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Lussino

Quadrimestre 24 - pagina 19

causando la rovina della famiglia perché non è assicurato. Civiltà Dalla felice unione di Zanetto e di Caterina Supranich nascono undici figli. La primogenita, Irene, divenne professoressa di matematica e di lingua ungherese a Fiume, mentre il fratello Nicolò, nato nel 1871, si laureò a Zurigo e divenne ingegnere del comune a Trieste. Questi ebbe nove figli, tra cui Giovanni (1909-1976) che lavorò per la Società Italia di Navigazione ed ebbe a sua volta due figlie: Emanuela e Tatiana; siamo ai giorni nostri. Un’altra figlia di Nicolò, Fides vive tuttora a Trieste. Tra i de Pecine, la secondogenita di Zanetto, Suor Maria Crocifissa, venne sempre considerata una grandissima benefattrice e recentemente Suor Dobroslava Mlakic, appartenente al suo ordine, sta promovendo a Roma la causa di beatificazione poiché esistono tuttora prove tangibili del suo operato, sia a Fiume sia nelle altre case madri, a favore dei poveri e degli abbandonati.

Conoscere Cherso attraverso i suoi personaggi

Il coraggio del silenzio Padre Placido Cortese, martire di carità di Carmen Palazzolo Debianchi Ricorre quest’anno il centenario dalla nascita, a Cherso il 7 marzo 1907, di Nicolò Cortese, Padre Placido dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali. Egli merita di essere ricordato perché, alla fine della seconda guerra mondiale, coadiuvato da una rete di collaboratori, aiutò ebrei, slavi e croati, militari inglesi e americani a sfuggire alle persecuzioni del regime nazista. L’8 ottobre 1944 due persone, probabilmente due agenti delle SS, chiedono di lui al convento del Santo di Padova; quando arriva, chiamato da un confratello, lo fanno salire su un’automobile,… e di lui non si sa più nulla. Il 29 gennaio 2002, un altro chersino, suo confratello, P. Antonio Vitale Bommarco, ne propone la causa di beatificazione desiderando additarlo ad esempio di amore verso il prossimo. Così, a poco a poco, dalle testimonianze dei confratelli e degli ex collaboratori, viene alla luce la sua storia. Come i padri Bommarco e Radossi, che abbiamo già menzionato su queste pagine, Padre Placido cominciò la sua formazione religiosa e culturale nel convento francescano di Cherso e la completò a Camposanpiero, a Padova e a Roma. Dopo un breve periodo in una parrocchia di Milano, venne inviato nel convento di Sant’Antonio di Padova dove, nel 1937, gli fu affidato l’incarico di Direttore dell’importante periodico “Il Messaggero di Sant’Antonio”, a cui diede un impulso tecnico e di contenuto curando particolarmente le fotografie. Ne conseguì un grandissimo aumento degli abbonamenti, che passarono da 300.000 a 700.000. L’incarico era molto impegnativo ma egli riusciva a svolgere nel migliore dei modi tutti i suoi compiti passando dalle rotative del giornale all’ufficio, al confessionale, alle persone che lo cercavano e chiedevano un aiuto. Non sempre fu capito dai superiori - che giunsero fino a promuovere un’inchiesta su di lui - perché la sua bontà, tolleranza e disponibilità erano ritenute debolezza e incapacità di farsi obbedire; mentre per una certa incuria nel vestire, dovuta anche al fatto che non pensava mai a se stesso, gli venne mosso il rimprovero di essere trasandato. La sua disponibilità verso il prossimo è tanto più significativa se viene inquadrata nell’atteggiamento dei religiosi conventuali del tempo che era staccato e disinteressato alla vita che si svolgeva fuori dal convento. Allora si pensava che i frati dovevano stare in convento e che di chi stava fuori si sarebbe occupata la Provvidenza. “Ma - afferma un suo confra-


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