Foglio Lussino 37

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Convegno internazionale Giani Stuparich tra ritorno e ricordo Si è svolto a Trieste, nel palazzo dell’IRCI, nei giorni 21-22 ottobre 2011, il convegno internazionale sullo scrittore, promosso e organizzato dall’Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata e da Cristina Benussi dell’Università degli Studi di Trieste. Un congresso che ha approfondito e sviscerato tutte le tematiche relative a Giani Stuparich, ponte della letteratura triestina tra il passato, segnato dalla morte in guerra del fratello Carlo, nel 1916, e il futuro in cui voleva proiettarsi. Del comitato scientifico faceva parte Giovanna Stuparich Criscione, 92 anni, figlia dello scrittore che è intervenuta con una sua testimonianza, mentre la nipote Giusy Criscione ha dedicato al nonno un intervento sui luoghi da lui amati e descritti con mirabile pathos. Pubblichiamo qui di seguito il riassunto della sua relazione.

I luoghi di Stuparich di Giusy Criscione

«[…] Tutta la vita è un ricordare. Gli stessi piani che facciamo per il futuro sono proiezioni di ricordi che l’immaginazione trasforma. Memoria da una parte, immaginazione dall’altra lavorano come la radice e la chioma d’un albero, per far crescere la pianta: radici che s’affondano negli strati densi del passato, foglie che respirano il mutevole elemento dell’aria, che è attesa, avvenire». Sono le parole di Giani Stuparich nell’articolo: Mare ed isole.1 Un programma regionale radiofonico per la Venezia Giulia dal titolo I luoghi di Stuparich, mi ha dato recentemente l’occasione di rileggere e di scoprire alcune pagine del nonno. Devo confessare che molti suoi scritti, in modo particolare, articoli e racconti, mi erano sconosciuti e sono grata all’opportunità fornitami dalle trasmissioni Rai, perché finalmente ho potuto approfondire alcuni aspetti della personalità del nonno che non avevo mai considerato. “I luoghi”, sono per Stuparich e per i protagonisti dei suoi racconti e romanzi dei punti di riferimento: un percorso spesso doloroso ma necessario; un modo di rivivere sensazioni già provate ma in contesti e situazioni diverse come quando lo scrittore descrive quell’Istria che il padre fa conoscere e amare al figlio bambino e che il bambino, ormai adulto, rivive, con un diverso significato, accompagnando il padre morente. L’isola a cui ci riferiamo è Lussino, dove Stuparich accompagnò il padre, gravemente malato. Da questo “incontro” e riscoperta del padre, nacque “L’isola”, considerato dai più il capolavoro stupariciano. Soffuso di malinconici ricordi e delicate sensazioni il racconto procede restituendoci quella figura del padre Marco, tenero e nello stesso tempo rude, istintivo ed en-

Da destra: Giovanna Stuparich Criscione, Giusy Criscione, Piero Delbello, direttore dell’IRCI. Foto Licia Giadrossi

tusiasta: un lussignano di forte tempra, avvezzo alle intemperie della vita, che pur non comprendendo fino in fondo, accetta con ammirazione e affetto la difficile scelta letteraria e intellettuale del figlio Giani. Il filo conduttore di questa relazione è quello di ricostruire una “biografia letteraria” partendo proprio da questi luoghi, siano essi città, paesi, soggiorni marini e montani, spazi chiusi o paesaggi naturali dove lo scrittore ha vissuto, ha passato il suo tempo; luoghi cercati e ritrovati, spesso carichi di emozioni, di ricordi mitizzati,


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