Lussino24

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Lussino

Neresine

Quadrimestre 24 - pagina 23

di Nino Bracco

E’ un volume di 250 pagine in cui l’autore descrive la storia e le tradizioni di un popolo tra due culture, pubblicato nel giugno 2007 dalla casa editrice Lint di Trieste, nella collana “Gente di mare, Gente di terra”, con la presentazione di Anna Maria Mori. Giovanni “Nino” Bracco di antica famiglia neresinotta, già anni fa aveva scritto del suo paese, ma ora le sue fatiche sono giunte in porto con questa pubblicazione dedicata agli eventi storici che hanno caratterizzato il paese sin dalle sue origini: erano gente di terra dediti ai duri lavori agricoli sulle pendici più basse del Monte Ossero ma col passare del tempo, visti i successi prima di Lussingrande, poi di Lussinpiccolo, i loro interessi si sono rivolti al mare per diventare patroni e capitani. L’autore traccia la storia di Neresine a partire da Lussino e Cherso (capitolo: Neresine prima di Neresine), fino alla storia più recente. Inoltre tratta ampiamente dell’etnografia del suo paese di origine, nei capitoli che riguardano gli usi e costumi, la vita sociale e il lavoro, la questione politica, e quella “etnica”. La “villa di Neresine d’Ossero “ appare citata per la prima volta alle fine del XV secolo, mentre molto più antico è il monastero benedettino prima e francescano poi, risalente all’XI secolo. Mentre Ossero decadeva e si spopolava a causa della malaria che imperversava per l’acqua stagnante dei laghi e delle saline e per le incursioni degli Uscocchi, Neresine dal XVII secolo si sviluppò rapidamente. Di rilevante interesse i capitoli dedicati all’istituzione delle scuole e alle dispute tra il delegato sindaco Giovanni Bracco e la curia vescovile di Veglia che voleva imporre l’insegnamento della lingua croata in luogo di quella italiana, e all’opposizione della popolazione. E’ una raccolta di dati riguardanti il territorio, le frazioni, le famiglie, le proprietà, la lingua, l’economia, la cultura con particolare riferimento alle vicende della prima e della seconda guerra mondiale con nomi e cognomi di tanti che hanno subito persecuzioni e di alcuni che furono, invece, artefici dell’Esodo. Vengono messi in evidenza l’intraprendenza e l’audacia delle famiglie che con fatica hanno raggiunto il benessere, nonché l’odissea dei Neresinotti in fuga dal paese a seguito della presa del potere da parte dei comunisti titini e dei collaboratori locali che si impossessano dei beni dei più abbienti, i cosiddetti “nemici del popolo”. Alcune imprecisioni e interpretazioni non inficiano l’opera, anzi, ma di una si chiede la correzione, a nome e a ricordo del dottor Giuseppe Favrini, fondatore della nostra Comunità di Lussinpiccolo di esuli e lussignani non più residenti, artefice e realizzatore (lui e non “le attuali autorità comunali”!) della lapide in onore dei caduti di Lischi. Il 21giugno 2001 i resti ritrovati nel 1996 da un turista tedesco nelle acque di Lischi di Mario Fillinich, Giovanni Zorovich, Giovanni Carcich, Giovanni Knesich sono stati sepolti nel cimitero di Lussinpiccolo e la lapide incisa in lingua italiana reca la seguente scritta:

Ai tre giovani barbaramente uccisi e fatti segretamente sparire nelle acque di Lischi, assieme a un povero vecchio che diede loro una barca per fuggire verso la patria lontana I parenti e tutti i lussignani non più residenti a Lussino, giugno 2001 Molto spazio viene dedicato agli usi e ai costumi, in special modo alle feste tradizionali, alla vita sociale e al lavoro: I veri punti di riferimento della vita sociale – scrive Bracco- erano il lavoro la proprietà privata e la forte tendenza verso lo sviluppo economico e il progresso sociale per cui, nonostante il miscuglio di razze, ben pochi sono rimasti nell’isola. Nelle appendici l’autore riporta i soprannomi delle famiglie e il naviglio commerciale dal 1920 al 1945. Tra le 37 imbarcazioni che navigavano con la bandiera di Neresine viene citata anche la goletta “Maria Salute” dei fratelli Eugenio e Domenico Camali di cui scrive Andrea Camalich nei suoi ricordi, una pubblicazione inviataci dall’America.


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