Lussino34

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Quadrimestre 34 - pagina 53

Nel 1980, mentre infuriava un tifone nel mar del Giappome, sparì l’amico Marietto. Non ebbe alcun funerale, la sua nave della Losinska, con i suoi colleghi, venne inghiottita dagli abissi oceanici senza lasciare tracce. Il suo spirito si trova in qualche gabbiano che schiamazzando sta svolazzando tra Jaz, la Cavanella, e Porto Vier, luoghi che da ragazzino raggiungeva pagaiando a bordo del suo sandolin. Cippo in cimitero

Un’avventura di mare e di pesca di Sergio Colombis

Zio Zaccaria Vodarich sposato con Mercede Strogna, sorella di mia mamma, con la moglie condivideva la passione per le memorie di pietra di Ossero. Zia Mercede con altri paesani poco prima dell’arrivo dei Titini, fece togliere dal muro della caserma della guardia di finanza in Cavanella l’antico leone della porta a mare e lo fece seppellire a faccia in giù in cimitero in modo che sembrasse un’antica lapide tombale, salvandolo così da sicura distruzione da parte dei partigiani Slavi. Lo zio invece volontariamente si occupava della manutenzione delle antiche lapidi, qui sotto è ritratto con il suo amico dopo aver lavato il leone della porta di terraferma. Il primo gennaio 1973 iniziò a tenere un diario, dove annotava i fatti salienti della giornata, il tempo che spirava, il pesce che aveva pescato, i buoni pranzi avuti, o la visita di Sergio (lo scrivente) avvenuta il 19 aprile dello stesso anno. Da buon affabulatore, descriZio Zaccaria e ve l’avventura in mare occorsagli il suo amico dopo il 15 agosto 1974, che lascio alle aver pulito il leone di sue parole. terraferma nel luglio Alle 7 del mattino mi trovavo 1961 in mare molto fuori tra Mazova e Priat piccolo, ero assieme a Toni Vidovich, avevamo la sua barchetta. Si salpava i parangai calati la sera avanti. Il tempo era bello, sufiava un po di fiadolin da lebichio. Molto lontano si vedeva venire da ponente delle nubi che poi si formò in un temporale accompagnato da lampi e tuoni. Si cercava di fare presto. Io il mio parangal lo avevo salpato. Toni salpava il suo.

Non finiva di salpare che il temporale era già sopra San Martino e Ustrine. Ci mancava di salpare ancora forse dieci ami che il primo refolo di vento era su di noi (tonava), dopo qualche minuto il finimondo. Vento, mare grosso, pioggia e freddo. Qui non ci ricordiamo un tempo così, e noi mezzi nudi con quella barchetta piccola! Devo dire che ci siamo trovati in brutte condizioni. Pogiare in Mazova così bagnati con quel vento freddo e pioggia che iddio la manda per me sarebbe stata una bella e buona polmonite, la sola era andare a casa. Io o tenuto sul timone, schivo le grosse marette ma si imbarca un po’ di mare ogni tanto. Però andiamo verso casa, Il tempo non cede e il mare vuole ingoiarci. Come vuole il Signore, siamo di passare punta di Bok, sul più bello il motore si ferma. Toni dopo tanto parlar mi dice cosa faciamo, io, prova mettere il motore in moto!, prova e và. Lì il mare ci voleva sul serio mangiare. Poi ancora sul Puntal de Maistro cavalloni di un paio di metri, prima di entrare in Cavanella, in più tempesta mischiata con pioggia. Freddo per morire, dal molo a casa mi pareva di avere a dosso un quintale. A casa mi sono cambiato, capriccioso chè sono non volevo andare a letto, ma poi mi sono arezo. Con un buon pivo, una aspirina. Dopo una mezz’ora sono tornato Zaccaria.

1911, la Cavanella di Ossero Archivio Marina Tarabocchia


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