Lionismo Gennaio Febbraio 2015

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Lionismo Gennaio-Febbraio 2015

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Idee per un futuro sostenibile

Rivista del distretto Lion 108L

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Il web come gestore di dati

Tariffa regime libero | Poste Italiane s.p.a. – Spedizione in Abbonamento Postale 70% – DCB PERUGIA

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Perché diventare Lion?

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L I O N S

= = = = =

Liberty Intelligence Our Nation’s Safety

Violazione dei diritti umani, sfruttamento dei popoli, fame nel mondo, guerre costituiscono il degrado di una società basata sull’ingiustizia e sui soprusi. Tutti i Lions devono riflettere e considerare intimamente i principi e gli ideali su cui è stata fondata, quasi cento anni fa, la nostra Associazione ed operare per costruire una società più giusta e solidale, che ci liberi da ogni tipo di schiavitù personale e politica, che ci consenta di operare con il cuore e con l’intelletto in piena sicurezza per sentirsi cittadini responsabili figli del mondo e uscire dai confini ristretti legati agli interessi economici e culturali della filosofia di vita oggi imperante.


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Lionismo

gennaio-febbraio 2015

LIONISMO – Bimestrale a cura dell’Associazione Internazionale Lions Club Distretto 108L gennaio-febbraio 2015, numero 3, anno XLI

La rivista cura l’informazione sulle attività dei Lions al fine di diffondere l’idea lionistica nei campi del sociale, dell’economia, della scienza e in ogni campo di interesse delle Comunità in cui agiscono. In particolare un’informazione che metta in luce valori imprescindibili, per creare nel socio una maggiore consapevolezza dell’essere Lion.

Direttore editoriale: Giovanni Paolo Coppola - Governatore 2014-15 Direttore emerito: PDG GWA Osvaldo de Tullio Direttore responsabile: PDG Vincenzo G. G. Mennella Capo redattore: Mauro Bellachioma Amministrazione: Salvatore Condorelli tesoriere distrettuale

In redazione: Norberto Cacciaglia, Domenico Calì, Maria Patrizia Campanella, Antonino Celli, Riccardo Cimagalli, Andrea Frailis, Carlo Giovinchi, Gordana Kaitovic, Deanna Mannaioli, Giampiero Mirabassi, Carlo Ponticelli, Franca Piroso, Adolfo Puxeddu, Tiziana Sechi, Giuseppe Tito Sechi, Danilo Tropea.

Hanno inoltre collaborato a questo numero: Amedeo Calenzo, Pasquale D’Innella Capano, Roberto Fresia, Maria Antonietta Lamberti, Antonio Marchetti, Piero Paccosi, Nicolò Piazza, Michele Salvemini, Fabrizio Sciarretta, Michele Serafini, Francesca Silvestri.

Art director: Vincenzo G. G. Mennella

Progetto grafico e impaginazione: ali&no editrice

Stampa: Tipolitografia Petruzzi Corrado & C – 06012 Città di Castello (PG)

Concessionaria esclusiva per la pubblicità: Comitalia srl 10025 Pino Torinese (TO) Via delle Rose, 6 - tel. 011 840232 - fax 011 840791 - comitalia.srl@tin.it

La rivista Lionismo è l’organo di stampa del Lions Clubs International Distretto 108L.

Redazione: via Umberto Saba14 - 06073 Ellera di Corciano (Pg)

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Gli articoli pubblicati rispecchiano il pensiero degli autori e non necessariamente quello della redazione. Si ringraziano i soci che inviano articoli e che saranno pubblicati, se rispondenti alla linea editoriale, in ordine alla data di arrivo. Si raccomanda inoltre di inviare testi originali e mai pubblicati a stampa o sul web anche se dello stesso autore. Inviare i testi in formato Word a v.mennella39@gmail.com, articoli e foto ricevuti non vengono restituiti anche se non pubblicati. La direzione si riserva il diritto di eseguire sui testi pervenuti interventi formali, anche di riduzione, per migliorarne la leggibilità nonché decidere in quale rubrica posizionare l’articolo. Il testo deve essere conciso, non deve contenere sottolineature, grassetti e parole in maiuscolo. La lunghezza degli scritti non dovrà superare le 5.500 battute (spazi inclusi), ogni testo dovrà avere un titolo e un abstract di quindici righe al massimo ed essere accompagnato da foto in JPEG con risoluzione non inferiore a 300 dpi e grandezza non inferiore a 10 cm. Tutti gli articoli devono pervenire in redazione entro e non oltre il giorno 5 del mese antecedente l’uscita della rivista.

Questo numero è stato chiuso in redazione il 12 gennaio 2015

Registrazione al tribunale di Perugia n° 20/2013 del 23 settembre 2013. Iscrizione al R.O.C. n° 10853 del 29/11/2004. La rivista viene inviata in abbonamento (€ 2,50) a tutti i soci Lions del Distretto 108L (Lazio, Sardegna e Umbria)


La voce del Governatore

Primo bilancio delle attività Lions nel Distretto

Lionismo

gennaio-febbraio 2015

Sintetica disamina della situazione del 108L e delle iniziative svolte, base importante per agire con immutato slancio nel prossimo periodo. È necessario puntare sui giovani, speranza e risorsa per il futuro dell’Associazione

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Giovanni Paolo Coppola

Governatore 2014-15 Distretto 108L

mici carissimi siamo arrivati alla metà dell’anno sociale ed è tempo di fare insieme alcune considerazioni sulle attività del nostro Distretto nei mesi appena trascorsi. Ma è anche un momento di riflessione per guardarsi dentro, riprogrammarsi, rimettere in ordine le priorità e progettare il futuro. Io, in questa prima parte dell’anno, ho lavorato tanto, per tutti gli impegni che il nostro grande Distretto comporta, ma sono contento perché il lavoro non mi spaventa e mi dà più carica per andare avanti. La pausa natalizia, che ho trascorso a casa, in assoluto riposo, mi ha dato la possibilità di rivedere e controllare tutte le cose da fare nell’imminente futuro. Ho ricevuto e fatto telefonate ai miei collaboratori che mi sono stati di grande aiuto nei mesi trascorsi. A loro va il mio ringraziamento di cuore e a loro ancora chiedo, insieme a tutti i soci, di continuare a darmi il massimo supporto nei mesi a venire per portare il Distretto alla fine dell’anno sociale in volo e con le ali spiegate. Quest’anno abbiamo introdotto alcune importanti innovazioni per adeguare la nostra Associazione ai continui cambiamenti del mondo che ci circonda. È stata un’azione necessaria e non più rinviabile parchè il nostro modo di vivere il Lionismo rimaneva, per alcuni aspetti, ancora legato al passato e, come diceva Einstein, “non possiamo affrontare il futuro con le strategie del passato”. Ci vuole un giusto amalgama tra passato, presente e futuro: il passato è la tradizione,

che ci detta le regole, il presente è il difficile momento che viviamo, il futuro deve rappresentare la sfida di tutti noi ad avere il coraggio di cambiare; cambiare in meglio senza fare grandi cose, ma quelle che facciamo piccole o grandi facciamole insieme nei club e nel Distretto in armonia, in amicizia, con spirito di fratellanza, cercando di rispettare l’etica e facendoci un esame di coscienza, cercando di fare pace con il passato per vivere meglio il futuro. Stiamo vivendo da alcuni anni una crisi associativa che ha ridotto sensibilmente il numero dei nostri soci, soprattutto nel mondo occidentale. Le cause? Molte e anche importanti. Per prima cosa, la crisi economica che ci attanaglia da più di un lustro e che ci sta impoverendo sensibilmente. Poi l’attenuarsi dello spirito di solidarietà in una parte della popolazione che vede, specie nel fenomeno dell’immigrazione irregolare, una grande minaccia alla propria sicurezza e al proprio benessere materiale. Ancora i fenomeni criminali, di corruzione e di perdita di punti di riferimento morali, che rischiano di farci dimenticare o di mettere in secondo piano la fede nei valori fondanti di una sana società civile. Infine l’abbandono di una qualsiasi fiducia nella classe politica caratterizzata da un nostro sempre crescente disinteresse per la “cosa” politica, che dovrebbe essere invece la base di una vera società democratica moderna. E allora, evidenziati alcuni problemi, cosa dovremmo fare? È tutto negativo ciò che ci circonda? Non credo sia il caso di generalizzare. Per fortuna la nostra società è ancora sana e moltissimi di noi credono nei veri valori della vita e nella solidarietà.

Innovazioni per adeguare il nostro sodalizio ai cambiamenti del mondo

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La voce del Governatore

E i giovani sono di esempio. Chi corre sempre in prima linea quando c’è una calamità naturale? Chi vediamo sempre pronto a dare una mano a chi soffre ed è in difficoltà? Allora non dobbiamo perdere la speranza e cavalcare la voglia di solidarietà che è dei giovani. Ed è a loro che dobbiamo rivolgere le nostre attenzioni per canalizzarne lo slancio e l’entusiasmo facendoli avvicinare al Lionismo. E come? Utilizzando strumenti più moderni e più vicini alla loro cultura. Ecco quindi le innovazioni fatte nell’area della comunicazione. Utilizzo più massiccio dei social network, portale dei Lions più moderno e interattivo, presenza sul territorio con punti di visibilità nostri, dotazione a tutti i Lions di simboli ed emblemi per essere univocamente riconosciuti, filmati sugli eventi più importanti a disposizione di tutto il popolo della rete. Forse sarà anche utile farsi affiancare da esperti della comunicazione che possano guidarci meglio nella diffusione del nostro messaggio. Il Congresso di Quartu Sant’Elena è stato fondamentale per capire meglio come muoverci. E poi dobbiamo cercare di rendere meno onerosa dal punto di vista finanziario la partecipazione dei giovani nella nostra Associazione facendo attenzione ai costi da sostenere, con la trasparenza delle nostre operazioni, e lanciando campagne associative che di fatto possono azzerare i costi di iscrizione. Poi non dimentichiamo di chi è Leo oggi e di chi lo è stato in passato. È indubbio che i Leo sono quelli che hanno recepito da più tempo il messaggio del Lionismo e dobbiamo fare di tutto per riconquistarli e farli entrare nei Lions. Sono in atto azioni specifiche e spero che a breve possano dare qualche risultato. Inoltre non dobbiamo trascurare gli abbandoni. Se è vero che chi non è convinto degli scopi e della missione della nostra Associazione è meglio che non rimanga, è anche particolarmente spiacevole e, direi, eticamente scorretto, che Lions di vecchia militanza che tanto hanno dato all’Associazione vengano lasciati andare via, quando il carico degli anni non consente loro una più assidua partecipazione.

Chi è stato Lions per tanti anni vivendo il Lionismo con impegno e con il cuore non può essere messo da parte da un giorno all’altro. Non è concepibile lasciare nel dimenticatoio, anche fisico, chi ha tanto donato agli altri. I club potrebbero prevedere, con decisione dei loro Direttivi, di trasformare questi soci effettivi in una diversa tipologia di socio, ad esempio privilegiato. Così potrebbero deliberare di richiedere agli stessi una quota associativa ridotta, magari facendo pagare solo i contributi obbligatori alla sede centrale e al Distretto. E vorrei dire di più! Un club, che avesse deciso in tal senso, potrebbe chiedere al Distretto di assoggettare i soci privilegiati ad una quota più bassa e il Distretto potrebbe, in sede di gabinetto, valutare la possibilità di acconsentire a tale richiesta. Personalmente vi confesso che incontrare soci con più di 40 anni di militanza nell’Associazione e abbracciarli mi procura ancora oggi una grande emozione e aumenta il mio orgoglio di essere Lions. La sfida del Lionismo oggi non è solo beneficenza e solidarietà, ma è anche un’azione di sensibilizzazione delle nostre coscienze per adeguare la nostra mentalità ai tempi nuovi ed accettare nuove sfide. Nuove idee portano necessariamente aria nuova, elemento indispensabile per il benessere personale e collettivo dei club, che devono operare in sinergia tra loro sul territorio. Rimaniamo tutti uniti e consci della nostra forza e della necessità della nostra azione. Per fare di più dobbiamo provare ad essere di più e quindi rallegriamoci se altri si uniranno a noi nel prossimo periodo. È proprio oggi infatti che c’è bisogno di noi Lions, parchè lo Stato, per la perdurante crisi economica, sta sempre più contraendo i suoi interventi di solidarietà verso i più deboli. Amici, il nuovo anno è appena iniziato e non possono mancare da parte mia, a voi tutti, alle vostre famiglie e ai vostri amici più cari, i più fervidi auguri parchè si realizzino i vostri desideri. Un abbraccio. Viva il Lionismo, viva il Nostro Distretto. ■

Rendere meno onerosa la partecipazione dei giovani all’Associazione

Invito ai Club per trasformare soci di lunga militanza in soci privilegiati


03/ La voce del Governatore Primo bilancio delle attività Lions nel Distretto

Contenuti

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di Giovanni Paolo Coppola

07/ Editoriale

Idee per un futuro sostenibile

di Vincenzo G.G. Mennella

16/ Attualità

Immigrazione e integrazione, che fare?

di Nicolò Piazza

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18/ Attualità

Giovani talenti speranza del futuro

12/ Governorship Il sentimento irrinunciabile dell’amicizia

di Maria Antonietta Lamberti

14/ Attualità

Welfare e nuovi bisogni sociali

di Piero Paccosi

di Deanna Mannaioli

20/ Ambiente

Kyoto 1997 – Parigi 2015. E poi?

di Amedeo Calenzo

24/ Costume e società Avere un santo in Paradiso

di Giampiero Mirabassi

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26/ Attività di servizio Lo sport risorsa per prevenire il disagio giovanile

di Francesco Mozzetti

28/ Attività di servizio Le storie che curano

di Francesca Silvestri

30/ Attività di servizio CEP e formazione

di Antonio Marchetti

31/ Attività di servizio Attuali criticità del lionismo: come reagire?

35/ Cultura

Segni dei tempi che cambiano

di Vincenzo G.G. Mennella

40/ Tecnologia e comunicazione Il web come gestore di dati

di Pasquale D’Innella Capano

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Contenuti

43/ Tecnologia e comunicazione Connessi alla rete, isolati dalla realtà

di Norberto Cacciaglia

45/ L’opinione

Perché diventare “Lion”?

di Danilo Tropea

47/ L’opinione

Dolenti note della comunicazione e della visibilità Lion

50/ Alla scoperta di… Lo splendore della Domus Aurea

di Vincenzo G.G. Mennella e Franca Piroso

55/ L’oggetto misterioso 56/ Concorso

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58/ Multidistretto www.lions.it Il nuovo portale dei Lions italiani è in linea

61/ News 62/ Ultim’ora

di Giuseppe Tito Sechi

49/ Curiosità

Le allodole alla cicuta

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di Adolfo Puxeddu

63 Il Governatore Giovanni Paolo Coppola rivolge un invito ai soci per collaborare con la rivista onde evitare la morte del pensiero. Corre l’obbligo di avvisare coloro che desiderano collaborare di attenersi strettamente alle regole enunciate a pagina 2 per quanto concerne contenuti, tempi e spazi, per consentire il rispetto degli obblighi contrattuali.


Editoriale

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Idee per un futuro sostenibile

Bellezza e qualità, cultura e nuove tecnologie, innovazione e tradizioni antiche per rispondere ai nuovi bisogni globali e agli stili di vita che cambiano PDG

Vincenzo G.G. Mennella

Direttore responsabile di Lionismo

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Consapevolezza

prattutto nei paesi più poveri, rischia di travolgere ogni equilibrio sociale, accresce i problemi connessi all’ambiente, alle risorse alimentari e idriche. Inoltre la nostra società è la prima nella storia umana che è nata prima di avere un modello e si è sviluppata nei paesi del capitalismo avanzato privilegiando la tendenza allo spreco degli alimenti e delle risorse a fronte di milioni di persone che ogni anno muoiono di fame. Va pertanto ricercato un modello di sviluppo che sappia interpretare la concezione stessa di qualità della vita, dei suoi valori e significati. Favorire una maggiore equità sociale, intervenire sul progressivo degrado ambientale sono sfide che richiedono incisivi cambiamenti nella cultura, nei processi industriali e nelle abitudini quotidiane di ciascuno di noi. Bisognerà restituire spazio alla creatività e all’innovazione per proporre nuovi modelli di vita che incoraggino una generale sostenibilità. Una creatività che sappia

olti credono che nell’evolversi del mondo si proceda automaticamente dall’oggi al domani e che la nostra partecipazione attiva appaia inutile e persino non richiesta. Di conseguenza quei molti si convincono che non abbia senso “progettare il futuro”. In realtà le cose stanno molto diversamente, in quanto ognuno di noi è il protagonista della propria esistenza a livello individuale e sociale e il valore delle nostre azioni condiziona lo sviluppo generale della civiltà. Oggi nel mondo regna l’insoddisfazione derivata da un diffuso disorientamento (non si sa più cosa è bello e cosa è brutto, cosa è locale e cosa è globale, cosa è maschio e cosa è femmina, cosa è destra e cosa è sinistra, ecc.) e sono molteplici e contraddittori i punti di riferimento sia di carattere religioso che di carattere laico. Imperversa l’incubo di una recessione mondiale e diventa sempre più chiaro che una crescita infinita dell’economia è insostenibile in un pianeta in cui le risorse naturali sono sempre più scarse e degradate, dove la contiInnovazione, differenziazione, conversione ecologica dell’economia nua espansione demografica, soper un futuro sostenibile

La cultura è la possibilità che il presente offre per costruire il futuro

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Editoriale

Il Giardino delle delizie (1480-1490), Hieronymus Bosch

esercitarsi sui servizi e sui sistemi oltre che sui prodotti e che proponga nuovi scenari socioculturali. Va sostenuta una progettazione orientata a promuovere forme di consumo tecnologicamente evolute, ecologicamente sostenibili, socialmente accettabili e culturalmente attraenti. Per raggiungere tali obiettivi è indispensabile privilegiare la qualità rispetto alla quantità, favorire l’utilizzo del bene anziché il suo consumo, sostenere lo sviluppo dei servizi invece che il consumo dei prodotti, ma più di ogni altra cosa è indispensabile un impegno a favore dell’utilizzo di energie naturali rinnovabili, la cui produzione ha un basso impatto ambientale. In sostanza un modo di produrre sviluppo economico coniugando tradizione e innovazione, globale e locale, bellezza e utilità, ecologia e profitto, competitività ed eccellenza. Va però attentamente considerato che alcuni processi di produzione possono generare riflessi negativi su una dimensione geografica ed economica molto ampia, vedi ad esempio la produzione di biocarburanti utilizzando mais e soia che ha affamato molte popolazioni in quanto non ha saputo coniugare la soluzione di problemi contingenti con l’obiettivo più generale di realizzare uno sviluppo realmente sostenibile e solidale.

Esercitare la creatività a favore di uno sviluppo sostenibile significa progettare e realizzare oggetti più durevoli e riciclabili, sistemi industriali a basso impatto ambientale, favorire il risparmio energetico e l’utilizzo di energie rinnovabili, privilegiare lo sviluppo di servizi ecoefficienti ma soprattutto diffondere una cultura che sappia orientarsi verso nuovi e più sostenibili stili di vita, attivare cooperazioni per l’assistenza agli anziani e costituire asili autogestiti, sino alle più diffuse esperienze di car sharing o di car pooling.

Le tradizioni per una identità molteplice

I prototipi di un vivere sostenibile di cui si è parlato rafforzano le relazioni sociali, i principi di solidarietà e i sentimenti di appartenenza al “luogo” che possono riuscire funzionali alla tutela dell’ambiente. Rafforzare i sentimenti di appartenenza ai luoghi oltre a favorire lo sviluppo di processi di socializzazione e accrescere la sensibilità e la tutela dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio culturale, permette di valorizzare tutte le attività produttive tradizionali che si configurano anch’esse come un’importante risorsa culturale del territorio. Esistono ancora nel nostro paese

Valorizzare le identità culturali e i prodotti tipici del territorio


Editoriale luoghi che nonostante le forti trasformazioni subite conservano un profondo carattere identitario e dove assumono particolare rilievo la cultura materiale, le tradizioni alimentari, i saperi artigianali, le esperienze di utilizzo e valorizzazione del territorio su cui è possibile radicare l’innovazione e dove piccole imprese, orientate a specifiche tipologie di prodotti, hanno basato il principale fattore di successo del “Made in Italy”. Questi saperi artigianali non solo vanno tutelati ma è indispensabile che non si disperda il ricco patrimonio didattico formativo degli Istituti che orientati alle produzioni tipiche del territorio rappresentano un’importante risorsa culturale ed economica. L’identità, come importante fattore di valorizzazione della qualità dei prodotti, si pone quindi come un requisito utile ad accrescere la visibilità del prodotto nel mercato globale, soprattutto laddove la qualità estetica si coniuga a quella esecutiva. Per essere efficace anche da un punto di vista commerciale l’identità deve essere percepita come tale e pertanto è compito dei creativi porre attenzione ai contenuti simbolici degli oggetti, promuovendo una nuova e diversa estetica dei

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prodotti in grado di orientare il mercato verso prodotti di qualità. L’identità non è da intendersi come un fattore immutabile soprattutto oggi che per effetto dei processi di globalizzazione, le culture sono sottoposte ad un continuo processo di confronto. L’incontro con esperienze culturali diverse può rappresentare per l’identità un fattore di ricchezza e di rinnovamento evitando all’identità di rimanere ancorata ad una concezione antiquata che ne decreterebbe l’estinzione. Nei processi culturali dei paesi europei si sono rivelati estremamente importanti l’incontro e l’interazione tra culture diverse che sono stati alla base dello sviluppo sociale, di quello economico e culturale. La continua dialettica tra valorizzazione delle tradizioni e accettazione delle molteplicità culturali ed etniche, nella nostra società caratterizzata da continui flussi di persone, prodotti e informazioni, la cultura dell’incontro e delle molteplicità è condizione indispensabile per garantire una convivenza civile, evitando forme di esclusione sociale, e favorendo invece una tensione creativa e progettuale che rafforzi i caratteri di identità.

Investire sui talenti e puntare sulla coesione per competere nell’economia globalizzata

Rievocazione medievale del mercato delle Gaite (Bevagna, PG)

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La bellezza

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Per superare il crescente degrado del patrimonio artistico e dell’ambiente naturale dobbiamo affrontare un percorso che trova nella sensibilità estetica il suo principale valore. È indispensabile assumere la piena consapevolezza che tutelare le bellezze del paesaggio, salvaguardare la ricchezza e la varietà biologica, evitare il degrado dell’ambiente culturale e dei beni artistici rappresentano il vero patrimonio dell’umanità e la bellezza assume rilievo morale ancor prima che pregnanza formale. L’uomo che per secoli ha usato la propria creatività per difendersi dall’aggressività della natura, oggi deve saper utilizzare efficacemente la sua creatività per difendere la natura perché in essa risiedono le condizioni vitali della propria esistenza. L’arte intesa nella sua accezione di attività di produzione estetica, rappresenta il più importante fattore di successo del “Made in Italy”, tanto che la capacità dell’industria italiana di realizzare prodotti con un’elevata qualità este-

tica (nel design, nella moda, nell’arredamento) determina oggi le tendenze del gusto e della raffinatezza. Pertanto è sempre più importante l’evidenziarsi dell’arte come risorsa culturale e fattore di sviluppo del nostro paese. Altrettanto indispensabile è accrescere la dimensione etica in ogni forma di sensibilità estetica come ad esempio la salvaguardia dell’inestimabile patrimonio artistico e paesaggistico che costituisce un bene culturale per l’umanità da tutelare ma che se opportunamente valorizzato, può configurarsi come una significativa risorsa economica.

Per una dimensione etica della sensibilità estetica

La felicità

È un tema che da sempre ha affascinato l’umanità: poeti, filosofi, scrittori, persone comuni hanno provato a descrivere questo stato di grazia. Alcuni studiosi hanno posto l’accento sulla componente emozionale legata al numero e all’intensità delle emozioni positive che la persona sperimenta, altri hanno sottolineato l’aspetto cognitivo e riflessivo rappresentato da

La bellezza salverà il mondo


Editoriale

La felicità per guardare al futuro con fiducia

un senso generale di appagamento complessivo che può essere scomposto in aree specifiche quali il lavoro, il tempo libero, i rapporti sociali, l’autorealizzazione, la salute. Il diritto alla ricerca della felicità come diritto inalienabile di tutti gli uomini creati uguali è presente nel testo della dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America ratificato il 4 Luglio del 1776 a Filadelfia e ancora oggi troviamo “il diritto alla felicità” citato nell’articolo 13 della Costituzione giapponese; tuttavia in sintesi potremmo dire che l’unico strumento volto a creare felicità per i cittadini è quello che i governi possono fare per rimuovere le cause dell’infelicità. Autori più moderni interpretano la felicità come positiva tensione nei confronti di un mondo diverso, più solidale nelle relazioni sociali, più equilibrato nel rapporto tra paesi ricchi e paesi poveri, più rispettoso dell’ambiente e delle risorse naturali. Anche l’Associazione dei Lions Clubs che s’impegna e opera a livello mondiale per il rispetto dei diritti umani fondamentali sostenendo con forza che le persone non siano violate fisicamente, che non subiscano gravi ingiustizie

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per ragioni culturali o di genere, che le cause di miseria di intere popolazioni vengano rimosse, fornisce un contributo notevole al raggiungimento della felicità che ha sostanzialmente un’origine comune con i diritti umani fondamentali. In qualsiasi modo la si interpreti, la felicità è indispensabile a tutti noi, e soprattutto ai giovani, per guardare al futuro con fiducia e con passione e per mantenere nel loro orizzonte una prospettiva ideale che dia senso alle loro scelte. Questo spirito positivo è condizione indispensabile per dare vigore alla creatività soprattutto in un mondo dominato dal progresso tecnologico, dove la cultura nella sua accezione più elevata e nobile del termine, può essere strumento per progettare un futuro migliore. Non credo che esistano soluzioni immediate per garantire a tutti gli uomini del pianeta la felicità cui hanno diritto, ma forse esiste una strada per avvicinarsi ad essa, la strada che passa attraverso la valorizzazione dell’educazione dei giovani e il tentativo di conciliare il progresso tecnologico con la creatività, risorsa fondamentale sia dei paesi poveri che di quelli ricchi. ■

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Governorship

Il sentimento irrinunciabile dell’amicizia

Nel mondo di oggi, che soffre di solitudine, è un bene prezioso che va cercato e coltivato. Sperare nell’amicizia vuol dire avere fiducia nella vita e credere nella parte migliore degli uomini Maria Antonietta Lamberti IPDG Distretto 108L

Abbiamo di che vivere con ciò che prendiamo ma costruiamo una vita con ciò che doniamo (W. Churchill)

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on siamo monadi ma nella nostra natura di esseri sociali, coltiviamo rapporti amicali con coloro che percorrono con noi un cammino comune. Certo non tutte le amicizie sono eguali e hanno lo stesso valore. Talvolta l’Amicizia è parola abusata, ma nella quotidianità sperimentiamo la difficoltà a riconoscere fra tanti, l’emozione di una vera amicizia. I rapporti interpersonali collaborativi e rispettosi non identificano “l’amico” in senso stretto. Chi riteniamo amico è il depositario, fedele e disinteressato dei nostri più profondi segreti, con “lui” abbiamo la libertà di esprimerci su tutto, ricevendone consigli, suggerimenti, raccomandazioni utili a risolvere, qualora ci fossero, patimenti e conflittualità, ci vuole bene, ci accetta senza formulare un giudizio. Il confronto col vero amico rafforza un legame sociale ed affettivo nobile: l’amicizia autentica, riservata ad una sola categoria di persone che si contrappongono alla generica conoscenza, con la quale attraverso la frequentazione si può generare un afflato. L’amicizia nasce dalle occasioni della vita, da-

gli incontri che pongono in essere una corrispondenza spirituale e intellettuale; per diventare sentimento irrinunciabile necessita di grandi emozioni condivise. Quanto più l’amicizia tende a perdere senso, scivolando nel sentimento mediocre, tanto più dovrebbe essere rivisitata per evitare fraintendimenti. È impellente la necessità di riportare l’amicizia al suo significato “venerabile”, selettivo, riscontrabile sempre più raramente (Paolo Crepet). Come in un piccolo dizionario Crepet passa in rassegna i volti e le situazioni nelle quali l’amicizia (o la pseudo amicizia) fa capolino, quale sentimento ancora più importante dell’amore in quanto quest’ultimo nasce dal primo e non viceversa: “l’amicizia genera amore, mentre l’amore non sempre e non necessariamente produce amicizia”. Tra gli scopi dell’Associazione Internazionale dei Lions Clubs leggiamo: “Unire i lions con i vincoli dell’amicizia e della reciproca comprensione”. In questa citazione, l’amicizia è intesa come un impegno morale di rispetto fra i componenti all’interno del club e fra tutti gli associati del mondo. L’amicizia lionistica viene paragonata (G. Taranto) ad una predisposizione d’animo dinamica che, attraverso la comprensione reciproca, si proietta al bene della comunità, senza diffidenza, con spirito disinteressato. Ne consegue che “l’amico Lion” non è “l’amico strettamente confidente”. Alla prima categoria appartengono circa un milione e quattrocentomila Lions, alla seconda alcune decine nel proprio distretto.

L’amico è il depositario fedele e disinteressato dei nostri segreti


Governorship Anche Cicerone considerava l’amicizia “stato di armonia in tutte le cose, umane e divine unita alla reciproca buona volontà ed affetto”. La frequentazione delle persone “nel servizio associativo” ci mette alla prova e ci dà grandi opportunità per saper riconoscere le amicizie e gli amici. Nonostante i buoni principi etici e di scopo, taluni manifestano un palese atteggiamento ostile: ispirano l’impossibilità di qualsiasi connessionemediazione e conducono ad una irreparabile frattura. Sono persone che “non concedono amicizia”, essendo calamitati da aprioristici atteggiamenti negativi, da mancanza di umana disponibilità verso l’altro. L’ostilità, talvolta l’odio, rovina l’armonia interiore e le relazioni umane. L’uomo non è un’entità solitaria e il suo equilibrio si articola e si completa con finalità e azioni fra due o più persone, cioè tra veri amici che spontaneamente diventano custodi del proprio fratello. Il “non amico” non si è fatto riconoscere o non abbiamo saputo riconoscerlo e lui ci ha trascinato dove ha voluto. Ci ha praticamente teso un’imboscata, ci siamo sentiti traditi, feriti. Dovevamo perciò soffermarci di più per comprendere il profilo umano, dominando l’impulsi-

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vità nella scelta amicale indiscriminata, con la conseguenza di relazione non fruttuosa. Tutti abbiamo sperimentato la perdita di un’amicizia che ritenevamo vera. Questa è stata per molte persone esperienza giovanile, ma nella maturità dobbiamo tendere ad essere semplici, più sinceri, più desiderosi di pace, più mansueti, più gentili, più comprensivi, più “amici”. Essere autentici e rispettosi ci rende degni compagni di strada Porto nel cuore, con sentimenti di gratitudine, tutti gli amici che mi hanno aiutato nei giorni tristi e difficili. Buona fortuna a tutti: la vita è una lotteria, nel senso che vi è un’alta percentuale di casualità negli accadimenti, ma gli amici si scelgono e per loro e con loro si gioisce e si soffre: sentimenti che arricchiscono la nostra interiorità e che ci nobilitano. È veramente disarmante e deludente pensare che taluni abbiano un’aridità sentimentale che impedisce una profonda comunicazione consentendo solo rapporti superficiali. Nell’Universo Lions però basterebbe nutrire rispetto per gli altri senza arroganze spesso pretestuose e prive di giustificazione valida. Cui prodest? ■

Gli amici ti dicono le cose in faccia ma ti difendono alle spalle

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Attualità

Welfare e nuovi bisogni sociali

A partire dagli anni ’70 si è iniziato a mettere in discussione il sistema sociale in essere Ora diventa importante indirizzare le nostre azioni verso service di aiuti e solidarietà

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Piero Paccosi

Officer distrettuale

e politiche di ricostruzione successive alla seconda guerra mondiale erano caratterizzate da una decisa impronta keynesiana: le entrate derivanti e conseguenti la crescita economica sostenevano l’espansione della spesa sociale e, pertanto, del welfare. Poi, a partire dagli anni ’70, si era iniziato a mettere in discussione questo sistema, anche se l’incidenza della spesa sociale sul Pil continuava ad aumentare, sia pure in maniera un po’ più contenuta e in modo non uniforme. Fino ad allora il sistema del welfare aveva avuto come protagonista indiscussa la pubblica amministrazione, ma il rallentamento della crescita economica, unito alle accresciute e acquisite esigenze sociali, stavano creando problemi di deficit e di debito pubblico. Di conseguenza gli interventi pubblici hanno comportato un appesantimento della pressione fiscale, la riduzione dei servizi e i tagli di spesa, che hanno inciso sulle situazioni delle persone, con un peggioramento in particolare dei ceti più deboli della comunità. Allora lo Stato ha cominciato a guardare sempre più di buon occhio, e anzi ha favorito e disciplinato enti e istituzioni no-profit, operanti per fini di solidarietà sociale, non aventi scopo di lucro, con la prospettiva di renderli coprotagonisti del sostegno del sistema di protezione civile. A partire dagli anni ’90 si è iniziato poi un vero processo di ripensamento del sistema del welfare, che ha portato a forme sempre più evidenti di apertura verso il

terzo settore, in una nuova e più ampia dimensione della sussidiarietà orizzontale. Sono nate di conseguenza tantissime associazioni di volontariato aventi vari scopi, ma con un unico denominatore comune: risolvere i tanti problemi materiali gravanti sulla comunità. Però, a seguito della crisi economica in atto, oggi il Terzo Settore deve fare i conti con l’emergere di nuovi bisogni che toccano ambiti sociali sempre più numerosi e prima impensabili, che richiedono disponibilità di tempo e di professionalità, proprio per confrontarsi con l’emergere dei nuovi bisogni sociali. La crisi economico-finanziaria ha generato impoverimento materiale di ampie fasce di popolazione. Le categorie delle persone povere assolute (circa 6 milioni) e povere relative (circa 10 milioni) hanno subìto incrementi evidenti a causa di problematiche sociali difficili e, certamente, di non rapida soluzione. Sentiamo sempre più spesso parlare di nuove povertà e sono sempre più evidenti quelle situazioni vulnerabili, intermedie tra il benessere e la povertà, conseguenti ad accadimenti della vita come la perdita della casa o del lavoro, il peggioramento delle condizioni di salute, la fine di un legame familiare. E la situa-

L’emergere di nuovi bisogni causa ripercussioni pesanti sul sistema dello stato sociale


Attualità zione generale certamente non migliora, se pensiamo alle trasformazioni sociali conseguenti l’invecchiamento della popolazione, il cambiamento della struttura della famiglia ed il multiculturalismo. Dalle fonti di informazione apprendiamo che i disoccupati in Italia sono ben oltre i 3 milioni (13,2% a fine ottobre), ed è noto come la mancanza di lavoro sia uno dei principali fattori di aumento delle disuguaglianze sociali e comporti anche una corrosione del ceto medio, vero motore dell’economia nazionale. Uno stato di fatto che ha causato ripercussioni pesanti anche sul sistema del welfare, con conseguente deterioramento della fiducia nelle istituzioni da parte di tanti, molti dei quali giovani, sempre più alle prese con grosse difficoltà occupazionali e reddituali. Per diverse persone, poi, le cure mediche o l’assistenza sanitaria sono servizi lontani o difficili da ottenere. Ed ancora negli ultimi sei anni, in totale, nelle Università sono diminuiti sia gli iscritti (-7,2%) che le nuove immatricolazioni (13,6%), con conseguente perdita sul nostro patrimonio culturale attivo. La conseguenza di tutto ciò spesso è l’emarginazione e la confluenza in situazioni di pesante disagio sociale. E allora è evidente come sia sempre più necessario integrare il welfare finanziato dallo Stato con un maggiore coinvolgimento del Terzo Settore nella società civile. Però le richieste di coloro che si rivolgono alle associazioni di volontariato non sono più limitate a soddisfare le esigenze primarie, ma riguardano sempre più l’assistenza sanitaria e sociale, l’occupazione, la ricerca di alloggi ecc. L’aumento dei cittadini in stato di bisogno e la maggiore e più diversificata ampiezza delle loro necessità richiedono un incremento del numero dei volontari, sempre più competenti e professionali, che

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siano in grado di impegnarsi per il miglioramento della vita di numerose persone, oggi afflitte da situazioni di bisogno. Noi all’interno dei nostri Club abbiamo già una grande ricchezza operativa costituita dalle competenze e dalle conoscenze che hanno i Lions in tanti ambiti professionali e che vengono continuamente utilizzate per sopperire alle carenze della società, in perfetta aderenza al nostro “We serve”. Moltissimi soci che tutti i giorni realizzano attività e service importanti, con impieghi di tempo e di mezzi sicuramente di rilievo. Il lavoro che facciamo è tanto, però dobbiamo prestare sempre più attenzione a comprendere e privilegiare nelle nostre scelte le priorità emergenti, scaturenti appunto dai mutamenti e dalle necessità sociali. Ci dobbiamo concentrare su attività che apportino anche un contributo visibile al miglioramento delle situazioni nelle quali interveniamo e, nel contempo, stimolino sempre più in noi e nelle comunità la voglia del servizio attivo e dell’interesse per i Lions, favorendo l’incremento associativo. Pertanto, senza trascurare il presidio del territorio che i Club già realizzano molto bene, oggi diventa sempre più importante indirizzare le nostre azioni verso service di aiuti e di solidarietà sociale, largamente condivisi, che evidenzino il nostro impegno civico e producano riscontri che vadano ben oltre la nostra territorialità abituale. ■

È sempre più necessario integrare il welfare con il coinvolgimento del Terzo settore

Competenze e conoscenze dei Lions possono sopperire alle carenze della società

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Immigrazione e integrazione, che fare?

La presenza dello straniero viene percepita come invasione di campo e diventa occasione di manipolazione politica e culturale. I Lions possono avviare, di concerto con le Istituzioni, un percorso d’integrazione per prevenire l’insorgenza di conflitti

I

Nicolò Piazza

Lions Club Ciampino

l fenomeno dell’immigrazione in continua espansione nel nostro Paese e non solo, necessita di un’attenta riflessione e interventi adeguati. Dai dati diffusi dal rapporto 2013 sull’immigrazione oltre 232 milioni di persone - più del 3% della popolazione mondiale - hanno lasciato il proprio paese nel 2012 per vivere in un’altra nazione. Di questi 33,3 milioni - pari al 6,6% della popolazione totale - sono residenti nei paesi dell’Unione Europea così distribuiti: 22% Germania, 17% Spagna, 14 % Italia, 13% Regno Unito e 11% Francia. La nostra storia e quella europea si fondano sui principi cristiani dell’accoglienza e ribaltare un così radicato principio significherebbe tornare ad un oscurantismo primordiale e rinnegare la nostra essenza umana. Peraltro il fenomeno

delle migrazioni ha sempre percorso la storia dell’umanità e le varie civiltà sono nate e cresciute grazie a rimescolamenti delle etnie. A fronte di una tale realtà il nostro Paese, grazie anche al volontariato, pur nell’altalena della normativa sui flussi e sulle espulsioni, ha acquisito una buona esperienza nel governo del fenomeno, il problema si complica a fronte di emergenze e quando l’immigrato non viene accettato o percepito come un rischio per la nostra convivenza. Se gli arrivi incontrollati hanno appesantito il fenomeno, è bene esaminare il quadro della situazione sulla base dei dati ufficiali. Secondo l’ISTAT nel 2013, a fronte di una popolazione italiana di 59.685.227 persone, gli stranieri presenti in Italia sono stati 4.387.721 pari al 7,4% del totale, distribuiti per il 61,8% a Nord, il 24,2 nel Centro e il 14% nel Meridione mentre la provenienza è per il 21,2% Rumena, 10,6% Albanese, 9,9% Marocchina, 4,6% Cinese, 4,4% Ucraina, 2,9% Filippina, 2,9 % Moldava, 2,6% Indiana, 2,4% Polacca, 2,3%Tunisina.


Attualità La popolazione straniera residente risulta aumentata di 334 mila unità (+8,2% rispetto all’anno precedente) e ciò, nota l’Istat, è dovuto principalmente all’apporto alla natalità dato dalle donne straniere. Rimane aperto il nodo dell’estensione della cittadinanza alle migliaia di ragazzi nati in Italia con l’introduzione - anche graduato - del principio dello ius soli in sostituzione dell’attuale ius sanguinis (acquisto della cittadinanza per discendenza). La necessità di un intervento legislativo è urgente se solo si tiene conto che la presenza degli alunni “stranieri” nelle scuole italiane nell’anno scolastico 2012/2013 è stata di 786.630 unità, ovvero 30.691 in più rispetto all’anno precedente. Una tendenza ormai consolidata è la presenza di alunni con cittadinanza straniera nati in Italia, ovvero bambini e ragazzi che in molti casi non hanno mai visitato il paese di cui hanno la cittadinanza e parlano solo italiano. Dai dati Istat risulta anche che la forza lavoro straniera, perché giovane, col pagamento dei contributi finanzia la nostra previdenza per il 7% e incide per l’11% sul PIL. Al di là dall’idea diffusa che gli stranieri rubino il lavoro agli italiani, è ormai assodato che svolgono lavori che gli italiani non fanno e sono inseriti in attività che altrimenti sarebbero costrette a chiudere. Malgrado ciò, la presenza dello straniero

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viene percepita come un’invasione di campo da chi utilizza spesso servizi pubblici e sanitari insufficienti o affollati e se è a rischio la sicurezza del patrimonio. Sono reazioni istintive che si trasformano in razzismo al primo fatto deviante e diventano occasioni di manipolazione politica e culturale. L’integrazione diventa possibile solo se si riesce a prevenire l’insorgenza di conflitti e a far conoscere il problema sotto il punto di vista umano, economico e sociale. È necessario fare conoscere le storie di chi fugge dal proprio Paese, dare allo straniero nozioni linguistiche, la conoscenza della nostra forma sociale e prevenire una guerra tra poveri. La scuola e le associazioni di volontariato, religiose e laiche possono avviare un percorso di integrazione e canali di conoscenza reciproca che consentano uno scambio di valori e di comprensione del nostro vicino. Un primo passo può essere un incontro con i nuovi arrivati, fare conoscere i motivi di fuga dal Paese d’origine e cosa l’Italia è in grado di offrire. Gridare al lupo senza conoscerlo e respingerlo a priori significa chiudersi in una cortina destinata a spegnere le nostre capacità di giudizio o immaginare che il problema si può risolvere chiudendo gli occhi di fronte alla realtà o venendo meno a principi che sono la base di ogni civiltà. ■

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Giovani talenti speranza del futuro Peculiare nelle nuove generazioni la capacità di intravedere lo squarcio di sole nella bufera e mettere le ali per raggiungerlo all’orizzonte

Deanna Mannaioli

Redattore di Lionismo Presidente di Circoscrizione

La giovinezza è il momento migliore per essere ricchi e il momento migliore per essere poveri (Euripide)

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utto è possibile in gioventù, anche tollerare la povertà, vista la capacità di adattamento e la forza che si sprigiona nei giovani per costruire il futuro e migliorare la propria condizione. Certamente Euripide allude anche alla ricchezza di idee e alla creatività che hanno il potere di travolgere qualunque barriera. Ben si sposa con i sogni e la speranza di raggiungere la meta ambita l’energia posta dalle giovani generazioni nelle attività progettuali. In tempi di crisi è fondamentale ipotizzare un percorso imprenditoriale o artigianale innovativo che solo l’inventiva di un giovane coraggioso e determinato può delineare. Tale operazione riusciva facilmente alle generazioni di qualche decennio fa, quando il boom economico baciava il nostro paese consentendo di intraprendere un’attività, se pure faticosa, di sicuro successo. Oggi coloro che non si uniscono all’esercito dei cervelli in fuga verso lidi stranieri in ascesa, sono però più determinati che mai e mostrano quella capacità di adattamento alla situazione contestuale e quella creatività progettuale necessaria alla crescita economica personale e collettiva, se ben indirizzata. Certo non tutti sono come Malala, Premio Nobel per la Pace, o come Franziska Nori, a soli 30 anni responsabile del

dipartimento arti digitali del museo di arti applicate a Francoforte, o come Elisabeth Holmes, che a 19 anni ha messo a punto un rivoluzionario test del sangue creando l’azienda leader Theranos. Non tutti riescono nell’impresa ma il palcoscenico dei giovani oggi non è fatto, come da più parti si pontifica, di apatici (è bene sradicare questo modo negativo di pensare che rischia di uccidere la capacità di una generazione intera), anzi si può affermare che molti sono quelli che dalla crisi traggono forza per emergere e distinguersi nel mondo del lavoro o della musica e delle arti. Tra i giovani e l’arte intercorre una intensa relazione e l’idea di creatività gioca in questo connubio un ruolo dominante. Ogni frammento d’arte è pur sempre un ponte teso oltre le porte dell’io, un rinnovato miracolo dell’interiorità che si narra, un’avventura dell’anima che lancia segnali all’esterno, verso un altro da sé. L’arte, non agganciata a un ideale, in una cultura della facciata come quella in cui ci muoviamo oggi, può apparire eccentrica e inefficace ma ci troviamo di fronte ad un nuovo linguaggio che, per il fatto di raccogliere consensi in tutte le culture del mondo, non deve essere stigmatizzato, anzi accolto, conosciuto e ponderato. Esso costituisce l’innovazione creativa da cui possono nascere nuovi talenti. Occorre dunque sostenere l’arte e promuovere attività atte a sviluppare sensibilità e senso creativo, prova ne è lo sforzo di molti club Lions che si adoperano per il restauro di opere pittoriche o valorizzano artisti che siano di monito ai giovani. È il caso del “Premio Antonio Ranocchia - Scultura pittura” che intende associarsi alla virtuosità dell’opera dello scultore umbro, al suo talento nelle arti

Dobbiamo fare in modo di non spegnere la luce che hanno i giovani


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plastiche e al forte legame emotivo ed estetico alla terra d’origine. Il Premio, indetto dal L.C. Marsciano, oltre la valorizzazione del territorio, si propone la promozione dell’arte insieme alla possibilità di dar voce ai giovani e scoprire nuovi talenti (per info: www.lionsmarsciano.it). La sensibilità dei giovani e il bisogno di raccontarsi e mettersi in contatto con gli altri avviene anche attraverso il volontariato e le iniziative spontanee di solidarietà, basti pensare agli “angeli del fango”, accorsi durante le recenti alluvioni, a chi soccorre i cloGli “angeli del fango”, simbolo della solidarietà giovanile chard nelle città affollate, a chi interviene in Africa per l’epidemia di ebola. Valorizziamo il capitale umano in un sistema In un momento di forte crisi, il volontariato si in cui non solo vanno premiati i giovani di talento presenta come una risorsa preziosa perché oltre ma vanno incentivati quei comportamenti che ad offrire un aiuto concreto ai problemi, favorisce portano al pieno utilizzo dei talenti e adoperiala trasmissione di valori fondamentali e stimola moci dunque verso le istituzioni per promuovere la crescita di cittadini migliori. Dobbiamo fare in riforme in tal senso. Un paese che non punta modo di non spegnere la luce che hanno i vensui giovani è un paese che piano piano muore. tenni. “Il nostro paese produce ragazzi più in A riprova della passione con cui i giovani gamba della media europea. Non possiamo peroperano, riporto la testimonianza della giovametterci di perderli”, dice Severgnini. Valorizzianissima presidente Leo (2013/2014) Valentina moli e consideriamoli una risorsa che nutre la Fenza: “Sono entrata nella famiglia dei Lions e nostra associazione: i giovani sono fucine di dei Leo quasi per caso, intrigata all’idea di un idee da ascoltare e da cui farsi ispirare. gruppo di giovani riuniti per compiere del bene. Riappropriamoci della funzione educativa diE così in breve tempo mi sono ritrovata leader ventando propagatori di alternative culturali nei di questi giovani che come me nutrivano tanta territori dove operiamo coinvolgendo la popolavolontà di voler fare qualcosa. Essere una guida zione giovane per formare i cittadini di domani non è stato facile, ma è stata un’occasione per al rispetto del bene pubblico e al miglioramento crescere da molti punti di vista; soprattutto perdella società. ché ciò che mi spronava a farlo era ‘potere aiuDiamo loro fiducia e incoraggiamo il protatare il prossimo’. In breve tempo sono arrivate gonismo giovanile presso le nostre comunità anche le prime soddisfazioni, le nostre piccole per offrire ai Leo un palcoscenico su cui potersi attività sono riuscite a coinvolgere la comunità esprimere e per stimolare il ricambio generae abbiamo potuto finalmente avere i primi rizionale. scontri. Abbiamo aiutato i reparti pediatrici degli ospedali a render felici i bambini ricoverati, abbiamo raccolto fondi per il nostro distretto e abbiamo dato il nostro appoggio ai Lions sia idealmente - con i nostri punti di vista più giovanili - sia fisicamente partecipando alle loro iniziative in difesa dell’ambiente e dei deboli. Spero quindi in futuro di poter continuare al meglio questo viaggio insieme alle nostre guide e ai nostri mentori e insieme ai miei compagni, sempre volenterosi di trasformare le nostre idee in realtà”. ■

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Kyoto 1997 - Parigi 2015. E poi?

Il tempo è ormai scaduto! È l’S.O.S. lanciato dall’ONU per il clima della terra

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Amedeo Calenzo

Componente del Centro Studi “G. Taranto”

on siamo qui per parlare. Siamo qui per cambiare la storia”. Con queste parole Ban Ki-moon ha aperto il Vertice 2014 sul Clima, tenutosi a New York il 23 settembre scorso. Un monito rivolto ai circa 140 capi di stato e di governo che da tutto il mondo hanno raggiunto il Palazzo di Vetro, ma anche l’auspicio con cui il segretario generale dell’Onu ha convocato in prima persona questo vertice informale: “Mi aspetto che oggi facciate un passo avanti significativo sul taglio delle emissioni, sullo spostamento di denaro e sul prezzo del carbone, e che annunciate congiuntamente una nuova coalizione per arginare i cambiamenti climatici”. Solo due giorni prima un corteo di trecentomila persone attraversava Manhattan per la People’s Climate March, che ha portato milioni di persone nelle piazze di tutte le città del pianeta per dare un segnale ai potenti della terra e chiedere azioni concrete contro il riscaldamento globale. Il leader del movimento ambientalista americano Bill McKibben, intervistato su “pagina99”, ha parlato della più grande manifestazione ambientalista di sempre. Ban Ki-moon in persona vi ha preso parte, per poi avviare i lavori del summit che ha avuto il merito di porre il tema del riscaldamento del pianeta al centro dell’attenzione mondiale. Da qui sono partiti i negoziati che, in poco più di un anno, dovranno produrre un nuovo accordo globale, da ratificare alla pros-

sima conferenza internazionale dell’Onu sui cambiamenti climatici (Cop21), che si terrà a Parigi nel dicembre 2015. A Parigi dovrebbero essere definite le politiche di riduzione delle emissioni per il dopo 2020, scadenza del Protocollo di Kyoto, il primo accordo internazionale sul clima siglato nel lontano 1997 e mai ratificato dagli Stati Uniti, prima economia mondiale nel frattempo superata dalla Cina in testa alla classifica dei grandi inquinatori. Le aspettative sono alte, soprattutto dopo il disastro della Cop15 di Copenhagen, summit decisivo che si tradusse in un nulla di fatto. Nonostante i proclami dell’allora neo-eletto Barack Obama. Dopo cinque anni sembra esserci una consapevolezza diversa, dovuta anche al ripetersi con sempre maggior frequenza di eventi climatici catastrofici e agli allarmi degli scienziati. Ma le buone intenzioni potranno essere verificate solo all’appuntamento parigino.

Ban Ki-moon a Copenhagen durante l’ultimo IPCC


Ambiente “La minaccia del clima è la minaccia numero uno del secolo. Dobbiamo agire come una comunità globale per affrontare la minaccia prima che sia troppo tardi” ha detto Obama, che solo a partire dal secondo mandato si è impegnato in maniera più sostanziale sul tema delle emissioni. Non ha mancato, invece, di ricordare le ultime conquiste da lui raggiunte negli Usa, come il nuovo regolamento sulle centrali a carbone varato dalla Environmental Protection Agency (Epa). E ha concluso il suo breve intervento, appellandosi alla collaborazione di tutte le economie più avanzate e quindi più responsabili del riscaldamento globale. Con qualche riferimento esplicito alla Cina. Peccato che il presidente del primo paese inquinatore al mondo non fosse presente. Come molti leader hanno ricordato, da tempo la scienza ci ha mostrato le cause antropiche e le conseguenze dei cambiamenti climatici. L’ultimo rapporto IPCC (Intergovernal Panel on Climate Change) ha definitivamente focalizzato l’obiettivo che il mondo intero dovrebbe perseguire da qui al 2100: “Contenere l’aumento della temperatura media terrestre entro i 2°C rispetto all’epoca preindustriale, soglia minima per non compromettere irreparabilmente la nostra sopravvivenza sul pianeta. E gli interventi devono essere tempestivi, perché nel 2030 il tempo a disposizione per ridurre le emissioni di gas serra potrebbe scadere”. Del resto, in gioco ci sono anche accesso al cibo, agricoltura, posti di lavoro, Pil. Lo ha recentemente messo in evidenza lo studio Risky Business relativo all’economia americana, ma

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superare la dicotomia crescita economica/salvaguardia del clima sembra la sfida più difficile della nostra epoca. A mostrare il contrario, proprio in occasione del summit di New York, sono stati due rapporti che, con linguaggi diversi, affermano le stesse tesi: Better growth, Better climate della Global Commission on the Economy and Climate e Paris 2015: getting a global agreement on climate change curato dalle grandi organizzazioni ambientaliste come Green Alliance, Greenpeace e Wwf. Presentato a Copenhagen il 2 novembre 2014, il Summary Report chiude definitivamente il quinto rapporto sul clima dell’IPCC, l’agenzia delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. Per la prima volta compaiono insieme dati sull’evoluzione del riscaldamento globale e indicazioni stringenti per le politiche di mitigazione. Ban Ki-moon invita i governi a un intervento deciso in vista della prossima conferenza sul clima di Parigi. “La scienza ha parlato. Non c’è ambiguità nel messaggio. I leaders devono agire. Il tempo non è dalla nostra parte”. Così il Segretario Generale dell’Onu ha introdotto a Copenhagen il proprio intervento di presentazione del Summary Report che chiude il quinto rapporto di valutazione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite. Una “relazione storica”, quella di Ban Ki-moon, che sintetizza il contenuto di tre documenti da oltre 1500 pagine, pubblicati tra il settembre 2013 e l’aprile 2014, che hanno preso in esame le basi scientifiche dei cambiamenti climatici, gli impatti che hanno su scala globale e le politiche per mitigarli. Si tratta del contributo più corposo ed esaustivo

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mai fornito nella storia, realizzato con la partecipazione di oltre ottocento studiosi di 80 paesi del mondo che hanno collaborato con più di mille autori esterni e duemila revisori esperti, passando in rassegna circa trentamila pubblicazioni scientifiche. Dopo l’ultimo rapporto del 2007, per la prima volta l’IPCC unisce alla constatazione del riscaldamento globale e all’analisi della sua incidenza la definizione di interventi concreti volti a contrastarlo. “Abbiamo i mezzi per limitare il cambiamento climatico – ha detto Rajendra Pachauri, presidente dell’IPCC –. Le soluzioni sono molteplici e permettono un continuo sviluppo economico e umano. Ciò di cui tutti abbiamo bisogno è la volontà di cambiare”. Siamo di fronte a una realtà “innegabile, che non può essere semplicemente allontanata da politici che non hanno il coraggio di affrontare le prove scientifiche. Ulteriori ritardi nell’affrontare il cambiamento climatico sarebbero pericolosi e profondamente irrazionali”. Il Summary Report fissa in maniera definitiva alcuni punti. Tanto per cominciare, il cambiamento climatico esiste, è “inequivocabile” e ha conseguenze concrete sull’economia mondiale

e sullo sviluppo umano, confutando una volta per tutte anche la argomentazioni degli ultimi negazionisti climatici. L’origine del fenomeno di cui il mondo intero è testimone è “chiaramente antropica”, e quindi dovuta ad attività umane, emissioni di gas serra e deforestazione in primis. Non solo, la concentrazione di CO2 nell’atmosfera, dovuta principalmente all’impiego del carbone come fonte di energia, continua a crescere in maniera inesorabile. Ma contenere l’aumento della temperatura media della Terra (14°C) entro i 2°C rispetto all’era preindustriale - soglia che gli scienziati riconoscono come l’unica in grado di evitare danni irreparabili per la nostra sopravvivenza sul pianeta - è possibile. Il primo intervento necessario è ridurre drasticamente le emissioni su scala globale, dal 40 al 70% tra il 2030 e il 2050, per arrivare ad annullarle entro il 2100. Più vulnerabili al cambiamento climatico sono i paesi in via di sviluppo, a cominciare dai piccoli stati-isola (SIDS), e decise misure di contenimento potranno salvaguardare la sicurezza alimentare, migliorare l’accesso al cibo e ridurre la povertà globale. Evitando, tra l’alto, conflitti sociali, aumento dei flussi migratori

Noi Lions abbiamo il dovere di partecipare attivamente al bene civico cominciando proprio dalla tutela dell’ambiente


Ambiente e guerre, perché “il cambiamento climatico - sottolinea il rapporto - può amplificare i fattori ben documentati alla radice di conflitti violenti come la povertà e le crisi economiche”. La terza parte del rapporto Ipcc, pubblicata nell’aprile 2014 e richiamata dal Summary Report, delinea un quadro ipotetico della direzione che dovrebbero prendere i flussi finanziari su scala globale tra il 2010 e il 2029, per ridurre efficacemente le emissioni e raggiungere l’imminente traguardo del 2030. Mettendo insieme le stime di vari modelli analizzati, gli investimenti annuali in tecnologie per la produzione di energia elettrica da combustibili fossili dovrebbero diminuire di circa 30 miliardi di dollari (-20% rispetto al 2010). Le risorse investite in fonti rinnovabili e nucleare dovrebbero invece aumentare di circa 147 miliardi di dollari (+100 % rispetto al 2010). Infine, le spese per l’ammodernamento delle attrezzature esistenti e per l’efficienza energetica nei trasporti, nell’edilizia, nell’industria crescerebbero di circa 336 miliardi di dollari. Le variazioni ipotizzate sono state calcolate sull’attuale investimento nel sistema energetico globale, pari a circa milleduecento miliardi di dollari all’anno. A Copenhagen Ban Ki-moon ha persino rivolto un messaggio agli investitori, come i gestori dei fondi pensione: “Si prega di ridurre gli investimenti nell’economia basata su combustibili fossili e spostarli sulle energie rinnovabili”. Diversi studi,

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del resto, hanno previsto conseguenze devastanti sull’economia e sullo sviluppo globale. La relazione conclusiva dell’IPCC giunge in un momento critico per l’azione internazionale sui cambiamenti climatici, con l’imminente scadenza di un nuovo accordo sulle politiche di contrasto da realizzare entro il 2030, che dovrà essere definito alla prossima conferenza internazionale sui cambiamenti climatici dell’Onu (Cop 21), che, come già detto, si terrà a Parigi nel dicembre di quest’anno. “Non siamo qui per parlare. Siamo qui per cambiare la storia”. Le parole del Segretario Generale dell’Onu all’apertura del Vertice 2014 sul Clima, sono un monito per tutti e sulle quali tutti dovremmo riflettere e trovare la forza di impegnarci per dare il nostro piccolo contributo alla ricerca della soluzione della più grave minaccia che il nostro fragile mondo, per causa nostra, abbia mai affrontato. Noi Lions, come singoli e come Associazione, abbiamo il dovere di “partecipare attivamente al bene civico, culturale, sociale e morale della comunità” cominciando proprio dalla tutela che dobbiamo offrire al nostro unico e irripetibile ambiente, anche per salvaguardarlo in favore delle future generazioni che meritano qualcosa di più di ciò che gli stiamo preparando con il nostro egoismo e la nostra indifferenza. Ma occorre far presto. Ormai non c’è più tempo! ■

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Avere un santo in Paradiso

Essere tributari di qualcuno che conta è il primo passo verso la disponibilità a corrompere e farsi corrompere. Un malcostume cui dobbiamo resistere a ogni costo se vogliamo contribuire a far sì che la nostra società cominci a cambiare

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Giampiero Mirabassi Redattore di Lionismo

el suo messaggio di fine anno il presidente della Repubblica ha sottolineato la necessità di vigilare e battersi per vincere nel nostro Paese i fenomeni corruttivi che inquinano la politica e l’amministrazione. Del resto i mass media non ci hanno risparmiato, nello scorcio del non compianto 2014, fatti ed episodi eclatanti, che hanno suscitato scandalo e allarme, incrementando un senso di sospetto e di sfiducia nei confronti di chi è chiamato ad alti compiti nella gestione degli interessi pubblici. La commistione tra affari, interessi personali, burocrazia e politica non è nuova, nel nostro, come negli altri Paesi, ma ora sembra uscire da una patologia controllabile e in certo senso fisiologica; perfino la Bibbia avvertiva di “Non mettere la museruola al bue che trebbia” ma Giolitti, agli inizi del Novecento, già lamentava: “Anche ai miei tempi si mangiava, ma almeno si sapeva stare a tavola”. Questo non per echeggiare un moralistico “o tempora o mores!” ma per guardare in faccia la realtà e guardarci allo specchio noi stessi. Per carità, siamo tutti onesti e pronti a indignarci sinceramente davanti ad episodi palesi e sfacciati di corruttela, al minuto e all’ingrosso, ma una riflessione si impone, se è vero, come purtroppo è vero, che se da una parte le classi dirigenti le vediamo e sentiamo quasi come corpo estraneo, esse costituiscono, negli aspetti de-

teriori, la manifestazione più esemplare dei nostri vizi. Nessuno può chiamarsi fuori, in questa sorta di dialettica tra simili e complici, che produce solo immobilismo. La prova? Parliamo di raccomandazioni. Nei nostri club lions, in clima di amicizia, si ha l’occasione di frequentaretante persone, funzionari pubblici, amministratori, politici, professionisti, molti dei quali sono in condizione di mettere la famosa “parolina” per risolvere un problema personale, dribblare procedure burocratiche, o anche, ahimé, scavalcare qualcuno. Difficile chiedere qualche cosa per sé, non foss’altro che per una questione di orgoglio; ma può capitare magari che qualche conoscente ti chieda “Tu che frequenti… conosci… non potresti… sai ho mia figlia tanto brava… laureata… anche un posto precario…”. È difficile, se si può, dire un secco “No”, come l’etica di cui stiamo parlando imporrebbe, anche se rispondere “Sì” non ci piace affatto. Quella raccomandazione da fare… si sa come vanno queste faccende e sono comunque seccature. Telefonare… andare di persona… ci si accorge subito di scocciare, in qualche modo! Il più delle volte si riceve un “ma senz’altro”, “ma certamente”, “vedrò quello che posso fare”, “stai sicuro che… terrò presente, ti pare?”, tutti modi cortesi di rispondere, ma sostanzialmente evasivi. E non per falsità o durezza di cuore, o adamantino senso del dovere, ma perché la gente che può disporre di un potere è di solito molto assediata e nel momento più commovente della vostra raccomandazione, quando cominciate a dire ad colorandum “Sai com’è, la famiglia di questa ragazza si trova in difficoltà… il padre, poveretto…” suona immancabilmente il telefono

È giusto indignarsi davanti a sfacciati e palesi episodi di corruttela


Costume e società e se anche voi siete un suo amico, in quel momento diventate, non certo un nemico, questo no, ma un semplice postulante in più, un assediante in più. E c’è un altro ma, di solito: manca la contropartita. Per niente neanche un cane muove la coda, dice il saggio proverbio popolare e se non avete qualche cosa da offrire in cambio nell’immediato (qui non si parla certamente di compenso materiale), consumate un po’ del vostro credito a vantaggio di un estraneo che magari conoscete superficialmente, per un favore che può esservi chiesto domani! E vi pare poco? E poi, diciamola tutta la cruda verità, quando dovete aiutare qualcuno che è nel bisogno, se siete generoso vi attivate, ma c’è sempre una maledetta, importuna, egoistica vocina che vi soffia nell’orecchio “non doveva mettersi in condizione di aver bisogno; perché non l’hai mandata a fare l’apprendista parrucchiera, la figlia, invece di farla studiare?” In ogni difficoltà altrui si sente, non si sa come, né perché, che ci deve essere anche una colpa! “Evitarli i bisognosi! E a te chi ti ha aiutato?”, insiste la perfida vocina. E qui faccio una confessione. Anni fa mi è capitato di essere interpellato da un parente per raccomandare la figlia di un suo conoscente, presso un amico Lion. “Ma certamente - questi mi ha risposto - lo sai, se fosse per me… Il fatto è che c’è una commissione… vedrò che cosa posso fare! Come si chiama la ragazza?” - Già… dunque, Adriana… no… qualcosa

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come… Floriana?… no. Non ci crederai, lì per lì non l’ho appuntato e scopro di essermene dimenticato, accidenti! Ma per un posto di… che è un lavoro tipicamente da uomini, quante donne si saranno mai candidate? Forse è la sola! “Scherzi, saranno più di una ventina! Ma tu la conosci personalmente, me la puoi descrivere?” - Mai vista, né sentita! Sai che ti dico? Fa un po’ tu, vai a naso! Alla fine non è una faccenda che mi riguardi personalmente! - Certo che questa, tra tutte, è la raccomandazione più singolare che abbia mai ricevuto! Oltre alle altre, tutte nominative, avrò una raccomandata anonima… la prima della storia… anonima come il milite ignoto! Anzi, una raccomandata al portatore, come una banconota! E ci abbiamo riso insieme, non senza grande imbarazzo da parte mia. Poi ho saputo che la ragazza il posto lo ha avuto; certamente per esclusivo merito suo, ma in lei rimarrà sempre l’idea che se non fosse stato per me… e che comunque, per ottenere qualunque cosa, occorre avere qualche santo in paradiso. Che è il primo passo, apparentemente abbastanza innocuo e innocente, verso la disponibilità a corrompere e farsi corrompere. Lo spinello della coscienza. Un malcostume al quale dobbiamo saper resistere ad ogni costo. È anche da qui che una società può cominciare a cambiare. ■

La raccomandazione può sembrare un fenomeno innocuo ma alimenta la convinzione che serva “un amico”

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Lo sport risorsa per prevenire il disagio giovanile

L’attività sportiva è un complemento essenziale e piacevole per lo sviluppo e la maturazione psicologica degli adolescenti

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Francesco Mozzetti

Coordinatore distrettuale GMT

insorgere di forme di disagio giovanile, sempre più problematiche e di difficile gestibilità, richiede un impegno per offrire agli adolescenti spazi protetti permettendo loro di sviluppare le proprie capacità per affrontare e superare gli ostacoli. L’obiettivo che la nostra società moderna dovrebbe prefiggersi è quello di favorire la formazione di un giovane, che da adulto troverà in sé la forza per fondare la ragione del proprio vivere sull’essere se stesso e non sull’avere e per non cercare solamente fuori di sé la risoluzione dei propri problemi. Praticare lo sport e l’attività fisica aiuta a stabilire equilibri psicofisici ottimali e in partico-

lare influisce sulla forma di pensiero, stimolando quello positivo e incrementando la capacità di ragionamento, nonché aumenta i livelli di ascolto interno aiutando ad incrementare i livelli di autostima. In sostanza, lo sport, quale importante agente d’inclusione, d’integrazione, di partecipazione alla vita aggregativa, fuori dalla sua dimensione ludico-ricreativa, fornisce stimoli significativi per l’acquisizione di una maggior capacità di ascolto e riflessione, costituisce un utile strumento per uscire dai rischiosi circuiti dell’isolamento, valorizza le competenze di ognuno nella condivisione e nello sviluppo della fiducia in se stessi e negli altri. Inoltre la pratica sportiva presenta alcune caratteristiche comuni alla struttura familiare e scolastica, in quanto anch’esso stabilisce regole da seguire, impegni e responsabilità da dover accettare. Contiene cioè elementi quali la libertà di scelta e la libertà d’azione che, garantendo


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una sensazione d’indipendenza, favoriscono lo sviluppo di condivisione di interessi comuni, la stima vicendevole e la collaborazione. Oggi risulta sempre più necessaria un’ottica che consideri i disturbi comportamentali degli adolescenti in modo dinamico e integrato con i fattori sociali e ambientali. L’impegno preventivo deve essere rivolto non solo nei confronti del singolo ma esteso alle famiglie e al contesto sociale al fine di scongiurare ogni forma di disagio giovanile. La grande opportunità che ci troviamo ad avere è la possibilità di considerare la pratica sportiva quale parte integrante di un moderno sistema che punti alla diffusione di stili di vita da imparare prima e da riprodurre poi in società. A questa opportunità il Lionismo ha già dato molte risposte su diversi fronti. Una collaborazione a livello locale che accomuna noi Lions al Panathlon, volta a diffondere i principi olimpici dello sport nei giovani in ambito scolastico attraverso anche il coinvolgimento di medici specializzati in medicina dello sport, farmacisti, psicologi, responsabili e dirigenti scolastici. Attività sportive rivolte ai disabili per ottenere un benessere mentale e per migliorare la qualità della loro vita, quale l’uso dell’ippoterapia; pratica che si occupa della riabilitazione dei disabili per mezzo di un’antichissima terapia quale l’equitazione: un metodo riabilitativo globale che, grazie al rapporto che si instaura tra paziente e cavallo, fa sì che la stimolazione provocata dall’andatura ritmica del cavallo contribuisce a nor-

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malizzare il tono muscolare, a rievocare gli atti deambulatori fisiologici naturali, a ristabilire le simmetrie alterate da paralisi, mentre la postura assunta dal paziente a cavallo agisce positivamente sul suo equilibrio, stimolando l’allineamento capo-tronco-bacino, determinando un miglioramento dell’autonomia del paziente. L’utilizzo ormai da anni nelle scuole primarie, secondarie di primo e di secondo grado, di corsi per illustrare e diffondere, sempre all’interno dell’ambito scolastico, l’abitudine all’uso del casco per i bambini nelle varie attività ludiche e non. L’educazione all’uso del casco, sin da piccoli, comporta che lo stesso, in modo abitudinario e spontaneo, venga poi utilizzato nell’età più avanzata riducendo il numero di incidenze negative negli eventi accidentali. Tutte attività che nascono dalla consapevolezza che i lions possono fare tanto per diffondere nella vita di ogni giorno il loro codice dell’etica; è infatti sui valori etici che bisogna insistere. È la forza della lealtà che bisogna inculcare nei giovani, anche attraverso l’esempio e i messaggi positivi che lo sport, in ogni sua forma, contribuisce a diffondere ed affermare sin dalla giovane età. Formare le nuove generazioni su temi di grande importanza che toccano sicurezza, salute, alimentazione e valori di lealtà impegno e sacrificio per il raggiungimento dei propri obbiettivi, troppo spesso oggi trascurati, è un grande service d’opinione che deve trovare una linea di sviluppo nel mondo Lions, rafforzando le energie impiegate dai singoli Club. ■

La prevenzione deve essere rivolta non solo al singolo ma anche alle famiglie

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Le storie che curano Cos’è e come viene praticata la “Medicina Narrativa”. A Perugia è nata l’Officina delle Scritture e dei Linguaggi, associazione culturale no profit che propone lettura e scrittura in ambito sociale e sanitario

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Francesca Silvestri

Giornalista Presidente Associazione culturale “Officina delle Scritture e dei Linguaggi”

accogliere storie, narrare di sé e della propria esistenza, leggere determinati libri in momenti particolari della vita che stimolano riflessioni condivise sono pratiche consolidate che appartengono all’universo delle Medical Humanities, ovvero scienze umane al servizio della medicina, riconosciute come adiuvanti e terapeutiche in un processo di guarigione. La “medicina narrativa” si applica attualmente in 97 centri pubblici in Italia tra i quali l’Istituto Europeo dei Tumori di Milano, l’Istituto Superiore di Sanità, l’Ospedale San Filippo Neri, l’Ospedale Forlanini, l’Ospedale San Camillo e l’ASL di Firenze. Ancora poche sono invece le Facoltà universitarie e le strutture idonee alla formazione delle figure che poi dovranno lavorare in équipe multidisciplinare. Eppure l’importanza di queste “cure” è sempre più in crescita e si sta costituendo un vero e proprio network anche nel nostro paese. Secondo la dottoressa Maria Giulia Marini della Fondazione ISTUD, che su questo argomento ha scritto un libro (Medicina narrativa per una sanità sostenibile, ed. ISTUD/Lupetti, 2012), la ripercussione sociale di questa pratica è evidente: “i narratologi si sono, spesso e volentieri, sottratti a una valida azione nel passaggio dalla raccolta di una storia a tante storie, per vedere quante ricorrenze comuni ci sono. Gli strumenti comunque ci sono. Noi, per esempio, abbiamo fatto uno studio sull’obesità, tra le persone gravemente obese, e abbiamo raccolto 151 storie. In tutti i racconti abbiamo rilevato casi di discri-

minazione sociale in alcune fasi della vita: da adolescente, da adulto, sul luogo di lavoro, in famiglia. Eravamo più orientati a capire il percorso di cura, cioè quante volte avessero iniziato diete, quanti professionisti avessero visto. Ci stavamo concentrando su questo e invece è emerso tanto altro: persone con una vita familiare molto regolare e consolidata, apparentemente perfetta; dietro questa condizione visibile, c’era però un fortissimo sentimento di isolamento. Questo non lo potevamo immaginare dall’inizio e qui sta la potenza della medicina narrativa. Se noi avessimo raccolto una sola storia, non avremmo conosciuto nulla della ‘popolazione’ delle persone obese”. Le narrazioni (spontanee o guidate) sono comunque già di per sé una forma di cura, laddove la parola cura va letta nella sua accezione più antica come conoscenza e accoglienza del disagio provocato dalla malattia nel paziente e, nello stesso tempo, elemento fondante e stimolo per il suo superamento. La scrittura di sé e delle proprie emozioni è un modo per prendersi cura e riportare l’attenzione alla centralità della persona, dalla malattia al malato. L’ASL 10 Firenze, dopo una sperimentazione nel 2004, ha attivato il progetto NAME, coordinato dalla dottoressa Stefania Polvani, per promuovere la formazione e la ri-

Oltre novanta in Italia le strutture sanitarie che adottano queste pratiche


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cerca in medicina basata sulla narrazione che ha una specifica applicazione in Sanità e in particolare negli ambiti di valutazione, di miglioramento della qualità, di umanizzazione e di appropriatezza dei servizi. Oggi le storie di pazienti con malattie rare, croniche e complesse in alcuni casi fanno parte della cartella clinica (si parla infatti di cartella clinica integrata) e hanno rilevanza nel trattamento terapeutico della patologia soprattutto nelle fasi riabilitative e di follow up. A Foligno, in provincia di Perugia, sono stati attivati un Laboratorio e un Osservatorio Nazionale in Medicina Narrativa con il coordinamento di Paolo Trenta e Mauro Zampolini, rispettivamente Dirigente Servizio Comunicazione e Formazione e Direttore del Dipartimento di Riabilitazione dell’Ausl Umbria 2. A Perugia è nata l’associazione culturale Officina delle Scritture e dei Linguaggi che ha tra i suoi scopi statutari la formazione e la divulgazione di pratiche legate alla scrittura e alla lettura in ambito sociale e terapeutico. Biblioterapia e Scrittura Terapeutica sono tra le discipline più importanti sulle quali l’Associazione, di fatto, è impegnata sul campo già da alcuni anni collaborando alle attività del Circolo dei lettori Volontari ad Alta Voce (LaAV) soprattutto per il progetto “Letture in corsia” in 5 reparti dell’Ospedale S. Maria della Misericordia (Pediatria, Oncoematologia Pediatrica, Unità Spinale, Psichiatria,

Miv) e presso centri diurni per anziani e disabili. Alcuni mesi fa è stato attivato un progetto pilota di Scrittura Terapeutica presso il reparto di Unità Spinale dell’Ospedale, destinato a pazienti e personale medico e paramedico, che ha riscosso grande interesse e gettato le premesse per la partecipazione dell’Azienda Ospedaliera a un progetto europeo che ha tra i suoi obiettivi proprio la sperimentazione della Medicina Narrativa. Ma le attività dell’Officina non si fermano qui. L’Associazione intende infatti percorrere anche la via della formazione, offrendo percorsi laboratoriali tenuti da selezionati docenti esperti nelle varie discipline. I laboratori saranno attivati presso l’Ostello M. Spagnoli di Perugia (Via Cortonese 4) a partire da febbraio e riguarderanno principalmente l’universo della scrittura (creativa, terapeutica, autobiografica), mentre tra i linguaggi più interessanti saranno sperimentati la fotografia, con il tema del racconto fotografico, e il mandala, disciplina adatta a tutti che favorisce l’espressione di sé, il benessere e l’autostima. Seminari formativi in Medicina Narrativa e Biblioterapia, in collaborazione con formatori di importanti strutture nazionali, sono invece tra gli obiettivi futuri dell’Officina. Siamo certi inoltre che queste iniziative troveranno favorevole supporto nell’attività di servizio dei club Lions. ■

Letture presso un centro per disabili

Una lezione all’Officina delle Scritture e dei Linguaggi

Attivato in Umbria un Osservatorio Nazionale in Medicina Narrativa

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CEP e formazione

Il Club Excellence Process rappresenta un mezzo per potenziare la motivazione delle risorse umane verso un obiettivo comune e condiviso

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Antonio Marchetti

Responsabile Distrettuale CEP

o sempre ritenuto non solo importante ma fondamentale ogni attività che riguardi la “Formazione”, nel caso specifico il CEP (Club Excellence Process), perché formare significa attribuire un significato, dare una forma a qualcosa e, in senso lato, creare nuova conoscenza e consapevolezza Il CEP rappresenta un mezzo per potenziare la motivazione delle risorse umane verso un obiettivo comune e condiviso. In quest’ottica, l’azione del CEP è finalizzata all’individuo, al socio. Solo attraverso il lavoro sul socio si otterranno solidi cambiamenti! Nella metodologia del CEP, il socio non viene pensato come mezzo ma come elemento attivo e propositivo di cambiamento ed innovazione. Sono fermamente convinto che dentro ognuno di noi vi siano risorse sulle quali investire; in definitiva, occorre solo consigliare una metodica che faccia emergere nel socio le proprie capacità e con essa le idee, le proposte, i progetti e nel contempo renderlo consapevole che dentro di se ha un enorme bagaglio culturale. La strategia d’azione è quindi individuale, ritenendo che ogni singolo sia portatore egli stesso d’innovazione e che solo se fortemente motivato e dedicato al proprio lavoro possa aiutare il Club e il Distretto a migliorare e ad eccellere. Il Club e con esso il Distretto, non possono crescere indipendentemente dall’individuo, la loro crescita dipende quindi da quella delle sue risorse umane, i soci, che per questo andranno motivati. Il CEP s’inserisce nel ricco e fondamentale filone della “formazione” in quanto punta sul-

l’individuo, lo pone al centro dell’universo delle attività di Club, gli propone un metodo e una metodologia di lavoro che lo rende attivo e partecipativo e lo fa sentire protagonista, perché il CEP non insegna ma consiglia; non impone ma suggerisce, propone tecniche da utilizzare per migliorare le già presenti potenzialità nel club. Il CEP unisce, cementa, crea coesione, esalta e rafforza lo spirito di gruppo, riunisce i soci intorno a un obiettivo da raggiungere, riaccende in loro la voglia e il desiderio di sentirsi utili. Applicando la sua metodologia di lavoro, può rappresentare un mezzo ed indicare una strada che porti a ricreare i presupposti per un lavoro e una vita comune. Ma quali sono queste “tecniche” e qual è questa “metodologia”?Il CEP è un laboratorio d’idee concreto e interattivo che riunisce tutti i soci per esaminare insieme e coralmente la situazione attuale e futura del club. Assiste e coadiuva il club nella soluzione dei problemi, nell’individuare i principali bisogni della comunità nel territorio in cui opera e identifica le risorse disponibili per sostenere e ampliare i progetti di servizio. Attraverso un colloquio diretto con ogni singolo socio, ne incoraggia la predisposizione per determinate attività; offre soluzioni per evitare le dimissioni; facilitare l’acquisizione di nuovi soci e come coinvolgere “tutti” nelle attività di gruppo. Consiglia le strategie più adeguate a quel singolo club per la conservazione, il mantenimento e l’incremento dei soci e per attuare un’adeguata comunicazione interna ed esterna. Offre gli strumenti idonei per individuare nuovi leader e una conseguente efficace leadership. Individua le procedure per creare e strutturare service che siano efficaci, ricordando che un service per essere “vincente” dovrà realizzabile, definito nel tempo, ma soprattutto utile, necessario, richiesto e condiviso dalla comunità in cui s’intende proporlo! ■

Solo attraverso il lavoro sul socio si otterranno solidi cambiamenti


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A cura della redazione

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Attuali criticità del lionismo: come reagire?

l Centro Studi “Giuseppe Taranto” del distretto 108L ha condotto attraverso schede inviate a Lions qualificati un’indagine tesa ad accertare le criticità che affliggono il Lionismo e individuare i metodi per reagire. Ecco 100 frasi (commenti e considerazioni) significative nonché i suggerimenti indicati dal Centro Studi e mirati a migliorare l’attività operativa dell’associazione. I risultati dell’indagine sono contenuti nei “Quaderni del Lionismo” numero 80.

Sulla crisi associativa • Le motivazioni del lionismo non sono mutate, è cambiato il modo di interfacciarsi con le stesse da parte dei lions attuali • C’è un vuoto di partecipazione verso il bene comune e verso il prossimo • Criticità economiche e di lavoro lasciano sempre meno spazio al volontariato • Troppa resistenza ai cambiamenti • La nostra associazione, che si fonda sul Codice dell’Etica, ha la grande opportunità di aiutare la nostra società degradata dalla mancanza di etica.

Sulle cause di immagine negativa all’esterno • La credibilità è data da ciò che facciamo • Sentirsi meno élite • Meno incontri mondani, più azioni e dibattiti • Fare e non parlare o far parlare di sé • Non sempre siamo in prima linea nei problemi della società • Le istituzioni guardano anche il nostro comportamento etico e da lì parte la credibilità • Attività estemporanee, liturgie obsolete, referenzialità esagerate • Inconcludenza Lions per attività parcellizzata in tanti insignificanti rivoli • Ci inventiamo tanti service e spesso li facciamo male • Mancanza di etica

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• Svolgiamo la nostra azione, anche se in service che appaiono importanti, in maniera distratta e poco continuativa • Troppe incombenze non sempre utili • Talora siamo poco adeguati o superficiali • Service che non coinvolgono il territorio • Service non sufficientemente operativi.

Su come operare al meglio • Dobbiamo svegliarci, perché il mondo cammina a grandi passi • Più etica, più utilità, più coinvolgimento, meno conferenze inutili, meno ristoranti costosi • We serve: essenza del lionismo • Non aderire o restare per portare il distintivo • Bisogna essere fieri di servire la società che ci appartiene • Ergiamoci a “Faro della speranza” per individuare la strada migliore da percorrere nella società • Mantenere forte la vocazione al servizio e l’attaccamento al nostro codice etico • Entusiasmo, volontà, crederci sempre • Vivere i valori del lionismo con fermezza, coerenza e autenticità • Un cerimoniale troppo lungo annoia • Spesso lo spirito di servizio ha lasciato il posto al “carrierismo” • Ritornino l’etica, l’amicizia, il rispetto • Rispettiamo statuti e regolamenti senza interpretazioni “pro domo nostra” • L’autorevolezza, troppo spesso, cede il posto all’autoritarismo, con atteggiamenti presuntuosi e arroganti • Organizzazione internazionale e locale troppo burocratizzata, autoreferenziale e costosa • Meno importanza alle cariche e a chi dovrebbe ricoprirle • Meno spese per cene e gadget e più service • Ascoltiamo le persone che hanno abbandonato il club per capirne i punti deboli • Meno personalismi, meno vana apparenza, più coinvolgimento, più concretezza • Troppe professioni di amicizia smentite da atti e parole.

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Sull’impegno civico • Solidarietà e cittadinanza attiva • Adeguarsi al mutare dei rapporti sociali • Lavorare con obiettivi chiari • Seguire i veri problemi sociali e non vecchie logiche di assistenzialismo • La solidarietà arricchisce chi la pratica • Essere la coscienza critica dalle Istituzioni • Rappresentare le aspettative ed il malessere del cittadino • Dare compiute risposte ai bisogni emergenti • Progetti di servizio di qualità, di ampio respiro • Finalizzare i fondi per attività incisive sul territorio • Essere promotore di soluzioni • Bisogna fare pressione sulle Istituzioni • Bisogna cercare di curare i mali sociali • Migliorare i giudizi esterni, i service e la visibilità • Dobbiamo essere un movimento di proposte.

Sui Club • Non esiste il service del Presidente, esiste il service del Club • La partecipazione dei soci è il “polso” del club • I soci assenteisti e “formali” e i club inefficienti sono una zavorra • Dal club esce soprattutto chi non è attivamente impegnato • Persone di valore, più che di successo • Attenzioni a tutti i soci • Cacciare i soci dominatori • Potare la pianta, tagliando i rami secchi • Ci sono persone che, anche se sono stati dei grandi Lions, non riescono a percepire il momento del loro indispensabile passo indietro • Coinvolgimento, coinvolgimento, coinvolgimento.

Affiliazione • Socio padrino per un solo giorno • Necessitano nuovi soci con cui sognare, con cui “mischiarci” senza aver paura di perdere la “nobiltà” • Il socio nuovo o l’ospite esterno debbono essere catturati dai service • Essere selettivi con i nuovi soci. Giovani • Fare della gioventù un valore • Il club deve curare esperienza (dei vecchi) ed entusiasmo (dei giovani) • Servono stimoli per attrarre e trattenere i giovani • Quando riusciremo ad accettare senza riserve i Leo, purtroppo, sarà troppo tardi.

Formazione • Cominciamo a formare gli officer • La formazione continua dei soci è uno strumento fondamentale per il club • Motivare, informare e formare i nuovi soci • Occorrono formazione, informazione, comunicazione e capacità di gestione • Necessità formare i formatori.

Sul Distretto • Ritorno al service distrettuale • Maggiore condivisione ed operatività tra i club e le strutture distrettuali • Comitati con membri che credono in quello che sono chiamati a fare • Trasformare le strutture lions da “amicocratiche” a “meritocratiche” • Incontri distrettuali: lasciare spazio ai Club • Incontri distrettuali: troppa forma e poca sostanza • Evitare di “pagare” con nomine distrettuali i supporti ricevuti dai club per la propria elezione • Estromettere i past governatori da cariche operative, ma utilizzare la loro esperienza in comitati di studio o consultivi • Evitare che la competizione per le cariche distrettuali e multidistrettuali diventi sfoggio di scarso senso dell’etica lionistica • Service e Temi al passo con i tempi • Congressi di “aria fritta” e di autocelebrazione • “Obbligare” i Soci ad uscire dal lionismo di club per avvicinarsi a quello di Circoscrizione e di Distretto • Troppe riunioni, ripetitive e poco efficaci, ripetendo le stesse cose • I comitati al servizio dei Club e non viceversa • Bisognerebbe studiare qualche meccanismo “in itinere” volto a sostituire gli officer poco attivi • Gli officer distrettuali leggano gli Statuti ed i Regolamenti e comprendano i compiti che li aspettano • Troppi esempi negativi dall’alto • Ottimizzare l’impegno del Team governatoriale • Maggiore preparazione degli officer distrettuali • I Gruppo GMT/GLT debbono trasformarsi: validi per gli USA, molto meno per l’Italia • GMT/GLT: 30% corsi di formazione informazione; 70% corsi di motivazione • GMT/GLT: sarebbero molto utili, ma risultano poco efficaci.


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Suggerimenti per l’ottimizzazione delle attività associative A LIVELLO DI CLUB

1. Sviluppo dell’adesione giovanile • Dare impulso alla ricerca e all’inserimento dei giovani • Incentivare il passaggio dei Leo nei Lions Club (mirando ad almeno il 20% dei Leo) • Consentire agevolazioni economiche alle giovani leve, riducendo temporaneamente l’importo della quota associativa • Avere particolare riguardo all’integrazione intergenerazionale • Favorire le attività lionistiche dei giovani, anche creando occasioni in cui possano partecipare i propri figli. 2. Sviluppo di Leo Club • Costituzione di un proprio Leo club • Valorizzare e responsabilizzare la figura del Leo Advisor • Valorizzare il “libro bianco Leo”.

3. Incremento della presenza femminile • Raggiungere nel medio periodo almeno il 30% di presenza femminile in ciascun club, con l’obiettivo di una presenza paritaria.

4. Rilancio delle funzioni del Comitato Soci e del Padrino • Definire annualmente un “Piano di incremento soci” • Ottimizzare la selezione, l’informazione preentrata e l’integrazione dei nuovi soci nel club • Curare la formazione post-entrata • Prestare la massima attenzione alla retention, affidandola al team presidenziale – Presidente, Past Presidente, Primo Vice Presidente – coadiuvato dal Comitato Soci e dal Censore; un ruolo altrettanto importante può essere affidato a soci particolarmente carismatici, il cui ascendente può influire positivamente sul socio rinunciatario.

5. Adeguamento del ruolo del Censore • Creare empatia con tutti i soci, ottimizzando l’armonia nel club • Evitare ogni eventuale contrasto nel club ed ogni negatività connessa a soci dominanti.

6. Garanzia della continuità dell’azione • Perseguire l’armonia del team presidenziale (Presidente, Past Presidente, Vicepresidenti) affinché la collaborazione interna conduca alla continuità dell’azione del club.

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7. Costituzione di comitati operativi • Attuare la progettualità dei service e degli eventi • Assegnare deleghe specifiche con piena responsabilità per il raggiungimento degli obiettivi, verificando collegialmente lo stato di avanzamento delle attività • Coinvolgere tutti i soci sulla base della loro professionalità e predisposizione. 8. Cura dei rapporti con le istituzioni • Costituire idonei osservatori permanenti sul territorio • Analizzare le esigenze della comunità, ricorrendo alla metodologia CEP • Organizzare opportuni incontri plurilaterali con finalità programmatiche, operative e divulgative • Coinvolgere la cittadinanza, riducendo le formalità lionistiche • Porre in primo piano l’impegno civico verso la comunità, realizzando pochi service ma di grande impatto e rilevanza.

9. Riduzione dei costi delle attività conviviali • Incontrarsi, senza troppa onerosità, nell’ottica di stare insieme per fare qualcosa per gli altri e rinsaldare continuamente l’amicizia tra i soci.

10. Miglioramento dell’informazione e della formazione • Adottare sistemi di informazione e di formazione permanenti • Introdurre una breve riflessione lionistica all’inizio delle conviviali • Formare i soci ricorrendo anche a metodologie didattiche innovative • Valorizzare la metodologia CEP. 11. Ottimizzazione della comunicazione interna • Istituire il sito di club, possibilmente utilizzando il portale del Distretto o il Clubhouse della sede centrale, entrambi gratuiti • Concentrare sul Segretario anche la funzione di officer telematico • Far circolare tra tutti i soci i verbali e soprattutto le notizie sui service condotti dal club. 12. Miglioramento della comunicazione esterna del Club • Scegliere opportunamente un addetto stampa idoneo a preparare efficaci comunicati per le testate giornalistiche e a promuovere utili contatti almeno con le emittenti locali • Fare massiccio ricorso ai social network.

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A LIVELLO DI DISTRETTO

13. Perfezionamento funzionale del DG team • Favorire la continuità dell’azione distrettuale • Consentire una maggiore vicinanza del Governatore ai club, alle istituzioni e ai service • Riservare al 1° Vice Governatore l’onere delle visite ai club. 14. Organigramma adeguatamente correlato ai programmi ed alle effettive esigenze operative • Comitati distrettuali a disposizione dei Club, per consulenza e collaborazione.

15. Formazione degli officer di club e di distretto • Svolgere apposite sessioni informative-formative – anche utilizzando sistemi e strumenti innovativi – destinate ai Presidenti, ai Vicepresidenti e a tutti gli officer di club (Segretari, Tesorieri, Cerimonieri, Censori, Comitato soci, Addetti stampa, Leo Advisor, Presidenti di Comitati, ecc.) nonché ai Presidenti di Zona e di Circoscrizione ed agli altri officer distrettuali. 16. Snellimento dei congressi, delle assemblee e delle riunioni • Dare più spazio agli interventi dei soci • Organizzare workshop e tavole rotonde su problemi rilevanti • Fare ricorso alla comunicazione a distanza • Fare ricorso a relazioni scritte e diffuse in precedenza, che evitino noiose passerelle • Evitare riunioni concomitanti da parte di comitati o gruppi di lavoro.

17. Ricerca di adeguate soluzioni per i piccoli club • Favorire la crescita associativa o la fusione con altri club. 18. Sviluppo dei Leo Club • Raggiungere, nell’arco di un triennio, almeno 60 leo club, con, perlomeno, un numero totale di 800 soci.

19. Rafforzamento della comunicazione distrettuale • Curare l’aggiornamento costante del portale • Promuovere un efficace ricorso ai mass media e ai social network • Fare massiccio ricorso alle teleconferenze.

20. Riduzione delle spese • Diminuire la partecipazione agli eventi di minore interesse • Delegare la partecipazione ad organi baricentrici • Ottimizzare la conduzione delle visite ai Club • Ricorrere ad opportuni bandi per servizi e forniture di rilievo (es: Stampa delle riviste, ecc.) • Porre attenzione alle spese di rappresentanza • Per ragioni di tempo ed economiche fare ricorso alle riunioni a distanza.

21. Ripristino del service distrettuale • Ritornare alla scelta del service distrettuale, che offre opportunità più vicine alla comunità di quanto non lo sia un service a carattere nazionale. A LIVELLO DI MULTIDISTRETTO

22. Snellimento dei Congressi e dei meeting • Ridurre le relazioni verbali e consegnare il testo delle relazioni prima dell’apertura del congresso • Evitare lo svolgimento di votazioni durante i lavori congressuali • Riservare ad appositi workshop la trattazione di problemi rilevanti • Al Congresso nazionale, promuovere efficaci momenti di visibilità (workshop pubblici, Conferenze stampa, sfilata per la città, ecc.) • Ricorrere alla telematica per la partecipazione di meeting a distanza.

23. Temi e service di particolare utilità e rilevanza sociale • Incaricare la Commissione Affari Interni di effettuare una reale preselezione, scartando proposte inammissibili o di scarso rilievo sociale e favorendo opportuni accorpamenti. 24. Riduzione delle spese • Diminuire il numero delle riunioni del Consiglio dei Governatori, anche ricorrendo a televideoconferenze • Concentrare le riunioni presso la segreteria di Roma • Ottimizzare le riunioni delle Commissioni permanenti, anche facendo ricorso a riunioni a distanza. 25. Verificare la funzione di alcune Commissioni e, se del caso, sopprimerle o ridurne il numero dei componenti. ■


Cultura

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Segni dei tempi che cambiano

Il gioiello nell’antichità, da funzione apotropaica a ornamento personale e rituale PDG

Vincenzo G.G. Mennella

Direttore responsabile di Lionismo

Preistoria

I reperti archeologici consentono di classificare, con attendibile diacronia, tipologie, tecniche di lavorazione e provenienza degli ornamenti dell’uomo preistorico ma resta oscuro il contesto del loro utilizzo. Si può supporre che l’ornamento individuale avesse la funzione di segnalare ruolo sociale, sesso, condizione, età e forse anche la qualità del possessore secondo abbinamenti di conchiglie e denti di animali piuttosto semplici come ad esempio zanna d’animale corrispon- Collane (Cagliari, Museo Archeologico Nazionale) dente al coraggio virile di un uomo adulto, conchiglia alla fertilità femminile, ecc. In questo quadro di correlazioni risulta difficile distinguere il monile dall’amuleto, la funzione estetica da quella apotropaica, né è possibile sapere se la “preziosità” facesse parte del sistema di valori dell’uomo primitivo anche se si può supporre che fosse in qualche modo apprezzata la rarità degli oggetti o il rischio corso per procurarseli o la quantità di lavoro occorso per fabbricarli. Certo è che l’uomo fin dai tempi più remoti ha sempre cercato di adornarsi con oggetti la cui rarità gli conferiva prestigio dapprima per motivi religiosi e successivamente per motivi estetici. Gli ornamenti racchiudevano superstizione, bellezza, magia e potere.

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Cultura

Età dell’oro (Egizi)

L’interesse dell’uomo verso l’oro inizia in Egitto circa 5000 anni a.C. Nel 2500 a.C. già si fondeva il metallo con fornelli alimentati dall’afflusso di aria. Prevaleva il carattere votivo dell’oro a Ra, dio del Sole. L’Egitto costituisce una tappa importantissima nella storia del gioiello preclassico per l’antichità delle testimonianze pervenuteci in perfetto stato di conservazione, per lo straordinario livello tecnico raggiunto dagli orafi ma soprattutto per la vastità della documentazione che trova confronto nei testi e nelle scene Collare dell’antico Egitto di vita quotidiana rappresentata sulle pareti delle tombe dove sono riconoscibili nel dettaglio le varie fasi di lavorazione dei gioielli. Gioielli-amuleti in grado di annullare le forze del male realizzati per il faraone in metalli e pietre preziose con una perfezione tecnica sin dal 3000 a.C. che raggiunge vertici eccezionali nei gruppi di oreficerie del Medio Regno(2040-1785 a.C.), destinati a diventare usuali nella gioielleria faraonica: Pettorale egizio ad esempio pettorali a forma di tempietto con scene simboleggianti il viaggio (oreficeria di Tanis ultraterreno del defunto regale e la sua resurrezione (XII dinastia). XI-VIII sec. a.C.) Il sorprendente corredo di oggetti preziosi collocati nella tomba del faraone Tutankhamon testimonia il livello di originalità e fastosità cui era giunta alla fine della XVIII dinastia la lavorazione dell’oro e delle pietre preziose.

Fenici

Le necropoli fenicie e puniche hanno restituito in tutto il Mediterraneo grande quantità di amuleti di pasta silicea, vetro osso o pietra dura, che rappresentano sia soggetti provenienti dalla tradizione egiziana e legati al mondo della magia sia simboli appartenenti alla ritualità fenicio-punica, come il segno di Tanit o le maschere. La produzione fenicia d’Occidente deriva da una tradizione orafa sviluppatasi dal II millennio a.C. nell’area siro palestinese con un artigianato di altissima qualità, che nei secoli successivi ebbe centri di produzione a Cartagine e Tharros. Gli oggetti preziosi presentano una straordinaria varietà tipologica e di forme: orecchini con pendente “a cestello” o a “croce ansata”, collane policrome con elementi di metallo accostati a pietre dure e ad ambra, bracciali aperti costituiti da fili accoOrecchini fenicio-punici stati e fermati da lamine decorate provenienti da Tharros a granulazione o del tipo a nastro (Cagliari, Museo a più giri con estremità a forma Archeologico Nazionale) di testa di serpente, pendagli a cestello colmo di frutta o di primizie, anelli digitali con castone mobile in cui era inserito uno scarabeo o fissi con figure e temi meno complessi, ornamenti per il capo a forma di foglia lanceolata, astucci contenenti lamine con figurazioni religiose destinate a proteggere il defunto al suo ingresso nell’oltreCollana in pasta vitrea del IV sec. a.C. tomba. Assai vario anche il repertorio dei simboli e delle deco(Cagliari, Museo Archeologico Nazionale)


Cultura

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razioni di matrice egizia quali la figura femminile che stringe i seni (simbolo di fecondità), motivi zoomorfi come scarabei, teste di leone e di uccelli, motivi floreali e motivi geometrici, tutti di livello qualitativo molto alto. Gli artigiani fenici erano maestri nelle tecniche dello sbalzo, della fusione, della granulazione, della filigrana e dell’incisione.

Età greca classica ed ellenistica

In età classica si producevano oggetti d’oro dalle linee semplici, che divennero più raffinati e splendenti in età ellenistica. Il declino delle aristocrazie greche portò all’involuzione della produzione orafa che allontanandosi dai modelli della grande opera scultorea, causò un impoverimento di tipi e di tecniche. Affinché la produzione di oreficerie si diffonda in Grecia bisogna attendere l’età orientalizzante quando le scuole di Creta e Rodi (VII-VI secolo a.C.) rimaneggiano con stile originalissimo modelli e tematiche di derivazione siro-fenicia. L’arte orafa greca assume valore autonomo solo nell’ambiente di corte macedone di Filippo II, del figlio Alessandro Magno Orecchini con pendenti a catenelle e dei suoi successori dove i gioielli (Scuola di Creta) regali sono destinati sia all’uso quotidiano che alla collocazione nelle sepolture. L’arte glittica, cioè la tecnica di lavorazione che utilizza minerali che presentano stratificazioni di diverso colore venne utilizzata per produrre bassorilievi di grande pregio.

Etruschi

Due api su una goccia di miele

(Grecia, Museo Archeologico di Candia)

Magna Grecia - Oreficeria tarantina

Le fonti greche e latine presentano gli Etruschi come un popolo incline al lusso e alle raffinate abitudini e i dipinti tombali ci illuminano sull’uso dei molti monili, rinvenuti in particolare sui gioielli femminili. Fra gli elementi personali riferibili alla seconda metà dell’VIII secolo Fibula a sanguisuga a.C., allorché inizia in Etruria la lavorazione dell’oro, hanno particolare rilevanza le fibule di vario aspetto ad arco, con staffa, a sanguisuga, a disco placcato in oro e ornata a sbalzo. Gli Etruschi realizzarono gioielli sviluppando la tecnica della granulazione, iniziata 3000 anni a.C. dai Sumeri con cui producevano ornamenti costituiti da piccolissime sfere saldate in modo invisibile sulla superficie dell’oggetto, che poteva essere arricchito anche da pietre, smalti e ceramiche. Splendidi oggetti di ornamento personale (spilloni, fibule, bracciali, collane) sono stati ritrovati nei ricchissimi arredi delle maestose Opere di oreficeria etrusca realizzate con la tecnica della granulazione tombe risalenti al 675-650 a.C.

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Romani

Cultura

Per la gioielleria di epoca romana si dispone di molte informazioni, ricavabili sia da fonti scritte sia da fonti iconografiche (statue, affreschi, mosaici) nonché di numerosi ritratti di mummie realizzati su legno o a tempera su tela di un realismo quasi fotografico e risalenti al periodo tra il I e il IV secolo conservati nei musei di Londra, Berlino, New York, Edimburgo. L’ornamento prezioso per i Romani del periodo repubblicano aveva una dimensione pubblica tanto che fu regolamentato con le leggi “suntuarie” (che per tre secoli depressero la produzione di gioielleria) e con la lex Oppia che vietava alle donne di indossare in pubblico più di quindici grammi d’oro. Nel periodo di massima espansione dell’Impero si superò il gusto ellenistico e nel II secolo gli orafi Cammeo di Augusto romani padroneggiavano con maestria l’opus “interassile” (effetto a traforo (Tecnica glittica) mediante l’intaglio di una lamina) e il “niello” (riempimento con smalto nero di tratti incisi a bulino su superficie metallica). Caratteristica dominante della gioielleria romana fu la policromia con l’impiego di tutte le pietre preziose disponibili (zaffiri, rubini, smeraldi, granati, topazi e diamanti grezzi) nonché di vetri colorati e madreperle. Le collane di probabile derivazione greca erano costituite da pietre preziose incastonate in oro e disposte simmetricamente. Numerosi e di varie tipologie gli orecchini, da quello più semplice a cerchio alle semisfere d’oro lisce o decorate con pietre preziose incastonate. Da fissare direttamente all’orecchio con un semplice filo d’oro. Il monile più diffuso e popolare era l’anello, da quelli Orecchini ricchi di pietre preziose più austeri di età repubblicana (tipo sigillo) a quelli di età imperiale con una varietà di funzioni simboliche(da matrimonio agli atti e comportamenti e incarichi di rilevanza pubblica). Molto varia la produzione di bracciali sia di dimensioni vistose e con motivi decorativi sia di tipo comune in filo d’oro con chiusure a nodo o a Gioielli dell’antica Roma spirale con testa di serpente.

Bizantini

La regina Teodora ornata di gioielli e pietre preziose

Con il declino dell’Occidente, Bisanzio era diventata meta obbligatoria per i migliori artigiani orafi dell’Impero, in quanto era forte la domanda di manufatti preziosi sia per usi religiosi che per ornamento. L’oreficeria bizantina era principalmente impegnata a soddisfare esigenze di carattere cerimoniale e rituale. Dai reperti archeologici e dalle rappresentazioni in affreschi e mosaici si evidenzia la componente culturale greca, con una complessità di forme e una ridondanza decorativa con risultati di grande efficacia e di grande precisione nell’uso di smalti e degli altri materiali: oro, pietre preziose e semipreziose, vetri. Questo tipo di oreficeria rimase però circoscritta nell’ambito della corte imperiale mentre nei territori dell’Impero i tipi di ornamento erano gli stessi del mondo romano. In particolare orecchini a mezzaluna, a ciondolo o pendente e a cerchio, medaglie d’oro commemorative, collane di perle, anelli e bracciali di varie forme e dimensioni, fibule complementi usuali dell’abbigliamento sia maschile che femminile.


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A sinistra: il ciondolo di Carlo Magno dove è ben visibile il pezzo della croce

Talismani

A destra: il reliquiario di Carlo Magno custodito nel duomo di Aquisgrana

I diamanti, provenienti dall’India e documentati da Marco Polo nel suo viaggio nel regno di Kublai Khan, furono apprezzati in Occidente per le caratteristiche di estrema durezza tali da conferire un alone di invincibilità a chi li portava. Superstizioni e credenze valorizzarono gemme che potevano assicurare poteri soprannaturali. Celebre il ciondolo di Carlo Magno, costituito da due zaffiri ovali cabochon contrapposti e trasparenti che racchiudono un pezzo della croce di Cristo (814 d.C.).

Simbolo di ricchezza e potere sino al Medioevo

I gioielli delle case reali sono serviti a scopi politici di rappresentanza per sancire il principio che il gioiello era un diritto divino dei monarchi e l’uso era limitato a particolari cerimonie imposte dalla tradizione. Ad esempio i gioielli della corona d’Inghilterra sono indossati solo in occasione dell’apertura del Parlamento. Un’ordinanza di San Luigi (1214) stabiliva che le donne non potevano indossare un diamante nemmeno se principesse o regine in quanto l’unica donna degna era la Santa Vergine. Verso la metà del XIV secolo, Carlo VII di Francia rompe la tradizione regalando a Agnès Sorel ogni varietà di gioielli compresi quelli con diamanti. Il gioiello, legato sino a quel momento ad oggetto sacro e ornamento reale, dà impulso e prosperità a nuove formazioni professionali ben distinte: battiloro, tiratori, filatori, doratori, scultori, orafi cui erano riservati privilegi e protezione. Nascono le corporazioni: orafi del Grand Pont a Parigi, orafi del Ponte Vecchio a Firenze. Si distinguono gli orafi che eseguono oggetti con l’eventuale arricchimento di pietre e i gioiellieri che creano oggetti dove le gemme sono il motivo essenziale. Inizia anche l’abbinamento tra gioiello ed abbigliamento con un susseguirsi di stili, gusti ed evoluzioni, che vede anche la partecipazione di pittori e scultori (Donatello, Botticelli, Brunelleschi, Ghirlandaio). Gioielli apprezzati e legati al costume delle tradizioni in quel periodo sono i pendenti e gli orecchini, che armonizzavano i lineamenti, i capelli e il colore degli occhi delle donne tanto che la moda delle acconciature lasciava le orecchie scoperte per dare la possibilità di mostrare e far apprezzare i pendenti, che erano sempre più arricchiti da gemme, creando grappoli a cascata. Diffusi erano anche gli anelli che venivano Croce di campo (XI-XII sec.) portati su ogni dito. ■ conservata nel duomo di Brescia

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Tecnologia e comunicazione

Il web come gestore di dati

Tempo, esperienza e conoscenza Ecco i nuovi prodotti della realtà virtuale: tante applicazioni per le nuove generazioni

L’

Pasquale D’Innella Capano

Fisico dello stato solido e cibernetico Direttore di Azienda di tecnologie e servizi per l’informazione

iperspazio negli Anni Novanta, fino all’inizio del nuovo secolo, si è riempito di “vetrine” cibernetiche, dove ogni azienda, giornale, professionista si è mostrato al popolo dei navigatori offrendo indirizzi commerciali ed esponendo la propria merce in modalità passiva. In pratica sono nati i cosiddetti “siti web” dove la parola web riflette l’aspetto estetico di ragnatela della rete. Lavoro complesso e, nel suo genere immane, che ha messo in moto un’infinità di ore lavoro soprattutto di giovani che hanno tratto spunto per generare cultura, creatività, design e nuove soluzioni di gestione del rapporto con i visitatori. Dai siti vetrina ai siti commerciali per l’esposizione e vendita di merci il passo è stato breve. Le banche, intuito l’immenso business nascente dalla disponibilità del commercio digitale, il cosiddetto e-commerce, sviluppano soluzioni di pagamento a distanza con codici di sicurezza che agiscono direttamente sui conti dei correntisti. Il tempo del commercio si contrae. Gli acquisti su internet aumentano il giro di affari dei corrieri, le merci viaggiano in digitale per essere scelte e pagate in digitale con moneta elettronica. I produttori di giochi trovano su internet una piazza pronta a reagire con entusiasmo alle nuove soluzioni grafiche complesse ed attraenti. Dal vecchio Commodore o Sinclair degli anni ’80, veri e propri antesignani del gioco elettronico, entrano in azione casinò virtuali ma della

fortuna reale che agiscono come vere case da gioco direttamente sui conti correnti degli iscritti. I vecchi casinò di Venezia, Campione e Saint Vincent entrano in crisi. La gente gioca da casa. Perché viaggiare? S’insinuano in rete attività delinquenziali che possono introdursi nei conti correnti attraverso il furto di dati e di identità dei navigatori. Nascono le case produttrici di sistemi di sicurezza contro i virus e l’akeraggio, il malaffare diventa esso stesso un business come per le assicurazioni lo sono i ladri e i truffatori. Sui circuiti commerciali virtuali di nuova generazione inizia la vendita del tempo come esperienza mercificata. Nascono i club a luci rosse per gli amanti del sesso e nascono le crociere per gli amanti dello svago, nascono i grandi viaggi per gli amanti dell’esperienza. Il tempo non è più un bene gratuito per il navigatore internet ma una commodity da usare per vivere esperienze a pagamento. Tempo di viaggiare su internet, tempo di imparare su internet, tempo di giocare su internet e tempo di educare su internet. Anche lo studio prende nuove forme di attuazione. Con il termine MOOC (Massive Open Online Course) s’intende un corso messo a disposizione di tutti (gratis o a pagamento) da primari Istituti di educazione universitaria. Con questi corsi on line la conoscenza diventa un patrimonio comune e disponibille a semplice richiesta. In Italia si è iniziato con i corsi dell’Università a distanza Nettuno che trasmettono ancora oggi, di notte sui canali Rai. Un esempio di corso MOOC, eseguito nel giugno 2014, è stato il corso sui principi di Microeconomia offerto dall’Università dell’Illinois. Oramai, nel mondo, si dibatte sul destino della scuola e sui metodi di insegnamento a distanza.


Tecnologia e comunicazione Lettura e informazione nel mondo virtualizzato

Con Internet dilaga anche la conoscenza. I motori di ricerca indicizzano il web pagina a pagina, estraggono miliardi e miliardi di parole, scambiano dati e sollecitano il bisogno di conoscenza dei navigatori. Fino al tardo medioevo l’uomo elaborava il pensiero e lo esprimeva declamandolo pubblicamente. I “rotoli” venivano letti ad alta voce per diffondere notizie e sapere. Con il libro, da Gutemberg in poi (1450 circa), la lettura divenne riflessione personale dando inizio alla abitudine di leggere separatamente e in silenzio. Una vera e propria rivoluzione per le abitudini del tempo. Le persone “colte” si distaccavano dalla massa per vivere in locali separati anziché in cameroni comuni. Le case iniziavano ad avere “stanze” separate per le varie funzioni. Le abitudini di vita degli uomini colti o anche semplicemente ricchi cambiano drasticamente. Nei libri le pagine del testo contengono i concetti estendendoli da un inizio ad una fine. Tutto è detto e contenuto nel volume che il libro offre alla lettura. Con internet il libro si estende in un complesso senza fine di rimandi. La conoscenza non ha più limiti e scorre da un concetto al successivo mediante l’ipertesto che rimanda a nuove letture e nuove conoscenze. L’ipertesto è simile allo sviluppo della conoscenza, rappresentabile con una mappa concettuale; non esiste solo un collegamento sequenziale tra un concetto e un altro, ma i concetti sono tra loro uniti da una fitta rete di collegamenti. Un nuovo modello di cultura e di comportamento

Ancora una volta l’uomo subisce un profondo cambiamento di abitudini e di orizzonti culturali e sociali. Wikypedia, l’enciclopedia dei Commons, è aperta in internet a tutti gli inseritori e affida alla loro etica la verità dei descrittivi in essa riportati. Un’immensa popolazione di volontari controlla gli inserimenti e ne giudica la veridicità. Sono vietate le inserzioni a scopo pubblicitario. Un’enciclopedia come anche accade per i giornali, deve essere fonte di verità certificata e verificabile sempre. Perderebbe, al contrario, la credibilità e la fiducia dei suoi lettori. Wikypedia, come Gutem-

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berg, ha imposto un nuovo modello di cultura e di comportamento. Il sapere si è sciolto in internet diventando un bene comune e condiviso. Dal diritto d’autore, fonte di profitto privato e origine del “copyright”, al diritto di conoscere, fonte di diritto all’accesso e origine del “copyleft”. Le notizie, sono state per internet un carrier di crescita fondamentale e viceversa internet ha fatto delle news un vero e proprio fiume che si è riversato con la violenza di un’inondazione sulla società connessa. Raramente una congiunzione fra contenuto (le news) contenitore (il web) e l’infrastruttura di trasporto (internet) sono stati cosi ergonomicamente legati l’uno all’altro e hanno goduto l’uno il successo dell’altro. I giornali, per primi, hanno intuito l’importanza del contatto a distanza e immateriale con il lettore. Si salta l’edicola, si riducono i prezzi, si aggiunge raccolta pubblicitaria. Poi, con l’espandersi dell’esperienza virtuale, la copia cartacea non si legge più, i giovani passano al virtuale con grande facilità anche per la maggiore dimestichezza con la tastiera. Crollano le vendite delle copie in edicola, crolla il valore delle stesse edicole, crolla, con il giornale in edicola, il fabbisogno di carta e l’intera filiera dell’editoria su carta entra in una crisi mondiale e irreversibile. Cadono testate storiche come New York Times, cade NewsWeek, cade il Wall Street Journal. In Italia entrano in crisi gruppi editoriali come il Sole24Ore, RCS, la Stampa si unisce al Secolo XIX, Messaggero e Mattino di Napoli si riuniscono sotto un unico editore, Gazzetta del Mezzogiorno e Il Giornale di Sicilia di Catania e così

In aumento l’offerta di web learning, studiare comodamente a casa tua

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libri, letteratura di ogni genere, in un unico dispositivo leggero e a bassissimo consumo. Centinaia di ore di autonomia e una perfetta leggibilità alla luce del sole fanno dell’e-reader un compagno ideale di lettura e approfondimento. Dal 1992 allorché nelle sale uscì il film “Il Tagliaerbe” il cui protagonista, affetto da ritrado mentale era usato come cavia per un esperimento di potenziamento cognitivo, i mondi virtuali sono diventati popolari tanto che ci siamo asPrimi esperimenti funzionanti della reatà virtuale suefatti anche ai mondi sintetici dei via. La crisi investe anche l’editoria libraria. L’efilm al punto che la stessa nozione di “effetti book negli USA vende oltre 3 milioni di libri speciali” sembra ormai priva di senso. Oggi i l’anno quasi raddoppiando ogni anno l’indice di nostri supercomputer sono in grado di imitare crescita. In Italia il fenomeno è in aumento se realtà sempre più dettagliate e complesse e in pure con minore rapidità di quella del Nord Euun prossimo immediato futuro forse saremo in ropa e degli Stati Uniti. Da qualche mese le ligrado di creare simulazioni così dettagliate da brerie Italiane vendono il terminale e-reader, per contenere al loro interno forme di pensiero conla lettura degli e-book, a soli 90 euro. Migliaia di sapevole. ■ Nota della redazione A corredo dell’articolo è sembrato utile fare un sintetico confronto fra libro e ipertesto – ipermedia ponendo in evidenza vantaggi e limiti di entrambi.

L’

ipertesto e l’ipermedia sono strumenti di comunicazione sviluppatisi in ambiente informatico e strettamente legati all’uso del computer; sono sostanzialmente un insieme di documenti, se di solo testo (ipertesto), se di testi, suoni, immagini, filmati (ipermedia) collegati tra loro in una struttura logica che permette la consultazione a salti decisa dal lettore e già predisposta dall’autore all’atto della sua creazione. Per esprimere un’idea o un concetto si crea un insieme multidimensionale di elementi, una sorta di “ragnatela di informazioni” che consente al lettore ulteriori elaborazioni o sintesi che può decidere di richiamare o ignorare. Tale struttura permette all’utente di ordinare in vario modo i blocchi delle informazioni e di ottenere in poco tempo informazioni aggiuntive. In un libro le pagine e i concetti espressi si susseguono secondo un ordine sequenziale. La consultazione di un libro quindi è lineare, mentre quella ipertestuale procede per associazioni su una pluralità di canali percettivi, sull’emotività e sulla loro integrazione. Il libro usufruisce di un supporto più maneggevole, facilmente annotabile e sottolineabile e consente al lettore una visione ampia del testo, sebbene non sia né aggiornabile né personalizzabile. Nel libro le immagini sono statiche e non è possibile utilizzare suoni e musiche. L’ipertesto, e ancor più l’ipermedia, offrono la possibilità di affrontare diverse tematiche secondo una modalità reale ed efficace nonché di individualizzare l’apprendimento secondo gli interessi e le capacità del fruitore, ma presentano rischi quali il disorientamento e la distrazione in un mare magnum di informazioni. Il libro, con la sua sovracopertina, con il suo dorso, con la sua meterialità non è solo un contenitore di concetti e di conoscenza. Il libro è esso stesso “la conoscenza” e la rappresenta visivamente anche quando è riposto nella libreria che lo conserva. La rappresentazione del libro nell’immaginario di chi lo possiede riflette l’intero suo contenuto custodendolo negli anni e tramandandolo di mano in mano. È così che i libri, come fossero gioielli, assumono valore nel tempo e arricchiscono gli scaffali adornandoli con i colori dei loro dorsi e delle loro copertine. Non è pensabile che si possa togliere a nessuno la bellezza di leggere una storia su un libro o di immergersi nella lettura di un giornale; c’è una differenza abissale tra leggere sul video e tenere in mano un bel libro.


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Connessi alla rete, isolati dalla realtà

Oggi molti giovani, pur di conquistare un’effimera notorietà sul web, cercano situazioni insolite e dissacratorie e talvolta anche criminose. Per superare il lassismo attuale gli adolescenti vanno educati al pieno sviluppo e al valore della responsabilità personale

T

Norberto Cacciaglia

Redattore di Lionismo

utte le persone di età matura provano un certo senso di invidia, nei riguardi dei ragazzi, per la loro abilità nel maneggiare il computer ed i vari dispositivi elettronici (tablet, smartphone ecc.). Soprattutto ci si sente degli analfabeti, incapaci - come si è - di fruire dei tanti vantaggi dell’elettronica; i “seniores” usano il computer per lo più come una macchina da scrivere, mentre per lo smartphone di solito ci si limita ad usarlo come un cellulare tradizionale. I ragazzi (e molto spesso i bambini), al contrario, hanno dimestichezza e manualità tali da compiere insieme più funzioni: telefonare - la cosa più banale -, inviare sms, collegarsi in internet e con i social network, per diffondere al mondo ogni evento della loro giornata e per sapere ogni sfumatura dei fatti degli altri. Come il vecchio e caro don Chisciotte, che a furia di leggere i poemi cavallereschi si era talmente immedesimato al punto da divenire un cavaliere errante fuori dal tempo, altrettanto i ragazzi di oggi vivono in un loro mondo virtuale, parallelo forse ma non collegato con la realtà. Si dice che Napoleone avesse la capacità di dettare più lettere contemporaneamente; ebbene è esperienza quanto mai comune quella di parlare con un ragazzo che, mentre ti ascolta e ti risponde, continua a tempestare i tasti del telefonino per rispondere ai numerosi sms che riceve. La cosa, di per sé, rientrerebbe nei limiti dell’ordinaria maleducazione, se non ci fosse un risvolto più inquietante. Poco sopra abbiamo fatto allusione a un mondo virtuale, ma tale mondo

virtuale, fatto di collegamento in rete, di diffusione immediata e universale delle numerose banalità quotidiane, diventa sgradevole e pericoloso quando lo si vuole collegare con la realtà “reale” (mi si perdoni il bisticcio). Si dice che, nel 356 a.C., un certo Erostrato abbia deliberatamente dato fuoco al tempio di Artemide ad Efeso e abbia distrutto una delle sette meraviglie del mondo classico, col proposito di passare così alla storia. La morale paradossale che se ne trae è questa: chi fa più danno diventa immediatamente famoso! Il che è, né più né meno, la convinzione che ha indotto recentemente un gruppetto di mascalzoni (ma oggi si chiamano cyber-bulli) a gonfiare col compressore del meccanico l’intestino di un povero ragazzo - e a ridurlo in fin di vita -, solo perché colpevole di essere grasso. E tutto per filmare col telefonino tale gesto eclatante e metterlo in rete, per lo spasso di tanti altri poveri cervelli! Naturalmente, l’umiliazione, la sofferenza e il rischio della vita di un ragazzo non hanno significato per loro proprio nulla di fronte alla prospettiva dell’effimera notorietà mediatica. Non credo che si possa essere tranquilli in presenza di tali aberrazioni. Sotto a ciò si evidenzia il vuoto esistenziale che colpisce, molto spesso, gli adolescenti di oggi. Non tutti, beninteso, ma quelli che credono di dare un senso

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Tecnologia e comunicazione

alla loro vita, ricorrendo a simili gesti sconsiderati e a volte criminosi. Purtroppo ciò è la conseguenza di una generalizzata involuzione della nostra società. Ogni epoca dell’esistenza è il preludio della successiva maturazione: il bambino sarà un adolescente, l’adolescente sarà un adulto, l’adulto conoscerà la saggezza della vecchiaia. Sembra che tale processo si sia interrotto e che si tenda a soffermarsi troppo a lungo in un determinato momento della vita giovanile e a rifiutare la naturale maturazione. L’adolescenza, ora che sono tramontate le tradizionali classi sociali, ha assunto le caratteristiche di una classe sociale di nuovo genere. Al pari delle classi marxiane, nelle quali si nasceva ma dalle quali non si poteva uscire, l’adolescenza è diventata una non età che si perpetua fino ad anni una volta considerati maturi. Causa e conseguenza, questa, della mancata (o impossibile) presa di responsabilità da parte dei giovani. Le istituzioni fondamentali per il mantenimento della società, quali sono la famiglia in cui si nasce, la scuola, il lavoro e, poi, la nuova famiglia creata dal giovane, come impegno d’amore e come impegno verso la comunità, sono tutte istituzioni che sembrano avere esaurito la loro funzione formativa. I giovani ora ne pagano le spese: l’assenza della famiglia e il venire meno del suo ruolo educativo privano l’adolescente delle figure di riferimento, necessarie per la sua armonica maturazione. Purtroppo, molte volte, l’educazione familiare non sa trasmettere dei valori che, forse, mancano all’interno della famiglia stessa e, nella migliore delle eventualità, ci si limita ad una non educazione di tipo consumistico, delegando alla scuola delle competenze che non le sono proprie. La scuola, per sua parte, dagli anni Settanta del secolo passato, ha subìto un processo continuo di smantellamento, di critica della sua funzione; si è negato il ruolo della cultura e della storia del pensiero a favore di un banale appiattimento sulla quotidianità e sull’informazione di stampo giornalistico. Si è voluto politicizzarla, senza tenere conto che l’adolescente è di per sé orientato alle affermazioni estreme, non certo al compromesso e al dialogo costruttivo. Si è voluto che i ragazzi si educassero da soli, che autogestissero la loro vita: ma questo significa solo che, sia pure in base a formule di sociologia d’accatto, si è preferito che il mondo degli adulti si lavasse le mani del futuro dei giovani. Il risultato è sotto i nostri occhi, ma sarebbe ingiusto accusare solo i giovani per l’assenza degli adulti nella loro formazione; quegli adulti che, forse,

sono proprio gli stessi che oggi negano il valore di un’istituzione familiare che veda al suo interno le figure del padre e della madre. E, allora, che siano ribaditi i rispettivi ruoli: alla famiglia spetta il dovere dell’educazione; alla scuola quello dell’istruzione. Però anche la scuola, in quanto istituzione calata nella società di oggi, risente inevitabilmente dei malesseri del tempo. Non si può negare che molti insegnanti siano demotivati nella loro professione; non è ammissibile che una funzione talmente importante e piena di responsabilità venga mortificata da retribuzioni basse e ferme da anni e anni, da una sostanziale assenza di carriera e, peggio ancora, dalla cronica precarietà del lavoro. Ma, al tempo stesso, non si può negare il valore fondamentale della scuola e della pubblica istruzione nell’ambito di una società civile. Il ragazzo a scuola entra in contatto con la cultura, con il mondo degli adulti, con le regole della convivenza civile, con i compagni e, nel confronto con gli altri, si valuta ed è spinto a superarsi. La scuola, allora, nel rispetto delle singole personalità, deve mettere i giovani in grado di sviluppare le proprie potenzialità e di essere consapevoli del proprio valore per potere entrare con serenità nel mondo degli adulti. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca scientifica chiede ora il contributo dei cittadini, tramite internet, per realizzare la cosiddetta “buona scuola”. Con lo spirito di servizio che contraddistingue l’attività del Lions Club e in base al suo codice di deontologia, ci permettiamo, dunque, di sintetizzare in un breve “esalogo” quelli che a nostro avviso appaiono essere i principi fondamentali di una scuola seria: 1- Attribuire il massimo valore all’obiettività dell’insegnamento, mantenendo al livello più elevato il grado di competenza professionale. 2- Favorire una seria qualificazione culturale degli studenti. 3- Favorire le capacità critiche e di autonomo apprendimento dello studente. 4- Educare i giovani allo sviluppo e alla difesa dell’autonomia di pensiero contro ogni condizionamento. 5- Contribuire allo sviluppo della personalità degli studenti affinché siano in grado di dare un proprio originale contributo alla crescita civile della società. 6- Promuovere la consapevolezza del diritto di ogni uomo a realizzare il proprio pieno sviluppo personale. ■


L’opinione

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Perché diventare “Lion”?

Quando si chiede di far parte di un’organizzazione è perché se ne condividono le finalità. Chi vuole adoperarsi in modo concreto per il bene comune può diventare socio della più grande associazione di servizio del mondo

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Danilo Tropea

Redattore di Lionismo Lions guida certificato

uesto è il terzo articolo che mi permetto di scrivere su questa rivista. Come i due precedenti, anche se spero venga letto pure da chi è già Lion, è dedicato a chi Lion non è. Spero di solleticare la curiosità sui vantaggi che si raggiungono con l’adesione all’Associazione e, dopo essersi informato meglio, l’ipotetico lettore chieda di unirsi a questa grande famiglia di persone amiche tra loro che fanno dell’altruismo uno dei primitivi impegni. Per sentirsi migliori. Per sentirsi utili. Per realizzare e appagare pienamente il proprio desiderio di servire. Sono sicuro che ci sono moltissimi “nati Lion” che non sanno di esserlo; che potrebbero fare molto per la società e per il prossimo ma che pensano di essere impotenti e di non poter incidere minimamente su come va il mondo. La risposta a questi desideri, a questo “vorrei fare, ma non so come” c’è ed è semplice: unirsi

ad altri volonterosi nella nostra associazione di servizio! A questo punto tu che non sei un Lion – scusami se ti do del “tu” ma se sei arrivato fino a questo punto e non hai voltato pagina, vedo già in te un possibile amico –, tu che senti il desiderio di fare qualcosa, che vuoi dare un aiuto, che vorresti mettere la tua esperienza e la tua capacità a disposizione di chi ha bisogno, forse ti stai chiedendo “Cosa devo fare? Potrò essere accettato in questa associazione, in uno di questi club?” Diciamoci la verità, l’associazione, il club, sembrano ambienti un po’ esclusivi. Non è sufficiente compilare una domanda, ma si accede per cooptazione; la qualifica di “membro” viene accordata dopo un congruo lasso di tempo durante il quale l’aspirante socio è invitato a frequentare e a prendere parte alle attività del club. Così come richiesto dalle lungimiranti regole vigenti. Quali qualità si dovranno palesare? Cosa si dovrà fare? Cosa si dovrà promettere, cosa si dovrà dimostrare? La risposta è molto semplice. Si deve unicamente dimostrare la propria volontà, il desiderio,

Nel Lions club si accede per cooptazione L’età dell’aspirante socio non ha importanza

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L’opinione

la sincera propensione al “servizio disinteressato”. Se poi l’aspirante socio è portatore di diversità quanto a cultura, interessi, esperienze e attività, allora sarà certamente una persona in grado di arricchire l’operato del club e quindi proprio per questa diversità, ancora più apprezzato. Infatti, benché spesso - e a torto - si pensi il contrario, non c’è alcuna necessità di essere omologato, quanto a titoli ed esperienze, agli altri soci. Non si deve entrare in competizione con loro. Si deve essere simili solo nel desiderio di essere utili. Come ho già detto e scritto nel precedente numero di questa rivista, “tutti i Lion si danno del tu” pur rispettandosi. Non ci sono gerarchie, sudditanze o comparazioni tra i suoi aderenti. Benché ognuno ovviamente e necessariamente sia diverso dall’altro, tutti i soci sono “uguali” tra loro. Ognuno può portare le proprie esperienze: di vita, di lavoro, accademiche (se ci sono) e di idee. Meglio è, se si è “diversi”. Può sembrare inconcepibile in una associazione che viene considerata - a torto - chiusa e monolitica, ma che in realtà fa proprio della diversità la sua ricchezza. E ne è tanto cosciente che la persegue costantemente, dandosi di volta in volta i più disparati obiettivi. Pensandoci bene, come potrebbero essere raggiunti gli scopi altruistici contenuti nell’Etica dei Lion, se i suoi aderenti facessero parte di una semplice “associazione di categoria”, un’associazione di “uguali” per esperienza, cultura, formazione, attività, nella quale si potesse entrare per meriti diversi dalla fondamentale spinta al voler operare in modo disinteressato per il bene comune? E l’età? Può darsi che tu ti chieda: sono troppo giovane o sono troppo vecchio? L’età dell’aspirante socio non ha importanza. Certo la gioventù, come recita un vecchio proverbio, “è mezza virtù”, per cui un giovane, proprio per la sua energia, la sua capacità di vedere le cose in modo non convenzionale, non viziato dagli usi e abitudini, e di apportare idee nuove è senz’altro ben accetto. Ma, dato per scontato che la giovinezza più vera è quella della mente, una persona matura che possa mettere a disposizione la sua grande esperienza è non solo benvenuta ma accolta a braccia aperte! L’Associazione è viva e valida proprio per la sua volontà di avvalersi delle più diverse espe-

rienze. Per la sua capacità di mutare e di adattarsi ai tempi. È questa capacità che le permetterà di festeggiare tra poco, nel 2017, il centenario dalla fondazione. Cento anni durante i quali i Lion - è ovvio - non hanno potuto cambiare il mondo, né hanno mai pensato di poterlo fare. Ma certamente lo hanno reso migliore e più vivibile per parecchie centinaia di milioni di persone, semplicemente tramite l’opera disinteressata di donne e uomini di buona volontà, sparsi ovunque, che si sono sentiti uniti sotto il simbolo dei due leoni. Ognuna di queste persone mettendo a disposizione di volta in volta le proprie esperienze, sensibilità e capacità. Persone di origine, fede e lingue diverse, accomunate però dal desiderio irresistibile di adoperarsi per il bene comune. L’ingresso nel club, nell’associazione, è una specie di “certificazione in positivo” della qualità di una persona. Da quel momento si avrà l’onore ma anche l’onere di portare il prestigioso distintivo dei Lion, che certificherà l’’mpegno umanitario e obbligherà e garantirà un comportamento eticamente ineccepibile in ogni atto e momento della vita. Allora, caro amico, se pensi di poter dare qualcosa agli altri, anche se ancora non sai cosa; se hai il desiderio di adoperarti per migliorare la cultura e il benessere di chi ti sta vicino e di chi ti sta lontano; se immagini che le tue esperienze di vita, nella loro unicità, possano essere di aiuto alla comunità; se sai di avere la capacità di vedere problemi che la società nella quale vivi ancora non percepisce appieno o non percepisce affatto; se hai qualcosa da dare, qualsiasi cosa che ti faccia piacere donare; se hai il desiderio di perseguire scopi nobili e di condividere questi obiettivi con altri che la pensano come te; se sai che potresti essere un leader rispetto a problematiche difficili, nascoste e apparentemente insormontabili; se solo una di queste cose fa parte dei tuoi pensieri e vuoi realizzarla, allora chiedi ed entra a far parte di un club, di un’associazione di persone che hanno il tuo stesso spirito, il tuo stesso desiderio. Perché caro amico, anche tu, “in pectore”, sei già un “membro Lion”. Anche se fino ad ora non lo hai mai, mai, ma proprio mai, immaginato. ■

Nel 2017 l’Associazione festeggerà il centenario della fondazione


L’opinione

Lionismo

gennaio-febbraio 2015

Dolenti note della comunicazione e della visibilità Lion La decisone di pubblicare un articolo prescinde dal valore morale e sociale del messaggio e si adagia su superficialità, convenienza commerciale, simpatie-antipatie

Giuseppe Tito Sechi

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Redattore di Lionismo

stato diretto ed esplicito: gli eventi da segnalare ai mass media devono rivestire rilevante interesse per i fruitori della notizia. Altrimenti richieste di pubblicazione di comunicati riguardanti iniziative sociali, culturali, raccolta di fondi ecc., come pure cronache dei risultati delle medesime attività non potrebbero avere spazio, e per l’opinione pubblica sarebbero come fatti mai nati: aborti di attività, ancorché per scopi ed etica lionistica siano stati eventi importanti, incisivi, positivamente conclusi. I discorsi, suadenti, forniti con sfoggio di conoscenze e di tecnicità tipica di chi ordinariamente non teme, si sente un tantino più su della media, né subisce vagli e drastiche ripulse dei fruitori dei servizi, hanno lasciato l’amaro in bocca. La verità che è emersa con speciosa

l 16 novembre dello scorso anno, il giorno successivo alla celebrazione del Congresso d’Autunno di Quartu Sant’Elena, nella medesima sede dell’Hotel Setar si è svolto il Convegno “Comunicazione oggi e visibilità attraverso l’utilizzo dei vari media”, in particolare volto a fornire ai Lions note e suggerimenti utili per portare a conoscenza del pubblico le attività più significative e interessanti dei Club. L’incontro si è rivelato istruttivo e coinvolgente, condotto com’è stato da maestri della comunicazione (dei quali due Lions dei Club sardi) ed esponenti di spicco dei mondi della carta stampata, dell’emittenza radiotelevisiva e dell’informazione commerciale. Il tema centrale dibattuto è stato la crisi della carta stampata e l’avvento dei notiziari on line, ma, anche rivolto, specie per interventi del nostro Governatore Giovanni Paolo Coppola, ad analizzare le problematiche della comunicazione lionistica. In questa materia per noi problematica, con esemplificazioni diverse e richiami espliciti degli esperti il messaggio lanciato ai Lions è Partecipanti al congresso di Quartu Sant’Elena

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Lionismo

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L’opinione

trasparenza è che il giudizio - direi meglio: la decisione persino arbitraria - ordinariamente prescinde dal valore morale e sociale del messaggio e si adagia su superficialità, convenienza commerciale, simpatie/antipatie. La nostra esperienza di Lions ci insegna che per veder pubblicati gli atti più importanti delle nostre iniziative occorre andare a ricercare l’amico dell’amico giornalista del quotidiano, della radio, della televisione e, dopo, confidare trepidanti nella buona riuscita della raccomandazione. Ecco perché, quando ci riescono, i Club accolgono soci giornalisti che, quando possibile, danno una mano per far giungere all’opinione pubblica le loro più meritorie iniziative. Valga per tutte una mia personale esperienza. Come ho riferito su Lionismo n. 4 (marzo-aprile 2014), trattando il tema “Cultura, fattore di progresso economico”, nello scorso marzo i Lions Club di Sassari Host, Sassari Monteoro e di Ittiri hanno organizzato un Convegno di rilevanza regionale concernente la Ci-

viltà nuragica – “Storia e storie dell’isola dei Nuraghi” – gestita dai massimi esperti della materia, quali il Rettore dell’Ateneo di Sassari e ben quattro archeologi di fama nazionale. L’Aula magna dell’Università ha ospitato un foltissimo pubblico di docenti ed esperti della materia, convenuto anche per partecipare alla celebrazione del centenario della nascita del massimo archeologo sardo Giovanni Lilliu e costituiva la prima iniziativa di rilievo in merito. Con nota di accompagnamento, che chiedeva cortesemente e anticipatamente ringraziava, ho provveduto a trasmettere via e-mail due distinti e diversi testi alle pagine culturali dei due quotidiani regionali di Cagliari e di Sassari. Entrambi questi giornali non hanno pubblicato neppure un estratto della comunicazione, malgrado il quotidiano di Cagliari vanti socio Lion il suo direttore responsabile e presso quello di Sassari si fosse attivamente adoperato il corrispondente socio del Club di Ittiri! Questo è quanto. La nuda realtà! ■

Gli eventi da segnalare ai mass media devono essere interessanti per i fruitori della notizia


Curiosità

Lionismo

gennaio-febbraio 2015

Le allodole alla cicuta

Il caso dei cacciatori viterbesi “avvelenati” dagli spiedini di questi volatili abbattuti di frodo nel mese di marzo Adolfo Puxeddu

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Redattore di Lionismo

ra le centinaia di casi clinici che ho discusso a lezione con i miei studenti, ne voglio ricordare uno per la sua straordinarietà. Si trattava di un ferroviere di Orte, di 50 anni, senza pregresse patologie degne di rilevo che, avendo presentato improvvisamente una grave astenia muscolare generalizzata e l’emissione di urine color coca cola, giunse alla nostra osservazione per una insufficienza renale acuta, provocata da una rabdomiolisi acuta. Questa sindrome clinica è caratterizzata da un grave danno del muscolo scheletrico con rilascio massivo di mioglobina nel torrente circolatorio, che viene escreta dall’emuntorio renale con una sua precipitazione nei tubuli renali e conseguente necrosi tubulare e insufficienza renale acuta. Ma nel nostro ammalato apparentemente sine causa. Il paziente venne immediatamente sottoposto a un trattamento emodialitico, che portò a una stabilizzazione delle sue condizioni cliniche; si normalizzarono i valori serici delle attività enzimatiche muscolari (CPK e TGO, con una lenta riduzione anche del tasso della LDH); la funzione renale ritornò nei valori normali. Nei giorni successivi al ricovero, dai suoi famigliari apprendemmo che anche altri tre suoi amici ferrovieri, abitanti anch’essi nella cittadina laziale, erano stati ricoverati lo stesso giorno nel reparto di Nefrologia al Policlinico di Roma con una medesima sintomatologia! La rabdomiolisi acuta nei quattro amici doveva avere un unico fattore etiologico; ma da una accurata anamnesi del paziente non si evidenziarono elementi degni

di rilievo. Durante la discussione clinica del caso, nel ripercorrere l’anamnesi personale fisiologica, chiesi al paziente quali fossero i suoi hobby nel tempo libero. Egli mi rispose che era la caccia, che praticava nelle campagne del Viterbese insieme ai suoi amici ferrovieri con i quali era solito cacciare le allodole non solo durante i mesi di ottobre-dicembre, ma anche quando la caccia era bandita. In effetti nel mese di marzo riempirono di frodo i loro carnieri con un volo di questi uccelli, che congelarono in attesa di fare una bisboccia. La sera prima di sentirsi male aveva mangiato con gli amici numerosi spiedini di allodole a “grasso e magro”. Chiesi ai miei studenti che cosa mi fosse balenato nella mente: nelle allodole consumate dai nostri cacciatori vi doveva essere l’agente eziologico della rabdomiolisi. Da un testo di ornitologia appresi che in primavera le allodole, ma anche le quaglie, si cibano delle cime della cicuta, al cui veleno non sono sensibili. E le piante di cicuta sono presenti in quelle campagne! Questi frammenti vegetali contenuti nei ventrigli dei volatili, che vengono mangiati di norma con tutte le interiora, determinarono il quadro clinico del Coturnismo (Coturnix è il nome latino della quaglia!) con rabdomiolisi acuta, come mi venne confermato dal collega professor Giusto Giusti, esperto negli alcaloidi della cicuta! La notizia si diffuse rapidamente in tutto il Viterbese e le guardie venatorie furono le prime a rallegrarsene! Morale: non cacciare le allodole! Salvaguardare invece questo piccolo uccello passeriforme (Alauda Arvensis), schivo e gentile, ben noto per il suo canto melodioso e melanconico, messaggero del mattino, per la sua innata curiosità (vedi specchietto per le allodole!), e per la peculiarità del suo volo, che lo vede sfrecciare in alto nel cielo per poi gettarsi a capofitto, chiudendo le ali, fino a qualche metro dalla terra. ■

I piccoli uccelli si erano cibati della pianta tossica per l’uomo

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Lo splendore della Domus Aurea

Un progetto di crowdfunding da 31 milioni di euro in 4 anni e un percorso di visite guidate in quindici tappe, per consentire al cantiere di proseguire i lavori e ai visitatori di capire l’incredibile operazione di recupero in corso per restituire al mondo la celeberrima villa di Nerone. Un patrimonio unico e straordinario al centro di Roma A cura di Vincenzo G.G. Mennella e Franca Piroso Un po’ di storia

della dimora, i lussuosi saloni furono spogliati dei rivestimenti e delle sculture e riempiti di terra sino alle volte e nel 104 d.C. un incendio diede a Traiano l’input per distruggere quanto era rimasto e trasformare il padiglione sul colle Oppio come base per costruire le sue terme. Il piano superiore venne distrutto, gli ambienti del piano inferiore, spogliati dei marmi e dei materiali preziosi, vennero occupati in parte dalle imponenti gallerie traianee, che oggi costituiscono il paesaggio archeologico del colle Oppio. Nella valle sottostante, al posto del lago artificiale, fu edificato l’anfiteatro Flavio (72-80 d.C), comunemente detto Colosseo sia per le dimensioni che per la vicinanza del Colosso di Nerone. Le fastose decorazioni a fresco e stucco della Domus Aurea rimasero nascoste fino al 1500, allorché alcuni artisti rinascimentali appassionati di antichità tra cui Ghirlandaio, Pinturicchio, Raffaello ed altri, calandosi dall’alto di quelle che loro pensavano fossero delle grotte, iniziarono a copiare

Dopo l’incendio del 64 d.C. che distrusse quasi tutto il centro di Roma, l’imperatore Nerone in pochi anni si fece costruire una splendida reggia imperiale costituita da uno spettacolare complesso di padiglioni sfavillanti di dorature, avori, pietre preziose, marmi policromi, immersi in una campagna artificialmente ricostruita all’interno della città, tanto da meritare il nome di Domus Aurea. Venne progettata dagli architetti Severo e Celere e decorata in maniera raffinata dal pittore Fabullus con la tecnica ad affresco. Il perimetro del parco si estendeva dal Palatino all’Esquilino, alla Velia, al Colle Oppio, al Clodio e comprendeva sconfinati vigneti, pascoli e boschi, un lago artificiale, tesori saccheggiati nelle città d’oriente, preziosi ornamenti fra cui una colossale statua dell’imperatore nelle vesti del Dio Sole. Copriva in origine un’area così vasta - 80 ettari - da essere identificata con gran parte della città antica. “…la Domus Aurea abbracciava tutta Roma…” (Plinio, Storia Naturale XXXII, 54) “…estendersi fino a circondare la città…” (Plinio, Storia Naturale, XXXVI, III). Alla morte di Nerone, avvenuta nel 69 d.C. i successori sep- Veduta generale del Colle Oppio. I resti delle Terme di Traiano e, in pellirono e cancellarono ogni traccia rosso, lo spazio occupato dalla Domus Aurea (fonte SSBAR)


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i motivi decorativi delle volte, tanto che le decorazioni furono chiamate grottesche. Con la riscoperta iniziarono i problemi della conservazione delle pitture e degli stucchi, che sbiadirono velocemente a causa dell’umidità.

Il Padiglione del Colle Oppio

Pochi luoghi dell’antichità classica, come la Domus Aurea, rappresentano un significato profondo per la storia della cultura artistica italiana e la riscoperta del padiglione sul Colle Oppio ha contribuito I fori da cui nel 1500 si calarono alcuni pittori, molto all’affermazione del fascino evocatra i quali Il Pinturicchio che qui ha lasciato la sua firma tivo che ancor oggi avvolge il visitatore, del padiglione era costituito dalla sala ottagonale anche a causa della sua condizione ipogea. e che la lunghezza totale della fronte dell’intero ll padiglione, o meglio ciò che resta di questo edificio era di 370 metri. Gli architetti Severo e imponente edificio, si articola in 153 ambienti, Celere innalzarono il padiglione in posizione doper una lunghezza totale di 250 metri e una prominante sul pendio meridionale del Colle Oppio fondità che varia da un minimo di 30 a un masorientandolo in senso Est-Ovest e collegandolo simo di 60 metri. L’estensione del complesso, al lago con una serie di terrazzamenti, la facciata comprese le gallerie di Traiano, è pari a circa rivolta a mezzogiorno era preceduta da un por16.000 metri quadrati, 30.000 metri quadrati tico a falda di ordine corinzio. La luce penetrava sono le superficie affrescate, 11 metri lo sviluppo nelle stanze poste all’interno attraverso peristili in altezza all’intradosso delle volte. e cortili oltre che da finestre aperte sulle pareti Il padiglione faceva parte di un organismo e sulle volte. più complesso con un piano superiore che si afSostanzialmente il padiglione si distingueva facciava su un immenso lago artificiale. in due quartieri: quello occidentale, che aveva Recenti indagini hanno chiarito che il centro

Planimetria generale del padiglione del Colle Oppio. In nero le strutture della Domus Aurea e in rosso le sostruzioni delle Terme di Traiano ad essa sovrapposte (fonte SSBAR)

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Alla scoperta di…

Vista della sala ottoganale e degli ambienti radiali

inglobato case di età repubblicana e magazzini assumendo però le caratteristiche paesaggistiche tipiche delle ville marittime con un’architettura che potremmo definire classica, e il quartiere orientale con uno sviluppo planimetrico molto più composito, articolato intorno a due cortili poligonali aperti ai lati del complesso della sala ottagonale e dei suoi ambienti radiali, fulcro dell’impianto planimetrico e cuore pulsante di questa ala. Nella storia dell’architettura romana questo è un esempio straordinario e innovativo per concezione spaziale e arditezza costruttiva. Infatti sulla pianta ottagonale si imposta una volta a padiglione, che in prossimità del lucernario centrale diventa una cupola emisferica; soluzione architettonica che dà una percezione di leggerezza, ancor più enfatizzata dal fatto che la volta, apparentemente solo appoggiata sulle ampie piattabande di passaggio agli ambienti radiali, è visibile da ognuno di essi attraverso finestre strombate. Il padiglione occupava anche parte della sommità del Colle Oppio con un secondo piano costituito da architetture leggere, portici e giardini dove trovavano posto fontane e bacini. Per quanto attiene alla funzione del palazzo, numerosi indizi, come l’assenza di porte, latrine, cucine e sistemi di riscaldamento, portano ad escludere il carattere residenziale dell’edificio, così come la mancanza di decorazioni nella sala ottagonale, che aveva un arredo in legno, avorio e stoffa che poteva mutare in funzione dell’evento, farebbe pensare che il padiglione del Colle Oppio fosse dedicato all’otium privato di

Nerone, alle feste e alle cerimonie. Egli stesso e i suoi ospiti potevano passeggiare e apprezzare la spazialità del complesso, le opere d’arte esaltate dalla luce, i giochi d’acqua delle fontane e il fantastico panorama sul parco e sulla valle fino al lago artificiale. Le pareti all’interno erano ricoperte da lastre marmoree rettangolari, provenienti dalle cave della Grecia, dell’Africa e dell’Asia minore, caratterizzate da intense variazioni di colore dal bianco, al giallo, al rosso, al verde, fino all’imposta delle volte, sulle quali si stendeva la decorazione pittorica talvolta arricchita da elementi a rilievo in stucco. La stessa tipologia era usata anche per la facciata esterna del palazzo, un’ampia porzione della quale è tuttora visibile nel cortile pentagonale.

Il Progetto Domus Aurea

Gli elementi costitutivi il monumento così come consegnatoci dalla storia, presentano problemi conservativi molto specifici e di notevole complessità trattandosi di un monumento ipogeo sovrastato da un giardino, creato nel 1936, con due o tre metri di terreno che gravano sulle volte e con essenze arboree le cui radici vanno ad incunearsi nelle murature antiche. Inoltre l’interrelazione tra fasi costruttive differenti complica ulteriormente i problemi conservativi, in quanto l’acqua oltrepassando il terrapieno raggiunge, determinandone in qualche caso il crollo, le strutture, in particolare le gallerie traianee i cui punti di attacco alla costruzione


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Lionismo

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neroniana risultano deboli. Il degrado delle strutture e del patrimonio pittorico della domus va costantemente controllato, in particolare per quanto riguarda l’equilibrio climatico/ambientale e microbiologico tra interno ed esterno che risulta molto delicato. Il semplice montaggio di un ponteggio provoca l’alterazione dei flussi di aria e dei livelli termo igrometrici che hanno un’immediata ripercussione sulla conservazione delle pitture (monitoraggi strumentali delle strutture sono collegati a sistemi d’allarme in relazione a fessurazioni che possono porre a rischio la stabilità, così com’è attivo Incidenza delle radici degli alberi sulle strutture della Domus il monitoraggio strumentale del microclima (fonte SSBAR) in rapporto alle condizioni climatiche facile soluzione. L’azione messa a punto dagli esterne). specialisti (archeologi, architetti, ingegneri, reL’evaporazione e la condensazione sulla sustauratori, fisici, chimici, biologi e botanici) che perficie determina fasi di cristallizzazione e sostudiano e operano da molti anni nella Domus lubilizzazione di sali, ma anche solubilizzazione Aurea, prevede un’azione integrata - filologica, e cristallizzazione del carbonato di calcio delle archeologica e funzionale - tra recupero del commalte. Ciò genera efflorescenze di colore bianplesso “sotto e sopra” e rigenerazione della tercastro e degrado delle malte sia sulle strutture razza delle terme di Traiano nell’ambito del che sulle superfici pittoriche. Lo scambio d’aria parco. con l’esterno oltre alla modificazione del grado Il progetto dovrà riferirsi e confrontarsi con di umidità relativa contribuisce anche alla diffutre diversi livelli di emergenze strutturali antiche sione di inquinanti biologici (batteri e funghi) e fra l’altro non tutte contemporaneamente conchimici, che possono attaccare le murature con servate e presenti al di sotto dei giardini e precolorazioni nere e verdi e conseguenti danni per cisamente: resti di fasi post traianee, resti delle stucchi e dipinti. La stabilizzazione della tempeterme di Traiano, resti della domus aurea neroratura e dell’umidità relativa all’interno del moniana. L’idea base del progetto prevede l’utilizzo numento è fattore essenziale per la sua conserdi queste emergenze e il loro restauro come divazione (i valori ottimali sono per la temperatura fesa degli ambienti sottostanti per rigenerare e 17 + - 2°C, UR dell’aria 92,5%, velocità dell’aria riproporre l’architettura antica dell’Oppio. Questa <0, 4 m/s, illuminamento minore di 150 lx.) attività di miglioramento conservativo non sarà sufficiente per la protezione del patrimonio deI problemi da affrontare per la conservazione corativo sottostante in quanto si dovrà disporre del monumento ipogeo, sono molteplici e di non

Stato attuale dei dipinti su volte e pareti

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Attualità

Ambienti della Domus: a sinistra il masso dove l’acqua proveniente dall’alto formava una cascata, a destra un corridoio che mette in risalto l’altezza delle pareti (11 metri) con i fori dove erano attaccati i marmi

di uno spessore di protezione integrato, comunque notevolmente inferiore a quello attuale (3 metri) destinato all’impermeabilizzazione e isolamento termico con spessore non superiore al metro. Il giardino sostenibile sarà un parco archeologico dove gli alberi saranno sostituiti da erbe che hanno bisogno di poca acqua e poca manutenzione, messe in contenitori per evitare che le radici penetrino nel sottosuolo con tubazioni che intercettino le acque meteoriche alla

Un pezzo di marmo che ornava la volta di un ambiente

quota più alta possibile per facilitarne l’allontanamento e la manutenzione del sistema di smaltimento. Per il compimento del Sistema Integrato di Protezione sono previsti quattro anni di lavoro; i risultati dei primi interventi effettuati sono visibili al pubblico grazie alle visite guidate del cantiere che si tengono il sabato e la domenica a partire da domenica 26 ottobre 2014; l’accesso è consentito a gruppi di massimo 25 persone guidati da un archeologo. La visita guidata su prenotazione obbligatoria della durata di un’ora e un quarto si articola in quindici tappe. L’Art Bonus è lo strumento immaginato per tutti quelli che vogliono contribuire, con grandi e piccole donazioni, al recupero del patrimonio italiano. In applicazione al decreto Art Bonus sono state messe a punto procedure innovative in grado di rispondere ai requisiti normativi: ampia diffusione, trasparenza nella destinazione delle erogazioni, efficienza gestionale nelle pratiche di pagamento e fiscali; si tratta della prima sperimentazione di una piattaforma di crowdfunding appositamente dedicata alla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale nell’ambito dei servizi al pubblico della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma. ■


L’oggetto misterioso

Indovina cos’è

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l nuovo oggetto da indovinare per questo numero è indicato nella foto e, come da regolamento, risulterà vincitore colui che per primo avrà inviato entro il 15 marzo 2015 la risposta esatta. Fa fede la data dell’e-mail d’invio della risposta. Vi ricordo che l’oggetto può essere costituito da un personaggio, un luogo, un animale, una pianta, un vegetale, un og-

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getto inanimato, un edificio, un monumento etc. La risposta deve essere esattamente quella pensata dall’autore e depositata in busta sigillata presso la redazione della rivista. Ognuno può dare una sola risposta via e-mail inviandola a: v.mennella39@gmail.com Buon divertimento! La risposta esatta al quesito del primo numero era la seguente:

Cattedrale di San Bavone Haarlem, Olanda È pervenuta la risposta di: Marco Terzetti L.C. Perugia Concordia (4.12.2014)

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Concorso

La Rivista Lionismo, organo ufficiale del distretto Lions 108L, in quanto sede di approfondimento culturale e formazione critica, intende promuovere percorsi positivi di conoscenza mirati a riflessioni su temi di attualità in ambito scientifico, umanitario e all’interscambio di idee, in cui il lettore si senta pienamente coinvolto e possa diventare a sua volta protagonista. In questa ottica e per celebrare il quarantesimo anniversario di fondazione della rivista è indetta la seconda edizione del concorso “Premio Lions di Saggistica 2014-15” che persegue il duplice obiettivo di promuovere la saggistica di qualità e valorizzare tesori nascosti del patrimonio culturale del territorio delle Regioni Umbria, Lazio e Sardegna che compongono il distretto Lions 108L.

BANDO DI CONCORSO Premio Lions di Saggistica 2014-2015 Regolamento

I Termini e condizioni

1. Il concorso ha come scopo l’istituzione di un premio, dedicato alla saggistica nell’ambito del territorio del distretto Lions 108L. L’obiettivo precipuo è l’individuazione, valorizzazione e diffusione dei tesori nascosti del territorio, di riconosciuto valore ma non sufficientemente conosciuti e pubblicizzati. 2. La partecipazione al concorso “Premio Lions di saggistica 2014-2015” è aperta ai soci Lions singolarmente, ai Lions Club, agli esterni all’Associazione. È prevista una quota d’iscrizione di 50 euro a titolo di rimborso spese di segreteria. 3. Il concorso si articola nell’unica sezione di saggistica. I partecipanti potranno candidarsi presentando un unico elaborato. Anche nel caso di Club la candidatura è unica, a nome del presidente. Gli elaborati presentati dovranno essere originali ed inediti. 4. Il tema sarà “Il territorio delle regioni Umbria, Lazio e Sardegna” con tematiche da sviluppare a scelta tra le seguenti: storia, ambiente, archeologia, arte (pittura, scultura, architettura), letteratura, antropologia, tradizioni popolari. 5. Le norme per la redazione degli elaborati dovranno rispettare rigorosamente, pena l’esclusione, le seguenti indicazioni: - possono concorrere opere di saggistica di lunghezza non inferiore a 100.000 caratteri e non superiori a 200.000 caratteri (spazi inclusi) e con non più di cinque foto significative con risoluzione 300 dpi e base 20 cm. 6. Con la partecipazione al concorso gli autori accettano tutto ciò che è previsto nel presente regolamento e acconsentono alla pubblicazione su siti web, su pubblicazioni cartacee e digitali, nonché all’esposizione delle suddette, rinunciando ad ogni remunerazione per il relativo diritto d’uso. Resta inteso che la paternità delle opere resta dei rispettivi autori, che verranno menzionati ad ogni pubblicazione delle loro opere.

II Invio, segreteria organizzativa e direttore responsabile

7. Ogni opera dovrà essere inviata in quattro copie dattiloscritte entro e non oltre le ore 13 del 30 Aprile 2015 (farà fede il timbro postale di partenza), firmate con uno pseudonimo. Assieme alle copie dell’opera, ma in busta separata sigillata e senza nessuna indicazione esterna, ogni candidato dovrà inserire i propri dati anagrafici, recapito, indirizzo, telefono, e-mail e pseudonimo, nonché la scheda di partecipazione e l’attestazione del pagamento della quota d’iscrizione. I testi dovranno essere inviati anche in forma digitale (cd-rom) con estensione “doc” o “rtf” con soggetto “Testo per concorso: Premio Lions di saggistica 2014-15” e nel suo corpo dovrà comparire la dicitura “Autorizzo il trattamento dei miei dati personali in base art. 13 del D. Lgs. 196/2003”. 8. I testi dovranno pervenire con le modalità indicate al seguente indirizzo esclusivamente per raccomandata con avviso di ricevimento: Segreteria del Concorso Premio Lions di Saggistica 2014-15 c/o Vincenzo Mennella - via U. Saba, 14 - 06073 Corciano (PG)


Concorso

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9. Le opere non saranno restituite ai partecipanti. L’organizzazione del concorso non è responsabile della distruzione o perdita delle opere che dovesse eventualmente verificarsi. 10. Il direttore organizzatore responsabile è il Prof. Vincenzo G. G. Mennella.

III Giuria e proclamazione dei vincitori

11. Il concorso prevede la nomina di una giuria composta da 3 membri compreso il Presidente con il compito di scegliere le opere vincitrici. L’ammissibilità delle opere a concorso sarà sottoposta a giudizio insindacabile, prima della segreteria del premio che verificherà esclusivamente il rispetto delle norme e condizioni, e poi della Giuria, che valuterà tutte le opere in base alla pertinenza al tema del concorso, originalità, creatività e fantasia non oltre sessanta giorni dalla chiusura dei termini. 12. La proclamazione dei tre vincitori (uno per Regione) avverrà nell’ambito del Congresso distrettuale Lions di primavera. L’assenza alla manifestazione di consegna da parte dei vincitori, se non adeguatamente giustificata, sarà interpretata come rinuncia al premio.

IV Premi

13. Il premio consiste nella pubblicazione dei tre lavori risultati vincitori in un unico volume monografico a cura della ali&no editrice, nonché in una targa. A tutti i partecipanti verrà consegnato un attestato di partecipazione alla Seconda edizione del Premio Lions di saggistica 2014-2015 14. I partecipanti saranno avvisati in tempo utile tramite comunicazione scritta, mail e/o telefonata sulla data, luogo e ora dell’assegnazione dei premi.

Fac-simile della scheda di adesione

Cognome ______________________________________________________________________ Nome _________________________________________________________________________

Via ___________________________________________________________________________

C.A.P. _______ Località ________________________________________________ Provincia ___ Tel. __________________________ Email ___________________________________________

Partecipo al Concorso con il seguente elaborato (titolo):

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Il/la sottoscritto/a con la presente accetta le norme del regolamento e autorizza a titolo gratuito, senza corrispettivo e nel rispetto dei diritti morali, l’eventuale pubblicazione di tutto il materiale (testo, foto e disegni) del quale si dichiara autore/titolare dei diritti e garantisce, ad ogni effetto, l’originalità oltre alla non lesività, nel pieno rispetto della normativa vigente, sollevando l’editore da ogni responsabilità civile e penale nei confronti di terzi. Accetto che ai sensi del D.Lgs. 169/ i miei dati siano utilizzati ai soli fini promozionali. Dichiaro inoltre di accettare tutte le norme espresse nel regolamento. Firma

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Lionismo

gennaio-febbraio 2015

Multidistretto

www.lions.it Il nuovo portale dei Lions italiani è in linea

Saluto del Direttore Internazionale Roberto Fresia

Cari Amici, il Consiglio dei Governatori ha voluto con grande determinazione questo portale dei Lions italiani. Questa decisione è da apprezzare perché è un adeguamento al mondo che cambia, dove sempre più persone si avvicinano alle tecnologie ed in particolare i giovani che sono coloro che ci garantiranno il nostro avvenire. Il portale ci permetterà di avere e dare una migliore visibilità esterna, una migliore conoscenza della nostra Associazione, sia al nostro interno, ma soprattutto all’esterno. Più persone conosceranno ciò che facciamo, più vorranno darci una mano. Con più persone potremo fare service ancora più grandi sia in Italia, sia nel mondo. I complimenti al Consiglio dei Governatori ed a Michele Salvemini ed al suo staff per questo importante lavoro. Saluto del Presidente del Consiglio dei Governatori Michele Serafini

Cari Amici, la passione e l’entusiasmo possono essere rafforzati conoscendo maggiormente la nostra associazione e le sue molteplici attività. Solo una comunicazione moderna ed efficace può raggiungere questo scopo: per questo motivo il Consiglio dei Governatori ha deciso di riprogettare completamente il sito del Multidistretto 108, per creare una porta di accesso a disposizione dei Lions italiani e di chiunque voglia conoscere il lionismo attraverso informazioni costantemente aggiornate, per scoprire quanto realizziamo ogni giorno. Un nuovo portale progettato per rendere più facilmente accessibili

notizie e aggiornamenti, aperto al contributo di tutti e collegato ai social network, per dare un’informazione globale e disponibile su tutte le piattaforme. Non è stato facile realizzare tutto questo in così breve tempo e vorrei ringraziare il Responsabile Informatico MD Michele Salvemini e tutto il suo team, che sono riusciti a terminare questo importante progetto nei tempi prefissati. È un grande sforzo anche economico da parte del nostro Multidistretto, ma non possiamo dimenticare l’enorme importanza della comunicazione, dove carta stampata e il web devono convivere per meglio informare e raggiungere ovunque i nostri soci. Saluto del Governatore delegato all’Informatica Giovanni Paolo Coppola

Carissimi soci è con piacere e con orgoglio che, in qualità di Governatore delegato, tra l’altro, alla informatica, vi annuncio la messa in linea del nuovo sito web dei Lions italiani. Il nuovo team informatico ha fatto un lavoro molto attento e professionale, recependo i suggerimenti degli amici Lions che fino ad ora avevano operato con grande competenza e dedizione in questa area. Il nuovo portale, unica “porta” di ingresso di noi Lions italiani, si presenta con una veste moderna ed innovativa ed è in linea con le tecnologie informatiche più avanzate ad oggi. Trattandosi di una novità, vi chiedo, per favore, di essere “curiosi” navigando nel nuovo sito. Solo così potrete segnalarci ogni errore od omissione, sempre possibili per il tempo ristretto avuto a disposizione, nonché suggerirci ogni eventuale implementazione migliorativa. Un abbraccio nel Lionismo e infiniti auguri per le imminenti festività a voi e alle vostre famiglie.


Multidistretto Annuncio del Responsabile Informatico MD Michele Salvemini

L’avevamo promesso e le promesse si mantengono. Oggi 16 Dicembre è in linea il Nuovo Portale dei Lions Italiani www.lions.it. Nuova architettura, nuova struttura, nuova grafica, nuove funzionalità. Nuovo in tutto. Pur mantenendo la massima funzionalità, è aperto al presente e al futuro. Punti salienti del nuovo Portale:

• Aperto ai Lions e ai non Lions. Vera finestra Lions verso il Mondo esterno. • Grafica accattivante e funzionalità semplici e intuitive. • Menu a tendina per una facile scelta. • Notizie importanti del Multidistretto e dai Distretti in primo piano. • Amministrazione per gestione club e rapportini semplice da utilizzare e con stessa metodologia precedente. • Banner sui più importanti eventi o attività Lions, come Expo 2014, Conferenza del Mediterraneo, LCIF e tanto altro ancora. • Portale LEO. • Riviste Lion disponibili per consultazione e scarico. • Accesso ai Distretti, con info su tutto ciò che vi può servire, info sui clubs compresi. • Trova il club più vicino a te per coloro che vogliono conoscerci. Chi sono e cosa fanno i Lions e come diventare socio. • Accesso Soci, con utenza e password. Una grande novità. Qui vi potrete registrare con il vostro codice socio e cognome, per poter accedere ai tanti contenuti dedicati ai soci, annuari compresi. E poi la ricerca soci e club in tempo reale e con dati aggiornati, stampabili. Un esempio: il Club Palo del Colle Auricarro è stato caricato questa mattina. Nell’annuario in DVD, se ci fosse stato, e in quello cartaceo non lo vedrete fino a Dicembre 2015. Con questo sistema lo vedete in linea già oggi stesso, con tutti i soci, il Direttivo, indirizzo, le foto e i guidoncini. E così anche i soci entrati o usciti. Non male vero? • Canale Youtube per tutto ciò che possiamo far vedere di bello delle nostre attività di servizio. • I Lions rispondono. Un blog aperto a tutti (con una preventiva analisi dei contenuti) che ci permetterà di colloquiare con Lions e non su tutto quello che sono i Lions e su quello che fanno.

Lionismo

gennaio-febbraio 2015

• Newsletter a cui si possono iscrivere anche non Lions che ci permetterà di inviare news, riviste, comunicazioni per aumentare il numero di persone che seguono le nostre attività. • Social Network. Pagina Facebook, Twitter, Google+, Linkedin. • Possibilità di inserire moduli gotomeeting per video-conferenza. E in futuro Web Class per corsi on line e tanto altro ancora che scoprirete strada facendo. Seguirà un piccolo manualetto di istruzioni per i meno esperti. Ora lo strumento per vedere e farci vedere meglio c’è. A noi tutti la capacità di renderlo vivo, con contenuti validi e continui, o uno sforzo inutile per un prodotto che non si aggiorna. Un particolare ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato alla preparazione di questo Portale. In particolare a Gianluca Angelini, socio del Lions Club Guidonia Montecelio, senza il quale questo non sarebbe stato possibile. Attendiamo i vostri giudizi (speriamo non troppo severi) e i vostri consigli per migliorarlo. Buon divertimento.

Manuale d’uso e navigazione del nuovo portale www.lions.it

1. Il Portale è multipiattaforma. Significa che funziona su PC, IPAD, Tablet, Smartphone. Android, IOS e Windows (non ci provate su Nokia 3310). 2. Cliccando su ‘Amministrazione’, presente nel menu in alto su barra gialla, sul sottomenu prima delle news in pillole, e nella scheda con l’immagine del computer, entrerete nel Data Base per la compilazione dei rapportini soci e quant’altro facevate prima in Amministrazione. Rimangono valide le credenziali che già ha chi è delegato ad operare su questa Area (Presidenti o suoi delegati, Officers Distrettuali e Multidistrettuali). Nulla cambia rispetto a prima per l’accesso al Data Base. Per l’accesso al sistema di Amministrazione, fino a che non imparerete ad usare il Portale correttamente, saranno attivi sia www.lions.it, con accesso ad Amministrazione, che www.lionsitalia.it con accesso diretto ad Amministrazione Data Base. 3. Cliccando sulla cartina d’Italia potrete accedere ai singoli Distretti e reperire le info di base, compresi i club presenti e i loro riferimenti. Provate!

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Lionismo

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Multidistretto

4. Portale dei LEO italiani in menu 5. News da Distretti e Multidistretto. Le principali notizie saranno sempre in prima pagina. 6. Banner vicino al logo. Saranno qui posizionati gli eventi dell’anno del MD. In questo caso EXPO 2015, Conferenza del Mediterraneo e LCIFLotta al Morbillo. Cliccando sui banner accederete alle pagine dedicate o al sito dedicato. 7. Rivista Lions. È possibile scaricare o consultare l’ultima rivista nazionale e quelle messe in archivio 8. Canale Youtube. Con video e interviste delle più importanti attività o azioni sul territorio dei Distretti e MD. 9. Social Network. Pagina Facebook, Twitter, Google+, Linkedin, Microsoft live dedicate al MD e attive. 10. Newsletter. Basta inserire la propria mail, anche i non Lions possono farlo, e riceverete (appena sarà predisposta) una newsletter con le info e notizie più importanti dal Multidistretto e dai Distretti. 11. I Lions Rispondono. Un blog aperto a tutti, ma controllato in entrata e in pubblicazione, che ci permetterà di rispondere a Lions e non a domande fatte su tutti gli argomenti possibili. Dalle manifestazioni, a come entrare nei Lions. Da come partecipare alle attività di service, a come donare. 12. Accesso Soci. L’area è riservata ai soli soci Lions. Qui è obbligatorio registrarsi, per l’accesso. Verrà richiesto il vostro codice socio. Se non lo conoscete, chiedetelo al vostro Segretario. Con il codice socio e il cognome vi potrete registrare con un’utenza e password che sceglierete voi (non sono le credenziali per l’accesso al Data Base). Se perdete la password nessun problema. Basta cliccare su ‘recupera password’. Tutti, la prima volta, dovranno registrarsi, La registrazione si completerà con l’invio di una mail di abilitazione alla vostra casella di posta registrata nel Data Base nazionale. Se la vostra mail è errata o assente, non sarete in grado di registrarvi. In questo caso dovrete chiedere al vostro Segretario di Club di aggiornare o di inserire la vostra mail nel Data Base Nazionale. Questo ci permetterà anche di avere mail aggiornate e, quindi, di poter comunicare con voi con molta più facilità. Per essere sicuri che state navigando sotto il vostro nome, in alto a destra del portale, sulla barra gialla, dovreste trovare ‘Socio Lions: il vostro nome e cognome’

13. In Accesso Soci troverete la sezione Annuari. Sarà possibile, con password (comunicata ai DIT Distrettuali) accedere agli annuari dell’anno in corso, scaricabile in pdf e consultabile, e a quelli degli anni precedenti. Sarà possibile fare anche una ricerca sul Data Base, quindi aggiornata al minuto, di soci e club, con la possibilità di stampare l’output. Provate! Ogni registrazione è monitorata e siamo a disposizione per qualunque problema dovesse riscontrarsi. Potrei raccontarvi tante cose ancora, ma la migliore istruzione è quella della prova. Navigate nel nuovo Portale. Siate cauti nella critica se c’è qualcosa che non va, ma segnalateci eventuali anomalie, probabili nei primi momenti. Ma, soprattutto, fateci avere i vostri migliori contenuti. Senza, il portale non ha vita facile. Io e lo staff, che sto costituendo per la gestione dell’Informatica Multidistrettuale, siamo a vostra disposizione, con parsimonia. Ora saremo più visibili e, speriamo, anche più efficaci verso l’interno e l’esterno. A noi la capacità di rendere speciale! ■


News

• Lionsphil

Lionismo

gennaio-febbraio 2015

In occasione del prossimo centenario della International Association of Lions Clubs (2017) in molti degli oltre 200 Stati in cui LCI opera ci saranno emissioni filateliche dedicate. Riceviamo e volentieri pubblichiamo: “È uscito il nuovo numero di LIONSPHIL notizie del L.C.F.I. Chi fosse interessato può farne richiesta a Luigi Mobiglia via Pavone 20 10010 Banchette (TO) tel. 0125.612832, cell. 339.8823123”.

• Il Distretto 108L per EXPO 2015

19 febbraio 2015 ore 18,30 Casa dell’Aviatore, Viale dell’Università 20, Roma Tema Nazionale di Studio: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Partecipano: – Governatore Giovanni Paolo Coppola – 1° Vice Governatore Tommaso Sediari – Direttore Generale di ITALFERR Marco Rettighieri – Coordinatore Distrettuale Patrizia Marini – Ministro del MIPAAF Maurizio Martina

• Service Nazionale Lions: Help Emergenza Lavoro

Il 14 Febbraio 2015 presso il Centro logistico della Wuerth Italia a Capena (Roma) il Lions Club “Passo Corese Sabina Gens” presenta un progetto per l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, settore del risparmio energetico e dell’uso consapevole dell’energia. Giovani diplomati e neo laureati che inEMERGENZA LAVORO tendono avviarsi alla carriera di “Energy manager” possono partecipare alla selezione inviando il proprio curriculum vitae a: selezione@guerrieriassociati.com inserendo codice Q1GA14.

• 18ª Mediterranean Lions Conference Pescara 2015

Incontri, visite a monumenti, tour, shopping e cultura. Tutto questo vi aspetta a Pescara in occasione della Conferenza dei Lions del Mediterraneo i cui lavori ruoteranno intorno al tema di importante attualità: “Lo sviluppo per la pace nel Mediterraneo. L’armonico sviluppo economico-sociale del bacino mediterraneo quale fattore di stabilità e di pace”.

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Lionismo

gennaio-febbraio 2015

Ultim’ora Fabrizio Sciarretta

responsabile Ufficio stampa distrettuale

• Lions e Social Network

La rivoluzione in atto nel mondo della comunicazione si chiama Social Network: Facebook, Twitter, Whatsapp, Google+ ed altri. Al di là degli aspetti tecnologici, sono strumenti che permettono alle persone di scambiarsi e diffondere opinioni, sentimenti, idee ma anche immagini e video e metterli a disposizione di una platea immensa, assolutamente globale. Qualche numero per indurre anche gli scettici ad una riflessione. Facebook ha 1,3 miliardi di persone nel mondo che vi accedono almeno una volta al mese e 829 milioni che lo usano tutti i giorni trascorrendoci mediamente 40 minuti. In Italia gli utenti sono quasi 30 milioni e circa 17 milioni quelli che vanno su Facebook tutti i giorni. Infine, una sorpresa. Facebook non è un social per ragazzi: la fascia di età più importante in Italia è quella tra i 36 ed i 45 anni, che comprende 5,4 milioni di persone, ovvero il 21% del totale.

• Una comunicazione “diversa”?

Prima la comunicazione era da uno a molti. Un giornalista scriveva e molti leggevano, un editore stampava e molti leggevano, un personaggio potente comprava un quotidiano e tutti ne erano influenzati. Oggi se io qui o un signore in Nuova Zelanda scriviamo la nostra opinione su Facebook e coloro che la leggono la trovano intelligente, la possono “condividere”. Cioè inviarla ai loro “amici”, alla loro rete di interlocutori e così via all’infinito. Succede che il mio pensiero o quello del signore in Nuova Zelanda possano così divenire globali o, come si dice sul web, “virali”, ed essere letti e condivisi da centinaia di migliaia di individui.

Oppure, si pensi a You Tube, un suo video può essere visto (e capita spesso) da decine di milioni di persone.

• Cosa si dice sui social?

La leggenda vuole che sui social si condividano soprattutto contenuti “leggeri”: battute, foto di amici e compleanni, sensazioni di un dato istante. E questo è vero, ma la rete di certo non si ferma qui. Guardate l’uso che ormai i politici fanno di Twitter, anche a livelli altissimi. E su Facebook vedo sempre più gente dibattere argomenti importanti e diffondere informazioni rilevanti. Inoltre il fatto di doverlo fare obbligatoriamente in poche battute ne esalta l’impatto comunicativo.

• Perché i social

sono importanti per i Lions?

Perché il Presidente Internazionale e i Vice Presidenti e il simpaticissimo IPIP Barry Palmer hanno la loro frequentatissima pagina? Perché Oak Brook ha un Canale You Tube (come il 108L, peraltro!)? Perché possiamo comunicare chi siamo e quello che facciamo a tutto il mondo. E lo possiamo fare in modo istantaneo, contemporaneamente al fatto che avviene. Possiamo aprire il dibattito intorno a un argomento e confrontarci con facilità. Possiamo scambiarci emozioni e affetti, che è sempre una cosa importante. Ma soprattutto lo possiamo fare in autonomia. Siamo noi i padroni della nostra comunicazione: senza condizionamenti, senza vincoli. Ecco perché stare sui social per i Lions è diventato imprescindibile. Se poi nessuno ci leggerà o ci “condividerà” sarà solamente colpa nostra: vorrà dire che le nostre idee non interessano. Ma sono certo che andrà in modo molto diverso. Allora, provateci anche voi. Iscriversi a Facebook richiede due click e vi ritroverete a chiacchierare con vecchi e nuovi amici, a mantenere un costante contatto con tutti quei Lions che altrimenti rivedreste solo… al prossimo Distrettuale! ■


Je suis Charlie

Ultim’ora

Lionismo

gennaio-febbraio 2015

Orrore fondamentalista contro la luce della ragione

L’

intera redazione di Lionismo, certa di interpretare i sentimenti dei soci del Lions Club International, esprime sconcerto, indignazione e condanna per gli attacchi terroristici presso la sede del giornale “Charlie Hebdo” e nel supermercato ebraico a Parigi, dove hanno trovato la morte e sono rimaste ferite decine di persone. Esprime piena solidarietà ai familiari delle vittime innocenti di queste nuove forme di terrorismo che stanno creando in tutto il mondo una lunga scia di sangue. I lions, consci che migliaia di giovani non integrati nella società occidentale trovano un’identità in una ideologia del terrore, devono adoperarsi nell’ambito della società civile dei paesi del Mediterraneo, per creare prospettive nuove da offrire loro, perseguendo e diffondendo con fermezza l’idea di libertà di pensiero, parola ed espressione.

È questa una battaglia di libertà che va combattuta in modo unificato con tutte le armi sociali ed economiche a livello europeo, senza tralasciare le iniziative di conoscenza nei paesi della sponda sud e sud est del Mediterraneo, in modo da essere consapevoli e non per negare l’altro. In questo scenario la stampa ha un ruolo importante per raccontare quanto accade e fare mediazione tra la fermezza delle azioni di controllo e la cultura dell’integrazione per evitare che si coltivi odio. L’informazione è una necessità per dare ad ogni cittadino la possibilità di scegliere il suo percorso di vita. Dobbiamo riuscire a far capire a chi ci legge, ci ascolta e guarda, ciò che sta accadendo nelle sue esatte proporzioni senza cadere nel tranello dei terroristi e senza dar loro ragione in nessun modo, neanche veicolando supinamente le immagini delle loro imprese, senza allinearsi alla forza brutale e terrorizzante di quello che compiono, ma trasmettendo il senso e distruggendo il consenso attorno a violenze oppressive e omicide. C’è in gioco la civiltà comune, la convivenza tra diversi, la fatica millenaria dello stare insieme che oggi risulta più difficile da raggiungere, considerata, attraverso le immagini e il web, la proiezione mediatica delle azioni terroristiche che galvanizzano in ogni angolo del “villaggio globale” i pochi che si sentono vicini a queste pratiche e intimidiscono, consegnandoli alla grammatica del terrore, i più.

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Lionismo

gennaio-febbraio 2015

Ultim’ora

I mille volti della manifestazione di Parigi

Domenica 11 gennaio 2015 due milioni di persone di molte nazioni e cinquanta capi di stato e premier, con una manifestazione storica di partecipazione comune, hanno sfilato a Parigi per rendere omaggio alle vittime di “Charlie Hebdo”, per difendere i valori universali di libertà, per non farsi intimorire da questi fatti tragici, per dimostrare unità contro il terrorismo e la paura, ma anche per aprire una strada per vivere insieme in pace. Tante le trovate, molti i cartelli e gli striscioni che davano il senso: – La religione è un’arma di pace – Un popolo che non è sicuro non è libero – Non si possono uccidere le idee – La libertà di espressione non può essere eliminata. Particolarmente significativo quello scritto da un bambino: – I Cattivi non ci fanno paura Ma soprattutto un’infinità di Charlie declinati in ogni possibile modo.

Le manifestazioni nel resto d’Europa

Imponenti manifestazioni anche al di fuori della capitale francese e nel resto d’Europa. A Berlino una grande marcia è passata dall’ambasciata francese fino alla Porta di Brandeburgo mentre a Madrid, alla stazione di Atocha, teatro del terribile attentato del 2004 dove morirono 191 persone, centinaia di musulmani si sono riuniti per condannare la violenza commessa nel nome dell’Islam. Donne velate con in braccio i propri bambini avevano in mano fogli di carta su cui era scritto: “Not in our name”, “I am Muslin and i am not a terrorist”. E poi Londra, Bruxelles, Stoccolma e tante altre città fino agli Stati Uniti. Unico rumore di fondo la marsigliese cantata in un sussurro con partecipazione e con gli occhi lucidi. C’è posto per tutto e per tutti, tranne che per il terrorismo. Questo clima di grande condivisione che si è respirato dopo il sanguinoso atto rischia di essere vanificato per la divisione dei governi europei sul ripristino dei controlli alle frontiere interne. Diffuso il timore che dopo la grande commozione generale tutto torni come prima. ■


LA SFIDA DEL CENTENARIO LIONS FAME – AMBIENTE – GIOVANI – VISTA



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