Guida culturale turistica teramo 2015

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Sommario La guida Patrizia Manente Teramo Magia della tavola Alba adriatica Atri

FASCINO E TESORI dell’Abruzzo Teramano brochures cataloghi fotografia campagne pubblicitarie

di Patrizia Manente Tel. 339.5653704 · 338.3972169 mail patrizia.marketing@gmail.com

Guida Culturale Turistica 2015/2016 Supplemento a Paese Nostro - Anno VI Registrazione al Trib. di Teramo N. 625 del 8 marzo 2010

Campli CASTEL CASTAGNA CASTEllalto Castelli CIVITELLA DEL TRONTO COLONNELLA Controguerra Corropoli Giulianova ISOLA DEL GRAN SASSo Mosciano Notaresco

Direttore Responsabile: Giuliano Marsili

ROSETO

Progettazione Marketing & Comunicazione di Patrizia Manente Via Luigi Longo, 21 - Teramo Testi Patrizia Manente, Valerio Negro Foto Massimo Di Dionisio, Patrizia Manente Marketing e Pubblicità Paola Manente, Patrizia Manente Coordinamento Patrizia Manente Graphic design Imago Comunicazione Stampa EditPress - Castellalto (TE) Copyright © Marketing & Comunicazione di Patrizia Manente Tutti i diritti riservati

Torano NUOVO Tortoreto Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della laga

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In copertina dall’alto: • Ceramica Castelli (proprietà privata Fondazione Tercas). • Maccheroni alla chitarra con pallottine (piatto tipico della tradizione culinaria teramana). • Cattedrale di S. Maria Assunta e S. Berardo. • Campagna teramana. • Fiume Vomano.

Questa guida è sfogliabile on-line all’indirizzo http://www.lelcomunicazione.it/blog/ guida-culturale-turistica-teramo-2015/


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la guida Patrizia manente

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o nutrito subito un profondo attaccamento alla mia terra e alle bellezze paesaggistiche che offre. La mia città, Teramo, non è una grande metropoli. Ha però una posizione davvero invidiabile: pochi chilometri la separano dal mare e, in poco tempo, si arriva in montagna. Senza dire che Teramo è circondata da magnifiche e dolci colline. Personalmente amo l’arte e il paesaggio. Cerco di fare quanto è possibile per proteggere i beni culturali e l’ambiente. Non a caso, da anni, sono attiva sostenitrice del FAI (Fondo Ambiente Italiano) per la difesa e valorizzazione del nostro patrimonio artistico e ambientale. Ciò mi ha spinto a promuovere in modo semplice ma efficace il fascino e i tesori dell’Abruzzo teramano. La guida vuole esserne una ulteriore testimonianza. Come valido strumento di facile lettura per i tanti turisti che ci visitano. Per far scoprire i tanti e bellissimi luoghi da vedere. Inoltre, la mia attenzione è proiettata anche nella difesa delle nostre tradizioni enogastronomiche. Il territorio teramano è ricco di terre fertilissime, che producono eccellenti prodotti: olii, vini, formaggi e salumi di ogni genere. Un posto a parte merita la ricchissima cucina che vanta piatti davvero prelibati. Da difendere e far conoscere. Come per una vita ha fatto una massaia speciale e straordinaria, che si chiama Adele, mia madre. Cu-

stode di un’arte culinaria, che discende dalla tradizione di famiglia, con ricette e segreti di un tempo mai abbastanza rimpianto, almeno a tavola. Non facile, anche se può sembrare il contrario, mettersi ai fornelli per ripetere la quotidiana magia dei sapori e della gola. Per concludere, un grazie di cuore a tutti gli sponsors che, nonostante il difficile momento, hanno contribuito con il loro preziosissimo sostegno, permettendo la realizzazione del progetto con sensibilità e lungimiranza. E un invito a tutti coloro che sfoglieranno la guida: osservatela con il cuore, prima ancora che con gli occhi. Tanta bellezza, che è attorno a voi, vi appartiene. È anche vostra.

Garrufo (Sant’Omero)


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teramo

città fra antico e moderno

S

u uno sperone argilloso-calcareo sopraelevato, alla confluenza del torrente Vezzola con il fiume Tordino, sorge Teramo (l’antica Interamnes Urbs, città tra i due fiumi, trascritta Interamnia), capoluogo della provincia aprutina di circa 60 mila abitanti. Abitata fin dalla preistoria come testimoniato dagli scavi archeologici nel quartiere della Cona (resti di un villaggio neolitico); i primi insediamenti risalirebbero all’età del bronzo e del ferro. I Pretuziani, popolazione di origine sabina, dalla quale il nome “Abruzzo”, sarebbero stati i fondatori di Interamnes. Conquistata dai Romani, fu chiamata Teramne, divenendo un municipio; con l’arrivo di popolazioni dalle regioni vicine fu trasformata in colonia. Più volte distrutta nel periodo delle invasioni barbariche, nel VI secolo mutò il nome da Pretutium in Aprutium. Nel XII secolo si trasformò in Teramum. Annessa al Ducato longobardo di Spoleto, nel 1078 fu conquistata dai Normanni; in seguito passò al Ducato di Puglia. Distrutta dalle truppe di Roberto di Loretello tra il 1155 ed il 1156, fu ricostruita dal vescovo locale Guido II con la nuova cattedrale di stile goticoromanico con abside.Tra il 1438 ed il 1443 feudo di

S. Vito Arco Porta Reale (Porta Madonna)

Antica Cattedrale S. Anna

Corso de Michetti

Francesco Sforza che redisse gli Statuti Teramani, più tardi al regno di Napoli. Nel 1798 fu occupata dai francesi che proclamarono la repubblica; nel 1814 si ribellò a Gioacchino Murat, ritornando al re Ferdinando I di Borbone. Il 15 ottobre 1860 accolse trionfalmente Vittorio Emanuele II che si recava a Giulianova. È diocesi con Atri e sede universitaria. In ottima posizione, a metà strada tra il Gran Sasso d’Italia e l’Adriatico. Tra i personaggi illu-

S. Anna

stri: Antonio Zaccaria (XVI sec.), musicista; Giuseppe Bonolis (1800-1851), pittore; Vincenzo Cerulli (1859-1927), astronomo; Melchiorre De Filippis Delfico (1825-1895), caricaturista; Melchiorre Delfico, storico, letterato, pedagogista, fondatore della Carboneria teramana; Gennaro Della Monica (1836-1917), pittore; Carlo Forti (1766-1845), ingegnere; Giannina Milli (18251888), poetessa; Ivan Graziani, cantautore; Berardo Taraschi, costruttore di auto da corsa.

monumenti

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umerosi i monumenti ed i palazzi antichi. Tra le chiese: la romanico-gotica Cattedrale di S. Maria Assunta e S. Berar-


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Castello Della Monica

do (vescovo e patrono di Teramo e diocesi), iniziata nel 1158, ingrandita tra il 1317 ed il 1335 (Polittico di Jacobello del Fiore del XV sec., campanile di Antonio da Lodi del 1493, Paliotto di Nicola da Guardiagrele del XV secolo, Crocifisso ligneo tre-quattrocentesco, statua di S. Maria Aprutina del XIV secolo e tele di Sebastiano Majewsky in sacrestia). S. Anna (S. Getulio), unico resto dell’antica cattedrale (affreschi dei secoli XII, XIV e XV, statua in cartapesta leccese della titolare, simulacro di S. Vito, una Madonna del Latte tra le SS. Apollonia e Lucia dipinta nell’abside). S. Antonio (S. Francesco), eretta nel 1227, trasformata in epoca barocca e annessa un tempo ad un convento francescano, ospita opere settecentesche di Vincenzo Baldati, una tela della Madonna del Soccorso (proveniente dall’omonima chiesa sconsacrata) di Gennaro Della Monica ed un organo (1862) di Vitale De Luca di Notaresco (restaurato). La cappella del santo titolare, posta dietro l’altare maggiore, è in stile barocco con abside, affreschi, tele e cupola (Gloria di S. Antonio). La Chiesetta di S. Caterina (privata) è meta di devozione durante il triduo dedicato alla santa (23-25 novembre): i fedeli si recano a girare la ruota dentata della titolare (simbolo del suo martirio) per trarne fortuna per l’annata o per trovare un coniuge. La Cappella di S. Luca esistente già nel 1372. Il Santuario della Madonna delle Grazie, dedicato alla compatrona, accorpato ad un convento francescano, con artistica statua lignea della Vergine con il Bambino di Silvestro de L’Aquila (XV sec.), urna del B. Battista da Firenze, chiostro rinascimentale, diverse opere d’ar-


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Fonte della Noce

Parco fluviale innevato

te in chiesa e nell’intero complesso e cupola affrescata da Cesare Mariani. La Chiesa della Madonna del Carmine ospita una statua in stucco della Vergine attribuita alla scuola ascolana di Lazzaro Giosafatti, un coro ligneo del 1780, un organo del 1850 dell’ascolano Frate Felice Morganti, pregevoli tele dei sec. XVII-XVIII) ed un Crocifisso ligneo. E ancora: la piccola S. Bartolomeo (S. Gabriele) nei pressi dell’Anfiteatro. La barocca SS. Annunziata (sede dell’Adorazione Eucaristica quotidiana) è un vero scrigno di tesori; la facciata è ispirata alla romana S. Pantaleo. Al suo interno si segnalano: l’altare maggiore barocco dorato (già nella Cappella del Suffragio), un Crocifisso ligneo (XV- XVI sec.) simile a quelli del Duomo e del Carmine, una maiolica castellana (Madonna con il Bambino e Anime Purganti) datata 1699 posta all’ingresso della sacrestia e le cappelle Palma e di S. Rita. Questo luogo di culto è caro ai teramani perché custodisce le pregevoli statue del Cristo Morto e dell’Addolorata portate in processione nel pomeriggio del Venerdì Santo. La Chiesa dello Spirito Santo, esistente già nel 1277, con portale degli ascolani Giosafatti; era un tempo annessa ad un ospedale e ad una confraternita gemellata con quella di S. Spirito in Sassia di Roma, che provvedeva alla sepoltura dei carcerati e dei condannati a morte. L’unica grande chiesa gotica è S. Domenico, annessa ad un ex convento domenicano, in parte adibito ad Archivio di Stato. Eretta nel XIV secolo, custodisce interessanti affreschi di varie epoche, la cappella del S. Rosario con stucchi settecenteschi del ticinese Michele Clerici e piccolo

chiostro. La Chiesa di S. Agostino, esistente dal 1362 (già S. Giacomo), un tempo adiacente ad un convento agostiniano (ora Archivio di Stato). La Chiesa dei Cappuccini (S. Benedetto), preceduta da scalinata, anteriore al Mille e trasformata nel 1573, conserva un altare maggiore ligneo di Fra’ Giovanni Palombieri e pregevoli tele. Inoltre le chiese: del Sacro Cuore; del Cuore Immacolato di Maria; di S. Berardo; della Madonna della Cona e della Madonna di Cartecchio del 1512, presso il cimitero, con statua seicentesca della Vergine. Edifici civili: Palazzo Municipale; Palazzo Vescovile (metà del XIV sec.); Casa Urbani; Casa Francese; Casa Muzi (Palazzo Castelli); Casa Corradi (Capuani); Casa Coltellacci; Casa Zaccagnini; Casa di Via Getulio; Casa Di Egidio; Casa Fiocco, Casa Napolitani. Del periodo rinascimentale: Casa Delfico; Casa Cingoli, Casa Forti. Seicenteschi: l’ex Ospedale Psichiatrico (con la cappella di S. Antonio Abate); Palazzo Delfico (Biblioteca Provinciale); Casa Caraciotti, Casa Palma. Del periodo liberty e del XIX secolo: Villa Blandina e il suggestivo falso borgo medioevale attorno al Castello Della Monica. An-

Palazzo Vescovile


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cora: il bel Parco Fluviale che circonda la città; la Stazione Ferroviaria, inaugurata nel 1883; la medioevale Fonte della Noce; Porta Melatina; Palazzo Savini. Anche: il Chiostro di S. Giovanni (Istituto Musicale “G. Braga”); la Fontana dei Leoni; Palazzo Pompetti; Casa Catenacci (XIV sec.); la statua romana di “Sor Paolo” (“Gnore Paule” in dialetto, sorta di Pasquino teramano che in passato era utilizzato per proteste contro i governanti ed il malcostume); Casa del Mutilato (ex chiesa della Madonna della Misericordia), del 1348; Casina del Dazio; Villa Comunale. Inoltre: l’Anfiteatro Romano; il Teatro Romano; la “Domus del Leone”. I siti archeologici di Torre Bruciata e della Madonna delle Grazie; la Domus di Vico delle Ninfe; la Necropoli di Ponte Messato. Il Museo Civico Archeologico “Francesco Savini”; il Museo Civico e Pinacoteca Civica; il Museo delle Tradizioni Popolari (contrada Villa Pavone); l’Osservatorio Astronomico di Collurania “Vincenzo Cerulli”. In Via Porta Carrese sono stati rinvenuti numerosi intonaci dipinti appartenenti forse a due abitazioni di epoca romana. Nella vicina Via dei Mille, sotto un’abitazione privata, sono stati riportati alla luce resti di una domus romana (I sec. a. C.); tra questi, un mosaico con il volto di Bacco incoronato da pampini. Alla fine del Viale dei Tigli (Giardini Carino Gambacorta) il Monumento ai Caduti di tutte le guerre (1960-1968), opera bronzea di Venanzio Crocetti, con al centro la statua del Giovane Cavaliere della Pace. La piccola Chiesa di S. Giuseppe (XVI-XVII sec.), oggi in sta-

Palazzo Castelli - Stile Liberty


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Chiostro Santuario Madonna delle Grazie

to di abbandono, custodisce un altare ligneo barocco del teramano Domenico Aviotto abbellito da tele seicentesche del polacco Sebastiano Majewsky (quella centrale del 1630), rappresentanti Scene della Vita del santo titolare. Nel quartiere Gammarana, presso l’area ex Gavini, l’interessante Parco della Scienza; comprende il Museo della Fisica e dell’Astrofisica “Galileum”, gestito dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dall’Istituto Nazionale di Astrofisica, la Ludoteca Tecnico-scientifica e un Auditorium di 600 posti a sedere. Nel museo sono esposte opere dell’artista teramano Italo Rodomonti; possibilità di percorsi guidati per bambini e ragazzi alla scoperta della scienza e dei misteri dell’universo. Casa Bonolis (più volte rimaneggiata) è nota per aver dato i natali al pittore locale Giuseppe Bonolis. Il Convitto Nazionale “Melchiorre

Affresco di C. Mariani (Santuario Madonna delle Grazie)

Delfico” e il Liceo Classico sono le più antiche istituzioni scolastiche della città (in precedenza costituivano il Real Collegio); l’edificio mostra ancora una certa imponenza, dominando l’antistante Piazza Dante. Sulla parete di una vecchia abitazione del quartiere di Porta Romana posta nei pressi della Piazzetta del Sole, si trova una nicchia (poco conosciuta) votiva. Ospita una piccola tempera ottocentesca raffigurante S. Emidio, l’unica immagine del santo esistente in città. Emidio, primo vescovo, martire e patrono della vicina Ascoli Piceno, è invocato dal 1703 (anno di un terribile sisma che distrusse L’Aquila e sconvolse gran parte dell’Italia centrale) come protettore universale contro i terremoti. La devozione è molto diffusa in diverse parti del mondo. In passato in agosto, nella ricorrenza del santo (il 5 del mese), era celebrato con particolare culto dal-


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Portici Savini (oggi sede A.C.I.)

la famiglia che lo aveva apposto. La Casa dei Melatino (XIII sec.), dal nome dell’antica famiglia locale, è oggi sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Teramo (Tercas). L’interno (visitabile a richiesta), custodisce testimonianze del suo glorioso passato medioevale con ricche e preziose collezioni di maioliche di Castelli, frutto di donazioni. I Melatino sono famosi per la cosiddetta Lapide delle “male lingue” (bassorilievo del XV secolo); raffigura due volti di profilo che si fronteggiano con le lingue trapassate da un grande compasso. Al di sopra, il motto della famiglia: “A lo parlare agi mesura” (Misura le parole). Fa riferimento ad un episodio relativo ai nemici del casato e serve come monito per chiunque.

Chiesa S. Luca

Polittico di Jacobello del Fiore (Cattedrale Santa Maria Assunta e S. Berardo) Tela raffigurante S. Luca che dipinge la Vergine


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magi a della tavola fra piatti rinomati e specialitA’ teramane

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utta da scoprire la cucina tradizionale di Teramo, giustamente considerata la “Capitale della gastronomia abruzzese“ per la varietà e ricchezza dell’offerta. A tavola imbarazzo della scelta. Vale la pena visitare gli innumerevoli e caratteristici locali lungo il litorale e non solo. Basta percorrere poche decine di chilometri per trovarsi alle prese con un fumante e gustoso risotto alla marinara o con il piatto classico e famoso dei “maccheroni alla chitarra”. Piatto-emblema della cucina teramana di una volta (apprezzatissimo persino dal re Faruk d’Egitto negli anni del suo esilio in Italia), che sempre attira e seduce i palati più esigenti. Tra le classiche specialità locali, non vanno dimenticati gli altri appetitosi primi, che rendono varia e attraente la mensa dei teramani. Dai cannelloni al timballo di scrippelle, ai ravioli dolci di ricotta e alle ceppe. Da “li maccarun a la mulènare” alle rinomate “virtù” (piatto forte del primo maggio). Per non dire delle famose e delicate “scrippelle in brodo”, come delle più robuste pappardelle al sugo di papera. Né sono da meno i secondi piatti. Fra i più gettonati dai buongustai: la pecora alla callara, il coniglio alla cacciatora, le mazzarelle, i peperoni ripieni, la ‘ndocca ‘ndocca, il baccalà, la squisita porchetta, gli arrosticini, il tacchino alla canzanese, la galantina, il formaggio fritto. Senza, naturalmente, dimenticare i dolci con la pizza dolce tradizionale, i bocconotti, i calgionetti, le sfogliatelle, i pepatelli (tipiche specialità natalizie per eccellenza). Capitolo a parte, la croccante di mandorle. Maestosa e ricca l’offerta generosa di salumi d’ogni genere con salsicce, ventricina, lonze e cotechini. Ma in una dispensa ben fornita non possono mancare formaggi e pecorini dei monti abruzzesi, i pregiatissimi vini delle colline teramane, olio extravergine di oliva, miele millefiori, d’acacia, castagno e via degustando.

le virtù teramane

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iall ltaacchicanzanese no I

l tacchino alla canzanese è un piatto storico della migliore tradizione teramana, che fa parte in particolare del menu natalizio. E’ una pietanza leggera e gustosa, apparsa sulle tavole intorno alla metà dell’800, a Canzano, paese del Teramano fra i più suggestivi dell’entroterra della provincia di Teramo. Casuale la scoperta: il brodo del tacchino (da preferire quello allevato sull’aia), che durante la notte si trasforma in una gelatina naturale dall’ottimo sapore, che oltre ad esaltare il gusto della carne, è in effetti un ingrediente che rende unica una specialità ormai rinomata. Questo piatto che va servito freddo, si presta ad essere degustato anche nel periodo estivo. Gli ingredienti: il tacchino, acqua, aglio, alloro, sale, rosmarino e pepe a chicchi.

a ricetta delle “Virtù” ha la sua data di origine intorno al 1800 ; la preparazione di questo piatto veniva collocata il primo Maggio, poiché oltre ad indicare la fine del periodo freddo, aveva valore benaugurale per i raccolti estivi. Si tratta di un piatto rituale con funzione propiziatoria. In questa occasione venivano preparate un gran numero di pignatte contenenti le “ Virtù” e poi distribuite alle famiglie più povere. Sono virtù perché la base di partenza sono gli avanzi rimasti nella dispensa dopo l´inverno: legumi secchi, pasta di varie tipologie, resti del maiale che la donna doveva essere brava a recuperare riutilizzare e unire alle primizie che la nuova stagione aveva cominciato a produrre negli orti. Una leggenda narra che le Virtù dovessero contenere sette tipi di legumi, sette tipi di pasta, sette tipi di erbe, che il

tutto dovesse essere cucinato da sette vergini per ben sette ore, sette proprio come le virtù cristiane. LA STORIA lla fine di aprile, completate le pulizie della casa e trascorsa la Pasqua, nelle famiglie contadine bisognava svuotare “l’arca da pane” : la madia dei rimasugli delle provviste, ultime tracce dell’inverno, per far posto ai nuovi frutti del prossimo raccolto. E così, le donne, trovandosi costrette ad utilizzare mucchietti di legumi diversificati, paste scombinate e odori essiccati, pensarono bene di consumarli tutti in una volta; ma, educate al gusto ed al culto della buona tavola, li combinarono con le primizie fresche della primavera, legando il tutto con brodo di osso maiale che rimaneva nella dispensa. Una mistura di antico e di nuovo , un vero rito di transizione e di propiziazione , un piatto che veniva mangiato con religiosa consapevolezza della continuità del tempo e della Provvidenza.

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Una misticanza di antichi sapori e saperi.

I piatti sono stati realizzati da

Adele Di Franco, esperta in cucina teramana.


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alba adriatica SPIAGGIA D’ARGENTO

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ittadina moderna e dinamica, è una delle località adriatiche della costa teramana conosciuta come “le Sette Sorelle”, in riferimento ad un’antica leggenda popolare. Per la bellezza dell’ampio litorale sabbioso di 4 km, è stata definita “Spiaggia d’Argento”. È attraversata dal Corridoio Verde Adriatico, pista ciclabile di circa 20 km che congiunge Porto d’Ascoli con Roseto degli Abruzzi. Dal 2003 più volte Bandiera Blu d’Europa, ospita spesso importanti eventi culturali. Il 14 luglio 2006 ha festeggiato il suo primo cinquantenario come comune autonomo. Molto praticata la pesca costiera. Il toponimo significherebbe “altura” o “bianco” (comune radice indoeuropea). Diversi ritrovamenti archeologici neolitici nel territorio circostante. Agli inizi del XX secolo sorsero le prime dimore signorili: le ville, Gialluca, Tonelli, Ranalli, Ricci e Crescenzi. Tra il 1920 ed il 1930 furono inaugurati i viali della Vittoria e Margherita. Con Regio Decreto del 25 ottobre 1919 fu nominato primo parroco della nascente cittadina Don Giuseppe Moretti. La nuova chiesa fu eretta negli anni Trenta e nel 1937 fu resa autonoma dalla “Marina”. Con Decreto Ministeriale del 30 aprile 1930 la sede comunale fu trasferita a Tortoreto Stazione. Con Decreto del Prefetto di Teramo del 30 agosto 1946, Giovanni

Ranzati venne nominato Commissario Prefettizio. Il 29 maggio 1956 la frazione divenne autonoma e prese il nome di Alba Adriatica, ufficializzato con Decreto del Presidente della Repubblica. È gemellata con Miranda (Isernia). Personalità: lo chef Aldo Zilli e il motociclista Ivan Palazzese (1962-1989).

monumenti

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a visitare: la Rotonda Nilo, piccola piazza nelle vicinanze del Parco Giochi di Bambinopoli. In contrada Basciani la Chiesetta di S. Vincenzo Ferreri, fatta costruire dai Guidobaldi


di Nereto. La semplice facciata presenta timpano, lunetta e campanile a vela. Il portale è affiancato da due piccole finestre. La località è detta “Casasanta” (in dialetto Casò) perché si ritiene che qui abbia sostato la S. Casa prima di giungere a Loreto. Il Lungomare Marconi, di circa 2,5 km, ricco di palme e pioppi, è luogo di svago e passeggiate. Un ponte di legno sulla foce del Vibrata collega Alba alla vicina Villa Rosa di Martinsicuro. Inoltre: il Palazzo Comunale degli anni Venti, sito in Piazza IV Novembre dove sorgono il Monumento ai Caduti della Grande Guerra e la Chiesa parrocchiale della patrona S. Eufemia. A Villa Fiore la Chiesa di S. Maria. La Chiesa dell’Immacolata, in contrada Basciani, conserva un bell’organo di 2.600 canne della ditta Bevilacqua di Torre de’ Nolfi. Ed ancora: Villa Ranalli (detta “la Favorita”); Villa Gianluca Palma; Villa Chiarugi; Villa Zannoni; Villa Moscarini e la massiccia Torre del Vibrata (1547). Villa Flaiani, circondata da un parco, ospita la Biblioteca Comunale ed è diventata centro culturale polivalente di primo piano. In contrada Basciani, Via del Vecchio Forte, così nominata perché forse conduceva alla fortezza di Civitella del Tronto.

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atri

SCRIGNO DI TESORI E CITTà DUCALE

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i sviluppa su tre colli affacciati sul mare e sui “calanchi” (“scremoni”, in dialetto): intere colline erose da fenomeni millenari, come una serie di picchi e balzi digradanti verso la vallata sottostante. Alcuni storici fanno derivare Hatria dall’imperatore Adriano. Atri contende con Adria l’aver dato il nome all’Adriatico. Nel XII secolo fu feudo principale della Contea d’Apruzio. Nel 1251 ottenne da papa Innocenzo IV l’istituzione dell’antica diocesi di Atri-Penne e l’autonomia comunale.

monumenti

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a Riserva Naturale dei “Calanchi”; l’interessante complesso della romanica Cattedrale di S. Maria Assunta (affreschi quattrocenteschi di Andrea De Litio nel coro, una delle poche ope-

Teatro Comunale

Cattedrale di Santa Maria Assunta Affresco di Andrea De Litio

re rinascimentali tra le più note di tutto l’Abruzzo) con annessi Museo Capitolare, campanile di Antonio da Lodi, chiostro e la Vasca Limaria (affreschi del XV sec.). La Chiesa di S. Reparata; il Teatro Comunale con annesso Archivio-Museo “Antonio Di Jorio”; S. Agostino (Madonna delle Grazie e santi di Andrea De Litio). Palazzo Illuminati; S. Francesco; la rinascimentale Casa Paolini. Palazzo Vecchioni; la piccola Chiesa neo-romanica di S. Liberatore (Cappella dei Caduti); il Palazzo dei Duchi d’Acquaviva. La Chiesa di S. Nicola (affresco Madonna di Loreto tra i SS. Rocco e Sebastiano di Andrea De Litio); S. Spirito (Santuario di S. Rita); la Rocca d’Atri (resti dei bastioni). Il Belvedere con sculture contemporanee; il Complesso Conventuale di S. Chiara (con annesso convento delle Clarisse) iniziato nel 1260; il portale trecentesco di S. Andrea. Il duecentesco ex Convento Domenicano con la Chiesa di S. Domenico (S. Giovanni Battista); Porta S. Domenico; i resti di un teatro romano (Via Cicada); la Cappella della SS. Trinità (S. Rocco). Inoltre: il Museo Archeologico Civico Capitolare “De GalatiisDe Albentiis-Tascini”. Il Museo Civico Etnografico; le “Grotte” (“li muri”), vani utilizzati per conservare le acque filtranti; la Fonte Canale; antiche Fontane Archeologiche; la Chiesa della Madonna delle Grazie; il Museo Didattico degli Strumenti Musicali Medioevali e Rinascimentali; il Parco Comunale (su un precedente convento dei Cappuccini).


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monumenti

campli

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città dei Farnese e della Scala Santa

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himble, in dialetto. Insediamenti piceni a Campovalano: tombe circolari a cappuccina. Nel 1300 Nocella e Castelnuovo costituirono un unico centro. Nel XV secolo nacque il convento di S. Bernardino, eretto da S. Giovanni da Capestrano. Nel 1538 fu data in dote da Carlo V di Spagna alla figlia Margherita d’Austria sposa di Ottavio Farnese. Nel 1600 con bolla di papa Clemente VIII, ricevette il titolo di “Città”, diventando sede diocesana unita ad Ortona, soppressa nel 1818. Nel 1776 con bolla di papa Clemente XIV ebbe il privilegio della Scala Santa. Nota è la gustosa porchetta locale. Tra i personaggi illustri: Giacomo da Campli (1420-1492), pittore; Giovanni Battista Boncori (1643-1699), pittore; Nicola da Campli (XVI sec.), scultore; Nicola Palma (1777-1840), canonico e storico; Primo Riccitelli (1875-1941), musicista e compositore.

Scala Santa

Soffitto ligneo della Collegiata S. Maria in Platea

ase Porticate; Palazzo Farnese; Collegiata di S. Maria in Platea (affreschi di stile giottesco nella cripta e soffitto ligneo settecentesco con Storie del patrono S. Pancrazio); Porta Angioina (XIV sec.); S. Giovanni Battista a Castelnuovo (tele del ravennate Giovan Battista Ragazzini ed affreschi del XV sec. di Giacomo da Campli). Convento celestino di S. Onofrio (affreschi quattrocenteschi nel refettorio); Madonna della Misericordia; S. Francesco con affreschi trecenteschi; Casa dello Speziale (XVI sec.) e Casa del Medico. Convento francescano di S. Bernardino (affreschi seicenteschi del polacco Sebastiano Majewsky); Santuario della Scala Santa (XVIII sec.) con 28 gradini in legno da salire inginocchiati; Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo. Cappella della Madonna delle Piane (affresco della Madonna col Bambino di Giacomo da Campli); S. Pietro e Necropoli picena a Campovalano. A Nocella, Torre dei Melatino e Chiesa dei SS. Mariano e Giacomo; Santuario della SS. Trinità a Morge; Convento dei Cappuccini (S. Giacomo) a Trinità.

Cripta della Collegiata S. Maria in Platea


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castel castagna NOTARESCO

castello di Lotario Castrum Castanee

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osta su una collina dominante a nord la valle osta nel versante meridionale della vallata del del Vomano, di origine incerta. Scavi archeVomano (Valle Siciliana), in vista del massiccio ologici dimostrano essere la zona abitata del Gran Sasso, è circondata da campi coltivati già in epoca preistorica: nella frazione di Guardia e vigneti. Testimonianze antiche risalgono alla preiVomano è stata rinvenuta una necropoli italica storia, l’aspetto attuale è medioevale. Nel XII secolo dell’ultima età del bronzo (VIII-VI sec. a. C.), resti era nota come Castellum Castanee (in seguito di una villa romana a Grasciano e di una necropoCastrum Castanee); nel 1100 era feudo dei frali goto-bizantina in contrada S. Lucia. La cittadina telli Trasmondo e Berardo. Passò poi, nel 1270 si costituì probabilmente attorno ad un “castello” a Berterajmo de Pugecto, divenendo successicostruito da Lotario I (nipote di Carlo Magno) nel vamente possesso dei Pagliara, degli Orsini e dei IX secolo, da documenti medioevali. Tra il XIII e Mendoza. Nel XIX secolo fu spesso saccheggiata dai il XIV secolo assunse vari nomi: Lotarisci, Lotaribriganti locali. sco, Lotaresco e Nutarisco. Nel 1308 Notaresco e Guardia Vomano (Guardia Cumani, termine di riferimento etrusco) divennero feudo di Francesco d’Acquaviva, duca di Atri; nel 1676 passò al l paese offre incantevoli panorami sull’Appennino barone Francesco Coletti e nel 1757 fu devoluta e sulle colline circostanti; il centro storico conserva alla Regial’aspetto Corte. Durante si distinancora di piccoloil Risorgimento borgo anticamente difeso se per deii numerosi cittadini alla causaindell’Unità da mura.l’impegno Da visitare: edifici pietra (di d’Italia (idiverse); sette fratelli Romualdi garibaldini).laTra i epoche il suggestivo belvedere; chiesa personaggi illustri: Giuseppe De Vincenzi (1814parrocchiale del patrono S. Pietro Martire (porta1903), ministro e uomo politico,Nell’omonima amico di Camillo le in pietra scolpita con lunetta). frazioBenso conte di Cavour e riformatore dell’agricoltura in Italia. ONUMENTI

monumenti

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Abbazia S. Maria di Ronzano

ne: uno dei gioielli dell’architettura romanica abruzzese l’Abbazia di S. Maria di Ronzano (XII sec.). La chiesa era un tempo annessa ad uno scomparso cenobio benedettino. L’edificio mostra chiari influssi d’arte pugliese; l’interno, a tre navate, conserva interessanti affreschi duecenteschi (Nuovo e Vecchio Testamento), una stauroteca (reliquiario della S. Croce) del XIII secolo e una bella statua lignea policroma della Vergine. Si segnalano anche: l’antico borgo di Villa Salsa, con chiesa di S. Rocco e i ruderi del vecchio mulino; la chiesa rurale di S. Vincenzo, in contrada Villa Ruzzi, e il cosiddetto “quercione”, quercia ultracentenaria, in contrada Carnevali. In frazione Ronzano: la chiesa di S. Maria degli Angeli (statua lignea della Vergine e portale con mosaico).

Corno Piccolo

monumenti

M N

otaresco conserva l’aspetto di borgo rinascimentale con “case-mura” (XVI-XVII sec.). La Chiesa parrocchiale dei SS. Pietro e Andrea custodisce tele tardo-settecentesche, il busto del patrono S. Gennaro ed un seicentesco tabernacolo ligneo. Nel “Carmine”, oltre alla statua della Vergine, un altare marmoreo. La Chiesa di S. Rocco ospita una statua fittile (XV sec.) della Madonna delle Grazie e una pregevole tela (XVII sec.). Tra i palazzi civici: Palazzo De Vincenzi e Palazzo Romualdi (XVII-XIX sec.) che ospita un interessante Museo Civico: importanti reperti neolitici, italici e romani, provenienti dalle zone archeologiche del territorio. La parte più alta dell’abitato è denominata “Civitello”: vi si accede Cascata nel fosso di Nerito


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castel i

castel alto

PATRIA DEI CERAMISTI

CASTRUM VETUS TRASMONDI

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orse di origine pre-romana, situata su una collina tra i fiumi Vomano e Tordino, con un ampio e bellissimo panorama su parte della provincia teramana. Nel XII secolo fu feudo del barone Trasmondo (Castrum Vetus Trasmondi); Castelbasso appartenne invece ai Benedettini dell’abbazia di S. Clemente a Casauria (da cui il nome Castrum Vetus Munaciscum). Nel 1481 entrambi i borghi divennero possedimento degli Acquaviva, duchi di Atri.

monumenti

Conserva ancora l’aspetto di piccolo borgo fortificato (mura del XV sec. con mastio pentagonale), anticamente diviso in due zone distinte. Si accede da una porta d’ingresso cinquecentesca. Il panorama spazia su tutto il territorio circostante. La chiesa parrocchiale del patrono S. Giovanni Evangelista conserva un bel portale rinascimentale del XVI secolo e la statua lignea del santo. Fuori le mura, in posizione isolata, la cinquecentesca chiesa della Madonna degli Angeli (tele del XVIII secolo e altare barocco), un tempo annessa ad un convento francescano. Nella frazione di Villa Torre un edificio sormontato da torretta merlata. A

Castelnuovo Vomano, presso la riva del fiume, si incontra un antico mulino del 1849, recentemente restaurato. Una visita merita anche l’abitato di Castelbasso, che nel periodo estivo ospita rassegne di musica ed esposizioni d’arte contemporanea. Presenta un aspetto circolare con stretti caratteristici vicoli. La seicentesca chiesa dei SS. Pietro ed Andrea risale al 1338 (portale in pietra e ricco interno barocco). Inoltre: la Porta della Marina; Casa Costantini (XVI sec.) e la chiesa parrocchiale di S. Gervasio, originaria del XIV secolo (resti di affreschi e portale rinascimentale).

“C

ittà della ceramica” (li Castìlle, in dialetto), uno dei “Borghi più belli d’Italia”. Famosi i maestri ceramisti che servirono le più importanti famiglie principesche romane e i sovrani del Regno di Napoli. I monaci benedettini della vicina abbazia di S. Salvatore insegnarono i rudimenti dell’arte ceramica agli abitanti, favoriti dalla ricchezza di acqua e di argilla. Nel Medioevo appartenne ai conti di Pagliara. Feudo del marchese Ferrante Mendoza y Alarçon. Tra le personalità: Silvio Antoniano (XVI sec.), cardinale, poeta, filosofo e letterato, precettore di S. Carlo Borromeo; Felice Barnabei (1842-1922), archeologo e fondatore dei musei romani delle Terme di Diocleziano e di Villa Giulia; Fedele Cappelletti (XVII sec.), ceramista; Gesualdo Fuina (1755-1822), ceramista; Carmine Gentile (XVII sec.), ceramista; Carlantonio Grue (1655-1723), ceramista; Francesco Saverio Grue (1686-1746), ceramista; Concezio Rosa (XIX sec.), archeologo e autore di una monografia sull’arte ceramica castellana; Francescantonio Grue (XVII-XVIII sec.), ceramista; Orazio Pompei, ceramista. Volta maiolicata (Chiesa San Donato)

monumenti

Chiesa S. Giovanni Evangelista - Particolari

I “Cona” di San Donato

Ceramica Castelli (proprietà privata Fondazione Tercas)

l Museo delle Ceramiche, nell’ex Convento Francescano di S. Maria di Costantinopoli (chiostro, affreschi di autore ignoto e pozzo; antiche maioliche dei Grue, Pompei, Fuina ed altri). Resti dell’Abbazia benedettina di S. Salvatore; Istituto Statale d’Arte “F. A. Grue”; raccolta internazionale di Ceramica d’Arte moderna; Presepe Monumentale in ceramica (1965-1975). Parrocchiale di S. Giovanni Battista con portale seicentesco e resti dell’ambone della badia di S. Salvatore; all’interno: statua lignea di S. Anna con Maria Bambina (XIII sec.), pala maiolicata di Francescantonio Grue (1647) e croce processionale argentea di scuola sulmonese. “Cona” della Madonna delle Lacrime (1541) con affresco miracoloso della Vergine, di Andrea De Litio. Casa Natale di Orazio Pompei e Palazzo Antoniano, Nei dintorni: “Cona” di S. Donato detta “Cappella Sistina della Maiolica italiana”: soffitto ligneo con 780 mattoni in ceramica (1615-1617).


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civitel a del tronto dove abita la storia

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onosciuta per la Fortezza, ultimo baluardo borbonico prima dell’Unità d’Italia, sorge all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Il nome deriva dal toponimo “Civita” (località di origini arcaiche); ritrovamenti dalla preistoria al periodo longobardo, nelle Gole del Salinello. I Longobardi la annessero al Ducato di Spoleto. Citata per la prima volta in un antico documento medioevale del 1001 come “Tibidella”, borgo incastellato. Nel 1231 fu inclusa nel “Mandatum de Riparacione Castrorum Imperialum”, riguardante i castelli di nomina imperiale.

monumenti

Passeggiando attraverso le strette e tortuose “viuzze” del medioevale e rinascimentale centro storico, si scoprono

Chiostro Santuario Madonna dei Lumi

numerosi tesori nascosti: Porta S. Antonio, Porta Napoli (XIII sec.), Porta delle Vigne, e resti delle mura angioine. La Collegiata di S. Lorenzo (antico protettore del paese), di origini duecentesche e un tempo posta fuori le mura, fu trasformata in stile barocco nel 1777. Proseguendo lungo Via Roma si incontra Palazzo Ronchi, di origini cinquecentesche, con portale a bugnato di gusto ascolano. La Chiesa di S. Francesco (inizialmente dedicata a S. Ludovico IX di Francia) fu edificata con l’ex convento francescano (ora Municipio) tra il XIII e XIV secolo, da Fra’ Guglielmo De Savola da Civitella. Il Palazzo del Governatore (XIV-XV sec.), Palazzo Ferretti

Fortezza

(in passato sede municipale) presenta finestre con cornici in pietra con paraste scanalate; nell’atrio, un pozzo ottagonale. A poca distanza, la piccola Chiesa di S. Maria degli Angeli, detta anche “della Scopa o delle Laudi” (XV-XVI sec.), con origini duecentesche. Palazzo Scesi, con portale in travertino, il settecentesco Palazzo Procaccini-Savi e Palazzo Graziani (fine XVI sec.). Nei pressi, la piccola Fontana di “S. Maria Parvula”. Numerosi i portali rinascimentali e medioevali. La Fortezza (1564-1576), costruita durante il dominio spagnolo in forma ellittica, domina l’intera cittadina. Il percorso si snoda attraverso tre camminamenti coperti, grandi piazze d’armi, cisterne, camminamenti di ronda, resti del Palazzo del Governatore, la cappella di S. Giacomo e gli alloggi dei soldati. Al suo interno merita una visita il Museo storico delle Armi e Mappe Antiche. In Corso Mazzini il “Nact”, Nina Museo delle Arti Creative Tessili. Tra i vicoli del centro, la Ruetta, la via più stretta d’Italia. Fuori le mura: la Fontana degli Amanti (1863), lungo la circonvallazione panoramica. Il Santuario della Madonna dei Lumi con annesso convento francescano (1466) è così denominato per le varie apparizioni di fiammelle misteriose nel XVII secolo attorno al complesso. A poca distanza da Civitella, l’Abbazia di S. Maria di Montesanto. Meritano una visita: la Riserva Naturale delle Gole del Salinello con grotte ed eremi (S. Angelo a Ripe, S. Maria delle Scalelle, S. Marco e Salomone).

Affresco Santuario Madonna dei Lumi

La “ruetta” più stretta d’Italia


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colonnella

controguerra

ANTICA SIGNORA

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orse nell’VIII secolo dopo la distruzione nel 739 da parte dei Longobardi di una cittadina edificata sui resti dell’antica Truentum. Sono stati rinvenuti reperti risalenti al neolitico e al periodo romano (cisterne). Il nome forse deriverebbe dalla baronia di Guillelmus Colonnellus (Guglielmo Colonnello).

monumenti

S

i accede alla parte alta dell’abitato attraverso una lunga e panoramica scalinata (inizio XX sec.), al cui fianco si trovano una fontana e un antico lavatoio. Conserva ancora la forma dell’incastellamento medioevale dominato dalla Torre dell’orologio. La parrocchiale dei SS. Cipriano e Giustina, costruita in laterizio

TERRA DI VINI

tra il 1795 e il 1815, custodisce: statue del patrono S. Michele Arcangelo, della Madonna del Suffragio, di scuola napoletana (XVIII sec.), antico coro ligneo,, tela con i SS. Cipriano e Giustina, tela con l’Adorazione del SS. Sacramento, altari marmorei e un prezioso organo del 1833 di Quirino Gennari di Lanciano. Numerosi gli edifici civili: i palazzi Volpi, Marzi, Pardi, Crescenzi, Grilli (XVII-XVIII secolo) e il Palazzo Municipale del 1841. Il centro storico è caratterizzato da piazzette e strette “rue”. Inoltre: la Fonte vecchia, in contrada Giardino, forse di origine romana; in contrada S. Martino l’antica Fonte Ottone, costruita probabilmente su un sito romano.

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osta in collina tra campi di grano e vigneti, in posizione panoramica. Fu fondata forse dagli esuli della distrutta Truentum in seguito alle invasioni barbariche e chiamata Coratam. Reperti archeologici testimoniano antiche origini. Il nome deriverebbe dal latino “contrada” e da “Guerra”, nome di persona molto diffuso nell’antichità. Alcuni storici sostengono provenire dal latino “contra” (dirimpetto a), dichiarando che il termine “Guerra” si riferisse alla vicina Monsampolo del Tronto. Un’ultima ipotesi afferma che il toponimo risalirebbe al VI secolo, durante la guerra goto-bizantina. I Longobardi la annessero al Ducato di Spoleto; passò poi nelle mani del re Roberto d’Angiò e in quelle di vari feudatari, tra cui tale Cacciaguerra

(dal quale il nome), raggiungendo nel periodo rinascimentale il massimo splendore sotto gli Acquaviva, duchi di Atri. Nel territorio si produce dell’ottimo vino rosso e bianco, il “Controguerra” DOC, esportato in tutto il mondo. È patria di Giovanni Amadio, medaglia d’oro, martire della I guerra mondiale.

monumenti

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a visita inizia dalla Chiesa del patrono S. Benedetto Abate del 1609: due tele seicentesche raffiguranti la Madonna del Rosario e l’Ultima Cena. E ancora: il Torrione del 1370, costruito su resti romani; la Chiesa della Madonna delle Grazie, con piccolo campanile a vela, già esistente nel 1574, con un altare maggiore barocco decorato, dorato, e il quadretto in terracotta della titolare (XV sec.). La Chiesa di S. Rocco del 1527; quella di S. Francesco, unica parte sopravvissuta di un convento francescano demolito; la Chiesa dell’Icona (affresco del XVII secolo). Degni di nota: l’Antico Palazzo Comunale del 1279 e la Porta Maggiore (o dell’Angelo), antico accesso al borgo fortificato. Nella frazione San Giuseppe l’interessante Museo della Civiltà Contadina in Val Vibrata, con utensili agricoli, oggetti, foto e antichi attrezzi per la lavorazione locale della canapa. Nel circondario alcune “pinciaie” o “pinciare”, antiche e tipiche case rurali di paglia e creta.


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corropoli

COLLE DEGLI ACQUAVIVA

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eriverebbe da: Corriupum (confluenza di burroni); Corrupulo (ammasso di rocce); Corripulo (insieme di calanchi); Collerapoli o Collemrapulum (boschetti di ravanelli); Core Polis (città del cuore).

monumenti

iazza Pie’ di Corte; Torre campanaria eretta dal Maestro Antonio da Lodi e dalla sua scuola (XV sec.). Chiesa di S. Agnese (Santuario della Madonna del Sabato Santo) con statue della Madonna di Majulano e della Madonna delle Grazie. Il venerato simulacro quattrocentesco della Madonna del Sabato Santo giunse a Corropoli dalle vicine Marche; negli anni 1915 e 1941 mosse gli occhi alla

presenza di numerosi testimoni. S. Giuseppe (1877); S. Donato; Oratorio di S. Rocco; Abbazia di S. Maria di Mejulano; ex Convento di S. Maria degli Angeli (“La Montagnola”) con affreschi settecenteschi. A Gabbiano: ex Monastero di S. Benedetto a Gabiano (XII sec.) e Chiesa di S. Scolastica. In contrada Ripoli scavi dell’omonimo villaggio paleolitico effettuati ed illustrati da Antonio Mario Radmilli.

Affresco Chiesa S. Agnese

Altare Chiesa S. Agnese

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giulianova

la “Posillipo degli Abruzzi” tra cultura e turismo

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ittadina rivierasca con forte vocazione commerciale e turistica, Giulianova (Giglije, in dialetto) è una delle località balneari più conosciute e frequentate del litorale teramano, divisa in due parti: il Paese e il Lido. La parte Alta sorge in collina a ridosso del mare, con notevoli monumenti. Il Lido moderno, con strutture ricettive, si è sviluppato nell’ultimo secolo. Abitata già nel periodo neolitico, come testimoniato da ritrovamenti archeologici, le origini risalirebbero ai Romani, che nel III sec. a. C. fondarono la colonia Castrum Novum (o Castrum Novum Piceni), molto frequentata nell’età imperiale per i bagni termali. Le continue incursioni barbariche provocarono lo spopolamento; nel Medioevo prese il nome di Castrum Sancti Flaviani (o S. Flaviano), in onore del santo patrono. Annessa prima al Ducato longobardo di Spoleto, al Regno di Napoli dopo, nella seconda metà del XIV secolo divenne feudo degli Acquaviva, duchi di Atri, fino alla distruzione nel luglio 1460, durante la sanguinosa battaglia tra Arago-

nesi ed Angioini. Nel 1471 il duca Giulio Antonio d’Acquaviva volle ricostruirla non più nel vecchio sito, ma sulla collina, cinta da mura fortificate ed otto torrioni. Da lui: Giulia (o Julia) Nova; nel XIX secolo quello attuale. Il paese rimase pressoché intatto fino a metà Ottocento, subendo poi varie modifiche. Subì saccheggi nel XVI secolo dai Lanzichenecchi e dalle milizie napoleoniche. Con l’abbattimento delle mura (1860) si estese sulla collina e verso l’Adriatico, primo centro visitato da Vittorio Emanuele II dopo l’Unità d’Italia. Il nucleo abitato lungo il mare prese il nome di Borgo Marina. All’inizio del ‘900 nacquero numerosi ed eleganti villini in stile liberty nella parte bassa e in Viale dello Splendore, residenze estive delle famiglie facoltose. La bellezza dell’esteso litorale sabbioso, l’amenità del luogo le valsero il soprannome di “Posillipo degli Abruzzi”. Dopo la II guerra mondiale ha acquistato l’attuale aspetto con nuovi impianti balneari e moderne attrezzature. Attività principale è il turismo estivo; numerose le aziende artigianali di pelletteria, oreficeria e “ddù botte”, tradizionale organetto abruzzese della famiglia Janni. Il porto con l’annesso mercato ittico è tra i più importanti della costa adriatica. Tra le varie personalità: Giovanni Girolamo II d’Acquaviva (1663-1709), uomo d’armi e duca; Vincenzo Bindi (1852-1928), letterato; Gaetano Braga (1829-1907), grande violoncellista e compositore;

Porto


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Giuseppe Braga (1839-1878), fratello di Gaetano e musicista; Vincenzo Cermignani (1902-1971), pittore; Raffaello Pagliaccetti (1839-1900), scultore; Venanzio Crocetti, scultore; Riccardo Cerulli, avvocato e storico.

monumenti

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n Paese, il Duomo di S. Flaviano (1472-1478) è tra i più importanti ed interessanti edifici rinascimentali abruzzesi; nell’interno: croce processionale (XV sec.) di Nicola da Guardiagrele, braccio reliquiario di S. Biagio del Quattrocento, statua della Madonna con il Bambino e Crocefisso, opere bronzee (XX sec.) di Venanzio Crocetti. Sempre a Giulianova Alta: la Chiesa di S. Antonio del 1566, con affresco deteriorato della Pietà (XVII sec.); all’interno:

dieci bassorilievi, due grandi tele seicentesche, acquasantiera romanica e lapide tombale di un nobile della famiglia De Bartolomeis. La Chiesa della Madonna della Misericordia, forse quattrocentesca, rifatta nel XVIII secolo. A poca distanza è la Chiesa di S. Anna, con altare barocco. E ancora: in Piazza della Libertà il Belvedere, luogo di ritrovo per l’incantevole panorama sul Lido e sull’Adriatico; Palazzo De Bartolomeis del 1876; Palazzo Montebello; l’ottocentesca Cappella gentilizia De Bartolomeis; la Sala “R. Pagliaccetti”, piccola gipsoteca con opere e bozzetti dell’artista giuliese, ed il Monumento a re Vittorio Emanuele II, di Raffaello Pagliaccetti inaugurato nel 1894. In Corso Garibaldi: la Pinacoteca e Biblioteca Civica “V. Bindi”, con interessanti opere della scuola napoletana dell’Ottocento ed arredamento del XIX secolo;

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Mosaici Santuario Maria SS. dello Splendore

Lido Paola


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la Casa Museo di Gaetano Braga, con ricordi del musicista locale. Inoltre: i resti delle fortificazioni cinquecentesche, volute da Giulio Antonio d’Acquaviva; degli otto baluardi originari resta Torrione “Il Bianco”, adibito a sede del Museo Archeologico, con reperti romani e la Casa Museo di Vincenzo Cermignani, con testimonianze del pittore giuliese. In Viale Gramsci: la Biblioteca del Centro Culturale “S. Francesco” e la Pinacoteca (opere d’arte contemporanea) annesse alla Piccola Opera Charitas, voluta dal frate cappuccino Serafino Colangeli nel 1983; la Casa “Maria Immacolata”, con eleganti merli ottocenteschi e ampio giardino; Palazzo Ciafar-

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doni del 1885, con affreschi napoletani attribuiti al Paliotti; il Monastero del Volto Santo, già dimora gentilizia con giardino. Ancora: l’ex Palazzo Ducale e la bella Villa della Montagnola, storica dimora degli Acquaviva; Villa Cerulli-Ranzato, con belvedere e decorazioni ispirate al XVI secolo. Lungo Viale dello Splendore sorgono due eleganti villini liberty: Villa Castelli-Montano (1910-1918) con ampi finestroni, decorazioni floreali, elegante e slanciata torretta; Villa ex De Santis (1923-1928). A poca distanza dal Paese, su un’amena e silenziosa collina, l’interessante Santuario di Maria SS. dello Splendore, protettrice di Giulianova, importante e frequentato luogo di culto

Cappella gentilizia De Bartolomeis

mariano. L’origine è legata all’apparizione della Vergine (22 aprile 1557), avvolta da una gran luce, su un ulivo, all’umile taglialegna Bertolino, chiedendo la costruzione di una chiesa in suo onore, facendo sgorgare una fonte di acqua pura ai piedi dell’albero. L’intero complesso raggruppa: la bella chiesa, con la venerata statua della Madonna con il Bambino inserita in una raggiera dorata, antiche tele in sacrestia, statue lignee di santi e moderni mosaici, una monumentale Via Crucis in bronzo, dell’artista marchigiano Ubaldo Ferretti, allievo di Pericle Fazzini, le fontane dell’acqua miracolosa, con mosaici, le statue bronzee di Bertolino, due angeli (Preghiera e Silenzio) e dei SS. Francesco d’Assisi e Michele Arcangelo, la Biblioteca “Padre Candido Donatelli”, il MAS (Museo d’Arte dello Splendore) con opere di arte contemporanea. Nell’ampio piazzale antistante, un’alta croce sormontata dalla statua della Vergine ed il bel Portico del Rosario della Scuola del Mosaico di Ravenna. Lungo la strada che porta al mare il Monumento a Gaetano Braga. A Giulianova Lido: la Chiesa della Natività di Maria, sorta nei primi del ‘900, antica parrocchia del Borgo


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Mosaici Santuario Maria SS. dello Splendore

Marina; la moderna Chiesa di S. Pietro Apostolo (1974); il Parco della Rimembranza (giardini pubblici); l’elegante Villino ParisCostantini, in stile liberty (1904), con ampio giardino e piccola torretta; Villa Gasbarrini; il Kursaal (1913-1929), opera dell’ingegnere teramano Giuseppe Marcozzi, con decorazioni liberty, come sala convegni e mostre espositive. Ancora: il Lungomare Monumentale del 1936 di Giuseppe Meo; l’ex Colonia Marina “Rosa Maltoni Mussolini” (1936-1937); il Museo della Marineria, presso la sede del Circolo “Il Nautico”; la foce del torrente Salinello, con ponte in legno che unisce Giulianova da Tortoreto; la Torre del Salinello del XVI secolo. Il Lido è attraversato

dal “Corridoio Verde Adriatico”, pista ciclabile di oltre 20 km, che congiunge Porto d’Ascoli a Roseto degli Abruzzi. Il porto è diviso in molo Sud e molo Nord; il primo ospita una serie di trabocchi (casupole in legno adibite alla pesca con rete), in dialetto “li caliscinne”. Infine la Chiesa di S. Maria a Mare (SS. Annunziata), dei secoli X-XI: facciata dal bel portale con 18 rappresentazioni allegoriche, scene simboliche, animali, statua della Madonna con il Bambino e due piccoli leoni; all’interno: moderna immagine della Vergine e la piccola cameretta abitata da S. Gabriele dell’Addolorata prima di essere trasferito al convento di Isola del Gran Sasso d’Italia nel 1858.


igran sola delsasso Paese dei Motti

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n passato era un’isola (Insula) circondata dai fiumi Ruzzo e Mavone. Nel 1173, contea dei da Pagliara, fu chiamata Isola di Penne. Nel 1526 Carlo V di Spagna la donò al conte Ferrante Mendoza y Alarçon. Dopo l’Unità d’Italia fu interessata da fenomeni di brigantaggio. Nel 1863 prese l’attuale nome. Tra le personalità: S. Berardo di Pagliara (XI-XII sec.), vescovo aprutino, patrono di Teramo e diocesi; Giovanni Parrozzani (18441922), chimico; Pietro Tesauri, vescovo; Niccolò dell’Isola (1230-1284).

monumenti

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oprannominata “Paese dei Motti”: diversi architravi e finestre con iscrizioni in latino. Da visitare: Parrocchiale di S. Massimo (portale di Matteo da Napoli, battistero rinascimentale, affreschi sulla volta, maiolica di Andrea Pompei, ostensorio Santuario S. Gabriele dell’Addolorata

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quattrocentesco, statua del patrono). Ancora: Cona di S. Sebastiano con affreschi di Andrea De Litio; resti delle fortificazioni del “Castello d’Insula; porte del Torrione e della Cannavina. Inoltre: Chiesa (Cona) di S. Leonardo; Palazzo baronale Henrici-De Angelis; ruderi della Chiesa di S. Antonio. Nei dintorni: Cappella di S. Lucia con portale del 1450 e affreschi cinquecenteschi; mulini della Marchesa, Pranzella e S. Valentino. A Casale S. Nicola, Eremo di S. Nicola a Corno, Tra Isola e Cerchiara, rovine della Chiesa di S. Valentino. Sul Monte Infornace: Eremo di S. Colomba. Poco distante, rovine del Castello di Pagliara; Chiesetta di S. Maria di Pagliara (XII sec.); S. Giovanni ad Insulam (XII-XIII secolo). Vicino Pretara, l’Eremo di Fratta Grande. Il Santuario di S. Gabriele dell’Addolorata, tra i più visitati del mondo. Nella vecchia basilica primitiva tomba del santo e affreschi di Ugo Scaramucci. Nel convento: vecchio coro, sala dei ricordi, cameretta del transito e museo degli ex voto. Nel nuovo tempio mosaici, bronzi, vetrate e ceramiche. Moderno campanile con concerto di 14 campane. Nel piazzale, sede dell’Eco di S. Gabriele; Via Crucis (2006-2007) e presepe artistico. La nuova basilica ospita la Biennale di Arte Sacra ed il Museo “Stauròs” d’Arte Sacra Contemporanea. Passeggiate lungo i sentieri del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e ai piccoli borghi montani.


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mosciano

Musiano, borgo delle torri e del mobile

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orge su una collina panoramica nella vallata del fiume Tordino. Sarebbe stata fondata nell’897 dai Benedettini, che vi eressero un’abbazia dedicata a S. Michele Arcangelo, oggi parrocchiale, attorno alla quale si costituì l’antico nucleo della cittadina.

Chiesa SS. Rosario

monumenti

Conserva tratti del tessuto urbano medioevale: restano otto torri di difesa e avvistamento. Nei pressi di Piazza IV novembre la Chiesa del SS. Rosario, eretta dall’omonima confraternita con Regio decreto di Ferdinando II, tra il 1853 e il 1876. L’interno conserva affreschi dell’artista locale Francesco Patella, altare maggiore in finto stile rinascimentale e statua lignea della Vergine. La Parrocchiale di S. Michele Arcangelo è affiancata dalla merlata e slanciata Torre Acquaviva trasformata in campanile. La neoclassica Chiesa dell’Addolorata, situata lungo una discesa, nelle vicinanze di Piazza Saliceti, fu iniziata nel 1828 su autorizzazione di re Ferdinando I di Borbone. Ospita due tele del teramano Gennaro Della Monica. Tra gli edifici civili: Villa Ventilj e Villa Savini. Inoltre: il Cinema Teatro Acquaviva, il Belvedere e l’Osservatorio Astronomico di Colle Leone con gli interessanti Museo di Scienze Naturali e Planetario di Scienze della Terra. In località Convento il Santuario di S. Maria del Casale (SS. Sette Fratelli) con annesso convento francescano. Nella frazione di Montone, le torri medioevali e le Chiese della Madonna Assunta, di S. Anna e

di S. Antonio Abate (con ex convento dei Celestini), che custodisce il sarcofago trecentesco di Bucciarello Jacopo di Bartolomeo da Montone.


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notaresco

castello di Lotario

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a cittadina si costituì attorno ad un “castello” costruito da Lotario I (nipote di Carlo Magno) nel IX secolo. Tra il XIII e il XIV secolo assunse vari nomi: Lotarisci, Lotarisco, Lotaresco e Nutarisco. Nel 1308 Notaresco e Guardia Vomano divennero feudo di Francesco d’Acquaviva, duca di Atri; nel 1676 passò al barone Francesco Coletti e nel 1757 fu devoluta alla Regia Corte.

monumenti

L Cologna spiaggia

Pineta di Pineto

a Parrocchiale dei SS. Pietro e Andrea custodisce tele tardo-settecentesche, un busto del patrono S. Gennaro e seicentesco tabernacolo ligneo. Nel “Carmine”, statua della Vergine e altare marmoreo. S. Rocco ospita una statua fittile (XV sec.) della Ma-

Chiesa SS. Pietro e Andrea

donna delle Grazie e pregevole tela (XVII sec.). Palazzo De Vincenzi e Palazzo Romualdi (XVII-XIX sec.) con Museo Civico: importanti reperti neolitici, italici e romani. La parte più alta dell’abitato è denominata “Civitello” (antica porta con stemma degli Acquaviva). A Grasciano, resti della villa romana e la Chiesa seicentesca della Madonna Assunta con un dipinto della Madonna del Latte. Guardia Vomano, con cinta muraria (XV-XVI sec.) eretta dagli Acquaviva, Parrocchiale del patrono S. Rocco, Oleificio Artigianale “Di Giovannantonio” (1923) e antica Cantina “Foschi”. L’Abbazia benedettina di S. Clemente al Vomano, forse fatta costruire nell’874 da Ermengarda, madre di Ludovico II.


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roseto

da montepagano a rosburgo

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mportante centro balneare, posta tra la foce del Vomano e del Tordino, è uno dei comuni più grandi del Teramano e fa parte delle sette località adriatiche della costa aprutina. Molto frequentata durante la stagione estiva, è nota anche come “Lido delle Rose”. Offre vari divertimenti, occasioni di praticare sport o rilassarsi in spiaggia, numerosi campings, alberghi e stabilimenti balneari, diversi eventi culturali ed artistici. È attraversata dal Corridoio Verde Adriatico, pista ciclabile di circa 30 km che la congiunge a Porto d’Ascoli. Il bel litorale sabbioso si estende per oltre 10 km. Negli ultimi decenni ha avuto un notevole incremento demografico, specialmente nel quartiere del Borsacchio, dove si trova l’omonima pineta, nella frazione di Voltarrosto e nelle località S. Giovanni e Campo a Mare. Dal 1999 è Bandiera Blu d’Europa.

Scorcio di Montepagano

La presenza umana nel territorio sembra risalire all’epoca romana e longobarda, come attestato da numerosi ritrovamenti archeologici. Di origine romana anche la frazione di Cologna Paese, più volte citata in numerosi documenti medioevali, in relazione con il monastero benedettino di S. Salvatore a Bozzino. Nella “Marina” il clero della Chiesa Ricettizia di Montepagano (ente morale dell’Italia meridionale composto da corporazioni di chierici che si occupavano della cura delle anime e del culto divino, con patrimonio comune e senza prebende) possedeva un fondo. Il 30 luglio 1857 il Capitolo, riunitosi nell’oratorio del-

la parrocchiale, studiò e creò un progetto per concedere il suddetto terreno in perpetuo diritto di enfiteusi a coloro che si sarebbero stabiliti nella sottostante zona costiera di proprietà comunale. Il progetto fu redatto da Serafino De Nigris di Canzano, Regio Agrimensore; egli si interessò di stabilirne la quota ed il valore. Il fondo venne così suddiviso in 12 “quote” (lotti di terra) e il 22 maggio 1860, con regolare rogito del notaio Angelo Garrani di Mosciano Sant’Angelo, venne assegnato ad altrettante famiglie. A ricordo, fu murata una lapide (ancora esistente) nella sacrestia della chiesa della SS. Annunziata. Il


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ria. Nel 1877 fu effettuata la seconda “quotizzazione” da Domenico Ponno, che mise in vendita un terreno di circa 600 are (proseguimento di quello già messo a disposizione dal clero) per l’edificazione di numerose ville e case. Il 12 luglio 1886 il Romualdi morì senza vedere realizzato il sogno di chiamare la cittadina rivierasca con il nome da lui proposto. Il consigliere Giammichele Thaulero fece convocare con urgenza il Consiglio comunale per cercare di risolvere la faccenda. Finalmente, il 14 ottobre dello stesso anno, considerato il notevole incremento della popolazione della borgata marinara, il Comune stabilì che la località mutasse il toponimo in “Rosburgo”.Tale delibera fu approvata il 22 maggio 1887 con articolo unico dal re d’Italia Umberto I. Il turismo si sviluppò grazie all’ospitalità dei pescatori locali che, ai primi del XX secolo, cominciarono a mettere a disposizione le proprie abitazioni per i forestieri: ciò servì a trasformare la ridente località in una spiaggia ospitale e tra le più frequentate dell’Adriatico, ricca di luoghi di svago e divertimento. Nel 1909 fu aperto un ufficio anagrafico. Una terza “quotizzazione” fu effettua-

ta per volontà del barone Luigi Bernardi Patrizii nell’agosto del 1913, per dare la possibilità a quanti abitavano nella vallata del Vomano di costruirsi una casa al mare. Nell’estate del 1920 ospitò varie personalità: il generale Pietro Badoglio, Raffaele Paolucci ed il filosofo Giovanni Gentile. Il Regio Decreto del 3 aprile 1924 trasferì la sede municipale da Montepagano alla frazione di Rosburgo, come richiesto dal Consiglio comunale con delibera del 15 dicembre 1923. Primo sindaco fu il ceramista Giuseppe Di Blasio. Con Regio Decreto del re Vittorio Emanuele III del 20 febbraio 1927 la borgata prese il toponimo di “Roseto degli Abruzzi”, trasferendo la frazione nell’antico borgo collinare. Montepagano, ridente paese collinare a circa 6 km da Roseto, borgo medioevale incastellato (Castel Pagano), sarebbe sorto tra l’XI-XII secolo. Gli abitanti si stabilirono su un cucuzzolo per sfuggire alle ripetute

primo agglomerato urbano, futuro nucleo della cittadina, prese il nome di “Le Quote”; da qui il soprannome dispregiativo di “cutaroli”, in contrapposizione agli abitanti del paese detti “paganesi”. Il toponimo scelto non piacque tuttavia al patriota Ciro Romualdi che per primo, nell’estate del 1861, chiamò il nuovo abitato “Rosburgo” (ispirato forse dai roseti un tempo esistenti nei pressi delle case dei pescatori), facendolo incidere su una meridiana disegnata dal prof. Donaggio, insegnante di liceo a Teramo. Nel 1863 fu inaugurata la stazione ferroviaOpere Pasquale Celommi

Lido Mirella

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invasioni dei pirati turchi e saraceni, protrattesi nei secoli successivi. Nel 1065 l’imperatore Enrico III nominò vassallo (“milite”) il vescovo di Teramo Pagano; da lui forse deriverebbe il toponimo (“Castelpagano” o “Castellum Mons Paganus”).

monumenti

Di origini recenti, la cittadina non ha monumenti di rilievo. Meritano tuttavia una visita alcuni edifici degni di nota. La Parrocchiale di Maria SS. Assunta (patrona di Roseto), fu aperta al culto nel 1890. Inizialmente venne dedicata a S. Filomena V. M. L’interno, a navata unica, molto semplice, custodisce sull’altare maggiore una pregevole ancona marmorea in stile neogotico, opera degli allievi della Scuola d’Arte di Atri, decorata da affreschi, nicchie e bassorilievi a tema mariano. Degna di


nota è pure la tela raffigurante la Sacra Famiglia di Pasquale Celommi. Nella zona meridionale si trova la Parrocchia del S. Cuore di Gesù, inaugurata nel 1954; la chiesa, officiata dai PP. della Congregazione della S. Famiglia di Nazareth, fondata da S. Giovanni Battista Piamarta, è internamente decorata dai mosaici del rosetano Bruno Zenobio. Nella parte meridionale, la Riserva naturale del Borsacchio (torrente), tratto di spiaggia selvaggio ed incontaminato, di particolare bellezza. Nei pressi Villa Paris con la Cappella privata “Russicum”, dedicata al culto ortodosso; possiede pregevoli affreschi ed icone russe. Lungo Via Nazionale la Villa Comunale; l’ottocentesco Palazzo Municipale, ospita le biblioteche Civica, Regionale dello Spettacolo, Dialettologica e l’interessante Civica Raccolta d’Arte, istituita nel 1981, con opere di Pasquale Celommi ed altri artisti locali. Durante tutto l’anno vi si svolgono mostre ed eventi culturali. Sempre sulla Nazionale, in direzione di Cologna Spiaggia,Villa Clemente, antica dimora signorile. Nella zona meridionale della spiaggia il Pontile sul mare, adatto alle passeggiate ed alla pesca; al suo im-

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Riserva Naturale del Borsacchio (foto Giovanna Di Sante)

Approdo turistico “Portorose”

bocco, il bronzeo Monumento ai Caduti del mare, dello scultore Daniele Guerrieri. Il moderno Lungomare, abbellito da palme, è meta privilegiata di passeggio. L’Approdo turistico “Portorose”, a sud, dispone di 150 posti barca; adiacente alla foce del Vomano, è gestito da una società privata ed aperto tutto l’anno. L’Associazione sportiva “Portorose” organizza spesso tornei e prove di pesca d’altura del Campionato Italiano. Montepagano, su una collina a ridosso del mare, offre splendidi scorci sull’Adriatico e dintorni. Ricca di storia, conserva l’aspetto

di borgo incastellato con resti di mura medioevali; rimangono ancora tre accessi: Porta di Borea, Porta S. Caterina e Porta da Piedi. Sembra abbia posseduto nei secoli ben 28 chiese; oggi ne restano in piedi solo quattro. Il Campanile di S. Antimo, con orologio, è quanto rimane dell’antica parrocchiale dedicata al patrono, abbattuta nel 1876; è in stile tardogotico lombardo, molto simile ad altre torri costruite nel XV secolo in Abruzzo dal Maestro Antonio da Lodi. Comunemente detto “Torre di Sisto V” per via della


suddetta leggenda, è considerato il monumento simbolo del paese, rimaneggiato nella parte superiore nel periodo barocco. Costruito in cotto, ospita tre campane; la maggiore, chiamata “Campanone”, fu rifusa dai Fratelli Pasqualini di Fermo. A poca distanza, l’insigne Parrocchiale della SS. Annunziata, sorta in seguito ad un miracolo: alla fine del XVI secolo l’immagine della Vergine pianse per diversi giorni. Le offerte dei fedeli che vi si recarono in pellegrinaggio permisero l’edificazione del tempio, completato nel 1637. Fu fondata da Tizio Patrizi e il primo rettore fu istituito nel 1607. Seguono le cappelle dedicate al S. Cuore di Gesù e a S. Gabriele dell’Addolorata. La successiva ospita un organo del 1654. Nel transetto destro si trova la cappella di S. Antonio di Padova, in legno policromo e dorato, con pregevole altare barocco, ricco di elementi decorativi e bassorilievi. In alto si scorgono due angeli con l’antico stemma comunale: cinque colline, l’Adriatico ed una stella a sei punte. Al di sotto, una piccola tela raffigurante Cristo e S. Francesco d’Assisi che portano la Croce. Nel transetto sinistro la cappella del SS. Sacramento; ospita un ricco tabernacolo ligneo dorato in forma di tempietto, del XVII secolo. L’altare, costruito in mattoni nel 1765, fu restaurato una prima volta nel 1893, e successivamente nel 1987; custodisce una tela del pittore camplese Onorio Marbioli (1674) rappresentante la Madonna con il Bambino ed i SS. Gaetano Thiene e Michele Arcangelo. Nel medaglione superiore l’Addolorata. Nell’abside è situato l’interessante altare maggiore, con fastoso dossale in legno policromo e dorato, ricco di elementi orientali; nella parte superiore è posto un bassorilievo dell’Eterno Padre benedicente. Le nicchie ospitano le

Colangelo Martiis da Morro d’Oro (firmato e datato 1704). La Chiesa di S. Maria della Misericordia fu edificata nel 1862 a ridosso dell’abside della parrocchiale: è detta di “S. Anna”, per la statua della santa posta in una nicchia sopra l’altare maggiore ed oggetto di particolare devozione. Il luogo di culto è piccolo e raccolto; la facciata presenta un campanile a vela cuspidato con un’unica campana. Si presenta a navata unica, con una cappella laterale dove sono esposte le statue dell’Addolorata e del Cristo Morto. Fu decorata e stuccata nel 1988 dal pittore Nino D’Eustachio, consigliato dall’architetto Luigi Formicone, entrambi di Notaresco. Nella volta sono raffigurati i Quattro Evangelisti; all’ingresso, la Trasfigurazione e la S. Famiglia. Possiede un piccolo organo a mantice (XIX sec.). È sede della Confraternita del SS. Sacramento, composta da un centinaio di fedeli; la congrega fu fondata subito dopo il Concilio di Trento (1545-1563). Dotata di propri statuti approvati dal vescovo si occupa solo di aspetti religiosi e di culto, prendendo parte alle processioni

statue dei SS. Sebastiano e Biagio e due profeti; in quella centrale è ospitato il gruppo ligneo composto dalla Vergine Annunziata e S. Gabriele Arcangelo, protagonista del prodigio che ha dato origine al luogo di culto e venerato con il titolo di “Madonna del Pianto”. È opera d’arte abruzzese, ma con influssi senesi (XIV secolo). In sacrestia: bella croce astile di Pietro Santi da Teramo (1500), con l’immagine del patrono e stemma di Montepagano, e armadio intarsiato del Maestro

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del paese; lo stendardo risale al 1856. Fuori le mura si trovano la Chiesa di S. Rocco, sorta in tempo di peste (1527), e l’Oratorio di S. Liberatore (dedicato al Cristo miracoloso). Il Museo Civico della cultura materiale, inaugurato nel 1987, custodisce interessanti oggetti e attrezzi della civiltà contadina, una raccolta santini d’epoca, un erbario con i nomi dialettali delle piante e la riproduzione di alcuni ambienti di una tipica casa colonica. La Fonte dell’Accolle, recentemente restaurata e situata a metà strada tra Roseto e Montepagano, risale forse ai primi dell’800; circondata da folta vegetazione mediterranea. Fabbricata in mattoni, è divisa in due parti: una scoperta, per gli animali, l’altra nel retro, coperta, per deposito. In passato era utilizzata dalle donne del paese come lavatoio pubblico. La Banda Musicale “Croce e Delizia” fu fondata nel 1836, composta inizialmente da artigiani e contadini. Durante la bella stagione viaggiava in ogni parte d’Italia, anche per piccoli guadagni. Nella prima metà del XX secolo raggiunse il massimo splendore; oggi raccoglie alcuni giovani diplomati nei conservatori abruzzesi.


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torano nuovo TERRA DI TURAN

A

ntico centro agricolo sorto forse verso il 1000 attorno ad un castello fortificato (Oppidum Turani); il borgo attuale conserva l’aspetto di “castrum”. Il nome deriverebbe dalla dea etrusca Turan; presso il cimitero sono state rinvenute tombe romane. Interamente distrutta nel 1495 durante la guerra tra Francia e Spagna, fu ricostruita più bella di prima; l’aggettivo “Nuovo” fu aggiunto soltanto nel 1864 con un decreto reale di Vittorio Emanuele II. La posizione collinare offre numerosi e pittoreschi panorami sulle zone circostanti, ricche di vigneti ed olivi. Conosciuta per la Sagra del vino, della salsiccia, dei maccheroni e del formaggio pecorino che a metà agosto richiama numerosi visitatori, meritando l’appellativo di “Paese del Gusto”. Torano è stata definita la “Capitale del Montepulciano d’Abruzzo” per la produzione di vino, farro, miele e salumi. Tra le personalità locali: Vincenzo Comi (1765-1830),

Corona d’argento della Madonna delle Grazie (XX sec.)

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naturalista e chimico, uno dei più grandi scienziati dell’800; Alberto Di Feliciantonio, recentemente scomparso, pittore; Francesco da Torano (XVII sec.), teologo francescano.

monumenti

N

el centro storico: la Parrocchiale di S. Maria delle Grazie, costruita sul sito di un’antica cappella della Confraternita della Carità (croce processionale d’argento del XV secolo, reliquiario argenteo del XVIII secolo e statue lignee della Madonna e del patrono S. Flaviano); l’interessante annesso Museo d’Arte Sacra: paramenti, oreficerie, arredi sacri e testimonianze della tradizione locale. La Piazzetta, sorta dopo l’abbattimento dell’antica chiesa di S. Flaviano, di cui resta soltanto il Campanile con orologio. Nei pressi del cimitero la romanica Chiesa di S. Massimo di Varano dei secoli X-XI con piccolo romitorio, ex monastero benedettino e possedimento di Montecassino; in località Villa Torri sorge la piccola Chiesa di S. Martino con affreschi del XV secolo e lo stemma gentilizio del proprietario Barone Cornacchia (1577).

Museo d’Arte Sacra: pettorale (XIX sec.)


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tortoreto

la zona costiera con la costruzione della ferrovia (1863). Negli ultimi decenni si è verificato un grande sviluppo balneare; dal 1992 al 2014 è Bandiera Blu d’Europa. Al Lido alcune aziende di pelletteria e mobilifici. Tra le varie personalità: Nicola De Fabritiis (1887-1968), musicista e compositore; Emidio Piermarini, bibliotecario della Biblioteca Nazionale di Napoli, poeta e scrittore, il più grande epigrammista del’900, secondo il giudizio di Giovanni Gentile e di Benedetto Croce; Padre Natale Cavatassi, biblista e poeta; Alberto Capanna, direttore generale della Finsider e poi presidente.

IL MARE E LA COLLINA

I

l paese si ar ticola in due zone distinte tra loro: una più antica, in collina, Tortoreto Alto, borgo medioevale fortificato, con tre quartieri (Terravecchia, Terranova, Borgo), l’altra moderna, Tortoreto Lido, stazione balneare. Numerosi sono i ritrovamenti preistorici: resti di capanne circolari o ellittiche nei pressi del torrente Salinello; dopo il V sec. a. C. si insediarono i Piceni, successivamente i Romani. Durante il periodo romano il territorio era compreso nell’ager Palmensis (dal nome della città di Palma, importante centro piceno). In collina sorgeva Castrum Salini, in pianura i villaggi di Servium e di Salinum. I superstiti della devastazione gotica si rifugiarono sulla collina di Castrum, fondando il nuovo nucleo urbano. Nell’867, Tortoreto venne donata dall’imperatore Ludovico II a Bertario abate di Montecassino, citata in un documento col nome di “Turturitus”. L’attuale borgo deriva da “tortora” (raffigurata nello stemma comunale), zona un tempo ricca di boschi abitati da tortore. Nel 1282 divenne feudo degli Acquaviva, duchi di Atri, fino al 1733. Nel 1860 fu annessa al Regno d’Italia. Nel XIX secolo ci furono i primi insediamenti nel-

Torre dell’Orologio (foto Manuel Menzietti)

monumenti

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Tor toreto Alto mantiene l’aspetto di borgo medioevale incastellato, con strette viuzze, passaggi e panorami. La seicentesca Chiesa di S. Agostino, annessa ad un ex convento agostiniano del ‘500 (chiostro in stile romanico e pozzo). Fino al 1973 vi era custodita la preziosa tela di Mattia Preti raffigurante il Battesimo di S. Agostino (ricollocata dal 2007 nella sua sede antica splendidamente restaurata). In sagrestia è in allestimento un piccolo museo di ar te sacra. In Piazza Garibaldi la Torre dell’Orologio,


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Villaggio Salinello

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in origine antico mastio difensivo e por ta di Terravecchia. La Cappella della Madonna della Misericordia, eretta dopo l’epidemia di peste del 1348, un tempo annessa ad un ospedale conserva il prezioso ciclo di affreschi raffiguranti la Passione di Cristo, del 1526, di Giacomo Bonfini da Patrignone di Montalto Marche, allievo del Pintoricchio; nell’abside Crocifissione con veduta cinquecentesca del paese. A poca distanza la Chiesa del patrono S. Nicola di Bari, ricostruita nel 1534 (organo del 1842 di Vincenzo Paci, statua argentea della Madonna della Neve del 1925, cappella del santo protettore del 1873). Ed ancora: il Belvedere, dall’ampio panorama; l’ex chiesa del 1529 della Madonna del Carmine; la porta urbana settentrionale; la cinta muraria; il settecentesco Palazzo Comunale (De Fabritiis); la Fortezza, in mattoni, con una bella torre cilindrica degli Acquaviva e il suggestivo por ticato ricavato sotto piazza Garibaldi nell’avvallamento che separava origi-

Cappella Madonna della Misericordia Crocifissione di Giacomo Bonfini (foto di Milo Marrancone)

Volta Cappella Madonna della Misericordia

(foto Manuel Menzietti)


Alba a Tortoreto

nariamente i tre quar tieri antichi. Nel territorio c’erano numerose “pinciare” o “pinciaie”, case rurali costruite a secco con paglia e fango. Lungo la strada che sale dal mare a Tor toreto Alto, in località “Muracche” sono stati rinvenuti i resti di una villa rustica romana con pavimento musivo e vasche per il deposito dell’olio o del mosto. Scendendo dal paese verso nord l’Oasi Naturalistica delle Fonti del Vascello, in località “Fontanelle” (zona ricca di polle d’acqua con animali, piante e laghetto). A Cavatassi un interessante Museo dell’Arte Contadina. Al Lido: Museo della Cultura Marinara, la moderna Chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta. Parallelo al Lungomare Sirena il Corridoio Verde “Adriatico”, pista ciclabile di oltre 20 km, che congiunge Por to d’Ascoli a Roseto degli Abruzzi e i 3,5 km di spiaggia dalla sabbia fine e dorata, priva di scogli.


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parco nazionale DEL GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA

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stituito nel 1991 è situato tra Abruzzo (province di Teramo, L’Aquila e Pescara), Lazio (provincia di Rieti) e Marche (provincia di Ascoli Piceno). Si estende su un territorio prevalentemente montuoso, tra il massiccio del Gran Sasso d’Italia e la catena dei Monti della Laga; è suddiviso in 11 distretti. Il parco offre ai visitatori la possibilità di interessanti escursioni, immersi nella bellezza della natura e dell’ar te: cascate, boschi, antichi tratturi e abbazie benedettine. Molto frequentate le sue località sciistiche. È gestito dall’omonimo Ente parco con sede ad Assergi, nell’Aquilano. Tra le numerose specie di flora e fauna presenti, ricordiamo: pini neri, abeti, betulle, cornioli, genziane, faggi, prataioli, porcini, camoscio d’Abruzzo, cervo nobile, capriolo, lupo appenninico, orso bruno marsicano, aquila reale. I comuni del Teramano che ne fanno par te sono: Arsita, Campli, Castelli, Civitella del Tronto, Cortino, Crognaleto, Fano Adriano, Isola del Gran Sasso d’Italia, Montorio al Vomano, Pietracamela, Rocca Santa Maria, Torricella Sicura, Tossicia e Valle Castellana.

Ruderi di Santa Maria a Pagliare



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