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Moreover, it would be very helpful to make available the transmittance of the blue wavelengths in all sorts of lenses (intraocular, ophthalmic, contact, etc.), as it is normally done, for instance, with sun creams. The availability of personal samplers, as it is currently done to workers exposed to ionizing radiations, and the implementation of adequate ergophthalmic health surveillance appears to be essential to prevent retinal damage in the operators exposed. KEYWORDS: blue light, macula, phototoxicity, drusen, AMD.

INTRODUZIONE Si definisce “luce blu” la radiazione luminosa compresa tra i 380 ed i 520 nm (Figura 1). A queste lunghezze d’onda ed in determinate condizioni di esposizione, l’occhio può essere soggetto a danni retinici che possono essere di natura termica o fotochimica. Il danno termico è determinato da un aumento significativo della temperatura dell’area retinica irradiata dovuto ad elevati livelli di potenza della radiazione luminosa per tempi d’esposizione anche molto brevi (milionesimi di secondo). Il danno termico è pressoché indipendente dalla lunghezza d’onda della luce ed è raro. Il danno fotochimico, invece, si verifica in assenza di un aumento significativo della temperatura nella zona retinica irradiata, con bassi livelli di potenza della radiazione luminosa anche a seguito di esposizioni di più lunga durata (minuti), ed è fortemente dipendente dalla lunghezza d’onda della luce (massima lesività a 441/442 nm). La dose soglia per la lesione fotochimica è data dal prodotto della potenza per il tempo di esposizione (energia totale assorbita), ed è quindi soggetta al principio di reciprocità. Ne deriva che, ad esempio, la lesione fotochimica blu-indotta può essere conseguenza dell’osservazione di una sorgente ad alta intensità per un tempo breve o di una sorgente meno intensa, per un

In ambito lavorativo la questione si presenta, allo stato attuale delle conoscenze, assai più complessa (bibl lavoro dBA Modena), date le grandi difficoltà che ancora esistono, sia per una misurazione affidabile del “blu” emesso dalle molteplici ed assai diversificate sorgenti luminose artificiali presenti nell’industria e nel terziario, sia per una attendibile rilevazione delle reali condizione di esposizione (tipologia dei compiti lavorativi svolti). È infatti da questi parametri che dipende l’effettiva “dose assorbita” dal lavoratore, la cui quantificazione è assolutamente imprescindibile, in ergoftalmologia, ove si voglia accertare (i) l’esistenza di un rischio di natura occupazionale, oppure (ii) dimostrare l’esistenza di un rapporto di causa-effetto tra le alterazioni retiniche presenti e le condizioni di lavoro che le avrebbero determinate. PAROLE CHIAVE: luce blu, macula, fototossicità, drusen, degenerazione maculare senile (DMS) tempo più lungo. È il valore di dose accumulata il parametro fondamentale in grado di determinare la soglia oltre la quale si produce il danno retinico. Inoltre, le caratteristiche dei soggetti esposti condizionano notevolmente sia la dose di luce blu in grado di raggiungere la retina che gli effetti sulla retina (danni in rapporto alla dose assorbita). La principale sorgente naturale di luce è il Sole. Esistono poi le sorgenti artificiali, vale a dire progettate dall’uomo per i più differenti scopi oltre a quello primario dell’illuminazione. Le diverse sorgenti artificiali possono essere distinte in due tipologie principali: quelle che emettono luce ad alta monocromaticità e coerenza rappresentate dai laser, e quelle a “larga banda” con emissione incoerente che include tutte le restanti. Il nostro interesse è rivolto unicamente alle sorgenti di luce incoerente ed in particolare alle emissioni nella banda inferiore del visibile, nonché ai loro effetti sulla retina. La radiazione ottica proveniente da queste sorgenti artificiali è ampiamente utilizzata in applicazioni industriali, commerciali (solarium), mediche e di ricerca scientifica ed anche abitative. Per queste sorgenti la letteratura internazionale ha sollecitato, nell’ultimo ventennio, l’attenzione di ricercatori e produttori su uno specifico problema, ormai noto come “rischio da luce blu”

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