bisogna trovare il proprio sogno perché la strada diventi facile... ma delle mille strade una soltanto, dura da trovare e facile da immaginare, abbraccia in un passo l’intero mondo, non inganna e all’ultima méta sa arrivare”. Tale finalità, però, non è vista in modo egocentrico, ma proiettata verso la comunità intera e, in particolare, verso i bambini, i giovani e gli anziani, poichè il concetto fondamentale dell’Associazione è che saper dipingere, scolpire, suonare, scrivere, cantare, danzare... sono attività che migliorano la qualità della vita, allontanando le paure, la solitudine, l’emarginazione, il disagio. Tutte le iniziative infine, oltre a diffondere l’amore per l’arte e la cultura,non hanno alcuna mira lucrativa, anzi sono rivolte alla solidarietà e spesso alla beneficenza.


1999 “Garlenda, punto d’incontro” - mostra d’Arte contemporanea con artisti italiani e tedeschi 2000 “In cammino per la Pace” - mostra d’Arte contemporanea a beneficio dell’UNICEF (raccolti 13 milioni e 500 mila lire dalla vendita delle opere donate dagli artisti) 2001 “Mondo Celtico” - mostra d’Arte contemporanea abbinata alla musica celtica “Il sogno di Noè” - mostra d’Arte contemporanea in concomitanza con l’apertura al pubblico delle cantine del Castello di Garlenda 2002 “Mondo Occitano” - mostra d’Arte contemporanea abbinata alla musica occitana “Civiltà dell’Ulivo” - mostra d’Arte contemporanea sul tema della cultura dell’ulivo e dei suoi prodotti nella nostra regione 2003 “Il Signore degli Anelli” - mostra d’Arte contemporanea abbinata alle “Musiche della Terra di Mezzo” “Mediterraneo” - rassegna d’Arte internazionale - Cagnes-sur-Mer (Francia) “Mediterraneo” - rassegna d’Arte internazionale - Treviri (Germania) 2004 “Il Mito di Orfeo” - mostra d’Arte contemporanea abbinata alla musica pop-rock anni ‘70 2005 “Ginevra in blues” - mostra d’Arte contemporanea abbinata alla musica blues 2006 “Labirinti” - mostra d’Arte contemporanea, con oltre 50 artisti partecipanti, abbinata a musica, teatro e danza moderna 2007 “AEnigma” - mostra d’Arte contemporanea abbinata a musica, danza moderna, poesia e teatro “10 Pollici d’arte” - mostra collettiva d’inverno/primavera 2008 “Metamorfosi” - mostra d’Arte contemporanea abbinata a musica e canto, danza moderna, letteratura e poesia “Metamorfosi segrete” - I percorsi dell’anima nel romanzo, nella poesia e nella saggistica moderna “10 Pollici d’arte” - mostra collettiva d’inverno/primavera 2009 “Orizzonti” - mostra d’Arte contemporanea abbinata alla musica pop anni ‘70 e poesia beat, letteratura noir, tango e poesia “Arte per ricostruire” - asta benefica a favore del restauro di chiese e opere d’arte sacra danneggiate dal terremoto d’Abruzzo (raccolti 3.000 euro dalla vendita delle opere donate dagli artisti) 2010 “Madre Terra” - mostra d’Arte contemporanea abbinata a musica, danza, teatro, letteratura e poesia “Metamorfosi” - mostra d’Arte contemporanea itinerante - Palazzo Oddo - Albenga “Un altro ponte” - interscambio culturale fra artisti siciliani e liguri - Forte S. Jachiddu - Messina

16/17


SI RINGRAZIANO SENTITAMENTE Silvia Bottaro Vincenzo Merchionne Walter Accigliaro Gerry Delfino Patrizia Valdiserra Giuliano Miele Silvia Pittoli Alessandro Scarpa Rosanna Canova Regione Liguria Provincia di Savona Comune di Garlenda Comune di Andora Palazzo Oddo srl Golf Club Garlenda La Meridiana Relais & Chateaux Pro Loco Garlenda Fiat 500 Club Italia Coop Liguria Confederazione Italiana Agricoltori Albenga Reale Mutua Assicurazioni Slow Food Alassio Ditta Sommariva Vivai Montina

Ristorante “Il Frantoio” Ristorante “Garilinda” Ristorante “Antichi Sapori” Pasquale Meli Umberto Schettini Agostino Celti Patrizia Mantegazza Nadia Ragni Michela Rosselli Galleria “Il Bostrico” - Albissola Marina Galleria “Sangiorgi Med” - Laigueglia Galleria “Merchionne” - Toirano

…e Anna, Sandra, Pietrina, Mario, Franco, Ferdinando, Nicoletta, Francesca e gli altri “Amici nell’Arte” che hanno contribuito all’organizzazione della mostra.


SPONSORS

18/19


INDICE


Il perché della mostra pag. 008 Terra, mater antiqua pag. 012 Ritmi della terra, ritmi dell’uomo, ritmi dell’arte pag. 014 Gaia e Clio pag. 016 Maestri pag. 018 Artisti pag. 030 Il cielo, la terra e quel che sta nel mezzo pag. 094 I luoghi della mostra pag. 106 Castello Costa-Del Carretto - Garlenda

pag.108

Palazzo Oddo - Albenga pag. 110 Palazzo Tagliaferro - Andora pag. 112 Il Circolo “Amici nell’Arte” pag. 116 Ringraziamenti pag. 118 Indice pag. 120





Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.